sabato, marzo 30, 2019
Giorgio Oldrini - C'era una volta in America Latina
Un bellissimo libro per vecchi.
Per quelli che si si ricordano perfettamente non solo del Che ma anche del Frente Farabundo Martì, di Videla e Massera, dei Tupamaros, delle dittature che seminarono morte (per conto della "democrazia" statunitense di Kissinger e soci) ovunque in America Latina.
Giorgio Oldrini c’è stato come inviato e corrispondente da Cuba per "L’Unità" negli anni lontani del socialismo reale.
E ci riporta racconti strani, curiosi, drammatici, a volte assurdi (ma non per quel luogo magico, misterioso e apparentemente irrazionale) ma sempre fantastici, appassionanti, pieni di una profondità arcaica che da queste parti abbiamo da tempo dimenticato.
Bello, agile, denso.
...penso che la nostalgia sia il segno ineludibile di chi ha attraversato Paesi, storie e persone e ha stretto legami forti con donne e uomini, di chi ha preso parte col cuore e con la ragione alle vicende che ha conosciuto. È il contrario dell’indifferenza e ha più a che fare con la passione e per questo aiuta a vivere il futuro. (Giorgio Oldrini)
venerdì, marzo 29, 2019
Marzo 2019. Il meglio
A un quarto del 2019 tanti buoni titoli già in cassaforte: Specials, The Beat, Joe Jackson, Bob Mould, Paul Weller, la compilation 3X4, Limboos, Durand Jones and the Indications, Soul Motivators, Sleaford Mods, Rat Boy, Juliana Hatfield. In Italia Massimo Volume, Piaggio Soul Combination, Giulio Casale, I Hate My Village, I Rudi e London Underground. Ifriqiiyya Electrique.
PAUL WELLER - Other aspects
Paul Weller l’11 e 12 ottobre 2018 ha tenuto due applauditissimi concerti sold out alla Royal Festival Hall di Londra, accompagnato da un'orchestra d'archi con cui ha riarrangiato parte del suo repertorio classico (Jam, Style Council, solista), dando soprattutto spazio al recente "True meanings", la cui impostazione acustica è adattissima di una riproposizione live di questo tipo.
E' stato un una tantum, una sorta di sfida personale, superata, come sempre, con classe, eccelsa maturità artistica, raffinatezza.
Quanta grazia, quanta maturità, quanta eleganza in questi 25 brani.
"True meanings" viene, prevedibilmente, ripreso quasi per intero (ben undici brani) ma ci sono versioni incredibilmente belle di episodi secondari dei Jam come "Boy about town" (che riporta ai Beatles di "Abbey Road"), una drammatica "Private hell" con un arrangiamento di archi e fiati da urlo, mentre è più prevedibile "Tales fromn the riverbank".
Anche per gli Style Council ci sono sorprese con "A man of great promise", sempre commovente, pur non riservando sorprese negli arrangiamenti.
Non potevano mancare "Wild wood", "You do something to me" (dove gli archi tagliano il cuore) e "Have you ever had it blue" in ottima versione.
Sorprese graditissime sono piccole gemme dimenticate come "Strange museum" e "Among the butterflies", dal primo album, che rinascono a nuova vita con l'orchestra e i fiati, allo stesso modo di due oscuri episodi di "22 dreams" come il sontuoso e irresistibile tango iniziale "One bright star" e "Where'er ye go".
La voce di Weller è sempre più convincente, la sfida è stata ampiamente vinta, l'album è semplicemente bello, caldo, avvolgente.
E Paul rimane il mio idolo.
ARTISTI VARI - 3X4 The Bangles· The Three O'Clock · The Dream Syndicate · Rain Parade
C'era una volta il PAISLEY UNDERGROUND ed era una cosa bellissima. Eccolo rivivere in 12 brani in cui Bangles, Three O'Clock, Dream Syndicate, Rain Parade coverizzano l'uno i brani degli altri. Ed è di nuovo una cosa bellissima. I Dream Syndicate spiccano su tutti ma anche gli altri tre nomi se la cavano alla grande. La "Jet fighter" dei Three O Clock ripresa dalle Bangles, la "When you smile" dei DS rifatta dai Rain Parade, la "Hero takes a fall" delle Bangles sublimata dai DS, la "Tell me when it's over" dei DS rifatta dai Three O' Clock i migliori momenti.
THE LIMBOOS - Baia
Terzo album per la band madrilena e nuovo tuffo in un mondo di rhythm and blues tardo 50's, sapori lounge, beat 'n' roll, Georgie Fame, ritmiche latin e boogaloo, senza disdegnare un groove rockabilly. Unici, grandiosi!
SOUL MOTIVATORS - Mindblastin'
La band di Toronto guidata dall'incredibile, potentissima, voce di Shahi Teruko, tira fuori un ep di cinque brani mozzafiato: funk e soul, James Brown e Betty Davis, testi socio politici e un groove spaventoso.
Grandiosi!
POTTY MOUTH - SNAFU
Il trio di signorine americane torna con un album molto gradevole, tra Donnas, Go Go's, Hole e il pop punk alla Green Day.
Niente per cui strapparsi i capelli ma tanta energia, freschezza e urgenza.
MEAT PUPPETS - Dusty notes
Ritorno dei fratelli Kirkwood a base di country rock roots guitar e affini al 99% (a parte una sferzata elettrica come si conviene in "Vampyr's winged fantasy").
Non male, anche perchè è un gruppo che si ama a prescindere, ma destinato a essere presto dimenticato.
IFRIQIYYA ELECTRIQUE - Laylet el booree
Francois Regis Cambuzat ha una militanza infinita nell'underground, dai Kim Squad ai Putan Club (anche collaboratori di Lydia Lunch).
Con Gianna Greco è andato spesso negli angoli più reconditi del mondo, dallo Xiniang degli Uiguri al Dersim turco degli aleviti a cercare suoni, culture, respiri. Questa volta li ha trovati nel deserto tunisino nell'antichissima ritualità del Banga. Nell'album si mischiano trance, suoni arcaici, blues primitivo, industrial, techno, tribalismo.
Se cercate qualcosa di NUOVO, qui c'è.
MDOU MOCTAR - Ilana (The Creator)
"I don't know what rock is exactly. I have no idea. I only know how to play in my style." dice il musicista cresciuto in un piccolo villaggio del Niger e interprete di un blues sub sahariano che porta tradizione locale nel rock, echeggiando Hendrix (suona una Fender da mancino), Prince, Page, usando il tapping di Eddie Van Halen. Il tutto supportato da quei ritmi cari al Tony Allen di Fela Kuti. Una miscela fascinosa e ammaliante, ipnotica e trance.
COMET IS COMING - Trust In The Lifeforce Of The Deep Mystery
Uno dei tanti progetti del saxofonista Shabaka Hutchings, figura di spicco della nuova scena jazz londinese. Un album in cui confluiscono jazz, elettronica, funk, sperimentazione, avanguardia, radici hip hop.
Lavoro non facile ma che ci fa respirare un senso di nuovo e fresco.
THE BUTCHERETTES - Bi/Mental
La band messicana si affida alla produzione di Jerry Harrison (ex Talking Heads, e si sente), smussa le asperità dei precedenti dischi e si indirizza verso un elettro rock con richiami punk (c'è anche Jello Biafra in un brano) e rock. Non male.
THE LACHEY DOLEY GROUP - Make or break
Dall'Australia una band che mischia il classico Hammond sound con funk, rock, pop, tocchi soul. A tratti molto coinvolgente, non sempre convincente ma è un bel sentire.
JOHN MAYALL - Nobody told me
John ha 86 anni, una settantina di album alle spalle e se ne va ancora in giro a fare concerti a destra e a manca. Ogni tanto rientra in studio e tira fuori la consueta dose di classico rock blues con l'aiuto di un po' di amici (da Little Seven a Joe Bonamassa). Super classic!
JESUS FRANCO & THE DROGAS, No(w) Future
Terzo album per la band marchigiana. Sette potentissimi brani in cui un grezzo e selvaggio concetto di rock 'n' roll va a scavare nei dischi più oscuri di Jon Spencer Blues Explosion e dei Pussy Galore, rispolvera quelli di Cramps e Flesheaters e spazza via ogni ostacolo davanti a sé a suon di "Acufene" come in maniera appropriata avverte il brano d'apertura. Ottimo e convincente.
AA.VV. - SuONO
A corredo della biografia dedicata a Yoko Ono, l'autore Matteo P.Bianchi ha selezionato una serie di suoi gruppi italiani preferiti a cui ha affidato l'onore e onere di rifare alcuni brani della grande artista. Spesso ingiustamente denigrata e sbeffeggiata ma dallo spessore indiscutibile. Stupenda copertina a cura dell'illustratrice Olimpia Zagnoli e una serie di riuscite interpretazioni tra cui segnaliamo quelle di Boosta, Lemandorle e Egokid.
ROCK 'N' ROLL KAMIKAZES - Campari & toothpaste
Al quarto album l'infuocata miscela di rockabilly e psychobilly della band guidata dall'ex Hormonauts Andy McFarlane, fa di nuovo centro con tredici brani che non lasciano scampo. Anche se in "Campari & toothpaste" troviamo tanto altro, dal blues a ritmi latini ad una riuscitissima cover di "You don't love me (No no no)" di Dawn Penn. Album fighissimo.
I MITOMANI BEAT - Figli dei fiori dei fiori
Secondo album per la band romana, attiva da una decina di anni all'insegna di un sound che guarda al beat italiano degli anni 60, in tutta la sua purezza originale. Rhythm and blues, melodie vocali di gusto beatlesiano, impeto ritmico garage e tante ottime canzoni. Album delizioso.
THE SPOTS - Chel-Sea/Summertime punk
Il quartetto napoletano esce con un 45 giri potentissimo, sfacciato, duro, puro, urgente, immediato. Punk targato 1977 tra Sex Pistols, il primo album dei Clash, Johnny Thunders and the Heartbreakers. Il tutto fatto benissimo, suoni giusti, attitudine perfetta. Support!
KAAMS - Kick it
Il trio bergamasco firma il terzo album di una carriera solida e in costante progresso artistico. Le basi sono sempre quello di un ottimo garage rock chitarristico che guarda agli anni sessanta ma con le radici piantate anche nel power pop più aspro dei 70 e 80 (tra Flamin Groovies ed echi del Paisley Underground).
Le dodici canzoni scorrono via fresche, energiche, sempre animate da un'urgenza e immediatezza contagiose. Ottimo.
ASCOLTATO ANCHE:
SUGARAY RAYFORD (ottimo soul blues rock), ALICIA OLATUJA (soul jazz elegante, un po' Sade), CHAI (pop punk giapponese. bah), SARAH TANDY (ottimo jazz, tanto swing e coolness), DWIGHT TRIBLE (spiritual jazz per il grande vocalist, aiutato anche da Kamasi Washington. Duro e ostico ma molto interessante), STEPHEN MALKMUS (un po' di psyche e di post wave 80. Bruttino), COATHANGERS (garage pop lo-fi senza tanto carattere), ROYAL TRUX (L'ostentazione del fattume a tutti i costi a volte paga. Con me no e neanche il nuovo album, non del tutto malvagio, mi appassiona), POMD (elettronica, psych, pop. Brutto forte), JENNY LEWIS (cantautorato pop rock anonimo)
LETTO
EDDIE PILLER - STEVE ROWLAND - Modzines
Encomiabile il lavoro di Eddie Piller e Steve Rowland che hanno raccolto in un elegante ed essenziale volume la storia delle principali FANZINE MOD, dal 1979 in poi, in Gran Bretagna, Europa, Australia e States, corredando i ltutto da decine di foto che ci restituiscono alla perfezione il clima culturale dell'epoca.
Da "Jamming" e "Maximun Speed" a "Direction, Reaction, Creation" e "Extraordinary sensations" (dello stesso Piller) fino a "In the crowd", "Shadows and reflections" e "Heavy Soul" e le newsletter mensili (inaugurate dalla "Phoenix list" e arrivate in Italia cn "Sweetest feeling").
Spazio anche alla "mia" "Faces".
Ci sono cifre, dettagli, aneddoti, i ricordi degli inizi carbonari con fotocopie e poche decine di copie, diventate centinaia e migliaia (le 12.000 di "Extraordinary sensations"!) dopo il film "Quadrophenia".
Il lento/veloce declino, l'arrivo di internet e la relativa obsolescenza di un mezzo di comunicazione fuori tempo.
Le fanzine furono la palestra per giornalisti, scrittori, grafici, per un'imprenditorialità embrionale (la gestione della redazione, la stampa, la distribuzione, gli abbonamenti, la contabilità).
Nessuno si sognava di guadagnarci un centesimo ma di dare il meglio di sé stessi a beneficio esclusivo della scena.
Altri tempi, altre modalità.
BIANCO E NERO - Sordi segreto
Bianco e Nero è un periodico di cinema, quadrimestrale, pubblicato a partire dal 1937.
Il nuovo numero, il 592, dedica quasi 200 pagine (sostanzialmente un libro) all'ALBERTO SORDI segreto.
Ovvero ad aneddoti, episodi, film messi in cantiere ma mai realizzati, rimasti sconosciuti.
Il tutto attingendo dal materiale (buona parte dall'archivio personale dell'attore, meticoloso collezionista di sé stesso) in dotazione alla Fondazione Museo Albero Sordi, presieduta da Walter Veltroni.
Scopriamo così i progetti relativi alla vita privata di Mussolini (a cui rinunciò per le numerose polemiche - e minacce - nate immediatamente dopo all'annuncio), il Don Chisciotte e Sancho Panza con Gassman, "Il trombettiere del generale Custer" (dedicato al romano Giovanni Martini/John Martin, unico superstite della battaglia del Little Big Horn), quello su Kissinger (di cui era praticamente sosia), lasciato perdere per "motivi politici", gli amori, la preparazione alla morte.
Foto, documenti, dettagli certosini, completano il tutto.
Per gli appassionati: ESSENZIALE.
DANIELE FOLLERO - DONATO ZOPPO - Opera rock. La storia del concept album
Dettagliatissimo e ponderoso viaggio nelle opere rock e nei dischi concept.
Dai primi tentativi (i concept di "Sell Out" degli Who, "Sgt Peppers", "SF Sorrow" dei Pretty Things, "The Story of Simon Simopath" dei Nirvana inglesi del 1967) alle opere rock per eccellenza come "Tommy", "Quadrophenia" e soprattutto "The wall" dei Pink Floyd (a cui è dedicato un ampio capitolo che copre la multimedialità del progetto - disco, live, film).
In mezzo tutto il mondo prog dei 70 che non ha risparmiato energie in tal senso e quello metal/rock anch'esso particolarmente prodigo.
Gli Husker Du di "Zen Arcade" tra i pochi tentativi in ambito punk.
Serge Gainsbourg dedicò il concept di "Vu de l'extérieur" del 1973 al tema dell'ano...(vedi i brani "Panpan cucul", "Des vents des pets des poums","Titicaca","Pamela Popo").
In Italia da De Andrè a Tito Schipa Jr., Osanna e PFM, Rovescio della Medaglia, Giganti, Dik Dik (dimenticando purtroppo "Amore di classe" degli Statuto).
Aneddoti a profusione, molto interessate e completo.
QUIQUE PEINADO - All'arrembaggio
ANDREA GENOVALI - Fare come in Russia
Hellnation Libri prosegue la pubblicazione di testi sempre interessantissimi, particolari e unici su storie di calcio "militanti" e lontane dalle frivolezze moderne.
"All'arrembaggio" di Quique Peinado è un atto d''amore per una squadra speciale, il RAYO VALLECANO, espressione di un barrio povero e difficile, il Vallecas, alla periferia di Madrid. La fede dei suoi tifosi i Bukaneros, storicamente di sinistra, è qualcosa che acquisisci da bambino e ti porti appresso tutta la vita. Aneddoti, ricordi, passione. Un libro veloce e pieno di anima.
"Il calcio è uno spazio necessario e parlando della sua condizione di sporta alla portata di tutti, è un elemento aggregante: siamo tutti uguali quando giochiamo a calcio."
"Fare come in Russia" di Andrea Genovali torna invece al 2 maggio 1920 quando dopo un incandescente derby Viareggio-Lucchese i carabinieri uccisero senza una ragione un guardialinee della partita. Scoppiò una rivolta popolare, la città occupata per alcuni giorni da frange rosso/anarchiche.
Furono giorni di passione e speranza, nella speranza di una società più giusta ed equa "come in Russia" in quei tempi. Ricostruzione accurata e coinvolgente.
MAURIZIO GALLI / ALDO PEDRON - Born in the bayou - La storia dei Creedence Clearwater Revival
La storia dei CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL in tutti i suoi dettagli, tra discografie, dichiarazioni, foto, ricostruzioni accurate di concerti, registrazioni e tanto altro.
La band avrebbe voluto nascere nelle paludi della Louisiana o sul fiume Mississippi e con la cultura della musica e del rock’n’roll del sud (Elvis Presley, Little Richard, Jerry Lee Lewis, Fats Domino, ecc.).
Una vita intensa, partita con i Golliwogs e che in breve tempo scalò le classifiche americane (quasi trenta milioni di copie vendute) e conquistò l'Europa (perfino nella "remota" Italia dei 70, la band ebbe notevole seguito).
La dipartita di Tom Fogerty, la "dittatura" di John Fogerty e lo scioglimento, tra contratti capestro e sfruttamento discografico.
Il solo John ha avuto un proseguio di carriera solista con riscontri commerciali e di critica.
Per chi vuole approfondire la conoscenza sulla band di "Proud Mary", "Have You Ever Seen The Rain?", "Suzie Q", in questo libro c'è tutto.
VISTO
NEBRASKA di Alexander Payne
La vita può essere lieve anche se pesa una tonnellata di piombo.
Un road movie di rara grazia, leggerezza, intensità.
Divertente e amaro, commovente e aspro con quel bianco e nero che hai paura che da un momento all'altro diventi a colori, tanto è bello.
CAPOLAVORO.
"Lui crede a tutto quello che le persone gli dicono".
"Non è un bene".
"No".
COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Occasionalmente su "Il Manifesto".
Sul sito di RadioCoop ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me , Carlo Maffini e Paolo Muzio.
IN CANTIERE
Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo e aprile.
Le date previste a Milano e Bologna sono state spostate in avanti.
sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
https://www.facebook.com/events/294654777891630/
sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/
venerdì 26 aprile: Ancona "On stage"
sabato 27 aprile: Lecce
domenica 28 aprile: Pescara "Scumm"
domenica 12 maggio: San Rocco al Porto (Lodi) "Festival"
domenica 23 giugno: Vicopisano (PI) "Festa della birra"
Torna lo spettacolo MODS! (all'interno del quale inseriremo un po' di "Quadrophenia" con Alex Loggia il 5 aprile in provincia di MOD-ENA.
giovedì, marzo 28, 2019
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back
ROTARY CONNECTION - Songs
Band di Chicago di estrazione soul gospel blues dalle inclinazioni fortemente sperimentali e vicina a un sound spesso psichedelico.
Tra le sue fila la voce di Minnie Riperton e il basso di Phil Upcurch.
Fuorno anche backing band per Muddy Waters e Howlin Wolf nelle loro sperimentazioni rock blues di "Electric Mud" e "The Howlin' Wolf Album" a fine 60's.
In "Songs" (1969) rileggono e stravolgono in chiave psycho soul alcuni classici di Otis Redding, The Band, Cream, Jimi Hendrix Stones.
Album particolarissimo e assolutamente interessante.
NIRVANA - The Story of Simon Simopath
Del duo inglese, attivo nei 60's, si erano dimenticati un po' tutti, fino a quando la band di Kurt Cobain ne prese, inconsapevolmente il nome e sbancò le classifiche di tutto il mondo negli anni 90.
La versione inglese provò disperatamente a sfruttare la ghiotta occasione, provando prima ad incidere un album in cui coverizzavano in stile psych i brani dei Nirvana di Seattle, poi cercando di suonare, dopo la morte di Cobain, prima della band di sua moglie, le Hole, infine denunciando la band (pare ottenendo 100.000 dollari di risarcimento).
Di loro ci si ricorda anche per essere probabilmente la prima band a registrare un'opera rock nel febbraio del 1967. Una storia un po' forzata ma che sstanzialmente univa tutte le canzoni dell'album.
Piuttosto godibile in pieno mood psichedelico/freakbeat e con ottimi brani.
TURTLES - The battle of the bands
Una delle band pop beat più in voga nei 60's degli States (vedi "Happy together") nel 1968 si approccia ad una sorta di opera rock con la storia di una gara tra band che loro rappresentano, brano per brano, in differenti stili musicali (dal surf al beat al freakbeat). L'album è molto piacevole, easy, bene arrangiato e vario.
C'è una stupenda cover di "You showed me" dei Byrds e la hit "Eleonore".
AA.VV. - The pop genius of Mickie Most
UNo dei più grandi produttori dei 60s' (da Animals a Yardbirds fin oa Jeff Beck Group, Lulu e Nashville Teens per poi arrivare a Suzi Quatro, Hot Chocolate perfino Vibrators e Chris Spedding e finire con la scoperta di Kim Wilde). Questa raccolta della Ace Records rende omaggio ad alcuni dei suoi più grandi successi attraverso 26 brani.
mercoledì, marzo 27, 2019
Maurizio Galli / Aldo Pedron - Born on the bayou - La storia dei Creedence Clearwater Revival
La storia dei CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL in tutti i suoi dettagli, tra discografie, dichiarazioni, foto, ricostruzioni accurate di concerti, registrazioni e tanto altro.
La band avrebbe voluto nascere nelle paludi della Louisiana o sul fiume Mississippi e con la cultura della musica e del rock’n’roll del sud (Elvis Presley, Little Richard, Jerry Lee Lewis, Fats Domino, ecc.).
Una vita intensa, partita con i Golliwogs e che in breve tempo scalò le classifiche americane (quasi trenta milioni di copie vendute) e conquistò l'Europa (perfino nella "remota" Italia dei 70, la band ebbe notevole seguito).
La dipartita di Tom Fogerty, la "dittatura" di John Fogerty e lo scioglimento, tra contratti capestro e sfruttamento discografico.
Il solo John ha avuto un proseguio di carriera solista con riscontri commerciali e di critica.
Per chi vuole approfondire la conoscenza sulla band di "Proud Mary", "Have You Ever Seen The Rain?", "Suzie Q", in questo libro c'è tutto.
martedì, marzo 26, 2019
Fanzines
Articolo pubblicato domenica 24 marzo sul quotidiano di Piacenza LIBERTA'
A volte sembra strano anche a chi, abbastanza avanti con gli anni, lo ha vissuto, ma è esistito un periodo (lunghetto direi) in cui internet non esisteva. Non c'era nessun click su una tastiera che ci desse in un secondo il contatto con qualsiasi parte del mondo, l'accesso immediato a qualsiasi informazione.
E allora si impazziva, alla ricerca di ciò che interessava, sfogliando libri, riviste, ascoltando la radio, chiedendo direttamente ad amici, conoscenti o sapienti.
Per chi come il sottoscritto era affamato di ogni tipo di notizia musicale spesso ci volevano mesi per scoprire il titolo di un brano, il nome di un album, di un gruppo.
Un giorno, a metà degli anni 70, sentii da qualche parte che era uscito da poco un brano in cui David Bowie e John Lennon collaboravano insieme. Da, già allora, fanatico dei Beatles e ammiratore di David, mi misi alla ricerca di questa fantomatica canzone, sfogliando compulsivamente ogni rivista musicale, chiedendo a musicisti e conoscitori più vecchi, ascoltando i rari programmi rock che trasmetteva la Rai (le radio private ancora non erano arrivate). Solo molti mesi dopo mi imbattei nel nuovo album di David Bowie “Young Americans” dove era celato “Fame”, brano suonato e firmato anche da Lennon.
In realtà non ne fui tanto entusiasta ma la mia ricerca era andata a buon fine.
Se era così difficile per un ragazzino della profonda provincia italiana trovare tracce di un brano di due tra i massimi esponenti della musica rock, figuriamoci recuperare tracce di nomi e canzoni più oscuri.
Per fortuna dalla fine degli anni 70, soprattutto grazie alla nuova scena punk, nacquero le fanzine (parola inglese che somma le definizioni di fan e magazine, in sostanza rivista per gli appassionati).
Ovvero un giornale fotocopiato, il più delle volte in un numero esiguo di copie, distribuito in modo rozzo e improvvisato, spesso a mano ai concerti, a costi bassissimi e la cui forma grafica e contenutistica era, il più delle volte, soprattutto spontanea e poco rispettosa delle regole giornalistiche.
L'importante era però fare arrivare notizie il più dettagliate possibile su gruppi, dischi, personaggi, che abitualmente non avrebbero trovato posto negli organi ufficiali.
In realtà varie forme di fanzine esistevano già da tempo, a partire dagli anni 60, in ambito fumettistico e letterario ma anche nel giro hippy e psichedelico.
Negli anni 70 si diffusero in Inghilterra anche quelle legate al mondo del calcio.
In Unione Sovietica i Samizdat erano invece giornali clandestini fotocopiati attraverso cui si esprimeva il dissenso verso il regime.
Ma fu alla fine degli anni 70, contestualmente all'arrivo del punk, che il fenomeno esplose in tutto il mondo. Sia la musica che la scena punk erano scarsamente e raramente trattati sulle riviste musicali tradizionali e spesso in modo superficiale e sbrigativo.
Da “Punk” a New York a “Sniffin' Glue”, in Inghilterra incominciarono a proliferare le fanzine che non davano spazio solo ai conosciuti Sex Pistols, Clash, Ramones ma raccontavano ciò che succedeva nei piccoli locali, recensivano gruppi che avevano all'attivo solo un 45 giri, intervistavano i ragazzi del pubblico, pubblicavano indirizzi e numeri di telefoni (un'epoca in cui non c'era la paranoia della privacy), di referenti locali per organizzare i concerti, di altre fanzine, dei musicisti.
Una sorta di proto web che metteva in contatto in modo capillare tutte le persone interessate ad un genere musicale, non solo localmente ma in tutto il mondo.
Personalmente fui responsabile della prima fanzine mod italiana, “Faces”, che incominciai a fotocopiare in una trentina di copie nel 1980. Durò diciassette numeri fino ad arrivare a venderne quasi 500 a numero. Un aspetto importante e che accomunava tutti i “fanzinari” era l'assoluta gratuità dell'impegno. Nessuno si sognava di guadagnarci un centesimo, anzi, non era insolito perderci anche qualcosa. Ma era la nostra missione adolescenziale informare, fare conoscere nuove realtà, mettere in contatto le persone. E inoltre il tutto era animato da un “codice d'onore”, non scritto ma rigidissimo, ovvero nessuna “fake new”, nessuna millanteria, tutto rigorosamente corrispondente alla realtà.
Come disse un membro del gruppo inglese dei Purple Hearts, Simon Stebbing, a proposito della più importante fanzine mod britannica, “Maximum Speed”: “Era la nostra fanzine, esclusivamente per il nostro mondo, non erano pagati per farla, e questo rendeva il tutto assolutamente interessante. Non era qualcosa di inventato su una vita di cui non facevi parte, era sul nostro mondo, cosa ci capitava, chi suonava ed era il riflesso della nostra vita.” Le fanzine furono anche una palestra per futuri giornalisti, grafici, fotografi, disegnatori, imprenditori.
Quando le tirature incominciarono ad aumentare, fu necessario incominciare a perfezionare il taglio degli articoli, rileggerli più volte per evitare errori o strafalcioni (si scriveva con la macchina da scrivere su un foglio bianco e l'errore veniva cancellato con la scolorina bianca per evitare di dover riscrivere tutta la pagina), creare un'impaginazione più curata ed elegante.
Recensire un concerto implicava averne anche una foto, il più chiara, ben fatta e nitida possibile (dovendo essere poi fotocopiata, il rischio era quello di avere un'incomprensibile macchia nera). I titoli degli articoli si facevano con i cosiddetti trasferibili.
Si approfondì anche la qualità della contenutistica, cercando interviste con nomi famosi, immagini inedite, scoop.
Divenne importante avere un archivio di foto relativo ai gruppi principali, cartelle con le informazioni sugli stessi, con eventuali cambiamenti di formazione o nuovi dischi.
Come fare per ottenerle? Semplice. Ogni gruppo, anche il meno conosciuto, aveva un fan club.
Spedivi in Inghilterra i soldi (di solito 10 sterline), occultati in una busta (sperando che arrivassero o che non se li intascassero senza rispondere) e nel giro di un mesetto ti arrivava un pacchettino con la biografia, un paio di foto, una spilletta e qualche altro prezioso gadget e periodicamente un foglietto informativo di tutte le recenti e future attività del gruppo.
Io mi iscrissi a TUTTI i fan club!
Molto utili però anche le foto che magari trovavi su un giornale o su una rivista (di cui strappavi la pagina dal barbiere) che potevano servire a corredo di qualche articolo. Come detto ci voleva anche qualche nozione grafica per avere una copertina accattivante e un'impaginazione dignitosa. E infine una serie di peculiarità imprenditoriali.
Quante copie stampare?
A quanto venderle (il prezzo fisso era comunque un generico 1.000 lire) per non rimetterci? C'erano quaderni pieni di entrate/uscite, mille lire dopo mille lire.
Per snellire e ottimizzare (come si dice al giorno d'oggi) le vendite, pensai di creare un abbonamento annuale.
Richiedendo così una puntualità periodica delle uscite.
Ad un certo punto si creò una vera e propria redazione, con il sottoscritto ad operare per il nord Italia ed estero, un'altra persona per il centro sud e le isole, un altro ancora per gli affari inglesi. Nel frattempo in tanti mandavano contributi, dall'Italia e dall'estero, rendendo il contenuto sempre più variegato e pluralista.
Con il passare del tempo la forma fotocopia trovò, in alcuni casi, un'evoluzione, in vera e propria stampa, quasi a diventare, esteriormente, quasi come una rivista, pur lasciando i contenuti fedeli al concetto originario.
Progressivamente la fanzine perse il suo ruolo e la sua importanza informativa.
Le riviste specializzate inserirono spesso molti ”fanzinari” nelle loro redazioni, aprendo spazi sempre maggiori riservati anche a realtà meno conosciute, l'arrivo di internet negli anni 90 rese obsoleto questo strumento di comunicazione, trasferendone le modalità sul web (che decretò la nascita delle cosiddette webzines).
Molti i personaggi famosi che si sono dedicati in gioventù alla pratica della fanzine.
Da Paul Weller con la sua “December Child” che stampava alla fine degli anni 70 con la sua fidanzata, al futuro cantante dei Pogues, Shane McGowan con “Bondage” a Eddie Piller che di lì a poco fonderà l'etichetta discografica Acid Jazz Records, inventando un genere e scoprendo nomi come Jamiroquai e James Taylor Quartet, che stampò una ventina di numeri di “Extraordinary Sensations” che vendeva quasi 2.500 copie a numero.
Un piccolo mondo antico, cristallizzato nel passato, irripetibile, e proprio per questo ancora più caro e prezioso.
domenica, marzo 24, 2019
Wilko Johnson Band
23 marzo 2019, Cinema Macallè, Castelceriolo (AL)
A cura di FABIO PASQUARELLI
Quello che rimane è un carico emozionale difficile da smaltire.
Wilko Johnson è partito al massimo: bello, elegante, con l'occhio spiritato e una band gigantesca ad accompagnarlo.
Ha suonato una mezz'ora incredibile nonostante qualche problema tecnico sul basso.
Temevo di potermi annoiare per via del set che sapevo prevalentemente blues. E invece no: è stato tellurico.
Poi il primo malore, i soccorsi a lato palco, la ripresa della ribalta: Telecaster a mitragliatore e sguardo beffardo, tutto per il suo pubblico.
Poi una nuova, spietata battuta d'arresto.
“Va tutto bene” bisbigliato al tour manager: Wilko di nuovo sul palco a saldare il suo debito con la platea acclamante.
Una jam, un blues che si conclude, il saluto al pubblico ad un passo dalla perdita dei sensi.
Il dolore sul suo viso nel dissimulare tranquillità è stato di un'intensità umana difficile da spiegare: la leggenda che misura lo sguardo con il suo corpo umano..
È stato il corpo a vincere la battaglia ma la leggenda a vincere la guerra.
Un gigante.
Vederlo lottare è stata un'emozione che chi c'era si porterà dentro per sempre.
Edit del giorno dopo:
sin dalle ore tarde della scorsa notte e poi alle prime ore della mattinata c'è stato un fitto giro di messaggi rassicuranti sulle condizioni di Wilko, che questa mattina pareva provato ma recuperato.
Anche in questo caso è stato mosso molto materiale umano, con preoccupazioni sciolte e certezze che tornano al loro posto.
Grazie a Wilko e alla sua band, al pubblico che ha sostenuto la situazione con tutto l'affetto possibile, e grazie a Salvatore Coluccio che ha portato un po' di Canvey Island da noi, una provincia non del tutto dissimile.
Zaboravljena Djeca Rata - I figli della guerra in Bosnia
La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo
Zaboravljena Djeca Rata è un'associazione bosniaca, nata per tutelare i figli degli stupri etnici avvenuti in Bosnia durante la guerra di 25 anni fa.
I membri dell’associazione sono una quindicina, ma si stima che le vittime siano in realtà migliaia, fino a 4.000.
Omertà, vergogna si uniscono al paradossale disprezzo nei loro confronti da parte della società.
I padri sono soldati, a volte appartenenti ai reparti internazionali, volontari, turisti di guerra.
Tutti spariti nel nulla o che, se rintracciati, negano o comunque rifiutano ogni legame.
Rari i casi di veri e propri rapporti sentimentali finiti male, meno quelli indotti dalla fame e dalla disperazione e sfociati nella prostituzione.
Essere figlio di stupro, figlio del nemico, rappresenta un peccato originale che striscia nelle vene, da cui si genera una disparità di trattamento e di ostilità, oltre a numerose difficoltà burocratiche.
L'Associazione "I bambini della guerra dimenticati" è un'organizzazione non partigiana, non governativa e senza scopo di lucro che opera nel territorio della Bosnia ed Erzegovina, aperta alla cooperazione con individui, gruppi, istituzioni e organizzazioni della società civile finalizzati alla protezione, alla sicurezza e al benessere di bambini e giovani.
I principi base dell'Associazione sono il volontariato, l'apertura, la diversità, la tolleranza e la democrazia.
Fonte: http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/03/13/news/figli-stupri-etnici-bosnia-1.332399?ref=HEF_RULLO&fbclid=IwAR331EDa-CFU_zETnqpDrSZCWSYktSSdOhyu1XKhAp-mlsRPxiN70hj8M80
sabato, marzo 23, 2019
Libertà, Not Moving, Mods!
Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo del mondo delle FANZINES
Nella foto il numero precedente.
Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo e aprile.
Le date previste a Milano e Bologna sono state spostate in avanti.
sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
https://www.facebook.com/events/294654777891630/
sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/
venerdì 26 aprile: Ancona "On stage"
sabato 27 aprile: Lecce
domenica 28 aprile: Pescara "Scumm"
domenica 12 maggio: San Rocco al Porto (Lodi) "Festival"
domenica 23 giugno: Vicopisano (PI) "Festa della birra"
Torna lo spettacolo MODS! (all'interno del quale inseriremo un po' di "Quadrophenia" con Alex Loggia il 5 aprile in provincia di MOD-ENA.
venerdì, marzo 22, 2019
Style Council - Confessions of a pop group
Uno degli album più controversi firmati da Paul Weller nella sua ultra quarantennale carriera.
Uscito nel 1988 Confessions of a pop group degli Style Council è uno dei suoi lavori più sperimentali (e uno di quelli che ha venduto di meno e ha attirato le maggiori critiche da fan e giornalisti).
Paul Weller e Mick Talbot si chiudono in studio di registrazione da soli, senza produttori, se ne va il batterista Steve White (pur se compare ancora in alcuni brani) entra ufficialmente la compagna di Paul, DC Lee.
L'album è un coraggioso excursus in un ambito di difficile definizione tra pop, classicismo, jazz, fusion (nella prima parte), dance, funk, elettronica, Stevie Wonder, Earth, Wind and Fire nella seconda.
Il tutto accompagnato da testi duri, politicamente schierati contro la Tatcher e il capitalismo, antagonisti, spietati.
L'album venne stroncato se non ridicolizzato dalla critica inglese e spiazzò fan ed estimatori.
Con il senno di poi e un riascolto approfondito e accurato è un lavoro sicuramente da rivalutare.
Complesso, estremamente variegato, ambizioso, talvolta eccessivamente auto indulgente ma di sicuro valore.
Life at a top peoples Health Farm
https://www.youtube.com/watch?v=sPzyPAb57v8
Confessions of a pop group
https://www.youtube.com/watch?v=jLD1xKfOKyM
giovedì, marzo 21, 2019
Giovanni Martini / John Martin
Trascorsa un'infanzia dalle incerte origini (molti i paesi che si contendono il luogo di nascita) GIOVANNI MARTINI si arruolò nel 1866, a 14 anni, come tamburino nei volontari di GIUSEPPE GARIBALDI.
Ma pare che fu espulso per aver rubato un cavallo nel 1866.
Nel 1874 emigra negli Stati Uniti, dove il nome viene cambiato in JOHN MARTIN e si arruola con il 7º Reggimento cavalleggeri del Generale CUSTER.
Due anni dopo, il 25 giugno 1876 fu l'unico sopravvissuto nella celebre Battaglia del Little Big Horn combattuta contro i Sioux e i Cheyenne di Toro Seduto e Cavallo Pazzo.
Custer, prima di attaccare il campo di Cavallo Pazzo ordinò al trombettiere John Martin di correre a chiedere rinforzi alla colonna rimasta di retroguardia.
Individuato e inseguito dai pellerossa riuscì a raggiungere le retrovie ma troppo tardi per salvare i compagni (tra cui una dozzina di italiani).
Restò militare e nel 1898 partecipò alla guerra ispano-statunitense per il possesso di Cuba.
Fu congedato il 7 gennaio 1904 con il grado di primo sergente maggiore.
Visse poi a New York dove morì nel 1922 investito da un camion.
Davi Riondino (con l'aiuto di Milo Manara) ne ha fatto un dramma teatrale, "Il trombettiere", Alberto Sordi pianificò, senza successo, un film su di lui.
mercoledì, marzo 20, 2019
Leo "Bud" Welch
...this is America...
Leo "Bud" Welch è nato a Sabougla in Mississippi nel 1932, tempi in cui vivere da quelle parti non è stato a lungo salutare per una persona di colore.
Per 30 anni ha lavorato come boscaiolo, continuando però a suonare blues e soprattutto gospel.
Ha aperto concerti per Howlin Wolf, John Lee Hooker, BB King.
Ma è solo nel 2014 a 82 ANNI che realizza il suo primo disco, "Sabougla Voices" per la Fat Possum.
Trova consenso, interesse ovunque e incomincia a girare il mondo in tour.
Fa in tempo a registrare altri due album ma se ne va all'età di 85 anni alla fine del 2017.
Lascia una serie di registrazioni realizzate con Dan Auerbach dei Black Keys che ora escono in "The Angels in Heaven done signed my name" .
E' blues viscerale, profondo, tinto di gospel, in piena linea con il groove di personaggi come R.L. Burnside o Junior Kimbrough, a cui Auerbach riesce a dare una tinta moderna senza snaturarne l'anima.
I come to praise his name
https://www.youtube.com/watch?v=pTRflV_DYMM
Live
https://www.youtube.com/watch?v=AOADwxWPeho
martedì, marzo 19, 2019
Lloyd Johnson
Nelle foto Lloyd Johnson davanti al suo negozio nel 1979, nel 1965, alla fine dei 50's, fuori dal suo negozio ad Hastinga nel 1964.
Attraverso alcuni cenni storici andremo alla ricerca dei semi e delle radici del MODernismo, dal dopo guerra alla metà degli anni 50.
Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.com/search/label/Le%20radici%20del%20Modernismo
LLOYD JOHNSON è stato uno dei principali stilisti della scena 60's (tra i suoi clienti Bob Dylan, Rod Stewart, Keith Richards, David Bowie, Move, Marc Bolan, Freddy Mercury e successivamente Jam, Specials, Madness, Oasis, George Michael, Joe Strummer, Billy Idol e tanti altri.
Nel 1967 incominciò a lavorare per Cecil Gee a Charing Cross per poi aprire le sue boutiques Cockell & Johnson Est, Heavy Metal Kids a Kensington Market, Johnsons e The Modern Outfitters a King's Road nel 1978.
Interessanti suoi inizi
Era il 1959.
Avevo 14 anni e vidi tre ragazzi, con i capelli alla Tony Curtis, giacche a tre bottoni, camicie senza colletto, cravatte sottili, pantaloni a tubo.
Mi avvicinai e gli chiesi: Perchè siete vestiti così?".
WE'RE MODERNISTS.
Non capii cosa significasse ma diventai un modernista.
Disegnò i vestiti per i mods del film "Quadrophenia":
"Disegnai i vestiti ma nessuno mi disse che li avrebbero indossati per fare a botte sulla spiaggia in mezzo all'acqua.
NESSUN MOD AVREBBE MAI FATTO A BOTTE CON ADDOSSO IL SUO VESTITO.
Se ne sarebbe andato subito via."
Quando scoppiò il mod revival il suo negozio fu indicato dalla stampa come il luogo in cui trovare i perfetti vestiti per i mods.
"Si creavano le code di giovani di prima mattina, prima dell'apertura. Dopo un po' cambiai il nome in "La Rocka!" (con cui si indirizzò verso lo stile rockabilly/rocker e portò tra i suoi clineti anche gli Stray Cats)
lunedì, marzo 18, 2019
Bianco e Nero. Sordi segreto
"Volgare ma di una volgarità vera, sana.
Prepotente ma di una prepotenza vitale.v Asociale come può capitare d'esserlo in una società nemica., pavido per buone ragioni e per assenza d'eroismo retorico.
Dotato di un senso della realtà che non è qualunquismo ma lucidità, mancanza di retorica idealista, voglia concreta di sopravvivere. Un personaggio positivo."
Italo Calvino di Albero Sordi
Bianco e Nero è un periodico di cinema, quadrimestrale, pubblicato a partire dal 1937.
Il nuovo numero, il 592, dedica quasi 200 pagine (sostanzialmente un libro) all'ALBERTO SORDI segreto.
Ovvero ad aneddoti, episodi, film messi in cantiere ma mai realizzati, rimasti sconosciuti.
Il tutto attingendo dal materiale (buona parte dall'archivio personale dell'attore, meticoloso collezionista di sé stesso) in dotazione alla Fondazione Museo Albero Sordi, presieduta da Walter Veltroni.
Scopriamo così i progetti relativi alla vita privata di Mussolini (a cui rinunciò per le numerose polemiche - e minacce - nate immediatamente dopo all'annuncio), il Don Chisciotte e Sancho Panza con Gassman, "Il trombettiere del generale Custer" (dedicato al romano Giovanni Martini/John Martin, unico superstite della battaglia del Little Big Horn), quello su Kissinger (di cui era praticamente sosia), lasciato perdere per "motivi politici", gli amori, la preparazione alla morte.
Foto, documenti, dettagli certosini, completano il tutto.
Per gli appassionati: ESSENZIALE.
Sordi il suo pubblico lo stuzzica, lo insolentisce, lo prende in giro, arrivando anche a insultarlo.
"Sordi deride ciò che gli è più vicino perchè è cioò che meglio conosce. Sputa dentro il piatto in cui mangia e cioè sulla platea, come i punk, nello stesso momento in cui si esibisce.
Perchè "io so io e voi non siete n cazzo"
((Alberto Anile)
Gigi Proietti al funerale di Albero Sordi
Io sò sicuro che nun sei arivato,
ancora da San Pietro inginocchione,
a mezza strada te sarai fermato
a guardà sta fiumana de perzone.
Te renni conto sì che hai combinato?
Questo è amore, sincero, è commozzione,
rimprovero perchè te ne sei annato,
rispetto vero, tutto pe Arbertone.
Starai dicenno: “Ma che state a fà?
Ve vedo tutti tristi ner dolore,
e ciai raggione, tutta la città…
… sbrilluccica de lacrime e ricordi,
chè tu nun sei sortanto un granne attore,
tu sei tanto de più, sei Alberto Sordi.
sabato, marzo 16, 2019
Libertà. Not Moving LTD e Mods!
Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo delle OPERE ROCK
Nella foto il numero precedente.
Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo e aprile.
venerdì 22 marzo: Milano "Cox 18" + Cut
https://www.facebook.com/events/241421356811645/
sabato 23 marzo: Bologna “Freakout”
https://www.facebook.com/events/580065989125203/
sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
https://www.facebook.com/events/294654777891630/
sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/
venerdì 26 aprile: Ancona "On stage"
sabato 27 aprile: Lecce
domenica 28 aprile: Pescara "Scumm"
domenica 12 maggio: San Rocco al Porto (Lodi) "Festival"
domenica 23 giugno: Vicopisano (PI) "Festa della birra"
Torna lo spettacolo MODS! (all'interno del quale inseriremo un po' di "Quadrophenia" con Alex Loggia il 5 aprile in provincia di MOD-ENA.
venerdì, marzo 15, 2019
Hope I die before I get old
giovedì, marzo 14, 2019
Somalia Night Fever
Negli anni '70 e '80 Mogadiscio ogni sera si riempiva di note bollenti a base di funk somalo, disco, soul e reggae.
Musicisti con pantaloni a zampa di elefante si esibivano nei locali notturni più alla moda della città durante l'apice della golden age del paese.
Ma fu un momento di breve durata: iniziò una brutale guerra civile, molti musicisti furono costretti alla fuga e la scena musicale si dissolse.
Habib e Abdulkadir, due ex compagni di band e grandi amici, persero il contatto dopo l'inizio della guerra, e nessuno dei due sapeva se l'altro fosse vivo.
Ma entrambi hanno continuato a suonare.
Somali Night Fever racconta la storia delle persone che tengono viva la musica somala, compresi questi due amici, separati dalla guerra ma uniti dalla musica dell'era d'oro.
SOMALI NIGHT FEVER
https://www.youtube.com/watch?v=qjnRW6LQ0GM&t=3s
mercoledì, marzo 13, 2019
Lou Reed e i Kiss
LOU REED non ha stupito solo per le improbabili collaborazioni con i Metallica (nel pessimo "Lulu"), con Imelda May o i Gorillaz o con la cover di "Soul Man" di Sam & Dave nell'omonimo film.
Ha cantato anche per Booker T., Simple Minds, Tom Tom Club.
Non dimenticando gli spot pubblicitari per la Honda (https://www.youtube.com/watch?v=0d7_bLrvf7k).
Nel 1981 fu tra i compositori di tre brani dell'album "The Elder" un'infelice opera rock dei KISS, uno dei loro flop più clamorosi.
Il fautore della collaborazione fu sicuramente il produttore Bob Ezrin che già aveva lavorato su "Berlin" di Lou Reed e "Destroyer" (e ora nel nuovo album) dei Kiss.
Come ricorda Paul Stanley:
"Lou fu parte di "The elder".
Quando gli telefonammo per spiegargli il progetto disse semplicemente "Ci sentiamo tra un'ora".
Dopo un'ora esatta richiamò con i testi di "“Mr Blackwell”, “World Without Heroes” e "Dark light" oltre ad altro materiale che alla fine non abbiamo usato."
martedì, marzo 12, 2019
Daniele Follero - Donato Zoppo - Opera rock. La storia del concept album
Dettagliatissimo e ponderoso viaggio nelle opere rock e nei dischi concept.
Dai primi tentativi (i concept di "Sell Out" degli Who, "Sgt Peppers", "SF Sorrow" dei Pretty Things, "The Story of Simon Simopath" dei Nirvana inglesi del 1967) alle opere rock per eccellenza come "Tommy", "Quadrophenia" e soprattutto "The wall" dei Pink Floyd (a cui è dedicato un ampio capitolo che copre la multimedialità del progetto - disco, live, film).
In mezzo tutto il mondo prog dei 70 che non ha risparmiato energie in tal senso e quello metal/rock anch'esso particolarmente prodigo.
Gli Husker Du di "Zen Arcade" tra i pochi tentativi in ambito punk.
Serge Gainsbourg dedicò il concept di "Vu de l'extérieur" del 1973 al tema dell'ano...(vedi i brani "Panpan cucul", "Des vents des pets des poums","Titicaca","Pamela Popo").
In Italia da De Andrè a Tito Schipa Jr., Osanna e PFM, Rovescio della Medaglia, Giganti, Dik Dik (dimenticando purtroppo "Amore di classe" degli Statuto).
Aneddoti a profusione, molto interessate e completo.