lunedì, febbraio 29, 2016
Febbraio 2016. Il meglio
Secondo mese dell’anno e qualche nome che ritroveremo prevedibilmente ai vertici dei migliori del 2016.
David Bowie, Kula Shaker, Marta Ren, Lucinda Williams, Nigel Hall e Mavis Staples tra gli stranieri.
Statuto, The Winstons, Marlene Kuntz, Nada, Roberta Gulisano, Guignol, Wu Ming Contingent tra gli italiani
ASCOLTATO
MAVIS STAPLES - Living on a high note
Grande ritorno per una delle migliori voci black in circolazione. Ad aiutarla brani di Nick Cave, Benjamin Booker, Niko Case e altri. Soul, funk, blues, gospel, rhythm and blues.
Come sempre una garanzia.
LUCINDA WILLIAMS - The ghost of highway 20
Un’ora e mezza di country rock blues dolente, aspro, duro e senza compromessi, tra il Dylan più roots, Johnny Cash e la Marianne Faithfull più spietata. Alla chitarra Bill Frisell confeziona parti eccellenti.
Grande disco.
JAMES HUNTER SIX - Hold on
Grande voce per il non più giovane SOUL MAN inglese alle prese con un sound molto particolare che scava nei tardi 50's/primi 60's del rhythm and blues tra Sam Cooke, Arthur Alexander, Smokey Robinson and the Miracles, il primo Georgie Fame.
Riferimenti particolari e molto specifici per un sound unico in circolazione.
DR. LONNIE SMITH - Evolution
Primo album per la Blue Not da 45 anni.
Hammond jazz funk con una classe infinita, grooves pazzeschi, tecnica e qualità sopraffini.
MARLENE KUNTZ - Lunga attesa
Abrasivo, duro, diretto, canzoni eccellenti, con vincenti, piglio provocatorio e arrogante.
I Marlene ritrovano una vitalità che mancava da qualche album e confezionano un disco di altissima qualità.
LYLE DIVINSKY - Uneven floor
Delizioso nuovo album di questa nuova VOCE SOUL.
Viene dal Maine, estremo nord Usa ma canta come Marvin Gaye, Stevie Wonder, Bill Withers su un tappeto di raffinatissimo ed elegante SOUL FUNK.
"Uneven floor" è molto soft e "educato" ma lui è talentuosissimo e l'ascolto di altissimo livello.
SUFFERS - s/t
Vengono da Houston e hanno appena pubblicato un esplosivo album d'esordio tra Southern Soul, Funk , Ska, Reggae e altre belle cose.
Davvero ottimi.
ADELIANS - s/t
La band francese se ne esce con il primo disco a base di travolgente soul, beat, rhythm and blues con tanto di cover soul di "Stay" di Rihanna. Ottimi e divertenti.
WOLFMOTHER - Victorius
Non che dicano granchè di nuovo (ma neanche hanno mai preteso di farlo) ma i WOLFMOTHER (ovvero Andrew Stockdale, da sempre l'anima unica della band) con il nuovo "Victorius" tirano fuori un album molto godibile e bello da ascoltare.
I riferimenti sono i soliti Led Zep e Deep Purple con un po' di Ac/Dc, Blue Cheer, MC5 e White Stripes sparsi qua e là.
GILBERTO GIL e CAETANO VELOSO - Dois amigos
Un live dal recente tour acustico in coppia.
Classe, eleganza, raffinatezza, classici e grandi songs.
LINK QUARTET - Quattro pezzi facili
Torna il LINK QUARTET con un nuovo lavoro, decisamente atipico rispetto alla consuetudine.
Quattro brani che arrivano dai 60s', ricantati in italiano dalla voce souleggiante di Silvia Molinari.
L'impronta è sempre Hammond beat oriented ma con un timbro più 70's rock.
Due i brani degli Shocking Blue Love Buzz e I'm A Woman poi Back Up Against The Wall dei Blood Sweat And Tears) e la versione che Ombretta Colli fece nel 1969 di Harley Davidson di Serge Gainsbourg.
L'adattamento in italiano è convincente ed efficace, sulle qualità tecniche ed espressive della band non c'è da anni alcun dubbio.
Pubblica Area Pirata anche in vinile, in tiratura limitata.
GUIGNOL – Abile labile
Diciassette anni di attività e un numero incalcolabile di concerti in Italia ed Europa sono la solida base per il sesto album della band lombarda, che firma il suo miglior lavoro abbracciando un’aspra canzone d’autore con profonde influenze da Nick Cave, Leonard Cohen, blues e punk.
Testi acuti e duri, atmosfere ficcanti, un riuscita cover di uno dei principali riferimenti e di ispirazione, “Il merlo” di Piero Ciampi e una padronanza strumentale e sonora di altissimo livello.
WU MING CONTNGENT - Schegge di Shrapnel
Torna in trincea il Wu Ming Contingent e stavolta lo fa in quelle della Prima Guerra Mondiale dando voce a quella generazione mandata al massacro. Schegge di Shrapnel nasce da un reading presentato a Berlino nella primavera scorsa.
In questi mesi il materiale musicale e testuale si è arricchito, ha raggiunto una nuova profondità, e ha convinto i membri della band a registrarlo.
Rispetto al fulminante esordio di Bioscop, pur mantenendo le stesse caratteristiche, aggressive e diretti, con testi declamati e senza giri di parole, il sound, sempre roccioso e granitico, si affina, assorbendo influenze new wave ma anche di rock "classico". Non per questo perdono di efficacia il messaggio e l'impatto sonoro. Come sempre, una certezza.
ROBERTA GULISANO - Piena di(s)grazia
Il secondo album della cantautrice siciliana è un poderoso esempio di forza lirica ed espressiva. Aiutata dalla sostanziosa e partecipe produzione di Cesare Basile, la Gulisano compone un album caldo, aspro e duro, come la terra di provenienza (alla quale concede l'uso, in alcuni brani, del dialetto e costanti, numerosi, omaggi e riferimenti).
Il folk si affianca alla canzone d'autore a influenze jazz, blues (come lo mastica Tom Waits accompagnato dalla chitarra di Marc Ribot) e world. Testi duri, sarcastici, senza mezze misure. Notevole.
AA.VV. - Aloha Got Soul Anche le lontane Hawaii hanno avuto una scena funk soul nei 70’s, influenzata da vicino dall’ala più soft, da Earth Wind & Fire in particolare. Una compilation raccoglie i nomi più significativi della scena dai Seawind agli Aura.
Interessante e curioso.
ASCOLTATO ANCHE
ADRIAN YOUNGE (soul sintetico molto arrangiato, discreto ma nulla più), CYRILLE AIMEE (soft blues jazz alla Norah Jones. Carino), VINCE GILL (american rock, du palle), WYNONNA & the BIG NOISE (country rock dignitoso), ANNA FARROW (buon album jazz un po’ alla Betty Carter, gran bella voce), JAZZ FUNK SOUL (si chiamano proprio così...chissà che musica faranno..in realtà è fusion un po’ scontata), LARA PRICE (buon soul blues senza lode nè infamia), BASIA BULAT (pop insignificante senza capo nè coda dal Canada), I CARNIVAL (power punk pop dalla Liguria, molto ben fatto, tirato ed energico), FLOWERS (nuovi indie poppers inglesi, sciapi), PRETTIOPS (indie pop senza sapore).
LETTO
PAUL VERHOEVEN - L'uomo Gesù
Ho volentieri e con passione riletto questa interessantissima ricerca del regista Paul Verhoeven (quello di "Robocop" e "Basic Instinct") sulla vita di GESU', spogliata dalle paccottiglie di miracoli e avvenimenti inverosimili (se non con la fede).
Paul ha frequentato a lungo un'associazione di teologi che dibatte costantemente sulla tematica, ha letto e riletto documenti di ogni tipo e affronta ogni passo della vita del profeta con l'approccio dello studioso che analizza fatti e prove e li rende verosimili e compatibili con le dinamiche di un rivoluzionario ai tempi della rigida e feroce occupazione romana in Palestina.
Verhoven è puntiglioso e preciso e dove avverte che le sue conclusioni possono essere azzardate lo sottolinea con onestà.
Ne risulta un ritratto circostanziato che restituisce storicità al personaggio, depurandolo dal poco credibile corredo successivo e spiegando con la razionalità "miracoli e prodigi".
VISTO
THE HATEFUL EIGHT di Quentin Tarantino
Premesso che con Kubrick, Truffaut, Scorsese, Antonioni, Coppola, Wenders, Jarmusch, Pasolini, Fellini, Herzog, Stone (più o meno in quest'ordine) QUENTIN TARANTINO è uno dei miei registi preferiti, e che di conseguenza il mio giudizio (poco competente in materia) è, a prescindere, di parte, credo che THE HATEFUL EIGHT sia un gran bel film.
Tre ore in una stanza (in una sorta di tragica allegoria della società americana), mai noiose, mai banali, piene di citazioni, dialoghi e attori superbi, una ripresa maniacale di ogni battito di ciglia, espressione, con angolazioni sempre diverse, suspense che si mantiene sempre altissima e un soggetto che non manca mai di stupire.
In mezzo i consueti litri di sangue, teste spappolate, crudeltà gratuite e scorrettezze di ogni genere (l'unica protagonista donna seviziata dall'inizio alla fine, l'uomo di colore costantemente apostrofato come nigger).
Tarantino o lo si ama o lo si odia.
La mia posizione è stata già espressa dall'inizio e di conseguenza il consiglio è di andarvelo a vedere.
VYNIL di Martin Scorsese
Nata da un'idea di Martin Scorsese e Mick Jagger, VINYL è una nuova serie della HBO, di cui è stata trasmessa la prima puntata di due ore su Sky AtlanticHD, originariamente concepita come un film di tre ore sui 70's visti attraverso la musica e le vicende torbide di un produttore discografico.
Ovviamente ben confezionato e diretto in maniera magistrale dallo stesso Scorsese (grande appassionato di rock) Vinyl è un buon prodotto, con musica eccellente (ci mancherebbe) ma piuttosto approssimativo, puerile e plateale nell'esagerare a tutti i costi in scene piene di sangue, droghe, sesso, violenza, un brutale omicidio incluso.
Appaiono anche le bands ma i sosia di New York Dolls o Led Zeppelin sono caricature che fanno sorridere.
Ancora una volta il cinema non riesce a restituire minimamente quello che è il mondo del rock n roll.
Il protagonista, Bobby Cannavale, è eccellente e perfetto nel ruolo del produttore strafatto e anche il cast è ottimo, buoni attori e credibili.
Lascia perplessi la sequela di (spesso inverosimili) situazioni che accadono nella prima puntata, inclusa il ridicolissimo crollo del locale in cui si esibiscono i New York Dolls e da cui il protagonista esce pressochè illeso.
Una inutile americanata.
MODS!
Venerdì 4 marzo: "Bepo" Camino al Tagliamento (Udine)
Giovedì 31 marzo : MILANO "Ligera"
Giovedì 7 aprile: San Nicolò (PIACENZA) "Melville"
Giovedì 5 maggio: Neive (CUNEO) "Cita Biunda"
Venerdì 6 maggio: Settimo Torinese (TORINO) " Suoneria"
Domenica 8 maggio: Partinico (BRESCIA) "Belleville"
Domenica 15 maggio: Giulianova (TERAMO) "Dockyard"
Venerdì 24 giugno: Poggibonsi (SIENA) "Festival Teatrale"
Mie recensioni su www.radiocoop.it e su CLASSIC ROCK
domenica, febbraio 28, 2016
Ra Paulette
La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo
RA PAULETTE è un artista, scultore autodidatta che nel corso di venticinque anni ha scolpito una serie di anfratti e caverne in New Mexico creando una vera e propria opera d'arte (in continua evoluzione).
Ha lavorato al Windows in the Earth Shrine in un resort vicino a Santa Fe, visitato ogni anno da turisti e amanti dell'arte.
La sua opera è a disposizione per meditare, trovare pace, pensare.
Il documentario realizzato sulla sua attività, Caveman, ha ottenuto nel 2014 una Nomination al Grammy Award.
sabato, febbraio 27, 2016
Classic Rock
MODS arriva in Friuli
Venerdì 4 marzo lo spettacolo musical teatrale di Antonio Bacciocchi e Alex Loggia MODS! arriva in Friuli da
Bepo via Pomponio Amalteo, 2, 33030 Camino al Tagliamento (Udine).
https://www.facebook.com/events/440681266129681
Prossime date:
Giovedì 31 marzo : MILANO "Ligera"
Giovedì 7 aprile: San Nicolò (PIACENZA) "Melville"
Giovedì 5 maggio: Neive (CUNEO) "Cita Biunda"
Venerdì 6 maggio: Settimo Torinese (TORINO) " Suoneria"
Domenica 15 maggio: Giulianova (TERAMO) "Dockyard"
Venerdì 24 giugno: Poggibonsi (SIENA) "Festival Teatrale"
L'Uomo Gesù di Paul Verhoeven
Ho volentieri e con passione riletto questa interessantissima ricerca del regista Paul Verhoeven (quello di "Robocop" e "Basic Instinct") sulla vita di GESU', spogliata dalle paccottiglie di miracoli e avvenimenti inverosimili (se non con la fede).
Paul ha frequentato a lungo un'associazione di teologi che dibatte costantemente sulla tematica, ha letto e riletto documenti di ogni tipo e affronta ogni passo della vita del profeta con l'approccio dello studioso che analizza fatti e prove e li rende verosimili e compatibili con le dinamiche di un rivoluzionario ai tempi della rigida e feroce occupazione romana in Palestina.
Verhoven è puntiglioso e preciso e dove avverte che le sue conclusioni possono essere azzardate lo sottolinea con onestà.
Ne risulta un ritratto circostanziato che restituisce storicità al personaggio, depurandolo dal poco credibile corredo successivo e spiegando con la razionalità "miracoli e prodigi".
venerdì, febbraio 26, 2016
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back
BOOKER T and the MG’s - McLemore Avenue
Impressionato dall’ascolto di “Abbey Road” il grande Booker T. decide di rendergli immediatamente omaggio rifacendolo completamente in chiave, tipicamente per la sua band, strumentale.
L’album uscirà nei primi mesi del 1970, pochissimi mesi dopo la pubblicazione di quello dei Beatles.
Ma non basta, la band lo ripropone attraverso quattro lunghi medley che accorpano varie canzoni (ma non nella stessa sequenza di quella dei Beatles) con l’esclusione delle sole “Octopus garden”, “Oh darling” e “Maxwell’s silver hammer”.
Il risultato è stupefacente, originalissimo e riuscito.
Una nota curiosa in aggiunta arriva dal chitarrista Steve Cropper che registrò dopo le parti di chitarra:
“Booker mi disse tutte le note da suonare, io non avevo neanche ascoltato l’album dei Beatles, forse un pezzo alla radio e così non mi sono seduto a tirare giù le parti.
Lui mi fece vedere tutto quello che dovevo fare e io ho suonato esattamente quello che mi ha detto lui.
Quando poi ho finalmente ascoltato “Abbey Road” rimasi davvero sorpreso, con conoscevo per niente quelle canzoni.”
TIM MAIA - Racional vol. 1 e 2
Grandissimo artista brasiliano (già nei 60’s nella beat band degli Sputnkis) che dai primi 70’s infila una luna serie di album tutti intitolati semplicemente con il suo nome (....) con qualche rara eccezione.
Il tutto improntato ad un rhythm and blues/soul sempre veloce, frizzante, divertente e coinvolgente con elementi di musica brasiliana.
Nel 1975 esce con due volumi dell’album “Racional” (riferimento ad una filosofia religiosa ascetica che ha messo fine, per poco, ad un periodo di abusi di ogni giorno di cui permea i testi dei lavori), gioiello di funk soul tra Curtis Mayfield, Isaac Hayes, Funkadelic con le consuete dirette influenze di musica brasiliana, tropicalismo, bossa nova, samba, reggae.
Doppio album stupendo, solare, dallo spettro sonoro ampissimo.
DAVE PIKE - Jazz fot the jet set
Raffinato modern cool jazz targato 1966 per il grande vibrafonista (con Herbie mann, Gil Evans, Paul Bley, tra gli altri).
Brani danzerecci, pieni di groove alla Booker T con la marimba di Pike in primo piano ma con l’organo del “mostro” Herbie Hancock a condire il tutto con maestrìa ed eleganza (valga per tutte una versione felpata e jazzy di “Sunny”).
giovedì, febbraio 25, 2016
Stagger Lee
Le precedenti puntate della rubrica CRIMINAL WORLD ovvero i criminali che hanno avuto connessioni con la musica e l'arte, (dedicate ai Kray Twins, Ronnie Biggs, Luciano Lutring, Gary Gilmore, Janie Jones, i Moor Murders Ian Brady e Myra Hindley, Bonnie & Clyde, Hattie Carroll e William Zantzinger) sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Criminal%20World
Lee Shelton, conosciuto anche come Stagolee, STAGGER LEE o Stack-O-Lee era un criminale americano vissuto a cavallo tra l'800 e il '900, diventato famoso grazie alla canzone folk popolare STAGGER LEE suonata nelle più svariate versioni da una lungo elenco di musicisti.
Lee era un afroamericano nato in Texas nel 1865, entrato nel giro delle scommesse e abituale frequentatore di locali poco raccomandabili.
Durante una discussione nella notte di Natale del 1895 uccise a colpi di pistola in un saloon di St.Louis William "Billy" Lyons.
Condannato a 25 anni di prigione ma rilasciato "sulla parola" nel 1909, venne di nuovo arrestato per rapina due anni dopo e morì in carcere nel 1912.
Incominciò a circolare una canzone su di lui, suonata dai lavoratori neri e dai primi bluesmen, arricchita ogni volta da nuovi particolari, versi, parole.
Tra le innumerevoli versioni quelle di:
Woody Guthrie, Beck, Bill Haley & His Comets, James Brown, Nick Cave and the Bad Seeds,Fats Domino, Dr. John, Champion Jack Dupree, Bob Dylan, The Isley Brothers, Jerry Lee Lewis, Professor Longhair, Pete Seeger, Taj Mahal, Amy Winehouse, Wilson Pickett, Clash (che la accennano all'inizio di "Wrong em Bojo" su "London calling")
mercoledì, febbraio 24, 2016
Fenomenologia di Salmo
Se hai un figlio di 17 anni (pur dai buoni gusti musicali, dai Beatles agli Oasis, via Arctic Monkeys e Red Hot Chili Peppers) incappi inevitabilmente nel RAP.
Perchè è il linguaggio sonoro "parlato" dai suoi coetanei, perchè comunica le loro esigenze, in modo diretto e facile, con la loro "lingua".
I riferimenti sono ad una realtà che chi è ultracinquantenne come me e che ha vissuto il doppio di ciò che gli rimane, comprende a fatica o più che altro non ha più interesse a comprendere.
SALMO è il rappresentante più credibile e autorevole nel rap/hip hop italiano.
E' uno che nella settimana sanremese (dove abitualmente va solo quello) balza in testa alle classifiche, diventa disco d'oro (27.000 copie di Hellvisback) e diventa il 26esimo disco più venduto nel mondo (United World Chart).
Sono CD effettivamente VENDUTI (a cui si aggiunge un numero incalcolabile di quelli scaricati illegalmente, duplicati o fruiti in streaming).
Volente o nolente "Hellvisback" l'ho ascoltato e ascolto spesso, ma per non lasciarlo a sottofondo, ho approfondito la conoscenza diretta dell'album.
Lavoro duro, senza fronzoli, splendidamente prodotto, ottime liriche e grande capacità vocale cruda e diretta di Salmo (un passato tra hardcore, stoner e metal).
Non solo rap ma anche reggae (davvero bella "Il messia" con Victor Kwality), influenze da Kendrick Lamar e le sue contaminazioni, collaborazioni illustri (in "Bentley vs Cadillac", suona la batteria, alla grande, Travis Barker dei Blink 182), c'è un riff blues a condurre "1984", una ritmica techno per "La festa è finita", un tempo hardcore per la title track.
Salmo è convincente, vero, sincero.
E arriva alla pelle e agli ormoni dei giovani.
Apprezzo.
martedì, febbraio 23, 2016
Magìa bianca, magìa nera e streghe
Gli interventi di ANDREA FORNASARI sono complessi ma sempre interessantissimi.
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Filosofia
Cornelio Agrippa da Nettesheim (1486 - 1535) fu, come lo dipinge la tradizione, un mago nero seguito dal cane, altrettanto nero, che gli suggerisce pratiche demoniache e nefande?
La risposta dei più recenti studi, come quello decisivo di Frances A. Yates è del tutto negativa.
Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, John Dee, Albrecht Durer, Edmund Spenser, Cornelio Agrippa, e altri filosofi, matematici, poeti o artisti rinascimentali, spesso alchimisti delle nuove scienze e anche cabbalisti, furono maghi bianchi, talora bianchissimi, come nel caso del frate francescano Giorgi.
Se si vuole dare l'origine del movimento cabbalistico europeo, occorre risalire (ma le radici sono decisamente più lontane) allo spagnolo Raimondo Lullo (1232 - 1316), coevo di Dante.
Il disegno riformatore di Lullo era quello di unificare uomini di fede musulmana, ebraica e cristiana. E l'elemento unificatore poteva essere proprio la Kabbala, quella seconda e profonda lettura, nonché segreta, della Bibbia.
Una lettura che si basava su una sorta di semiotica divina, cioé intorno a significati ricavabili con difficoltà e sapienza da crittogrammi e rebus giocati con l'alfabeto ebraico.
Una seconda fonte di conoscenza ermeneutica si aggiunse più tardi grazie alle nozioni di Ermete Trimegisto - quest'ultimo apporto proveniva dagli esuli di Costantinopoli (caduta in mani turche nel 1453) e arrivava in particolare a Firenze, dove Ficino e Pico della Mirandola diedero vita al cabbalismo, ermetismo e neoplatonismo cristiani, sempre in quell'intento lulliano di concordanza tra tutte le filosofie religiose, con il progetto di creare una pacifica federazione mondiale.
La scala mistica ascensionale di Lullo, assume qui la sua consistenza: partendo dal livello materiale degli elementi primari, si può salire al livello delle stelle, e quindi approdare alle sfere angeliche. Dal mondo delle cose, dunque, al mondo delle idee platonico-cristiane. Secondo il frate francescano Giorgi, occorerebbe una sintesi della sapienza di Ermete Trimegisto, di Orfeo, di Francesco d'Assisi, di Platone, di Plotino e di Agostino.
Agrippa va oltre.
Tutte le scienze e le filosofie sono vane (De vanitate scientarum), e solo nella filosofia cabbalista si trova la scala dei tre mondi attraverso la quale è possibile convocare gli angeli e neutralizzare i démoni astrali. Dall'Elogio dell'asino, cioé dalla negazione della sofisticata e inutile compilazione della scolastica medioevale, si può passare all'affermazione del vero sapere cristiano.
Più o meno nello stesso periodo, Erasmo da Rotterdam scrive il suo Elogio della pazzia, nel quale la follia positiva pare l'unica strada per raggiungere la celeste contemplazione. Il pittore della cabbalistica cristiana è Durer, soprattutto nella Melencolia I (dove la figura melanconica è un angelo capace di arte e scienza, che tiene a freno, ai suoi piedi, il cane degli istinti) e nel San Gerolamo nel suo studio (con il santo capace di raggiungere lo stato angelico). Ma nel 1492 gli ebrei vengono cacciati dalla Spagna e l'unificazione religiosa dei cabbalisti diviene provocatoria.
A breve la Riforma protestante avrebbe subito una doppia repressione: quella della Controriforma e quella della restaurazione dove la Riforma era avvenuta.
I cabbalisti sono i principali capri espiatori, soprattutto Agrippa, accusato di essere un Arcimago nero.
In Inghilterra, patria dello scisma di Enrico VIII (aiutato nelle argomentazioni per il suo divorzio proprio dal Giorgi), Elisabetta la Grande vorrebbe proteggere i cabbalisti come John Dee (filosofo e matematico) e Edmund Spenser (poeta), ma la reazione matura con Giacomo I, e la lotta contro Dee e Spenser sarà assai violenta.
Bruno e Campanella (l'autore de La città del sole) conosceranno analoghe repressioni: il primo finirà al rogo, il secondo si salverà al prezzo di torture e prigionia. Ma le idee si diffondono ugualmente, con la Christian Rosenkreutz, ovvero il rosacrocianesimo in Germania, anch'esso perseguitato e disperso; con Marlowe e Shakespeare, poi con Bacone e la nuova scienza, da Cartesio a Galilei.
La vena profonda della filosofia rinascimentale arriverà fino a Milton e alla rivoluzione inglese. Ma è a questo punto che la magìa bianca cederà il passo alla scienza e all'avvento di tempi nuovi...
lunedì, febbraio 22, 2016
Albert Woodfox e gli Angola Three
Per quasi 44 anni Albert Woodfox ha vissuto in una cella di due metri per tre, senza incontrare nessuno a parte il secondino di turno, con a disposizione solo un piccolo televisore per capire cosa succedeva nel mondo.
Woodfox aveva 26 anni quando entrò nella cella del «solitary confinement» per rapina.
Poi l'accusa di aver ucciso di un agente, trovato morto in un dormitorio un giorno di aprile del 1972, insieme ad altri due compagni .
Ad accusarli, tutti e tre appartenenti al gruppo dei Black Panthers solo testimonianze di altri prigionieri.
Da allora ogni 90 giorni, Woodfox si è visto rinnovato l’ordine di isolamento. Un’ora d’aria al giorno, con mani e piedi incatenati.
Il Procuratore Generale della Louisiana James Caldwell lo definì «l’uomo più pericoloso della Terra».
Per anni vari Giudici federali hanno riscritto la storia degli «Angola Three», cancellando le vecchie sentenze, riconoscendo la probabile innocenza di Woodfox ma le autorità della Louisiana ne hanno sempre impedito la scarcerazione.
Nessuno ha mai vissuto così tanto in isolamento.
Woodfox è uscito il giorno del suo compleanno, ha festeggiato con il Black Panther Party a New Orleans. Con lui Robert King, un altro degli Angola Three, che ha visto annullare la sentenza nel 2001. Il terzo, Herman Wallace è morto nel 2013.
Quando il cancro lo stava ormai uccidendo un giudice l’ha fatto uscire di prigione ma poche ore dopo il rilascio, lo Stato della Louisiana ha chiesto un nuovo arresto. Ma il giorno dopo, poco priam di essere riportato in cella è morto.
Da uomo libero.
domenica, febbraio 21, 2016
MODS!
Partita alla grande l'AVVENTURA di MODS! a Genova.
Locale gremito e sold out, grande inizio...tante date in arrivo !
MODS!
Spettacolo teatral/musicale che porta all'interno della storia dettagliata, curiosa, inimitabile e spesso sconosciuta del movimento MOD. Antonio Bacciocchi, musicista e scrittore, massimo conoscitore dell'argomento NE PARLA, Alex Loggia, musicista, produttore, compositore, chitarrista degli Statuto, NE SUONA e NE CANTA ripercorrendone con la sua chitarra acustica tutta la storia sonora.
La pagina Facebook:
https://www.facebook.com/MODS-1698944940392303/
Venerdì 4 marzo: Camino al Tagliamento (UDINE) "Bugnins"
https://www.facebook.com/events/440681266129681/
Giovedì 31 marzo : MILANO "Ligera"
Giovedì 7 aprile: San Nicolò (PIACENZA) "Melville"
Domenica 15 maggio: Giulianova (TERAMO) "Dockyard"
Venerdì 24 giugno: Poggibonsi (SIENA) "Festival Teatrale"
sabato, febbraio 20, 2016
L'Idroscalo di Milano
L'Idroscalo, il "Central Park" di Milano ha sfiorato e continua a rischiare la chiusura. Mancanza di fondi e mala gestione, stupida burocrazia.
Apparteneva alla Provincia ma non risulta trasferito alla Città metropolitana. La Regione non se ne vuole occupare, il neonato ente sovraacomunale ha un budget misero.
Senza soldi l’Idroscalo si sta degradando.
L’area di un milione e seicentomila metri quadrati ha conquistato sempre più pubblico (oltre un milione di presenze all’anno) grazie ad una varietà di attività sportive, servizi e opportunità di svago da soddisfare tutti i gusti.
Mantenere l’Idroscalo costa relativamente poco, circa 2,4 milioni all’anno, in buona parte coperto dalle entrate per le concessioni private, soldi che servono per la manutenzione edilizia, idraulica, elettrica, del verde (5 mila piante in 800 mila metri quadrati di verde),pulizia, sicurezza in acqua e a terra.
Ma nel corso del 2015 il budget è stato di 738 mila euro e il degrado incomincia ad affiorare ovunque senza che si prospettino soluzioni in vista anche perchè non esistono progetti coordinati tra i vari soggetti istituzionali.
venerdì, febbraio 19, 2016
Vinyl di Scorsese e Jagger
Nata da un'idea di Martin Scorsese e Mick Jagger, VINYL è una nuova serie della HBO, di cui è stata trasmessa la prima puntata di due ore su Sky AtlanticHD, originariamente concepita come un film di tre ore sui 70's visti attraverso la musica e le vicende torbide di un produttore discografico.
Ovviamente ben confezionato e diretto in maniera magistrale dallo stesso Scorsese (grande appassionato di rock) Vinyl è un buon prodotto, con musica eccellente (ci mancherebbe) ma piuttosto approssimativo, puerile e plateale nell'esagerare a tutti i costi in scene piene di sangue, droghe, sesso, violenza, un brutale omicidio incluso.
Appaiono anche le bands ma i sosia di New York Dolls o Led Zeppelin sono caricature che fanno sorridere.
Ancora una volta il cinema non riesce a restituire minimamente quello che è il mondo del rock n roll.
Il protagonista, Bobby Cannavale, è eccellente e perfetto nel ruolo del produttore strafatto e anche il cast è ottimo, buoni attori e credibili.
Lascia perplessi la sequela di (spesso inverosimili) situazioni che accadono nella prima puntata, inclusa il ridicolissimo crollo del locale in cui si esibiscono i New York Dolls e da cui il protagonista esce pressochè illeso.
Una inutile americanata.
Lo streaming con sottotitoli è reperibile qui (non so quanto legalmente e con quanta sicurezza per il vostro computer):
http://www.darkstream.tv/vinyl-serie-tv-streaming/
giovedì, febbraio 18, 2016
Riccardo Cocciante - Mu
GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, Donatella Rettore e il suo "Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide", Alex Britti e "It.Pop", le colonne sonore di Nico Fidenco , il primo album solista dell'e Monkees, Davy Jones, Mike McGear (fratello di Paul McCartney), Joe Perrino, il ritorno di Gino Santercole, l'album del 1969 di Johnny Hallyday con gli Small Faces, la svolta pop della PFM, gli esordi degli Earth Wind and Fire e quelli degli UFO, e l'ultimo di Jovanotti, uno dei primi lavori di Bruno Lauzi, l'album prog del 1972 dei Dik Dik, Riccardo Fogli e la sua opera prog rock del 1979 "Matteo", del nuovo di Massimo Ranieri "Malìa", la dimenticata opera rock dei Giganti "Terra in bocca", oggi arriviamo all'esordio di RICCARDO COCCIANTE del 1972 con l'opera prog rock "Mu".
Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili
Difficile immaginare Riccardo Cocciante alle prese con qualsivoglia affinità alla musica ROCK. Eppure il suo esordio del 1972 è una sorprendente e ancora valida (seppur nei suoni e nell'approccio decisamente datati) opera rock dalle sonorità tipicamente prog con accenni anche a certo psych rock di fine 60's.
Al suo fianco tra i tanti anche Joel Vandroogenbroeck, tastierista, flautista e sitarista, leader dei Brainticket, il tastierista Paolo Rustichelli e il jazzista Maurizio Giammarco.
Il tema di fondo dell'opera è basato sul mitico continente scomparso Mu, pretesto per addentrarsi anche in riferimenti filosofici/religiosi.
Non mancano ovviamente quelle particolarità che caratterizzeranno la fortunata carriera successiva, ovvero pop mieloso e melodico ma il risultato finale è dignitoso e interessante.
Da sottolineare la copertina, curatissima come spesso accadeva in epoca prog, con quattro pagine traforate con vari disegni che formano il volto di Cocciante.
mercoledì, febbraio 17, 2016
Saigon Malaguti
Proseguiamo il nostro viaggio informale tra un po' di scooter d'epoca.
I precedenti: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Scooter
Prodotto nel 1966 dalla Malaguti (unico scooter realizzato dalla casa bolognese) fu destinato, per il 70% delle vendite, al mercato Vietnamita (da qui il nome di Saigon).
Una buona linea molto vicina a quella della Lambretta, 50 cc, ma che ebbe scarsi diffusione e successo in Italia (nonostante un buon prezzo, 107.000 lire nel 1968).
Uscì di produzione nel 1968 ed è scomparsa dalla memoria.
martedì, febbraio 16, 2016
Il futuro e i robot
Entro il 2045 i robot potranno sostituire l'uomo nella maggior parte delle attività lavorative, portando la disoccupazione sopra la soglia del 50%.
Quali le conseguenze sull'economia globale? Potremo reinventarci l'uso del tempo libero?
Il World Economic Forum di Davos ha previsto la perdita di 5 milioni di posti di lavoro nei prossimi quattro anni per colpa dell'automazione.
Se le macchine faranno il nostro lavoro avremo più tempo libero per fare ciò che ci piace.
Ma rimane da capire se avremo la possibilità di farlo in assenza o riduzione del lavoro.
Filippo Cavallo, esperto di robotica sociale della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa vede nei robot un'opportunità di cooperazione e non una minaccia per l'occupazione.
Nei prossimi 30 anni le macchine non saranno in grado di sostituire completamente l'attività dell'uomo, ma la loro presenza al nostro fianco ci libererà dalle attività più manuali e ripetitive, permettendoci di rendere più 'umano' il nostro lavoro.
lunedì, febbraio 15, 2016
Rock e hip hop in Siria
Nel delirio siriano qualcosa ancora di normale vive ed esiste.
Con sforzi e rischi inconcepibili
Vari comitati di auto-organizzazione hanno fondato agenzie di stampa indipendenti, stazioni radio, collettivi di fotografi e più di 60 giornali e riviste.
Da Kafranbel, per esempio, Radio Fresh trasmette notizie, discussioni e programmi mentre Enab Baladi (Grapes of My Country), è un giornale pubblicato da donne a Daraya, un sobborgo di Damasco, incentrando la lotta sulla resistenza civile disarmata.
"La strada non è un ascoltatore ignorante", scrive Hani al-Sawah, noto anche come rapper al-Sayyed Darwish.
"E 'in grado di distinguere il bene dal male".
Poco prima che Raqqa venisse invasa da Daesh si è tenuto il primo concerto hip hop in Siria.
C’era addirittura una minuscola scena heavy-metal con gruppi come gli Anarchadia, poi costretti a lasciare il paese.
Di un film su cosa voleva/vuole dire suonare metal ( o comunque rock) in Siria, di Monzer Dawish, METAL IS WAR si può vedere un trailer particolarmente interessante:
https://www.youtube.com/watch?v=0-JyWKMLI9M
Personaggi come il romanziere Khaled Kalifa, autore di due libri, tradotti e conosciuti anche all’estero, ha subito varie aggressioni dalla polizia del regime mentre musicisti e rapper come Rabi Ghazzy o Ibrahim Qashoush, che ha cantava Get Out, Bashar! sono stati meno fortunati e sono stati uccisi.
I Refugees of Rap è una crew siriano palestinese, fuggita a Parigi dopo aver ricevuto numerose minacce di morte e nel 2014 ha esordito con l’album “The age of silence” dove raccontano della vita sotto le bombe.
Abu Hajar un rapper dalla città costiera di Tartus, ha fondato gli Ahrar Tartus (il Popolo Libero di Tartus ora vive in Germania
Abu Hajar è stato imprigionato e torturato da marzo a maggio 2012.
"Non volevo lasciare la Siria, ma non volevo morire in prigione. Se fossi andato ancora in prigione sarei morto lì, lo so. Ho lasciato la Siria quando potevo perché ho avuto qualche soldo. Le persone che hanno lasciato il paese sono quelle finanziariamente in grado di fuggire"
Ora in Germania, Abu Hajar continua ad esibirsi.
"Siamo liberi di parlare. Possiamo trovare migliori attrezzature tecniche qui. E 'molto più facile registrare".
I Khebez Dawle dopo aver pubblicato in Libano il primo album hanno lasciato la Siria dopo l’uccisione del loro batterista.
Sono arrivati dalla Turchia all’isola di Lesbo ai primi di settembre su un gommone e per pagarsi il viaggio avevano venduto tutti i loro strumenti.
A PIEDI hanno raggiunto la Germania, riuscendo a suonare nei vari campi profughi, in Croazia e Vienna.
Si fermano al 2013 le notizie sulla Gene Band, gruppo prog rock di Damasco con numerose esperienze all’estero oltre che di una lunga serie di concerti in patria.
domenica, febbraio 14, 2016
Lo Stadio Flaminio
La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo
Lo stadio romano del Flaminio venne inaugurato il 19 marzo 1959, poco prima dei giochi olimpici, realizzato su disegno dell’architetto Antonio Nervi con il progetto strutturale di suo padre, Pier Luigi Nervi che in quegli anni firmava alcune fra le più ardite opere di ingegneria, come il grattacielo Pirelli di Milano.
Sorge sul vecchio stadio nazionale del 1911 progettato da Marcello Piacentini, e nel 1949 dopo la tragedia di Superga fu dedicato al grande Torino.
Fu concepito come impianto polivalente: sotto le gradinate ci sono palestre per la ginnastica, la lotta, i pesi, la scherma e il pugilato, addirittura una piscina per il nuoto.
L'Italia perde proprio al Flaminio la finale per il terzo e quarto posto dei Giochi Olimpici.
Successivamente viene utilizzato per le partite di CALCIO, in alternativa con l' Olimpico, di Roma e Lazio e per la Nazionale Under 21.
Ma al Flaminio si suona anche ROCK: U2, Duran Duran, Prince, David Bowie, Michael Jackson e Rolling Stones.
Poi arriva il RUGBY: l'Italia viene ammessa al Sei Nazioni.
Quando il pubblico si fa più numeroso il Comune di Roma stanzia 10 milioni per ristrutturare gli impianti ma i lavori non verranno mai completati perché il Comune stesso boccia il progetto di ampliamento da 24 mila a 40 mila posti a causa del valore architettonico dello stadio e di vincoli archeologici.
Il Sei Nazioni si trasferisce all’Olimpico, l'ultima partita al Flaminio si gioca il 12 marzo del 2011 con l’Italia vittoriosa contro la Francia 22 a 21.
Da lì in poi l'abbandono e il progressivo degrado tra rimpalli di responsabilità e staticità istituzionale.
Per rimetterlo in sesto ci vogliono 6 milioni di euro.
Il commissario di Roma Tronca ha provveduto a qualche pulizia di massima ma sono solo piccole opere che non risolvono il problema.
E tra rifiuti, infiltrazioni, vandalismi, furti, crepe e sfascio totale, Roma si candida ad ospitare le Olimpiadi 2024, lasciando morire uno dei suoi gioielli.
Forse conviene (a tanti) di più asfaltare di calcestruzzo altrove che recuperare ciò che già c'è....