sabato, settembre 29, 2018

Classic Rock, Libertà e RadioCoop



Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK recensisco un sacco di dischi: Glen Matlock, Miles Kane, Spitfires, 16 Eyes, Zizzania, Pistoia Blues Festival, Stone Foundation, Ron Gallo, Herself, Long Tall Shorty, Michael Rault, Aaron Lee Tasjan, Kai Danzberg, Jake Sheras, Tony Molina, Be Bop Deluxe, la compilation degli Action "Shadows and reflections" e nello Speciale sui 90's di "Ragged glory" di Neil Young, "Goo" dei Sonic Youth, "Songs fro Drella" di Lou Reed e John Cale.



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo di Mia Martini, del libro di Kenney Jones e del meglio del mese .
Nella foto il numero scorso.



Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.

venerdì, settembre 28, 2018

Settembre 2018. Il meglio



Si corre verso la fine del 2018 un bel po' di ottime cose come gli album di Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Paul Weller, Paul McCartney, Arctic Monkeys, Gaz Coombes, Spiritualized, Jimi Tenor, Tony Molina, Tenderlonious, Michael Rault, The Sea and cake, Ray Davies, New Mastersounds, Belly, Wilko Johnson, Bellrays, Jack White, Sons of Kermet, Buttshakers, Anderson East, Ray Davies, James Hunter Six, Lewis Express, Orgone, Tracey Thorn, Laissez Fairs, Ruby Rushton, e tra gli italiani Nicola Conte, Calibro 35, Iacampo, New Colour, Savana Funk, Mads, Evil Knievel, Julie's Haircut, Mamuthones, Sick Rose, Guignol, Mina, Blue Giants, Red Lines, Paolo Fresu, Any Other, Plankton Dada Wave.

PAUL WELLER - True meanings
Il CHANGING MAN per eccellenza scrive una nuova pagina della lunga carriera.
Un album esclusivamente (semi) acustico, orchestrale, dalle atmosfere soffuse, bluesy, folk, perfino jazz, a tratti.
Un episodio a sè stante, come ha tenuto a sottolineare, non una nuova direzione (tanto che è già pronto qualcosa per il prossimo album, un brano disco music, ad esempio !).
True Meanings è un viaggio nell'amato folk inglese (Tim Hardin, Nick Drake), in certe reminiscenze Style Council, nei Jam di "English rose" (una "punk" band che nel 1978 "osò" inserire un brano acustico nel terzo album "All mod cons"), nelle atmosfere di "Wild wood".
Terreni già abbondantemente e con sapienza coltivati in passato da Paul Weller.
La qualità rimane come sempre molto alta, gli arrangiamenti superbi, la voce ferma, sempre più matura e a suo agio in ogni contesto.
Ma ancora una volta a farla da padrone è la PERSONALITA' ARTISTICA di Weller, comune a pochi, da 40 anni orgogliosamente e costantemente ai vertici.
Come sempre una certezza.
Tra gli ospiti Rod Argent degli Zombies all'Hammond, un'apparizione fugace di Noel Gallagher, le leggende folk Martin Carthy e Danny Thompson a chitarra e basso.
Anche alcuni testi sono stati affidati, per la prima volta, ad altri.

THE SPITFIRES - Year zero
Sempre più difficile trovare gruppi che portino avanti la purezza del MOD SOUND.
Il quartetto di Watford firma il terzo album e lo fa abbracciando lo scibile di ciò che maggiormente può apprezzare chi è innamorato del sound del 79 e della Cultura (sonora e non) Mod.
Con i Jam sempre punto fermo (soprattutto nella voce di Billy Sullivan, vicinissima a quella del giovane Weller) ma ampliando lo sguardo a frequenti influenze ska e caraibiche (tra Madness, The Beat e Dexy's) e a nervose e brevi folate elettriche, spesso addolcite dalla sezione fiati che conferisce un sapore soul.
Al tutto si aggiunge un approccio che talvolta riporta ai Clash e ai Buzzcocks.
Un album su cui potrebbe tranquillamente stare la data 1979 ma con un'energia, uno stile e un'arroganza del tutto attuali.

PAUL MCCARTNEY - Egypt station
A cinque anni dal precedente "New", durante i quali ha collaborato a destra e a manca, intrapreso tour mondiali come se fossero passeggiate, messo in piedi progetti di vario tipo, PAUL torna con un nuovo lavoro di ben 16 brani, sorta di pseudo concept (con tanto di breve intro e epilogo finale).
C'è OVVIAMENTE (pare che ci si stupisca ogni volta) una diffusa aria beatlesiana (Paul ha sempre sapientemente saputo accontentare il suo pubblico), una voce sempre più "sofferta" (come da anni accade), una classe sterminata, la voglia di provare a spostare l'obiettivo verso altri orizzonti sonori (vedi il funk rock di "Caesar rock" ad esempio), mantenendo però sempre un rigoroso aggancio con le radici tra ballate piano e archi, quelle minimali con la chitarra acustica ("Happy with you"), mini suites (che trovammo spesso nei primi lavori solisti e con gli Wings come nella conclusiva "Despite repetaed warnings"), ottime rock song, qualche bizzarria (l'elettro samba lounge di "Back in Brazil"), un inno corale come "People want peace", un tocco di classe come "Dominoes" (puro Wings), miglior brano dell'album.
Nella sterminata discografia (25 album tra solisti e Wings) difficile piazzare "Egypt station" tra i migliori ma sicuramente un lavoro dignitoso, con buoni spunti e una buona dose di freschezza e spontaneità.

CEDRIC BURNSIDE - Benton County Relic
A molti il blues rompe le palle. A me no, soprattutto quando affonda nell'infinito passato, evoca una tradizione sconfinata e la riprende limpidamente e schiettamente. Cedric è il nipote di RL Burnside e figlio di Calvin Jackson (della band di Junior Kimbrough).
Lui ha suonato con il nonno, vari altri bluesmen e anche con la Jon Spencer Blues Explosion.
Qui canta, suona la chitarra, scava nel blues più profondo, minimale, diretto e crudo. Elettrico a volte, altre più country blues acustico.
Un disco acre, caldo, abrasivo, che suona "male" e duro.
Perfect !

MACY GRAY - Ruby
Macy Gray è uno dei personaggi che meglio sanno rinnovare la SOUL MUSIC.
Quel mix di soul, pop, hip hop, gospel assorbe un mood selvaggio e selvatico, tribale e primitivo.
Quella voce dolente e sensuale fa il resto.
"Ruby" è bellissimo.

PROPER - To the point
Band londinese ma guidata compositivamente dall'italianissimo Ivano Bonfanti trasferitosi nella capitale inglese nel 1992. Dopo un'esperienza con i Direction, forma i Proper e si tuffa nel più puro mod sound di ispirazione 1979, tra power pop, beat, Jam, Spitfires, Small World.
Al suo fianco tra gli altri il batterista Len Fleckney, già con Log Tall Shorty e Eleoanor Rigby e dietro al mixer la produzione di Tony Perfcet da sempre anima dei Long Tall Shorty. Il risultato è un album con i fiocchi, elettrico, fresco, eccellenti songs, produzione pulita e diretta, energia da vendere.

MARK LANEGAN - With animals
Nuova collaborazione tra la voce più profonda in circolazione e Duke Garwood. E sprofondiamo subito nel deep blues più oscuro, con supporto ritmico elettronico minimale e scarno, tensione avvolgente, lacerante, andamento solenne, sorta di ode religiosamente pagana.
UN suono, una tonalità, un respiro interiore che entrano nell'anima e scavano.
Dolcemente monolitico...e il naufragar m'è dolce in questo mare...

MARC RIBOT - Songs Of Resistance 1942 – 2018
"Quando è arrivata l’elezione di Donald Trump ho pensato che non c’era bisogno di un altro album su di me e sulle mie liti con la mia fidanzata.
Ho pensato alla parola resistenza, ma ho voluto fare un disco sul presente, non di archivio, per raccontare quello che sta succedendo".

Il grandissimo chitarrista raccoglie intorno a sè una serie di amici e collaboratori: Tom Waits torna a farsi sentire con una versione catartica di "Bella Ciao" ma ci sono anche Steve Earle, una incredibile Fay Victor con la sua voce gospel soul, Meshell Ndegeocello che riprende una versione stravolta di "Fischia il vento" e tanto altro.
Si va dal folk al funk soul, dal jazz al latin. Musica totale. Militante, resistente, potente, intenso.

JULIE'S HAIRCUT - Karlsruhe / Fountain
Una delle (poche) band di respiro internazionale italiane pubblica per la propria etichetta Superlove un 12 pollici in vinile che include due brani particolarmente graditi nelle esibizioni live.
I quasi sette minuti di "Karlsruhe" ci avvolgono in un loop psichedelico strettamente avvinghiato al kraut rock dei Neu! Altrettanto lisergica "Fountain" più orientaleggiante, pink floydiana e dal respiro acustico. Come sempre un passo avanti rispetto al resto.

SPIRITUALIZED - And nothing hurt
Per qualche strano motivo mi sono perso negli anni tutta una serie di gruppi e tendenze. Ad esempio il giro Spacemen 3 / Spiritualized che pure mi sarebbero dovuti piacere assai.
Recupererò (forse).
Nel frattempo mi godo questo BELLISSIMO nuovo album di Jason Pierce che mantiene il marchio di fabbrica ma fa tutto da solo.
E lo fa benissimo, con un album psichedelico, beatlesiano (68/69), mollemente lisergico.
A volte riporta ai Primal Scream e addirittura a certo brit pop più colorato.
Notevole !!

ST.PAUL and the BROKEN BONES - Young Sick Camellia
La band dell'Alabama si lascia alle spalle il retro soul vintage degli esordi e compie un passo verso sonorità più vicine alla disco funk soul dei mid 70's (pur non trascurando le antiche abitudini sonore).
La voce in falsetto di Paul Janeway rimane il tratto distintivo ma il complesso sonoro non è affatto male, godibile, divertente, mai lezioso.
Get disco !

LEWIS EXPRESS - Lewis Express
Il collettivo di Leeds tira fuori un album godibilissimo che guarda a Ramsey Lewis, allo Young Holt Trio, a Jimmy Smith, l'Herbie Hancock di "Blow up", Horace Silver, Jack Mc Duff, a quel jazz soul blues di metà 60's, strumentale e super cool.
Bello davvero.

LONG TALL SHORTY - Lottsappopaz
Una carriera tormentata da infiniti cambi di formazione, scioglimenti, alti, bassi e una discografia altrettanto caotica.
Tornano con una nuova line up, sempre guidati da Tony Feedback (fu Tony Perfect) con cui sono entrati in studio per incidere 13 brani, in diretta, quasi live, nel consueto stile immediato e sfacciato che li ha sempre caratterizzati.
>Il sound è quello degli esordi: strettamente imparentato con il primo punk, una vena compositiva di stampo 60's e rhythm and blues, un'irruenza teen e arrogante.
Potenti e immediati !!

RON GALLO - Stardust birthday party
Il bizzarro artista di Filadelfia approda al secondo album mischiando ancora più le carte della sua proposta musicale. C'è sempre un approccio garage rock alla base ma che spazia poi anarchicamente tra aspre cavalcate chitarristiche, con riff che guardano a Devo e B 52's, minimalismi quasi punk, aperture psichedeliche, tuffi nel glam. Ogni brano è una sorpresa, il suo eclettismo quasi Zappiano divertente e contagioso.

TONY KOFI and the ORGANIZATION - Point blank
Ottimo, piacevolissimo, super cool album di elegante e raffinato soul jazz per il saxofonista inglese, nella vena di Jimmy Smith, con un Hammond che guarda anche a Brian Auger e Graham Bond.

PRINCE - Piano & a microphone 1983 Nl 1983 e il giovane Prince, venticinquenne, non è più un novellino ma non ancora una star di prima grandezza. Nel suo studio registra una cassetta con nove brani. Voce (intonatissima, pulita, souleggiante, capace di scansioni armoniche e modulazioni melodiche impressionanti) e pianoforte (peraltro suonato con una perizia rara).
Un album di notevole bellezza, blues, profondo, super cool e che ribadisce la grandezza di un artista mai sufficientemente lodato.

PAUL SIMON - In The Blue Light
Paul lascia l'attività live ma prosegue quella in studio, rivedendo alcuni vecchi brani "minori" in chiave jazz, bluesy, soffusa.
Non male, soprattutto perchè circondato da nomi spaziali come Bill Frisell, Wynton Marsalis, Joe Lovano, Jack DeJohnette che rendono l'ascolto una goduria.

EMINEM - Kamikaze
EMINEM è un abile gestore di un'immagine che lo vuole cattivo, sprezzante e provocatore.
Abiti in cui non si trova sicuramente a disagio.
Nel nuovo "Kamikaze" spara a zero contro questo e quello, ci mette un po' di pollitically incorrect", parolacce e insulti.
Però l'album è ottimo e la sua old school spazza via buona parte delle nuove generazioni.

SUEDE - The blue hour
Album di rara pomposità, magniloquenza, melodrammaticità. Praticamente insopportabile.

GLI INTOCCABILI - Solo grandi successi
oSKAr, Rudy e Alex degli Statuto, Andy (ex Stiliti e Sabaudians) e Gigi Rivetti si sono riuniti per un album che celebra i 35 anni di Ska in Italia, reinterpretando in levare 10 grandi successi della musica italiana (vedi "E la vita" di Cochi e Renato, "Singapore" dei Nuovi Angeli, tra le più riuscite, e tante altre).
Effetto divertimento totale e riuscito, produzione perfetta.

ANY OTHER - Two, geography
Era giustamente molto atteso il secondo capitolo del progetto solista di Adele Nigro, Any Other, dopo la considerazione tributatele dalla critica italiana ed estera con l'esordio "Silently. Quietly. Going Away" di tre anni fa. E il secondo passo non tradisce le aspettative.
Cantautorato sghembo, figlio delle brillanti esperienze di Ani Di Franco e Michelle Shocked ma che a tratti riporta perfino a Joni Mitchell. Sound minimale, arrangiamenti apparentemente scarni (in realtà curati e assolutamente efficaci). voce superba e distintiva. Un grande album.

AMELIE TRITESSE - Sangue di provincia
Manuel Graziani, mente della band abruzzese (in circolazione da ormai 10 anni), scrive liriche visionarie, taglienti e particolari, sperimentando, incollando (vedi ad esempio nel brano che titola l'albumin cui ha utilizzato le parole scritte da 21 giornalisti nelle recensioni del precedente album "Cazzo ne sapete voi del rock and roll"), sparigliando.
E le declama su basi che spaziano tra new wave e alt rock, con le chitarre in evidenza e una ritmica precisa e potente. Il riferimento principale è quello della "scuola" Massimo Volume / CSI / Offlaga Disco Pax ma con un'anima personale e distintiva. Ottimo.

PLANKTON DADA WAVE - Dada Niet
Il gruppo lombardo prosegue una carriera discografica già ricca di episodi particolarmente interessanti. Il loro approccio dadaista produce un originalissimo mix di influenze che attinge dalla prima new wave (dai nostrani Krisma a Ultravox!, Devo, Pere Ubu, addirittura Residents) ma inserisce elementi di funk impazzito (che riportano a Pop Group e James White) e una lucida follia diffusa che rende il tutto davvero personale e interessantissimo.

ASCOLTATO ANCHE:

IDRIS ACKAMOOR & the PYRAMIDS (spiritual jazz e afro funk per un veterano dei 70. Non male), SWAMP DOGG (inascoltabile simil hip hop con autotune, senza capo nè coda), CAROL WILLIAMS (ottimo album di pura disco soul), CHRISTAIN SANDS (buon jazz classico), JOHN REID (raffinato disco soul), GOON SAX (dall'Australia un guitar rock indolente e "storto" alla Jonathan Richman), BACAO AND RHYTHM STEEL BAND (new funk soul strumentale con le percussioni steel protagoniste. Buono), ALLYSHA JOY (new soul jazz con groove hip hop. Cool), SHOW TYME (elegante new soft soul)

UN PAIO DI VIDEO (da guardare assolutamente)

BRUNO and the SOULDIERS ft. AtomoG
https://www.youtube.com/watch?v=z0WRlZYxUk0&feature=youtu.be

MIKE PAINTER QUINTET & VIOLA ROAD – I’m a dreamer today
https://www.youtube.com/watch?v=rUF9-3idoC8

LETTO

AUTORI VARI - Lambrusco e Pop Rock
E' stata un'idea particolarmente azzeccata quella dell'editrice Officine Gutenberg di dedicare una pubblicazione a tutte quelle canzoni che parlano di EMILIA ROMAGNA.
E così Paolo Menzani, Giovanni Menzani, Chiara Ferrari, Lorenzo Rai e pure il sottoscritto hanno scandagliato la lunga e ricca storia musicale della nostra regione alla ricerca di brani "emiliani".
E se è stato facile trovare i vari Guccini, Vasco, il Liga, CCCP e CSI, Claudio Lolli, Lucio Dalla, Cesare Cremonini, Samuele Bersani, Luca Carboni, Pierangelo Bertoli, Samuele Bersani dissertare di luoghi più o meno famosi della nostra regione, più curioso è stato inserire nomi un po' meno conosciuti come Bologna Violenta, Pedago Party, gli Scritti Politti di Skank Bloc Bologna, Francesco Baccini. Ma ci sono anche Le Luci della Centrale Elettrica, Gaznevada, Skiantos, Lo Stato Sociale, Offlaga Disco Pax, Modena City Ramblers, Dente, Nomadi, Massimo Volume, il De Andrè di "Rimini", Isola Posse All Stars, Nabat e Raf Punk.

https://www.facebook.com/lambruscoepoprock

KENNEY JONES - Let the good time rolls
Una storia lunga, intensa, ricchissima.
Anche se il più delle volte il nome di KENNEY JONES non rientra nel novero dei migliori batteristi o comunque quelli che ricordi in particolar modo.
Uno che ha suonato con SMALL FACES, FACES, WHO, ne ha viste (e fatte) di tutti colori, ha combattuto e vinto due volte sul cancro, si è dedicato al Polo con grande successo, è passato dalla povertà alla ricchezza, è stato ripetutamente fregato da manager senza scrupoli, spesso non vedendo neanche un soldo da dischi e tour milionari.
In mezzo tragedie familiari, incidenti stradali, matrimoni falliti e tanto altro.
E ovviamente una valanga di aneddoti, dall'inimicizia con Roger Daltrey a episodi gustosi come durante la prima data a Berlino con gli Small Faces quando Steve Marriott, sul taxi con gli altri, ad ogni edificio bombardato (dagli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale) commentava "Questo è un buon lavoro", "Questo invece ce lo siamo dimenticati" etc.
Il taxista purtroppo conosceva l'inglese e li mollò in mezzo a un'autostrada.
L'abitudine dei Faces di versare burro sui capelli e altre schifezze a chi si addormentava durante i trasferimenti, le follie dell'amico Keith Moon, i brani registrati con Paul McCartney per un suo album solista mai uscito e decine di altri.
E infine i particolari sul suo drumming, che ha saputo adattarsi a sonorità, generi, modalità piuttosto diverse e complesse (avendo anche suonato con tanti altri gruppi e brani (sua la ritmica di "It's only rock n roll" degli Stones!...ps: david Bowie ai cori).
Ovunque il commovente ricordo dei tre Small Faces scomparsi.
Un libro divertente, interessante, godibile (seppure solo in versione inglese).

MICHAEL IMPERIOLI - Il profumo bruciò i suoi occhi
Imperioli all'esordio letterario dopo aver raggiunto la notorietà nel ruolo di Christopher Moltisanti nella serie I Soprano.
Un romanzo crudo, oscuro e a tratti disturbante nel convulso percorso dell'adolescente Matthew, alle prese con una famiglia sfasciata, che , arrivato a New York, trova la sua (poi tragica e perversa) iniziazione amorosa e sessuale e una guida quanto mai improbabile e inquietante nell'incontro occasionale con il Lou Reed allo sbando dei 70's.
Peraltro Imperioli fu amico di Lou Reed poco prima della sua scomparsa.
Un libro che scava e rimane.

FABRIZIO e STEFANO GILARDINO - Il Quaderno Punk - 1979-1981 la nascita del nuovo rock italiano
C'era una volta un tempo (a cavallo tra i 70 e gli 80) senza internet, poche riviste, nessuna informazione.
E allora noi raccoglievamo tutto ciò che si trovava sui nostri idoli in un quadernone, appicicando articoli ritagliati, scrivendo a biro discografie, notizie, line up dei gruppi, indirizzi.
Io lo feci con i Beatles, gli Who, il punk e il mod.
I fratelli Gilardino, Fabrizio e Stefano con il "nuovo rock" italiano.
Ora quel quadernone viene ristampato in copia anastatica. tale e quale, e ci riporta ad un mondo lontanissimo, fitto di nomi, riferimenti, formazioni, qualche foto, qualche ritaglio.
E ci fa scoprire (oltre alla sincera e genuina ingenuità che fa inserire anche nomi come Vasco Rossi e Gianna Nannini che alla fine dei 70 erano comunque vagamente contigui al "nuovo rock") quanta attività e vitalità ci fossero in quei febbrili giorni.
Un libro curioso, testimonianza di un'epoca lontanissima.
Il tutto corredato da interviste inedite a Confusional Quartet, Clito, No Submission/Wax Heroes, Dirty Actions e Jumpers/198X e da un CD con brani dei protagonisti di quegli anni, Gaznevada, HCN, HitlerSS, Rats, Johnson Righeira, Skiantos, Sorella Maldestra, Windopen e tanti altri.

Daisaku IKEDA, Herbie HANCOCK, Wayne SHORTER
Storie di vita, jazz e Buddismo

Daisaku Ikeda è il presidente della Soka Gakkai, organizzazione buddista, oltre che pensatore, scrittore, poeta, intellettuale.
Un lungo incontro con i grandissimi jazzisti e compositori Herbie Hancock e Wayne Shorter(da lungo tempo legati al buddismo di Nichiren Daishonin) approfondisce le profonde relazioni tra religiosità, filosofia, creatività, etica.
Un connubio che è sinonimo di fresco rinnovamento e proiezione verso il futuro.
Uno scritto a tratti "tecnico" ma che è pervaso da una tale intensità e sincerità da risultare una vera e propria boccata d'aria intellettuale e spirituale.

CLAUDIO GALUZZI - L'isola del disordine
Claudio Galuzzi è stato un intellettuale, scrittore, giornalista, pensatore, un visionario che ha segnato a fondo la vita di una certa parte della cosiddetta "Padania".
A 20 anni dalla scomparsa esce un suo romanzo che non vide mai la luce.
Una storia angosciante in una Pianura padana livida e ostile, una follia che cresce nel protagonista, auto esiliatosi in un casale, con i fantasmi del passato (Resistenza e fascismo) che tornano soffocanti.
Claudio scriveva con un' intensità rara, tra "cupe vampe" e uno sguardo profondo e cerebrale nella psiche e nell'anima.
Dategli una lettura.

SILVIO MUCCINO - Quando eravamo eroi
Difficile attendersi da un nome mainstream come Silvio Muccino, un romanzo di tale fattura.
Intenso, commovente, ben scritto, che arriva diretto alle corde di chi ha qualche (tante) primavere alle spalle.
Il canovaccio è scontato, un gruppo di amici (gli "Alieni") che si ritrova quindici anni dopo a rivivere il passato a causa di un evento molto (molto molto ) particolare.
E che evidenzia difetti, miserie ma anche ricchezze, contraddizioni, fallimenti che "quando erano eroi" non avrebbero ma immaginato.
Ma le trovate sono sorprendenti, divertenti e la leggerezza con cui viene affrontata la vicenda rende la lettura fresca e coinvolgente.
Soy un perdedor
I'm a loser baby so why don't you kill me?

(Loser - Beck)

VISTO

LA MIA GENERAZIONE - Ancona - 15 settembre
Riuscitissima la serata di sabato al Festival di Ancona "LA MIA GENERAZIONE".
Location favolosa (la Mole Vanvitelliana), concerto di MAURO ERMANNO GIOVANARDI (che ha curato la direzione artistica) sempre al TOP (con l'aiuto di Cristiano Godano, Edda, Ginevra Di Marco, Eva Poles, Mara Redeghieri, Rachele Bastreghi, Raiz), la suggestiva sonorizzazione del film muto "La signorina Else" a cura dei MARLENE KUNTZ, una spettacolare mosra di Guido Harari.
E un sacco di altre cose da vedere.
Semplicemente BELLO.

Of NEW TROLLS live a Piacenza - 4 settembre 2018
Impressionante "prova di forza" per una delle varie incarnazioni dei NEW TROLLS.
Gianni Belleno (batterista potente, raffinato, ECCELSO) e il commovente Nico Di Palo (grandissima vocalità), accompagnati da una band con i fiocchi (con la voce di Umberto Dadà superlativa!), hanno ripercorso alcuni dei momenti salienti della cinquantennale carriera della band.
Dal pop ("Quella carezza della sera") al classico "Una miniera", fino a spezzoni da "Concerto grosso 1" e quel capolavoro che rimane "Le Roi Soleil" (da "Concerto grosso 2").
Bravissimi, coinvolgenti, giustamente applauditi a scena aperta.
Ennesima dimostrazione che il Prog Italiano nei 70 era davanti a tutti !

IN CANTIERE

Riparte il tour di presentazioni del libro su GIL SCOTT HERON "Gil Scott Heron. The black Bob Dylan" uscito per Volo Libero Edizioni.

DOMENICA 14 OTTOBRE: PIACENZA : “Libreria Fahrenheit 451”
MERCOLEDI' 14 NOVEMBRE: FIRENZE “Ibs + Libraccio”
GIOVEDI' 15 NOVEMBRE: PERUGIA “Trane”
VENERDI' 16 NOVEMBRE: NAPOLI “Fonoteca”
SABATO 17 NOVEMBRE: PALERMO
DOMEBNIC 18 NOVEMBRE : CATANIA "Teatro Coppola"

giovedì, settembre 27, 2018

Get back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

THE WHO - It's hard
Unanimemente considerato il peggior album degli WHO, pubblicato prevalentemente per ragioni contrattuali, con la band ormai allo sbando con Townshend che privilegiava compositivamente la carriera solista, rimane comunque, con il senno di poi, un album dignitoso.
Certo, ci sono parecchi brani di scarsa consistenza ma episodi come "Athena" (che esalta le doti batteristiche di Kenney Jones), la potente "It's your turn" di Entwistle, la title track con arrangiamenti "Quadrophenici", l'ottima "Eminence front" (da allora spesso presente nei live act), il 70's rock di "I've known no war" e il poderoso finale barocco con "Cry If you want" meritano un ascolto attento e una rivalutazione.

BLITZ - Voice of a generation
BLITZ - Second Empire justice

Una delle storie più strane dell'era punk.
I Blitz furono protagonisti di un album d'esordio, spinti dal vate dell'Oi! Gary Bushell, travolgente, tra punk, street sound, Oi!.
Due punk e due skinhead, sound grezzo e minimale, grandi inni come "All out attack", "Never surrender" e un album come "Voice of a generation" che divenne un piccolo classico della seconda ondta punk nei primi 80's, fruttando loro un grande seguito in ambito skin/punk.
Poi il litigio e la separazione: i due punk formano i Rose of Victory e scompaiono dalla circolazione, i due skins cambiano pelle e abbracciano una new wave tra Joy Division, New Order, Sisters of Mercy, spiazzando fan e critica.
"Second Empire justice" è comunque un buon disco di post punk ma che farà perdere loro i precedenti fan e non ne farà acquisire di nuovi.
La band si scioglie, uscirà ancora un disco successivamente, un breve tour con il nome nel 2011 con solo uno dei chitarristi che morirà poco dopo in un incidente stradale.

DOROTHY ASHBY - Afro Harping
Album strumentale del 1968, originalissimo e altrettanto particolare, dove su basi che uniscono soul, funk e jazz la Ashby tesse melodie con la sua arpa.
Il tutto arricchito da orchestrazioni superbe, una cura maniacale per il dettaglio sonoro, atmosfere super lounge.

mercoledì, settembre 26, 2018

Michael Imperioli - Il profumo bruciò i suoi occhi



Imperioli all'esordio letterario dopo aver raggiunto la notorietà nel ruolo di Christopher Moltisanti nella serie I Soprano.

Un romanzo crudo, oscuro e a tratti disturbante nel convulso percorso dell'adolescente Matthew, alle prese con una famiglia sfasciata, che , arrivato a New York, trova la sua (poi tragica e perversa) iniziazione amorosa e sessuale e una guida quanto mai improbabile e inquietante nell'incontro occasionale con il Lou Reed allo sbando dei 70's.

Peraltro Imperioli fu amico di Lou Reed poco prima della sua scomparsa.

Un libro che scava e rimane.
Ben fatto Michael !

martedì, settembre 25, 2018

Vendite e produzione libri in Italia



Ogni anno in Italia vengono pubblicati 70 mila libri, circa 190 al giorno, 8 ogni ora.
10.000 sono libri per bambini.
In Europa si pubblicano circa 500 mila nuovi titoli.

La vendita media per titolo è di 160 copie ma con punte negative di 5/10 copie (ovvero non lo hanno acquistato nemmeno i più stretti congiunti e amici).

Il mercato 2017 segnala la vendita di circa 88 milioni di libri in Italia (+ 1.2% rispetto all'anno precedente).

Legge il 65% della popolazione italiana con più di 15 anni.

Stefano Mauri (presidente e ad del Gruppo Gems):
Ci sono nuovi editori che vogliono tentare l’avventura, ci sono tanti dilettanti che fanno (anche) gli editori in perdita, perché è un mestiere affascinante.
E infine c’è il self-publishing che di questi tempi moltiplica ulteriormente le novità pubblicate senza alcuna selezione. Questo rende sovrabbondanti le pubblicazioni rispetto alla domanda.


Fonte: La Stampa (Bruno Ventavoli) e Ansa

lunedì, settembre 24, 2018

Joey e Johnny Ramone - The KKK took my babe away



Adattamento dell'articolo pubblicato sul quotidiano LIBERTA' di Piacenza ieri.

Le curiosità e gli aneddoti sulla travagliata storia dei RAMONES sono abbondanti e pressochè infiniti.
Ma c'è un particolare, non sempre conosciuto, che rende la loro vicenda unica.
Il chitarrista Johnny Ramone e il cantante Joey Ramone smisero di parlarsi agli inizi degli anni 80 e non lo fecero mai più pur continuando a suonare (la band ha collezionato l'incredibile numero di 2.263 concerti) in tutto i mondo e a registrare un disco dietro l'altro.
Niente male per un gruppo che aveva deciso di accomunare i nomi dei singoli componenti come se fossero fratelli che si presentavano sempre sul palco (e non solo) vestiti uguale (giubbotto di pelle, maglietta, jeans strappati, scarpe da ginnastica).
Tra l'altro il nome del gruppo nacque ispirandosi ad uno pseudonimo con cui si firmò in albergo Paul McCartney durante un tour dei Beatles in Scozia, in piena Beatlemania, per sviare i giornalisti e i fan troppo invadenti.

Joey e Johnny non si erano mai troppo amati.
Il primo proveniente dagli ambienti hippy, di sinistra, il secondo orgogliosamente repubblicano, nazionalista, collezionista di reperti nazisti, tendenzialmente razzista, molto autoritario e che spesso dileggiava Joey per le sue origini ebraiche.
Il punto di rottura fu quando nella vita del cantante entrò la giovane e avvenente, di palese origine italiana, Linda Daniele (diventata immediatamente Linda Ramone).

Incominciò a seguire il gruppo in tour (nonostante Johnny le avesse bruscamente intimato che il suo posto sul furgone era nell'ultima fila) e ben presto conquistò il cuore del chitarrista che si fece insistente e acuì ancora di più la tensione tra i due Ramones.
Spesso si auto invitava a cena e si metteva a fianco di Linda, che ricorda:
“Joey gli diceva che non lo voleva a cena, Johnny si presentava lo stesso.
Suona assurdo oggi, ma non lo era allora. Non ci si poteva fare niente. Se dicevo a Johnny che non gli avrei più parlato, lui restava là fuori dalla porta. Ma alla fine tutta quell’attenzione mi lusingava”.


Alla fine Linda cedette, lasciò Joey, si mise con Johnny e i due si sposarono.

Joey scrisse così una delle più celebri canzoni dei Ramones “The KKK took my babe away” chiaro riferimento agli orientamenti politici di Johnny.
Da quel momento i due non si rivolgeranno mai più la parola. Il fratello di Joey, Mickey Leigh ha però smentito la circostanza dicendo che in realtà la canzone è riferita (molto sarcasticamente) ad una ragazza di colore che frequentava il cantante dal quale fu allontanata dalla famiglia che disapprovava i rapporti interazziali.

Pare che anche una canzone successiva, del 1986, “She belongs to me” nell'album “Animal boy”, faccia riferimento alla vicenda.

La lontananza tra i due non si ricompose nemmeno durante i drammatici ultimi giorni di Joey che già da anni combatteva contro un linfoma che lo portò via nel 2001.
Johnny rifiutò di telefonargli adducendo algidamente che non sarebbe “servito a nulla”.
In una serie di successiva interviste ha poi ammesso, sempre molto freddamente, di essere rimasto a lungo depresso per la scomparsa dell'ex collega e che senza di lui non aveva più composto nulla né suonato, appendendo di fatto la chitarra al chiodo.
A Joey è stata dedicata una piazza a New York tra la East e la Bowery Street nell'East Village a pochi passi da dove sorgeva il mitico locale CBGB's dove la band esordì e dove venne scattata la famosa foto del primo album.
Johnny Ramone morì poco tempo dopo, nel 2004 per un cancro alla prostata.

domenica, settembre 23, 2018

Na House Tokyo



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

La Na House , è un'opera di Sou Fujimoto uno degli architetti più innovativi in circolazione e sorge in una zona particolarmente di moda a Tokyo.

L'edificio si basa su un sottile telaio di acciaio a piani sfalsati facendo diventare ogni livello una superficie generica che può essere impiegata come scrivania, ripiano, letto, sedia, sostegno.
Disegnata come fosse una specie di libreria abitabile, si basa su una struttura a telaio in acciaio e comprende 21 PIANI.

Il tutto in un contesto trasparente, leggero, aperto.
La casa è abitata da una coppia senza figli.

sabato, settembre 22, 2018

Libertà, Gil Scott Heron, Radiocoop



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo dell'odio tra Johnny e Joey Ramone, di un paio di libri e dischi.
Nella foto il numero scorso.


Riparte il tour di presentazioni del libro su GIL SCOTT HERON "Gil Scott Heron. The black Bob Dylan" uscito per Volo Libero Edizioni.

SABATO 22 SETTEMBRE : CONEGLIANO VENETO (Treviso)
https://www.facebook.com/events/1873093579444787/

DOMENICA 14 OTTOBRE: PIACENZA : “Libreria Fahrenheit 451”
MERCOLEDI' 14 NOVEMBRE: FIRENZE “Ibs + Libraccio”
GIOVEDI' 15 NOVEMBRE: PERUGIA “Trane”
VENERDI' 16 NOVEMBRE: NAPOLI “Fonoteca”
SABATO 17 NOVEMBRE: PALERMO "Records & Books"
SABATO 1 DICEMBRE: SAN GIUSTINO (Perugia) "Cinema Astra"



Sul sito di RadioCoop (www.radiocoop.it) ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me, Carlo Maffini e Paolo Muzio.

venerdì, settembre 21, 2018

Kenney Jones - Let the good times roll



Una storia lunga, intensa, ricchissima.
Anche se il più delle volte il nome di KENNEY JONES non rientra nel novero dei migliori batteristi o comunque quelli che ricordi in particolar modo.

Uno che ha suonato con SMALL FACES, FACES, WHO, ne ha viste (e fatte) di tutti colori, ha combattuto e vinto due volte sul cancro, si è dedicato al Polo con grande successo, è passato dalla povertà alla ricchezza, è stato ripetutamente fregato da manager senza scrupoli, spesso non vedendo neanche un soldo da dischi e tour milionari.
In mezzo tragedie familiari, incidenti stradali, matrimoni falliti e tanto altro.

E ovviamente una valanga di aneddoti, dall'inimicizia con Roger Daltrey a episodi gustosi come durante la prima data a Berlino con gli Small Faces quando Steve Marriott, sul taxi con gli altri, ad ogni edificio bombardato (dagli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale) commentava "Questo è un buon lavoro", "Questo invece ce lo siamo dimenticati" etc.
Il taxista purtroppo conosceva l'inglese e li mollò in mezzo a un'autostrada.
L'abitudine dei Faces di versare burro sui capelli e altre schifezze a chi si addormentava durante i trasferimenti, le follie dell'amico Keith Moon, i brani registrati con Paul McCartney per un suo album solista mai uscito e decine di altri.
E infine i particolari sul suo drumming, che ha saputo adattarsi a sonorità, generi, modalità piuttosto diverse e complesse (avendo anche suonato con tanti altri gruppi e brani (sua la ritmica di "It's only rock n roll" degli Stones!...ps: david Bowie ai cori).

Ovunque il commovente ricordo dei tre Small Faces scomparsi.

Un libro divertente, interessante, godibile (seppure solo in versione inglese).

WHICH IS THE BEST BAND I'VE BEEN IN?
THE SMALL FACES WERE THE MOST CREATIVE
THE FACES WERE THE MOST FUN
THE WHO WERE THE MOST EXCITING

giovedì, settembre 20, 2018

Tazio Secchiaroli



Federico Fellini prese dai racconti di Tazio Secchiaroli numerosi spunti per la sceneggiatura de La Dolce Vita e su di lui creò il personaggio di Paparazzo, termine poi entrato nella lingua italiana.

Grazie alla sua agenzia Roma Press Photo, che immortalò alla fine degli anni 50 le notti movimentate di Via Veneto, divenne famoso in Italia e all'estero.
Fotografò lo spogliarello di Aiché Nana al Rugantino, le liti tra Anita Ekberg e Antony Steel, gli eccessi di rabbia dell'ex-re Faruk o di Walter Chiari, vendendo i suoi scatti a peso d'oro ai giornali di tutto il mondo.

Dal 1960 abbandona definitivamente la fotografia di strada e della cronaca rosa e si dedica ai set cinematografici diventando uno dei primi fotoreporter del grande schermo.
Nel 1963 conosce Sophia Loren e diventa il suo fotografo personale restandolo per circa 20 anni.

Lavora con i più importanti registi e con gli attori più famosi realizzando così un reportage lungo 30 anni del cinema, soprattutto italiano.
Nel 1985 si ritira dalla vita professionale e muore a Roma nel 1998.

mercoledì, settembre 19, 2018

Marina Abramovic - Rhythm 0



La controversa artista MARINA ABRAMOVIC ha avuto vette di provocazione, nel rapporto con il suo pubblico, difficilmente raggiungibili.
In particolare l'happening Rhythm 0, che ha avuto luogo a Napoli, nel 1974.
Marina restò immobile, come fosse un manichino, per sei ore, dalle 20 alle 2 di notte, disponendo su un tavolo nella sala 72 oggetti (piume, fiori, acqua, ma anche pistole, coltelli, rasoi), lasciando al pubblico la totale libertà di usarli come preferivano su di lei.

"Ci sono 72 elementi sul tavolo e si possono usare liberamente su di me.
Premessa: io sono un oggetto. Durante questo periodo, mi prendo la piena responsabilità di ciò che accade". 


Dopo un inizio in cui il pubblico è timoroso e poco partecipe, usando fiori e piume per sfiorarla, progressivamente si fa più aggressivo, violento, spietato, intensificando l'accanimento sul corpo di Marina, utilizzando catene, bagnandola con l'acqua, tagliandole il collo con un rasoio, graffiandole la pancia con le spine di una rosa, facendo a brandelli i vestiti con le forbici, arrivando ad approcci sessuali espliciti, fino a puntarle una pistola alla gola.
Si formarono due gruppi di persone: chi la feriva e ne abusava e chi cercava di proteggerla.

Sono stata violentata.
Hanno tagliato i miei vestiti e sono stata parzialmente denudata, mi hanno frustata con le spine di una rosa sul ventre.


La violenza se non ostacolata, in presenza di una persona più debole che non reagisce, tende a intensificarsi ad auto giustificarsi.
Quando l'evento finì e Marina girava per la stanza gli "aggressori", pur evitando di guardarla in faccia, non sembravano aver alcun rimorso per quanto accaduto.