giovedì, settembre 04, 2014

Controllo delle nascite e teoria evoluzionistica



Ospitiamo sempre con grande piacere uno scritto di ANDREA FORNASARI, di grade attualità.

Uno dei problemi, fra i tanti, che cominciavano a farsi sentire alla svolta del dicottesimo secolo era il rapido aumento della popolazione, determinato dalla vaccinazione su larga scala che fece diminuire l'indice della mortalità (infantile e non solo) - naturalmente questo si verificò in maniera più o meno intensa a seconda dei Paesi considerati.
Uno dei primi studiosi ad occuparsi del problema fu Malthus (1766 - 1834), un economista simpatizzante dei filosofi radicali dell'epoca e per di più pastore anglicano.
Nel suo libro più famoso, "Saggio sulla popolazione", espose la teoria secondo cui il ritmo di incremento della popolazione avrebbe rapidamente oltrepassato il ritmo di sviluppo degli approvigionamenti alimentari: mentre la popolazione cresceva in progressione geometrica, l'approvigionamento di cibo cresceva soltanto in proporzione aritmetica.
Si presentava dunque, secondo Malthus, il momento di limitare il numero degli abitanti del pianeta, se non si voleva incorrere in disgrazie quali fame e carestia.

Malthus adottò quindi un modo di vedere cristiano e convenzionale: gli uomini, secondo lui, vanno educati in modo da imparare a "limitarsi" e ad abbassare così il proprio numero.

Bisogna dire che lo stesso Malthus ottenne un successo straordinario con questo metodo: in quattro anni mise insieme una nidiata di tre bambini.
Ma a prescindere da questo trionfo, appare chiaro che la teoria non possiede l'efficacia desiderabile; si direbbe che Condorcet abbia suggerito teorie più concrete e moderne.
Malthus non glielo perdonò mai, poichè secondo le sue rigide concezioni morali tali metodi moderni rientravano nella categoria "vizio": egli poneva il controllo artificiale delle nascite al livello della prostituzione.
Su questo problema i radicali erano divisi: Bentham si era espresso a favore di Malthus, mentre i Mill (padre e figlio) erano più d'accordo con Condorcet - il giovane J. S. Mill, quando aveva diciotto anni, fu arrestato una volta mentre distribuiva opuscoli sul controllo delle nascite in un quartiere operaio e finì in prigione.

Il "Saggio sulla popolazione" rappresentò comunque un contributo importantissimo per l'economia politica e fornì alcuni concetti essenziali destinati a trovare successivo sviluppo in altri campi.

In particolare, Charles Darwin (1809 - 1882) ne derivò il principio della selezione naturale e il concetto della lotta per l'esistenza
. Discutendo il ritmo geometrico di incremento degli esseri organici e la lotta che ne consegue, Darwin nell' "Origine della specie" dice che "la dottrina di Malthus si applica in molteplici maniere agli interi regni animali e vegetali; in questo caso, infatti, non vi è alcun incremento artificiale del cibo e nessuna prudente limitazione nel matrimonio".

In questa lotta libera da ogni vincolo per la conquista dei limitati mezzi di sussistenza, la vittoria sorride all'organismo che meglio si adatta all'ambiente: è la dottrina darwiniana della sopravvivenza del più adatto.
In un certo senso, si tratta di un'estensione della libera competizione dei benthamisti; tuttavia, in campo sociale, la competizione deve conformarsi a determinate regole, mentre la competizione darwiniana nella natura non conosce alcuna restrizione. Tradotta in termini politici, la dottrina della sopravvivenza del più adatto ha ispirato in parte il pensiero delle dittature del ventesimo secolo.
E' improbabile che Darwin avrebbe accettato simili estensioni della sua teoria, dato che era un liberale e appoggiava i radicali e il loro programma di riforme sociali.

L'altra parte, molto meno originale, dell'opera di Darwin, è la famosa teoria dell'evoluzione - e non sarebbe nemmeno corretto definirla una teoria.
Essa risale al milesio Anassimandro, vissuto quasi duemilacinquecento anni addietro; Darwin però fornì un'immensa quantità di dati di fatto, tratti dalla diligente osservazione della natura.
Gli argomenti a sostegno dell'evoluzione non sono tutti validissimi, ma certamente meglio fondati rispetto a quelli di Anassimandro.

La teoria darwiniana introdusse per la prima volta l'ipotesi evoluzionista nell'arena della discussione pubblica; dato che spiegava l'origine della specie in termini di selezione naturale da un organismo ancestrale universale, si contrapponeva alla storia della Genesi sostenuta dalla religione ufficiale.
Ciò ovviamente dette luogo a una dura lotta tra i darwiniani e i cristiani ortodossi di tutte le Chiese.

16 commenti:

  1. molto interessante
    tanx AndBot
    C

    RispondiElimina
  2. Ogni teoria di questo genere si scontra poi con la chiesa di turno.
    Chiaro che Malthus potè divulgare il suo pensiero in quanto proveniente da una società riformata, se fosse vissuto in una società cattolica sarebbe stato imprigionato, scomunicato e le sue teorie messe all'indice.

    RispondiElimina
  3. Ma mi piacerebbe vederlo adesso Malthus alle prese con le progressioni aritmetico-geometriche dei rapporti matematici tra effetti del libero mercato sulla disponibilità delle derrate alimentari e l'incremento della popolazione mondiale.

    RispondiElimina
  4. Si, era una società riformata.

    Ma ricordiamoci anche che ai tempi di Malthus (che era comunque un pastore anglicano) l'Inghilterra possedeva soltanto due università e l'accesso ad esse era limitato a chi si professava anglicano.

    Questa anomalia non venne corretta fino alla seconda metà del diciannovesimo secolo.

    AndBot

    RispondiElimina
  5. Infatti..particolare non da poco
    C

    RispondiElimina
  6. Infatti, il controllo delle nascite è una prerogativa anglicana.
    Sempre guardati con disprezzo i cttolici irlandesi e le loro nidiate di figli.
    Tre è da sempre considerato il numero di figli ideale nella società britannica per famiglie del ceto benestante.

    AG

    RispondiElimina
  7. E lo stesso Malthus era comunque parecchio rigido sull'etica protestante: come ho scritto sopra aborriva i metodi di Condorcet, li considerava alla stregua della prostituzione.

    Lui confidava in metodi cristiani, nella capacità di autolimitarsi: infatti fece tre figli in quattro anni...

    AndBot

    RispondiElimina
  8. Mi sbaglierò ma questo suo studio derivò proprio anche dalla sua attività di pastore che nella chiesa anglicana (qui molto meno) è amministratore dei beni immobili (terreni agricoli quasi sempre) del vicariato, ovviamente ne gestiva i rendiconti e ovviamente si sarà fatto domande sui numeri in ballo.

    AG

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' lecito pensarlo, ma le prove non le abbiamo.
      Del resto, in ogni caso, l'idea di limitare le nascite era comunque necessaria - in questo fu un precursore.

      Sui reali intenti, chissà...

      AndBot

      Elimina
  9. Come mai leggendo sto topic davvero interessante alla fine mi è venuto in mente Every Sperm is Sacred dei Monty Phyton? :-)

    Charlie

    RispondiElimina
  10. Il paradosso è che la teoria evoluzionista non stride con la genesi cristiana allorché entrambe tendono ad un' origine che non si potrà mai toccare perchè nel primo caso fatto del passato e nel secondo Dio. Il darwinismo è una teoria determinista che semplicemente, come tutte le teorie deterministe, ad esempio la psicologia, tenta di sostituire - o con una scimmia o con l'Io - Dio. Perciò diffido dalle teorie deterministe.
    Cristiani e darwiniani parlano la stessa lingua... Non spiegano da dove arriviamo perchè noi siamo qui oggi e il prima é sempre il prima di un dopo.

    E

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti,una cosa del genere avevamo già discusso con AndBot su facebook.
      Anche io sostengo che nella Bibbia esistono dei presupposti che nel corso dei secoli avrebbero poi determinato la scienza...se leggiamo l'intero testo come METAFORA (e non come il dogma assoluto presentatoci in tempi antichi o recenti) possiamo intuire che è soltanto il LINGUAGGIO che è figlio del suo tempo,ma che (per esempio) la genesi stessa altro non è che una descrizione molto arcaica del "big bang",così come è stato ipotizzato dalla scienza moderna con termini molto più attuali.
      Lo stesso animismo non ricorda la scoperta del DNA ?
      E così via ci sono molti contatti tra le due visioni del mondo : il punto cruciale,purtroppo,è che queste due visioni per secoli si sono scontrate in modo sanguinoso (ed ancora oggi molti di questi fondamentalismi assurdi persistono).
      La teoria evoluzionista,tuttavia,continua a non essere confermata dalla scienza stessa e sono più gli studiosi che la contestano,che quelli che continuano a difenderla senza dubbi o perplessità...
      ma il passaggio storico che riguarda sia Darwin che Malthus (ed altri pensatori di quel tempo) è importantissimo,perchè è l'inizio di una coesistenza pacifica tra religione e scienza,o perlomeno un atto di non belligeranza.
      Se le diverse visioni scientifiche o religiose smettessero di distruggersi a vicenda,in tutto il mondo,potremmo davvero ricostruire un pianeta nel segno della pace...sarà utopia,ma forse è meglio crederci che non.

      Elimina
    2. Nemmeno io credo nel determinismo; infatti non amo le filosofie di questo stampo.

      Credo che il grosso errore (comprensibile) sia quello di considerare come inevitabile il rapporto di causalità - dev'esserci per forza una causa; mentre in realtà potrebbe anche non esserci.

      Il grosso merito di Darwin (il quale presentò una serie di dati e non ebbe mai la pretesa di chiamare "teoria" la sua ipotesi), secondo me, resta quello di aver smascherato le frottole della Bibbia.

      Ma se il passaggio dev'essere a una entelechia determinista, allora potevamo tenerci anche Dio.
      Anche se un conto è il dio filosofico, un principio motore (che per me potrebbe benissimo non esserci mai stato) e un altro è la Divinità soprannaturale e giudicante.

      AndBot

      Elimina