giovedì, novembre 30, 2017

Novembre 2017. Il Meglio



Siamo alla fine dell'anno e i candidati al top del 2017 sono sempre più numerosi.
Gospelbeach, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher, Filthy Friends, Motorpsycho, Stone Foundation, Charlatans, Ride, Little Barrie, Mavis Staple, Martha High, Rat Boy, Strypes, Kamasi Washington, Andy Lewis/Jusy Dyble, Godfathers, Sleaford Mods, Como Mamas, Songhoy Blues, Sinkane, Juliana Hatfield, Nicole Willis, Gemma & the Travellers, Ani Di Franco, Kevin Morby, Alan Vega, Neville Staple, Selecter tra gli stranieri.
Edda, Mauro Ermanno Giovanardi, Era Serenase, La banda del brasiliano, Cut, Julie's Haircut, No Strange, Giovanni Succi, Senzabenza, Cesare Basile, Giancarlo Onorato, Diplomatics, Don Antonio, Cesare Cremonini, Bastard Son of Dioniso, Gang, Strato's, Four By Art, Funkallisto, Five Faces, Todo Modo, Love Thieves tra gli italiani.


SHARON JONES and the DAP KINGS - Soul of a woman
E' purtroppo postumo il nuovo album dell'indimenticabile Sharon, recentemente sconfitta da un brutto male.
Poco prima di andarsene ha voluto lasciare un saluto ai fans e seppur minata dalla malattia ha tenacemente portato a termine questo commovente album, come sempre intriso di gospel, jazz, blues e soul, cantato con la consueta voce potente, forte, ruvida ma allo stesso tempo morbida e avvolgente.

MARTHA HIGH - Tribute to my soul sisters
Per 30 anni corista di James Brown, recentemente tornata sulle scene con una serie di ottimi nuovi lavori, Martha High tributa un sentito e riuscito omaggio alle voci femminili che negli anni sono state, anch'esse, a fianco del Godfather of Soul.
Tredici brani pieni di funk, blues e soul, voce superba, arrangiamenti di prima qualità.

LYDIA LUNCH - Under the covers
Notevole il nuovo album della sempre verde Lydia Lunch accompagnata da Cypress Grove (che fu sodale di Jeffrey Lee Pierce nel progetto Ramblin' Jeffrey Lee).
"Under the covers" stravolge una serie di brani più o meno noti (Doors, Elvis Costello, Steely Dan - "Do it again" ! - , Tom Petty, Jon Bon Jovi e altri) portandoli in un inferno di cupo, torrido, malatissimo, blues punk.

MORRISSEY - Low in high school
Ammetto di aver seguito poco la carriera solista di Morrissey e che anche gli Smiths non mi facevano impazzire (per avendoli visti dal vivo e apprezzati agli esordi).
Il suo nuovo album “Low in high school” è stato preso quasi unanimemente a pesci in faccia dalla stampa specializzata.
Personalmente lo trovo invece particolarmente riuscito, eclettico, vario, stimolante.
Spazia tra ballate di umore tipicamente britannico fino ad arrivare a pomposi brani che echeggiano addirittura prog, glam, rock sinfonico.
Grande classe compositiva, voce inconfondibile, uno degli album più personali dell'anno.

NOEL GALLAGHER HIGH FLYING BIRDS - Who built the moon ?
Diciamolo subito: Liam-Noel 2-0.
Appurato questo, Noel cerca di rinnovarsi affidandosi a nuove sonorità più pysch, shoegaze, con un po' di quel gusto "screamadelico" anni 90.
Ma il risultato è confusionario con un brano che guarda a Blondie di "Heart of glass" ("She taught me how to fly"), un altro che copia "Come together", qualche bizzarria, piccole dosi di Oasis e tanta dispersione.
Mancano i brani, quelli che un tempo sapeva comporre così bene.

WILLOW - 1st
Lei è la figlia di Will Smith, cantante, rapper, attrice, doppiatrice da tempo. E ha solo 17 anni...
Il nuovo album è un sorprendente e maturo lavoro cantautorale intriso di soul, di ballate ruvide a metà tra PJ Harvey, Alanis Morisette, Liz Phair, Tracy Chapman.
Voce sicura e adulta, brani notevoli. Da ascoltare.

SYLEENA JOHNSON - Rebirth of soul
Ottimo album di puro vintage soul per la vocalist di Chicago, figlia di Syl Johnson, ottimo interprete rhythm and blues nei 70's. Suoni perfettamente groovy, qualche cover un po' banale ("Chains of fool" , "I'd rather go blind" , "These arms of mine") ma ben fatta. Godibilissimo.

NEIL YOUNG & PROMISE of the REAL - The Visitor
Il buon vecchio Neil prosegue a pubblicare dischi senza sosta, riuscendo sempre a mantenere alto il livello qualitativo. "The visitor" è ancora una volta un buon album, crudo e immediato, tra blues, addirittura funk, ballate, rock classico, suonato con impeto e urgenza.

HAGGIS HORNS - One of these days
Prosegue il suo percorso a base di funk soul la band scozzese nel quarto album di una carriera sempre ottima.
Non sfugge alla regola anche il nuovo lavoro che si avvale di diversi ospiti vocali a intramezzare la prevalenza di episodi strumentali. Talvolta si arriva a sonorità vicine alla disco ma sempre con raffinatezza e grande coolness.

NIC CESTER - Sugar rush
L'ex voce degli australiani Jet ora vive in Italia e all'esordio si fa accompagnare dai Calibro 35 (lo abbiamo visto anche prima di Weller a Milano). Ottimo album di rock blues dalle movenze soul, qualche pizzico psichedelico, brani mid tempo ben calibrati, suadenti, avvolgenti. Si ascolta molto bene.

COURTNEY BARNETT - KURT VILE - Lotta sea lice
Un buon album in cui si affiancano dolenti ballate un po' strascicate e "fatte", vicine a Neil Young e momenti più spediti affini alla roots americana.
Alcuni brani particolarmente riusciti, altri meno ma è un buon lavoro.

CESARE CREMONINI - Scenari possibili
Il suo sesto album ci conferma ancora una volta la qualità eccelsa del suo comporre POP. Canzoni perfettamente strutturate, melodie originali, sempre azzeccate, arrangiamenti superbi, riferimenti a Chemical Brothers, Noel Gallagher, Beatles, brit pop, ballate strappa cuore.
Divertente, bravo ad ascoltare quello che accade intorno, eccellente nel trasporlo in chiave "italiana".

ALEX LOGGIA - Blue Star
Alex Loggia giunge all'esordio solista dopo decenni di attività musicale.
Prevalentemente negli Statuto ma che ha abbracciato tantissime altre esperienze, collaborazioni, gruppi, progetti.
C'è tutto il mondo di Alex in questo disco: beat, blues, funk, soul, rock, ritmi caraibici.
Ma è la qualità compositiva che eccelle.
I brani sono maturi, ricchi di intuizioni, di groove, melodia, classe.
Album di primissima qualità.

NO STRANGE - Il sentiero delle tartarughe
La band torinese aggiunge un ennesimo tassello al loro unico e originale mosaico psichedelico.
Il nuovo album si muove in equilibrio tra momenti di lisergia assoluta, folate folk e una forma di canzone autorale che si apre talvolta ad una visione quasi pop (vedi certi brani delle prime Orme o New Trolls) che riporta agli anni a cavallo tra 60 e 70.
Eccellente il lavoro di arrangiamento e di ricerca sonora molto curata (tanto quanto, come sempre, l'aspetto grafico).

WITHIN U - The night that rock ‘n’ roll broke
In occasione dell'uscita di un tributo a "Sgt Peppers" dei Beatles nel 40° anniversario della pubblicazione, nel 2007, un gruppo di musicisti piacentini si trovò in studio per una riedizione di "Within you without you" di George Harrison.
Dalla registrazione scaturì un'estemporanea session che produsse altri quattro brani di cui uno inedito.
La band riprende "I see you" dei Byrds, il tradizionale "John Rilet" e un oscurissimo brano dei Beatles, "Can you take me back" (uno spezzone acustico di pochi secondi che Paul Mc Cartney inserì senza accreditarne il titolo nel "White album") in cui viene inserito l'altrettanto misconosciuto "Wild honey pie". Il tutto trattato con ampie dosi di psichedelia.
Mezzora di musica, pane per i denti di tutti gli appassionati di suoni colorati.

LA BANDA DEL BRASILIANO - Volume 2
Torna il supergruppo toscano con il secondo album in studio, seguito del “Vol.1” pubblicato nel 2013. Undici brani che scavano nell'immaginario 60's e 70's, tra brani perfetti per diventare sigle tv e colonne sonore di film polizieschi dell'epoca, beat, lounge, soul funk, rhythm and blues.
Ci sono anche alcune deliziose cover come "Ti voglio" dell'accoppiata Ornella Vanoni / New Trolls e "Eclisse twist" di Mina (che nel 1962 fu colonna sonora de "L'eclisse" di M.Antonioni). Disco fenomenale, divertente, suonato benissimo, potente.

GERARDO FRISINA - Modern Latin Jazz
Una raccolta di brani inediti e di altri disponibili solo su vinile. Latin jazz, Nu jazz, lounge, bossa e tanto altro, rivisitato in chiave danzereccia. Molto cool.

LUCA LEZZIERO - s/t
Luca Lezziero ha una lunga esperienza alle spalle, come musicista, autore, scrittore, regista.
Il suo esordio solista si avvale non a caso della collaborazione e della produzione di Cesare Malfatti, ex membro dei La Crus con cui Lezziero lavorò a stretto contatto come autore di testi.
Gli otto brani (oltre alla ghost track finale che coverizza un brano degli Scisma) sono un elegante e raffinato viaggio nella migliore canzone d’autore italiana. Colori pastello, tonalità romantiche, approccio (apparentemente, vedi i sofisticati e ricchi arrangiamenti) minimale, la lirica di Gino Paoli in sottofondo ma una visione moderna e attuale. Un album destinato ad accarezzare i vertici delle migliori produzioni italiane dell’anno.

BEE BEE SEA - Sonic boomerang
Secondo album per il trio mantovano e nuova sferzata elettrica che attinge da power pop (dalle parti degli Undertones), punk (Ramones e dintorni) e generose dosi di garage e beat trattato con le giuste dosi di carta vetrata.
Brani diretti ma che non disdegnano aperture di sapore psichedelico, intrecci surf, un approccio talvolta tra Velvet Underground, Modern Lovers e Yo La Tengo con un pizzico di Franz Ferdinand. In definitiva: originali, personali, ottimi.

THE TRIP TAKERS - s/t
Esordio per il quintetto siciliano con un ep di sei brani che rappresenta al meglio la direzione della band.
I Beatles 63/64, i Byrds di "Fifth dimension", ampie influenze che arrivano dalla mitica compilation "Nuggets", chitarre jingle jangle, melodie sognanti, il tutto non lontano da quanto ai nostri giorni propongono Allah Las e Gospelbeach. Partenza incoraggiante, interessante e di sicuro impatto.

WIDE HIPS 69 - The gang bang theory
Terzo album per il quartetto abruzzese e consueta scarica di adrenalina ed elettricità.
Radici ben solide nel garage punk, nel punk rock, nei riff degli Stooges e MC5 e un approccio molto vicino al classico groove di una band come i Bellrays che a quelle influenze accosta da sempre un'anima soul/rhythm and blues.
Dieci brani crudi e immediati, sporchi e deraglianti come si conviene per un album riuscito e convincente.

THE CLASSMATES - Between the lines
La band bolognese bissa l'esordio del 2015 con un nuovo album di esaltante mix di punk rock primigenio e power pop. Undertones, Saints, Buzzcocks, un pizzico di Ramones, un approccio urgente, semplice, diretto.
Dieci brani che travolgono per freschezza e immediatezza, ben composti e ben fatti.

GORILLA PULP - Heavy lips
Secondo album per il poderoso quartetto viterbese.
E ancora una colata metallica di acciaio chitarristico, filtrato attraverso un gusto psych stoner e un substrato rock blues che rende il tutto particolarmente originale.
I Black Sabbath si affiancano ad un approccio molto affine ai Motorhead ma con tocchi di Hawkwind, Kyuss e Queens of the Stone Age. Esecuzione perfetta, attitudine totale, brani originali e compositivamente di grande spessore.
Più che ottimo.

FRENCH BOUTIK / POPINCOURT - The place I love/Tonight noon
Tratte dall'album "Gifted" (4 cd dedicati a cover dei Jam realizzate da band di tutto il mondo e i cui fondi sono devoluti a famiglie in difficoltà, "living in difficult circumstances"), due canzoni riprese da due nomi francesi.
I ben conosciuti FRENCH BOUTIK rivedono "The place I love" (da "All mod cons") in francese in una stravolta versione che spazia tra Kinks, jimgle jangle e psichedelia tardo 60's.
Tinta di psichedelia anche "Tonight at noon", uno dei migliori brani del primo Weller, ripresa in versione dream pop da POPINCOURT (con l'aiuto di Gabriela Giacoman dei French Boutik).

ASCOLTATO ANCHE:
BJORK (una martellata nei coglioni senza precedenti!), ALEX LAHEY (buon pop punk dall'Australia), WEEZER (bruttino forte), GRANDADDY (fortissimanente brutto), COURTNEY PINE and OMAR (jazz, soul funk, ottimo), AMP FIDDLER (funk hip hop spesso vicino a Prince ed affini), WILCO (buona raccolta di outtakes)

LETTO

Varlam Tichonovič Šalamov - I racconti di Kolyma
Un crudo, lucido, devastante viaggio nei gulag sovietici della Kolyma, inospitale regione siberiana, dove i prigionieri lavoravano nelle miniere fino alla morte per sfinimento, fame, malattie, percosse. Salamov sopravvisse a 15 anni di detenzione estrema, pur uscendone con il fisico distrutto.
Riabilitato proseguì la carriera di giornalista e scrittore.
La sua scrittura è potente per quanto semplice e pacata, pur di fronte ad orrori e sopraffazioni di ogni tipo.
Una delle grandi opere russe del 900.

Maurizio Campisi - Everybody wants to know (La mia vita con i Sick Rose)
Un libro che gronda passione, sincerità e tanta amarezza.
Una storia comune nella sua unicità.
Unica come i SICK ROSE, gruppo tra i più rappresentativi della scena 80's (tutt'ora in attività), di cui si narra la storia attraverso le parole del loro bassista Maurizio Campisi, comune perchè è simile a quella di tanti, tanti altri.
Anni di sacrifici indicibili, un numero incalcolabile di kilometri su e giù per l'Europa, notti insonni, locali allucinanti, il "successo" a portata di mano, l'illusione, la speranza e alla fine la VITA REALE che ti affronta a muso duro, ti stende con un cazzotto e ti rimette in riga.
Maurizio scrive bene, composto, diretto e chiaro, non fa sconti, racconta lucidamente un'epoca che non esiste più.
Una storia che era giusto raccontare.
E farlo in questo modo.

VISTO

Lydia Lunch live al "Fico" di Cremona 27-11-2017
Lydia Lunch emana magnetismo, carisma, forza.
E' piccola e sembra quasi indifesa, sale sul palco un po' claudicante ma è sufficiente che ti osservi con il suo sguardo e capisci che potrebbe mangiarti.
Ma non lo fa, sembra di buon umore.
Scherza sul fatto che ogni volta che hanno fatto una cover di un brano di una rockstar che odiava da teenager poi è morta (Eagles, Tom Petty, Gregg Almann).
Nel nuovo album "Under the covers" di omaggi a varie rockstar ce ne sono molti...attendiamo con un po' di paura.
Chitarra acustica di Cypress Grove (ex compagno di avventure di Jeffrey Lee Pierce) e un batterista ad accompagnarla.
Concerto di torrido blues punk, voce secca, cartavetrata, "Ode do Billie Joe" di Bobbie Gentry ad aprire, una "Black Betty" di Leadbelly caotica con la sola batteria di supporto a chiudere. In mezzo "Midnight rider" degli Almann Brothers, "Breakdown" di Tom Petty, la sua, drammatica, "Won’t Leave You Alone" e tanto altro.
Suona un'ora e poi dice al pubblico di non rompere le palle con richieste di bis che lei il concerto lo finisce lì.
Alla fine si mette al banchetto a vendere i CD, dispensa sorrisi e autografi, rifiuta di fare foto.
Questo si chiama PUNK.

Mauro Ermanno Giovanardi in concerto- Teatro Bibiena S.Agata Bolognese 11-11-2017
Buona la prima.
La prima data, la classica "data zero", del prossimo tour de "La mia generazione" di Mauro Ermanno Giovanardi (vedi qui: http://tonyface.blogspot.it/2017/10/intervista-mauro-ermanno-giovanardi.html ) si svolge nel minuscolo ma incantevole Teatro Bibiena nella pianura (avvolta da un'altrettanto classica fittissima nebbia autunnale) modeno/bolognese.
E tutto riesce al meglio.
L'evidente e dichiarata emozione per l'esordio crea empatia con l'artista, le rare sbavature arricchiscono il clima della serata, quasi una prova pubblica che rende ancora più partecipe e parte integrante dello spettacolo gli spettatori.
I brani sono scarni ed essenziali, più diretti rispetto al disco.
Ci sono anche episodi rimasti fuori come "Corri" dei Tiromancino (bellissima versione) e uno dei Prozac+.
Si chiude con una travolgente "Forma e sostanza" dei CSI mentre nel bis spazio (idea molto gradevole) ad un brano a testa per i musicisti che lo accompagnano, Lele Battista, Alessandro Gaben, Marco 'Cosma' Carusino oltre al batterista Leziero Rescigno e al fonico Marco Posocco.
Serata riuscita, band in gran forma, spettacolo da non mancare.

Alberto Fortis al "Melville" di San Nicolò (PC) 3 novembre 2017
Ci sono artisti che nel corso degli anni trascuri e lasci da parte.
Poi al Melville Caffè Letterario nella rassegna Rock d'Autore incappi in ALBERTO FORTIS e (ri)valuti un personaggio che è sempre stato un outsider nel panorama cantautorale italiano.
Qualche successo ma un ruolo sempre un po' sfumato.
Voce pulita e potente, soul a tratti, riconoscibilissima, virtuoso del pianoforte, ottima verve, impegnato nel sociale, ricorda l'esperienza con George Martin e tante altre cose interessanti, piazza un medley che passa da "Little wing" a "One love" degli U2 e incanta il folto pubblico presente.
Bel concerto.

Gomma live al "Melville" S.Nicolò (Piacenza) 24-11-2017
Giovani, aspri, scarni, minimali. romanticamente abrasivi, echi di Fugazi, Ciampi, postcore, Sonic Youth, post punk nel concerto dei GOMMA in un discreatamente affollato Melville Caffè Letterario all'interno della Rassegna Rock d'Autore.

FILM

Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli

E' sempre difficile addentarsi nell'improbabile tentativo di restituire credibilità al soggetto quando si parla di personaggi dell'ambito musicale.
Raramente si riesce a ricrearne lo spessore e un'immagine reale di quella che è la vita di un artista, in tour, in studio, in fase compositiva, nella vita quotidiana.
Susanna Nicchiarelli si cimenta con gli ultimi due anni di vita di NICO, figura decadente e decaduta, schiava di droga pesante, di un rapporto conflittuale e problematico con il figlio Ari, oscillante tra la voglia di lasciare la musica e costretta a suonare in luoghi improbabili per mantenersi.
Grazie all'immensa prova dall'incredibile espressività dell'attrice danese Trine Dyrholm che giganteggia in ogni inquadratura, il film si mantiene ad un buon livello anche se personalmente non condivido l'entusiasmo nè le lodi sperticate lette in giro.
Molte le cadute di tono, frequenti gli adattamenti sbrigativi, superficiali e poco credibili (pur se cinematograficamente comprensibili).

Ottima la scelta dei brani (riarrangiati molto bene da Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e cantati perfettamente da Trine Dyrholm), suggestivi i brevi inediti filmati d'epoca dei Velvet Underground, ottime le ricostruzioni ambientali dell'epoca. Buon film, comunque interessante pur se con molti dubbi.

Detroit di Kathryn Bigelow

The revolution will not be televised.
Occorre subito sgombrare un equivoco di fondo: "Detroit" NON è un film sugli incidenti avvenuti nella città del Michigan nella 12th Street nel luglio 1967 nell'arco di cinque giorni, che portò all'intervento dell'esercito e alla morte di quarantatré persone.
La distruzione della città è sullo sfondo ma la vicenda gira intorno ad un singolo (gravissimo) episodio avvenuto nell'Algiers Hotel dove fu tenuto in ostaggio un gruppo di giovani (prevalentemente neri) e tre di loro uccisi a sangue freddo.
Anche il tema dei diritti civili rimane a fianco della vicenda.
La Bigelow tiene attaccati allo schermo per oltre due ore, in uno stato di estrema ansia e tensione altissima.
Anche la violenza è estrema ma mai esplicitata o ostentata.
E rende il tutto, paradossalmente ancora più violento.
Ambientazione affascinante, musica soul come colonna sonora, attori eccelsi (Will Poulter nei panni del poliziotto razzista è spettacolare).
Film potente, crudo, possente.

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.

IN CANTIERE

Venerdì 1 dicembre: Mauro Ermanno Giovanardi alla Camer del Lavoro di Piacenza. Concerto acustico e mia intervista pubblica.

IL SENATO IN TOUR
6 dicembre : Courgnè (TO) "Linc"
7 dicembre : San Nicolò (PC) "Melville"
8 dicembre : Vittorio Veneto (TV) "Spazio MAVV"
9 dicembre : Milano "Ligera"
10 dicembre: Torino "Blah Blah"

mercoledì, novembre 29, 2017

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

P.P.ARNOLD - The turning tide
Voce superba, militanza nelle Ikettes, a fianco degli Small Faces, Stevie Wonder, Rod Stewart, Roger Waters tra i tanti. Una carriera solista dalle fortune alterne che avrebbe dovuto includere, nel 1969, anche questo album.
Prodotto da Barry Gibb ed Eric Clapton e con Caleb Quaye della band di Elton John alla chitarra, non vide però mai la luce. Finalmente viene stampato e scopriamo un pregevole gioiello intriso di soul, gospel, blues.
Lei canta in modo stupefacente, interpreta alla grande brani come "Spinning wheel" dei Blood, Sweat & Tears e "You can't always get what you want" degli Stones, tutto suona alla perfezione.
Notevole.

BILL BRUFORD - Feels good to me
L'incredibile batterista di King Crimson, Yes, UK, Earthworks e mille altre esperienze all'esordio solista nel 1978 affiancato da mostri dei rispettivi strumenti come Allan Holdsworth, Jeff Berlin, Dave Stewart e dalla voce di Annette Peacock. Si viaggia tra jazz rock, funk jazz, fusion con spazio a virtuosismi incredibili ma in un contesto di estrema essenzialità, senza le tipiche ridondanze dei generi.
Ancora fresco.

EATER - The Album
Una delle prime punk band inglesi, già attiva nel 1976 e composta da giovanssimi con un'età tra i 14 e i 17 anni. Hanno lasciato solo un album, "The Album", uscito nel 1977, classicamente punk rock: pochi accordi, tempi veloci, melodie minimali, breve durata. Cover di "Sweet Jane" e "Waiting for my man" dei Velvet Underground e di "Queen bitch" di Bowie. Si sciolsero dopo poco tempo. I membri si sparsero in altre punk band (Vibrators, Slaughter and the Dogs, London Cowboys) e nei Classix Nouveaux.

MONOCHROME SET - Cosmonaut
Band colpevolmente molto sottovalutata ha trascorso una carriera tra alti e bassi, scioglimenti e reunion, accadimenti vari.
L'ultimo capitolo è ricominciato alcuni anni fa, nel 2010, e ha già prodotto quattro album, l'ultimo dei quali uscito nel 2016 e di grande livello qualitativo.
Brani nervosi si alternano a ballate melodiche e sonnecchianti alla Kinks, chitarre "twang" di sapore surf e 50's, voce Loureediana, brani sempre di primissima qualità. Da ascoltare e (ri)scoprire.

martedì, novembre 28, 2017

Lydia Lunch live a Cremona "Fico" 27 novembre 2017



Lydia Lunch emana magnetismo, carisma, forza.
E' piccola e sembra quasi indifesa, sale sul palco un po' claudicante ma è sufficiente che ti osservi con il suo sguardo e capisci che potrebbe mangiarti.
Ma non lo fa, sembra di buon umore.
Scherza sul fatto che ogni volta che hanno fatto una cover di un brano di una rockstar che odiava da teenager poi è morta (Eagles, Tom Petty, Gregg Alman).
Nel nuovo album "Under the covers" di omaggi a varie rockstar ce ne sono molti...attendiamo con un po' di paura.

Chitarra acustica di Cypress Grove (ex compagno di avventure di Jeffrey Lee Pierce) e un batterista ad accompagnarla.
Concerto di torrido blues punk, voce secca, cartavetrata, "Ode do Billie Joe" di Bobbie Gentry ad aprire, una "Black Betty" di Leadbelly caotica con la sola batteria di supporto a chiudere. In mezzo "Midnight rider" degli Alman Brothers, "Breakdown" di Tom Petty, la sua, drammatica, "Won’t Leave You Alone" e tanto altro.

Suona un'ora e poi dice al pubblico di non rompere le palle con richieste di bis che lei il concerto lo finisce lì.
Alla fine si mette al banchetto a vendere i CD, dispensa sorrisi e autografi, rifiuta di fare foto.
Questo si chiama PUNK.

lunedì, novembre 27, 2017

Detroit di Kathryn Bigelow



The revolution will not be televised

Occorre subito sgombrare un equivoco di fondo: "Detroit" NON è un film sugli incidenti avvenuti nella città del Michigan nella 12th Street nel luglio 1967 nell'arco di cinque giorni, che portò all'intervento dell'esercito e alla morte di quarantatré persone.

La distruzione della città è sullo sfondo ma la vicenda gira intorno ad un singolo (gravissimo) episodio avvenuto nell'Algiers Hotel dove fu tenuto in ostaggio un gruppo di giovani (prevalentemente neri) e tre di loro uccisi a sangue freddo.
Anche il tema dei diritti civili rimane a fianco della vicenda.

La Bigelow tiene attaccati allo schermo per oltre due ore, in uno stato di estrema ansia e tensione altissima.
Anche la violenza è estrema ma mai esplicitata o ostentata.
E rende il tutto, paradossalmente ancora più violento.
Ambientazione affascinante, musica soul come colonna sonora, attori eccelsi (Will Poulter nei panni del poliziotto razzista è spettacolare).

Film potente, crudo, possente.

domenica, novembre 26, 2017

La Repubblica di Cospaia



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

La Repubblica di Cospaia fu un microstato esistito dal 1441 al 1826 situata dove oggi sorge il paese di Cospaia, frazione del comune di San Giustino, in provincia di Perugia.

Cospaia ottenne del tutto incosapevolmente l'indipendenza nel febbraio 1441 a causa di un errore nel tracciare il confine tra Stato Pontificio e Granducato di Toscana.
A circa 500 metri dal torrente che doveva stabilire la demarcazione chiamato "Rio", esisteva un omonimo corso d'acqua.
I delegati della repubblica fiorentina considerarono come nuova delimitazione il "Rio" che si trova più a nord, i delegati dello Stato della Chiesa, invece, quello più a sud costituendo così una sorta di terra di nessuno i cui abitanti si autoproclamarono indipendenti. Nel 1484 la sua autonomia venne formalmente riconosciuta.

Cospaia basò la repubblica sulla libertà totale degli abitanti, detentori tutti della sovranità, non affidata a nessun organo di potere, non aveva esercito nè carceri.
Le decisioni erano affidate al Consiglio degli Anziani e Capi famiglia.
La Repubblica non aveva obblighi tributari con lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, e le merci che transitavano nel territorio non erano soggette ad alcun dazio.
I 250 abitanti furono i primi nella penisola italiana a dedicarsi alla coltivazione del tabacco.
Nel tempo si trasformò in luogo di contrabbando e rifugio per malviventi di vario tipo.

Il 26 giugno 1826 entrò a far parte dello Stato della Chiesa:
ogni cospaiese, come "risarcimento", ottenne una moneta d'argento e l'autorizzazione a continuare la tabacchicoltura

sabato, novembre 25, 2017

Il Senato



Torna a dicembre IL SENATO, in tour e con un 45 giri !

https://www.facebook.com/groups/1797203047207723/

IL SENATO IN TOUR

6 dicembre : Courgnè (TO) "Linc"

7 dicembre : San Nicolò (PC) "Melville"
https://www.facebook.com/events/1306002099503842/

8 dicembre : Vittorio Veneto (TV) "Spazio MAVV"
https://www.facebook.com/events/979624575509688/

9 dicembre : Milano "Ligera"
https://www.facebook.com/events/142657692973305/

10 dicembre: Torino "Blah Blah"

venerdì, novembre 24, 2017

RecordKicks Records - Intervista a Nicolò Pozzoli



Le precedenti interviste del blog sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

Spazio alle parole di NICOLO' POZZOLI responsabile della RECORDKICKS RECORDS

Domani al BIKO di Milano data unica in Italia per MARTHA HIGH che ha appena inciso uno splendido album per la RK.


Una breve introduzione all’attività della Record Kicks

La Record Kicks è una etichetta discografica indipendente con sede a Milano.
E’ attiva dal 2003 ed ha un catalogo abbastanza specializzato sulle sonorità black funk, soul, afrobeat, boogaloo, rock steady.

Quante produzioni avete all’attivo ?

Tra album, ep e singoli oltre il catalogo conta quasi 200 uscite, quasi tutte anche in vinile sin dall’inizio.

Nuove uscite in previsione ?

Abbiamo un paio di bombe che però non abbiamo ancora annunciato e non ti posso svelare.
Ti posso dire che nel 2018 The Tibbs, Hannah Williams & The Affirmations e Marta Ren & The Groovelvets saranno in studio a registrare i rispettivi nuovi album.

L’album di Martha High è stato uno dei migliori colpi per la RK

Grazie, io da buon papà sono affezionato a tutte le uscite.
Tribute to My Soul Sisters è un progetto speciale, l’idea è stata di Martha High mentre la mente dietro tutto è quella di Ryo Akata degli Osaka Monaurail.
Gli Osaka sono in giro da 25 anni e per dedizione, passione e precisione possono essere definiti i Dap-Kings del Sol Levante.
E’ per questo che il disco suona una bomba.
E’ poi fantastico accogliere Martha High nella famiglia RK.

Il soul o in generale la black music hanno ritrovato spazio anche in Italia negli ultimi anni.
Come vedi la situazione ?


Non so se c’è un vero e proprio ritorno della musica Soul, ma mi piace pensare che negli ultimi 15 anni la Record Kicks insieme ad altre etichette come la Daptone, Timmion Records, Freestyle, Truth & Soul ha ne suo piccolo contribuito a tenere vivo l’interesse per queste sonorità.

C’è un ricambio generazionale o l’età degli appassionati di soul music è alta ?

Noto un lento ricambio generazionale il che è una cosa ottima.

I dieci album “black”/”soul” da isola deserta

The Impressions – Tutti da The Impressions a It’s About Time
Marvin Gaye – What’s Going On
Al Green – Let’s Stay Together
Sam Dees – Show Must Go On
Leroy Hutson – Love Oh love
Fela Kuti – Expensive Shit
Toots And The Maytals – Funky Kingston
Alton Ellis – Mr Rock Steady
Sharon Jones & The Dapkings – I Learned The Hard Way
Nicole Willis & The Soul Investigators – Keep Reaching Up

Da DJ mi fai un breve elenco delle tue top hits.
Un po di 45 che non escono mai dalla record box


Zebra – Simple song (Zebra)
Joe Bataan - Too Much Lovin (Fania)
Barbara St.Clair - Teacherman (Crosseyed Bear)
Natural four - Hangin on to a lie (Boola-boola)
The Arabians - (Please) Take a chance on me (Le-mans)
Betty Lloyd - I'm cathing on (BSC)
Sampson & Delilah - You bring the tears (Polydor)
New World - We're gonna make it (Polydor)

https://www.facebook.com/recordkicks/

http://www.recordkicks.com/

giovedì, novembre 23, 2017

Raymond Cauchetier



Fotografo francese che documentò al meglio la Nouvelle Vague cinematografica francese tra il 1959 e il 1969, immortalando in alcuni famosissimi scatti le scene più suggestive di "Jules et Jim" di Truffaut.

Ha lavorato anche con e per Jean-Luc Godard, Jacques Demy, Jacques Rozier, Agnès Varda, Claude Chabrol.

Raymond Cauchetier smise il lavoro di fotografo sui set cinematografici a causa della bassa retribuzione per questo impegno.

https://www.raymond-cauchetier.com/

mercoledì, novembre 22, 2017

Rock in Argentina


Luis Alberto Spinetta


Charly Garcia


Tanguito

Grazie a Martin Ignacio Isolabella per la consulenza

Scena molto composita e vasta quella ARGENTINA, cresciuta con difficoltà immaginabili a causa del periodo della dittatura ma da sempre vitale e interessante.
In questa sede segnaliamo alcuni nomi di cui è opportuno approfondire la conoscenza.

LUIS ALBERTO SPINETTA è considerato uno dei padri del rock argentino.
Attivo nel 60's fino ai primi 70's con gli ALMENDRA gruppo che si muoveva tra sonorità folk, psichedeliche (a tratti affini ai vicini di casa brasiliani degli Os Mutantes), dal sapore Beatlesiano (versante Paul McCartney), Nick Drake e che, novità assoluta in patria, cantava in spagnolo.
Dopo lo scioglimento Spinetta fonda nei prini 70's i PESCADO RABIOSO che si spostano verso suoni radicalmente diversi più rock, con qualche incursione nel prog.
Anche con la successiva esperienza degli INVISIBLE ci si muove in territori in cui entrano modalità di ispirazione jazz pur mantenendo un carattere folk acustico a tratti West Coast.
Prosegue poi con una lunga serie di nuove esperienze soliste muovendosi tra ballate acustiche, sperimentazioni di vario tipo e maggiori concessioni al pop.
Scompare nel 2012.

Notevole anche la carriera di CHARLY GARCIA, altro nome di particolare rilievo della scena argentina. Dagli esordi con i SUI GENERIS nei primi anni 70 (rock acustico melodico in stile Moody Blues).
Più interessante l'esperienza prog con LA MAQUINA DE HACER PAJAROS, attiva a metà dei 70's, con testi critici nei confronti della giunta militare di Videla, con cui realizza due ottimi album.
Con la nuova esperienza dei SERU GIRAN Garcia si pone in conflitto sia con la giunta che con la stampa e la vita della band conosce momenti difficili anche artisticamente. Il sound è un incrocio tra rock classico, pop, scampoli prog, nuove sonorità dell'epoca (primi 80's).
La sua carriera prosegue poi in veste solista, affiancata ad una "vita spericolata" e sempre sopra le righe che lo ha portato fino ai nostri giorni con il nuovo, ennesimo, album "Random" (caratterizzato da sonorità tra rock, funk e pop, con testi sempre caustici).

Altrettanto seminale fu la figura di TANGUITO scomparso giovanissimo nel 1972 (dopo alcuni anni caratterizzati da abusi di alcol e droga che ne minarono duramente la salute).
Molti dei suoi brani sono stati ripresi e portati al successo da altre band (vedi "La balsa" dei Los Gatos). Registrò un solo album nel 1970 "Tango" solo chitarra acustica e voce, denso di ballate dolenti, bluesy, malinconiche.

martedì, novembre 21, 2017

Cannonball Records - Intervista a Alberto Zanini



Le precedenti interviste del blog sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

Spazio a ALBERTO ZANINI, boss e anima della Cannonball Records

Una breve introduzione alla Cannonball Records

Cannonball Records è una piccola label indipendente che per fortuna si è guadagnata rispetto e considerazione sulla scena soul e funk internazionale.
Sostanzialmente noi andiamo a caccia di vecchie registrazioni di artisti minori su nastro o acetato, molto spesso solo demo voce-piano oppure solo voce, poi le arrangiamo nei nostri studi rispettando al massimo l’atmosfera e la tecnica produttiva dell’epoca in cui i demo vennero registrati.
Per far questo abbiamo nel tempo arricchito lo studio con strumenti originali tipo Piano elettrico Wurlitzer oppure Hammond e Fender Rhodes, echoes, riverberi e mixer 32ch tutti analogici originali e restaurati.
Sostanzialmente rendiamo prodotto finito un semilavorato che a suo tempo le major scartarono, lo stampiamo su edizioni limitate su vinile 45 giri e lo vendiamo, principalmente a djs.
Poi andiamo in cerca degli artisti originali (spesso a costi altissimi in termini di risorse economiche) e diamo loro una parte degli incassi.
E’ quasi una partita di giro ma ci dà molta soddisfazione.

Quante produzioni hai all’attivo ?

Ad oggi sono 12 su Cannonball Records e 2 su Radar Records che è la sublabel sulla quale pubblichiamo brani dove l’intervento “arrangiativo” è minimo.

Nuove uscite in previsione ?

Si, per fortuna abbiamo un programma ben nutrito di materiale nostro (da noi reperito intendo) e poi, grazie anche alla collaborazione con Numero Group, che ci ha chiesto di completare e/o arrangiare parecchio materiale d’archivio su nastro, prevalentmente di artisti del grandissimo bacino artistico che Chicago aveva nei 60’s e 70’s. A marzo tornerò infatti a Chicago per stendere un programma con Rob che credo ci terrà occupati per un certo tempo. Inoltre, come sai, abbiamo fondato una terza label che si chiama Tesla Groove International Recordings e che si concentra solo su artisti soul contemporanei. Grace Love è la prima simbolica artista a firmare con questo nuovo outfit ed è ora in Italia a lavorare al suo nuovo album nei nostri studi.

Il soul o in generale la black music hanno ritrovato spazio anche in Italia negli ultimi anni. Come vedi la situazione ?

Mah Tony, io credo che, come genere musicale il soul qua da noi ci sia sempre stato in qualche modo, vuoi in una scena underground (northern soul) poco accessibile perchè elitaria, vuoi in un mainstream dove gente come Mario Biondi ha trovato meritatamente la sua strada.
Io penso che il lavoro di alcune label tipo la Irma nei 90’s, Recordkicks negli ultimi 10 anni e ora (come credo e spero) anche Cannonball, abbia tenuto alta l’attenzione su un certo tipo di sound e per fortuna nuove band continuano a formarsi e a produrre musica di qualità, vedi una su tutte i New Colours di Bologna, i quali senza dubbio hanno un futuro radioso. Con Tesla ci siamo infatti prefissi un “italian project” che avrebbe lo scopo di valorizzare le realtà nostrane, aiutarle in termini di resa qualitativa degli arrangiamenti e infine produrle.

C’è un ricambio generazionale o l’età dei partecipanti è medio alta negli Allnighter?

Questa è forse la domanda più difficile.
Personalmente io ho quasi smesso di frequentare gli allnighter nazionali proprio perchè li ritengo troppo elitari, circoli per iniziati dove si incontrano al 90% veterani della scena e dove la musica è tutto sommato relativa.
Io non critico questo senso di “autoprotezione” ed in qualche modo lo capisco perchè per molti si tratta di un’avventura che dura dall’ adolescenza, di un “modo in cui si è cresciuti” di cui andare fieri.
Ciò detto, per come la vedo io l’Italia è il fanalino di coda in europa per quanto riguarda giovani dj emergenti che trovano valorizzazione in ambito nazionale.
Ce ne sono parecchi, alcuni dei quali io mi stupisco sempre per come riescano a guardare avanti nel suono, ma è più facile che vengano invitati a mettere i dischi all’estero piuttosto che a casa loro.
Storia vecchia.
Per mio conto, all’ evento annuale della label, il Cannonball Soul Weekender, io mi accerto di avere sempre una buona percentuale di nuova fibra in consolle.

I tuoi dischi da isola deserta

Marvin Gaye - What’s going on
Curtis Myfield - Roots
Milton Wright - Friends and Buddies
Gil Scott Heron - The Revolution will not be televised
Michael Kiwanuka - Love n Hate

https://www.facebook.com/cannonballsoul/

http://cannonballsoul.com/

lunedì, novembre 20, 2017

Bruce Springsteen e il punk



Bruce è sempre stato considerato il prototipo del più classico tra i cantautori rock, sia musicalmente che come approccio visivo.
Poco conosciute sono le sue strette connessioni con il punk e la new wave.
Tutt'ora ha dichiarato di apprezzare gruppi come Bad Religion, Gaslight Anthem, Against I, Dropkick Murphys (con i quali ha collaborato in studio nel 2011) ai concerti dei quali ha portato suo figlio.

SUICIDE
Una delle sue preferenze più insospettabili.
Ha rifatto dal vivo e poi nell'album "High hopes" il loro classico "Dream baby dream" mentre "State trooper" da "Nebraska" del 1982 è un chiaro omaggio al duo new yorkese (tanto che Alan Vega quando la ascoltò per la prima volta pensò che fosse un brano dei Suicide di cui non si ricordava più!).
In varie interviste ha dichiarato che "Frankie teardrop" è una delle sue canzoni preferite.
Ricordava Alan Vega:
"Incontrammo per la prima volta Bruce nel 1980. Stava registrando "The River" e noi il nostro secondo album, a New York. Abbiamo passato cinque o sei giorni in giro insieme. Gli facemmo ascoltare qualche brano dal nostro disco, insieme ad alcuni dell'etichetta. Alla fine c'era un silenzio di tomba. Eccetto Bruce che disse "E' fottutamente grande!". Un modo per dirci quanto gli piacevamo."

RAMONES
Il brano "Hungry heart" incluso in "The river" del 1980 venne scritto su richiesta di Joey Ramone che gli chiese di comporre un brano per i Ramones.
Alla fine Bruce decise di tenere il brano per sè (anche perchè non sembra particolarmente vicino al Ramones sound).
Dei Ramones dal vivo ha proposto "I wanna be sedated" e " Do You Remember Rock and Roll Radio?”

PATTI SMITH
Il più grande successo di Patti Smith che la lanciò, inaspettatamente, nelle classifiche di tutto il mondo è "Because the night", firmata da lei per le parole ma da Bruce per la musica.
Composta per l'album "Darkness on the Edge of Town" che stava registrando nello studio a fianco del quale la Smith stava incidendo "Easter" fu scartata e proposta a Patti.

LOU REED
La voce di Bruce compare in un breve monologo nel brano "Street Hassle" dall'omonimo, cupo, capolavoro di Lou Reed del 1978.
Ancora una volta la vicinanza dello studio di registrazione in cui lavoravano contemporaneamente favorì la collaborazione.

CLASH
Dal vivo ha ripreso "London calling" (suonata anche nel Joe Strummer Tribute del 2003 insieme a Elvis Costello, Little Steven e Dave Grohl), "Clampdown" e "I fought the law" di Bobby Fuller nella versione vicina a quella dei Clash.

SONICS
Suonò nel 1988 in qualche concerto americano "Have love will travel" (già ai tempi riportata in auge dai Fuzztones)

domenica, novembre 19, 2017

Kupari



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Diventato dal 1960 un luogo di villeggiatura di lusso per i vertici dell’Esercito Popolare jugoslavo e delle relative famiglie, Kupari, sulle attuali coste croate costò ai tempi un miliardo di dollari.
Composto da vari alberghi ospitava anche una casa riservata a Tito e un campeggio in grado di ospitare fino a 4.500 persone.

Aperto dal 1980 anche agli europei, con la guerra degli anni '90 subì feroci bombardamenti e distruzione.

A cui seguirono anni di saccheggi che hanno lasciato Kupari ridotto ad un cumulo di rovine.
Dopo 20 anni di abbandono pare si stia progettando la ricostruzione del luogo che può vantare alcune delle spiagge più belle della Croazia.

sabato, novembre 18, 2017

Libertà, Mods, Il Senato, Martha High



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo del Rock in SVEZIA (...), del Treno di John Cage, di alcuni dischi soul, di Guido Harari.
Nella foto il numero della scorsa settima.



Ritorna in Tour lo spettacolo MODS.

Con Alex Loggia saremo:

Sabato 18 novembre a Poggibonsi (Siena)
al Teatro Politeama
https://www.facebook.com/events/349508878808816



Torna a dicembre IL SENATO, in tour e con un 45 giri !

https://www.facebook.com/groups/1797203047207723/



MARTHA HIGH ARRIVA a MILANO !!
https://www.facebook.com/events/2052741394947319/