Come sempre un anno vivace e pieno di belle cose.
Pubblicato da Interno4 Edizioni il mio libro su "Quadrophenia" che ripercorre la storia del disco, le fonti di ispirazione, la tormentata gestazione dell'opera, le difficolta produttive e di registrazione, la complessa riproduzione della musica dal vivo, l'iconica copertina e i brani, oltre a una sezione dedicata alle recensioni dell'epoca (italiane e straniere).
Si sono chiuse le presentazioni (una trentina in quasi tutta Italia) del libro "Northern Soul" pubblicato da Agenzia X, testo di particolare, inaspettato, "successo" in termini attenzione e vendite. Finalista per il premio "Cartacanta".
E' uscito per Diarkos una mia biografia sui Sex Pistols, la cui preparazione è durata oltre due anni.
I NOT MOVING LTD hanno ripreso a calcare i palchi della Penisola con decine di date su e giù, qua e là.
Ed è arrivato un insperato PREMIO CIAMPI alla CARRIERA.
E' uscito l'album dei PEKI D'OSLO (Contempo Records),progetto di Andrea Bellentani, con l'apporto di Ulderico Wilko Zanni (Rats) alle chitarre e basso, Dome La Muerte Petrosino (Not Moving LTD) alle chitarre e Antonio Bacciocchi (Not Moving LTD) alla batteria.
Un album di rock noir urbano, una sonorità che si rifà ai grandi "maledetti" del rock, agli Stooges-MC5-Velvet Underground, che dal primo punk rock'n'roll '77 inglese e americano retrocede fino al garage sound sixties per un viaggio notturno attraverso i paesaggi alienati delle nostre città.
Si è rinnovata la collaborazione con il "Raindogs" di Savona per una nuova serie di incontri/"lezioni" , questa volta riservati al cuore della musica (etichette, edizioni, distribuzione etc)
E' felicemente proseguita la collaborazione settimanale con il quotidiano di Piacenza LIBERTA', quella mensile con CLASSIC ROCK e VINILE, quella quotidiana con il portale RADIOCOOP, quella con IL MANIFESTO, é proseguita quella con GOODMORNING GENOVA (su Facebook, con video settimanali).
E con grande passione continua quella con le riviste GARAGELAND e GIMME DANGER.
Con molto piacere continuo a fare parte delle giurie del PREMIO TENCO e dei ROCKOL AWARDS.
sabato, dicembre 30, 2023
venerdì, dicembre 29, 2023
Dicembre 2023. Il meglio
JOE JACKSON / MAX CHAMPION - What a racket!
Joe Jackson si inventa un fantomatico personaggio, star del Music hall dei primi 900, di cui ha ritrovato gli spartiti che ripropone per la prima volta su disco. La "burla" riesce più che bene, il disco è divertente, godibile e e fatto benissimo (anche i video seguono alla perfezione lo schema).
“Il Music Hall (insieme al cugino americano Vaudeville) fu la prima forma di intrattenimento di massa creata dalle classi lavoratrici. I suoi inizi furono nei pub e nelle strade della Londra della metà del XIX secolo e, sebbene non sia mai stato veramente considerato "rispettabile", nel 1900 fu rappresentato in teatri opulenti davanti a un vasto pubblico proveniente da tutti i ceti sociali. Prostitute e principi cantavano insieme ad artisti superstar, molti dei quali sono ormai leggendari e le cui canzoni sono ancora conosciute nel Regno Unito.”
PETER GABRIEL - i/o
Dopo 21 anni di silenzio torna uno dei personaggi più iconici e personali della storia del rock con un nuovo album di inediti. Proposto in tre versioni diverse con altrettanti mix, è un lavoro di grande qualità, che raccoglie tutte le anime dell'autore, da quelle più pop alle sperimentazioni, ballate oscure, abbondanza di ospiti e collaboratori. Non si può gridare al capolavoro ma sottolineare la vitalità dell'interessante nuova proposta sicuramente si.
BETTY DAVIS - Crashin' From Passion
Delusa da una carriera potenzialmente di grande successo ma rimasta di nicchia, prima di ritirarsi per sempre dalle scene, la regina del funk, fece un ultimo tentativo nel 1979, chiamando a collaborare uno stuolo di amici e amiche di livello eccelso: Herbie Hancock, Martha Reeves, le Pointer Sisters, Alphonse Mouzon, Chuck Rainey, Patryce “Choc’let” Banks, Carlos Morales. Non solo funk (non più così torrido) ma anche jazz, disco, soul, pop, gospel, blues. Purtroppo il disco uscirà solo 15 anni dopo e scomparirà presto dalla circolazione. Ora trova una preziosa ristampa anche in vinile e ci mostra quanti semi c'erano in questa opera (ci possiamo sentire molte influenze che ritroveremo in Macy Gray, Dee Dee Bridgewater, Erykah Badu, Alicia Keys tra le tante).
TREVOR HORN - Echoes: Ancient & Modern
Il grande produttore e musicista (Buggles, Yes, Art of Noise etc) raccoglie una serie di ospiti e ricicla altrettanti brani che aveva precedentemnete prodotto, ricofezionandoli in una nuova versione. Troviamo Iggy Pop, Robert Fripp e Toyah, Marc Almond, Tori Amos, tra gli altri). Molt ogradevole, in particolare "White wedding" di Billy Idol ripresa da Jack Lukeman in chiave folk celtico.
THEO TEARDO / BLIXA BARGELD - Live in Berlin Registrato dal vivo a Berlino il 6 dicembre 2022 raccoglie il meglio di "Still Smiling" e "Nerissimo", gli album prodotti dalla coppia. Incedere solenne, brani dal portamento "antico" e classico, tra retaggi Nick Cave, Velvet Underground, il John Cale solista, Nico, Kurt Weill, atmosfere seducenti, oppiacee e ammalianti. Notevole.
DAVID HOLMES - Blind On A Galloping Horse
Celebrato da più parti il ritorno del produttore nord irlandese è un ottimo lavoro in cui elettronica e pop evoluto, pulsioni "black" e sperimentazione si fondono. Interessante ma non irresistibile.
LOSFUOCOS – Low Die
Il quarto album della band lodigiana è uno splendido gioiello di equilibrio tra punk, power pop, rock ‘n’ roll stradaiolo, rockblues (“Over and over again”), stupende melodie pop, capacità compositive di altissimo livello, produzione di livello internazionale. Riuscitissima la potente cover di “Lodi” dei CCR che omaggia (indirettamente) la loro città di provenienza. Album di eccellente fattura che entra, in extremis, tra le migliori uscite italiane dell’anno.
LOS MOSQUITOS - In the shadows
Area Pirata continua a regalare scampoli spesso dimenticati dell'epoca dorata del garage beat. Ad esempio pubblicando tutte le registrazioni della band New Yorkese The Mosquitos, attiva negli anni 80 con un sound che pescava fedelmente negli anni 60, dai primi Beatles, Stones e Monkees (che non a caso ripresero, in una reunion degli anni 80, la loro "That was then, this is now"). La band suonava benissimo e compositivamente era ispiratissima. Un eccellente modo per riscoprirla.
OSLO TAPES – Staring at the Sun Before Goin’ Blind
La creatura di Marco Campitelli arriva al quarto album, ancora una volta con un originale, personale e riconoscibile marchio di fabbrica. Un sound aspro e allo stesso tempo cerebrale, talvolta “liquido” in cui si viaggia tra kraut rock, psichedelia, post punk, avanguardia, sperimentazione, folate di Motorpsycho. L’aspetto più interessante è come sia complesso e improbabile decifrare l’opera secondo parametri e definizioni usuali, tanta è la varietà di suggestioni. Un progetto che ha di nuovo fatto centro!
BACHI DA PIETRA - Accetta e continua
Imprevedibili, spietati, originali, costantemente in cammino su sentieri poco battuti, scomodi e pericolosi. I Bachi Da Pietra firmano l'ottavo album della carriera, dopo avere spostato l'asse sonoro, sempre ostico e aspro, verso coordinate meno inaccessibili rispetto agli esordi. Si respirano miasmi dark blues (vedi l'apocalittica introduttiva Meno male), industrial, atmosfere ipnotiche, crudeli, ritmi ossessivi elettronici saturi di paranoia per esplodere in un ritornello doom stoner (Mai fatto 31). Spiccano testi in cui la contemporaneità politica e sociale entrano in un ruolo protagonista (Mussolini è un titolo programmatico molto attuale).
LITTLE BOYS - Ricordati che devi morire
Progetto nato in Giappone e che ha come protagonisti Laura “Elle” Bertone alla chitarra e Sergio “Esse” Pirotta alla batteria. Il secondo album segue di un anno l'esordio e prosegue ad esplorare gli anfratti più crudi del rock 'n' roll, tra punk, blues primitivo, distorsioni, elettricità chitarristica. Al loro fianco una serie di importanti produttori a dare il giusto impatto a un album registrato praticamente in diretta. Ottimi!
LUCA LEZZIERO – Naturæ
Secondo album per il cantautore lombardo, già collaboratore dei La Crus (non a caso Cesare Malfatti, membro della band, è tra i protagonisti del disco). Le undici canzoni parlano un linguaggio poetico, lieve e compassato, caratterizzate da atmosfere rarefatte, semi acustiche, di forte personalità, con rimandi compositivi a Ivano Fossati, Niccolò Fabi e Max Gazzé ma che hanno in filigrana un’anima meno “pop” e più viscerale, intensa, tormentata. Ottimo album.
AA.VV. - Real Cool Time vol.1
Allegato alla rivista GIMME DANGER un 45 giri con tre brani di altrettante nuove band italiane di ruvido rock 'n' roll hard punk blues. I Tenebra riprendono "Doctor Please" dei Blue Cheer, dal loro mitico esordio "Vincebus Eruptum" del 1968, in versione tiratissima, e travolgente. Chow e Firecracker nel lato B si immergono nel Detroit Sound di Mc5, Stooges, Death con due violentissimi brani tinti di garage. Raw Power!
JOYELLO – Senfina Milito
Joyello è un prime mover della musica new wave italiana, da cui si è mosso poi in svariate direzioni artistiche e sonore , dagli Eva Braun ai Morrowyellow a Le Madri della Psicanalisi e Peluqueria Hernandez, tra i tanti. A fianco di queste attività più “pop” ha sviluppato da tempo la curiosità e l’approfondimento per la musica sperimentale e d’avanguardia, più nello specifico per la “musique concrete” di Pierre Schaeffer. Il nuovo album lo coglie alle prese con suoni, rumorismo, elettronica, noise, ritmiche trip hop, ambient, new wave, che pennellano un concept contro tutte le guerre, ingiustizie e corruzione, che avvelenano il pianeta e la società, a base di un sound inquietante, ficcante, pieno di tensione e vertigine.
LUCA GIOVANARDI – Storia notturna
Luca Giovanardi si prende una pausa solista dalla favolosa creatura Julie’s Haircut per scrivere una colonna sonora immaginaria basata su due libri di Carlo Ginzburg, “I Benandanti: Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento” e “Storia notturna” che hanno ispirato l’autore a comporre “un racconto di psicomagia italiana in musica”. Sonorità sperimentali, ambient (Brian Eno e Terry Riley dietro l’angolo, vedi “Ossa e pelli”), elettroniche, echi folk. Un lavoro anomalo, personale, originale.
THE BRIT FUNK ASSOCIATION - Ancestral Voices
Siamo nel classico campo in cui convergono influenze soul, funk, jazz, fusion con un forte sapore 70. Il tutto suonato con stile, competenza e tecnica sopraffina.
OUTPUT/INPUT - Forward Motion
La band di Melvin Lee Davis, bassista per Chaka Khan, Will Downing, Lalah Hathaway, George Benson, George Duke esce con un buon album di soul funk disco, leggero, fresco e divertente. Niente di rivoluzionario ma molto godibile.
LE MUFFE – You fly away / BIF
Torna con un classico 45 giri la garage band bergamasca. Due brani sorretti da un Farfisa acido, ritmiche pesanti, un’attitudine psicotica, un approccio sguaiato tipicamente punk ’77, un amore palese per gli anni Sessanta più oscuri. Come sempre una garanzia.
LETTO
Bret Easton Ellis - Le schegge
Una geniale messinscena "autobiografica" (che documenta/documenterebbe il periodo che precede il suo esordio/capolavoro "Meno di zero" del 1985) smentita con il classico finale "questa è un’opera di finzione, i personaggi sono il frutto dell’immaginazione dell’autore".
In realtà di autobiografico si intuiscono molti particolari che si mischiano alla perfezione con il romanzo, la finzione, l'immaginazione dell'autore.
Ambientato nel 1981 in un giro di giovani ricchi rampolli della Los Angeles dell'alta società, decadente, drogatissima, alcolizzata, lussuriosa, la vicenda si muove tra misteriosi omicidi di sapore rituale, a base ultra violenza morbosa e un senso di incertezza che accompagna tutta la lettura.
Ellis non ci risparmia accurate descrizioni splatter degli efferati delitti (che spesso diventano immagini forzate da horror movie di serie B ) e minuziosi, ripetuti, costanti resoconti di prestazioni sessuali, etero e omo.
In mezzo intricati (spesso leziosi e stancanti) incroci sentimentali e relazionali di una lunga serie di personaggi che si intreccianoi nella vicenda.
Bret Easton Ellis scrive benissimo, è uno dei miei autori preferiti ("Meno di zero" , American psycho" e "Glamorama" sono veri e propri capolavori, la restante produzione è di alto livello), "Le schegge" si inserisce alla perfezione nella sua bibliografia, ne conserva il tratto che i suoi cultori hanno sempre amato, pur non assurgendo alle vette più alte.
Come sempre la "colonna sonora" che scorre tra le righe è di altissima qualità, da Ultravox a XTC, Go Go's, Devo e Split Enz, tra i tanti.
Sly Stone - Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin): A Memoir
E' stimolante e affascinante scoprire cose nuove attraverso la lettura.
E' invece rassicurante, quanto gradevole, leggere di argomenti abbondantemente conosciuti, a cui si aggiungono particolari inediti ad arricchire la passione per il soggetto.
In questo senso l'autobiografia (al momento solo in inglese) di SLY STONE non aggiunge rivelazioni sorprendenti a quanto già gli appassionati del personaggio conoscono ma l'ironia e il disincanto con cui Sly narra la sua straordinaria storia umana e artistica, rende il libro (pubblicato, primo titolo in assoluto, dalla casa editrice di Questlove) divertente, irresistibile, pulsante.
Sly and the Family Stone sono un pezzo preziosissimo ed essenziale in tutta la storia della musica pop/rock/black, con all'attivo alcuni album di grandissimo pregio e un discreto numero di capolavori.
"Sly and the Family Stone avevano un concept. Bianchi e neri insieme, donne e uomini e le donne non erano solo cantanti ma suonavano gli strumenti".
Il libro è stato “created in collaboration” con Sly dallo scrittore Ben Greeman (e l'ex fidanzata di Sly, Arlene Hirschkowitz) che ha presumibilmente messo insieme una serie di dati già conosciuti e le parole (probabilmente un po' confuse e concise - vedi la pagina finale del libro con mini intervista con risposte a monosillabi -) estrapolate da qualche chiacchierata con il protagonista.
Sly non si tira indietro nel descrivere il lungo periodo nell'abisso di cocaina, crack e altre sostanze anche se, ovviamente, si trattiene parecchio, confutando spesso quanto invece spiattellato da ex collaboratori e amici nel libro di Joel Selvin, "Sly & the Family Stone: An Oral History" (https://tonyface.blogspot.com/2023/01/joel-selvin-sly-family-stone-oral.html).
Anche il declino artistico (con sporadici ritorni, spesso confusi e non di rado poco dignitosi) è affrontato con parole malinconiche e remissive, mentre si accavallano racconti relativi alla dipendenza e alle problematiche "familiari".
"Drugs were still around but they didn't dominate"
I fan più hardcore di Sly troveranno solo piccole aggiunte a una storia già conosciuta, i neofiti invece un ottimo mezzo per approfondire una vicenda artistica inimitabile.
"La cosa divertente era che alcuni bianchi pensavano che fossimo troppo militanti. Dove ci schieravamo veramente? Da qualche parte nel mezzo, che era il posto migliore dove stare se volevi continuare a trovare soluzioni.
Se eri lontano, da una parte o dall’altra, eri una minaccia e le minacce venivano eliminate.
Quel pensiero mi ha portato a trascorrere più tempo a casa di quanto avrei altrimenti potuto.
E per quanto riguarda cambiare la direzione band, anche se me lo avessero chiesto, non lo avrei fatto. Il punto era proprio questo, elevarsi al di sopra di tutto ciò. Le divisioni erano sottrazioni."
"Mi sentivo incompleto senza uno strumento o sarebbe meglio dire che mi sentivo completo solo con uno strumento".
"Quando facevo il DJ alla KSOL alcuni ascoltatori pensavano che in una radio Rhythm and blues non si doveva sentire musica bianca. Ma era una cosa senza senso per me. La musica non ha colore".
Will Hermes - Lou Reed. Il re di New York
"La mia settimana batte il vostro anno" (Lou Reed)
La frase é un buon sunto di questa monumentale biografia di LOU REED, (dai Primitives ai Velvet Underground, alla carriera solista, agli ultimi anni con Laurie Anderson) costruita minuziosamente e meticolosamente da Will Hermes, grazie anche al libero accesso agli archivi privati dell'artista New Yorkese.
Le quasi 800 pagine sono un'enciclopedia di nomi, dati, date, canzoni, riferimenti e rimandi, un'opera completa e pressoché insuperabile, raccontata e scritta benissimo, in cui si narra la vicenda artistica e umana dell'artista, senza risparmiare le faccende più oscure e oscene, pur evitando sensazionalismi pruriginosi e morbosi .
Lou Reed ci "svela" un aspetto mai o raramente considerato da pubblico e critica, peculiarità di molte star del pop rock di cui abbiamo spesso male interpretato il vero ruolo (vedi le presunte e spesso sbandierate iniezioni di eroina sul palco, in realtà mai avvenute ma solamente ostentata e plateale finzione teatrale):
"Lou Reed è il mio personaggio. A volte è me per il venti per cento, altre per l'ottanta, ma mai al cento. E' un mezzo per andare in posti in cui io non andrei o dire cose con cui non sono d'accordo".
Il libro è tra i più documentati, esaustivi e completi di sempre, in ambito musicale e aggiunge nuovi particolari (spesso inediti) sullo scibile della musica rock, dagli anni Sessanta ad oggi, sottolineando, mai come in questo caso, la correlazione diretta con la CULTURA (underground o meno) circostante, aspetto determinante per completare un artista.
Libro dell'anno e probabilmente per tanti anni.
VISTO
Larry Locke - Heaven Stood Still: The Incarnations Of Willy DeVille
WILLY DEVILLE è stato un artista sottovalutato (perlomeno in Italia, rimasto figura di nicchia per un ristretto numero di fan), autore di album sempre più che dignitosi, talvolta ai confini con il capolavoro, con uno stile personalissimo, immediatamente riconoscibile, che mischiava rock, blues, gospel, soul, pop e tanto altro.
Ha sempre subìto l'avvicendarsi di terribili demoni personali che ne hanno minato una carriera che poteva diventare fulgida e redditizia, è morto di una brutta mallatia nel 2009 a 58 anni.
Il documentario di Larry Locke ne ripercorre la carriera con il consueto taglio che alterna filmati d'epoca, spezzoni di interviste, testimonianze di collaboratori, musicisti, fan.
Bello, intenso, a tratti commovente e straziante, ritratto accurato di un grande artista.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
Joe Jackson si inventa un fantomatico personaggio, star del Music hall dei primi 900, di cui ha ritrovato gli spartiti che ripropone per la prima volta su disco. La "burla" riesce più che bene, il disco è divertente, godibile e e fatto benissimo (anche i video seguono alla perfezione lo schema).
“Il Music Hall (insieme al cugino americano Vaudeville) fu la prima forma di intrattenimento di massa creata dalle classi lavoratrici. I suoi inizi furono nei pub e nelle strade della Londra della metà del XIX secolo e, sebbene non sia mai stato veramente considerato "rispettabile", nel 1900 fu rappresentato in teatri opulenti davanti a un vasto pubblico proveniente da tutti i ceti sociali. Prostitute e principi cantavano insieme ad artisti superstar, molti dei quali sono ormai leggendari e le cui canzoni sono ancora conosciute nel Regno Unito.”
PETER GABRIEL - i/o
Dopo 21 anni di silenzio torna uno dei personaggi più iconici e personali della storia del rock con un nuovo album di inediti. Proposto in tre versioni diverse con altrettanti mix, è un lavoro di grande qualità, che raccoglie tutte le anime dell'autore, da quelle più pop alle sperimentazioni, ballate oscure, abbondanza di ospiti e collaboratori. Non si può gridare al capolavoro ma sottolineare la vitalità dell'interessante nuova proposta sicuramente si.
BETTY DAVIS - Crashin' From Passion
Delusa da una carriera potenzialmente di grande successo ma rimasta di nicchia, prima di ritirarsi per sempre dalle scene, la regina del funk, fece un ultimo tentativo nel 1979, chiamando a collaborare uno stuolo di amici e amiche di livello eccelso: Herbie Hancock, Martha Reeves, le Pointer Sisters, Alphonse Mouzon, Chuck Rainey, Patryce “Choc’let” Banks, Carlos Morales. Non solo funk (non più così torrido) ma anche jazz, disco, soul, pop, gospel, blues. Purtroppo il disco uscirà solo 15 anni dopo e scomparirà presto dalla circolazione. Ora trova una preziosa ristampa anche in vinile e ci mostra quanti semi c'erano in questa opera (ci possiamo sentire molte influenze che ritroveremo in Macy Gray, Dee Dee Bridgewater, Erykah Badu, Alicia Keys tra le tante).
TREVOR HORN - Echoes: Ancient & Modern
Il grande produttore e musicista (Buggles, Yes, Art of Noise etc) raccoglie una serie di ospiti e ricicla altrettanti brani che aveva precedentemnete prodotto, ricofezionandoli in una nuova versione. Troviamo Iggy Pop, Robert Fripp e Toyah, Marc Almond, Tori Amos, tra gli altri). Molt ogradevole, in particolare "White wedding" di Billy Idol ripresa da Jack Lukeman in chiave folk celtico.
THEO TEARDO / BLIXA BARGELD - Live in Berlin Registrato dal vivo a Berlino il 6 dicembre 2022 raccoglie il meglio di "Still Smiling" e "Nerissimo", gli album prodotti dalla coppia. Incedere solenne, brani dal portamento "antico" e classico, tra retaggi Nick Cave, Velvet Underground, il John Cale solista, Nico, Kurt Weill, atmosfere seducenti, oppiacee e ammalianti. Notevole.
DAVID HOLMES - Blind On A Galloping Horse
Celebrato da più parti il ritorno del produttore nord irlandese è un ottimo lavoro in cui elettronica e pop evoluto, pulsioni "black" e sperimentazione si fondono. Interessante ma non irresistibile.
LOSFUOCOS – Low Die
Il quarto album della band lodigiana è uno splendido gioiello di equilibrio tra punk, power pop, rock ‘n’ roll stradaiolo, rockblues (“Over and over again”), stupende melodie pop, capacità compositive di altissimo livello, produzione di livello internazionale. Riuscitissima la potente cover di “Lodi” dei CCR che omaggia (indirettamente) la loro città di provenienza. Album di eccellente fattura che entra, in extremis, tra le migliori uscite italiane dell’anno.
LOS MOSQUITOS - In the shadows
Area Pirata continua a regalare scampoli spesso dimenticati dell'epoca dorata del garage beat. Ad esempio pubblicando tutte le registrazioni della band New Yorkese The Mosquitos, attiva negli anni 80 con un sound che pescava fedelmente negli anni 60, dai primi Beatles, Stones e Monkees (che non a caso ripresero, in una reunion degli anni 80, la loro "That was then, this is now"). La band suonava benissimo e compositivamente era ispiratissima. Un eccellente modo per riscoprirla.
OSLO TAPES – Staring at the Sun Before Goin’ Blind
La creatura di Marco Campitelli arriva al quarto album, ancora una volta con un originale, personale e riconoscibile marchio di fabbrica. Un sound aspro e allo stesso tempo cerebrale, talvolta “liquido” in cui si viaggia tra kraut rock, psichedelia, post punk, avanguardia, sperimentazione, folate di Motorpsycho. L’aspetto più interessante è come sia complesso e improbabile decifrare l’opera secondo parametri e definizioni usuali, tanta è la varietà di suggestioni. Un progetto che ha di nuovo fatto centro!
BACHI DA PIETRA - Accetta e continua
Imprevedibili, spietati, originali, costantemente in cammino su sentieri poco battuti, scomodi e pericolosi. I Bachi Da Pietra firmano l'ottavo album della carriera, dopo avere spostato l'asse sonoro, sempre ostico e aspro, verso coordinate meno inaccessibili rispetto agli esordi. Si respirano miasmi dark blues (vedi l'apocalittica introduttiva Meno male), industrial, atmosfere ipnotiche, crudeli, ritmi ossessivi elettronici saturi di paranoia per esplodere in un ritornello doom stoner (Mai fatto 31). Spiccano testi in cui la contemporaneità politica e sociale entrano in un ruolo protagonista (Mussolini è un titolo programmatico molto attuale).
LITTLE BOYS - Ricordati che devi morire
Progetto nato in Giappone e che ha come protagonisti Laura “Elle” Bertone alla chitarra e Sergio “Esse” Pirotta alla batteria. Il secondo album segue di un anno l'esordio e prosegue ad esplorare gli anfratti più crudi del rock 'n' roll, tra punk, blues primitivo, distorsioni, elettricità chitarristica. Al loro fianco una serie di importanti produttori a dare il giusto impatto a un album registrato praticamente in diretta. Ottimi!
LUCA LEZZIERO – Naturæ
Secondo album per il cantautore lombardo, già collaboratore dei La Crus (non a caso Cesare Malfatti, membro della band, è tra i protagonisti del disco). Le undici canzoni parlano un linguaggio poetico, lieve e compassato, caratterizzate da atmosfere rarefatte, semi acustiche, di forte personalità, con rimandi compositivi a Ivano Fossati, Niccolò Fabi e Max Gazzé ma che hanno in filigrana un’anima meno “pop” e più viscerale, intensa, tormentata. Ottimo album.
AA.VV. - Real Cool Time vol.1
Allegato alla rivista GIMME DANGER un 45 giri con tre brani di altrettante nuove band italiane di ruvido rock 'n' roll hard punk blues. I Tenebra riprendono "Doctor Please" dei Blue Cheer, dal loro mitico esordio "Vincebus Eruptum" del 1968, in versione tiratissima, e travolgente. Chow e Firecracker nel lato B si immergono nel Detroit Sound di Mc5, Stooges, Death con due violentissimi brani tinti di garage. Raw Power!
JOYELLO – Senfina Milito
Joyello è un prime mover della musica new wave italiana, da cui si è mosso poi in svariate direzioni artistiche e sonore , dagli Eva Braun ai Morrowyellow a Le Madri della Psicanalisi e Peluqueria Hernandez, tra i tanti. A fianco di queste attività più “pop” ha sviluppato da tempo la curiosità e l’approfondimento per la musica sperimentale e d’avanguardia, più nello specifico per la “musique concrete” di Pierre Schaeffer. Il nuovo album lo coglie alle prese con suoni, rumorismo, elettronica, noise, ritmiche trip hop, ambient, new wave, che pennellano un concept contro tutte le guerre, ingiustizie e corruzione, che avvelenano il pianeta e la società, a base di un sound inquietante, ficcante, pieno di tensione e vertigine.
LUCA GIOVANARDI – Storia notturna
Luca Giovanardi si prende una pausa solista dalla favolosa creatura Julie’s Haircut per scrivere una colonna sonora immaginaria basata su due libri di Carlo Ginzburg, “I Benandanti: Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento” e “Storia notturna” che hanno ispirato l’autore a comporre “un racconto di psicomagia italiana in musica”. Sonorità sperimentali, ambient (Brian Eno e Terry Riley dietro l’angolo, vedi “Ossa e pelli”), elettroniche, echi folk. Un lavoro anomalo, personale, originale.
THE BRIT FUNK ASSOCIATION - Ancestral Voices
Siamo nel classico campo in cui convergono influenze soul, funk, jazz, fusion con un forte sapore 70. Il tutto suonato con stile, competenza e tecnica sopraffina.
OUTPUT/INPUT - Forward Motion
La band di Melvin Lee Davis, bassista per Chaka Khan, Will Downing, Lalah Hathaway, George Benson, George Duke esce con un buon album di soul funk disco, leggero, fresco e divertente. Niente di rivoluzionario ma molto godibile.
LE MUFFE – You fly away / BIF
Torna con un classico 45 giri la garage band bergamasca. Due brani sorretti da un Farfisa acido, ritmiche pesanti, un’attitudine psicotica, un approccio sguaiato tipicamente punk ’77, un amore palese per gli anni Sessanta più oscuri. Come sempre una garanzia.
LETTO
Bret Easton Ellis - Le schegge
Una geniale messinscena "autobiografica" (che documenta/documenterebbe il periodo che precede il suo esordio/capolavoro "Meno di zero" del 1985) smentita con il classico finale "questa è un’opera di finzione, i personaggi sono il frutto dell’immaginazione dell’autore".
In realtà di autobiografico si intuiscono molti particolari che si mischiano alla perfezione con il romanzo, la finzione, l'immaginazione dell'autore.
Ambientato nel 1981 in un giro di giovani ricchi rampolli della Los Angeles dell'alta società, decadente, drogatissima, alcolizzata, lussuriosa, la vicenda si muove tra misteriosi omicidi di sapore rituale, a base ultra violenza morbosa e un senso di incertezza che accompagna tutta la lettura.
Ellis non ci risparmia accurate descrizioni splatter degli efferati delitti (che spesso diventano immagini forzate da horror movie di serie B ) e minuziosi, ripetuti, costanti resoconti di prestazioni sessuali, etero e omo.
In mezzo intricati (spesso leziosi e stancanti) incroci sentimentali e relazionali di una lunga serie di personaggi che si intreccianoi nella vicenda.
Bret Easton Ellis scrive benissimo, è uno dei miei autori preferiti ("Meno di zero" , American psycho" e "Glamorama" sono veri e propri capolavori, la restante produzione è di alto livello), "Le schegge" si inserisce alla perfezione nella sua bibliografia, ne conserva il tratto che i suoi cultori hanno sempre amato, pur non assurgendo alle vette più alte.
Come sempre la "colonna sonora" che scorre tra le righe è di altissima qualità, da Ultravox a XTC, Go Go's, Devo e Split Enz, tra i tanti.
Sly Stone - Thank You (Falettinme Be Mice Elf Agin): A Memoir
E' stimolante e affascinante scoprire cose nuove attraverso la lettura.
E' invece rassicurante, quanto gradevole, leggere di argomenti abbondantemente conosciuti, a cui si aggiungono particolari inediti ad arricchire la passione per il soggetto.
In questo senso l'autobiografia (al momento solo in inglese) di SLY STONE non aggiunge rivelazioni sorprendenti a quanto già gli appassionati del personaggio conoscono ma l'ironia e il disincanto con cui Sly narra la sua straordinaria storia umana e artistica, rende il libro (pubblicato, primo titolo in assoluto, dalla casa editrice di Questlove) divertente, irresistibile, pulsante.
Sly and the Family Stone sono un pezzo preziosissimo ed essenziale in tutta la storia della musica pop/rock/black, con all'attivo alcuni album di grandissimo pregio e un discreto numero di capolavori.
"Sly and the Family Stone avevano un concept. Bianchi e neri insieme, donne e uomini e le donne non erano solo cantanti ma suonavano gli strumenti".
Il libro è stato “created in collaboration” con Sly dallo scrittore Ben Greeman (e l'ex fidanzata di Sly, Arlene Hirschkowitz) che ha presumibilmente messo insieme una serie di dati già conosciuti e le parole (probabilmente un po' confuse e concise - vedi la pagina finale del libro con mini intervista con risposte a monosillabi -) estrapolate da qualche chiacchierata con il protagonista.
Sly non si tira indietro nel descrivere il lungo periodo nell'abisso di cocaina, crack e altre sostanze anche se, ovviamente, si trattiene parecchio, confutando spesso quanto invece spiattellato da ex collaboratori e amici nel libro di Joel Selvin, "Sly & the Family Stone: An Oral History" (https://tonyface.blogspot.com/2023/01/joel-selvin-sly-family-stone-oral.html).
Anche il declino artistico (con sporadici ritorni, spesso confusi e non di rado poco dignitosi) è affrontato con parole malinconiche e remissive, mentre si accavallano racconti relativi alla dipendenza e alle problematiche "familiari".
"Drugs were still around but they didn't dominate"
I fan più hardcore di Sly troveranno solo piccole aggiunte a una storia già conosciuta, i neofiti invece un ottimo mezzo per approfondire una vicenda artistica inimitabile.
"La cosa divertente era che alcuni bianchi pensavano che fossimo troppo militanti. Dove ci schieravamo veramente? Da qualche parte nel mezzo, che era il posto migliore dove stare se volevi continuare a trovare soluzioni.
Se eri lontano, da una parte o dall’altra, eri una minaccia e le minacce venivano eliminate.
Quel pensiero mi ha portato a trascorrere più tempo a casa di quanto avrei altrimenti potuto.
E per quanto riguarda cambiare la direzione band, anche se me lo avessero chiesto, non lo avrei fatto. Il punto era proprio questo, elevarsi al di sopra di tutto ciò. Le divisioni erano sottrazioni."
"Mi sentivo incompleto senza uno strumento o sarebbe meglio dire che mi sentivo completo solo con uno strumento".
"Quando facevo il DJ alla KSOL alcuni ascoltatori pensavano che in una radio Rhythm and blues non si doveva sentire musica bianca. Ma era una cosa senza senso per me. La musica non ha colore".
Will Hermes - Lou Reed. Il re di New York
"La mia settimana batte il vostro anno" (Lou Reed)
La frase é un buon sunto di questa monumentale biografia di LOU REED, (dai Primitives ai Velvet Underground, alla carriera solista, agli ultimi anni con Laurie Anderson) costruita minuziosamente e meticolosamente da Will Hermes, grazie anche al libero accesso agli archivi privati dell'artista New Yorkese.
Le quasi 800 pagine sono un'enciclopedia di nomi, dati, date, canzoni, riferimenti e rimandi, un'opera completa e pressoché insuperabile, raccontata e scritta benissimo, in cui si narra la vicenda artistica e umana dell'artista, senza risparmiare le faccende più oscure e oscene, pur evitando sensazionalismi pruriginosi e morbosi .
Lou Reed ci "svela" un aspetto mai o raramente considerato da pubblico e critica, peculiarità di molte star del pop rock di cui abbiamo spesso male interpretato il vero ruolo (vedi le presunte e spesso sbandierate iniezioni di eroina sul palco, in realtà mai avvenute ma solamente ostentata e plateale finzione teatrale):
"Lou Reed è il mio personaggio. A volte è me per il venti per cento, altre per l'ottanta, ma mai al cento. E' un mezzo per andare in posti in cui io non andrei o dire cose con cui non sono d'accordo".
Il libro è tra i più documentati, esaustivi e completi di sempre, in ambito musicale e aggiunge nuovi particolari (spesso inediti) sullo scibile della musica rock, dagli anni Sessanta ad oggi, sottolineando, mai come in questo caso, la correlazione diretta con la CULTURA (underground o meno) circostante, aspetto determinante per completare un artista.
Libro dell'anno e probabilmente per tanti anni.
VISTO
Larry Locke - Heaven Stood Still: The Incarnations Of Willy DeVille
WILLY DEVILLE è stato un artista sottovalutato (perlomeno in Italia, rimasto figura di nicchia per un ristretto numero di fan), autore di album sempre più che dignitosi, talvolta ai confini con il capolavoro, con uno stile personalissimo, immediatamente riconoscibile, che mischiava rock, blues, gospel, soul, pop e tanto altro.
Ha sempre subìto l'avvicendarsi di terribili demoni personali che ne hanno minato una carriera che poteva diventare fulgida e redditizia, è morto di una brutta mallatia nel 2009 a 58 anni.
Il documentario di Larry Locke ne ripercorre la carriera con il consueto taglio che alterna filmati d'epoca, spezzoni di interviste, testimonianze di collaboratori, musicisti, fan.
Bello, intenso, a tratti commovente e straziante, ritratto accurato di un grande artista.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
giovedì, dicembre 28, 2023
II meglio del rock irlandese 2023
Ho chiesto all'amico MICHELE SAVINI un "best of" di quanto prodotto in Irlanda nel 2023.
Inauguriamo oggi una nuova sezione della Rubrica The Auld Tringle: Narrazioni dalla Repubblica d’ Irlanda, dedicata alle migliori uscite discografiche di artisti irlandesi nel 2023.
Plagiando il già famosissimo e chiacchieratissimo “Meglio dell’Anno” di Antonio, la personale selezione che segue include Album e singoli (senza un particolare ordine) prodotti quest’anno nell’ isola di smeraldo.
Cito Antonio per rimarcare che “… se il vostro album o artista preferito non è presente nella selezione che segue, probabilmente non capisco un cazzo di musica …”
Il 2023 è stato dominato dalla nuova scena del folk tradizionale irlandese, con gruppi come Lankum e Mary Wallopers a capitanare il tutto, ma anche a livello di rock alternativo, Indie, post-punk e avangarde, l’Irlanda conferma lo straordinario momento di splendore artistico e generosità creativa sapendo produrre una serie molto interessante di artisti che trovate qui di seguito.
Piccola riflessione:
nonostante una ricchezza musicale molto variata, per quanto possa sembrare strano, si nota la quasi totale mancanza di gruppi affini al “Mod Sound”.
Le nuove leve (dio li benedica) tendono a buttarsi in quel post-punk e quell’ attitudine “Fai da te“ che caratterizza molte delle band di oggi un po’ dappertutto.
Non è una critica ma una semplice constatazione che spero sia smentita al più presto.
LANKUM – FALSE LANKUM
Radie Peat, Cormac Mac Diarmada e i fratelli Daragh e Ian Lynch , maestri della Drone Music e componenti della band Lankum, tornano con il loro quarto lavoro, intriso di misticità e suoni oscuri.
Con superba abilita i 4 polistrumentisti irlandesi uniscono suoni tradizionali a sperimentazioni moderne, con melodie malinconiche e drammatiche alternate a raga ipnotici intrisi di psichedelica.
Un viaggio nella loro caratteristica intensità gotica accompagnato da melodie epiche e ammalianti: dal travolgente horror ipnotico di Go Dig My Grave, al tempestoso melodramma di The New York Trader, passando per il romanticismo della ballata Newcastle e la splendida malinconia di Lord Abore And Mary Flynn.
Sembra quasi che i Lankum proiettino il loro incantesimo celtico su di noi, offrendoci un’esperienza di ascolto intensa ed esplorando i limiti estremi della musica folk tradizionale irlandese.
Registrato a Dalkey in una Martello Tower , torri costruite a scopo difensivo e disseminate per la costa est irlandese, è stato il primo album folk ad essere nominato ai Mercury Prize e senza ombra di dubbio una delle uscite più rilevanti dell’ anno.
Video di Dig My Grave: https://www.youtube.com/watch?v=qhqpQiXnFx0
ØXN – CYRM
ØXN sono un super gruppo sperimentale di doom-folk formato dalla sopra citata Radie Peat dei Lankum, la musicista e cantautrice irlandese Katie Kim, Eleanor Myler e John Spud Murphy, entrambi membri del gruppo rock sperimentale Percolator.
Esordiscono con il loro primo disco CYRM in cui le armoniose melodie vocali si fondono con fisarmonica, mellotron, tastiere, bassi e sintetizzatori.
Canzoni come la tradizionale Cruel Mother , che rivisita il terribile periodo storico in cui avere un figlio fuori dal matrimonio era criminalizzato come atto demoniaco , Love Henry o la cover di Farmer in The City di Scott Walker, portano con sé sfumature di PJ Harvey, Nick Cave ma anche arpeggi di chitarra che richiamano al post punk dei Cure. Un universo sonoro in cui immergevi completamente se si è avvezzi a questo tipo di sound.
Video di Cruel Mother: https://www.youtube.com/watch?v=fuaLiowElxE
The MARY WALLOPERS – Irish Rock N Roll
La parola “Craic” in slang irlandese non è un riferimento alla famosa sostanza stupefacente ma bensì un’espressione usata per descrivere un'esperienza particolarmente divertente , in cui di solito, la Guinness scorre a fiumi.
Ecco, se c’è una parola con cui descrivere i The Mary Wallopers probabilmente Craic è quella appropriata. Da molti definiti “ la cosa più vicina ai Pogues che l ‘Irlanda abbia creato recentemente” , Il gruppo di Dundalk, cittadina situata a pochi chilometri dal confine con l’Irlanda del nord e per questo soprannominata simpaticamente dai locali “ El Paso”, torna con il suo secondo lavoro, “ Irish Rock N Roll” e il titolo non potrebbe essere più azzeccato. Gli Wallopers uniscono canzoni tradizionali irlandesi vecchie 100 anni e pezzi propri e le due entità si siedono perfettamente una accanto all’altra, accompagnate dalla potenza del folk irlandese, con tutta la sua consolidata tradizione di resistenza e ribellione.
Pur avendo momenti di umorismo ( vedi i singoli The Blarney Stone e The Holy Ground), l’album affronta ancora una volta con estrema franchezza i più complicati problemi sociali del paese: dalla loro versione del classico “The Turfman From Ardee” che tratta il problema dei diritti dei lavoratori, fino alla stupenda traccia finale “Gates Of Heaven”, tagliente condanna agli abusi e all'ipocrisia della Chiesa cattolica, incarnando una delle forze più provocatorie ma totalmente oneste della rivitalizzata musica irlandese moderna.
Non so se siano davvero i nuovi Pogues , ma i The Mary Wallopers sanno perfettamente in che direzione stanno andando e mentre lo fanno, alzano il dito medio in direzione dell’ establishment interno. Up the Wallopers!!!
Video di The Blarney Stone: https://www.youtube.com/watch?v=R_aklI502R8
GRIAN CHATTEN - Chaos for the Fly
Impossibile lasciare fuori Mr. Fontaines dal meglio del 2023. E se il sound del suo primo album solista è scarno e lontano anni luce da quello della sua band, è altrettanto vero che dimostra una maturità artistica non indifferente.
Canzoni acustiche intrise di atmosfere intime alla Nick Drake (“All of The People” l’esempio più eclatante) e addirittura con piccole sfumature di Burt Bacharach e Lee Hazlewood ( vedi Bob’s Casino).
Fairlies, singolo di punta dell’album, è forse l’unica traccia in cui il ritmo e la strimpellata di chitarra acustica richiamano un po’ ai Fontaines D.C. , il tutto accompagnato da entusiasmanti slanci di archi e dall’ormai inconfondibile voce di Grian.
A questo aggiungiamo la collaborazione con il trio hip-hop di Belfast Kneecap che ,come quella dello scorso anno con Leftfield , sottolinea la grande duttilità artistica del ragazzo.
Video di Fairless: https://www.youtube.com/watch?v=lU79fE_zelU
KNEECAP feat. GRIAN CHATTEN – Better Way To Live
Una piccola menzione ai Kneecap è doverosa. Il trio hip hop di Belfast, composto dai vocalist Mo Chara e Móglaí Bap e dal DJ Próvaí , hanno recentemente firmato con l’etichetta Heavenly Recordings e presentano il singolo dell’ attesissimo primo album in cui appunto Mr. Fontaines Grian Chatten presta voce e liriche per il ritornello.
Testi prevalentemente in gaelico e incomprensibili alla maggior parte di noi, ma che sprigionano rabbia e frustrazione giovanile a cui si aggiunge un beat accattivante e un basso pesante ( suonato tra l’altro da Andy Nicholson, primo bassista degli Arctic Monkeys).
L’antipasto è stato ottimo, vediamo se l’anno prossimo di questi tempi li ritroveremo ancora da queste parti.
Video Better Way to Live: https://www.youtube.com/watch?v=KSnF7RaeoXE
MERYL STREEK – If This Is Life
L’artista punk-spoken word Meryl Streek torna dopo il brillante debutto dello scorso anno, quel 796 che gridava alle malefatte di stato e chiesa, provocando scalpore nella comunità religiosa e politica irlandese.
Il primo singolo che preannuncia il nuovo lavoro è un ribollente pezzo di inquietante punk rock in cui si avvale dell’aiuto vocale della solita Molly Vulpyne ( del duo punk di Dublino Vulpynes) e della chitarra di Pete Holidai (delle storiche punk band irlandesi The Radiators from Space e Trouble Pilgrims).
Il tutto con melodie che volutamente strizzano l’occhio al pop, in modo che, quando entrano in gioco le rabbiose liriche che trattano i già noti temi di alcolismo, aumento dei suicidi e “padroni di casa succhia sangue”, il contrasto è quasi scioccante.
È incazzatissimo e sembra averne tutte e ragioni.
Video If This Is Life : https://www.youtube.com/watch?v=ENBTraEonBA
BONK - Greater Than Or Equal To
I Bonk vengono da Waterford e non sono esattamente il tipo di band che ti aspetteresti di vedere uscire dalla verde Irlanda.
Guidati da Philip Christie, ex membro della band indie irlandese O Emperor, escono con il loro secondo album Greater Than Or Equal To, una coloratissima miscela di garage rock, jazz, afro-beat e avant-pop con ritmi intricati che riportano al Doctor Jones di Gris-Gris, Yes, Captain Beefheart ma anche hai Radiohead di Kid A e Amnesiac.
Il singolo Future 87 è un fantastico garage-funk ricco di percussioni vertiginose perfetto per un’ introduzione all’ascolto di un album tra i più sorprendenti del 2023.
Bonk – Future 87 : https://www.youtube.com/watch?v=AV6pP_EtKkI
SEARCH RESULTS - Information Blip
I Search Result, composti da Fionn Brennan (chitarra), Jack Condon (batteria) and Adam Hoban (basso) sono a mio parere l’alternativa più valida all’ondata di band post-punk che oggi giorno emergono un po’ dappertutto.
Il loro album d’esordio, Information Blip, registrato agli Orc's Lair studio ( e prodotto da Darragh Hansard della garage band Thee U.F.O.) è un mix di melodie accattivanti e ritmi serrati, con un groove che guarda spesso i The Modern Lovers ma anche i più moderni Parquet Courts. Giovanissimi, originali e molto interessanti.
Search Results - John. In A Raincoat : https://www.youtube.com/watch?v=CnVYRJEJbwQ
FIZZY ORANGE - By The Bay
Il giovane gruppo soul di sei elementi originario di Dublino è tra le scoperte più entusiasmanti dell’anno.
Il loro sound abbraccia esuberanti melodie indie pop con un gustoso tocco soul-jazz. Una manciata di singoli pubblicati tra cui spicca la bellissima By The Bay, che richiama al Van Morrison degli anni 60. Una delle mie tracce preferite del 2023 e una band da tenere d’occhio.
By The Bay : https://www.youtube.com/watch?v=9xr6ByWC0rU
Midnight Wayne – Ouroboros
Midnight Wayne ,pseudonimo del cantautore, polistrumentista e produttore Wayne Soper, front-man della rock band irlandese The Hot Sprockets, torna con il nuovo e autoprodotto Ouroboros.
Un EP di quattro tracce in cui crea un’avventura sonora di trame lo-fi, groove psichedelici e Dream Pop che riportano a Tame Impala e Beck. Bello e gustosissimo!!!
Midnight Wayne - Get What You Got: https://www.youtube.com/watch?v=A2gCSsFUBqs
Adore – Postcard
Il trio garage punk degli Adore, con membri proveniente da Galways, Donegal e Dublino, sono uno dei giovani gruppi più interessanti dell’ anno.
Il loro primo singolo Postcard, uscito per l’etichetta di Galway Blowtorch Records, racchiude l'energia del primo Britpop, con chitarre veloci, basso pesante e la voce della cantante Lara Minchin, che richiama ad Elastica e The Breeders.
Energiche esibizioni dal vivo (che spesso includono una breve incursione sul palco da parte dell’ex bassista dei The Strypes, Pete O'Hanlon), attitudine “fai da te” e quell’immancabile spensieratezza giovanile … semplicemente Adorabili !!!
Video Postcard: https://www.youtube.com/watch?v=HYPEWM8bOck&list=OLAK5uy_nmQXCDZb36BASWuPPceLbDfbTC6z4TlIs
Krypton Bulbs – Jackie’s Man
Nati dalle ceneri dei The Revellions, uno dei gruppi più interessanti del panorama Irlandese dell’ultimo decennio, i Krypton Bulb incarnano al meglio il prototipo della formazione Garage rock con forti influenze di 60s beat. Jackie’s Man, composta e cantata dal chitarrista Sam Morrisey e stampata su 45 giri dall’ etichetta irlandese Fuzzed Up & Astromoon Records , ondeggia tra la spavalderia glam dei T-Rex, il power pop dei Flamin' Groovies e il sound 60s dei migliori Sonics.
Dal vivo suonano benissimo e sono pieni di groove. Il loro primo LP è atteso per la prima meta del 2024.
Video Jackie’s Man : https://www.youtube.com/watch?v=VDb78zkqnTY
Thee U.F.O. – Junk Funk Garage
Il loro primo album Ponderous Fug era stato uno dei miei dischi preferite dello scorso anno. Ora la pysch-rock band di Dublino torna con un nuovo singolo, che preannunci l’uscita del loro secondo lavoro Beaming A Moments Reflection in uscita in primavera.
Junk Funk Garbage richiama alla psichedelica frenetica degli Oh Sees e il groove funk-pop dei King Gizzard & the Lizard Wizard. Groove brillante ed orecchiabile, perfetto per chi ama questo sound.
Video Junk Funk Garbage: https://www.youtube.com/watch?v=JztdBxB5ibs
Stereotype - Mean Punch / Boy in the Street
La band di Dublino, composta da Ray Gilligan (voce), Anthony Healy (chitarra), Gavin Healy ,(basso), Darren Bolger (tastiere) e Tony Brereton (batteria), sono per me una delle sorprese più grandi dell’ anno. In una scena come quella irlandese in cui è evidente la mancanza di una vera e propria band affine al Mod Sound, gli Stereotype riescono in qualche modo a colmare quel vuoto.
Il loro power pop, arricchito da atmosfere soul, richiama esplicitamente a Dexys Midnight Runners, Weller ,Costello ma anche agli Housemartins e i Cast. I quasi 4 minuti del singolo Mean Punch, uscito per l’etichetta Fuzzed Up & Astromoon Record, contengono “quel” groove e “quelle” melodie che mantengono ben saldo il loro legame con lo stile Mod, rendendoli uno stereotipo imprescindibile nella scena irlandese attuale.
Mean Punch : https://www.youtube.com/watch?v=7Y9sF2v01AU
Inauguriamo oggi una nuova sezione della Rubrica The Auld Tringle: Narrazioni dalla Repubblica d’ Irlanda, dedicata alle migliori uscite discografiche di artisti irlandesi nel 2023.
Plagiando il già famosissimo e chiacchieratissimo “Meglio dell’Anno” di Antonio, la personale selezione che segue include Album e singoli (senza un particolare ordine) prodotti quest’anno nell’ isola di smeraldo.
Cito Antonio per rimarcare che “… se il vostro album o artista preferito non è presente nella selezione che segue, probabilmente non capisco un cazzo di musica …”
Il 2023 è stato dominato dalla nuova scena del folk tradizionale irlandese, con gruppi come Lankum e Mary Wallopers a capitanare il tutto, ma anche a livello di rock alternativo, Indie, post-punk e avangarde, l’Irlanda conferma lo straordinario momento di splendore artistico e generosità creativa sapendo produrre una serie molto interessante di artisti che trovate qui di seguito.
Piccola riflessione:
nonostante una ricchezza musicale molto variata, per quanto possa sembrare strano, si nota la quasi totale mancanza di gruppi affini al “Mod Sound”.
Le nuove leve (dio li benedica) tendono a buttarsi in quel post-punk e quell’ attitudine “Fai da te“ che caratterizza molte delle band di oggi un po’ dappertutto.
Non è una critica ma una semplice constatazione che spero sia smentita al più presto.
LANKUM – FALSE LANKUM
Radie Peat, Cormac Mac Diarmada e i fratelli Daragh e Ian Lynch , maestri della Drone Music e componenti della band Lankum, tornano con il loro quarto lavoro, intriso di misticità e suoni oscuri.
Con superba abilita i 4 polistrumentisti irlandesi uniscono suoni tradizionali a sperimentazioni moderne, con melodie malinconiche e drammatiche alternate a raga ipnotici intrisi di psichedelica.
Un viaggio nella loro caratteristica intensità gotica accompagnato da melodie epiche e ammalianti: dal travolgente horror ipnotico di Go Dig My Grave, al tempestoso melodramma di The New York Trader, passando per il romanticismo della ballata Newcastle e la splendida malinconia di Lord Abore And Mary Flynn.
Sembra quasi che i Lankum proiettino il loro incantesimo celtico su di noi, offrendoci un’esperienza di ascolto intensa ed esplorando i limiti estremi della musica folk tradizionale irlandese.
Registrato a Dalkey in una Martello Tower , torri costruite a scopo difensivo e disseminate per la costa est irlandese, è stato il primo album folk ad essere nominato ai Mercury Prize e senza ombra di dubbio una delle uscite più rilevanti dell’ anno.
Video di Dig My Grave: https://www.youtube.com/watch?v=qhqpQiXnFx0
ØXN – CYRM
ØXN sono un super gruppo sperimentale di doom-folk formato dalla sopra citata Radie Peat dei Lankum, la musicista e cantautrice irlandese Katie Kim, Eleanor Myler e John Spud Murphy, entrambi membri del gruppo rock sperimentale Percolator.
Esordiscono con il loro primo disco CYRM in cui le armoniose melodie vocali si fondono con fisarmonica, mellotron, tastiere, bassi e sintetizzatori.
Canzoni come la tradizionale Cruel Mother , che rivisita il terribile periodo storico in cui avere un figlio fuori dal matrimonio era criminalizzato come atto demoniaco , Love Henry o la cover di Farmer in The City di Scott Walker, portano con sé sfumature di PJ Harvey, Nick Cave ma anche arpeggi di chitarra che richiamano al post punk dei Cure. Un universo sonoro in cui immergevi completamente se si è avvezzi a questo tipo di sound.
Video di Cruel Mother: https://www.youtube.com/watch?v=fuaLiowElxE
The MARY WALLOPERS – Irish Rock N Roll
La parola “Craic” in slang irlandese non è un riferimento alla famosa sostanza stupefacente ma bensì un’espressione usata per descrivere un'esperienza particolarmente divertente , in cui di solito, la Guinness scorre a fiumi.
Ecco, se c’è una parola con cui descrivere i The Mary Wallopers probabilmente Craic è quella appropriata. Da molti definiti “ la cosa più vicina ai Pogues che l ‘Irlanda abbia creato recentemente” , Il gruppo di Dundalk, cittadina situata a pochi chilometri dal confine con l’Irlanda del nord e per questo soprannominata simpaticamente dai locali “ El Paso”, torna con il suo secondo lavoro, “ Irish Rock N Roll” e il titolo non potrebbe essere più azzeccato. Gli Wallopers uniscono canzoni tradizionali irlandesi vecchie 100 anni e pezzi propri e le due entità si siedono perfettamente una accanto all’altra, accompagnate dalla potenza del folk irlandese, con tutta la sua consolidata tradizione di resistenza e ribellione.
Pur avendo momenti di umorismo ( vedi i singoli The Blarney Stone e The Holy Ground), l’album affronta ancora una volta con estrema franchezza i più complicati problemi sociali del paese: dalla loro versione del classico “The Turfman From Ardee” che tratta il problema dei diritti dei lavoratori, fino alla stupenda traccia finale “Gates Of Heaven”, tagliente condanna agli abusi e all'ipocrisia della Chiesa cattolica, incarnando una delle forze più provocatorie ma totalmente oneste della rivitalizzata musica irlandese moderna.
Non so se siano davvero i nuovi Pogues , ma i The Mary Wallopers sanno perfettamente in che direzione stanno andando e mentre lo fanno, alzano il dito medio in direzione dell’ establishment interno. Up the Wallopers!!!
Video di The Blarney Stone: https://www.youtube.com/watch?v=R_aklI502R8
GRIAN CHATTEN - Chaos for the Fly
Impossibile lasciare fuori Mr. Fontaines dal meglio del 2023. E se il sound del suo primo album solista è scarno e lontano anni luce da quello della sua band, è altrettanto vero che dimostra una maturità artistica non indifferente.
Canzoni acustiche intrise di atmosfere intime alla Nick Drake (“All of The People” l’esempio più eclatante) e addirittura con piccole sfumature di Burt Bacharach e Lee Hazlewood ( vedi Bob’s Casino).
Fairlies, singolo di punta dell’album, è forse l’unica traccia in cui il ritmo e la strimpellata di chitarra acustica richiamano un po’ ai Fontaines D.C. , il tutto accompagnato da entusiasmanti slanci di archi e dall’ormai inconfondibile voce di Grian.
A questo aggiungiamo la collaborazione con il trio hip-hop di Belfast Kneecap che ,come quella dello scorso anno con Leftfield , sottolinea la grande duttilità artistica del ragazzo.
Video di Fairless: https://www.youtube.com/watch?v=lU79fE_zelU
KNEECAP feat. GRIAN CHATTEN – Better Way To Live
Una piccola menzione ai Kneecap è doverosa. Il trio hip hop di Belfast, composto dai vocalist Mo Chara e Móglaí Bap e dal DJ Próvaí , hanno recentemente firmato con l’etichetta Heavenly Recordings e presentano il singolo dell’ attesissimo primo album in cui appunto Mr. Fontaines Grian Chatten presta voce e liriche per il ritornello.
Testi prevalentemente in gaelico e incomprensibili alla maggior parte di noi, ma che sprigionano rabbia e frustrazione giovanile a cui si aggiunge un beat accattivante e un basso pesante ( suonato tra l’altro da Andy Nicholson, primo bassista degli Arctic Monkeys).
L’antipasto è stato ottimo, vediamo se l’anno prossimo di questi tempi li ritroveremo ancora da queste parti.
Video Better Way to Live: https://www.youtube.com/watch?v=KSnF7RaeoXE
MERYL STREEK – If This Is Life
L’artista punk-spoken word Meryl Streek torna dopo il brillante debutto dello scorso anno, quel 796 che gridava alle malefatte di stato e chiesa, provocando scalpore nella comunità religiosa e politica irlandese.
Il primo singolo che preannuncia il nuovo lavoro è un ribollente pezzo di inquietante punk rock in cui si avvale dell’aiuto vocale della solita Molly Vulpyne ( del duo punk di Dublino Vulpynes) e della chitarra di Pete Holidai (delle storiche punk band irlandesi The Radiators from Space e Trouble Pilgrims).
Il tutto con melodie che volutamente strizzano l’occhio al pop, in modo che, quando entrano in gioco le rabbiose liriche che trattano i già noti temi di alcolismo, aumento dei suicidi e “padroni di casa succhia sangue”, il contrasto è quasi scioccante.
È incazzatissimo e sembra averne tutte e ragioni.
Video If This Is Life : https://www.youtube.com/watch?v=ENBTraEonBA
BONK - Greater Than Or Equal To
I Bonk vengono da Waterford e non sono esattamente il tipo di band che ti aspetteresti di vedere uscire dalla verde Irlanda.
Guidati da Philip Christie, ex membro della band indie irlandese O Emperor, escono con il loro secondo album Greater Than Or Equal To, una coloratissima miscela di garage rock, jazz, afro-beat e avant-pop con ritmi intricati che riportano al Doctor Jones di Gris-Gris, Yes, Captain Beefheart ma anche hai Radiohead di Kid A e Amnesiac.
Il singolo Future 87 è un fantastico garage-funk ricco di percussioni vertiginose perfetto per un’ introduzione all’ascolto di un album tra i più sorprendenti del 2023.
Bonk – Future 87 : https://www.youtube.com/watch?v=AV6pP_EtKkI
SEARCH RESULTS - Information Blip
I Search Result, composti da Fionn Brennan (chitarra), Jack Condon (batteria) and Adam Hoban (basso) sono a mio parere l’alternativa più valida all’ondata di band post-punk che oggi giorno emergono un po’ dappertutto.
Il loro album d’esordio, Information Blip, registrato agli Orc's Lair studio ( e prodotto da Darragh Hansard della garage band Thee U.F.O.) è un mix di melodie accattivanti e ritmi serrati, con un groove che guarda spesso i The Modern Lovers ma anche i più moderni Parquet Courts. Giovanissimi, originali e molto interessanti.
Search Results - John. In A Raincoat : https://www.youtube.com/watch?v=CnVYRJEJbwQ
FIZZY ORANGE - By The Bay
Il giovane gruppo soul di sei elementi originario di Dublino è tra le scoperte più entusiasmanti dell’anno.
Il loro sound abbraccia esuberanti melodie indie pop con un gustoso tocco soul-jazz. Una manciata di singoli pubblicati tra cui spicca la bellissima By The Bay, che richiama al Van Morrison degli anni 60. Una delle mie tracce preferite del 2023 e una band da tenere d’occhio.
By The Bay : https://www.youtube.com/watch?v=9xr6ByWC0rU
Midnight Wayne – Ouroboros
Midnight Wayne ,pseudonimo del cantautore, polistrumentista e produttore Wayne Soper, front-man della rock band irlandese The Hot Sprockets, torna con il nuovo e autoprodotto Ouroboros.
Un EP di quattro tracce in cui crea un’avventura sonora di trame lo-fi, groove psichedelici e Dream Pop che riportano a Tame Impala e Beck. Bello e gustosissimo!!!
Midnight Wayne - Get What You Got: https://www.youtube.com/watch?v=A2gCSsFUBqs
Adore – Postcard
Il trio garage punk degli Adore, con membri proveniente da Galways, Donegal e Dublino, sono uno dei giovani gruppi più interessanti dell’ anno.
Il loro primo singolo Postcard, uscito per l’etichetta di Galway Blowtorch Records, racchiude l'energia del primo Britpop, con chitarre veloci, basso pesante e la voce della cantante Lara Minchin, che richiama ad Elastica e The Breeders.
Energiche esibizioni dal vivo (che spesso includono una breve incursione sul palco da parte dell’ex bassista dei The Strypes, Pete O'Hanlon), attitudine “fai da te” e quell’immancabile spensieratezza giovanile … semplicemente Adorabili !!!
Video Postcard: https://www.youtube.com/watch?v=HYPEWM8bOck&list=OLAK5uy_nmQXCDZb36BASWuPPceLbDfbTC6z4TlIs
Krypton Bulbs – Jackie’s Man
Nati dalle ceneri dei The Revellions, uno dei gruppi più interessanti del panorama Irlandese dell’ultimo decennio, i Krypton Bulb incarnano al meglio il prototipo della formazione Garage rock con forti influenze di 60s beat. Jackie’s Man, composta e cantata dal chitarrista Sam Morrisey e stampata su 45 giri dall’ etichetta irlandese Fuzzed Up & Astromoon Records , ondeggia tra la spavalderia glam dei T-Rex, il power pop dei Flamin' Groovies e il sound 60s dei migliori Sonics.
Dal vivo suonano benissimo e sono pieni di groove. Il loro primo LP è atteso per la prima meta del 2024.
Video Jackie’s Man : https://www.youtube.com/watch?v=VDb78zkqnTY
Thee U.F.O. – Junk Funk Garage
Il loro primo album Ponderous Fug era stato uno dei miei dischi preferite dello scorso anno. Ora la pysch-rock band di Dublino torna con un nuovo singolo, che preannunci l’uscita del loro secondo lavoro Beaming A Moments Reflection in uscita in primavera.
Junk Funk Garbage richiama alla psichedelica frenetica degli Oh Sees e il groove funk-pop dei King Gizzard & the Lizard Wizard. Groove brillante ed orecchiabile, perfetto per chi ama questo sound.
Video Junk Funk Garbage: https://www.youtube.com/watch?v=JztdBxB5ibs
Stereotype - Mean Punch / Boy in the Street
La band di Dublino, composta da Ray Gilligan (voce), Anthony Healy (chitarra), Gavin Healy ,(basso), Darren Bolger (tastiere) e Tony Brereton (batteria), sono per me una delle sorprese più grandi dell’ anno. In una scena come quella irlandese in cui è evidente la mancanza di una vera e propria band affine al Mod Sound, gli Stereotype riescono in qualche modo a colmare quel vuoto.
Il loro power pop, arricchito da atmosfere soul, richiama esplicitamente a Dexys Midnight Runners, Weller ,Costello ma anche agli Housemartins e i Cast. I quasi 4 minuti del singolo Mean Punch, uscito per l’etichetta Fuzzed Up & Astromoon Record, contengono “quel” groove e “quelle” melodie che mantengono ben saldo il loro legame con lo stile Mod, rendendoli uno stereotipo imprescindibile nella scena irlandese attuale.
Mean Punch : https://www.youtube.com/watch?v=7Y9sF2v01AU
mercoledì, dicembre 27, 2023
Reggae e dintorni. Il meglio del 2023
Essendo poco competente in materia, ho chiesto a un luminare dell'ambito, PIER TOSI, un elenco di album reggae e affini che vale la pena ascoltare, usciti in questo 2023.
Burning Spear – No Destroyer
Il più iconico dei grandi del reggae in vita è tornato alla attività live a quasi ottanta primavere negli ultimi anni ed ha pubblicato questo lavoro che teneva del cassetto da parecchio tempo. Non regge il paragone con i suoi lavori migliori degli anni settanta ma è comunque uno degli eventi discografici reggae del 2023.
Bitty McLean – Forward
Con la sua voce straordinaria l'inglese di origine giamaicana Bitty McLean continua da anni la tradizione dei grandi cantanti giamaicani come Alton Ellis, Ken Boothe e John Holt. 'Forward' è un altro grande disco tra roots reggae e lovers rock, prodotto dai gemelli del ritmo Sly Dunbar e Robbie Shakespeare ed è uno degli ultimi lavori a cui Robbie ha presenziato prima della sua scomparsa.
Johnny Osbourne – Right Time
Il ritorno di un altro gigante del reggae in grande forma a 75 anni. Un solido album suonato da un'ottima band francese capeggiata da Stepper Briard della Taxi Gang di Sly Dunbar dove Johnny propone ottime versioni aggiornati di suoi classici senza tempo e qualche nuova canzone.
The Officinalis – Back To Sorrento
L'eccellenza dello ska-jazz italiano con un tocco di calore musicale partenopeo. Un disco che suona come se gli Skatalites si fossero trovati a passare qualche mese a Napoli negli anni sessanta ed avessero registrato un 'lost album' insieme ad esponenti della cultura musicale napoletana...
Samory I – Strength
Ii giovane giamaicano Samory I arriva al secondo decisivo album con la produzione del talentuoso Winta James e non sbaglia. Un bell'album tra tradizione roots e dub e suoni contemporanei decisamente influenzati da hip hop ed R&B.
Victor Axelrod – If You Ask Me To
Il producer Victor Axelrod ha prodotto nel corso del tempo una serie di singoli di vari artisti per la Daptone Rec. Riecheggiando con rigore filologico la tradizione rocksteady ed early reggae giamaicana e li troviamo uniti in questo album. Il reggae antico incontra il soul in varie giocate di classe tra la compianta regina della Daptone Sharon Jones ed una altrettanto compianta leggenda giamaicana come Sugar Minott.
Morgan Heritage – The Homeland
Un album ricco di ospiti dedicato alla madre Africa dai perfezionisti Morgan Heritage che oltre che mettere insieme icone del suono moderno giamaicano come Bounty Killer, Beenie Man o Capleton a personaggi come Youssou N'Dour o Alpha Blondy trovano anche un pretesto per cavalcare insieme ad un parterre di giovani artisti e producer africani il nuovo suono dell'afrobeat moderno che impazza letteralmente nel continente nero.
Micah Shemaiah – Jamaica Jamaica
Un nuovo lavoro solido e concreto per Micah Shemaiah, autentico eroe del suono roots giamaicano contemporaneo. Un ottimo songwriting, bassi profondi ed atmosfere meditative in un altro disco in bilico tra classicità e nuovi suoni.
Aleighcia Scott – Windrush Baby
Debutto su album per un'artista frutto di una commistione tra Galles e Giamaica che non a caso celebra nel titolo la Windrush, la nave simbolo dell'immigrazione di massa dai Caraibi all'Inghiterra nel secondo dopoguerra.
Creation Rebel – Hostile Environment
A trentanove anni dalla loro precedente release Adrian Sherwood torna a collaborare con Creation Rebel, un nucleo di musicisti che contribuì in modo decisivo a creare la sua fama di genio visionario del dub inglese. Ne esce la migliore attualizzazione del classico suono On-U-Sound che si potrebbe immaginare.
Cosmic Shuffling – Cosmic Quest
La svizzera Fruits è rinomata per il gran gusto ed suoni puliti e coinvolgenti. Una delle sue band di casa sono questi Cosmic Shuffling che in questo caso danno vita ad un grande album di rocksteady contemporaneo. Il suono è un tributo agli anni sessanta giamaicani messo in piedi con grande competenza e passione.
Hempress Sativa – Charka
Per Hempress Sativa vale un po' quanto già detto per Micah Shemaiah con l'aggiunta che questa figlia d'arte (suo padre è il batterista a producer Albert Malawi presente come ospite) rappresenta qui la grande vitalità delle nuove generazioni del reggae globale al femminile. Un bell'album che piacerà agli amanti dell'autentico roots & culture.
Tre ristampe:
Prince Lincoln Thompson & The Royal Rasses – God Sent Dub
Nel 1980 Prince Lincoln Thompson collaborò addirittura con la Joe Jackson Band nel suo 'Natural Wild' di cui questo 'God Sent Dub' è il duale dub, mixato ai tempi da un giovanissimo Chris Lane ed uscito in quell'anno in pochissimi esemplari. Un grande ritorno dub!
Gregory Isaacs – In Person (Expanded Version)
La Doctor Bird ristampa in doppio CD uno dei primi album del grande Gregory Isaacs a creare scalpore nel mondo del reggae nel 1974. Oltre ai brani di Gregory ci sono tanti brani di altri artisti prodotti dal producer dell'album Alvin GG Ranglin, un personaggio poco connosciuto ma con molti meriti tra cui l'aver lanciato nel firmamento l'immenso Gregory Isaacs.
Joe Gibbs & The Professionals – The 1970s Dub Album Collection
In un cruciale cofanetto budget price sono proposti in quattro CDs ben sette classici albums prodotti da Joe Gibbs negli anni '70 suonati dai suoi Professionals e mixati dal pioniere Errol Thompson. In una marea di vibes il suono che Don Letts fece amare ai punks a Londra sia nello scantinato dell'Acme Attractions che dalla consolle del Roxy Club.
Burning Spear – No Destroyer
Il più iconico dei grandi del reggae in vita è tornato alla attività live a quasi ottanta primavere negli ultimi anni ed ha pubblicato questo lavoro che teneva del cassetto da parecchio tempo. Non regge il paragone con i suoi lavori migliori degli anni settanta ma è comunque uno degli eventi discografici reggae del 2023.
Bitty McLean – Forward
Con la sua voce straordinaria l'inglese di origine giamaicana Bitty McLean continua da anni la tradizione dei grandi cantanti giamaicani come Alton Ellis, Ken Boothe e John Holt. 'Forward' è un altro grande disco tra roots reggae e lovers rock, prodotto dai gemelli del ritmo Sly Dunbar e Robbie Shakespeare ed è uno degli ultimi lavori a cui Robbie ha presenziato prima della sua scomparsa.
Johnny Osbourne – Right Time
Il ritorno di un altro gigante del reggae in grande forma a 75 anni. Un solido album suonato da un'ottima band francese capeggiata da Stepper Briard della Taxi Gang di Sly Dunbar dove Johnny propone ottime versioni aggiornati di suoi classici senza tempo e qualche nuova canzone.
The Officinalis – Back To Sorrento
L'eccellenza dello ska-jazz italiano con un tocco di calore musicale partenopeo. Un disco che suona come se gli Skatalites si fossero trovati a passare qualche mese a Napoli negli anni sessanta ed avessero registrato un 'lost album' insieme ad esponenti della cultura musicale napoletana...
Samory I – Strength
Ii giovane giamaicano Samory I arriva al secondo decisivo album con la produzione del talentuoso Winta James e non sbaglia. Un bell'album tra tradizione roots e dub e suoni contemporanei decisamente influenzati da hip hop ed R&B.
Victor Axelrod – If You Ask Me To
Il producer Victor Axelrod ha prodotto nel corso del tempo una serie di singoli di vari artisti per la Daptone Rec. Riecheggiando con rigore filologico la tradizione rocksteady ed early reggae giamaicana e li troviamo uniti in questo album. Il reggae antico incontra il soul in varie giocate di classe tra la compianta regina della Daptone Sharon Jones ed una altrettanto compianta leggenda giamaicana come Sugar Minott.
Morgan Heritage – The Homeland
Un album ricco di ospiti dedicato alla madre Africa dai perfezionisti Morgan Heritage che oltre che mettere insieme icone del suono moderno giamaicano come Bounty Killer, Beenie Man o Capleton a personaggi come Youssou N'Dour o Alpha Blondy trovano anche un pretesto per cavalcare insieme ad un parterre di giovani artisti e producer africani il nuovo suono dell'afrobeat moderno che impazza letteralmente nel continente nero.
Micah Shemaiah – Jamaica Jamaica
Un nuovo lavoro solido e concreto per Micah Shemaiah, autentico eroe del suono roots giamaicano contemporaneo. Un ottimo songwriting, bassi profondi ed atmosfere meditative in un altro disco in bilico tra classicità e nuovi suoni.
Aleighcia Scott – Windrush Baby
Debutto su album per un'artista frutto di una commistione tra Galles e Giamaica che non a caso celebra nel titolo la Windrush, la nave simbolo dell'immigrazione di massa dai Caraibi all'Inghiterra nel secondo dopoguerra.
Creation Rebel – Hostile Environment
A trentanove anni dalla loro precedente release Adrian Sherwood torna a collaborare con Creation Rebel, un nucleo di musicisti che contribuì in modo decisivo a creare la sua fama di genio visionario del dub inglese. Ne esce la migliore attualizzazione del classico suono On-U-Sound che si potrebbe immaginare.
Cosmic Shuffling – Cosmic Quest
La svizzera Fruits è rinomata per il gran gusto ed suoni puliti e coinvolgenti. Una delle sue band di casa sono questi Cosmic Shuffling che in questo caso danno vita ad un grande album di rocksteady contemporaneo. Il suono è un tributo agli anni sessanta giamaicani messo in piedi con grande competenza e passione.
Hempress Sativa – Charka
Per Hempress Sativa vale un po' quanto già detto per Micah Shemaiah con l'aggiunta che questa figlia d'arte (suo padre è il batterista a producer Albert Malawi presente come ospite) rappresenta qui la grande vitalità delle nuove generazioni del reggae globale al femminile. Un bell'album che piacerà agli amanti dell'autentico roots & culture.
Tre ristampe:
Prince Lincoln Thompson & The Royal Rasses – God Sent Dub
Nel 1980 Prince Lincoln Thompson collaborò addirittura con la Joe Jackson Band nel suo 'Natural Wild' di cui questo 'God Sent Dub' è il duale dub, mixato ai tempi da un giovanissimo Chris Lane ed uscito in quell'anno in pochissimi esemplari. Un grande ritorno dub!
Gregory Isaacs – In Person (Expanded Version)
La Doctor Bird ristampa in doppio CD uno dei primi album del grande Gregory Isaacs a creare scalpore nel mondo del reggae nel 1974. Oltre ai brani di Gregory ci sono tanti brani di altri artisti prodotti dal producer dell'album Alvin GG Ranglin, un personaggio poco connosciuto ma con molti meriti tra cui l'aver lanciato nel firmamento l'immenso Gregory Isaacs.
Joe Gibbs & The Professionals – The 1970s Dub Album Collection
In un cruciale cofanetto budget price sono proposti in quattro CDs ben sette classici albums prodotti da Joe Gibbs negli anni '70 suonati dai suoi Professionals e mixati dal pioniere Errol Thompson. In una marea di vibes il suono che Don Letts fece amare ai punks a Londra sia nello scantinato dell'Acme Attractions che dalla consolle del Roxy Club.
martedì, dicembre 26, 2023
Calciolandia. Il meglio del 2023
Puntuale appuntamento annuale con ALBERTO GALLETTI sul meglio del calcio del 2023.
Quale migliore giornata del Boxing Day?
MIGLIOR GIOCATORE 2023
Gol a raffica e regie sontuose per la coppia d’oro del City che valgono un treble stagionale ineguagliabile.
Bellingham esplode definitivamente al Real, prospettiva da numero uno assoluto (se rimane dov’è).
Cannoniere dell’incredibile scudetto partenopeo.
Non vedevo uno così con indosso la maglia del Villa dai tempi di Tony Morley.
1 Erling Haaland (Manchester City)
2 Kevin De Bruyne (Manchester City)
3 Jude Bellingham (Real Madrid)
4 Victor Osimhen (Napoli)
5 Ollie Watkins (Aston Villa)
MIGLIOR SQUADRA DI CLUB 2023
Treble Fantastico, inarrivabili.
Sorpresa assoluta, benchè ci sia dietro il City Group e non è una favola, ma stanno giocando come nessun’altro.
Scudetto tanto storico quanto meritato ed inaspettato contro ogni pronostico.
Primo storico trionfo in Copa Libertadores, conterà pur qualcosa! E poi sono i miei preferiti in Brasile.
Tornati ai vertici, durerà?
1 Manchester City
2 Girona
3 Napoli
4 Fluminense
5 Aston Villa
MIGLIOR SQUADRA NAZIONALE 2023
Non ho visto niente a parte qualche risultato e classifiche
1 Spagna
2 Uruguay
3 Francia
4 Inghilterra
5 Belgio
MIGLIOR GOL 2023
I gol di testa per me sono imbattibili, Di Marco ha tirato in porta.
1 Olivier Giroud in Milan 2-1 PSG, CL del 7 novembre
2 Ollie Watkins in Bournemouth 2-2 Aston Villa, PL del 3 dicembre
3 Alejandro Garnacho in Everton 0-3 Manchester Utd, PL del 26 novembre
4 Federico Di Marco in Inter 2-0 Frosinone, Serie A del 12 novembre
5 John Kennedy in Fluminense 2-1 Boca Juniors del 4 novembre
MIGLIOR PARTITA 2023
1 Barcellona 2-4 Girona, Liga del 10 dicembre
2 Aston Villa 1-0 Manchester City, PL del 6 dicembre
3 Scozia 2-0 Spagna, Qualificazioni Europeo del 28 marzo
4 Real Betis 2-3 Rangers, EL del 14 dicembre
5 Real Madrid 4-2 Napoli, CL del 29 novembre.
SORPRESE 2023
Vedi capitolo squadre
Idem
Sfateranno il tabù campionato dopo quaranta e passa anni consecutivi di Bundesliga? Ci spero.
Di nuovo ai vertici in Belgio con il loro bagaglio inimitabile di grande del passato. Anche qui, sarà la volta buona?
Primo titolo polacco nella storia per il piccolo Rakow, impresa degna di nota seppur in un torneo non più di primo piano.
1 Girona
2 Aston Villa
3 Bayer Leverkusen
4 Union St. Gilloise
5 Rakow Czestochowa
MIGLIOR ALLENATORE 2023
Treble e prestazioni favolose, seppur con un po di appannamento in questo primo scorcio di stagione. Confido in una loro pronta ripresa, Pep è capace e smette di scherzare da marzo in avanti.
L’artefice di questo spettacolare Girona che fa anche risultati clamorosi.
L’allenatore più vecchio ad aver vinto uno scudetto, per di più non in una delle solite tre strisciate, contro qualsiasi pronostico, con grande merito e giocando anche bene fino ad un mese dalla fine e con il datore di lavoro che si ritrovava.
Trasformato l’Aston Villa da squadra in zona retrocessione a pretendente ad un posto in CL e chissà magari altro. Sta facendo mirabile, è uno che se ne intende, Watkins e McGinn se li è trovati ma i due difensori spagnoli se li è portati lui.
Gioco spavaldo, moderno dicono adesso, forse i risultati non sono il massimo, il Brighton comunque non è il City, ma sprazzi di grandi cose ne ha fatte vedere.
Probabilmente destinato ad andare a rovinarsi in una delle cosiddette grandi che poi finiscono sempre dietro al City.
Magari sostituisce Klopp al Liverpool così non lo vedrò più.
1 Pep Guardiola (Manchester City)
2 Michel (Girona)
3 Luciano Spalletti (Napoli)
4 Unai Emery (Aston Villa)
5 Roberto De Zerbi (Brighton e HA)
MIGLIOR DIVISA 2023
1 Anderlecht 2023/24 Special Edition Paul Van Himst 80th
2 Rangers FC completo blu EL
3 Genoa 2023/24
4 Gremio 2023/24
5 Borussia Monchengladbach 2023/24
MIGLIOR DIVISA DA TRASFERTA 2023
1 Aston Villa 2023/24
2 Real Sociedad 2023/24
3 Tottenham Hotspur 2023/24
4 Boca Juniors 2023/24
5 Dumbarton 2023/24
Sono infine passati a miglior vita, tra gli altri, Giovanni Lodetti, Bobby Charlton, Antonio Juliano, Just Fontane, Gianluca Vialli, Luis Suarez, Roberto Dinamite, Vito Chimenti, Ilario Castagner, Frank McGarvey, Gaetano Troja, Vincenzo D’Amico, Chris Bart-Williams, Trevor Francis, Carlo Mazzone, Waldemar Victorino, Jan Jongbloed, Francis Lee, Alberto Ginulfi, Mario Marinho, Terry Venables, Gordon McQueen, che ringrazio infinitamente e senza distinzioni, interpreti di un calcio, il mio, fatto da persone normali (loro) che facevano cose straordinarie.
A tutti buone feste.
Quale migliore giornata del Boxing Day?
MIGLIOR GIOCATORE 2023
Gol a raffica e regie sontuose per la coppia d’oro del City che valgono un treble stagionale ineguagliabile.
Bellingham esplode definitivamente al Real, prospettiva da numero uno assoluto (se rimane dov’è).
Cannoniere dell’incredibile scudetto partenopeo.
Non vedevo uno così con indosso la maglia del Villa dai tempi di Tony Morley.
1 Erling Haaland (Manchester City)
2 Kevin De Bruyne (Manchester City)
3 Jude Bellingham (Real Madrid)
4 Victor Osimhen (Napoli)
5 Ollie Watkins (Aston Villa)
MIGLIOR SQUADRA DI CLUB 2023
Treble Fantastico, inarrivabili.
Sorpresa assoluta, benchè ci sia dietro il City Group e non è una favola, ma stanno giocando come nessun’altro.
Scudetto tanto storico quanto meritato ed inaspettato contro ogni pronostico.
Primo storico trionfo in Copa Libertadores, conterà pur qualcosa! E poi sono i miei preferiti in Brasile.
Tornati ai vertici, durerà?
1 Manchester City
2 Girona
3 Napoli
4 Fluminense
5 Aston Villa
MIGLIOR SQUADRA NAZIONALE 2023
Non ho visto niente a parte qualche risultato e classifiche
1 Spagna
2 Uruguay
3 Francia
4 Inghilterra
5 Belgio
MIGLIOR GOL 2023
I gol di testa per me sono imbattibili, Di Marco ha tirato in porta.
1 Olivier Giroud in Milan 2-1 PSG, CL del 7 novembre
2 Ollie Watkins in Bournemouth 2-2 Aston Villa, PL del 3 dicembre
3 Alejandro Garnacho in Everton 0-3 Manchester Utd, PL del 26 novembre
4 Federico Di Marco in Inter 2-0 Frosinone, Serie A del 12 novembre
5 John Kennedy in Fluminense 2-1 Boca Juniors del 4 novembre
MIGLIOR PARTITA 2023
1 Barcellona 2-4 Girona, Liga del 10 dicembre
2 Aston Villa 1-0 Manchester City, PL del 6 dicembre
3 Scozia 2-0 Spagna, Qualificazioni Europeo del 28 marzo
4 Real Betis 2-3 Rangers, EL del 14 dicembre
5 Real Madrid 4-2 Napoli, CL del 29 novembre.
SORPRESE 2023
Vedi capitolo squadre
Idem
Sfateranno il tabù campionato dopo quaranta e passa anni consecutivi di Bundesliga? Ci spero.
Di nuovo ai vertici in Belgio con il loro bagaglio inimitabile di grande del passato. Anche qui, sarà la volta buona?
Primo titolo polacco nella storia per il piccolo Rakow, impresa degna di nota seppur in un torneo non più di primo piano.
1 Girona
2 Aston Villa
3 Bayer Leverkusen
4 Union St. Gilloise
5 Rakow Czestochowa
MIGLIOR ALLENATORE 2023
Treble e prestazioni favolose, seppur con un po di appannamento in questo primo scorcio di stagione. Confido in una loro pronta ripresa, Pep è capace e smette di scherzare da marzo in avanti.
L’artefice di questo spettacolare Girona che fa anche risultati clamorosi.
L’allenatore più vecchio ad aver vinto uno scudetto, per di più non in una delle solite tre strisciate, contro qualsiasi pronostico, con grande merito e giocando anche bene fino ad un mese dalla fine e con il datore di lavoro che si ritrovava.
Trasformato l’Aston Villa da squadra in zona retrocessione a pretendente ad un posto in CL e chissà magari altro. Sta facendo mirabile, è uno che se ne intende, Watkins e McGinn se li è trovati ma i due difensori spagnoli se li è portati lui.
Gioco spavaldo, moderno dicono adesso, forse i risultati non sono il massimo, il Brighton comunque non è il City, ma sprazzi di grandi cose ne ha fatte vedere.
Probabilmente destinato ad andare a rovinarsi in una delle cosiddette grandi che poi finiscono sempre dietro al City.
Magari sostituisce Klopp al Liverpool così non lo vedrò più.
1 Pep Guardiola (Manchester City)
2 Michel (Girona)
3 Luciano Spalletti (Napoli)
4 Unai Emery (Aston Villa)
5 Roberto De Zerbi (Brighton e HA)
MIGLIOR DIVISA 2023
1 Anderlecht 2023/24 Special Edition Paul Van Himst 80th
2 Rangers FC completo blu EL
3 Genoa 2023/24
4 Gremio 2023/24
5 Borussia Monchengladbach 2023/24
MIGLIOR DIVISA DA TRASFERTA 2023
1 Aston Villa 2023/24
2 Real Sociedad 2023/24
3 Tottenham Hotspur 2023/24
4 Boca Juniors 2023/24
5 Dumbarton 2023/24
Sono infine passati a miglior vita, tra gli altri, Giovanni Lodetti, Bobby Charlton, Antonio Juliano, Just Fontane, Gianluca Vialli, Luis Suarez, Roberto Dinamite, Vito Chimenti, Ilario Castagner, Frank McGarvey, Gaetano Troja, Vincenzo D’Amico, Chris Bart-Williams, Trevor Francis, Carlo Mazzone, Waldemar Victorino, Jan Jongbloed, Francis Lee, Alberto Ginulfi, Mario Marinho, Terry Venables, Gordon McQueen, che ringrazio infinitamente e senza distinzioni, interpreti di un calcio, il mio, fatto da persone normali (loro) che facevano cose straordinarie.
A tutti buone feste.
venerdì, dicembre 22, 2023
I migliori album 2023
Il mio meglio del 2023.
Trenta album che mi sono piaciuti e che ho ripetutamente ascoltato.
In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso
nel 2017: Gospelbeach, Kamasi Washington, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher
nel 2018: Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Gaz Coombes, The Good The Bad and the Queen, Spiritualized
nel 2019: Specials, Nick Cave and Bad Seeds, Dream Syndicate, Juliana Hatfiled, Chris Robinson Brotherhood
nel 2020: Bob Dylan, Bob Mould, Fantastic Negrito, Suzanne Vega, Gil Scott Heron/Makaya McCraven
nel 2021: Jon Batiste, Sleaford Mods, De Wolff, Coral, Sons of Kemet, Specials, Mdou Moctar
nel 2022: Fantastic negrito, Viagra boys, Lazy Eyes, Suede razors, Black Midi
TOP 15
1)
JAIMIE BRANCH - Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))
Jaimie Branch era una trombettista americana, scomparsa a 39 anni lo scorso anno.
Il terzo album , postumo, "Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))" è un assalto sonoro che partendo dal jazz, assimila un approccio punk, tribalismo, malattia, suoni disturbanti ma anche blues, gospel, funk, industrial.
Si possono sentire Miles Davis, Don Cherry, James Chance, Fela Kuti, i Creatures di Siouxsie, i P.I.L., free jazz.
Un album che scuote, scava, brucia, taglia.
2)
TEENAGE FANCLUB - Nothing lasts forever
Che meraviglia il dodicesimo album della band scozzese. Jingle jangle sound, Byrds, Buffalo Springfield nell'anima, nel cuore, nelle corde, nelle voci. Canzoni strepitose, atmosfere "californiane" e solari, di una bellezza rara, nessuna caduta di tono.
3)
NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS - Council Skies
Del post Oasis ho sempre apprezzato la schiettezza basica di Liam, molto meno il percorso di Noel.
Il nuovo album cambia le carte in tavola, con undici brani di grande spessore compositivo, melodie beatlesiane, costanti folate psichedeliche, ballate intense e una serie di splendidi brani pop beat (dalla già nota "Pretty boy" all'orchestrato mid tempo di "Open the door, see what you find" al rock psych di "There she blows"). Johnny Marr, Gem Archer e (in un remix) Robert Smith danno una mano.
4)
TEX PERKINS and the FAT RUBBER BAND - Other World
Splendido ritorno dell'ex voce dei Beasts of Bourbon. Blues dolente, ballate intensissime, decadenti, crepuscolari, brani alla Stones e una voce cavernosa e piena di vita vissuta.
5)
MADNESS - Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie
Da tempo i MADNESS non sono più solo sinonimo di ska e divertimento.
Il capolavoro "The Liberty of Norton Folgate" del 2009 sancì il passaggio a una dimensione street soul/pop di chiaro marchio London/Brit con uno sguardo esplicito al tradizionale Music Hall britannico di sapore teatrale.
Nel nuovo "Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie" riprendono da quelle matrici, in una sorta di opera/concept (l'attore, mod dichiarato, Martin Freeman, provvede al parlato del prologo ed epilogo e all'introduzione dei tre Atti del racconto in musica) che spazia tra soul, pop, brani di sapore teatrale/cabarettistico (talvolta in stile Kinks), funk, richiami e ritmi reggae, altri alla Bo Diddley, suoni Sixties.
Il tono è malinconico, serioso, amaramente ironico e romantico, vi confluiscono molte delle anime della band.
Un album molto variegato, che cresce ad ogni ascolto e ne consacra una maturità compositiva immediatamente riconoscibile.
CORINNE BAILEY RAE - Black rainbows
Ispirata da una visita al Stony Island Arts Bank a Chicago, un archivio dell'arte e cultura afroamericana, gestito dall'artista Theaster Gates, CORINNE BAILEY RAE realizza un album esplosivo.
In "Black rainbows", spazia tra soul, jazz, punk, Pj Harvey, sperimentazione, hip hop, elettronica. Un lavoro complesso, spesso difficile, politico, pieno di stimoli e messaggi, suoni nuovi e suggestioni artistiche.
KARA JACKSON - Why Does the Earth Give Us People to Love?
Da Chicago, cantautrice cruda, minimale, poche cose ma fatte sempre con grande gusto, raffinatezza e disincanto. Nel secondo album troviamo un country folk soul blues con scampoli di Liz Phair, Joni Mitchell, Ani Di Franco. Classe, stile, arroganza.
AJA MONET - When the Poems Do What They Do
Uno splendido album per la poetessa New Yorkese ("Freedom fighter e "Brooklyn griot" l'ha definita Jazzwise per lo spessore dei testi), in bilico tra spoken word, jazz, funk, sperimentazione, blues, gospel, suggestioni afro, echi di Nina Simone, Last Poets, Gil Scott Heron, Betty Carter. Un ammaliante e spettacolare gioiello di moderna Black Culture.
GINA BIRCH - I play my bass loud
Esordio solista per la bassista di una gloriosa band della primissima scena punk wave inglese, le Raincoats. Tre album tra il 79 e l'84, lo scioglimento, una reunion nel 94 e un altro album due anni dopo.
Gina Birch è diventata apprezzata regista di video e ha continuato a suonare in gruppi minori. Negli undici brani, registrati nel corso degli anni rimane il marchio di fabbrica della band con il basso in evidenza, pesanti influenze reggae e dub, atmosfere scarne e minimali, uno stupendo grunge rock in odore di Breeders (con Thurston Moore alla chitarra), sperimentazione. Ottimo lavoro.
THE WHO - With Orchestra Live At Wembley
Molto dubbioso e prevenuto nei confronti di questo live registrato il 6 luglio 2019.
INVECE è un signor disco, venti brani e un'ora e 45 minuti di eccellenza.
L'orchestra non è mai invasiva ma, al contrario, aggiunge tanto.
La band è perfetta, Pete e Roger in formissima, Zak Starkey da paura. "Won't get fooled again" chitarra e voce, "Pinball wizard" stupenda, sette brani da "Quadrophenia" da brividi e una scaletta raffinatissima con "oscurità" come "Ball and chain", "Hero ground zero", "Imagine a man" e la conclusiva "Tea & theatre".
Grazie PETE & ROG, mi avete sorpreso un'altra volta.
THE ROLLING STONES - Hackney diamonds
Saltando il pregiudiziale "sono vecchi/perché fare ancora un album/fanno sempre le stesse cose", il nuovo Stones è un ottimo lavoro, pieno di tutto ciò che è lecito e normale attendersi da Mick, Keith e Ron, dal consueto Stones sound, alla ballata di gusto country, la canzone malinconica cantata da Keith, il rock FM di "Mess ot up".
Sorprendono il punk rock di "Bite my head off" con Paul McCartney al basso e il gospel di oltre sette minuti magnificamente cantato da Lady Gaga "Sweet sounds of heaven". Degna e commovente conclusione con "Rollin' stone blues" di Muddy Waters, chitarra acustica, armonica e voce.
La lista di celebri ospiti (Elton John, Macca, Stevie Wonder) è, a parte la citata Lady Gaga, ininfluente.
Il drumming di Charlie Watts, nei due brani in cui è presente, ben distinguibile e caratterizzante. C'è anche Bill Wyman a chiudere il cerchio.
Se fosse, come probabile, l'addio, complimenti per la classe, l'anima e il cuore e per tutto quello che ci hanno dato.
BRING ME THE HEARTS - s/t
Arrivano dalle parti di Manchester, sono all'esordio e ci regalano un incantevole e raffinato viaggio in atmosfere folk di gusto Fairport Convention ma con sguardi anche ai primi Jefferson Airplane, a CSNY, Mamas and Papas, con un tocco di soul (Bill Withers e affini). Un album malinconicamente solare, pur con sapori nordici. Un vero e proprio gioiello.
THE DARTS - Snake Oil
Secondo album per il quartetto di ragazze americane, accasate all'Alternative Tentacles e prodotte da Jello Biafra in persona. Viste da poco al Festival Beat con un set travolgente, propongono un classico garage punk in chiave "dark", molto Fuzztones, ma con un gusto raffinato e ricercato (a tratti sfociano nei Doors), che le porta fuori dal prevedibile. Suonano tecnicamente molto bene, compongono con grande gusto e l'album entra tra le cose migliori del 2023.
SNOOPER - Super Snooper
Gli Snõõper arrivano dal Tennessee e sono prodotti dalla Third Man di Jack White.
Art hardcore è una definizione che non esiste ma è l'idea che mi sono fatto nel sentire un mix di Circle Jerks, hardcore velocissimo e un approccio però moderno, sperimentale, folle (vedi King Gizzard...) che li hanno portati ad essere catalogati come "Devo-Core".
Sia quel che sia è un album violentissimo, quanto divertente e sfacciato.
DEXY'S - The Feminine Divine
Difficile districarsi nel nuovo album dei DEXY'S (ex Midnight Runners) che parte con tre brani di puro (Northern) Soul per poi dedicarsi ad altrenti episodi disco funk (talvolta in odore di Style Council) per finire con un electro funk e due intense ballate.
Conosciamo la versatilità e l'eccentricità artistica (e non solo) di Kevin Rowland, l'album è buono ma (forse) poco centrato e a fuoco.
Abbiamo ascoltato di meglio in passato ma il nuovo disco merita comunque attenzione.
WRECKLESS ERIC - Leisureland
In pochi ricorderanno quello strampalato rocker, inserito a forza nella scena punk, in tour con il giro Stiff Records, autore di alcuni discreti album di divertente pub rock con un po' di Lou Reed e Jonathan Richman e della hit "Whole Wide World". La carriera è proseguita piuttosto in sordina tra vari progetti rimasti nell'oscurità. Il nuovo album lo coglie ormai 70enne a stupire per vitalità, tra brani di rock psichedelico, intermezzi strumentali di gusto sperimentali, sonorità a tratti tra Beatles fine 60 e Syd Barrett. Sorprendentemente bello.
ALTRI (in ordine sparso)
SLOWTHAI - Ugly
Il terzo album del rapper inglese è un riuscito mix di grime, rap, post punk (in un brano ci sono anche i Fontaines DC), elettronica.
Suona tutto vario, eclettico, attuale, moderno e fresco.
PJ HARVEY - I Inside the Old Year Dying
Non delude mai PJ Harvey. Il nuovo, lungamente atteso, album ci porta nel suo mondo ipnotico, solenne, severo, austero, cupo e abrasivo, incurante del facile consenso con ballate che entrano nell'anima e nel cuore, avvolgono, scarnificano. Un'autrice unica, una rarità nel panorama sempre più omologato e piatto odierno. Non il suo migliore episodio ma tra le uscite più interessanti dell'anno in corso.
LONNIE HOLLEY - Oh me Oh my
Dall'Alabama, Holley ha incominciato a fare dischi a 62 anni. Ora ne ha 73 e arriva al settimo capitolo. Con lui nomi di spicco come Michael Stipe, Jeff Parker dei Tortoise, Sharon Van Etten, Moor Mother, Bon Iver, il nostro Davide Rossi (ex Statuto, Casino Royale, Mau Mau, Goldfrapp, Robert Fripp, Coldplay) per un lavoro indefinibile, in cui entrano elettronica, gospel, spoken word, sperimentazione, jazz e free jazz, trip hop. Holley ha alle spalle una vita di abusi, raccolta cotone, alcolismo...e si racconta.
GEESE - 3D Country
Strano e bello il secondo album della band New Yorkese che mette insieme un'attitudine post punk (incide per la Partisan Records di Idles e Fontaines DC) con grooves funk, un coro gospel, suoni quasi southern rock, power pop, punk rock, afro, un pizzico di Viagra Boys e tanti sapori originali e ben miscelati. Bravi e originali.
IGGY POP - Every loser
Iggy ha sempre vissuto di una sorta di rendita del glorioso passato, grazie anche a dei live act esplosivi e unici. Della lunga carriera solista si segnalano i classici "The idiot" e "Lust for life" (farina del sacco di David Bowie) e lo splendido "Post Pop Depression" (con Josh Homme a fianco). Il resto è sempre stato dignitoso e godibile ma mai indimenticabile.
Torna ora con "Every loser" in cui si destreggia molto bene tra brani duri e violenti, ballate decadenti, qualche inutile bizzarria, realizzando però un ottimo album, molto godibile, energico e potente.
Stuolo di ospiti: Taylor Hawkins, il bassista dei Guns N' Roses Duff McKagan, il batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith, Travis Barker dei Blink 182, Stone Gossard, Josh Klinghoffer e Dave Navarro ed Eric Avery dei Jane's Addiction.
EVERYTHING BUT THE GIRL - Fuse
24 anni dopo l'ultimo album insieme torna una delle band più amabili di sempre. Lo fa ripartendo dall'elettronica del disco precedente, immergendosi in dubstep, ritmiche algide ma anche nelle loro classiche sinuose malinconiche ballate. La voce di Tracey Thorn rimane incantevole e immediatamente riconoscibile, il disco bello e convincente.
BLUR - The ballad of Darren
La classe, personalità, immenso spessore artistico della band inglese, forgiate da una lunga serie di esperienze soliste, converge alla perfezione nel nuovo album, arrivato quasi a sorpresa e che esalta la creatività del collettivo ritrovatosi in studio.
Sonorità scarne, approccio urgente, umore plumbeo, romantico, malinconico, a tratti struggente, con alcuni episodi destinati a diventare piccoli classici ("Barbaric" e "The ballad" su tutti).
Non ci sono l'ottimismo e la carica dei Blur "classici" ma invece la riflessione matura di uomini ultra cinquantenni che hanno saputo evolvere la loro creatura artistica nel tempo, mantenendo intatta una precisa identità e l'inconfondibile profilo artistico.
JOE STRUMMER & the MESCALEROS - Live at Acton Town Hall
Era tornato da un po' di tempo in forma eccellente Joe Strummer, dopo anni di eccessi e turbolenze. I Mescaleros e il loro un po' sgangherato mix di reggae, latin rock, brani dei Clash funzionavano a dovere. In questo live, registrato un mese prima della triste e prematura scomparsa di Joe nel dicembre 2002, ci sono sedici brani che ripercorrono il meglio della carriera solista più otto brani del repertorio dei Clash, di cui gli ultimi tre con l'apparizione a sorpresa dell'ex “gemello” della band, Mick Jones. Nel reggae dub Bankrobber e nel punk rock iconico di White riot e London's burning rivive la fiamma degli esordi. Un addio ancora più triste, sorta di necessaria chiusura di un'epoca.
PRETENDERS - Relentless
Dopo l’ottimo “Hate for sale” di tre anni fa, torna la longeva creatura di Chrissie Hynde con un nuovo lavoro che ci conferma la freschezza della proposta, tra energici rock chitarristici, malinconiche ballate, irresistibili intermezzi più pop. La voce della Hynde rimane impeccabile, sexy, calda, suadente, avvolgente, il disco più che godibile.
LANKUM - False Lankum
Il quarto album della band irlandese è un sorprendente lavoro sperimentale, dove si respira un'aria drammatica, minacciosa, demoniaca, con lunghi raga quasi psichedelici e di sapore Velvet Underground, la tradizione musicale dell'Isola in sottofondo, ballate acustiche malinconiche e improvvisi salti in post rock e noise. Affascinante e ipnotico.
DE WOLFF - Love, Death & In Between
Nel nuovo album della band olandese troviamo una mirabile e sconfinata prateria di suoni che spaziano da soul a funk, al Joe Cocker dei primi due album, psichedelia, freakbeat, Hammondbeat e tanto altro. Tutta roba super derivativa, stra ascoltata, assomigliano a: ma ugualmente grandissimi.
GOAT - Medicine
Il quinto album della "sciamanica" band svedese ci immerge in una psichedelia aspra, tribale, ancestrale, primitiva, minacciosa. Un sound che ammalia e allo stesso scarnifica la corteccia del cervello. Ancora una volta eccellenti.
LOL TOLHURST BUDGIE JACKNIFE - Los Angeles
Spesso l'unione di artisti affermati e conosciuti per altri progetti, una volta detti “supergruppi”, non porta alla nuova entità artistica i benefici sperati. Non è fortunatamente il caso della collaborazione tra due ex membri, entrambi batteristi, di storiche band della new wave inglese come Lol Tolhurst dei Cure e Budgie di Siouxsie and the Banshees, aiutati dal produttore e polistrumentista Garrett Jacknife Lee. La nuova band sceglie di non guardare troppo al passato e dedicarsi a un mix di elettronica, tribalismi, atmosfere ipnotiche e percussive, pennellate psichedeliche, con risultati molto interessanti e stimolanti. Grazie anche a una serie di ottimi ospiti da The Edge a Bobby Gillespie, Mark Bowen degli Idles.
JANELLE MONAE - The age of pleasure
Dopo cinque anni di silenzio discografico torna una delle artiste più interessanti della black music americana. Come sempre nel sound della Monae convergono hip hop, funk, nu soul, pop, disco, influenze afro (in "Float" ci sono Seun Kuti e gli Egypt 80), reggae ("Oh la la" con tanto di Grace Jones ospite). Album eclettico, pieno di riferimenti, una vasta gamma di influenze.
DOROTHY MOSKOWITZ & The United States of Alchemy – Under an Endless Sky
Formidabile esperienza collaborativa tra la mitica voce degli United States of America (band psichedelica dei Sessanta) e un ensemble di sperimentatori e avanguardisti come Francesco Paolo Paladino, Luca Chino Ferrari, Karini celati sotto il nome The United States of Alchemy. Un album dalle atmosfere psichedeliche, liquide, sospese, dall’incedere ambient su cui troneggia la voce soul, solenne e possente di Dorothy Moskowitz. Un incrocio tra Terry Riley e la Nico solista, senza uso di chitarre e talvolta nemmeno tastiere ma solo con effetti elettronici, rumori, suggestioni sonore. Un album unico, affascinante, avvolgente. Semplicemente geniale.
Trenta album che mi sono piaciuti e che ho ripetutamente ascoltato.
In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso
nel 2017: Gospelbeach, Kamasi Washington, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher
nel 2018: Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Gaz Coombes, The Good The Bad and the Queen, Spiritualized
nel 2019: Specials, Nick Cave and Bad Seeds, Dream Syndicate, Juliana Hatfiled, Chris Robinson Brotherhood
nel 2020: Bob Dylan, Bob Mould, Fantastic Negrito, Suzanne Vega, Gil Scott Heron/Makaya McCraven
nel 2021: Jon Batiste, Sleaford Mods, De Wolff, Coral, Sons of Kemet, Specials, Mdou Moctar
nel 2022: Fantastic negrito, Viagra boys, Lazy Eyes, Suede razors, Black Midi
TOP 15
1)
JAIMIE BRANCH - Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))
Jaimie Branch era una trombettista americana, scomparsa a 39 anni lo scorso anno.
Il terzo album , postumo, "Fly or Die Fly or Die Fly or Die ((world war))" è un assalto sonoro che partendo dal jazz, assimila un approccio punk, tribalismo, malattia, suoni disturbanti ma anche blues, gospel, funk, industrial.
Si possono sentire Miles Davis, Don Cherry, James Chance, Fela Kuti, i Creatures di Siouxsie, i P.I.L., free jazz.
Un album che scuote, scava, brucia, taglia.
2)
TEENAGE FANCLUB - Nothing lasts forever
Che meraviglia il dodicesimo album della band scozzese. Jingle jangle sound, Byrds, Buffalo Springfield nell'anima, nel cuore, nelle corde, nelle voci. Canzoni strepitose, atmosfere "californiane" e solari, di una bellezza rara, nessuna caduta di tono.
3)
NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS - Council Skies
Del post Oasis ho sempre apprezzato la schiettezza basica di Liam, molto meno il percorso di Noel.
Il nuovo album cambia le carte in tavola, con undici brani di grande spessore compositivo, melodie beatlesiane, costanti folate psichedeliche, ballate intense e una serie di splendidi brani pop beat (dalla già nota "Pretty boy" all'orchestrato mid tempo di "Open the door, see what you find" al rock psych di "There she blows"). Johnny Marr, Gem Archer e (in un remix) Robert Smith danno una mano.
4)
TEX PERKINS and the FAT RUBBER BAND - Other World
Splendido ritorno dell'ex voce dei Beasts of Bourbon. Blues dolente, ballate intensissime, decadenti, crepuscolari, brani alla Stones e una voce cavernosa e piena di vita vissuta.
5)
MADNESS - Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie
Da tempo i MADNESS non sono più solo sinonimo di ska e divertimento.
Il capolavoro "The Liberty of Norton Folgate" del 2009 sancì il passaggio a una dimensione street soul/pop di chiaro marchio London/Brit con uno sguardo esplicito al tradizionale Music Hall britannico di sapore teatrale.
Nel nuovo "Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie" riprendono da quelle matrici, in una sorta di opera/concept (l'attore, mod dichiarato, Martin Freeman, provvede al parlato del prologo ed epilogo e all'introduzione dei tre Atti del racconto in musica) che spazia tra soul, pop, brani di sapore teatrale/cabarettistico (talvolta in stile Kinks), funk, richiami e ritmi reggae, altri alla Bo Diddley, suoni Sixties.
Il tono è malinconico, serioso, amaramente ironico e romantico, vi confluiscono molte delle anime della band.
Un album molto variegato, che cresce ad ogni ascolto e ne consacra una maturità compositiva immediatamente riconoscibile.
CORINNE BAILEY RAE - Black rainbows
Ispirata da una visita al Stony Island Arts Bank a Chicago, un archivio dell'arte e cultura afroamericana, gestito dall'artista Theaster Gates, CORINNE BAILEY RAE realizza un album esplosivo.
In "Black rainbows", spazia tra soul, jazz, punk, Pj Harvey, sperimentazione, hip hop, elettronica. Un lavoro complesso, spesso difficile, politico, pieno di stimoli e messaggi, suoni nuovi e suggestioni artistiche.
KARA JACKSON - Why Does the Earth Give Us People to Love?
Da Chicago, cantautrice cruda, minimale, poche cose ma fatte sempre con grande gusto, raffinatezza e disincanto. Nel secondo album troviamo un country folk soul blues con scampoli di Liz Phair, Joni Mitchell, Ani Di Franco. Classe, stile, arroganza.
AJA MONET - When the Poems Do What They Do
Uno splendido album per la poetessa New Yorkese ("Freedom fighter e "Brooklyn griot" l'ha definita Jazzwise per lo spessore dei testi), in bilico tra spoken word, jazz, funk, sperimentazione, blues, gospel, suggestioni afro, echi di Nina Simone, Last Poets, Gil Scott Heron, Betty Carter. Un ammaliante e spettacolare gioiello di moderna Black Culture.
GINA BIRCH - I play my bass loud
Esordio solista per la bassista di una gloriosa band della primissima scena punk wave inglese, le Raincoats. Tre album tra il 79 e l'84, lo scioglimento, una reunion nel 94 e un altro album due anni dopo.
Gina Birch è diventata apprezzata regista di video e ha continuato a suonare in gruppi minori. Negli undici brani, registrati nel corso degli anni rimane il marchio di fabbrica della band con il basso in evidenza, pesanti influenze reggae e dub, atmosfere scarne e minimali, uno stupendo grunge rock in odore di Breeders (con Thurston Moore alla chitarra), sperimentazione. Ottimo lavoro.
THE WHO - With Orchestra Live At Wembley
Molto dubbioso e prevenuto nei confronti di questo live registrato il 6 luglio 2019.
INVECE è un signor disco, venti brani e un'ora e 45 minuti di eccellenza.
L'orchestra non è mai invasiva ma, al contrario, aggiunge tanto.
La band è perfetta, Pete e Roger in formissima, Zak Starkey da paura. "Won't get fooled again" chitarra e voce, "Pinball wizard" stupenda, sette brani da "Quadrophenia" da brividi e una scaletta raffinatissima con "oscurità" come "Ball and chain", "Hero ground zero", "Imagine a man" e la conclusiva "Tea & theatre".
Grazie PETE & ROG, mi avete sorpreso un'altra volta.
THE ROLLING STONES - Hackney diamonds
Saltando il pregiudiziale "sono vecchi/perché fare ancora un album/fanno sempre le stesse cose", il nuovo Stones è un ottimo lavoro, pieno di tutto ciò che è lecito e normale attendersi da Mick, Keith e Ron, dal consueto Stones sound, alla ballata di gusto country, la canzone malinconica cantata da Keith, il rock FM di "Mess ot up".
Sorprendono il punk rock di "Bite my head off" con Paul McCartney al basso e il gospel di oltre sette minuti magnificamente cantato da Lady Gaga "Sweet sounds of heaven". Degna e commovente conclusione con "Rollin' stone blues" di Muddy Waters, chitarra acustica, armonica e voce.
La lista di celebri ospiti (Elton John, Macca, Stevie Wonder) è, a parte la citata Lady Gaga, ininfluente.
Il drumming di Charlie Watts, nei due brani in cui è presente, ben distinguibile e caratterizzante. C'è anche Bill Wyman a chiudere il cerchio.
Se fosse, come probabile, l'addio, complimenti per la classe, l'anima e il cuore e per tutto quello che ci hanno dato.
BRING ME THE HEARTS - s/t
Arrivano dalle parti di Manchester, sono all'esordio e ci regalano un incantevole e raffinato viaggio in atmosfere folk di gusto Fairport Convention ma con sguardi anche ai primi Jefferson Airplane, a CSNY, Mamas and Papas, con un tocco di soul (Bill Withers e affini). Un album malinconicamente solare, pur con sapori nordici. Un vero e proprio gioiello.
THE DARTS - Snake Oil
Secondo album per il quartetto di ragazze americane, accasate all'Alternative Tentacles e prodotte da Jello Biafra in persona. Viste da poco al Festival Beat con un set travolgente, propongono un classico garage punk in chiave "dark", molto Fuzztones, ma con un gusto raffinato e ricercato (a tratti sfociano nei Doors), che le porta fuori dal prevedibile. Suonano tecnicamente molto bene, compongono con grande gusto e l'album entra tra le cose migliori del 2023.
SNOOPER - Super Snooper
Gli Snõõper arrivano dal Tennessee e sono prodotti dalla Third Man di Jack White.
Art hardcore è una definizione che non esiste ma è l'idea che mi sono fatto nel sentire un mix di Circle Jerks, hardcore velocissimo e un approccio però moderno, sperimentale, folle (vedi King Gizzard...) che li hanno portati ad essere catalogati come "Devo-Core".
Sia quel che sia è un album violentissimo, quanto divertente e sfacciato.
DEXY'S - The Feminine Divine
Difficile districarsi nel nuovo album dei DEXY'S (ex Midnight Runners) che parte con tre brani di puro (Northern) Soul per poi dedicarsi ad altrenti episodi disco funk (talvolta in odore di Style Council) per finire con un electro funk e due intense ballate.
Conosciamo la versatilità e l'eccentricità artistica (e non solo) di Kevin Rowland, l'album è buono ma (forse) poco centrato e a fuoco.
Abbiamo ascoltato di meglio in passato ma il nuovo disco merita comunque attenzione.
WRECKLESS ERIC - Leisureland
In pochi ricorderanno quello strampalato rocker, inserito a forza nella scena punk, in tour con il giro Stiff Records, autore di alcuni discreti album di divertente pub rock con un po' di Lou Reed e Jonathan Richman e della hit "Whole Wide World". La carriera è proseguita piuttosto in sordina tra vari progetti rimasti nell'oscurità. Il nuovo album lo coglie ormai 70enne a stupire per vitalità, tra brani di rock psichedelico, intermezzi strumentali di gusto sperimentali, sonorità a tratti tra Beatles fine 60 e Syd Barrett. Sorprendentemente bello.
ALTRI (in ordine sparso)
SLOWTHAI - Ugly
Il terzo album del rapper inglese è un riuscito mix di grime, rap, post punk (in un brano ci sono anche i Fontaines DC), elettronica.
Suona tutto vario, eclettico, attuale, moderno e fresco.
PJ HARVEY - I Inside the Old Year Dying
Non delude mai PJ Harvey. Il nuovo, lungamente atteso, album ci porta nel suo mondo ipnotico, solenne, severo, austero, cupo e abrasivo, incurante del facile consenso con ballate che entrano nell'anima e nel cuore, avvolgono, scarnificano. Un'autrice unica, una rarità nel panorama sempre più omologato e piatto odierno. Non il suo migliore episodio ma tra le uscite più interessanti dell'anno in corso.
LONNIE HOLLEY - Oh me Oh my
Dall'Alabama, Holley ha incominciato a fare dischi a 62 anni. Ora ne ha 73 e arriva al settimo capitolo. Con lui nomi di spicco come Michael Stipe, Jeff Parker dei Tortoise, Sharon Van Etten, Moor Mother, Bon Iver, il nostro Davide Rossi (ex Statuto, Casino Royale, Mau Mau, Goldfrapp, Robert Fripp, Coldplay) per un lavoro indefinibile, in cui entrano elettronica, gospel, spoken word, sperimentazione, jazz e free jazz, trip hop. Holley ha alle spalle una vita di abusi, raccolta cotone, alcolismo...e si racconta.
GEESE - 3D Country
Strano e bello il secondo album della band New Yorkese che mette insieme un'attitudine post punk (incide per la Partisan Records di Idles e Fontaines DC) con grooves funk, un coro gospel, suoni quasi southern rock, power pop, punk rock, afro, un pizzico di Viagra Boys e tanti sapori originali e ben miscelati. Bravi e originali.
IGGY POP - Every loser
Iggy ha sempre vissuto di una sorta di rendita del glorioso passato, grazie anche a dei live act esplosivi e unici. Della lunga carriera solista si segnalano i classici "The idiot" e "Lust for life" (farina del sacco di David Bowie) e lo splendido "Post Pop Depression" (con Josh Homme a fianco). Il resto è sempre stato dignitoso e godibile ma mai indimenticabile.
Torna ora con "Every loser" in cui si destreggia molto bene tra brani duri e violenti, ballate decadenti, qualche inutile bizzarria, realizzando però un ottimo album, molto godibile, energico e potente.
Stuolo di ospiti: Taylor Hawkins, il bassista dei Guns N' Roses Duff McKagan, il batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith, Travis Barker dei Blink 182, Stone Gossard, Josh Klinghoffer e Dave Navarro ed Eric Avery dei Jane's Addiction.
EVERYTHING BUT THE GIRL - Fuse
24 anni dopo l'ultimo album insieme torna una delle band più amabili di sempre. Lo fa ripartendo dall'elettronica del disco precedente, immergendosi in dubstep, ritmiche algide ma anche nelle loro classiche sinuose malinconiche ballate. La voce di Tracey Thorn rimane incantevole e immediatamente riconoscibile, il disco bello e convincente.
BLUR - The ballad of Darren
La classe, personalità, immenso spessore artistico della band inglese, forgiate da una lunga serie di esperienze soliste, converge alla perfezione nel nuovo album, arrivato quasi a sorpresa e che esalta la creatività del collettivo ritrovatosi in studio.
Sonorità scarne, approccio urgente, umore plumbeo, romantico, malinconico, a tratti struggente, con alcuni episodi destinati a diventare piccoli classici ("Barbaric" e "The ballad" su tutti).
Non ci sono l'ottimismo e la carica dei Blur "classici" ma invece la riflessione matura di uomini ultra cinquantenni che hanno saputo evolvere la loro creatura artistica nel tempo, mantenendo intatta una precisa identità e l'inconfondibile profilo artistico.
JOE STRUMMER & the MESCALEROS - Live at Acton Town Hall
Era tornato da un po' di tempo in forma eccellente Joe Strummer, dopo anni di eccessi e turbolenze. I Mescaleros e il loro un po' sgangherato mix di reggae, latin rock, brani dei Clash funzionavano a dovere. In questo live, registrato un mese prima della triste e prematura scomparsa di Joe nel dicembre 2002, ci sono sedici brani che ripercorrono il meglio della carriera solista più otto brani del repertorio dei Clash, di cui gli ultimi tre con l'apparizione a sorpresa dell'ex “gemello” della band, Mick Jones. Nel reggae dub Bankrobber e nel punk rock iconico di White riot e London's burning rivive la fiamma degli esordi. Un addio ancora più triste, sorta di necessaria chiusura di un'epoca.
PRETENDERS - Relentless
Dopo l’ottimo “Hate for sale” di tre anni fa, torna la longeva creatura di Chrissie Hynde con un nuovo lavoro che ci conferma la freschezza della proposta, tra energici rock chitarristici, malinconiche ballate, irresistibili intermezzi più pop. La voce della Hynde rimane impeccabile, sexy, calda, suadente, avvolgente, il disco più che godibile.
LANKUM - False Lankum
Il quarto album della band irlandese è un sorprendente lavoro sperimentale, dove si respira un'aria drammatica, minacciosa, demoniaca, con lunghi raga quasi psichedelici e di sapore Velvet Underground, la tradizione musicale dell'Isola in sottofondo, ballate acustiche malinconiche e improvvisi salti in post rock e noise. Affascinante e ipnotico.
DE WOLFF - Love, Death & In Between
Nel nuovo album della band olandese troviamo una mirabile e sconfinata prateria di suoni che spaziano da soul a funk, al Joe Cocker dei primi due album, psichedelia, freakbeat, Hammondbeat e tanto altro. Tutta roba super derivativa, stra ascoltata, assomigliano a: ma ugualmente grandissimi.
GOAT - Medicine
Il quinto album della "sciamanica" band svedese ci immerge in una psichedelia aspra, tribale, ancestrale, primitiva, minacciosa. Un sound che ammalia e allo stesso scarnifica la corteccia del cervello. Ancora una volta eccellenti.
LOL TOLHURST BUDGIE JACKNIFE - Los Angeles
Spesso l'unione di artisti affermati e conosciuti per altri progetti, una volta detti “supergruppi”, non porta alla nuova entità artistica i benefici sperati. Non è fortunatamente il caso della collaborazione tra due ex membri, entrambi batteristi, di storiche band della new wave inglese come Lol Tolhurst dei Cure e Budgie di Siouxsie and the Banshees, aiutati dal produttore e polistrumentista Garrett Jacknife Lee. La nuova band sceglie di non guardare troppo al passato e dedicarsi a un mix di elettronica, tribalismi, atmosfere ipnotiche e percussive, pennellate psichedeliche, con risultati molto interessanti e stimolanti. Grazie anche a una serie di ottimi ospiti da The Edge a Bobby Gillespie, Mark Bowen degli Idles.
JANELLE MONAE - The age of pleasure
Dopo cinque anni di silenzio discografico torna una delle artiste più interessanti della black music americana. Come sempre nel sound della Monae convergono hip hop, funk, nu soul, pop, disco, influenze afro (in "Float" ci sono Seun Kuti e gli Egypt 80), reggae ("Oh la la" con tanto di Grace Jones ospite). Album eclettico, pieno di riferimenti, una vasta gamma di influenze.
DOROTHY MOSKOWITZ & The United States of Alchemy – Under an Endless Sky
Formidabile esperienza collaborativa tra la mitica voce degli United States of America (band psichedelica dei Sessanta) e un ensemble di sperimentatori e avanguardisti come Francesco Paolo Paladino, Luca Chino Ferrari, Karini celati sotto il nome The United States of Alchemy. Un album dalle atmosfere psichedeliche, liquide, sospese, dall’incedere ambient su cui troneggia la voce soul, solenne e possente di Dorothy Moskowitz. Un incrocio tra Terry Riley e la Nico solista, senza uso di chitarre e talvolta nemmeno tastiere ma solo con effetti elettronici, rumori, suggestioni sonore. Un album unico, affascinante, avvolgente. Semplicemente geniale.
giovedì, dicembre 21, 2023
Album italiani 2023
Ho scelto una ventina di album e/o 45 giri italiani che più ho apprezzato e ascoltato nel 2023 (in ordine più o meno sparso).
Negli scorsi anni era andata così
nel 2007 Statuto e Temponauts
nel 2008 Assalti Frontali
nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori
nel 2010 June e Statuto
nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto
nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut
nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda
nel 2014 Edda, Finardi, Bologna Violenta, Bastard Sons of Dioniso, Steeplejack
nel 2015 Cesare Basile, Iacampo, Mimosa
nel 2016 Winstons, Afterhurs, Michele Gazich, Statuto, Radio Days
nel 2017 Edda, Bastard Sons of Dioniso, Cesare Basile, Era Serenase, Mauro Ermanno Giovanardi, Alex Loggia
nel 2018 Nicola Conte, Roberto Vecchioni, Calibro 35, Iacampo, Evil Knievel
nel 2019 Piaggio Soul Combination, Winstons, Massimo Volume, Giuda, Julie's Haircut, Cesare Basile
nel 2020 Ritmo Tribale, Calibro 35, Dining Rooms, Era Serenase, Mother Island
nel 2021 Gli Ultimi, The Breakbeast, Andrea Chimenti, Piaggio Soul Combination, Radio Days
nel 2022 Sacromud, Diplomatics, Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, Vera Di Lecce, Three Blind Mice.
TOP 05
GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO - Pericolo giallo
E' una fortuna che esista Giorgio Canali, che le sue sue canzoni rimangano sempre così urticanti, cattive, lucide, politiche, intensamente politiche. Poeta moderno che non ha paura a confrontarsi a chiare lettere con una realtà sempre più difficile e amara da vivere. I testi sono come sempre eccellenti, le canzoni crude e abrasive ma di una bellezza struggente. Disco italiano dell'anno.
SICK TAMBURO - Non credere a nessuno
La poetica compositiva (e la voce) di Gian Maria Accusani sono inconfondibili e un marchio di fabbrica unico nel panorama italiano, in cui spicca tra i migliori autori. I Sick Tamburo firmano il sesto album della carriera, tra intense ballate rock, la consueta attitudine e il tipico portamento punk pop, filtrato attraverso una sapiente attinenza con la canzone d'autore. Un album dolente, medicina indispensabile a superare il lutto per la scomparsa della bassista della band, Elisabetta Imelio. Album di altissima caratura, canzoni sempre efficaci, freschezza e potenza.
ALEX FERNET - Lucidanotte
Spettacolare esordio per il giovane artista veneto. Sette brani di disco funk in pieno stile 70 ma con una modernità che attualizza il sound e lo toglie dal mero revivalismo. Arrangiamenti e suoni perfetti, groove incredibile, canzoni di qualità eccelsa. Si viaggia tra disco boogie alla Imagination, ritmi intensissimi, un gusto Style Council e un tocco di space rock. Super!
LUCIO CORSI – La gente che sogna
Terzo album per il cantautore toscano che prosegue il suo personalissimo percorso artistico, avvallato da una produzione elegante, raffinata, generosa di suoni e strumentazione ricercata. Tra i brani si infiltrano David Bowie, Marc Bolan, il primo Lou Reed ma anche Renato Zero, il Gianluca Grignani de “La fabbrica di plastica”, pennellate prog, perfino Achille Lauro. Le canzoni sono belle e sempre ben costruite e composte, una squisita conferma.
FUNKOOL ORCHESTRA - Latin freaks
Spettacolare album di debutto per il collettivo napoletano che definire travolgente è riduttivo. Gli undici musicisti mischiano disco music, funk, boogaloo, latin soul (in un brano è ospite il mito Joe Bataan), Go Go Sound, aiutati da una sezione fiati da sogno, tre splendide voci, un groove inimitabile. Suonano alla perfezione, scrivono benissimo, arrangiamenti superbi, un album eccezionale!
IL RESTO (altrettanto valido, in ordine sparso)
GLI AVVOLTOI & STENO – Un Uomo Rispettabile / Scenderemo Nelle Strade
Due leggende della musica bolognese e italiana insieme per un incontro estemporaneo su 45 giri: Steno, voce della Oi! band dei Nabat si unisce alla storica neo beat band degli Avvoltoi. “Uomo rispettabile” è la versione italiana di “A well respected man” dei Kinks, tradotta dai Pops nei Sessanta, da sempre presente nel repertorio degli Avvoltoi, impreziosita qui dalla voce ruvida di Steno, autore di quello che è diventato un classico del punk nostrano, “Scenderemo nelle strade” che in questa versione assume vesti garage beat che, sorprendentemente, si adattano alla perfezione al taglio compositivo del brano. Bellissimo tutto!
LOSFUOCOS - Low Die
Il quarto album della band lodigiana è uno splendido gioiello di equilibrio tra punk, power pop, rock 'n' roll stradaiolo, rockblues ("Over and over again"), stupende melodie pop, capacità compositive di altissimo livello, produzione di livello internazionale. Riuscitissima la potente cover di "Lodi" dei CCR che omaggia (indirettamente) la loro città di provenienza. Album di eccellente fattura che entra tra le migliori uscite italiane dell'anno.
THE LANCASTERS - Standard family size
Secondo album per la band bresciana, alle prese con un torrido rock 'n' roll di matrice hard blues che guarda al periodo a cavallo tra i 60 e gli 80, tra Hammersmith Gorillaz, un corroborante tocco di MC5, Rory Gallagher, primi Black Sabbath. Tredici brani duri, chitarre distorte, ritmiche potenti, voce aspra, album di primissimo livello.
THE CUT - Dead city nights
Il trio bolognese firma il settimo album di un'onoratissima carriera. Tredici brani minimali, diretti, rabbiosi, "sonici", nervosi e nevrotici, come sempre. Si avverte sempre di più l'alto livello di progressiva maturazione compositiva che riesce a mettere insieme, in chiave sempre personale e originale, mille influenze, dal punk rock più classico alle elaborazioni blues di Jon Spencer Blues Explosion, dai Cramps a venature post punk alla Fontaines DC che i Cut avevano precorso anni prima. Di nuovo, siamo a livelli di eccellenza. They got the beat!
STATUTO - Bella storia
La band torinese festeggia i quaranta anni di carriera con un album dal vivo e l’aggiunta di alcuni inediti in studio, paradossalmente in contemporanea con la tragica scomparsa dello storico bassista Rudy Ruzza. Il concerto ripercorre i successi e i cambiamenti stilistici della loro storia, dallo ska al pop, al beat, soul, northern soul, rhythm and blues, brit pop. I quattro validi nuovi brani sono in linea con la vena più soul beat e ne confermano la classe e lo spessore.
SENZABENZA - Pop punk dilemma
La storica punk band di Latina raggiunge il traguardo del decimo album in una carriera ormai trentennale, con un lavoro che ne conferma lo spessore di ampio respiro internazionale acquisito da tempo. Punk rock, ai confini con l’hardcore ma che assimila, come tradizione, melodie di sapore 60’s, brani psych rock (“St.George”) alla XTC ma anche ritmi ska in levare (“Money, drugs and girls”) e una ballata finale vaudeville di gusto Kinks (“Never ending sunday”). Un altro grandissimo album.
THEO TEARDO / BLIXA BARGELD - Live in Berlin
Registrato dal vivo a Berlino il 6 dicembre 2022 raccoglie il meglio di "Still Smiling" e "Nerissimo", gli album prodotti dalla coppia. Incedere solenne, brani dal portamento "antico" e classico, tra retaggi Nick Cave, Velvet Underground, il John Cale solista, Nico, Kurt Weill, atmosfere seducenti, oppiacee e ammalianti. Notevole.
GARBO - Nel vuoto
Garbo conferma, con un eccellente nuovo lavoro, l’innata capacità di procedere in una carriera lunghissima con le radici sempre ben piantate nelle origini, sapendosi contemporaneamente rinnovare, sperimentando, osando, guardando avanti. Le matrici sono quelle che gli hanno plasmato la personalità artistica, da Bowie ai primi Ultravox!, John Foxx, Roxy Music, Brian Eno, Lou Reed, Japan ma lo sguardo è, come sempre, prospettico, capace di assimilare nuovi suoni, di agire a largo respiro, mantenendo la voglia di sfidarsi (vedi i brani sperimentali di sapore ambient) ma con la sapiente capacità di utilizzare una costante vena pop cantautorale che rende il lavoro allo stesso tempo austero e autorevole ma fruibile e godibile. Un disco semplicemente bello.
DOME LA MUERTE EXP - Il Santo
La nuova creatura di Dome la Murte, personaggio dalle mille esperienze e incarnazioni artistiche lo coglie in una veste insolita per chi si aspetta i sentieri che abitualmente percorre, tra primitivo rock 'n'roll, punk e distorsioni. Il sound è invece raffinato, strumentale, debitore a influenze che vanno dallo “spaghetti western” di stampo Morricone al surf, Tex Mex, organo Hammond, country rock e altre delizie affini. C'è anche una collaborazione con Hugo Race e la consueta smisurata passione.
MASSIMILIANO LAROCCA - Daimon
Il cantautore toscano firma il sesto album solista, ancora una volta affiancato dalla sapiente produzione di Hugo Race, che ben si addice al taglio semi acustico, dai toni dark blues che caratterizza i dieci brani autografi. Ci sono pennellate jazz, riferimenti vari alla migliore tradizione della canzone d'autore nostrana e alla scuola francese dei Sessanta. Il tutto arrangiato in chiave moderna, con atmosfere avvolgenti, suadenti, autunnali che si pongono tra Leonard Cohen, Nick Cave, Serge Gainsbourg e Umberto Bindi. Suoni eccellenti, album di alto livello.
NDOX ELECTRIQUE - Tëdd ak Mame Coumba Lamba ak Mame Coumba Mbang
L'esperienza dei Putan Club rivive con una trasmigrazione dell'anima in questo nuovo potentissimo progetto. Un mix tra rituali oscuri dal profondo del Senegal, condito da sonorità tribali, riti ancestrali, modernizzato da distorsioni, chitarre elettriche e computer. L'effetto è minaccioso, aggressivo, ipnotico, demoniaco. L'effetto inquietante di ciò che è sconosciuto e che, come spesso capita con gli spiriti, non lascia distinguere se maligno o benevolo. Scavando nella tradizione più primitiva, alla ricerca del nuovo.
ELLI DE MON - Pagan Blues
Prosegue la lunga carriera di Elli De Mon, ancora una volta all'insegna del deep blues più torrido ma allo stesso contaminato dalle più svariate influenze, dalla psichedelia, all'approccio punk alla Jon Spencer Blues Explosion fino a un mood caro alle prime prove di PJ Harvey. I brani sono aspri, sinuosi, talvolta perfino malefici e costantemente "pericolosi" , l'esperienza compositiva e la profonda conoscenza della materia rende i ldisco ancora una volta personale, originale, perfettamente distintivo.
MILO SCAGLIONI - Invincible Summer
A sei anni dall'esordio solista torna con un nuovo gioiello il musicista lombardo (attualmente bassista con i Baustelle). Un viaggio nel consueto, amato, mondo che abbraccia psichedelia, folk cantautorale (da Elliott Smith a Nick Drake a Paul Weller), un pop rock moderno e personale, arricchito e impreziosito da raffinati arrangiamenti orchestrali e da una maturità compositiva comune a pochi conterranei. Tanti suoni, riferimenti, estro, eclettismo.
PITCHTORCH - I Can See The Light From Here
Trio formato da elementi di The Gutbuckets, Guano Padano e The Vickers, con un album di grande e semplice bellezza, percorrendo i sentieri americani di Dream Syndicate e R.E.M. Registrato in presa diretta, riproduce il mood perfetto per queste sonorità genuine e spontanee, puro folk rock, intenso e diretto. Un album al limite dell'eccellenza.
OSLO TAPES – Staring at the Sun Before Goin’ Blind
La creatura di Marco Campitelli arriva al quarto album, ancora una volta con un originale, personale e riconoscibile marchio di fabbrica. Un sound aspro e allo stesso tempo cerebrale, talvolta “liquido” in cui si viaggia tra kraut rock, psichedelia, post punk, avanguardia, sperimentazione, folate di Motorpsycho. L’aspetto più interessante è come sia complesso e improbabile decifrare l’opera secondo parametri e definizioni usuali, tanta è la varietà di suggestioni. Un progetto che ha di nuovo fatto centro!
C+C=MAXIGROSS - Cosmic Res
Prosegue l'affascinante e intrigante percorso del collettivo veronese con un nuovo lavoro in cui il loro personalissimo folk psichedelico si tinge sempre di più di elettronica in un mix originale e immediatamente distintivo che si avvicina a un mix tra Flaming Lips, Beck, Julian Cope e Animal Collective. Dedicato alla memoria dell'amico e produttore Miles Coop Seaton (ex membro degli Akron Family) tragicamente scomparso, "Cosmic res" assimila anche numerose influenze dalla canzone d'autore italiana (il Lucio Battisti degli anni Settanta, in particolare).
GIACOMO SFERLAZZO - Comu na nuci dintra un saccu
«Dopo sei album in cui mettevo, mettevo, arrangiamenti, strumenti, musicisti, ho provato a togliere». Il cantautore di Lampedusa torna con un album minimale, chitarra classica e voce, ma che non toglie potenza ed espressività alla sua arte combattiva che spazia da folk al blues, da ballate dolenti a brani rabbiosi. Attinge alla tradizione di Rosa Balistreri e alla figura di cantastorie come Ciccio Busacca ma si propone in chiave moderna e attuale. Un altro album coraggioso, anomalo, prezioso.
ELECTRIC MACHETE – High Penetration Formula
Difficile credere a chi sostiene di essere influenzato sia dai Black Sabbath che dai maestri del funk Meters. Personalmente aggiungerei anche i riff dei primi Led Zeppelin (vedi l’incipit di “Processionarie”), l’attitudine dei Blue Cheer e una buona dose del miglior stoner, quello più ruvido e meno psichedelico e, perché no?, l’irruenza di certi brani degli Hellacopters. Però c’è sempre quel groove funk, black, che imperversa nella ritmica o nella chitarra che apre “Go to hell” e che prosegue con un riff che, con le dovute modifiche, potremmo trovare in un album di funk dei 70 o dei Grand Funk Railroad (vedi tra i tanti “Black licorice”). Alla fine la band marchigiana ha tirato fuori un disco fantastico, suonato benissimo, con un sound originale e una personalità unica.
THE HEAT Inc. – Asleep In The Ejector Seat
Esordio potentissimo per la band anglo italiana, a base di un sound che attinge dal lato più ruvido e duro dell’Iggy Pop solista (era “Instinct”), dalle ritmiche solide e compatte dei Ramones, senza trascurare il chitarrismo degli Stones anni 70. I brani sono duri, feroci, con arrangiamenti semplici ma allo stesso tempo curati e sempre perfettamente calibrati. Chiude una ballad semi acustica tra Johnny Cash e Rolling Stones a stemperare il clima infuocato dei nove brani precedenti.
BLACK SNAKE MOAN - Fire / What You See
Black Snake Moan è un progetto di ricerca sonora, che affonda le proprie radici nelle atmosfere blues e rock psichedelico in chiave di One Man Band, intorno alla figura di Marco Contestabile. Il nuovo singolo è un gioiello di grande classe ed eleganza, che segue due album e un precedente 45 giri. Sound di matrice mid 60's, chitarre Byrdsiane e atmosfere di gusto Love di Arthur Lee. Come sempre, pura eccellenza.
DOUBLE SYD - My lonely sun
Il duo Ravaglia/Liverani ci porta nei solchi cari ai primi Pink Floyd e alla psichedelia dilatata, lisergica e avvolgente che caratterizzò il finire del magico decennio dei Sixties in Inghilterra. Gli ingredienti ci sono tutti e al posto giusto, sia a livello sonoro che da un punto di vista compositivo. Un album di assoluto livello, ricco di intuizioni e stimoli.
RADIO SABIR - Cunti e Mavarii pi megghiu campari
Potentissimo esordio per il collettivo siciliano (filiazione dei mai dimenticati Niggaradio) con un album in cui confluiscono elettronica, folk, tribalismo, forti influenze mediterranee e mediorientali, sonorità filtrate da lunghe frequentazioni con musiche lontane e allo stesso tempo vicinissime. Sostanzialmente un nuovo blues. Collabora Cesare Basile che di queste cose se ne intende.
ZAC - II
Torna la band romana di Lorenzo Moretti (chitarrista e compositore nei Giuda) e Tiziano Tarli, con il prezioso aiuto di Emanuele Sterbini, Pablo Tarli, Sergio Chiari. Dieci brani di power pop di stampo 70 tra Rubettes, Cheap Trick, Be Bop De Luxe, Wings, Cars con irresistibili melodie di sapore Sixties. Suoni magistralmente calibrati, arrangiamenti eleganti, canzoni di qualità compositiva elevatissima. Per i cultori del genere un album perfetto.
Negli scorsi anni era andata così
nel 2007 Statuto e Temponauts
nel 2008 Assalti Frontali
nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori
nel 2010 June e Statuto
nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto
nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut
nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda
nel 2014 Edda, Finardi, Bologna Violenta, Bastard Sons of Dioniso, Steeplejack
nel 2015 Cesare Basile, Iacampo, Mimosa
nel 2016 Winstons, Afterhurs, Michele Gazich, Statuto, Radio Days
nel 2017 Edda, Bastard Sons of Dioniso, Cesare Basile, Era Serenase, Mauro Ermanno Giovanardi, Alex Loggia
nel 2018 Nicola Conte, Roberto Vecchioni, Calibro 35, Iacampo, Evil Knievel
nel 2019 Piaggio Soul Combination, Winstons, Massimo Volume, Giuda, Julie's Haircut, Cesare Basile
nel 2020 Ritmo Tribale, Calibro 35, Dining Rooms, Era Serenase, Mother Island
nel 2021 Gli Ultimi, The Breakbeast, Andrea Chimenti, Piaggio Soul Combination, Radio Days
nel 2022 Sacromud, Diplomatics, Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, Vera Di Lecce, Three Blind Mice.
TOP 05
GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO - Pericolo giallo
E' una fortuna che esista Giorgio Canali, che le sue sue canzoni rimangano sempre così urticanti, cattive, lucide, politiche, intensamente politiche. Poeta moderno che non ha paura a confrontarsi a chiare lettere con una realtà sempre più difficile e amara da vivere. I testi sono come sempre eccellenti, le canzoni crude e abrasive ma di una bellezza struggente. Disco italiano dell'anno.
SICK TAMBURO - Non credere a nessuno
La poetica compositiva (e la voce) di Gian Maria Accusani sono inconfondibili e un marchio di fabbrica unico nel panorama italiano, in cui spicca tra i migliori autori. I Sick Tamburo firmano il sesto album della carriera, tra intense ballate rock, la consueta attitudine e il tipico portamento punk pop, filtrato attraverso una sapiente attinenza con la canzone d'autore. Un album dolente, medicina indispensabile a superare il lutto per la scomparsa della bassista della band, Elisabetta Imelio. Album di altissima caratura, canzoni sempre efficaci, freschezza e potenza.
ALEX FERNET - Lucidanotte
Spettacolare esordio per il giovane artista veneto. Sette brani di disco funk in pieno stile 70 ma con una modernità che attualizza il sound e lo toglie dal mero revivalismo. Arrangiamenti e suoni perfetti, groove incredibile, canzoni di qualità eccelsa. Si viaggia tra disco boogie alla Imagination, ritmi intensissimi, un gusto Style Council e un tocco di space rock. Super!
LUCIO CORSI – La gente che sogna
Terzo album per il cantautore toscano che prosegue il suo personalissimo percorso artistico, avvallato da una produzione elegante, raffinata, generosa di suoni e strumentazione ricercata. Tra i brani si infiltrano David Bowie, Marc Bolan, il primo Lou Reed ma anche Renato Zero, il Gianluca Grignani de “La fabbrica di plastica”, pennellate prog, perfino Achille Lauro. Le canzoni sono belle e sempre ben costruite e composte, una squisita conferma.
FUNKOOL ORCHESTRA - Latin freaks
Spettacolare album di debutto per il collettivo napoletano che definire travolgente è riduttivo. Gli undici musicisti mischiano disco music, funk, boogaloo, latin soul (in un brano è ospite il mito Joe Bataan), Go Go Sound, aiutati da una sezione fiati da sogno, tre splendide voci, un groove inimitabile. Suonano alla perfezione, scrivono benissimo, arrangiamenti superbi, un album eccezionale!
IL RESTO (altrettanto valido, in ordine sparso)
GLI AVVOLTOI & STENO – Un Uomo Rispettabile / Scenderemo Nelle Strade
Due leggende della musica bolognese e italiana insieme per un incontro estemporaneo su 45 giri: Steno, voce della Oi! band dei Nabat si unisce alla storica neo beat band degli Avvoltoi. “Uomo rispettabile” è la versione italiana di “A well respected man” dei Kinks, tradotta dai Pops nei Sessanta, da sempre presente nel repertorio degli Avvoltoi, impreziosita qui dalla voce ruvida di Steno, autore di quello che è diventato un classico del punk nostrano, “Scenderemo nelle strade” che in questa versione assume vesti garage beat che, sorprendentemente, si adattano alla perfezione al taglio compositivo del brano. Bellissimo tutto!
LOSFUOCOS - Low Die
Il quarto album della band lodigiana è uno splendido gioiello di equilibrio tra punk, power pop, rock 'n' roll stradaiolo, rockblues ("Over and over again"), stupende melodie pop, capacità compositive di altissimo livello, produzione di livello internazionale. Riuscitissima la potente cover di "Lodi" dei CCR che omaggia (indirettamente) la loro città di provenienza. Album di eccellente fattura che entra tra le migliori uscite italiane dell'anno.
THE LANCASTERS - Standard family size
Secondo album per la band bresciana, alle prese con un torrido rock 'n' roll di matrice hard blues che guarda al periodo a cavallo tra i 60 e gli 80, tra Hammersmith Gorillaz, un corroborante tocco di MC5, Rory Gallagher, primi Black Sabbath. Tredici brani duri, chitarre distorte, ritmiche potenti, voce aspra, album di primissimo livello.
THE CUT - Dead city nights
Il trio bolognese firma il settimo album di un'onoratissima carriera. Tredici brani minimali, diretti, rabbiosi, "sonici", nervosi e nevrotici, come sempre. Si avverte sempre di più l'alto livello di progressiva maturazione compositiva che riesce a mettere insieme, in chiave sempre personale e originale, mille influenze, dal punk rock più classico alle elaborazioni blues di Jon Spencer Blues Explosion, dai Cramps a venature post punk alla Fontaines DC che i Cut avevano precorso anni prima. Di nuovo, siamo a livelli di eccellenza. They got the beat!
STATUTO - Bella storia
La band torinese festeggia i quaranta anni di carriera con un album dal vivo e l’aggiunta di alcuni inediti in studio, paradossalmente in contemporanea con la tragica scomparsa dello storico bassista Rudy Ruzza. Il concerto ripercorre i successi e i cambiamenti stilistici della loro storia, dallo ska al pop, al beat, soul, northern soul, rhythm and blues, brit pop. I quattro validi nuovi brani sono in linea con la vena più soul beat e ne confermano la classe e lo spessore.
SENZABENZA - Pop punk dilemma
La storica punk band di Latina raggiunge il traguardo del decimo album in una carriera ormai trentennale, con un lavoro che ne conferma lo spessore di ampio respiro internazionale acquisito da tempo. Punk rock, ai confini con l’hardcore ma che assimila, come tradizione, melodie di sapore 60’s, brani psych rock (“St.George”) alla XTC ma anche ritmi ska in levare (“Money, drugs and girls”) e una ballata finale vaudeville di gusto Kinks (“Never ending sunday”). Un altro grandissimo album.
THEO TEARDO / BLIXA BARGELD - Live in Berlin
Registrato dal vivo a Berlino il 6 dicembre 2022 raccoglie il meglio di "Still Smiling" e "Nerissimo", gli album prodotti dalla coppia. Incedere solenne, brani dal portamento "antico" e classico, tra retaggi Nick Cave, Velvet Underground, il John Cale solista, Nico, Kurt Weill, atmosfere seducenti, oppiacee e ammalianti. Notevole.
GARBO - Nel vuoto
Garbo conferma, con un eccellente nuovo lavoro, l’innata capacità di procedere in una carriera lunghissima con le radici sempre ben piantate nelle origini, sapendosi contemporaneamente rinnovare, sperimentando, osando, guardando avanti. Le matrici sono quelle che gli hanno plasmato la personalità artistica, da Bowie ai primi Ultravox!, John Foxx, Roxy Music, Brian Eno, Lou Reed, Japan ma lo sguardo è, come sempre, prospettico, capace di assimilare nuovi suoni, di agire a largo respiro, mantenendo la voglia di sfidarsi (vedi i brani sperimentali di sapore ambient) ma con la sapiente capacità di utilizzare una costante vena pop cantautorale che rende il lavoro allo stesso tempo austero e autorevole ma fruibile e godibile. Un disco semplicemente bello.
DOME LA MUERTE EXP - Il Santo
La nuova creatura di Dome la Murte, personaggio dalle mille esperienze e incarnazioni artistiche lo coglie in una veste insolita per chi si aspetta i sentieri che abitualmente percorre, tra primitivo rock 'n'roll, punk e distorsioni. Il sound è invece raffinato, strumentale, debitore a influenze che vanno dallo “spaghetti western” di stampo Morricone al surf, Tex Mex, organo Hammond, country rock e altre delizie affini. C'è anche una collaborazione con Hugo Race e la consueta smisurata passione.
MASSIMILIANO LAROCCA - Daimon
Il cantautore toscano firma il sesto album solista, ancora una volta affiancato dalla sapiente produzione di Hugo Race, che ben si addice al taglio semi acustico, dai toni dark blues che caratterizza i dieci brani autografi. Ci sono pennellate jazz, riferimenti vari alla migliore tradizione della canzone d'autore nostrana e alla scuola francese dei Sessanta. Il tutto arrangiato in chiave moderna, con atmosfere avvolgenti, suadenti, autunnali che si pongono tra Leonard Cohen, Nick Cave, Serge Gainsbourg e Umberto Bindi. Suoni eccellenti, album di alto livello.
NDOX ELECTRIQUE - Tëdd ak Mame Coumba Lamba ak Mame Coumba Mbang
L'esperienza dei Putan Club rivive con una trasmigrazione dell'anima in questo nuovo potentissimo progetto. Un mix tra rituali oscuri dal profondo del Senegal, condito da sonorità tribali, riti ancestrali, modernizzato da distorsioni, chitarre elettriche e computer. L'effetto è minaccioso, aggressivo, ipnotico, demoniaco. L'effetto inquietante di ciò che è sconosciuto e che, come spesso capita con gli spiriti, non lascia distinguere se maligno o benevolo. Scavando nella tradizione più primitiva, alla ricerca del nuovo.
ELLI DE MON - Pagan Blues
Prosegue la lunga carriera di Elli De Mon, ancora una volta all'insegna del deep blues più torrido ma allo stesso contaminato dalle più svariate influenze, dalla psichedelia, all'approccio punk alla Jon Spencer Blues Explosion fino a un mood caro alle prime prove di PJ Harvey. I brani sono aspri, sinuosi, talvolta perfino malefici e costantemente "pericolosi" , l'esperienza compositiva e la profonda conoscenza della materia rende i ldisco ancora una volta personale, originale, perfettamente distintivo.
MILO SCAGLIONI - Invincible Summer
A sei anni dall'esordio solista torna con un nuovo gioiello il musicista lombardo (attualmente bassista con i Baustelle). Un viaggio nel consueto, amato, mondo che abbraccia psichedelia, folk cantautorale (da Elliott Smith a Nick Drake a Paul Weller), un pop rock moderno e personale, arricchito e impreziosito da raffinati arrangiamenti orchestrali e da una maturità compositiva comune a pochi conterranei. Tanti suoni, riferimenti, estro, eclettismo.
PITCHTORCH - I Can See The Light From Here
Trio formato da elementi di The Gutbuckets, Guano Padano e The Vickers, con un album di grande e semplice bellezza, percorrendo i sentieri americani di Dream Syndicate e R.E.M. Registrato in presa diretta, riproduce il mood perfetto per queste sonorità genuine e spontanee, puro folk rock, intenso e diretto. Un album al limite dell'eccellenza.
OSLO TAPES – Staring at the Sun Before Goin’ Blind
La creatura di Marco Campitelli arriva al quarto album, ancora una volta con un originale, personale e riconoscibile marchio di fabbrica. Un sound aspro e allo stesso tempo cerebrale, talvolta “liquido” in cui si viaggia tra kraut rock, psichedelia, post punk, avanguardia, sperimentazione, folate di Motorpsycho. L’aspetto più interessante è come sia complesso e improbabile decifrare l’opera secondo parametri e definizioni usuali, tanta è la varietà di suggestioni. Un progetto che ha di nuovo fatto centro!
C+C=MAXIGROSS - Cosmic Res
Prosegue l'affascinante e intrigante percorso del collettivo veronese con un nuovo lavoro in cui il loro personalissimo folk psichedelico si tinge sempre di più di elettronica in un mix originale e immediatamente distintivo che si avvicina a un mix tra Flaming Lips, Beck, Julian Cope e Animal Collective. Dedicato alla memoria dell'amico e produttore Miles Coop Seaton (ex membro degli Akron Family) tragicamente scomparso, "Cosmic res" assimila anche numerose influenze dalla canzone d'autore italiana (il Lucio Battisti degli anni Settanta, in particolare).
GIACOMO SFERLAZZO - Comu na nuci dintra un saccu
«Dopo sei album in cui mettevo, mettevo, arrangiamenti, strumenti, musicisti, ho provato a togliere». Il cantautore di Lampedusa torna con un album minimale, chitarra classica e voce, ma che non toglie potenza ed espressività alla sua arte combattiva che spazia da folk al blues, da ballate dolenti a brani rabbiosi. Attinge alla tradizione di Rosa Balistreri e alla figura di cantastorie come Ciccio Busacca ma si propone in chiave moderna e attuale. Un altro album coraggioso, anomalo, prezioso.
ELECTRIC MACHETE – High Penetration Formula
Difficile credere a chi sostiene di essere influenzato sia dai Black Sabbath che dai maestri del funk Meters. Personalmente aggiungerei anche i riff dei primi Led Zeppelin (vedi l’incipit di “Processionarie”), l’attitudine dei Blue Cheer e una buona dose del miglior stoner, quello più ruvido e meno psichedelico e, perché no?, l’irruenza di certi brani degli Hellacopters. Però c’è sempre quel groove funk, black, che imperversa nella ritmica o nella chitarra che apre “Go to hell” e che prosegue con un riff che, con le dovute modifiche, potremmo trovare in un album di funk dei 70 o dei Grand Funk Railroad (vedi tra i tanti “Black licorice”). Alla fine la band marchigiana ha tirato fuori un disco fantastico, suonato benissimo, con un sound originale e una personalità unica.
THE HEAT Inc. – Asleep In The Ejector Seat
Esordio potentissimo per la band anglo italiana, a base di un sound che attinge dal lato più ruvido e duro dell’Iggy Pop solista (era “Instinct”), dalle ritmiche solide e compatte dei Ramones, senza trascurare il chitarrismo degli Stones anni 70. I brani sono duri, feroci, con arrangiamenti semplici ma allo stesso tempo curati e sempre perfettamente calibrati. Chiude una ballad semi acustica tra Johnny Cash e Rolling Stones a stemperare il clima infuocato dei nove brani precedenti.
BLACK SNAKE MOAN - Fire / What You See
Black Snake Moan è un progetto di ricerca sonora, che affonda le proprie radici nelle atmosfere blues e rock psichedelico in chiave di One Man Band, intorno alla figura di Marco Contestabile. Il nuovo singolo è un gioiello di grande classe ed eleganza, che segue due album e un precedente 45 giri. Sound di matrice mid 60's, chitarre Byrdsiane e atmosfere di gusto Love di Arthur Lee. Come sempre, pura eccellenza.
DOUBLE SYD - My lonely sun
Il duo Ravaglia/Liverani ci porta nei solchi cari ai primi Pink Floyd e alla psichedelia dilatata, lisergica e avvolgente che caratterizzò il finire del magico decennio dei Sixties in Inghilterra. Gli ingredienti ci sono tutti e al posto giusto, sia a livello sonoro che da un punto di vista compositivo. Un album di assoluto livello, ricco di intuizioni e stimoli.
RADIO SABIR - Cunti e Mavarii pi megghiu campari
Potentissimo esordio per il collettivo siciliano (filiazione dei mai dimenticati Niggaradio) con un album in cui confluiscono elettronica, folk, tribalismo, forti influenze mediterranee e mediorientali, sonorità filtrate da lunghe frequentazioni con musiche lontane e allo stesso tempo vicinissime. Sostanzialmente un nuovo blues. Collabora Cesare Basile che di queste cose se ne intende.
ZAC - II
Torna la band romana di Lorenzo Moretti (chitarrista e compositore nei Giuda) e Tiziano Tarli, con il prezioso aiuto di Emanuele Sterbini, Pablo Tarli, Sergio Chiari. Dieci brani di power pop di stampo 70 tra Rubettes, Cheap Trick, Be Bop De Luxe, Wings, Cars con irresistibili melodie di sapore Sixties. Suoni magistralmente calibrati, arrangiamenti eleganti, canzoni di qualità compositiva elevatissima. Per i cultori del genere un album perfetto.