martedì, aprile 30, 2013

Aprile 2013. Il meglio



Tra i primi nomi che potrebbero finire nella top 10 di fine anno Sweet Vandals, Mudhoney, Nicole Willis, Ocean Colour Scene, Nick Cave, Johnny Marr , Jimi Hendrix, Jesse Dee e Lilian Hak e tra gli italiani Statuto, Raphael Gualazzi, Lord Shani, Petrina, Zamboni/Baraldi, Cut/Julie’s Haircut, Valentina Gravili, Cesare Basile e Andrea Balducci, Electric Shields

ASCOLTATO
STATUTO - Un giorno di festa
Può sembrare improbabile ma gli Statuto, dopo 30 anni di attività e 11 album, oltre a compilation, live etc, realizzano il loro miglior album di sempre, condensando meglio di come mai avevano fatto tutto il loro preziosissimo bagaglio sonoro (ska, mod, soul, pop, rhtyhm and blues).
Brani perfetti, sound potente e pulito, arrangiamenti eleganti e raffinati.

MUDHONEY - Vanishing point
Grande ritorno dei Mudhoney con un album crudo, Stooges dipendente (in certi brani siamo al limite del plagio vedi “I don’t remember you”) ma tremendamente efficace.
Puro rock n roll, poco fuzz e tanta chitarra per brani davvero eccellenti (talvolta colorati da un Hammond devastante).

IGGY AND THE STOOGES - Ready to die
Affiancato da James Williamson, Iggy sforna un ottimo, elettrico, fresco e stimolante album solista con il nome storico della band di “Funhouse” e “Raw power”.
Infatti di Stooges c’è poco ma c’è del buon rock n roll, un paio di grandi ballate, qualche punk rock ben riuscito e il sax di Andy Mackaye che colora il tutto. A me l’album piace e si fa ascoltare con molto piacere.

SWEET VANDALS - After all
Da Madrid una fantastica band guidata dalla voce nerissima di Mayka Edjo, attiva dal 2005 e ora al quarto, eccellente, album.
Funk soul della qualità migliore, sulle tracce della “solita” Sharon Jones e del groove Dap King.
I 10 brani filano via suonati benissimo e con un feeling di rara grazia.

AL SUPERSONIC AND THE TEENAGERS - I’t’s alright
Da Granada un’altra band della scena mod soul spagnola, al secondo album, con un divertente, fresco, ballabile, gioioso soul sound sempre equilibrato e solare.
La voce ricorda spesso quella di Roland Gift dei Fine Young Cannibals, la band macina grandi brani, semplici ma bene arrangiati.
Eccellenti.

THUNDERBEATS - Thunderbeats
Gran bell’album del quartetto moscovita che ha fatto tutto con strumentazione e registratori di epoca rigorosamente 60’s.
Si respirano profumi di Pretty Things, Stones pre 66, garage punk americano, Animals, Outta Palce, Fuzztones, Chesterfield Kings.
L’esecuzione è graffiante e diretta, i brani belli.
Teen Sounds Records. In vinile.

ELECTRIC SHIELDS - Save our souls
Torna dai mid 80’s la band trentina con una album con i fiocchi, erede della miglior tradizione Prisoners/Prime Movers, dove si incontrano il beat degli Small Faces con il soul psichedelico del primo Hendrix e un tiro garage di sapore Texas punk.
“Save our sould” è eccellente e ruvido, con grandi songs, l’ospite Fay Hallam che lavora di Hammond nei primi tre brani e un groove di cui pochi sono capaci.

THE NEIGERS - “The Neigers” ep
Da Brescia uno splendido trio garage beat che scava nell?inghilterra più ruvida dei 60’s tra Kinks e Pretty Things con un occhio più attuale (Milkshakes e Libertines).
Davvero ottimi, cercateli
https://www.facebook.com/TheNeigers

VIBRAVOID - Il piacere dei sensi
Vengono da Dusseldorf, incidono per la nostra Go Down e si sono fermati al 1967, dalle parti di “Sgt Peppers” , “Their satanic...”, Tomorrow, primi Floyd.
Il tutto ben fatto e godibilissimo.

AAVV - Movements vol. 5
A cura della Tramp Records una compilation FENOMENALE di raro rhythma nd blues, soul, funk, northern e tutte le delizie che potete immaginare in questo ambito.
19 brani tra cui spiccano i nomi di Lee Fields, Lonnie Lester, Bobby Allen.
Travolgente.

MASSIMO ZAMBONI - ANGELA BARALDI - Un’infinita compressione precede lo scoppio
L’austero e severo nuovo album conferma la somma del valore dell’ex CCCP e della Baraldi e confeziona un prezioso e riuscito lavoro che vive delle grandi capacità interpretative di Angela e dell’inconfondibile “suono” di Zamboni che spesso e volentieri richiama palesemente il gruppo d’origine.
Ma la forza del progetto sta nell’originalità della proposta che assimila canzone d’autore, punk, aggressività, malinconia, romanticismo in una miscela che ne fa uno dei migliori album italiani del 2013.

PETRINA -Petrina
Il genio versatile di Petrina si riconferma nel secondo stupendo album che ne fa una delle artiste più interessanti della scena itaiana, in virtù di una ricerca sonora che sa mischiare alla perfezione pop , avanguardia, retaggi classici, jazz, rock, impennate quasi zappiane, blues e tanto altro.
Nel nuovo album c’è addirittura un contributo di un suo fan eccellente, David Byrne ex “testa pensante” dei Talking Heads oltre ad uno spettro musicale che raccoglie con incredibile personalità e maturità un’infinità di influenze.

ASCOLTATO ANCHE:
SABRINA STARKE (ottimo funk soul, raffinatissimo ed elegante), MICK HARVEY (buon album dell’ex Bad Seeds con cover suggestive di Van Morrison, Orbison e Saints. Crepuscolare) MELVINS (un album di cover dai Venom ai Kinks, Bowie fino ad una tiratisisma versione di “Art school” dei Jam...particolare, direi....) JJ GREY & MOFRO (Dalla Florida un’ottima band di soul e rhythm and blues con parecchi anni e album sulle spalle. Southern soul che occhieggia al funk, al primo Joe Cocker, a Delaney and Bonnie, Sam&Dave e Rufus Thomas) THE SAINTS (Chris Bailey porta avanti il nome dei Saints, ormai lontanissimi dagli esordi garage punk e rock n roll. Gradevole, pur se a tratti noioso e stanco, folk rock che si esprime a suon di ballate intense e malinconiche, ben fatte ma risapute e indolori) MEAT PUPPETS (delude il nuovo dei Kirkwood. Moscio, risaputo, rari i vertici. Peccato) THE JIG (funk con secchiate di soul qua e là, non male) THE GROWLERS (un po’ Velvet, un po’ Pavement, un po’ fuzz, un po’ la solita roba), IL PARTO DELLE NUVOLE PESANTI (attivo dai primi anni 90, una decina di album alle spalle a base di un gustoso folk “moderno” che assimila talvolta echi di Capossela altre volte riuscite commistioni di rock, melodia e di elettronica). ORCHSTRAL MANOUVRES IN THE DARK (ancora in pista con il loro classico synth pop ancora dignitoso), BINGO TRAPPERS (un po’ di psichedelia barrettiana, Byrds e CSN&Y. Piacevoli), TERA MELOS (sonici e un po’ 60’s, molto Dinosaur Jr), STEVE EARLE (country rock classicissimo). HAR MAR SUPERSTAR (bizzarro personaggio americano che si destreggia tra atmosfere soul, pop e rhythm and blues scimmiottandone il sound. Piacevole e curioso). GUY DAVIS & FABRIZIO POGGI (ottimo album di blues rurale, minimale, profondissimo. Consigliato) KADAVAR (trio fortemente Led Zep oriented, un po’ di stoner e varie dai 70’s), GUARDS (da Brooklyn pop wave indolore), UNCLE ACID & THE DEADBEATS (un po’ stoner, un po’ psichedelia, un po ‘shoegaze, non male)

LETTO
“Woody, Cisco and me” - Jim Longhi
Un libro a dir poco stupendo. Una storia dai tratti che riportano al Jack London più avventuroso (ma ne è esistito uno poco avventuroso ?) e che coinvolge l’immenso Woody Guthrie, talento artistico e musicale ma anche persona divertentissima, geniale, sarcastica e Cisco Houston, altra grande penna del folk americano, impegnati nella seconda guerra mondiale, nello sbarco in Sicilia, affondati due volte dai nazisti, vivi dopo mille difficoltà e avventure. E in mezzo musica, testi, solidarietà, ribellione, socialità.
Un libro affascinante che non vorresti mai che finisse. E’ raro accada.

“Radio Libertà” - Michele Anelli
Un ottimo lavoro quello di Anelli che parte dai preziosi resoconti dell’attività d iRadio Libertà, radio clandestina partigiana del biellese durante l’occupazione nazista e si sviluppa attraverso la storia delle radio “resistenti” (Radio Popolare, Radio Alice, Radio Aut etc) intersecando storie di musica antagonista (Clash, Billy Bragg) e personale (Anelli è l’anima dei Groovers).
Lettura agile, veloce e interessante.

COSE & SUONI
www.lilithandthesinnersaints.com
Mie recensioni quotidiane su www.radiocoop.it

Rock n Goal



Dopo la brillante apparizione a "Circo Massimo" a Rai Radio 2 (not forgettin "Novanta Minuti" da Varriale su Rai Sport) il dinamic duo Bacciocchi & Galletti sarà di scena stasera a SKY SPORT 1 alle 23,30 nella trasmissione "“Speciale Calciomercato” condotta da Alessandro Bonan.

In mattinata alle 11.10 Teo Teocoli chiamerà invece il Boss del blog per una breve intervistina da RadioMontecarlo.

Il tutto per parlare del successo del momento, della settimana, dell'anno: ROCK N GOAL !

lunedì, aprile 29, 2013

Statuto - Un giorno di festa



Domani 30 aprile esce il nuovo album degli Statuto "Un giorno di festa" che, grazie ad Oskar e Naska, questo blog ha avuto l'opportunità di ascoltare con un po' di anticipo. Un album ECCELLENTE che vi consiglio di acquistare, SOPRATTUTTO già da DOMANI, per permettere agli Statuto di entrare nella classifica dei primi 100 ed attirare maggiore attenzione nei confronti del disco (in mancanza di investimenti promozionali)

STATUTO - Un giorno di festa

Ogni uscita discografica degli Statuto è un giorno di festa.
Tanto più se si festeggia il trentennale di una carriera brillante, ricca di successi e soddisfazioni, sapendo che, come sancisce il brano di chiusura dell’album, “Il meglio arriverà”.
L’occasione ci consegna quello che può essere tranquillamente considerato come il miglior album della loro produzione (dopo 11 uscite sulla lunga distanza, vari EP, compilation, live etc).

Dove in precedenza si distinguevano nettamente gli stili che da sempre caratterizzano il suono degli Statuto (ska, beat, soul, northern soul, pop, brit pop, rhythm and blues), in “Un giorno di festa” si mischiano sapientemente e felicemente in un unico sound in cui ogni influenza converge, diluita in dosi mai debordanti rispetto ad un’altra.
L’introduttiva title track evidenzia il taglio brit pop, duro, secco e serrato ma l’arrangiamento dei fiati è tipicamente soul quanto l’irresistibile ritornello affonda le radici nel miglior pop.
“Invisibile” parte con un esplicito omaggio ai primi Style Council per poi espandersi in un brano fresco e solare dove northern soul e soul pop si avvinghiano in un abbraccio che sfiora la perfezione (e dove è da annotare il lavoro magistrale svolto da Ennio Piovesani al basso).
Dedicato all’ex produttore della band, ora assurto a grande popolarità televisiva, Rudy Zerbi, il travolgente rocksteady ska “Rudy playboy” che si avvale di un eccellente lavoro ai fiati e di un arrangiamento vocale di gran classe e raffinatezza.
Il ritorno alla chitarra di Alex Loggia ha ridato maggior energia e irruenza ai brani influenzando soprattuto il taglio compositivo, come emerge dal soul rock “Pedalando elegante” dedicato al mod più famoso al mondo, il campione ciclistico Bradley Wiggins.
Ancora ritmi in levare in “Intercity firm” brano che non dimentica il mondo degli ultras e del calcio, tema da sempre caro e presente nelle liriche del gruppo.
Irrompe un altro brano dalla ritmica serrata: “Colpevole di essere giovane” analizza uno dei tanti mali dell’Italia vecchia e conservatrice dei nostri giorni.
“Madrid” mischia scale arabe e spagnoleggianti con atmosfere ska su cui si innesta uno splendido lavoro dei fiati e l’impareggiabile e sempre metronomica ritmica di Giovanni Naska Deidda, spina dorsale del gruppo ininterrottamente dagli esordi ad oggi.
Se cerchiamo in qualsiasi album degli Oasis è facile trovare un brano come “Io non ho la mia età”, mutuato a sua volta dalle migliori prove di Paul McCartney (con Beatles e senza) con la struttura portante scandita dal pianoforte e con la voce di Oskar Giammarinaro che migliora di album in album, la chitarra solista di Alex che riempie alla perfezione e un gusto melodico che riporta alla miglior canzone d’autore italiana.
“Il capitano” è un omaggio alla storica bandiera del Torino Calcio Giorgio Ferrini ed è forse il brano più classicamente Statuto con accenni reggae e un incedere che richiama i Police.
Il momento forse più riuscito è “La mia città” dalla ritmica classicamente soul Tamla Motown, dalla linea melodica matura ed elegante, ennesimo amaro omaggio alla loro amata/odiata Torino.

Ci si avvia alla fine dell’album ma le sorprese non sono finite. “Non sperarci” è una canzone scritta nel 1985 (e uscita in una versione jazzata nel 1987 come lato B del secondo singolo “Ghetto”) e qui ripresa in una versione quasi sinfonica (archi arrangiati da Ezio Bosso, autore, tra le tante cose, della colonna sonora di “Io non ho paura” di Salavatores) e caratterizzata da un riuscito duetto tra Oskar e Alessandra Contini de Il Genio. Pura poesia.
Miglior finale non ci poteva essere con la già citata (e ironicamente polemica nel suo bilancio di 30 anni di carriera), travolgente, “Il meglio arriverà”, classico brano ska dal ritornello che si incolla immediatamente in testa.

Come anticipato “Un giorno di festa” è il miglior album degli Statuto.
Ne conferma, ma sorprendentemente (dopo 30 anni), ne esalta la classe, la maturità compositiva, grazie anche ad un suono poderoso, presente e potente quanto, allo stesso tempo, chiaro e pulito.
Gli arrangiamenti sono sempre di qualità eccelsa, le peculiarità strumentali e vocali della band non hanno mai reso così bene, l’album è equilibrato (anche i 40 minuti di durata sono la giusta dose per apprezzare tutto e invogliare immediatamente al riascolto), la qualità dei singoli brani sempre altissima.
Un album che non passerà inosservato.

domenica, aprile 28, 2013

La storia dei NOT MOVING - Secondo semestre 1986



Nelle foto: in tour con il furgone, foto promo scartata, vari scatti dal vivo, gli ultimi due a Nusco (AV).

“Sinnermen”, nonostante la nostra insoddisfazione per il risultato finale (rimixato malamente e con copertina anonima totalmente diversa da quella scelta da noi.La versione “ufficiale” vedrà la luce solo nel 2009 per la GoodFellas per mano, ironicamente di quello stesso Simone Fringuelli che al tempo fu responsabile del misfatto), trova un ampio consenso di critica e anche di pubblico, riuscendo a piazzare parecchie copie in vendita, anche se, come sempre, non sapremo mai quante copie effettivamente siano state stampate e vendute (ovvero non abbiamo mai visto un soldo).

La serie di concerti prosegue in tutta Italia riempiendo locali e spazi all’aperto dal solito nostro “Pluto” a Piacenza, a Cremona a Porta Mosa (dove finiamo sotto un diluvio, imperterriti bagnati da capo a piedi incuranti, nonostante i fonici ci urlino di tutto, del pericolo di rimanere fulminati...), Treviso (con gli Scary Melodies ad aprire), Pisa al Giardino Scotto, alla Festa dell’Unità di Certaldo (FI) davanti a più di mille persone impazzite, a Padova in Piazza Mazzini (finito il concerto ce ne andiamo a Venezia a girare e a bere tutta notte), a Verona (con Underground Life e DHG).
Il 1° agosto siamo a Nusco (Avellino), con Violet Eves e Paranoja, ancora ferita dal terremoto di qualche anno prima, a suonare davanti alla case di Ciriaco De Mita (a cui Lilith non risparmia qualche battuta pubblica) poi a Diano Marina (Imperia) in piazza con i quasi esordienti Ritmo Tribale.
Torniamo al sud in ottobre, al “Ramblas” di Taranto (dove troviamo gente ad attenderci nel pomeriggio per foto e autografi ! E dove all’inizio del concerto si rompe la macchina del fumo/ghiaccio secco che in pochi minuti inonda il locale e rende l’atmosfera claustrofobica: non si vede nulla, noi suoniamo, la gente urla, qualcuno ha paura, noi anche..una finestra provvidenzialmente aperta risolve in breve la situazione) e in piazza ad Acireale (Catania).
Siamo di casa al “Pluto” di Piacenza (dove ogni tanto improvvisiamo anche brevi concerti alla fine di quell idegl ialtri, vedi in dicembre dopo gli Effervescent Elephants).
I gestori decidono di realizzare una compilation a cui accettiamo di partecipare con una versione di “You gotta move” di Fred McDowell, ripresa anche dagli Stones su “Sticky fingers”.
La registriamo nel mio studio Audiar in cui lavoro, da poco, a tempo pieno.
Ma ci beviamo su un po’ troppo e il risultato finale non è dei migliori.
Decidiamo così di partecipare sotto falso nome, Mad Strippers.

I rapporti con la Spittle non sono dei migliori ma il lavoro promozionale svolto e il riscontro che di conseguenza sta avendo l’attività live ci induce a continuare a lavorare con loro, perlomeno per un ulteriore passo discografico che è già in cantiere e che vuole cogliere l’urgenza dei nuovi brani che si affollano in repertorio.
Sui nostri giradischi girano da un po’ i vinili in arrivo dall’Australia di Hoodoo Gurus, Lime Spiders, Celibate Rifles che coniugano così bene il suono chitarristico e duro di certo punk con le melodie 60s’ a cui siamo così affezionati. E i nuovi brani si indirizzano proprio in quella direzione.

sabato, aprile 27, 2013

Get Back - Dischi da riscoprire



RICHIE HAVENS - Richard P. Havens, 1983
Recentemente scomparso, Richie Havens è sempre restato indissolubilmente legato alla famosa esibizione di Woodstock.
Ma la sua discografia contiene motivi di grande interesse, pur non avendo mai lasciato capolavori.
Questo doppio concept del 1969 merita però grande attenzione, nonostante un’eccesso di materiale (17 brani) e un filo conduttore un po’ vago che si perde nelle numerose cover inserite.
Tra le quali spiccano ben quattro brani dei Beatles come una bellissima versione di “Strawberry fields forever” , una discreta di “Lady Madonna”, una riuscita in chiave folk blues di “She’s leaving home” e una carina di “With a little help of my friends” oltre ad omaggi a Dylan, Leonard Cohen, Donovan.
Il tono generale è all’insegna di un cupo folk blues con rare escursioni rock, un raga blues con tanto di sitar ("Putting out the Vibration and Hoping It Comes Home").
Album datato ma ancora pieno di interessanti indicazioni e suoni dimenticati.

MANDRILL - Composite truth
Da New York, band multietnica attiva dalla fine dei 60’s e con i principali successi arrivati nei primi 70’s grazie ad una miscela estremamente varia di latin soul, funk, salsa (che nei primi anni li avvicinava al sound che Santana incominciava a portare in classifica).
“Composite truth” del 1973 è forse il loro album più maturo, completo e personale dove le influenze di cui sopra si condensano meglio.
Ideale colonna sonora per un film Blaxploitation d’epoca (non a caso loro brani sono nelle colonne sonore di “Warriors - Guerrieri della notte” e “The Greatest” dedicato a Muhammad Alì.

LONNIE HOLLEY - Just before music
Artista eclettico e sperimentale (lavora con materiale riciclato con cui caratterizza i suoi dipinti e le sue sculture) si è cimentato nel 2012 con la musica, con un sorprendente, quanto particolare e “difficile” album in cui, accompagnato da una tastiera e pochi loop elettronici si cimenta in brani ipnotici, recitati, cupi, in cui convergono radici di deep blues (da Robert Johnson a Junior Kimbrough), un certo mood caro all’ultimo Gil Scott Heron fino alla visione artistica che fu cara a Sun Ra, il tutto improvvisato e con un fascino sicuramente unico.

venerdì, aprile 26, 2013

Domenica a Radio Rai 2



DOMENICA DALLE 14.45 su RADIO RAI 2

La guida sicura di Massimo De Luca, le battute al vetriolo di Aldo Agroppi , le anticipazioni del calcio mercato, gli scoop da spogliatoio con le irruzioni de "L'Indiscreto di Radio2", impegnato, con le sue breaking News, a scovare e svelare agli ascoltatori i "dietro le quinte" del mondo del pallone.

Domenica 28 aprile ospiti di Circo Massimo l'attore Antonello Fassari dagli studi di via Asiago a Roma e Antonio Bacciocchi e Alberto Galletti dagli studi di Milano.

La nascita del ROCK n ROLL in Italia: i Due Corsari



Prosegue il viaggio agli albori del ROCK N ROLL in Italia, parlando oggi del duo I DUE CORSARI ovvero Gaber e Jannacci alla fine dei 50's.

Già membri del gruppo di Adriano Celentano nel 1957 i giovanissimi Enzo Jannacci e Giorgio Gaber decidono l’anno dopo di unirsi nel duo I DUE CORSARI suonando e cantando brani di chiara ispirazione rock n roll e caratterizzati da testi a sfondo ironico al limite con il demenziale (caratteristica diffusa nella prima ondata rock italiana e che da sempre è stata presente nella musica nostrana dal beat alla “new wave”).

Incidono 6 45 giri e un EP per la Ricordi dal 1959 al 1960 (tra cui “Una fetta di limone”, “Tintarella di luna” e “Teddy girl”) dopo di che il duo si scioglie ed entrambi intraprendono fortunate e ben note carriere soliste (nonostante le collaborazioni proseguiranno negli anni).
Nel 1972 i 45 verranno per la prima volta raccolti in un album mentre nel 1983 si riproporrano per breve tempo con lo pseudonimo Ja-Ga Brothers, scimmiottando i Blues Brothers (soprattutto nel look) e incidendo un mini LP con quattro brani del repertorio dei Due Corsari.

Discografia

45 giri
1959: 24 ore/Ehi! Stella (Dischi Ricordi, SRL 10.034)
1959: Birra/Perché non con me (Dischi Ricordi, SRL 10.055)
1959: Corsari scozzesi/Una fiaba (Dischi Ricordi, SRL 10.069)
1959: Tintarella di luna/Zitto prego (Dischi Ricordi, SRL 10.093)
1960: Teddy girl/Dormi piccino (Dischi Ricordi, SRL 10.110)
1960: Una fetta di limone/Il cane e la stella (Dischi Ricordi, SRL 10.135)

Flexy disc
20 agosto 1960: Non occupatemi il telefono (The Red Record; allegato alla rivista Il Musichiere, n° 86)
12 novembre 1960 1960: Comme facette mammeta (The Red Record; allegato alla rivista Il Musichiere, n° 98)

EP 1959: I Due Corsari (Dischi Ricordi, ERL 158)
1960: Umberto Bindi, Giorgio Gaber, Gino Paoli e I Due Corsari (Dischi Ricordi, ERL 170)

33 giri
1972: Giorgio Gaber e Enzo Jannacci (Family, SFR-RI 629; comprende tutti i brani dei Due Corsari usciti su 45 giri, tranne i due flexy disc)
1983: Ja-Ga Brothers (CGD)

giovedì, aprile 25, 2013

25 aprile 2013 - Ferdinando Valletti



Ogni anno questo blog FESTEGGIA il 25 APRILE.
Quest'anno ALBERTO GALLETTI ci regala una preziosa, interessantissima e stupenda testimonianza di LOTTA legata al CALCIO.

Ho trovato questa storia mentre scartabellavo sul web in cerca di materiale pallonaro sui mezzi di informazione britannici.
Come sapete sono allergico alla politica, a tutte le sue fottutissime imposizioni e naturalmente anche alla tirannide.
La dedico a voi càsula nella ricorrenza del 25 aprile.


Ferdinando Valletti nacque a Verona il 5 aprile 1921. Giocò per l’ Hellas Verona e il Seregno in Serie B prima di essere acquistato dal Milan con cui giocò nelle stagioni 1942/43 e 1943/44.
Centrocampista difensivo, giocò coi rossoneri insieme al grande Meazza, dati i tempi, lo stipendio del Milan non bastava , trovò così impiego all’Alfa Romeo come operaio.
Venne arrestato e deportato per aver aderito allo sciopero del marzo 1944, prima a Mauthausen e poi a Gusen, dove finì nella famigerata ‘squadra del cemento’ uno spietato reparto di lavori forzati per costruzioni di gallerie in cui si moriva di stenti A causa delle condizioni disumane e gli immani carichi di lavoro, aveva solo 22 anni e sparì da Milano lasciando la moglie in attesa di un figlio che non immaginava nemmeno l’esistenza dei lager e non sapeva dove fosse finito.

La sua dimestichezza col pallone venne notata nel campo di concentramento e una guardia gli chiese un giorno se sapesse giocare a foot-ball, ‘si’ - rispose Valletti-, ‘sono un giocatore del Milan’. La guardia per niente commossa gli concesse un provino, ‘se ci accorgiamo che hai mentito ti fuciliamo sul posto’ fu la risposta.
Valletti sostenne il provino, quasi privo di forze date le condizione disumane in cui viveva all’interno del campo, ma riuscì a convincere gli osservatori con una prestazione di grande sacrificio e venne così inserito in una squadra formata da guardie delle SS di stanza nel campo del lager.
Grazie a questa nuova posizione ottenne un posto di lavoro nelle cucine e soprattutto accesso al cibo e un occhio di riguardo da parte delle autorità.

Fece tutto ciò che fu nelle sue possibilità per aiutare altri prigionieri, procurando loro cibo di nascosto, salvò molte vite umane, tra cui quella del pittore Aldo Carpi che lo citò nel suo tristissimo ‘Diario di Gusen’.

Venne liberato il 5 maggio 1945 dalle truppe alleate e fece ritorno a Milano, nonostante la condizione di ‘privilegio’ pesava 35 chili, il suo peso forma al Milan era di 70kg, ritrovò la moglie e una figlia di dieci mesi.
Smise di giocare e tornò all’Alfa Romeo dove divenne dirigente e rimase fino al ritiro e alla pensione nel 1978. Fu insignito dell’ Ambrogino d’oro nel 1976 e della Stella al Merito del Lavoro nel 1979.
Morì nel 2007 a 86 anni, malato di Alzahimer.

NELLE FOTO: Una formazione del Milan nel periodo bellico, F.Valletti è il quarto in piedi da destra, il terzo accosciato da sinistra è Meazza

F. Valletti (con la valigetta in mano) fotografato nell’immediato dopoguerra col capitano del Milan Giuseppe Antonini, il primo in piedi a sinistra è il grande Gunnar Nordahl

mercoledì, aprile 24, 2013

John Stephen



Nelle foto John Stephen con Mary Quant e davanti ad un suo negozio, Mick Avory dei Kinks in una foto promo dei suoi abiti e un annuncio pubblicitario.

John Stephen, definito "Il re di Carnaby Street" nei 60’s fu uno dei creatori di moda più in voga all’epoca con i suoi vestiti indossati anche da membri dei Beatles, Who, Small Faces, Rolling Stones, Bee Gees, Kinks, all’insegna di una visione rivoluzionaria dell'estetica maschile.
Nato a Glasgow aprì il suo primo negozio al n° 5 di Carnaby Street nel 1957 quando l’Inghilterra, ancora ferita dalla seconda guerra mondiale, continuava a vivere in un clima di austerità anche estetico, con gli uomini che indossavano camice bianche, flanelle grigie, blazer e giacche sportive, riservando all’abito pochissima attenzione.
Mentre Carnaby era una grigia e dimenticata via secondaria con qualche tabaccheria e la sede della centrale elettrica londinese.
John la trasformò in pochi anni nel centro della scintillante Swinging London.
Colse il nuovo spirito MODERNISTA di molti ragazzi e ragazze che si volevano distinguere drasticamente dalla massa ed inseguivano un nuovo stile, pulito, originale, personale, privilegiando tagli all’epoca particolari e colori sgargianti e vivaci.
Lo colse osservando i giovani mods e modettes e i loro veloci ed originali cambiamenti di stile e riproducendolo a costi accessibili a tutti.
Scrive Nick Cohn "Ogni volta che passavi davanti ad un negozio di John Stephen c’era qualcosa di nuovo e stupendo e quand otcontavi i soldi che avevi in tasca ti accorgevi che potevi comprarlo”

Il suo negozio incominciò a creare abiti in questo stile introducendo, per la prima volta, un sottofondo di musica pop e beat all’interno dello shop.
La sua creatività esplosiva, che seguiva (e talvolta anticipava) quella dei giovani mods alla costante ricerca della novità, gli consentì, in breve tempo, di aprire 15 negozi nella sola Carnaby Street, oltre ad una serie di altri sparsi per Londra e successivamente in Usa, Roma, Oslo e Ischia.
Dichiarò “Carnaby è una mia invenzione, mi sento allo stesso modo in cui si sentiva Michelangelo di fronte alle sue statue”.

Fu il primo ad importare in Inghilterra i jeans Levi’s alla fine degli anni 50 (capo comunissimo poi tra i mods).
Nel 1964 viene premiato come “l’uomo meglio vestito”, cantanti di successo come Liberace e Petula Clark girano uno show TV nel suo negozio, nel 1967 star del cinema come Elizabeth Taylor e Marlene Dietrich sono sue clienti.

John Stephen fu il primo nell’ambito della moda a legarsi al calcio, promuovendo i suoi capi con pubblicità negli stadi (vedi alcuni banner apparsi addirittura durante i Mondiali del Messico del 1970).
Ha sempre ostentato uno stile molto glamour, girando costantemente in Rolls Royce (che si faceva spedire in USA quando era là per lavoro) e frequentando stabilmente i migliori locali notturni.
Vendette il marchio nel 1972 e si reinventò con quello di Francisco-M, conquistando di nuovo il mondo, fino al 2002 quando lasciò per motivi di salute.
Ci ha lasciati nel febbraio del 2004.

martedì, aprile 23, 2013

Addio a Piacenza



Abitualmente su questo blog cerco di scrivere di argomenti che possano essere condivisi, raramente di faccende personali.
L’eccezione odierna in realtà può potenzialmente riguardare molta più gente di quanto apparentemente sembri.

In breve: ho deciso di rinunciare a suonare, presentare libri, partecipare (se non come spettatore) a qualsiasi iniziativa nella mia città, Piacenza.

Nessuno si strapperà i capelli, se ne accorgerà, se ne dispiacerà e niente cambierà , ovviamente, rispetto a prima.
Ma preserverà me stesso da costanti delusioni seguite ad aspettative (molto sobrie e modeste in realtà).
Purtroppo da parecchio tempo a questa parte le iniziative a cui ho partecipato si sono concluse miseramente in concerti annullati, sospesi, incasinati, presentazioni caotiche, situazioni controverse, mai chiare, sempre nebulose.
Il tutto all’insegna dell’approssimazione, disattenzione, superficialità.
Come se, avendo a che fare con un concittadino, tutto fosse permesso, “tanto è un paesano”.
Situazioni che si ripetono puntualmente sempre e solo nella mia città e di cui sono spesso vittime anche i referenti delle iniziative, costretti a subire problematiche di cui non sono direttamente responsabili.

A Piacenza ho dato tanto e ho avuto altrettanto ma sembra che il feeling sia finito e che il flebile equilibrio amore/odio propenda ora da una sola parte.
Peccato, me ne rammarico, ma c’è un mondo tutto intorno a cui potermi rivolgere con le mie mod-este proposte “artistiche” o meno.
Addio, Piaseinsa.

lunedì, aprile 22, 2013

Dati vendita riviste musicali italiane



Abbiamo, una settimana fa, parlato della crisi della storica rivista Il Mucchio Selvaggio.
Restiamo in tema riportando alcuni dati, non so quanto attendibili, ma che non dovrebbero essere troppo lontani dalla realtà, riportati recentemente dall’ex direttore del Mucchio, Max Stefani sul suo profilo Facebook.
Dati che testimoniano di una situazione gravissima e di quanto sia lecito aspettarci un andamento sempre più in calo relativamente alle vendite e conseguente scomparsa di alcune testate a carattere musicale. (testimoniato anche da ulteriori dati che arrivano dall’Inghilterra e che parlano di un notevole calo anche per testate storiche come Mojo o NME).
Lo stesso Stefani sottolinea come negli anni ’80 il Mucchio arrivasse a 30.000 copie, “Rockstar” a 80.000 e il “Ciao 2001” nei primi anni settanta arrivasse a 100.000 a settimana.

XL di Repubblica: tra le 25/50mila – a seconda della tiratura che varia da 60mila a 130mila.
Rolling Stone - 20mila
Ultimo Buscadero – 7mila
Suono – 4mila
Mucchio – 4mila
Rumore – 4mila
Jam – 3600
Blow Up - 3200
Rockerilla – 1500

In questi dati si inseriscono quelli relativi ai finanziamenti pubblici che solo alcune di queste riviste hanno ricevuto negli anni (nel 2011: JAM € 127.030,17, Il Mucchio € 145.412,69 Suono € 109.329,96 nel 2009: Chitarre € 277.769,62 , Jam € 221.749,45, Il Mucchio € 422.221,73, Suono € 221.604,41 )

domenica, aprile 21, 2013

La storia dei Not Moving - Primo semestre 1986



Nelle foto:
"Sinnermen", un promo, dal vivo a Napoli, in RAI dal vivo a "Un certo discorso", in studio con Guglielmi
.

La ritrovata visibilità grazie a “Black n wild” e una serie di concerti sempre più serrata e in luoghi strategici, il raggiunto status di “professionisti” e il sempre più veloce e radicale cambiamento della scena italiana, uscita dagli incerti primi passi pionieristici, imponevano scelte più meditate e meno impulsive.

I Litfiba erano usciti con “Desaparecido” e i Diaframma con “Siberia”, da Reggio Emilia i CCCP avevano appena squassato il panorama nazionale con il fulminante esordio “Affinità-divergenze”, i Sick Rose guidavano la sempre più rigogliosa scena garage 60’s oriented, dischi e gruppi di ogni genere e qualità si affacciavano sempre più numerosi.
Era ora della prima prova sulla lunga distanza, dopo quattro anni di concerti, 45, ep, problemi di ogni tipo.
La Spittle fa sul serio, c’è bisogno di un album su cui investiranno soldi ed energie e tocca ora a noi essere all’altezza.
Decidiamo, in un impulso egomaniaco di realizzare il nostro “Album bianco” o “London calling” in cui convergano tutte le influenze che caratterizzano il sound dei Not Moving, un manifesto sonoro del nostro mondo artistico.
Punk, blues, rock, beat, country, soul, psichedelia, dark, surf in 15 brani e 45 minuti.
Con il senno di poi il passo è leggermente più lungo della gamba e con una maggior morigeratezza e meno ansia di prestazione avremmo avuto un risultato migliore.
Ma andiamo con ordine.

Il 2 febbraio entriamo in studio a Roma, supportati dalla produzione di Federico Guglielmi, con 15 giorni a disposizione per portare a casa il nostro primo album già battezzato “Sinnermen”.
Alloggiati e totalmente spesati (particolare fantascientifico per noi) in un albergo/ristorante spagnolo (“El patio”..) sulla Casilina con vista Raccordo Anulare, due 25enni e tre 20enni si abbandoneranno, in funzione artistica ovviamente, alla miglior Dolce Vita immaginabile rendendo doveroso omaggio al titolo del disco.
La lista dei brani sfiora la ventina, ne sceglieremo 15, isolati dal (nostro) mondo e con l’unico scopo di suonare e registrare.
Non tutto scorre liscio.

Il nervosismo e l’ansia sono ricorrenti, non sempre siamo in sintonia con Guglielmi e i suoi suggerimenti (l’arroganza di noi Not Moving è leggendaria), l’unità di “Black n wild” subisce l’impatto con quella che sentiamo una “responsabilità”, una chiave concreta per l’immediato futuro “lavorativo”.
Nonostante ciò ne usciamo con un disco che ci soddisfa, che raggiunge l’obiettivo prefisso di rappresentare il nostro universo musicale.
C’è il blues (la misconosciuta, ai tempi, “Cocksucker blues” degli Stones e “Mr nothin blues”), il punk (la quasi hardcore X oriented “I know your feelings”), il garage (“Suicide temple”), il rockabilly surf (“My lovely loved”), il 60‘s beat (“You really got me babe”), i Gun Club (“Pray for your God”) il talking blues alla John Lee Hooker mood accelerato e massacrato (“Ice eyes baby”), il rock (“A wonderful night to die”), il dark sound (“In the batland” e “Land of nothing”), il rock n Cramps (“Lost bay” e “Catman”), l’hard soul (“A life long”), lo spiritual gospel morriconiano (“Sinnerman” di Nina Simone).
Intanto a Roma ne approfittiamo per alcune interviste a radio locali ma soprattutto per una lunga conduzione con Guglielmi in Rai nella trasmissione “Stereodrome”, passando parecchi nostri brani e con un concerto di mezzora in diretta a Rai3 nel programma “Un certo discorso” in una giornata in cui la capitale è sommersa da una mezza tempesta di neve !
La Spittle dal 24 al 28 marzo ci prenota la discoteca “Fantasy” a Montevarchi (AR) e per quattro giorni ci fa provare il set dell’imminente tour con fonico e tecnico luci e il 28 nel locale Teatro Masaccio (con un’altra band dell’etichetta, gli Aidons La Norvege che aprirà numerose altre nostre date) facciamo il concerto “numero zero”. Il giorno stesso esce “Sinnermen”.
E scoppia il casino.

Scopriamo che la copertina ma soprattutto il mixaggio sono stati cambiati, a nostra insaputa, inspiegabilmente e senza nessun motivo.
Un’operazione inutile che ha snaturato parte del nostro lavoro, facendo perdere alcuni particolari, aggiunte, arrangiamenti a cui avevamo lavorato a lungo.
La situazione si fa tesissima ma c’è un tour che ci attende, l’attenzione è molto alta sul gruppo, ci sentiamo ad un passo dal salto decisivo, il 4 aprile siamo attesi dalla prima a data a Roma e il 3 nella capitale c’è una conferenza stampa e una lunga serie di interviste in Rai e nelle principali radio.
C’è un febbrile scambio di telefonate (io sono a Rimini a co-organizzare il raduno Mod Nazionale) e alla fine “cediamo” e decidiamo di andare avanti.
Riempiamo il Teatro Espero a Roma, il Teatro Verdi a Pordenone, il Viridis di Milano, il QBo di Bologna, poca gente al Big Club di Torino e allo Slego di Rimini ma a Napoli al Diamond Dogs, a Pescara al Deliria e Bra(Cn) al Macabre , a Piacenza al Pluto, in un festival a Cremona, a Treviso e al Giardino Scotto a Pisa le cose vanno più che bene. Ovunque piovono interviste, quotidiani e riviste esaltano “Sinnermen”, i dischi vendono a valanga, suoniamo bene , duri ma precisi, ci concediamo raffinatezze, jam sessions, improvvisazioni.
Il 20 maggio siamo a RAI 3 all’”Orecchiocchio” con Party Kids, Out of Time e...Mal.
Spacchiamo.
Non si placano le tensioni con l’etichetta e anche tra di noi la pressione e la stanchezza creano non pochi problemi che talvolta risolviamo pacificamente e in maniera adulta e matura a schiaffi e a botte.
Ma si va avanti, il “successo” non arriva ma parecchia popolarità e abbastanza soldi si.

sabato, aprile 20, 2013

Record Store Day



Come ogni anno (da sette a questa parte) torna il RECORD STORE DAY giornata celebrata in tutto il mondo per sostenere i negozi di dischi indipendenti.

Il tutto corredato da migliaia di iniziative, concerti, incontri e di uscite discografiche ad hoc per l'occasione.

Proposito encomiabile e da appoggiare al 100% anche se sempre più fagocitato da major e interessi non proprio "indipendenti".

Anche LILITH AND THE SINNERSAINTS sono presenti per l'occasione con la ristampa di un singolo (in vinile e tiratura limitatissima) del 1993 (uscito originariamente solo in Grecia) con i brani "Bourballad" e "The story of Little Louise" (oltre a dun frammento inedito di una versione di "Areknames" di Battiato), apparsi sull'album d'esordio del 1992 di LILITH "Lady sings love songs".
Il tutto corredato da una foto di Maurizio Molgora filtrata in un' ottica Blue Note.

Il singolo è in vendita presso Audioglobe: http://www.audioglobe.it/disk.php?code=8016670104407

Da segnalare numerose altre uscite italiane, in particolare mi preme segnalare quella della PELUQUERIA HERNANDEZ anche loro con un 45 giri in vinile

venerdì, aprile 19, 2013

La nascita del ROCK n ROLL in Italia: Little Tony



Da sempre l’Elvis italiano per eccellenza Little Tony ha però tutti i numeri adatti per accampare diritti sul prestigioso titolo.
Già nel 1957 mastica musica in giro per l’Italia fino ad arrivare (lui romano, pur se di cittadinanza SanMarinese, in quanto figlio di genitori entrambi nativi della piccola Repubblica) a Milano dove viene notato dall’impresario inglese Jack Good che lo porta con i suoi fratelli in giro per la Gran Bretagna dove si fa le ossa con il nome di Little Tony and his Brothers, scopre e si innamora del rock n roll e incomincia a suonare una serie di classici come Lucille, Johnny b.good, Shake rattle and roll , incidere tre 45 nel 1958 (tra cui “Believe what you say”/Treat me nice”, il 45 “Foxy little mama/Too good , e l’ep “Rock n Roll” (entrambi del 1959).
Il successo arriva poco dopo il ritorno in Italia con il secondo posto a SanRemo con Celentano con “24 mila baci”, la partecipazione a vari musicarelli e “Il ragazzo con il ciuffo” del 1962.
Prosegue poi tra alti e bassi una carriera tutto sommato dignitosa sempre aggrappato all’immagine Elvisiana e rock n roll (pur se diluita all’italiana).

Significativo un estratto da una sua intervista
"Nessuno si prende la briga di ricordare la mia storia e pensare alle difficoltà che ho superato.
A 16 anni sono andato a Londra senza una lira e senza sapere una parola di inglese a misurarmi con gente come Cliff Richard.
Uno degli autori di Elvis scrisse per me 'Too Good', che arrivò nella top 20 inglese nel 1959.
Tornai in Italia senza una lira, con i jeans, il giubbotto di pelle da Teddy Boys alla Marlon Brando, gli occhiali da sole e volevo solo cantare in inglese.
A Milano avevamo firmato un contratto con la Durium: avevamo fame, dormivamo in una pensione da 300 lire a notte e mangiavamo in un'osteria a 150 lire. Mi dissero che se volevo cantare in inglese avrebbero stracciato il contratto.
Quelli della band (tra cui il fratello Enrico, chitarrista storico, tra l'altro delle colonne sonore di Ennio Morricone) mi convinsero ad accettare di cantare in italiano"


"La critica mi ha sempre maltrattato perché non ha mai capito che io con la musica melodica non c'entro nulla. Ho avuto successo con dei brani straordinari come 'Cuore matto', 'Riderà', 'Una spada nel cuore' ma il merito è più dei pezzi che mio. Chiunque con pezzi così avrebbe avuto successo.
Ma se c'è da cantare rock'n'roll o country in inglese in Italia con me non ce n'è per nessuno. Con la melodia io non c'entro nulla. Loro hanno le note tenute, io ho lo swing".

giovedì, aprile 18, 2013

Le ultime foto dei Beatles



L’argomento è regolare e e ricorrente su queste pagine.
Questa volta si parla delle ultime foto dei Beatles.

In particolare è curiosa la doppia foto della prima volta dei Beatles insieme (il 22 agosto del 1962 al “Cavern Club” di Liverpool, quattro giorni dopo il primo concerto di Ringo con John, Paul e George, dopo il licenziamento di Pete Best) e l’ultima, datata ESATTAMENTE sette anni dopo, 22 agosto 1969, a casa di Yoko a Tittenhurst Park, due giorni dopo l’ultima session insieme in studio.



Pattie Boyd è invece l’autrice dell’ultima foto di Ringo, George e Paul insieme, nel 2000.



Paul Mc Cartney e John Lennon suonarono ancora insieme con vari amici in una sgangherata session il 28 marzo 1974 a Los Angeles e a quel giorni risalgono le ultime foto (qui con Keith Moon).
Tutti i dettagli qui:
http://tonyface.blogspot.it/2010/11/rock-tales-john-lennon-paul-mccartney.html
Si incontarono ancora il 24 e 25 aprile 1976 a New York quando però John invitò Paul a telefonare prima di presentarsi alla porta (pare lo facesse spesso arrivando con una chitarra in mano) ricordandogli che era più il 1956.
Paul se ne ebbe a male e non si rividero più.

mercoledì, aprile 17, 2013

Stan Bowles



Torna su queste prestigiose pagine l'altrettanto prestigioso contributo di ALBERTO GALLETTI, scrittore, con un ritratto di un "calciatore di una volta".....

Stan Bowles in tempi più recenti fu senz'altro uno dei più grossi talenti che abbiano calcato i campi inglesi.
Entrò nelle giovanili del Manchester City sedicenne e debuttò in prima squadra appena diciannovenne segnando una doppietta in grande stile al Leicester City in un incontro di FA Cup.

Di carattere irascibile, orgoglioso, irreverente e dissacratore, nel perfetto stile fine '60s, Bowles uscì presto dalle grazie dell'allenatore Malcom Allison dopo una serie di episodi che lo videro protagonista in negativo dentro e fuori del campo, fumatore e scommettitore incallito, uno dei suoi migliori amici da ragazzo era uno dei capi della ‘Quality Street Gang’ una delle più famigerate bande criminali di Manchester negli anni 60.
Dopo brevi periodi con Bury e Crewe e Carlisle trovò la giusta consacrazione al Queen's Park Rangers al tempo in seconda divisione, fu uno dei protagonisti della promozione storica in serie A.
Prese il posto ironicamente di Rodney Marsh ex-stella del QPR che andò al Manchester City ad occupare il posto che avrebbe potuto essere suo, ad ogni modo a differenza di altri giocatori che avevano avuto più di un problema con la maglia n.10 lasciata vacante da Marsh, Bowles la pretese e fece meraviglie da subito, genio e sregolatezza allo stato puro.

Memorabile l'incidente avvenuto nel maggio 73 sul campo del Sunderland quattro giorni dopo che questi avevano vinto la FA Cup battendo il favoritissimo Leeds in una memorabile finale.
Le squadre entrarono in campo e dopo essersi schierate davanti alla tribuna, il trofeo fece il giro di campo con la squadra in un atmosfera di tripudio e trionfo, prima di venir posata su un tavolo drappeggiato a bordo campo per l’ammirazione del pubblico.
Tenendo fede al suo carattere Bowles scommise con un compagno di squadra su chi dei due in partita avesse centrato per primo la coppa con una pallonata.
Dopo pochi minuti di partita Bowles riceve palla, avanza in direzione del tavolo e, con gli occhi di tutti i supporters di casa (stadio ovviamente gremito) puntati su di lui lascia partire una tremenda bordata da 15 metri che centra la coppa e la fa volare via.
Il pubblico di casa esce di testa, viene contenuto a stento e lo sommerge con una selva di booh e fischi da far paura.
'Volevano le mie palle nei loro panini, maledetti cavernicoli' dichiarerà in seguito, ma li umiliai ancora , uno di loro fu espulso per un'entrata omicida su di me, poi realizzai una doppietta aspettai il portiere sulla riga dopo averlo dribblato e quando lui si buttò alla disperata per smanacciare il pallone fuori ,lo toccai appena e realizzai il mio secondo gol, fu la goccia che fece traboccare il vaso, i tifosi completamente impazziti per l'umiliazione si riversarono in campo, volevano farmi fuori, fortunatamente riuscii a scappare in tempo negli spogliatoi,diamine, volevo solo divertirmi un po!' Non andai mai più a Sunderland, ogni volta che arrivava la partita mi inventavo un infortunio.

Fu forse l'artefice principale della fenomenale stagione 1976/77 quando il QPR perse il campionato sul Liverpool all'ultima giornata per un solo punto.
Nel 1978 passò al Nottingham Forest dove si scontrò a muso duro con Clough tutto l'anno, rifiutò clamorosamente di scendere in campo nella finale di Coppa dei Campioni del 1979 perchè quest'ultimo gli aveva negato di giocare la partita d'addio di John Robertson, suo grande amico.
Scommettitore incallito si presentava allo stadio dieci minuti prima della partita direttamente dall'ippodromo o dagli allibratori, si cambiava e scendeva in campo, e dopo venti minuti si avvicinava ai tifosi a bordo campo con le radioline per conoscere gli esiti delle corse.

Giocò solo cinque volte in Nazionale, realizzando una grandissimo gol da 30 metri a Wembley contro il Galles, sostituito all’intervallo nella partita contro l’Irlanda del Nord decise di averne abbastanza della Nazionale e abbandonò il ritiro la mattina seguente alla vigilia dell’incontro con la Scozia, saltando su una decappottabile posteggiata fuori dall’albergo, tra l’incredulità di Mick Channon suo compagno di stanza che lo implorò ‘non puoi fare una cosa del genere’ e precipitandosi al cinodromo di White City dopo averlo mandato a quel paese.

Una volta arrivato si presentò alla ricevitoria delle scommesse dove si incontrò con i suoi amici e soci allibratori e altri personaggi poco chiari, inseguito da un codazzo di giornalisti e fotografi, uno dei più audaci, un reporter del Daily Mirror, venne spintonato (più probabilmente malmenato) dal suo entourage ‘sembrava che fosse stato picchiato da sette/otto persone, in realtà inciampò e picchiò la faccia cadendo’ dichiarò poi il giocatore.
Fumatore incallito, ancora oggi viaggia sulle 60 Benson & Hedges al giorno, fu compagno di bevute di George Best,’ ma dovetti lasciar perdere-dichiarò- poteva bere dalle 10 del mattino a mezzanotte, per me era troppo, provai due o tre volte ma all’uscita dal pub sbagliai strada a non lo travai più dopo 10 secondi, quando gli chiesero di Rooney rispose “naah, non è come lui, e poi George era un bel ragazzo, povero Wayne, ha una faccia che solo una madre può amare”.

Grande Stan! Non ha certo perso lo smalto dei tempi migliori.