martedì, aprile 16, 2019
Modello inglese - Sheffield Wednesday
Prosegue il viaggio nel MODELLO INGLESE a cura di ALBERTO GALLETTI.
Le precedenti puntate sul Modello Inglese sono qui:
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/modello-inglese-bolton-wanderers.html
e qui:
http://tonyface.blogspot.com/2019/04/modello-inglese-tottenham-hotspur.html
Quattro campionati vinti, tre FA Cup, 66 campionati di prima divisione, una grande e appassionata tifoseria, lo Sheffield Wednesday è uno dei grandi nomi storici del calcio inglese.
E anche uno della mezza dozzina di club inglesi a me cari, per un sacco di motivi primo tra i quali le origini.
Fu formato infatti il 4 settembre 1867, il che ne fa il quarto football club più vecchio al mondo, dai membri del The Wednesday Cricket Club che doveva il suo nome al giorno in cui giocavano le partite essendo i membri e giocatori del club titolari e dipendenti delle macellerie cittadine ed essendo al tempo il mercoledì giorno di chiusura dei negozi. Si chiamò solo The Wednesday (fantastico!) fino al 1929, con quel nome ci ha vinto tre campionati, prima di passare a quello attuale, Sheffield Wednesday.
E’ stata anche la prima squadra che vidi giocare in Inghilterra.
Retrocesso dalla Premier League al termine della stagione 1999/2000, non vi ha più fatto ritorno anzi, è anche caduto due volte in terza serie.
La crisi di risultati innescò anche l’immancabile crisi finanziaria dovuta allo scellerato monte stipendi che non riusciva più ad essere riassorbito nelle categorie inferiori.
Così tra luglio e dicembre del 2010, un bel po di anni fa, ma già in epoca in cui i ciarlatani dei media sportivi di questo paese blateravano a vanvera sul modello inglese, il club dovette affrontare svariate richieste di messa in liquidazione tutte emesse da HMRC per tasse e IVA non pagate nonché la retrocessione in terza serie.
Venne in soccorso il miliardario serbo-americano Milan Mandaric, vecchio marpione del calcio europeo, che comprò il 99,7% del pacchetto azionario del club dagli ormai disperati azionisti per la ‘straordinaria’ cifra di una sterlina e accollandosi i debiti ingenti.
Questo fece la fortuna del Leicester City che fu venduto da Mandaric, in osservanza delle leggi vigenti, dubito fortemente che con lui al comando sarebbero arrivati al titolo del 2016.
Cosa c’è di inglese nel calcio inglese dei primi due livelli? Quasi più niente, a parte il pubblico.
Torniamo a noi, Mandaric ottiene la promozione alla seconda divisione, pomposamente e pretestuosamente rinominata Championship in quanto ha più appeal sul mercato rispetto a qualcosa che già nel nome si definisca inferiore ad un’altra cosa, nel giro di un paio di stagioni ma poi non riesce più a far breccia.
La follia economica che ha investito il calcio in Inghilterra anche in seconda serie è diventata troppo anche per lui.
Nel 2013 annuncia che il club perde cinque milioni di sterline l’anno, tasse escluse, e cerca un compratore.
Il seguito si mantiene buono, con medie allo stadio oltre le 20.000 unità, in Italia sarebbero buone anche in Serie A, ma i soldi della PL hanno cominciato ad inquinare il livello sottostante sotto forma degli indennizzi paracadute alle squadre retrocesse che riescono a pagare ingaggi infinitamente più alti di chi già si trova nella categoria, quindi se vuoi vincere il campionato i soldi devi tirarli fuori tu in anticipo.
Niente di strano, funziona così da sempre, solo le cifre sono diventate fuori portata.
Ma ecco che nel 2015 il pirla di turno salta fuori nelle vesti di Dejphon Chansiri, thailandese, figlio del più grande produttore di tonno in scatola al mondo, che sgancia la considerevole cifra di 37,5 milioni di sterline sull’unghia, compra le azioni di Mandaric e promette la promozione in Premier League per il 2017/18 in occasione del 150° anniversario della fondazione del club.
Bello, ci speravo anch’io, e quasi ci riesce nel 2016, in anticipo sul programma, ma perde la finale playoff contro l’Hull City.
Vidi la partita, una pena, normale quando la vittoria vale 200 milioni di sterline.
Il pubblico risponde bene alla batosta e l’anno dopo la media spettatori fa registrare un rispettabilissimo 27.129 a partita, nonostante un aumento dei prezzi di biglietti e abbonamenti.
Ma va male un’altra volta: quarti e poi eliminati nella semifinale promozione.
L’anno scorso ancora peggio, quindicesimi in classifica e mai in lotta per un posto promozione o spareggi.
Nel frattempo sono passate tre stagioni di stipendi altissimi pagati a giocatori che non sono riusciti a fare quello per cui erano pagati e i conti non tornano.
Le prestazioni finanziarie del club peggiorano parallelamente a quelle del campo : nel 2015/16 il risultato è in negativo a -9.8 milioni, nel 2016/17 le perdite salgono a 20,8 milioni, risultato dell’aumento degli stipendi ai calciatori, passati da 17 a quasi 30 milioni di sterline (+52%), cioè 564.000 a settimana! mentre il fatturato è aumentato da 22 a 23.4 milioni (9%).
Il rapporto tra stipendi pagati e fatturato è salito ad un allarmante 126%, in pratica per ogni 100 sterline incamerate ne spendono 126 in stipendi dei giocatori.
Poi rimangono da pagare tutte le altre spese.
Il dato del 2017/18 non è ancora noto ma pare non sarà migliore di quello precedente.
Modello inglese, eh? Neanche Rozzi o Scibilia ai tempi d’oro.
Analizzando gli introiti, dei 23.4 milioni, il 41% è dato dagli incassi delle partite (biglietti più tutto il resto) e il 30% dai diritti televisivi.
Quindi i diritti tv sono pari a poco più di 7 milioni, la promozione ne avrebbe portati 180 con i quali si sarebbe rientrati delle perdite accumulate in due anni per ottenerla e ne sarebbero avanzati più di 2/3, capito cosa sta succedendo?
Ma la promozione non è arrivata.
In aggiunta alle difficoltà insite nella questione vincere un campionato, cosa della quale il re mondiale del tonno in scatola non ha la benché minima idea, aggiungiamoci anche che una squadra appena retrocessa dalla PL il primo anno riceve ancora 42 milioni di sterline , il doppio dell’intero fatturato dello Sheffield Wednesday è chiaro che non può competere, a meno che non sia il proprietario a metterci dentro la differenza.
Che è proprio quello che ha fatto Chansiri, scommettendo tutto sulla promozione alla finta terra promessa della PL e perdendo.
“Avevo detto che avremmo avuto problemi con il Financial Fair Play se non fossimo stati promossi - dice durante l’incontro coi tifosi – Alcuni mi accusano di aver speso male, ma io dico che ho speso quei soldi per ottenere la salvezza e mettere le basi per la futura promozione”.
Quindi ricapitolando tu avresti speso milioni di sterline per tesserare giocatori ai quali hai pagato stipendi esorbitanti per il campionato che devi fare, dicendo che servivano per la salvezza.
Due cose dico io: la prima, sei un incompetente perché per salvarsi sarebbero bastati giocatori molto meno costosi, i risultati nel calcio non sono direttamente proporzionali alle spese sostenute con buona volontà e impegno ci si riesce e, secondo, sei probabilmente anche un bugiardo perché chi ti crede quando dici una cosa del genere? Ovvio che li hai presi per vincere il campionato e adesso che tutto è andato male piangi.
Ora siamo al punto di rottura.
Avendo infranto le regole imposte dalla lega professionisti per perdite accumulate per il 2016 e 2017, lo Sheffield Wednesday è incappato nel regolamento federale che gli ha inflitto un embargo temporaneo (aprile-agosto 2018)sulle attività di calciomercato.
Quindi adesso, siccome sa che le perdite da annunciarsi per il prossimo esercizio saranno ingenti e che infrangeranno di molto il limite posto dal regolamento di 39 milioni in tre successivi esercizi, il re mondiale del tonno in scatola se la fa sotto perché la conseguenza sarà l’embargo di mercato almeno per un’anno, più eventuale penalizzazione in classifica, se non addirittura l’eventuale revoca a tavolino di eventuale promozione ottenuta sul campo, più multa di qualche altro milione.
Per cui, ammesso pure che volesse mettere mano al portafogli per rinforzare la squadra, non potrà farlo se non generando nuovi tipi di entrate legate ad attività del club, e addio PL e magari anche addio Sheffield Wednesday.
Nel corso di una drammatica riunione con tifosi prima di Natale ha illustrato la situazione chiedendo loro aiuto.
Quindi il re mondiale del tonno in scatola, che non ha mai saputo una mazza di calcio, men che meno di Sheffield e dinamiche varie, a parte magari come riuscire a far comprare tonno in scatola alla popolazione, ha ideato un programma, il Club 1867, in cui chiede ai tifosi l’impegno a sottoscrivere abbonamenti triennali, da pagarsi ovviamente in anticipo, e valevoli dalla prima stagione che la squadra avrebbe disputato in PL, nel frattempo sarebbero andati avanti a pagare gli abbonamenti in serie B normalmente.
Fortunatamente il piano non ha avuto nessun riscontro o quasi.
Questo qua è veramente un coglione, ma con quale faccia tosta?
Ma cosa pensa che i tifosi siano?
Una massa di pirla pronti a qualsiasi cosa solo perché hanno a cuore le sorti di una squadra e il gioco del calcio?
Forse ha ragione, o forse pensava di essere al suo paese dove sfrutta i pescatori di gamberi, inclusi i bambini e si becca denunce mondiali dopo che un paio di inchieste che hanno riguardato la sua società (Thai Union) hanno evidenziato gravi infrazioni a livello di lavoro infantile, violazioni di diritti umani a vario titolo, traffico di esseri umani e, addirittura, schiavismo.
Mettiamo pure che Greenpeace per i suoi motivi e Nestlè per altri (concorrenza), abbiano anche esagerato un po, non sono sceso nei particolari, però, se la sua Thai Union nel giro i due anni ha dovuto dare evidenza di un drastico cambio di rotta in materia annullando tra l’altro centinaia di contratti con subfornitori trovati colpevoli di sfruttamenti e aguzzinate varie qualcosa di vero c’era.
Ma quello che fa imbufalire (calcisticamente) è che ‘sto qua arriva a Sheffield, compra una squadra di calcio inglese di grande passato e potenzialità, con quali soldi abbiamo visto, lasciamo perdere, spendendo relativamente poco con l’intenzione di rilanciarla a livelli di vertice si da rientrare e poi guadagnare coi proventi televisivi della PL, solito giro, per soddisfare il proprio ego, così come tanti altri miliardari asiatici avrà la sua squadra di calcio inglese in PL da esibire ai ricchi amici e parenti laggiù, non sa niente di calcio, pensa che sia sufficiente pagare per vincere, e adesso che la sua scommessa è persa chiede soldi ai tifosi che comunque sono sempre entrati allo stadio pagando il biglietto o l’abbonamento, rilanciando il Club 1867 e chiedendo più coinvolgimento a livello finanziario ai tifosi, altrimenti – dice – le regole di Sostenibilità e Redditività volute dalla lega calcio ci bloccheranno.
Casomai ti bloccheranno.
Ma tornatene al tuo paese con le tue maledette lattine di tonno.
In alternativa, dice, vendo il club, ho già un’offerta da 30 milioni di sterline.
Vendilo dunque.
Ma non lo fa perché ci rimetterebbe almeno 50 milioni.
Dichiara poi di aver speso (speso dice adesso, non più investo) solo nell’interesse del club perché lui, il re mondiale del tonno in scatola, quando si tratta di affari guarda esclusivamente ai profitti, ma non qui, non con il Wednesday, il ‘nostro club’ lo chiama,pagliaccio. Qui non gli interessa, lo fa solo per i tifosi e per il club e poi magari piazzare qualche milione di lattine di tonno nel West Riding e dintorni.
Lacrime di coccodrillo e bugiardo, se fosse andato in PL avrebbe diviso l’avanzo perdite-introiti tv con i tifosi?
Perché i cento milioni di sterline che ha buttato nello Sheffield Wednesday non li ha spesi al suo paese per dar la possibilità ai bambini laggiù di poterlo giocare il calcio, invece di ammazzarsi di fatica e fare una vita di merda a pescare gamberi in condizioni disumane per le sue lattine di merda ?
Con il costo della vita in un posto del genere quante cose avrebbe potuto fare per il bene di bambini e calcio in Thailandia?
Auguro a ‘sto tizio, e ai tanti altri come lui, di concludere la sua esperienza inglese con un disastro totale, sia sul piano finanziario che dei risultati sportivi che personale e, di conseguenza, di retrocedere in league one per colpa del suo proprio operato.
Mi spiace, ma tutta questa rumenta che ha infestato il calcio inglese mi ha veramente rotto i coglioni. Lo vorrei poi vedere, il re mondiale del tonno in scatola a spiegare ai tifosi incazzati per quale motivo ha rovinato ‘il nostro club’.
A questi punti siamo arrivati in Inghilterra, grandi e gloriosi club, grandi e appassionate tifoserie in balia di gente come questa, attratta dal miraggio della visibilità globale e da presunti favolosi ricavi conseguibili in PL che non si fa scrupolo dell’eventuale (e assai possibile visto che nel calcio l’unica cosa sicura è che si perde praticamente sempre) rovina di secoli di storia del calcio e mortificazione della passione di intere comunità che il calcio lo hanno creato, sviluppato e mantenuto, sissignore anche mantenuto ,per decenni , con i soldi dei minatori, degli operai e degli impiegati.
Un’esame di coscienza dovrebbero però farlo anche i tifosi, i fatti in Inghilterra sono noti, sarebbe ora di cominciare a chiedersi fino a che punto questo andazzo può continuare.
In un paese in cui l’attenzione alla spesa è altissima, è chiaro che la collettività non ammetterà (giustamente) salvataggi di favore a club disastrati solo perché si tratta di calcio.
E’ altrettanto vero che non sarà possibile continuare a trovare miliardari pronti ad accollarsi disastri finanziari causati da altri, tanto più che anche i miliardari prima o poi cominceranno a realizzare che il gioco non vale la candela. Quindi? Quindi se un club con 100 milioni di sterline di debiti non trova un compratore scompare. Modello inglese.
Si, quello degli affari normali, che applica anche al calcio: basta un debito di 750 sterline insoluto per ottenere una richiesta di messa in liquidazione.
Date le cifre in ballo, se fossi un tifoso sarei come minimo allarmato. La situazione dello Sheffield Wednesday non è ancora tale da paventare messe in liquidazione o in amministrazione controllata, ma certo lo stato finanziario del club lo rende vulnerabile alle sanzioni della lega calcio che si ripercuoteranno poi in negativo, inevitabilmente, sull’andamento della squadra visto che l’unica via d’uscita sembra essere al momento la vendita.
Ah, dimenticavo, lo stadio è di proprietà. Dal 1899!
Non comprate il tonno Mareblu.
Eccelso Gallo as usual
RispondiEliminaC
Grande Albe, letto d'un fiato. P.a. mai comprato il mare blu, è il tonno più scarso in assoluto...ma schifezza
RispondiEliminaDimenticato firma
RispondiEliminaClodoaldo
Noi compriamo il "Tonno Casula" soprattutto dopo serate come ieri
RispondiEliminaC
e magari anche l' Alka-Seltzer
RispondiEliminaTra l'altro oltre al danno si profila la beffa poiché, complice il prevedibile schianto della banda Bielsa, i tifosi dello SW rischiano seriamente di veder festeggiare i vicini di casa dello Utd....
RispondiEliminaCharlie