martedì, settembre 03, 2019
Bury FC
Prosegue il viaggio nel MODELLO INGLESE a cura di ALBERTO GALLETTI.
Le precedenti puntate sul Modello Inglese sono qui:
http://tonyface.blogspot.com/2019/05/requiem-for-football-club-notts-county.html
e qui:
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/modello-inglese-bolton-wanderers.html
e qui:
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/modello-inglese-tottenham-hotspur.html
e qui:
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/modello-inglese-sheffield-wednesday.html
Ho già avuto modo di ‘elogiare’ da queste pagine il cosiddetto modello inglese.
Ovviamente sto parlando di calcio.
Vero che il modello non è solo inglese, ma e forse soprattutto globale visto che ha il patrocino di FIFA e UEFA tanto per dire, ma vero anche che loro sono stati i primi a percorrerlo, nonché,ahimè, i migliori a gestirlo e di conseguenza la causa principale della rovina totale del tessuto calcistico, sportivo e sociale che il football professionistico aveva creato in più o meno 120 anni di gloriosa e travagliata storia. A vantaggio ovviamente di una decina di club che nel frattempo sono diventati super ricchi.
Il mio primo intervento riguardò, a primavera, le (gravissime) condizioni in cui versava, e versa, il Bolton Wanderers, tra i giganti del calcio inglese fino al 1960.
Ebbene ora scopro che, a pochissima distanza da Bolton, un'altra ex roccaforte del calcio professionistico espressione del nord industriale inglese si trova in condizioni simili, se non addirittura più gravi.
E’ infatti fissato per la mezzanotte di oggi (22 agosto) l’ultimatum per il ripianamento di una parte dei debiti pregressi e la presentazione di garanzie finanziarie a poter operare di nuovo per il Bury FC la cui squadra non ha ancora giocato nessuna delle prime sette partite di campionato ed è stata estromessa dalla Coppa di Lega.
Fondato nel 1885, il club fu ammesso alla Seconda Divisione nel 1895, campionato che vinse al primo colpo venendo promosso in First Division dopo aver battuto il Liverpool (1-0) nello spareggio. Ironicamente all’atto della fondazione i membri votarono unanimemente che il club sarebbe stato professionistico fin dal primo giorno nonostante all’epoca il dibattito sull’opportunità o meno di aprire al professionismo fosse ancora aperto e assai infuocato. Quello stesso professionismo che oggi, ingigantito e reso mostruoso e privo di qualsiasi riguardo verso i tradizionali contenuti sportivi dall’osceno flusso di denaro riversato sul calcio di vertice dalle televisioni di tutto il mondo, probabilmente lo ucciderà.
Mai stati un modello di successi calcistici questo no, vantano comunque in bacheca ben due FA Cup (1900 e 1903) e il record per il più largo successo in una finale di FA Cup, 6-0 al Southampton nel 1903.
Ci sono poi 22 campionati disputati in prima divisione (miglior risultato il 4° posto del 1925/26) e 40 in seconda divisione.
Fino al 1958 non era mai stato in terza serie, curiosamente l’anno in cui il Bolton Wanderers, loro vicini di casa e compagni di disgrazie odierne vinsero la loro quarta ed ultima FA Cup.
Non una potenza calcistica insomma, ma senz’altro una roccaforte dei sabati pomeriggi ricreativi della classe operaia ai tempi della Gran Bretagna industrializzata che tirava.
Un club fortemente radicato nel tessuto sociale cittadino, con un piccolo e caratteristico stadio che, dall’inizio, e fino al declino dell’epoca industriale propriamente detta, si presentava gremito di pubblico e passione per gli Shakers, simbolo e vanto della Bury che lavorava e faticava nei cotonifici dal lunedì al venerdì, Gigg Lane.
Significativo il record di pubblico, ottenuto per una visita dei vicini Bolton Wanderers (sempre loro) in una partita di FA Cup: 35.000 spettatori (oggi Gigg Lane ne può contenere al massimo 12.000), notevole per una città di poco più di 60.000 abitanti. Ma erano altri tempi, il 1960 appunto. Non credo che avverranno miracoli, non sono più i tempi.
Non sono più i tempi in cui i personaggi più in vista dell’ambiente calcistico di una città sentano in qualche modo il bisogno di intervenire per provare ad aiutare il club cittadino perché si sentono ancora parte dell’ambiente nel quale sono cresciuti.
A Bury sono nati i fratelli Neville, Gary e Phil, entrambi nazionali, entrambi glorie del Manchester United del periodo d’oro.
Negli anni novanta Neville Neville, il papà, ex dirigente, salvò il club dalla bancarotta ma le cifre che giravano allora non erano certo quelle spaventose di oggi.
Una delle tribune dello stadio gli è intitolata.
La mamma, Jill, si è dimessa la scorsa settimana da segretaria generale dopo trent’anni alle dipendenze del club. La signora era arrivata ad un tale punto di disperazione che non le è stato più possibile continuare a lavorare sotto l’attuale proprietario rendendosi conto che questi stava, e sta, portando il club nella fossa giorno dopo giorno.
Spiace.
Spiace ancor di più pensando che i due figli, alcuni anni fa, abbiano comprato assieme ad alcuni vecchi compagni di squadra dei tempi del Manchester United il Salford City, squadra di nessun passato ma di una periferia di Manchester diventata trendy nell’ultimo quindicennio, e quindi con un potenziale di nuovo pubblico e,naturalmente, commerciale.
Oggi il Salford City sta giocando il suo primo campionato professionistico della sua storia grazie anche all’impegno e ai soldi di Phil e Gary Neville mentre il Bury, il club di casa, così caro ai genitori che ne hanno sempre retto le sorti è ad un passo dalla cancellazione dalla mappa calcistica dell’ Inghilterra. Certo Phil ha dichiarato che la situazione attuale è una disgrazia per il club e per la città.
Parole, mah….
In definitiva il modello inglese, questo modello inglese, fatto di 6/8 megasquadre che con lo stipendio di un calciatore potrebbero gestire il budget di una squadra come il Bury e squadre che falliscono una dopo l’altra, vecchi baluardi del calcio di provincia, la provincia industriale dell’Inghilterra del nord, è uguale a quello italiano: club in bancarotta, penalizzazioni in classifica e squadre, forse, estromesse dai campionati a tornei iniziati. E le solite tre/quattro a prendersi tutto quello che c’è da spartirsi.
Un bel modello, non c’è che dire.
Dove sono i cantori del modello inglese quando le cose vanno male?
A bere aperitivi e mangiare pietanze di chef stellati negli executive box di quei quattro/cinque stadi di proprietà di multinazionali miliardarie?
O pontificare in TV o sui siti dei quotidiani sportivi, puah.
PS: Il proprietario ha annunciato sabato sera di aver completato la vendita.
I compratori però si riservano di controllare l’intera situazione finanziaria che hanno definito problematica, la Lega ha concesso fino alle cinque del pomeriggio di martedì.
Quindi di firmato non c’è niente.
Non so se basterà.
Se daranno un’altra proroga saremo sempre più vicini al modello italiano fatto di aggiustamento dei pasticci in barba alle scadenze, altro che modello inglese.
Spero comunque che accada e il club si salvi.
PPS: Il Bolton Wanderers, del quale non ho più voglia di occuparmi perché mi deprime e mi fa rabbia, tanta rabbia, è a un passo dalla messa in liquidazione, probabilmente avverrà entro questa settimana.
Dopodichè non esisterà più.
Vergogna!
Aggiornamento 1:
Sfumata la cessione del club, la Football League ha escluso la squadra per inadempienze economiche
Aggiornamento 2:
Il Bolton, retrocesso in League One, versa nelle stesse condizioni dei colleghi già esclusi, ma avranno altri 14 giorni per provare a salvare la situazione.
Aggiornamento 3:
Come riporta il quotidiano inglese Sun, ci sarebbe infatti anche NICK MASON dei PINK FLOYD nella cordata denominata Football Ventures che, versando 10 milioni di sterline, ha scongiurato che la storica squadra di calcio del Bolton, tra i team che hanno fondato la Football Association fallisse a causa di problemi finanziari.
Il Bolton, club fondato nel 1874 con sede a Horwich nella contea metropolitana della Greater Manchester, milita nella terza serie inglese. Questo il primo comunicato del gruppo Football Ventures:
"Siamo entusiasti di iniziare a far rinascere questa magnifica squadra di calcio e riportarla dove merita".
welcome back Gallo!
RispondiEliminaC
Pure il football è entrato con ferale (perché l'esito finale è scontato) entusiasmo in una gigantesca bolla finanziaria. Quando questa bolla esploderà resteranno macerie sportive, forse però in un futuro potremmo divertirci nuovamente vedendo campionati meno monotematici. Il caso del Bury fa ancor più male perché nell'immediato sarebbe bastato anche un piccolo aiuto dei giganti mancuniani che stanno a pochi km da Giggs Lane. Una sorta di partnership, il prestito gratuito di giocatori giovani o poco utilizzati o al limite un aiuto finanziario spicciolo. Non so se in Inghilterra sarebbe stato possibile per un'altra società intervenire in soccorso tuttavia è palese che una realtà calcistica che muore sotto casa tua comporta un impoverimento di tutto il territorio.
RispondiEliminaMi spiace molto.
Charlie
albe , sempre un piacere leggerti. spero che il buon vecchio Mason ed i suoi amici riescano dove molti hanno fallito e non abbiano solo meri interessi economici, oddio quelli ci saranno ci mancherebbe , ma non solo quelli.
RispondiEliminaUn abbraccio
Clodoalo