sabato, novembre 30, 2013
Lilith and the Sinnersaints ad Aosta - ANNULLATA
Stasera ad AOSTA all'"Espace Populaire" di via Mochet 7, LILITH AND THE SINNERSAINTS in concerto con gli OMBRA (folk punk, ex Kina).
ANNULLATA ! ANNULLATA ! ANNULLATA !
INFLUENZA ! INFLUENZA ! INFLUENZA !
Purtroppo la sfiga ci perseguita in questo malsano periodo....sorry.................
https://www.facebook.com/events/694711393886721/?previousaction=join&source=1
www.lilithandthesinnersaints.com
DATE FUTURE:
Venerdì 13 dicembre Parma “Giovine Italia”
Sabato 14 dicembre : Bologna “Joe Strummer Tribute” al "Crash"
Sabato 21 dicembre : Verbania “Loggia del Leopardo”
Sabato 28 dicembre : Torino “United”
2014
Sabato 21 febbraio : Milano “Cox 18”
Sabato 15 marzo : Cremona “Arcipelago”
Martedì 18 marzo : Milano “Rock n Roll Radio”
Sabto 12 aprile : Firenze “Tender”
Domenica 13 aprile : Roma “Le Mura”
Sabato 10 maggio : Vignola (MO) “Circolo Ribalta”
venerdì, novembre 29, 2013
Rock n Goal a Cigognola (Pavia) - Circolo ValleScuroPasso
Novembre 2013. Il meglio.
George, Marlene, Ringo, Paul, John.
Tra i nomi che potrebbero finire nella top 10 di fine anno Excitments, Miles Kane, Franz Ferdinand, The Strypes, Charles Walker & the Dynamites, Moment, Willis Earl Beal, Beady Eye, Midlake, My baby, Sweet Vandals, Mudhoney, Nicole Willis, Ocean Colour Scene, Mavis Staple, Nick Cave, Johnny Marr , Willie Nile, Jimi Hendrix, Jesse Dee, Lilian Hak, Impellers, Liberators e tra gli italiani Statuto, Raphael Gualazzi, Giuda, Calibro 35, Temponauts, Santo Niente, Julie’s Haircut, Lord Shani, Mauro Ermanno Giovanardi, Petrina, Zamboni/Baraldi, Cut/Julie’s Haircut, Valentina Gravili, Cesare Basile e Andrea Balducci, Electric Shields, Svetlanas, Stella Maris Music Cospiracy, Actionmen
ASCOLTATO
GIUDA - Let’s do it again
Con una miscela esplosiva fatta di rock n roll, glam, pub rock, street punk, i romani Giuda hanno conquistato le platee e i cuori di migliaia di fans in Italia e all’estero.
Con il secondo “Let’s do it again” non si discostano dalle coordinate originarie ma affinano il tiro, con una maggior varietà nella proposta, introducendo anche una componente pop più marcata che avvolge i 10 brani (condensati nell’immediatezza e nell’urgenza di poco più di mezzora di musica).
Ogni brano è un condensato di energia, elettricità, contagiosa vitalità, gioioso divertimento, ironia, arrogante sfacciataggine.
MIDLAKE - Antiphon
Senza più l’anima della band Tim Smith i Midlake tornano comunque con un grande album, intensamente psichedelico, dove accennano ai Pink Floyd, primi Procol Harum, Tame Impala, varia psichedelia tardo 60’s e a quella che infarciva gli album di band come Spacemen 3 o Loop oltre a tocchi di primo prog e accenni al Canterbury sound.
Lavoro superbo, ottimi brani, energia, perfetto equilibrio tra antico e moderno.
THE PEPPER POTS - We must fight
Dalla Spagna con 10 anni di attività e sei album alle spalle, tornano i Pepper Pots con un nuovo fresco, solare, raffinato album in cui si mischiano soul, northern soul, Motown (frequenti e palesi i riferimenti alle Supremes, grazie alle due ottime voci femminili), 60’s pop. Il tutto ben prodotto, arrangiato e suonato.
MY BABY - My baby loves voodoo
Terzetto olandese/neo zelandese di grandissimo impatto.
Suonano un blues minimale, molto grezzo ma modernissimo, fresco, con influenze southern funk (Swamp Dogg, Rufus Thomas), spesso molto cool (si sentono addirittura i Gossip, Staple Singers, Al Green, Erykah Badu, Joss Stone), melodico e ballabile.
Grande disco.
LIBERATORS - Power struggle
Splendido mix strumentale di AFROBEAT (remember Fela Kuti e Tony Allen ?), ETHIOJAZZ, FUNK e una grande soul song finale con Roxie Ray dei Dojo Cuts alla voce per l’affollata band (9 elementi) australiana, a cura di Record Kicks.
JAKE BUGG - Shangri-La
La giovanissima nuova brit star arriva ad u nseocndo buon album dove si mischiano Bob Dylan in tutte le salse, una certa irruenza figlia dei Clash, un approccio compositivo non distante da quello di Noel Gallagher o dei primi Arctic Monkeys, ottime songs.
Non tutto è riuscito, c’è ancora un senso di incompletezza e di immaturità che aleggia ma il futuro gli appartiene.
BLACK FLAG - What the
Il ritorno dei Black Flag con il primo album i nstudio dal 1985 sarebbe un avvenimento importante se questi fossero i Black Flag e non il gruppo di Greg Ginn con Ron Reyes alla voce (che cantò solo in “Jealous again” nel 1980).
Una copia sbiadita e pallida degli originali, brani ripetitivi, senza la benchè minima intensità, forza e violenza che caratterizzò quegli anni.
DIAFRAMMA - Preso nel vortice
L’immarcescibile Fiumani aggiunge l’ennesimo capitolo alla corposa discografia dei Diaframma.
Lontani gli anni new wave, siamo in ambito del rock d’autore, in questo caso più abbordabile rispetto alle ultime prove, tinteggiato di venature pop che ben si innestano su basi scarne ed essenziali. Ottimi come sempre i testi, disco ben suonato, un po‘ di ospiti interessanti e alla fine, pur non essendo il miglior episodio della carriera, promosso a pieni voti.
ACTIONMEN - Dama rama
Dalla Romagna un furibondo album di 22 brani tra HC, metal, Primus, rock duro, lo speed funk dei primi Peppers. Il tutto suonato a livelli mostruosi.
Ottimi !
TESS PARKS - Blood hot
Ci sono l'incedere indolente di Jesus and Mary Chain e Velvet Underground, la vocalità soft e malata dei Mazzy Star e Opal, un po' di Pixies e ballate decadenti e ipnotiche.
Un bel disco.
GENTLEMENS - Less, said, the better
Il trio marchigiamo approda al terzo album con una classica formula di sicuro effetto: è rock n roll.
Nel calderone confluiscono i Rolling Stones abrasivi e rhythm and blues dei primi 60’s, il riff rubato a “Louie Louie” in “Tonight”, il tiro alla Fuzztones in “Cry lover” ma anche l’incedere malato dei primi Cramps di “Gravest hits”, rockabilly, Link Wray, “Nuggets”, garage, beat.
Rock n roll, nient’altro. E nient’altro serve.
ASCOLTATO ANCHE:
JULES NOT JUDE (un buon dai bresciani, tra Beatles, Franz Ferdinand, indie pop e varie suggestioni distampo 60‘s), BRUUT! (dall’Olanda una buona band tra JTQ, acid jazz, Hammond beat, ethio jazz...un po’ dispersivi ma interessanti), CATE LE BON (cantautrice gallese che oscilla tra Nico e Television, decisamente interessante), HOWE GELB (gradevole solita zuppa di alt rock, country, bluesy anche se un po’ troppo riscaldata), MELVINS (nel 19° album si dividono tra grunge, brani da ubriachi e scazzate, mazzate metalliche...mah), GIANT TIGER HOOCH (buon blues e R&B dall’Olanda un po’ Black Keys), BRENDAN BENSON (una spalla di Jack White nei Raconteurs con un brutto album).
LETTO
MASSIMO COTTO - Pleased to meet you
un divertentissimo sunto di una vita passata da un palco ad un backstage, da un’intervista ad un incontro con alcuni tra i più grandi nomi della musica internazionale (da Lou Reed agli U2, da McCartney a Jagger, Ray Charles, James Brown e mille altri) e italiana.
Il tutto attraverso brevi, sintetici, talvolta fulminanti flash che immortalano i vari protagonisti in episodi divertenti, surreali e leggeri o tremendamente profondi, talvolta irritanti.
CESARE RIZZI - Progressive & Underground
Ottima enciclopedia, essenziale, molto curata, soprattutto graficamente, esaustiva nel coprire tutto l’arco prog psichedelico da fine 60’s a metà 70s’.
C’è tutto il meglio, le realtà meno conosciute, discografie ben documentata, consigli accurati.
VISTO
“Le vie en rose”
Riuscita ricostruzione della vita di Edith Piaf
COSE & SUONI
Uscito il 21 ottobre “Stereo Blues vol.1 : Punk collection” di Lilith and the Sinnersaints .
Un bel po' di recensioni, date, riscontri.
In concerto qui:
Venerdì 13 dicembre : Parma “Giovine Italia”
Sabato 14 dicembre : Bologna “Joe Strummer Tribute”
Sabato 21 dicembre : Verbania “Loggia del Leopardo”
Sabato 28 dicembre : Torino “United”
www.lilithandthesinnersaints.com
https://www.facebook.com/LilithandtheSinnersaints
Mie recensioni su www.radiocoop.it
IN CANTIERE
Concluso il libro sugli Statuto (in uscita a febbraio 2014) mentre prosegue la promozione di “Rock n Goal”.
Per Natale un altro progetto semi letterario e particolarmente utile (a breve more info)
giovedì, novembre 28, 2013
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Come ad ogni fine mese la rubrica GET BACK consiglia la (ri)scoperta di alcune gemme perdute nel tempo.
Qui le precedenti puntate: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back
OSAGE TRIBE - Arrow head
Album SPETTACOLARE del 1972 che mischia le ovvie istanze prog del periodo con hard rock, sprazzi psichedelici, approcci alla King Crimson con brani che esaltano la tecnica paurosa della band, fondata da Franco Battiato l’anno prima (ma compare solo alla voce del singolo d’esordio).
Si sciolsero quasi subito: il batterista Cucciolo Nunzio Fava finirà con Il Volo e poi con i Dik Dik con il bassista Bob Callero (che diventerà uno dei migliori session man italiani e che nell’ultimo periodo della band fu sostituito da Red Canzian poco prima che si trasferisse ai Pooh).
Rimane questa incredibile testimonianza di assoluta creatività, di musica totale, in cui convergono anche jazz, swing, blues rock (a tratti sembra di sentire gli Who in "Live at Leeds"), freak beat, tocchi mediterranei con una visione musicale apertissima.
AFFINITY - Affinity
Unico album della band inglese, uscito su Vertigo nel 1970, tra primo hard, un grande lavoro di Hammond, tocchi di jazz, momenti prog con la stupenda voce (tra Janis Joplin e Grace Slick) di Linda Hoyle a dominare il tutto.
Gli Affinity avranno vita breve e scarse soddisfazioni (successivamente il bassista Mo Foster diventerà un affermato session man a fianco di Clapton, Ringo Starr, Jeff Beck, Sting, Phil Collins e decine di altri).
Registrarono anche una discreta versione di “I’m the walrus” dei Beatles ed una stupenda di “Eli’s coming” di Laura Nyro.
JACK BRUCE - Things we like
Secondo album solo dell’ex bassista dei Cream, datato 1970, ma in realtà realizzato prima dell’esordio “Song for a tailor” dell’anno prima.
Coadiuvato da mostri di tecnica come John Mc Laugjlin, Jon Hiseman e Dick Heckestall Smith, Jack sfodera un poderoso lavoro a base di jazz alla Miles Davis, sprazzi rock e prog in un mix di proto fusion di grande spessore pur se di difficile fruizione.
mercoledì, novembre 27, 2013
Intervista a FAY HALLAM
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, oggi tocca a FAY HALLAM, eroina MOD (dai trascorsi con Makin Time e Prime Movers all'attuale carriera solista con il Fay Hallam Trio).
Grazie a FABIO TINTORE per l'aiuto, il contatto e le domande in aggiunta.
Le altre interviste le trovate qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste
Nelle foto Fay ora (in tour in Italia, ai tempi dei Makin Time e con Fabio Tintore e Gabriele Longoni.
Con i Makin Time arrivaste al successo, entrando nelle charts e riuscendo ad uscire dalla stretta cerchia della scena mod e 60’s oriented.
Per quali ragioni non siete riusciti a mantenere questa notorietà ?
Non credo che la band raggiunse il successo che tu pensi !
Arrivammo solo nelle classifiche indipendenti che ai tempi non avevano lo stesso successo che ottennero nei 90’s.
Non penso che i Makin Time abbian omai attirato un pubblico diverso da chi seguiva la scena 60’s.
I Prime Movers, subito dopo i Gift Horses, hanno anticipato il recupero di certe sonorità tardo 60’s, dell’Hendrix psichdelico e beat, dei primi Deep Purple, che successivamente hanno fatto la fortuna di molti gruppi.
Sei d’accordo ?
I Gift Horses furono una fresca ripartenza dopo la fine di Makin Time e Prisoners.
Lasciammo perdere l’organo e scrivemmo un sacco di nuove canzoni per sottolineare questa scelta.
I Prime Movers furono un potente ritorno ad un sound più diretto e deciso.
Altri gruppi usarono poi un sound simile al nostro ai tempi e diventarono molto più conosciuti di noi ma noi eravamo contenti di fare la nostra musica nel modo in cui la volevamo.
In Italia vivere di musica è molto difficile o quasi impossibile, con poche eccezioni.
E’ lo stesso in Inghilterra ? Noi la vediamo come un paradiso per i musicisti.
E’ esattamente la stessa cosa.
Se non sei nel ristretto gruppo di quelli che vendono un sacco di dischi come Elton John o gli One Direction (Dio non voglia)non puoi avere una carriera musicale che ti consenta di viverci. Così molti musicisti affiancano un altro lavoro alla musica.
Ad essere sinceri è più salutare.
Credo che se avessi fatto della musica il lavoro che doveva provvedere al mio reddito, avrei incominciato ad odiarla anni fa.
Hai proseguito con Phaze, Trinity, la collaborazione con Bongolian, continuando un tuo percorso artistico molto personale.
Cosa ci riserva il futuro e a quale di queste esperienze sei più attaccata ?
Mi piace suonare nella band attuale,(con Kieran McAleer, Dan Wilson and Josh Day). Suoniamo bene e stiamo bene insieme, entrambe cose importanti.
Ho apprezzato ogni esperienza nel momento in cui l’ho vissuta.
A volte penso che ho scritto talmente tante cazoni (quante non lo so, ma un sacco!) che forse non ne sono rimaste più dentro me.
Mi piacerebbe fare un album come “Black and white” degli Stranglers con metà kitsch lounge music e metà heavy organ dance music.
Hai qualche rimpianto in ambito artistico ?
Vorrei che le mie canzoni avessero una produzione migliore.
Con chi ti piacerebbe collaborare musicalmente ?
Ci puoi dare la line up della tua band ideale ?
Mi sono sempre piaciute le bands che ho avuto.
Sono stata fortunata ad essere sempre stata circondata da ottimi musicisti, che sanno comporre e essere anche persone divertenti. Mi piacerebbe avere una sezione fiati da utilizzare dal vivo.
Una volta ho detto a Ian Page che odiavo i fiati e finto di cercarli con un metal detector se mai ne avesse nascosto uno in studio.
Ma l’ho rassicurato che vanno bene se sono suonati correttamente.
Una lista di dischi che porteresti sull’isola deserta e qualche titolo o gruppo che consiglieresti di scoprire o riscoprire.
Avrei bisogno di una sacco di tempo per pensarci ma...mi piace ascoltare Astrud Gilberto, 60s/70s Bowie, Beck, 70's disco, John Barry,Muse, Northern Soul, Jamie Cullum.
Uno dei miei album preferiti è “Kick iniside” di Kate Bush.
Ho anche scoperto recentemente "Lover you should have come back" di Jeff Bucklery, una stupenda voce.
Quali sono i tuoi progetti futuri.
Stai scrivendo nuove canzoni o meglio ancora un nuovo album ?
Ho comprato un nuovo Leslie che mi dovrebbe spingere a comporre.
Lo scorso anno ho scritto un sacco di testi teatrali e per la radio, faccio anche cose artistiche, così non sono sempre nel lo spirito giusto per comporre canzoni.
Ultima: la nuova line up del Fay Hallam Trio ha preso in considerazione l’aggiunta di un chitarrista.
Non è più valido il motto “no guitar here” ?
Abbiamo preso in considerazione un chitarrista ma poi abbiamo lasciato perdere.
L’unico chitarrista con cui suoniamo è Gabriele (Gabba Longoni, ex Coys).
Siamo abitualmente allergici a qualsiasi altra creatura a sei corde.
Possiamo tollerarne quattro.
Le mie canzoni sono basate sulle tastiere.
C’è abbastanza potenza in un organo che ringhia e in un martellante piano elettrico per renderle al meglio.
Voglio aggiungere che per noi suonare in Italia è sempre una grande gioia.
Ci piace venire da voi e amiamo tantissimo il supporto che ci dà tutta la gente che ci viene a vedere.
Fabio Tintore è un altro membro della band ora...grazie a Dio non suona la chitarra.
"Rock n Goal" a San Nicolò (Piacenza): "Circolo Letterario Melville"
Proseguono le presentazioni del Dinamic Duo Bacciocchi/Galletti del libro "Rock n Goal".
Stasera a San Nicolò, alle porta di Piacenza al "Circolo Letterario Melville", alle 21.
https://www.facebook.com/pages/Melville-Caffè-Letterario/103060099900901?ref=ts&fref=ts
martedì, novembre 26, 2013
Winston Smith
Uno degli artisti più influenti nella contro cultura punk, autore del logo dei DEAD KENNEDYS e dell'Alternative Tentacles WINSTON SMITH è anche autore di una lunga serie di altre copertine e opere strettamente correlate a punk e hardcore (da "Imsoniac" dei Green Day a varie per "Maximum rock n roll, Punk Planet etc).
Nato nel 1952 in Oklahoma come James Patrick Shannon Morey ha poi assunto il nome di battaglia Winston Smith mutuandolo dal romanzo di George Orwell "1984".
Ha studiato sette anni in Italia a Firenze all'Accademia delle Arti ed è stato il roadie del Perigeo (successivamente , tornato in USa lo sarà per Journey, CSN&Y, Santana).
Nei 70's stampava e distribuiva a San Francisco locandine e posters di finti concerti con bands immaginarie.
Da lì a poco iniziò la collaborazione con Jello Biafra e i Dead Kennedys.
http://winstonsmith.com/
lunedì, novembre 25, 2013
I conti in tasca alle etichette indipendenti
Fatti i conti in tasca alle bands
qui: http://tonyface.blogspot.it/2013/11/i-conti-in-tasca-alle-bands.html
e ai locali
qui: http://tonyface.blogspot.it/2013/11/i-conti-in-tasca-ai-locali.html, \
tocca ora, in conclusione, alle etichette discografiche (perfettamente combacianti con le autoproduzioni).
Conti in questo caso molto semplici.
Stampare 500 CD con packaging standard, copertina, magari piccolo libretto, serigrafia SIAE etc costa all’incirca 1.500 euro.
Aggiungiamo (parlando di ambiti indipendenti a livello “medio/basso”) 500 euro di promozione (spedizioni, pubblicità etc. che diventano 1000/1.500 se ci si affida ad un ufficio stampa).
Produrre un CD può quindi costare 2.000 euro (dando per scontato che il costo di registrazione resti a carico del gruppo...).
Calcolando che il CD viene venduto al distributore a 6/7 euro, altrettanto al gruppo e calcoliamo 10 euro di utile medio dalle vendite dirette dal sito ci vogliono almeno 300 copie per coprire l’investimento, 400 per mettere in tasca due spiccioli.
La modalità più efficace di vendita rimane quella diretta, tramite concerto, più difficilmente attraverso negozi e distribuzioni.
domenica, novembre 24, 2013
L'austerity del 1973
Il 22 novembre del 1973 il governo italiano introdusse le norme della cosiddetta AUSTERITY.
Conseguenza della guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur che innescò la crisi petrolifera del 1973 che portò in ottobre, i membri arabi dell’Opec a sospendere le forniture a quei paesi che sostenevano Israele, ovvero Stati Uniti e i suoi alleati in Europa, quadruplicando il prezzo del greggio .
Per fare fronte all’emergenza il governo Rumor, varò, il 22 novembre, la cosiddeta austerity.
Aumentarono i benzina e gasolio da riscaldamento e per risparmiare energia fu dimezzata l'illuminazione pubblica, l’orario di apertura dei negozi ridotto, la chiusura di cinema, bar e locali venne anticipata e i programmi Rai sospesi alle 23.
il 2 dicembre 1973 fu invece la prima domenica con il blocco totale della circolazione privata con un risparmio di 50 milioni di litri di benzina per volta.
Divieto esteso anche alle automobili delle massime autorità, comprese quelle dei ministri e persino del Presidente della Repubblica.
La velocità sulle strade fu limitata a 50 km/h nei centri urbani, 100 kmh sulle strade extraurbane e 120 km/h sulle autostrade (limiti poi rimasti più o meno invariati fino ad oggi).
Le norme furono poi abolite nella primavera 1974.
sabato, novembre 23, 2013
"Rock n Goal" a Book City
Book City è il festival del libro di Milano con 1.250 scrittori in 200 indirizzi.
Tra gli ospiti Umberto Eco, Luis Sepulveda, Dacia Maraini, Frederick Forsyth.
PRESENTE ANCHE "ROCK N GOAL"
Oggi nel tardo pomeriggio (ore 18)
TEATRO DAL VERME - Milano
Via San Giovanni sul Muro, 2
INGRESSO GRATUITO
BOOKRADIO/MUSICALIBRI
Presentazione Di Tre Titoli Di Vololibero Edizioni
Una sorta di contenitore radiofonico dove un conduttore (Luca Trambusti) presenterà in compagnia di autori ed ospiti ed un’adeguata colonna sonora tre delle più recenti uscite di Vololibero Edizioni:
Rock’n’goal
Con Tony Face Bacciocchi e Jacopo Casoni giornalista televisivo sportivo
Radio Libertà
Con Michele Anelli – autore e musicista e Piero Scaramucci – fondatore di Radio Popolare e giornalista.
Crisco Disco
Con Luca Locati Luciani Autore, Gianluca Meis esperto di tematiche camp e autore del saggio all’interno del libro Riccardo Sada, giornalista, Dj, Produttore Dance.
venerdì, novembre 22, 2013
Johnny Dorelli - Swingin'
Prosegue la rubrica GLI INSOSPETTABILI ovvero una serie di dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, oggi parliamo di due recenti album swing di JOHNNY DORELLI. Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili
JOHNNY DORELLI, uno dei più grandi caratteristi della storia italiana, attore (cinema e teatro), presentatore, comico, conduttore ma anche cantante, per quanto in questo ruolo sia stato sempre poco considerato.
Nel 2004 incide un brillante album “Swingin” dove omaggia i classici dello swing, del jazz in stile Broadway alla Mel Tormè e Frank Sinatra (“Lady is a tramp”, “Mack the knife”, “Night and day” , “New York New York” ) nel cui stile interpreta anche una riuscitissima versione di “You are the sunshine of my life” di Stevie Wonder.
C’è anche “L’immensità” con cui partecipò con Don Backy al Sanremo del 1967, struggente ballata tra le migliori dei 60’s italiani.
Il tutto splendidamente arrangiato dal maestro Gianni Ferrio (recentemente scomparso e che ha collaborato con Astor Piazzolla,, James Taylor, Jerry Lewis, Mina, Caterina Valente, Ornella Vanoni, Milva, Gigi Proietti.
Tre anni dopo, grazie al successo ottenuto, replica con la “Parte seconda”, più spigliata, con meno classici impegnativi, con brani come “I get a kick out of you” di Cole Porter, una versione di “Arriva la bomba” da urlo (jazz beat al top), l’altrettanto bella “Perduto amore (In cerca di te) ” (riarrangiata alla Benny Goodman) che fu di Natalino Otto, Arigliano, Morandi, Gabriella Ferri e di cui si ricorda una grandissima interpretazione di Mariangela Melato in un programma di Arbore (“Speciale per me” del 2005).
E’ swing, elegante, raffinato, molto “paludato” ma di classe, gusto e una costante ironia che lo rende gradevolissimo in entrambi i volumi.
giovedì, novembre 21, 2013
La lunga estate degli anni '60
Si dibatte spesso di 60's su queste pagine.
Da un vecchio numero della rivista "Musica 80" (primissimi 80's) un interessante scritto di EDOARDO VIANELLO (si ! Quello de "I Watussi" e "Abbronzatissima"...) con una visione del periodo da chi operava in un contesto commerciale, leggero e lontano, almeno artisticamente, dalle "rivoluzioni" in atto.
La lunga estate degli anni 60.
Con questo slogan una nota casa discografica italiana ha riproposto recentemente i vecchi successi italiani degli anni 60 che costituiscono ancora oggi il momento più magico e più prolifico della canzone italiana moderna.
Gli anni 60 sono stati gli anni dei cantautori italiani che dopo la dittatura dei regimi "monarchici” dei Claudio Villa e delle Nilla Pizzi, comunque mai andati in esilio o sommariamente giustiziati come si addice ai veri monarchi dopo una rivoluzione, hanno preso il potere, amministrandolo saggiamente, nonostante le mode, le evoluzioni, la disco-music e il rock, al punto che oggi potrebbero indire libere elezioni e contare ancora in una schiacciante vittoria.
Analizziamo il motivo per cui la canzone italiana, marcata anni 60, oggi sta interessando anche le nuove generazioni.
In ogni forma d’arte (perdonatemi se intendo accostare la canzone alle espressioni artistiche ma considero arte tutto ciò che arriva ad una grande massa) ci sono dei caposcuola ai quali si rifanno dei gruppi, nei quali, a loro volta, ognuno trova poi una propria strada ed una propria personalità.
Il nostro caposcuola è stato Domenico Modugno che, alla fine degli anni 50, presentandosi sul palco di SanRemo con una canzone così straordinariamente diversa dagli schemi stantii del bel canto italico, riusciva in soli tre minuti, con quella sua grinta, con quel suo entusiasmo, con quella sua “zazzera” che, all’epoca, fece accapponare la pelle ai nostri genitori, a dare l’avvio alla grande rivoluzione della canzone italiana.
Senza dubbio a Modugno dobbiamo il fatto che possano essere nati i cantautori, autori di canzoni che non si sarebbero mai azzardati a cantarsele da soli se non fosse avventura questa rottura: il così detto bel canto lasciava il posto all’interpretazione.
Infatti il cantautore è soprattutto un interprete che riesce a coinvolgersi senza preoccuparsi se l’intonazione, la limpidezza della voce, la modulazione delle note siano perfette.
E allora hanno potuto cantare tutti, tutti coloro i quali avevamo la necessità di dire delle cose. E sono arrivati Umberto Bindi, Gino Paoli, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Bruno Lauzi che con poca voce, ma con tanta personalità, sono riusciti ad imporre il loro stile e i loro brani.
Il movimento si è poi arricchito di interpreti straordinari che hanno incominciato ad apprezzare la canzone d’autore come Mina, Ornella Vanoni e di altri interpreti anch’essi a volte autori che in epoche precedenti non avrebbero certamente fatto centro.
Anch’io nasco nello stesso periodo benchè il mio repertorio si discosti nettamente dalle canzoni un po’ impegnate dei primi cantautori.
Ma il mio inserimento avviene a colpi di successi discografici. Divento il cantante dell’estate per antonomasia, proprio perché d’estate riesco a piazzare uno o più successi: “Il capello” nel 61, “I Watussi” e “Abbronzantissima” nel 63, “Guarda come dondolo” e “Pinna fucile ed occhiali” nel 62, “O mio signore” e “Tremarella” nel 64, “Da molto lontano” e “Il peperone” nel 65, scrivendo anche per la Pavone “La partita di pallone” che la porterà al successo nel 63.
Ma ricordo che a quei tempi ero guardato un po’ male dai colleghi che mi consideravano la pecora nera di questo “rinascimento “ per il contenuto spensierato delle mie canzoni.
Infatti solo col passare degli anni il mio repertorio ha preso consistenza, rimanendo il simbolo delle estati degli anni 60.
Poi la musica è cambiata.
I Beatles sono saliti in cattedra e ci hanno insegnato a scrivere, suonare e a cantare in un altro modo. In Italia sono spuntati i complessi. Il gusto del pubblico ha cominciato gradualmente a cambiare: si è evoluto, come ci hanno spiegato i giornali specializzati. E i cantautori si sono messi da parte, trovando altre strade: i night Paoli, il teatro Gaber, i Vianella il sottoscritto, il cabaret Lauzi.
L’oblìo gli altri, ma seguendo con attenzione questa evoluzione, che alla fine è diventata talmente esasperata , ai nostri giorni, da risultare incomprensibile ai molti e riservata a quella piccola elite che , per apprezzarla in pieno, deve ricorrere spesso a “stimoli” più o meno pesanti…
Finchè il pubblico, improvvisamente, ha sentito la necessità di riscoprire, per i giovani di conoscere, i testi di Paoli, Tenco, Lauzi, le melodie di Endrigo, di Bindi, la matematica ingenuità delle mie canzoni, la linearità, la semplicità e la poesia della lunga estate degli anni 60.
mercoledì, novembre 20, 2013
Brasile 2014
Si è completata la lista delle nazionali che parteciperanno ai Mondiali di Calcio del prossimo anno in Brasile.
Due gli aspetti evidenti:
Non ci sono particolari sorprese o illustri escluse
Non ci sono (più) squadre materasso (vedi le varie Arabia Saudita, Cina Trinidad & Tobago, Corea del Nord).
Chiunque incontri sarà sicuramente un problema.
Europa
Sono passate le migliori.
Mancano le Scandinave e l’est (Russia a a parte) ma è un fatto ricorrente e fisiologico (oltre al declino costante che hanno subito negli ultimi decenni).
Il calcio balcanico è presente con la novità della Bosnia e con la solita Croazia , quello britannico, da tempo in ribasso, ha la sola Inghilterra (peccato per l’Irlanda, Scozia ormai purtroppo scomparsa dalle carte internazionali). Spagna e Germania i nomi di punta da semifinale, un gradino più sotto l’Olanda, difficile pensare ad Italia e Inghilterra oltre ai quarti.
Attenzione al Belgio, potrebbe essere la sorpresa.
SudAmerica
Cinque squadre con i fiocchi.
Le favoritissime Brasile e Argentina potrebbero essere tranquillamente affiancate in semifinale da Colombia, Uruguay o Cile, nomi che hanno le qualità per andare parecchio avanti.
Comprimario l’Ecuador.
Nord e Centro America
I nomi più deboli arrivano da qua.
Usa, Messico, Costarica e Honduras possono rosicchiare qualche punto qua e là ma nessuna sembra avere particolari chances di passare i gironi eliminatori.
Africa
L’eterna incompiuta presenta buone squadre come Ghana, Camerun, Nigeria e Costa d’Avorio, mediocre l’Algeria.
Pressochè impossibile pronosticarne l’andamento a causa della proverbiale e classica imprevedibilità.
Possono arrivare in semifinale come volarsene subito fuori...
Asia
Giappone, Australia, Iran, Corea del Sud daranno sicuramente fastidio a qualunque avversario.
Difficile vederle andare avanti ma non è escluso di trovarne un paio agli ottavi.
A conti fatti è facile pensare a Brasile, Argentina, Spagna, Germania come grandi favorite.
Le altre molto più indietro.
martedì, novembre 19, 2013
Intervista a MASSIMO COTTO
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, è la volta oggi del giornalista, conduttore e un sacco di altre cose MASSIMO COTTO.
Del suo nuovo libro e della sua figura abbiamo recentemente parlato qui:
http://tonyface.blogspot.it/2013/11/massimo-cotto-pleased-to-meet-you.html
Grazie a Luca Trambusti. Le altre interviste le trovate qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste
Che l’ambiente musicale abbondi di personaggi “particolari” è noto e “Pleased to meet you” ne raccoglie un’ampia casistica.
Al di là dell’esperienza, dell’abitudine e del “callo” che ti sei fatto, credi sia necessaria anche qualche dote da psicologo di fronte a certe situazioni o personalità ?
Devi in qualche modo immergerti ogni volta nel mondo del personaggio che ti trovi di fronte ?
Ti devi “preparare” psicologicamente a seconda se vai ad intervistare Andrea Bocelli o Pete Doherty ?
Non solo psicologicamente.
Credo sia necessario, almeno per me lo è, riascoltare prima bene i cd dell'artista e rileggere le interviste precedenti fatte dai colleghi che stimo maggiormente. Poi, durante l'intervista, devo capire quando è il momento di affondare o di soprassedere.
Archiloco, primo lirico greco, diceva che nella vita ci sono due soli momenti: quando acceleri e quando deceleri.
Puoi aumentare la velocità, quindi fuor di metafora fare le domande più delicate, solo quando sei riuscito a conquistare una quantità adeguata di fiducia da parte dell'artista.
Lì, se la fortuna ti assiste, porti a casa il bottino.
Parlo naturalmente degli argomenti più profondi, non gossipari.
Immagino sarai stato costretto ad omettere qualche episodio non riferibile (qualcuno è stato pure inserito...).
Bisogna fare attenzione a non urtare la sensibilità delle persone e a non invadere la privacy in modo disordinato.
Il mondo che racconto è privato, anche se i personaggi sono pubblici.
Ho omesso quasi tutto quello che ha a che vedere con il sesso e la droga, è rimasto il rock and roll.
Mi interessava riportare il lampo, il battito di ciglia che rende umana una persona.
O a seconda dei casi, divertente, tragica, fragile, superba.
Quali sono i nomi che avresti voluto o vorresti incontrare ma a cui non sei mai riuscito ad arrivare ?
E perchè ?
Ho incontrato tutti i miei eroi, l'ultimo è stato Jeff Buckley.
Potessi andare indietro nel tempo chiederei al dio della musica di incontrare le tre j: Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison. e Billie Holiday, Edith Piaf. Elvis e Tim Buckley. un giorno a testa, pensa che settimana... in Italia, non ho mai voluto conoscere davvero Paolo Villaggio, per paura che sia come molti mi dicono: diverso dallo straordinario artista che è.
Leggendo il libro si evidenziano quali sono i nomi a cui sei più legato e quelli meno graditi.
Puoi comunque farcene un breve elenco ?
Adoro quelli che dopo che parli un po' con loro, quasi ti dimentichi che sono leggende: Robert Plant, Eddie Vedder, Leonard Cohen, Joe Cocker... o quelli che, quando li guardi, vedi la Storia e non una persona: Patti Smith, Mick Jagger, Elton John, Eric Clapton, Tom Waits, Miles Davis.
Tra gli italiani adoro gente come Patty Pravo, Pelù, Vecchioni, Guccini, Faletti, persone che frequento nella vita e che non vedo solo per lavoro, come Renga, che è anche il mio testimone di nozze.
e mi mancano da morire Lucio Dalla, Franco Califano, Enzo Jannacci, Alda Merini e Fabrizio De Andrè.
Con l’eccezione dei grandi nomi, vivere di musica in Italia è sempre più difficile, anche per certi artisti comunque da tempo sulla scena, che hanno pure visibilità mediatica ma che finiscono per vendere pochissimo e ad avere rare opportunità per esibirsi dal vivo.
Non parliamo poi dei cosiddetti “emergenti” o degli “indipendenti”.
Eppure le potenzialità ci sarebbero. Che ne pensi ?
Solo quando capiremo che la freddezza delle luci di uno studio televisivo non potrà mai sostituire il calore di un palco, allora avremo fatto un passo in avanti.
C'è tanta grande musica in giro, ma non va in classifica.
E tante schifezze che finiscono in prima pagina.
Chiedo scusa per l'espressione forte, ma occorrerebbe a volte ricordare che milioni di mosche si posano sulla merda e la merda rimane tale.
I numeri non sono tutto.
Dall’alto della tua lunghissima esperienza credi che l’industria discografica intesa in senso tradizionale sia definitivamente tramontata ?
Che il concetto di produrre musica per venderla (in qualsivoglia formato, vinile o mp3 che sia) sia ormai surclassato dall’impossibilità di fermare il download illegale ?
Stiamo andando verso una nuova forma di inevitabile fruizione gratuita della musica da ascoltare ?
Discorso troppo lungo per esaurirlo in poche battute.
Dico solo che una volta si facevano tour per promuovere dischi, oggi si fanno dischi per promuovere tour.
Se eliminiamo il palco, eliminiamo l'80% di possibilità di sopravvivenza dei giovani artisti.
Inevitabile la domanda sui classici dischi da portare sulla famosa isola deserta (ormai popolatissima...).
E magari qualche dritta su qualche disco nuovo o vecchio che sia poco conosciuto e che consigli di (ri)scoprire.
Rispondo in maniera inconsueta: mi porto tutti i dischi usciti nel 1967, l'anno glorioso del rock.
Tra capolavori e dischi semisconosciuti, lì dentro c'è buona parte del nostro cammino .
lunedì, novembre 18, 2013
I conti in tasca ai locali
Una settimana fa abbiamo fatto i conti in tasca alle bands:
http://tonyface.blogspot.it/2013/11/i-conti-in-tasca-alle-bands.html.
Oggi è la volta dei LOCALI.
La tipologia è molto ampia e le varianti pure ma ho provato ad ipotizzare una situazione standard relativa ad un locale medio/piccolo (un pub ad esempio) dove non si paga l'ingresso e dove suonano gruppi di media levatura (quelli da 300/400 euro di cachet e poche pretese).
Giusto per avere una vaga idea dei costi e delle proporzioni economiche di un concerto di questo tipo.
Costi su cui fare riferimento proporzionandoli a situazioni diverse (cachet più alto o basso, piccolo biglietto di ingresso - su cui la SIAE detrae un 20% circa - maggiori o minori pretese del gruppo, DJ SET conclusivo - aggiungere dai 100 ai 150 euro circa).
GRUPPO 350 euro
SIAE 100 euro
catering gruppo/birre etc 50 euro
varie (fonico/promozione etc) 100
TOTALE 600
Calcolando una spesa di 7 euro a testa per ogni spettatore (e un utile di 5 euro per il locale) ci vogliono 120 persone che consumino per pareggiare il conto di un concerto.
Ci si possono anche aggiungere 100 euro per l'eventuale hotel/pensione per il gruppo e altrettanti per il promoter (se non è il locale a gestire direttamente il concerto).
Non è stato calcolato il costo del personale, utenze etc (spalmato nelle altre serate settimanali con o senza altre iniziative).
domenica, novembre 17, 2013
Pepe Mujica
Ex guerrigliero tupamaro, 78 anni, "Pepe" Mujica, presidente dell'Uruguay, è stato spesso definito "il miglior presidente del mondo"grazie al suo stile esemplare, sobrio e modesto.
Appena eletto ha rifiutato la residenza presidenziale e continua a vivere, con la moglie, la senatrice Lucia Topolansky, in una "chacra" (una piccola fattoria) alla periferia di Montevideo dove si dedica all'orto e alla coltivazione di fiori.
Non usa Twitter, non ha email nè un conto in banca ma soltanto due vecchi maggiolini Wolksvagen (comprati nel 1987) e tre trattori.
Vive con il 10% del suo stipendio da presidente, circa mille euro dei diecimila che riceve.
Il 90% lo versa ad associazioni di promozione sociale.
Ciclista professionista da giovane, Mujica ha trascorso tredici anni in carcere.
Fu uno dei "nove ostaggi" durante la dittatura, definiti così perché i militari dichiararono che li avrebbero fucilati se i guerriglieri Tupamaros ancora in libertà avessero commesso attentati.
Anti-consumista, ateo dichiarato, Mujica ha discendenze italiane (liguri, per parte di madre).
Amatissimo dai ceti più poveri e odiatissimo dall'oligarchia è il promotore di una legge per la liberalizzazione della marijuana per stroncare il traffico dei narcos.
Dopo un concerto degli Aerosmith a Montevideo ha ricevuto in regalo una chitarra elettrica autografata dalla band e lui l'ha subito messa all'asta per versare i soldi raccolti al fondo per la costruzione di case popolari.
sabato, novembre 16, 2013
Rock n Goal a Vignola - Modena
Stasera alle 21 al Circolo Ribalta di Vignola (MO) presentazione del libro "Rock n Goal".
Modera Vanni Neri.
https://www.facebook.com/RocknGoal-Calcio-e-musica-Passioni-Pop
venerdì, novembre 15, 2013
Renato Zero - No mamma no !
Prosegue la rubrica GLI INSOSPETTABILI ovvero una serie di dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar, passiamo ad un'altra opera prima, quella di RENATO ZERO del 1973.
Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili
Una lunga gavetta nei meandri più oscuri dello spettacolo tra musical, teatro, avanspettacolo, comparse cinematografiche (anche in “Satyricon” di Fellini) precedono l’esordio discografico di RENATO ZERO, nel 1973 con “No mamma no!”.
E’ il preludio ad un successo che lo porterà a quasi 50 milioni di copie vendute e a diventaere un fenomeno unico e inimitabile del panorama musicale italiano.
L’album otterrà scarso riscontro e bisognerà attendere “Trapezio” con il singol o”Madame” del 1976 per raccogliere i primi successi.
«La sera del 24 dicembre 1974, al Folk Rosso, suonai per un solo spettatore.
Il proprietario stava spegnendo le luci.
Lo fermai: ho detto in casa che stasera lavoro, e voglio lavorare. Dopo di me, lo spettatore solitario ascoltò pure Venditti.»
E’ un esordio interessante, atipico e particolare.
Si sentono le influenze del glam rock imperante ai tempi (vedi il rock n roll di “Make up make up” o la bowiana “Nonsense pigro” intrisa di funk) e riferimenti al Lou Reed di “Transformer” (vedi nell’anti militarista “Sergente no!” con l’arrangiamento con orchestra di fiati che riporta a “Goodbye lady”, anche se il tono è più scanzonato e leggero).
Ancora funk blaxploitation in "TK6 chiama torre controllo" mentre "0/1023", dall’orchestrazione elegante, è un’occhiata in chiave leggera alle atmosfere che Bowie introdusse in “Space oddity”.
E se “Nell’archivio della mia coscienza” è una ballata di scarsa consistenza, “Dana” è invece un rock n roll serrato e tirato con intermezzo doo wop che fa il paio con il funk rock blues di “Ti bevo liscia”.
Insopportabile la melodrammatica tirata anti abortista di “Sogni nel buio”, trascurabile la title track finale.
Irritante e incomprensibile il frequente inserimento di finti applausi per simulare un presunto live ma che hanno l’unico effetto di disturbare l’ascolto.
C’è nell’album il malefico germe del Renato Zero dai testi declamatori, pomposi, melodrammatici ma è stemperato da una buona dose di ironia e da un’attitudine graffiante (soprattutto per l’epoca) oltre che da un sound che si poneva nettamente al di fuori dal trend a doppio binario cantautore o jazz prog.
E senza connotazioni palesemente politiche.
Una mosca bianca nel panorama italiano con riferimenti culturali e musicali desueti e praticamente assenti da noi.
Il taglio è acerbo, grezzo, poco a fuoco ma interessante e che, se sviluppato, avrebbe potuto portare ad altri lidi creativi.
L’insuccesso dell’album e del successivo “Invenzioni” indusse Zero e discografici ad indirizzarsi altrove.
E ben gliene colse.
Lilith and the Sinnersaints a Cremona
Reduce dai successi sui prestigiosi palchi di Brescia, Pavia e Pisa, l'allegra Orchestra LILITH AND THE SINNERSAINTS torna a rallegrare lo spettabile pubblico questa sera a Cremona.
Tutti i dettagli qui:
https://www.facebook.com/events/172424529623558/
Ulteriori dettagli qua:
www.lilithandthesinnersaints.com
Prossime date
Sabato 30 novembre : Aosta “Espace”
Venerdì 13 dicembre : Parma "Giovine Italia"
Sabato 14 dicembre : Bologna “Joe Strummer Tribute”
Sabato 21 dicembre : Verbania “Loggia del Leopardo”
Sabato 28 dicembre : Torino "United"
Venerdì 21 febbraio : Milano "Cox 18"
Sabato 8 marzo : Milano "Ligera"
giovedì, novembre 14, 2013
David Bailey e le go go dancers in minigonna
David Bailey, celebre fotografo della Swinging London (colui che ispirò il personaggio di "Blow Up" di Antonioni) ha recentemebte dichiarato sui Sixties:
“In tutto quel decennio non ho mai visto una ragazza fare la go go dancing in minigonna e stivali bianchi..”
A chi ha sempre amato quasi maniacalmente la musica, l’estetica, l’etica, la cultura dei 60’s fa sorgere una domanda:
cosa conosco di quel periodo ?
Forse una realtà che è esistita solo in qualche film, foto o disco ?
Ovvero solo una percezione immaginaria di qualcosa che mi piace pensare in quel modo ma che in realtà non è proprio esistita (se non in nicchie circoscritte e limitate) ?
mercoledì, novembre 13, 2013
Groupies
Nelle foto Pamela De Barres, le Plaster Casters, Connie Hamzy, Bebe Buell con Stiv Bators, le GTO's.
C’era una volta il mondo delle GROUPIES, le fan delle rock band che cercavano in ogni modo di raggiungere e congiungersi con i loro idoli, diventandone spesso anche muse ispiratrici a livello artistico o più semplicemente accompagnatrici nei tour o nei periodi in cui il gruppo transitava nella loro città.
La bibliografia in tal senso è ricca e curiosa, gli aneddoti si sprecano.
Di seguito un breve elenco delle più note, entrate nella leggenda.
GTO’s
Gruppo di groupies (di cui facevano parte anche Pamela Barres e Miss Cynderella poi moglie di John Cale dei Velvet Underground) che operò in lungo e in largo alla fine dei 60’s e a cui fu prodotto un album nientemeno che da Frank Zappa (“Permanent damage” del 1969).
Pamela Des Barres
Sul suo ruolo di groupie ci ha costruito una “carriera”.
A fianco, tra gli altri, di Jim Morrison, Mick Jagger, Jimmy Page, Keith Moon , Noel Redding ( della Jimi Hendrix Experience), Chris Hillman e Gram Parsons dei Byrds, Nick St. Nicholas (Steppenwolf)
Bebe Buell
Anche se lei ha sempre rifiutato il termine groupie dicendo di aver solamente avuto molti fidanzati nel rock, ha un un buon elenco da esibire: Mick Jagger, Todd Rundgren, David Bowie, Jimmy Page, Rod Stewart, Steven Tyler, Elvis Costello, John Taylor (Duran Duran), Stiv Bators (Dead Boys), David Cassidy, Frank Zappa, Cpt Beefheart.
Devon Wilson
A lei Jimi Hendrix dedicò “Dolly dagger” (e proprio poco dopo la morte di Jimi si suicidò lanciandosi dal tetto del Chelsea Hotel).
Oltre a Jimi ha avuto il solito Mick Jagger, Brian Jones, Eric Clapton, Jim Morrison, Duane Allman (Allman Brothers).
Connie Hamzy
Chi transitava per l’Arkansas pare fosse sempre ben accolto da Connie (a cui i Grand Funk Railroad dedicarono alcuni versi in “We’re an american band”).
La sua collezione comprende:
Huey Lewis , Alex e Eddie Van Halen, David Lee Roth (Van Halen), Sammy Hagar, Willie Nelson, The Allman Brothers al completo, Gene Simmons e Paul Stanley (Kiss), Neil Diamond, Mick Fleetwood, John McVie, Lindsay Buckingham (Fleetwood Mac), tutti gli ZZ Top, tutti i Chicago, Geddy Lee (Rush), Buddy Rich, Don Henley (Eagles).
Cynthia Albritton Miss Plaster Caster (immortalata dall’omonima canzone dei Kiss) con la collega Jessica Villines si dilettò oltre che ad accompagnarsi con una lunga serie di rock stars, a prenderne il calco in gesso del membro.
Tra cui quello di Jimi Hendrix (il più prominente), Noel Redding, Eric Burdon, Dennis Thompson (MC5), Wayne Kramer (MC5), Zal Yanovsky (Lovin' Spoonful), Jello Biafra, Pete Shelley (Buzzcocks), Richard Lloyd (Television).
Da segnalare anche alcuni nomi non prorpiamente legati al mondo delle groupies ma in qualche modo riconducibili ad esso.
Chris O Dell Impiegata alla Apple, cercò la compagnia di Paul e George (che le dedicò "Miss O'Dell") ma si dovette accontentare di Ringo, Mick Jagger, Keith Richards e Bob Dylan...non male comunque.
Pamela Anderson ha avuto a che fare con Vince Neil (Mötley Crüe), Bret Michaels (Poison), Tommy Lee (Mötley Crüe), Kid Rock, Fred Durst (Limp Bizkit), Mark McGrath (Sugar Ray), la ex premiere dame Carla Bruni, tra i tanti, ha avuto anche relazioni con Eric Clapton e Mick Jagger, la modella/attrice Peggy Lipton,prima di sposare Quincy Jones, cedette alle lusinghe di Paul McCartney, Sammy Davis Jr e Elvis Presley.
Un’altra super modella, Helena Christensen, ha avuto relazioni con Michael Hutchence degli INXS, Liam Gallagher, Chris Isaak, Adam Clayton, Billy Corgan e Jon Bon Jovi, mentre Linda Eastman, prima di approdare a Paul ebbe una ventina di relazioni in un paio di anni con personaggi più o meno famosi, tra cui spiccano Jim Morrison, l’immancabile Mick Jagger e Warren Beatty.
Nancy Spungen invece prima dell’abbraccio mortale con Sid Vicious ci provò, rifiutata, con Johnny Rotten, ed ebbe relazioni con membri degli Aerosmith, Ramones, Dead Boys e Jerry Nolan dei New York Dolls
martedì, novembre 12, 2013
Intervista a Lorenzo Moretti dei GIUDA
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO e LILITH, ho il privilegio di rivolgere alcune domande a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, una delle migliori band italiane attualmente in circolazione.
Il nuovo album "Let's do it again" (di cui parleremo a fine mese e che sarà nella top 10 di fine anno) è un concentrato di energia, rock n roll, glam, divertimento, potenza e che sta sfondando anche all'estero !!
Grazie ad Annachiara Pipino di DNA Concerti.
Le altre interviste le trovate qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste
Incominciamo dalle cose più serie.
Consentito ogni tipo di scongiuro ma sembra che quest’anno possa essere una buona stagione per la Roma.
Quanto è importante il calcio e quanto influenza la vostra musica ?
Fa parte del nostro quotidiano ed è stato quindi molto naturale scrivere di calcio.
Riguardo alla stagione della Roma, dopo le delusioni degli ultimi anni, preferisco godermi il momento positivo senza commentare oltre.
Il vostro sound assorbe lo street punk, il proto punk/pub rock di Eddie and the Hot Rods, il glam dei mid 70’s inglesi (Slade, Sweet, Hammersmith Gorillas del dimenticatissimo Jesse Hector, rock n roll nelle sue più varie accezioni.
Musica classica, direi.
Pensi anche tu che il vostro successo passi da qua?
Da un approccio istintivo, genuino, sincero, senza per forza voler essere originali a tutti i costi ?
Quelle che hai citato sono le alcune tra le nostre influenze principali, siamo cresciuti ascoltando punk rock e con gli anni i nostri ascolti sono cambiati.
L'influenza dei gruppi da hitparade inglese 1973/1974 è facilmente riscontrabile cosi come l'influenza dell'Aussie rock pre-AC/DC.
Oggi è difficile essere innovativi se si suona rock'n'roll, ma nella nostra musica c'è anche del nostro, non siamo il clone di nessuno dei gruppi sopracitati.
E’ abbastanza inusuale che all’estero una band italiana abbia tutto questo riscontro.
Secondo voi perchè facciamo così fatica ad uscire dai confini (con rare eccezioni) ?
Non credo che l' Indie Rock italiano sia quello di cui in Inghilterra on negli Stati Uniti ci sia bisogno...
Quello che noi proponiamo non è nulla di rivoluzionario ma comparato con quello che viene proposto dal 90% dei gruppi in circolazione, il nostro sound risulta abbastanza inedito.
Avete esordito con il punk rock con i Taxi.
Quanto il punk, come attitudine e approccio alla vita, influenza la vostra quotidianità, le vostre scelte ?
Siamo cresciuti in periferia, eravamo distanti e assolutamente non introdotti in qualsiasi circuito musicale romano.
La musica, il punk rock, per noi era una "via di fuga" voleva dire essere diversi e lontani dall'appiattimento culturale che ci circondava.
E’ possibile vivere suonando un certo tipo di musica in Italia se non fai il solito percorso turnista/cover band o se non azzecchi il jolly ?
Credo che oggi sia difficile vivere di musica ovunque, non solo in Italia.
Generalmente si vendono pochi dischi e non sono molte le etichette disposte ad investire su nuove band.
“Let’s do it again” prosegue alla perfezione il discorso di “Racey roller”.
Pensate o prevedete di spostarvi verso altre direzioni in futuro o di mantenere inalterato il marchio di fabbrica ?
In "Let's Do It Again" è maggiore il feeling del gruppo e rispetto a Racey Roller il sound risulta meno "costruito", questo perchè avevamo le idee molto chiare rispetto al passato.
Sono convinto che con il prossimo disco faremo un ulteriore passo in avanti.
Una lista di dischi da isola deserta.
E' dura scegliere, anche perchè mentre rispondo alle tue domande sono attorniato da centinaia e centinaia di LP e 45 giri... no, non ce la faccio proprio a fare una lista ma se proprio fossi costretto a scegliere sono sicuro che porterei almeno un album dei Beatles