lunedì, giugno 30, 2014
Giugno 2014. Il meglio.
A metà del 2014 sono già tanti i nomi che saranno nella top 10 di fine anno, tra cui: Damon Albarn, Jack White, Sharon Jones and the Dap Kings, The ghost of a saber tooth tiger, Sleaford Mods, Bob Mould, Lisa and the Lips, Lake Street Dive, St.Paul & the Broken Bones, Naomi Shelton & Queens of Gospel, Hypnotic Eye, Quilt, Nick Pride and the Pimptones, Temples, Real Estate, Kelis, Stiff Little Fingers.
Tra gli italiani Eugenio Finardi, Bologna Violenta, Steeplejack, Gi Illuminati, Bastard Sons of Dioniso, No Strange, Jane J’s Clan, Link Quartet, Nada, Monkey Weather, Plastic man, Guignol.
ASCOLTATO
JACK WHITE - Lazzaretto
JACK WHITE è un genio della musica moderna. Dai White Stripes ai Racounters ai Dead Weather all'esordio solista con "Blunderbluss" ha disseminato la discografia degli ultimi anni di piccoli gioielli in cui mischia alla perfezione la tradizione americana (blues, country, soul, rhythm and blues) con un approccio innovativo, fresco e attuale.
Il tutto supportato da una grandissima capacità compositiva e da arrangiamenti sonori visionari e psichedelici che rendono il suo sound personalissimo e inimitabile.
Non fa eccezione "Lazzaretto" dove i consueti ingredienti cari a Jack White sono distribuiti come sempre con sapienza, gusto e un tocco magico.
L'album è godibilissimo, curato, intenso, entusiasmante.
NAOMI SHELTON & QUEENS of GOSPEL - Cold water
L'incredibile voce della sessantenne Naomi torna all'incisione grazie alla benemerita DAPTONE Records, accompagnata dalle Queens of Gospel in un bellissimo album di rhythm and blues, soul, funk, gospel, country soul. Siamo dalle parti di Staples Singers, Joe Tex, la prima Aretha, Otis. Tra i top della Black Music di quest'anno.
BROWNOUT - Brown Sabbath
Dal Texas un incredibile mix di cover dei Black Sabbath rifatte in chiave Blaxploitation, funk, latin soul, James Brown.
Potentissimo, sezione fiati da urlo, percussioni in stile primo Santana, black sound che si mischia alla perfezione con i riff monumentali di “The wizard”, “Iron man” etc.
STEEPLEJACK - Dream market radio
All’attivo un solo album nel 1988, "Pow Wow" e il mini LP "Serena Maboose", del 1987.
Dopo tanto tempo il ritorno con addirittura un doppio album con 15 canzoni divise in quattro "capitoli" che sanciscono i contorni di un lavoro complesso, estremamente vario, in cui Maurizio Curadi, da sempre anima e mente del gruppo, spazia in un universo psichedelico che assimila e centrifuga Pink Floyd, psichedelia, folk, cavalcate acide, roots music, blues e tantissimo altro tra chitarre fluttuanti e lisergiche, atmosfere sognanti e brusche e distorte accelerazioni.
"Dream Market Radio" è uno dei dischi più maturi e “avanti” attualmente in circolazione, capolavoro assoluto della musica nostrana.
PHISH - Fuego
Al dodicesimo album, 30 anni di attività e 1.500 concerti.
Sempre poco seguiti ma il nuovo album è un gran lavoro in cui spingono sul pedale del funk, del southern soul, del rock classico del sud degli States. Consigliato per chi ama la sicurezza di “un buon album rock”.
The IMPELLERS - My certainty
Da Brighton il terzo album della band inglese, come sempre a base di un mix di solido groove a base di funk, soul, jazz, ottima sezione fiati, ritmi sincopati alla James Brown made in 70’s.
WU MING CONTINGENT - Bioscop
I Wu Ming proseguono il percorso che fu già di ENRICO BRIZZI e YUGUERRA nel 2011 con “La vita quotidiana in Italia”. Duro sound, ipnotico e ossessivo che unisce post punk, la new wave più abrasiva (dalle parti dei PIL e Massimo Volume) su cui si parla di alcuni personaggi “minori” ma altamente iconici (dal calciatore Socrates allo scrittore Peter Kolosimo) fino alla rilettura moderna di “Revolution will not be televised” di Gil Scott Heron.
ALEX FORNARI - di tutte le ferite
Un album che conserva la matrice 70's, quella da ricercare nei dischi di Bowie (in particolare nella vocalità), Lou Reed, Roxy Music, nei primi Ultravox! di John Foxx, al servizio di un sound nervoso, crudo, essenziale che accompagna un approccio cantautorale fatto di aspre ballate ma anche di brani spediti in cui è la chitarra protagonista (vedi l'introduttiva "Apnea" che richiama i Television di "Marquee Moon").
CALIBRO 35 - Sogni di gloria
Colonna sonora del film “Sogni di gloria” del collettivo John Snellinberg, molto ben fatta, come sempre, perfetta nel cogliere il classico stile 70’s dei film italiani d’azione.
THE COMET - Nothing but the wind
Attivi da parecchio ma solo all’esordio i lombardi Comet evocano antichi spettri new wave punk, tra Stranglers e Flesheaters con ombre dark alla Sisters of Mercy e un’impronta roots punk tra Cramps e Gun Club, Thin White Rope e Joy Division.
Un sound insolito ai giorni nostri e per questo ancora più interessante.
https://www.facebook.com/pages/The-Comet/205198406165674
TIJUANA PANTHERS - Wayne interest
Vengono dal sud della California e mettono dentro garage, rockabilly, rock 'n' roll, surf, punk e tante belle cose virate in lo-fi. Il nuovo è un buon album nel suo genere.
“It must be done”
Torna, dopo il consueto lunghissimo silenzio compositivo, PETE TOWNSHEND con una nuova ORRENDA song (per la serie TV "The Americans").
https://www.youtube.com/watch?v=r7QbWAPagzU
ASCOLTATO ANCHE
CHRISSIE HYNDE (voce ammaliante e sempre fascinosa ma album deboluccio per quanto gradevole), BLCAK FLOWER (ethio jazz, funk, afro beat strumentale, interessante), KASABIAN (brit pop+ elettronica a secchiate e un po’ di psych. Alcuni buoni brani ma per il resto poca roba), UGOSTIGLITZ (da Mantova tra funk punk rock blues, psichedelia, rock n roll, sorprendente, super energico, fulminante), RADIO MOSCOW (buon Hendrix rock con badilate di stoner e psych), RIVAL SONS (rock blues, Led Zep, Wolfmother, alla lunga noiosi) VERONICA and the RED WINE SERENADERS (oinvolgente miscela di country, blues , musica roots americana, swing, dixieland, bluegrass dalla Lombardia), CESARE MALFATTI (secondo lavoro solista alle prese con un sound che attinge dal lounge jazz affiancato ad un respiro cantautorale in cui il pianoforte è sempre il principale protagonista ), PIERPAOLO CAPOVILLA (esordio solista noiosissimo), SHANDY, WILL & GRRUFFY (buon pop reggae), PHIL&DAVE ALVIN (gli ex Blasters tornano insieme dal 1985 con un omaggio, divertente e riuscito, a Big Bill Bronzy).
LETTO
MILITANT A - Soli contro tutti
Un appassionante incontro/scontro, un cammino di lotta, di una scuola che si batte contro lo “stragismo” della Gelmini che cancella anni di conquiste, a fianco di un campo Rom che manda alcuni dei suoi figli alla stessa scuola tra sgomberi, diffidenze, soprusi. A tratti prolisso e poco scorrevole ma alla fine un buon libro.
JOHN REED - Paul Weller - My ever changing moods
Se scrivi un libro su Paul Weller occorre documentarsi a valanga.
Questo libro è l’ideale, fatto benissimo e dettagliatissimo.
Si ferma purtroppo al 2003.
PRIMO LEVI - La tregua
La prosecuzione di “Se questo è un uomo”, il tragico ritorno da Auschwitz, attraverso l’Europa devastata dalla guerra con contorni avventurosi che riporta all’epica di Jack London ma in cui si respira fortissima l’aria di una nuova speranza e di un disperato ottimismo dopo l’immane tragedia. La tregua è questo periodo tra i mesi nell’Olocausto e il ritorno ad una vota che non sarà mai più normale.
VISTO
Io sono Tony Scott, ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz
Uno stupendo, quanto tristissimo film doc a cura di Franco Maresco sul clarinettista jazz Tony Scott, strettissimo collaboratore di Billie Holyday e Charlie Parker, finito a "mendicare" attenzione e concerti in ristoranti e pizzerie in Italia, che lo ha ignorato e messo nel dimenticatoio (anche a causa di una lunga militanza a fianco di Romano Mussolini che non gli fu mai perdonata da "certi ambienti"). Struggente ma anche duro, grandissima RAI 5 a trasmetterlo in prima serata.
COSE & SUONI
Lilith and the Sinnersaints
A breve di nuovo in studio per il nuovo album, nel frattempo prevista la stampa della colonna sonora della serie TV "Nero" a cui partecipiamo con una serie di brani.
Nuove date in giro per la penisola qui:
Venerdi’ 11 luglio: Vallescuropasso (PV) “Montegutzorock”
Martedì 29 luglio : La Spezia “Boss Festival” con Lisa and the Lips (ex Bellrays)
Venerdì 04 settembre: Piacenza “Tendenze”
www.lilithandthesinnersaints.com
https://www.facebook.com/LilithandtheSinnersaints
Mie recensioni su www.radiocoop.it
IN CANTIERE Finalmente vedrà la luce il libro su Paul Weller, in autunno o inizio 2015, per VoloLibero scritto SOLO dal sottoscritto.
In occasione dei Mondiali in Brasile è disponibile un’appendice gratuita a “Rock n Goal” del sottoscritto e Alberto Galletti, dedicata a musica e Mondiali.
Scaricala qua:
https://dl.dropboxusercontent.com/u/3181952/Appendice%20a%20Rock%27n%27Goal.pdf
http://www.vololiberoedizioni.it
In preparazione un libro sul Festival Tendenze che giunge quest’anno alla 20° edizione.
domenica, giugno 29, 2014
Get back. Dischi da riscoprire
Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
GENE CLARK with the Gosdin Brothers
L’esordio solista di Gene Clark all’indomani dell’abbandono dei Byrds.
Al suo fianco due e x compagni di viaggio, Hillman e Clarke, il futuro Byrds Clarence White, Leon Russell e tanti altri. E se da una pera non nasce una mela è inevitabile la fortissima impronta della band “madre” con mirabili armonie vocali (a cura dei Gosdin Brothers), jingle jangle a profusione, un brano come “Couldn’t believe her” che potrebbe starebbe, a scelta, su un album di Beatles o Monkees ma anche su qualcosa degli Stones, il capolavoro “So you say you lost your baby” (ripresa anche dai Death in Vegas con Weller alla voce), deliziosi country beat come “Keep on pushin” e il grande “I found you” (tra Buffalo Springfield e Lovin Spoonful).
THE FRIENDS OF DISTINCTION - Grazin’
Quartetto vocale americano che trovò particolare successo nei 70’s ma che esordì alla fine dei 60’s con un ottimo album di soul music già tinta di colori funk e con qualche tocco psichedelico, soprattutto nella hit “Grazing in the grass”.
Splendida voce solista Jessica Cleaves che cantò poi a lungo con gli Earth, Wind and Fire.
Da ascoltare l’anfetaminica cover di “Eli’s comin” di Laura Nyro, portata al successo dai Three Dog Night e la quasi operistica “And I love him” (la “And I love her” dei Beatles).
GRAMIGNA - Grande disordine sotto il cielo
Uscito nel 1977 ed opera unica della band napoletana, un concept che, caso raro in Italia, utilizza molte sonorità tipicamente affini al Canterbury Sound tra Henry Cow e tocchi di Caravan, soprattutto nell’uso di strumenti desueti come oboe e fagotto mischiandole con folk mediterraneo, prog e spunti cantautorali.
Album molto particolare e dal timbro pressochè unico e molto personale.
Alla chitarra Maurizio Martelli (ex della beat band I Messaggeri e poi con Patty Pravo, Ricky Giano e Jannacci) e all’oboe Mario Arcari che troveremo poi anche con De Andrè e Ivano Fossati.
sabato, giugno 28, 2014
Sabrina Napoleone - La parte migliore
Altri Cantautori è una rubrica che si occupa di andare a pescare nel cantautorato italiano meno conosciuto, cercando di scoprire nomi di valore e di sicuro interesse, attraverso i loro nuovi dischi e le loro parole.
Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori
SABRINA NAPOLEONE - La parte migliore
All’esordio sulla lunga distanza la cantautrice genovese sforna un lavoro severo, autorevole, aspro, dove l’anima che attinge dalla tradizione della canzone d’autore italiana (la Nada degli ultimi album soprattutto) si affianca sovente a quella che guarda all’estero, ad esperienze come quelle di PJ Harvey o Anna Calvi.
Frequenti le tinte noise, le ritmiche minimali con il basso protagonista e insert elettronici che talvolta spostano i toni sull’industrial wave alla Nine Inch Nails o alle esperienze figlie di CCCP e CSI.
“La parte migliore” è un disco duro e granitico ma estremamente personale e maturo.
1)
Il tuo è un album piuttosto duro che poco concede al facile ascolto.
Riflette in qualche modo la tua personalità o è una semplice scelta artistica ?
La Parte Migliore è lo specchio della mia anima null'altro.
Questa è di fatto una scelta artistica, mettersi a nudo, mettere a nudo le proprie debolezze, i propri dubbi, l'amore, la gratitudine, il rimpianto, le paure. L'incipit dell'album è un goth rap in cui immagino il giorno della mia morte e l'idea angosciosa di essere corpo inerme innanzi alla curiosità morbosa di chi mi osserva.
Un minuto e mezzo per raccontare la fine, per iniziare dalla fine.
Il tema centrale di tutto l'album è la perdita in tutte le sue sfumature, ma non direi che si tratti di un lavoro carico di pessimismo, anzi. Le tinte sono forti ma non c'è spazio per la disperazione.
Ogni perdita, privazione o rinuncia, anche quella della parte migliore delle cose, è vista come un'occasione, una nuova possibilità.
Ho composto contemporaneamente musica e parole di quasi tutti i brani dell'album, per questo ritengo che i testi e le musiche appartengano ad un unico mondo.
Un mondo con cui Giulio Gaietto che ha curato la produzione artistica è entrato in sintonia immediata. Questo vale anche per il rumore.
C'è molto noising, chitarre, synth e spesso voci...lo stesso che troveremmo nella testa di ciascuno di noi se potessimo dare volume ai nostri pensieri.
2)
Quali sono le principali fonti di ispirazione della tua musica e dei tuoi testi ?
Credo che tutto quello che ho ascoltato e letto abbia lasciato un segno.
Direi che in questo lavoro sono emersi gli ascolti della scena wave degli anni '80 e sicuramente la lezione dei cantautori italiani. Ma non ci sono stati veri e propri modelli di riferimento diretti.
3)
Sei all’esordio discografico. Quali sono le difficoltà maggiori che trovi a suonare in giro ?
C’è ancora qualche problema che nasce dall’essere donna ?
Le difficoltà maggiori nel trovare adeguati spazi per i live sono quelle che trova chiunque proponga musica originale.
Tuttavia temo che ci sia ancora parecchio su cui lavorare sulla percezione di un progetto femminile da parte di chi organizza e da parte della critica, ma è solo questione di tempo, poi anche questa arretratezza tutta italiana verrà superata.
4)
Ce la si può fare a “vivere di musica” da noi ?
Sì certo, quasi tutti i miei musicisti vivono di musica e così moltissime persone che conosco.
Lezioni, service, fonici, produttori. C'è poi tutto un esercito di persone che vive di musica pur non facendola, questo punto meriterebbe una lunga digressione.
Ma la domanda è: quanto è difficile vivere della propria musica?
A questa domanda rispondo che è difficilissimo. Da sempre io ho un altro lavoro che mi consente di sbarcare il lunario e di investire sulla mia musica. Il paradosso è evidente: per mantenere in vita la propria arte bisogna sottrarre ad essa il tempo, le energie e le risorse creative migliori.
Diciamo che di questo parla abbondantemente la title track dell'album.
5)
La classica lista di dischi per l’isola deserta
Beh pensando di portare con me solo i dischi che hanno per me anche un forte valore affettivo...
"Post" di Bjork, "Horses" di Patti Smith, "Ipertensione" di Roberto Vecchioni, "California" di Gianna Nannini, "Le Canzoni dell'Appartamento" di Morgan, "Stateless" di Lene Lovich e poi "Mandibole" di Cristina Nicoletta, "Nella Stanza degli Specchi" di Valentina Amandolese.
Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori
SABRINA NAPOLEONE - La parte migliore
All’esordio sulla lunga distanza la cantautrice genovese sforna un lavoro severo, autorevole, aspro, dove l’anima che attinge dalla tradizione della canzone d’autore italiana (la Nada degli ultimi album soprattutto) si affianca sovente a quella che guarda all’estero, ad esperienze come quelle di PJ Harvey o Anna Calvi.
Frequenti le tinte noise, le ritmiche minimali con il basso protagonista e insert elettronici che talvolta spostano i toni sull’industrial wave alla Nine Inch Nails o alle esperienze figlie di CCCP e CSI.
“La parte migliore” è un disco duro e granitico ma estremamente personale e maturo.
1)
Il tuo è un album piuttosto duro che poco concede al facile ascolto.
Riflette in qualche modo la tua personalità o è una semplice scelta artistica ?
La Parte Migliore è lo specchio della mia anima null'altro.
Questa è di fatto una scelta artistica, mettersi a nudo, mettere a nudo le proprie debolezze, i propri dubbi, l'amore, la gratitudine, il rimpianto, le paure. L'incipit dell'album è un goth rap in cui immagino il giorno della mia morte e l'idea angosciosa di essere corpo inerme innanzi alla curiosità morbosa di chi mi osserva.
Un minuto e mezzo per raccontare la fine, per iniziare dalla fine.
Il tema centrale di tutto l'album è la perdita in tutte le sue sfumature, ma non direi che si tratti di un lavoro carico di pessimismo, anzi. Le tinte sono forti ma non c'è spazio per la disperazione.
Ogni perdita, privazione o rinuncia, anche quella della parte migliore delle cose, è vista come un'occasione, una nuova possibilità.
Ho composto contemporaneamente musica e parole di quasi tutti i brani dell'album, per questo ritengo che i testi e le musiche appartengano ad un unico mondo.
Un mondo con cui Giulio Gaietto che ha curato la produzione artistica è entrato in sintonia immediata. Questo vale anche per il rumore.
C'è molto noising, chitarre, synth e spesso voci...lo stesso che troveremmo nella testa di ciascuno di noi se potessimo dare volume ai nostri pensieri.
2)
Quali sono le principali fonti di ispirazione della tua musica e dei tuoi testi ?
Credo che tutto quello che ho ascoltato e letto abbia lasciato un segno.
Direi che in questo lavoro sono emersi gli ascolti della scena wave degli anni '80 e sicuramente la lezione dei cantautori italiani. Ma non ci sono stati veri e propri modelli di riferimento diretti.
3)
Sei all’esordio discografico. Quali sono le difficoltà maggiori che trovi a suonare in giro ?
C’è ancora qualche problema che nasce dall’essere donna ?
Le difficoltà maggiori nel trovare adeguati spazi per i live sono quelle che trova chiunque proponga musica originale.
Tuttavia temo che ci sia ancora parecchio su cui lavorare sulla percezione di un progetto femminile da parte di chi organizza e da parte della critica, ma è solo questione di tempo, poi anche questa arretratezza tutta italiana verrà superata.
4)
Ce la si può fare a “vivere di musica” da noi ?
Sì certo, quasi tutti i miei musicisti vivono di musica e così moltissime persone che conosco.
Lezioni, service, fonici, produttori. C'è poi tutto un esercito di persone che vive di musica pur non facendola, questo punto meriterebbe una lunga digressione.
Ma la domanda è: quanto è difficile vivere della propria musica?
A questa domanda rispondo che è difficilissimo. Da sempre io ho un altro lavoro che mi consente di sbarcare il lunario e di investire sulla mia musica. Il paradosso è evidente: per mantenere in vita la propria arte bisogna sottrarre ad essa il tempo, le energie e le risorse creative migliori.
Diciamo che di questo parla abbondantemente la title track dell'album.
5)
La classica lista di dischi per l’isola deserta
Beh pensando di portare con me solo i dischi che hanno per me anche un forte valore affettivo...
"Post" di Bjork, "Horses" di Patti Smith, "Ipertensione" di Roberto Vecchioni, "California" di Gianna Nannini, "Le Canzoni dell'Appartamento" di Morgan, "Stateless" di Lene Lovich e poi "Mandibole" di Cristina Nicoletta, "Nella Stanza degli Specchi" di Valentina Amandolese.
venerdì, giugno 27, 2014
Teenage Kicks: Peaky Blinders, Scuttlers
Teenage Kicks, una rubrica che va alla ricerca dei movimenti giovanili che hanno preceduto di decenni quelli che ritroveremo poi nei teddy boys, nei mods, nei punks, skinheads etc.
Ribellione all’autorità, individualismo, aggregazione, fiera opposizione all’omologazione e ai valori dominanti.
Le altre puntate di Teenage Kicks qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Teenage%20Kicks
In Inghilterra alla fine del ‘900 nei sobborghi più degradati, malfamati e allo sfascio, sorsero, numerose, varie gang giovanili, caratterizzate da un comportamento particolarmente violento e refrattario ad ogni autorità.
Un aspetto interessante è l’identità estetica che aggregava i componenti.
A Birmingham i PEAKY BLINDERS indossavano cappelli, cravatte e pantaloni a zampa d’elefante, personalizzando spesso le giacche con una fila di bottoni in ottone.
Spesso le frange dei capelli venivano lasciate crescere fino agli occhi, mentre era indispensabile la presenza costante di una sciarpa.
I Peaky Blinders presero il posto di una gang precedente, gli Sloggers.
A Manchester invece utilizzavano un’estetica simile gli SCUTTLERS, nati nell’area working class di Salford ma si dividevano in sottogruppi rappresentativi di vari quartiere (Bengal Tigers, Holland street, Hope Street Saldford etc).
Si distinguevano pr portare zoccole di legno con la punta rafforzata in ferro, pantaloni a zampa d’elefante, stretti al ginocchio e larghi sulle caviglie, taglio di capelli corto a frangia lunga, berretti a visiera e sciarpe appariscenti e ordinate. Le ragazze portavano zoccole, scialli e gonne a righe verticali.
La violenza scatenata per circa trent’anni, dal 1870 alla fine del secolo, dagli Scuttlers (circa 500 in città) indusse le autorità a coinvolgere i giovani in attività educative che incanalassero la loro aggressività.
Nacque così il St.Marks (West Gorton) Football Club nel 1880, che divenne Ardwick Association Football Club nel 1887 e Manchester City nel 1894.
A Glasgow nello stesso periodo operavano i Penny Mobs (che trovarono un omonimo corrispettivo new yorkese a causa della massiccia emigrazione in Usa)
giovedì, giugno 26, 2014
Rolling Stones a Roma - La recensione
Dal nostro inviato speciale a ROMA al Circo Massimo, Mr. Pibio "Stefano Silva" Temponauts, una recensione con anima e cuore del concerto dei ROLLING STONES
Roma e i Rolling Stones hanno in comune il fatto di portarti al sublime passando per il meschino.
Come guardare una stellata meravigliosa dalla finestra di un bordello.
Oltrepasso il Colosseo impacchettato per restauri, vado verso il Circo Massimo e alle 3 del pomeriggio c'è già una folla.
Lancio un occhio al catino e oltre al palco sullo sfondo si stagliano i carri della vittoria dell'altare della patria, sulla destra i fori imperiali.
Poi 2 steward, una transenna, una trentina di gradi e inizia l'attesa. Bel clima, tranquillo, tutti sorridono accaldati. Neanche l'ombra di un poliziotto, anzi neanche un centimetro quadrato d'ombra in tutto.
La folla aumenta, aumenta ancora e non smette di aumentare.
Osservo il palco: più stilizzato degli ultimi megatour, mi ricorda quello del 1982, tranne ovviamente per la presenza degli schermi. Di colpo è sera, arriva un appaluditissimo ponentino e sale sul palco John Mayer. Strabiliante, punto.
Erano 10 anni che non sentivo una Stratocaster cantare così.
Le sue canzoni sfilano tra boati, in un tramonto romano d'estate che non saprei nemmeno che dire a riguardo, e mi guardo un po' in giro, poi la smetto perchè è tutto troppo bello, e non ci sono ancora gli Stones sul posto!
Il suono, devo dire è ottimo.
Non me lo aspettavo proprio. Se leggete sui giornali che non si sentiva, e bla bla bla, sono cazzate.
Esce tutto alla grande, tranne la batteria nel primo pezzo, ma subito i fonici hanno corretto
. Suono caldo, avvolgente, bella enfasi sui bassi. Certo, io non sono lontanissimo dal palco, direi 50 metri sulla sinistra.
Ma il P.A. ha colonne di diffusione superpotenti ovunque, fino a metà del catino.
E la Mayer Band non è tenuta al mezzo volume d'ordinanza con quei bastardi, direi invece un 75% buono, (mentre alla fine del concerto degli Stones sarò in botta acustica come nel club più piccolo e infimo).
Un livello di compressione del genere in un'area tanto vasta è un bel gol. Vabè.
Ma io che mi aspettavo tanta gente su con gli anni resto sbalordito a vedere la fauna di ragazze da sogno, nate per lo più nell'intervallo di tempo tra Steel Wheels e Voodoo Lounge.
Tante, belle, giovanissime, sorridenti, con la linguaccia su davanzali da incorniciare. E quindi?
Mayer, un eroe.
Esce da trionfatore della situazioni più spinosa nella quale uno si possa ficcare. E, magari mi sbaglio, ma anche lui, che infila pienoni al Madison Square Garden uno via l'altro, sembra al settimo cielo.
Io personalmente su di lui mi sono sbagliato in pieno: i suoi dischi non gli rendono merito, mi avevano annoiato spesso.
Niente da fare, è uno della vecchia nel cuore. Questo c'è da metterlo su palchi che scottano, e lui sbaraglia tutti bello fresco e in fingerstyle. In tutta la città non c'è un altro chitarrista come lui, stasera. Proprio così.
Poi se ne va.
Arriva la notte e di colpo: Ladies and Gentleman the Rolling Stones!
Dunque: il volume strapotente non ha coperto il boato che ha accolto il giro di Jumping Jack Flash.
Situazione con area interna del Circo Massimo, e tribune completamente stipate, fantastico.
Calcio d'inizio di Keef che entra di corsa, seguito da un Jagger saltellante e in splendida forma vocale, Ron Wood alla cazzo come al solito, Darryl Jones impeccabile in completo gessato e Charlie Watts con un paio di calzini rosso Ferrari da urlo.
Ma dietro spiccano:
Lisa Fisher (un po' sotto ai suoi standard stasera) & Bernard Fowler (granitico sotegno per Jagger, grandissimo)
Chuck Levell (fotonico.), Bobby Keys (anche lui.)
Jumping Jack Flash, bella!
Keef ha la faccia scura e sembra un po' scazzato.
Non guarda mai nè la folla, nè i suoi. è fisso sulla chitarra. Emozione talmente forte che non ricordo se aveva in mano la 335 Gibson o la Tele. Voto 6.5
Il boato alla fine li rianima ben bene, iniziano a ridere, Jagger parla in italiano. Parlerà in Italiano per tutta la serata. A seguire Let’s Spend the Night Together!
Levell guida gli Stones da par suo e la macchina fila veloce, saltellante, un po' alla cazzo. Gli Stones, insomma. voto (partigiano) 10!
Poi It’s Only Rock ‘n’ Roll. mah! Ronnie prosegue la serie di cappelle appena inauguarata, partendo in assolo mentre gli altri terminavano Let's spend..., per tutta la canzone e un paio successive. Watts a saltarotti. voto 5
Tumbling Dice.
Una delle canzoni più belle di sempre per me. A San Siro nel 2003 ne ascoltai una versione decisamente migliore.
Bella, ma spacca solo a tratti, finale traballante. Voto 6.5.
Streets of Love, splendida.
Ecco, quella sul disco doveva essere come questa di stasera. Jangle Pop all'ennesima potenza! Jagger sempre ai comandi, Telecaster a tracolla, e tutti dietro di lui. Specie Mick Taylor, che compare sul palco ma cerca subito di nascondersi dietro Wood, dietro Mick Jagger, incredibile quest'uomo, tanto talento e timidezza in una volta sola.
In ogni caso è sempre il solito delizioso chitarrista. Visibilmente emozionato, ha la faccia preoccupatissima. voto 7.5
Poi Doom of Gloom. Riuscita, potente. Settantenni che picchiano come fabbri senza perdere la classe. Eh! voto 7.5
Ed ecco Respectable:
torna sul palco Mayer, Strato alla mano con un volume alto da far paura.
Troppo alto ripetto anche al disgraziato di Richards, la canzone va insieme. Si riprendono verso metà, poi la buttano in short jam. No, direi. voto 5-
In Out of Control esce allo scoperto il gran bassista che è D. Jones. Lavora ai fianchi canzone e pubblico, qui comanda lui. Jagger si conferma in serata si+. voto 7.5
Honky Tonk Woman, ovvero il ritorno ai comandi di Richards.
Imbraccia la più storica delle sue Telecaster e inizia a tramare i suoi riff così improbabili e così perfetti. Tutti ai suoi piedi. E Bobby Keys è micidiale al sax. Woodie da segni di vita: si accende una sigaretta. voto 8
You Got the Silver (voto 9), Ron Wood e Richards imbroccano una versione che mi rimmarrà nel cuore.
Una intenzione stranissima, sospesa. Richards canta come sotto la doccia a casa sua, un po' si, un po' no.
Gli viene da ridere quando il pubblico canterino lo sovrasta di volume.
Ringrazia, s'inchina, inizia un mezzo discorso, poi fuma un po', lancia la sigaretta e ridacchia in direzione Wood. Ormai è caldo, Jagger latitante. Io penso Happy...e invece è Can't be seen.
Bellissima, tastierosa, anni 80. Parte benissimo, non mantiene appieno le promesse, avevo altre aspettative. voto 6.5.
Con Midnight Rambler si entra definitivamente nel vivo, da qui in poi è delirio.
Gli Stones torridi, tutti dietro all'armonica (ottima prova anche qui) di Mick, Wood si impegna sul serio, Keef lo guarda, scuote la testa e ride.
Watts su questo pezzo è da brivido. E Mick Taylor ricompare ancora, ottimo e sempre più preoccupato. Voto 9.
Miss You: Darryl Jones ha trasformato quella moltitudine in una discoteca.
Dovevate vedere quelle ragazze sbarbattere i culini sul ritmo!
Il vero segreto degli Stones, dalla mia miserabile prospettiva, è questo: fanno sempre muovere il culo alle ragazze, e fatto questo è tutto discesa.
Jagger interprete ispirato. Chitarre enigmatiche, drumming preciso. voto 8.5
Ci siamo: Gimme Shelter.
Tripudio. L'hanno suonata, cantata e ce l'hanno fatta sentire davvero da Dio. Quando sul più bello Lisa Fisher, una garanzia, stavolta non spacca.
Non so, tutto bene ma non spacca. 11 anni fa mi trovai una banda un po' spompa e una Lisa Fisher da sballo. Amen, però cazzo...voto 9.5.
Poi una splendida Start Me Up! Chitarre eccelse, un solo di Ronnie fantastico. voto 10
Sympathy for the Devil, eccellente.
Sulfurea, terribile, subdola, maligna, il tutto ancora oggi e più che mai. Troppo. voto 10.
E Brown Sugar è Brown Sugar. Miracolosa (sempre 10 ormai, partigianeria o meno)
Pausa tanto da dire e poi una luce inquadra il Coro Giovanile Italiano, che introduce una bellissima You can't always get what you want. Che canzone! Rompe qualcosa dentro...voto 10.
Fino al finale, Satisfaction. Non mi è mai piaciuta la loro interpretazione live! Che poi è quella di O.Redding che addosso a lui stava benissimo. Questo però è un problema mio, tutt'intorno è un vortice. Il R&R scende sulla gente tipo spirito santo. E' finita qui. Li guardo bene lasciare il palco, difficile che li rivedrò. E invece...
Il giorno dopo sono in Via Nazionale, verso il fondo, alle 3 circa.
Arriva un carabiniere in moto che scorta 3 auto.
La prima e la terza con i finestrini oscurati.
La seconda invece li ha abbassati e sulla quell'auto chi c'è? Ron Wood e Keith Richards lì a 2 metri.
Li saluto di scatto, mi agito, saltello e siccome vanno piano, mi fanno ciao con la mano e passano oltre.
La via è caldissima, pochissima gente. Due metri davanti ho 2 preti neri, poi io e mia sorella, dietro qualche metro 2 inglesi, una coppia giovane. Ci guardiamo increduli, tutti a occhi spalancati.
E poi è finita così, con una gran risata nella via piena di sole.
martedì, giugno 24, 2014
Itaia-Uruguay 0-1. A casa
A casa senza lode e con infamia.
Dopo la disfatta con Costarica un'altra partita senza idee, nerbo, passione.
Non un tiro in porta, nessuno schema, impostazione, nulla.
Patetiche e irritanti le solite, trite e ritrite accuse all'arbitro (che non ci ha certo favoriti ma nemmeno ha preso decisioni scandalose).
Giustamente e meritatamente a casa, Prandelli si dimette, il calcio italiano affonda e all'orizzonte non si intravedono nè segni di ricostruzione, nè volontà di cambiamento e neanche talenti che possano invertire la rotta.
Ma da domani si ritornerà alle solite, ridicole diatribe da cortile con il nostro piccolo e sempre più insignificante campionato.
Il Mondiale prosegue con Olanda e Francia in gran spolvero, Argentina e Brasile con il freno tirato , Messico e Cile interessanti.
Colpaccio della Grecia (mi fa piacere) e loro o Costarica andranno ai quarti…
Davvero male le asiatiche con Giappone, Iran e Corea del Sud fuori oltre all'Australia, forse si riscattano le africane, vediamo...
Intervista a Maurizio Curadi - Steeplejack
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, tocca a MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK il cui nuovo album, recensito domenica, è tra i migliori dell'anno i incorso.
Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste
1)
La domanda è banale ma inevitabile. Cosa è successo agli Steeplejack dal 1988 in poi, data in cui è uscito "Pow wow" il vostro primo album?
Dopo Pow Wow abbiamo pubblicato Tin Soldier per Electric Eye e qualcosa per la Toast.
Eravamo e siamo una specie rara di mosche bianche...un pò come stare su un'isola deserta.
Outsiders.
L'unico vero periodo di interruzione delle attività del gruppo va dal 1993 al 1999.
Ho sempre suonato e scritto. In questo periodo ho fatto delle musiche di scena teatrali per Infidi Lumi, ho studiato, ho registrato suoni naturali.
Poi ho riunito di nuovo la band con Elio Gavarini alle percussioni e Alessandro Tellini al basso.
Improvvisazione, sperimentazione e mie nuove composizioni. Alcuni brani che sono finiti su "Dream Market Radio" hanno iniziato a prendere forma in quel periodo, ad esempio All The Time o Wright Bros.
Sporadici live, degli eventi. Nel 2004 c'è stato un mini CD, "6 Fishes from Unknown Seas", e nel 2011 abbiamo fatto "No-one's Land", 2CD per Goodfellas con i remaster ufficiali delle prime cose, più un disco di inediti e live.
Federico Guglielmi mi ha dato una mano. Non è facile, quando si è davvero totalmente indipendenti. Ossia dei cani sciolti.
Parallelamente ho iniziato a mixare le session per "Dream Market Radio", produrlo ha richiesto molto tempo e lavoro per avvicinarsi alle intensità giuste. E'un disco sfaccettato, intenso, anomalo. Contiene molti episodi legati da un filo. Ho cercato una sintesi del suono del gruppo. Ci sono episodi molto brevi, altri più estesi, che richiamano il feeling live, dove c'è un approccio quasi jazzistico. C'è struttura, ma anche astrazione.....
Avrei voluto dare maggiore spazio all'improvvisazione, ma c'era molto materiale scritto e così ho dato una coesione variando i tempi e le tonalità.
Avremmo potuto fare un disco doppio solo con 4 titoli... ma avrei dovuto lasciare fuori troppe cose.
Comunque mi piace molto.
Inizialmente doveva uscire per la Esoteric Records di Mark Powell, ho avuto un lungo incontro con lui, poi il vento è cambiato e ho dovuto cercare in Italia. Mille difficoltà. Ma alla fine, eccolo, la radio del mercato del sogno. Per me, il migliore.
Tu cosa hai fatto e come mai è tornato lo spirito per questa nuova avventura tanti anni dopo ?
L'ho sempre avuto, ho sempre suonato, anche se lontano dalle cosiddette scene. Detesto la società dello spettacolo.... Certe cose esistono al di là della superficie delle cose, sono la materia del sogno.
Sto lavorando per un mio disco strumentale, di chitarre e corde trattate, e con la band stiamo mettendo a punto il materiale per il prossimo album. Ci sono già ottime cose.
2)
Il vostro sound attinge da una forma di psichedelia molto ampia.
Abitualmente la parola psichedelica viene associata esclusivamente a visioni "lisergiche" mentre in "dream market radio" mi sembra ci sia un approccio quasi Hendrixiano con rock, blues, country, folk, anche psichedelia ma soprattutto decine di diverse influenze.
Sì. Ho sempre detto che è un'espressione visionaria, surreale.
Un'approccio personale fuori dalle trappole dei clichè. Molte cose di tempi e luoghi diversi alimentano questo motore sonico..... Tradizione e sperimentazione. Molti input.
E... gioco. Mi è sempre piaciuta l'idea di manovrare delle masse di suono, di echi, spostare delle armonie, delle dinamiche....
Come sulla chitarra, per me è un gioco plastico di tensioni e di echi ....Fare immagini intense e vive, col suono.... Voglio dire, sono un'instintivo.
C'è un livello subliminale in quello che tento di fare, come disse Guglielmi.....cerco di attingere dal pozzo di Psiche. C'è la formazione musicale, che nel mio caso è stata poco italiana, insolita, ma poi c'è la farina del mio personalissimo sacco.
Voglio dirti, Tony...... io ho iniziato ad essere ossessionato dai suoni da bambino, verso i 10 anni, mettendo la testa dentro un grosso Telefunken marrone che era in casa di mio nonno. C'erano dei vinili floppy e li usavo come freesbee.
Ma soprattutto ci trovai degli strani dischi americani che mio padre aveva comprato negli anni '50, per dare qualche festa danzante: un ep Capitol di Buddy Holly, un paio di singoli di un certo Elvis con Scotty Moore, e un LP, The Johnny Otis Show. E Gershwin, Benny Goodman, Fats Waller....
Ci sprofondai all'infinito, e non ne sono uscito.
Non sapevo nulla, non avevo una chitarra. Quei suoni su di me ebbero un potere tremendo, soprannaturale...... eccitanti e inquietanti allo stesso tempo. Poi ho sentito Chuck Berry alla radio, e dopo ... Muddy Waters, il blues - molto blues primitivo. Poi Sun Ra. Insieme ai Floyd, Barrett. Ho iniziato a cercare, a cercare.... a scavare....
Cose contemporanee sperimentali, ma anche musica antica.....
Il Telefunken...
l'odore dei circuiti del giradischi, i nomi di stazioni radio impossibili illuminati di giallo accanto al foro con dentro il fantasma verde della valvola... e tutto ciò con quei suoni mai sentiti.....
Quella è stata la mia personale macchina psichedelica. Totale impatto sui nervi, distruzione e ricomposizione di un mondo.
Questi frammenti di immagini vissute mi fanno pensare a quello che mi dicevi del termine psichedelico. E' ambiguo, riduttivo e un pò idiota applicato alla musica, vista la sua origine non musicale.
Tutte le espressioni potenti allargano la psiche: film, libri, quadri, musica, teatro. Cambiano le tue visioni e i numeri dei tuoi pensieri per sempre. Come etichettina di sottogenere rock è sempre stato un rottame. Roba da supermarket, da edicola.
Bisogna degenerare.....Ogni genere è una gabbia. C'è ben altro là fuori.
3)
Essendo un veterano della scena musicale underground italiana, che cosa è cambiato dagli anni 80 ad oggi, secondo te? E' meglio ? Peggio ? Ci sono più possibilità ?
Mah... in Italia, come dappertutto, c'è tanta musica falsa, una specie di suono senza desiderio - come dico io, di pornofonia - e una specie di mafia oligarchica delle agenzie.
C'è più struttura. E' tutto integrato, tutto statale. In altri momenti si avevano meno gruppi e maggiore senso di verità.
Comunque ogni annata ha le sue bottiglie buone. Mi viene da pensare che internet tutto sommato ha delle potenzialità che prima non c'erano.....
4)
Non essendo più giovanissimi a volte, suonando in giro, colgo l'impressione che il linguaggio artistico che uso con il mio gruppo sia perfettamente compreso dai miei coetanei mentre mi sembra che, spesso, i più giovani ne siano assolutamente lontani.
Come se si parlasse una lingua arcaica, dimenticata. Eppure un certo tipo di sonorità (ad esempio il blues attraverso gruppi come White Stripes prima e Black Keys poi o la psichedelia attraverso ad esempio i Kasabian) siano patrimonio anche delle generazioni più giovani.
Ah ahaah!!!.....Non riesco a crederci! Viva le lingue arcane, primitive! Il blues e il rock'n'roll sono la base. La musica nera in genere. Sono anche la mia origine. Più per il linguaggio che per le forme.
Comunque nei live troviamo sempre dei ragazzini che rimangono spiazzati e colpiti. Preferisco quelli a un pubblico "erudito" che spesso ha in testa solo mappe di riferimenti. Noi siamo fuori dalle mappe.
5)
Pensi che come ormai da tempo continuamente pronosticato il supporto fisico (CD, vinile etc) per l'ascolto sia destinato ad essere sostituito dalla musica "liquida" (file, mp3 etc) ?
No, credo di no. Però il suono è fatto d'aria, è invisibile, e in fondo i vinili e i cd sono solo cerchi di plastica che ruotano.... Non è straniante ?
6)
La band ideale con cui ti piacerebbe suonare (valgono anche i defunti…)
Una bella band con Richard Wright, Coltrane, Barrett , Son House e LaMonte Young non sarebbe male...
7)
L'inevitabile lista di dischi da portare sull' isola deserta
Mmm.....Penso che ascolterei soprattutto i suoni dell'isola........
Sto guardando una fila di formiche rosse che entrano in una fessura del muro sotto il sole.......
Fammi pensare.....l'isola deserta...
Sono attratto dalle cose intense...ti do dei nomi, random.......
il primo dei Red Crayola, John Lee Hooker, Leo Brouwer, Theatre of Eternal Music, Beefheart, John Fahey, AMM... Amalgam, Swell Maps, Steve Reich, Johnny Burnette, V.U., Gaspar Sanz, Coltrane, Breast Burn, Wire, LaMonte Young, One String Sam.....
lunedì, giugno 23, 2014
Vivere di musica in Italia
Ricorre frequente, su queste pagine, il tema relativo a quanto sia difficile fare musica e vivere di musica in Italia.
Abitualmente se ne parla facendo riferimento alla scena "indipendente" o "rock".
Oggi ho raccolto e sintetizzato la testimonianza di Ottaviano Cristofoli, trombettista classico di Udine, tratta da un’intervista al sito http://www.stellanova.it/
Ho collaborato con molte orchestre dei nostri teatri: Roma, Venezia Napoli Genova, Milano.
Ho incontrato musicisti di prim’ordine nelle nostre orchestre, che in altri Paesi sarebbero pagati a peso d’oro, trattati in maniera pessima dall'amministrazione di turno.
Sono stati tagliati gli stipendi in certi enti, e nello stesso tempo, è stato vietato di collaborare con le altre orchestre, sono state diminuite le ore di lavoro e vietato di avere altre prestazioni al di fuori del teatro.
Ho incontrato anche musicisti pessimi, che per qualche motivo, di certo non artistico, sono finiti nelle orchestre.
Mi sono trovato in scene tipo "Prova d'orchestra" di Fellini e mi sono detto che, se avessi voluto lavorare al circo, avrei fatto il domatore.
Approda alla Schleswig-HolsteinMusik Festival Orchestra in Germania.
Siamo stati in tour in Russia, Armenia, Lituania, Ungheria, Brasile e Germania. Abbiamo fatto dei concerti in cantieri navali offerti a tutti i dipendenti, in teatri, in maneggi, in sale concerti come la Konzerthaus di Berlino, per tutti i tipi di persone, dal dottore all'impiegato.
In Germania ho visto come la musica classica può essere popolare.
Da noi non si dà valore all’arte, non si sa nemmeno quanto vale in termini economici.
Il nostro Paese potrebbe vivere di arte.
È questo il peccato imperdonabile che le persone che ci hanno governato hanno commesso.
Non è giustificabile che nel nostro Paese l'arte, e la musica siano in crisi, quando in Giappone si riempiono i teatri di persone paganti fino a seicento euro a biglietto con le opere di Puccini o Verdi e le opere vengono trasmesse in tv in prima serata, non alle 4 del mattino.
In Italia si può vivere facendo il musicista accettando di essere pagati 50 euro a serata quasi sempre in nero e investendo decine di migliaia di euro in strumenti e studi.
Accettando di guadagnare 10 euro all’ora per insegnare a ragazzini con l'iPhone da 800 euro, senza avere i contributi, l'assicurazione e le ferie.
Accettando che nelle scuole ti sostituisca un insegnante senza diploma e che non sa suonare, solo perché è un dilettante e accetta paghe misere.
Accettando di suonare per un’orchestra sinfonica che poi paga con un anno di ritardo.
Ma la cosa peggiore è la consapevolezza che di tutto questo non importa niente a nessuno.
Se chiude un teatro, non importa, tanto c'è la tv con la sua gratuita piattezza di contenuti ad istupidirci il cervello.
domenica, giugno 22, 2014
STEEPLEJACK - Dream Market Radio
All’attivo un solo album nel 1988, "Pow Wow" e il mini LP "Serena Maboose", del 1987 gli STEEPLEJACK sono stati tra i principali gruppi della scena "rock" italiana degli 80's.
L'attività è poi proseguita a fasi alterne fino ai primi anni '90, sperimentando anche con testi in italiano prima del temporaneo stop del gruppo che porterà in seguito alla formazione degli Shantish.
Alla fine dei 90's la ripresa, con un EP di coverà in edizione limitata, nel 2011 la ristampa dei primi due lavori più una serie di rarità e inediti in No-one's Land.
Dopo tanto tempo il ritorno della band con addirittura un doppio album con 15 canzoni divise in quattro "capitoli" che sanciscono i contorni di un lavoro complesso, estremamente vario, in cui Maurizio Curadi, da sempre anima e mente del gruppo, spazia in un universo psichedelico che assimila e centrifuga Pink Floyd, 13th Floor Elevators, psichedelia, folk, cavalcate acide, roots music, blues e tantissimo altro, tra chitarre fluttuanti e lisergiche, atmosfere sognanti e brusche e distorte accelerazioni.
"Dream Market Radio" è uno dei dischi più maturi e “avanti” attualmente in circolazione, capolavoro assoluto della musica nostrana.
sabato, giugno 21, 2014
Mondiali: Costarica-Italia 1-0
Incomprensibile.
Unica parola che mi viene in mente per la disfatta di ieri.
Incomprensibile lo stato fisico, gente spompata, senza forze, abulica, Chiellini e Thiago Motta che perdevano ogni palla che toccavano, Balotelli che si mangia un gol che neanche in Terza categoria, il resto che giochicchia senza idee anche quando è sotto di 1-0 e per tutto il secondo tempo non tira mai in porta e neanche s avvicina all'area avversaria.
Il Costarica, che è squadra modesa, spalanca gli occhi per lo stupore, ringrazia e porta a casa la qualificazione.
Comunque un Mondiale abbastanza sorprendente con Spagna, Inghilterra e una tra Italia e Uruguay fuori, Portogallo messo male, mentre, al momento volano Germania e Francia, il Brasile delude ma c'è tempo per rifarsi, bene Argentina, Cile e Colombia, il resto nella norma.
venerdì, giugno 20, 2014
Kaiser(schnitt)amboss/laszlo - Viva Terror !
Altri Cantautori è una rubrica che si occupa di andare a pescare nel cantautorato italiano meno conosciuto, cercando di scoprire nomi di valore e di sicuro interesse, attraverso i loro nuovi dischi e le loro parole.
Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori
Improbabile riuscire a definire il mondo musicale di Kaiser(schnitt)amboss/laszlo, un mix di suggestioni vicine (PJHarvey), lontane (Bessie Smith e Robert Johnson), oscure (Nico, Carla Bley, i Birthday Party, il John Lydon tenebroso dei PIL di “Flowers of romance”), teutoniche, minacciose, rigorose e severe.
Ancora più difficile addentarsi nel mondo sul quale apre uno spiraglio l’ascolto di “Viva Terror” (album uscito alla fine del 2011 ma che sarà ristampato a breve), un territorio pericoloso, ostile, dove si corre il rischio di uscirne malconci. E’ un blues industriale, iconoclasta, malinconico e disperato, cantato con voce gutturale, secca, in cui veleggia costante un senso di Maligno, tanto spaventoso quanto affascinante.
Tra le cose più interessanti e nuove degli ultimi tempi.
https://soundcloud.com/spaceshipmngmnt/sets/ksal/s-Kdwcd
Foto: Nikka Dimroci
1)
La tua è una musica che evoca scenari minacciosi, duri e con scarsa gioia.
E’ una visione astratta o prende spunto dalla realtà (o da una tua realtà) ?
R: Quello che scrivo e suono deriva in tutto e per tutto dalla mia, personale, realtà.
Essendo musica, è chiaramente anche astrazione, sia nel senso di processo, sia nel suo significato estensivo. Suono ciò che sono, vedo e faccio.
Se percepisci il senso di minaccia, la durezza, e la scarsa gioia, in effetti questi sono i tratti distintivi del mondo che tocco direttamente, e delle persone con le quali ho a che fare.
Alla fine, avere la capacità di processare tutto questo in musica è l’unica cosa che mi abbia mai davvero salvato il culo.
2)
La matrice blues secondo me è prevalente nel tuo sound, anche se i riferimenti sono tantissimi.
E’ una musica in cui sei particolarmente coinvolta o è solo uno dei tanti ingredienti.
R: Eccome se c’è il blues.
C’è sempre stato anche quando non ne sapevo un cazzo. Era già lì nelle prime scelte che facevo. E intendimi, per blues non mi riferisco solo al “genere”.
Sto parlando di un modo-di.
E’ l’andare alla radice più profonda, alla struttura elementare, il camminare dritti col sole in faccia, e magari pure con il completo a striscioni e la palla al piede. Ascolti il blues delle origini, e leggi le storie dei loro protagonisti, e non puoi non esserne toccato. Se alla verità non ci arrivi comunque mai, loro però ci si avvicinavano parecchio.
Rubo il termine a Marc Bloch, ma ecco: erano uomini senza aggettivi, fuori da ogni personalismo, universali. Uomini con una vita ed un linguaggio “proprio e di tutti” allo stesso tempo, un linguaggio con tutta la potenza del primordiale, in cui ci si riconosce, è l’andare verso la propria “casa”, ecco.
3)
Quali sono le principali fonti di ispirazione della tua musica e dei tuoi testi ?
R: Per rubare ancora le parole ad un altro famoso, Maupassant, con il valido aiuto dell’etere, aveva detto giusto: … la musica, quell’arte strana, vaga come un sogno, esatta come l’algebra. Già per questo la musica vale lo sforzo, ed è un’ispirazione di per sé. Mette al limite il tuo cervello, il tuo cuore e il tuo fegato come nessun’altra cosa.
Se c’è del vero in quello che fai, un po’ devi farti male e un po’ devi farne. Ad ogni modo, musicalmente, mi eccita la soluzione, l’impronta cieca, quel gesto, quella sfida, quel rivolto e quell’idea che rende un brano “diverso”, lo spinge oltre.
E questo “gesto” lo puoi trovare dappertutto, lungo tutta la storia della musica.
Ti elenco l’ordine dei primi dischi che trovo qui di fianco: Chrome, Ockeghem,13th Floor Elevators, Cluster, Motőrhead, Fletcher Henderson, Alessandro Scarlatti, Killing Joke, Magma, Factrix, La Folia de la Spagna.
Appunto, non c’è nessun ordine, e quella “soluzione” puo’ fulminarti in ciascuno di questi diversissimi autori come in tanti altri.
Mi interessa trovare il segno dell’unicità, quell’impronta. Scrivo i testi direttamente in inglese, e sono le mie personali e balorde riflessioni su quello che vedo e vivo messe in musica. Essendo riflessioni, sono cose “metabolizzate”, e scatta anche l’artificio.
Quindi anche il suono e la meccanica della parola conta, alla pari col “senso” di quello che è scritto.
Sempre che lo si colga o che ci sia, perché è la mia vita e il mio immaginario, e certo non quello di qualcun altro.
4)
Pensi sia possibile in Italia vivere suonando la propria musica, senza compromessi ?
R: Bah, da quello che so io, credo di no.
E la faccenda ha molte facce. Lo stivalino non ha un’educazione all’ascolto, e d’altronde qui non c’è vera industria musicale. La musica in sé è un qualcosa che viene accolto in modo poco empatico, anzi, sembra mal tollerata, a meno che sia relegata e ben chiusa in un certo contesto, occasione e blah blah. E sempre a decibel misurato.
Perché il vociare, il traffico urbano e aereo, non so, infastidiscono forse meno. La musica dovrebbe pervadere ogni aspetto strutturale della vita, come accadeva nel Medioevo.
Ma erano altri tempi. E poi, la musica non è solo la canzone che alla fine arriva impacchettata a chi ha voglia di sentirla. E’ un lavoro duro e che ti mette a nudo, sempre, anche quando non sei pagato. E ti dico ancora bah, perché il mio lavoro e la mia disciplina sono quelli, in ogni caso, che mi paghino o no. Non so bene se per essere dei musicisti di successo qui bisogna passare da Manuel Agnelli e sembrare intelligenti o da un programma televisivo. Il fatto è che la cosa non mi interessa, e non me n’è mai fregato un cazzo di leccare il culo a nessuno.
Perché se ti devi piegare, impossessarti di un immaginario altrui, essere imitativo sin negli stivali che porti, no, non ce la farei, neanche volendo. Anche perché la posta in gioco, qui, in questo paese, non si materializza certo in potere, droga di alta qualità e soldi a cascata, sesso orgiastico appena schiocchi le dita e casa sulle colline di Hollywood.
Che può essere un inferno come un altro, va bene, ma almeno tanto, tanto più appagante.
Allora tanto vale nessun compromesso, droga per sé di medio/bassa qualità, e trovare la bellezza nella propria fogna, che non è la retorica becera dell’incompreso, ma è sentirti gigantesco perché hai scritto una canzone. Se non ti piace quello che senti, cazzi tuoi, ho molto altro da fare.
5)
Il punk (e l’hip hop successivamente) hanno annullato l’esigenza della tecnica strumentistica per poter fare un concerto o incidere un disco.
Lentamente abbiamo, secondo me, assistito ad una restaurazione in cui il minimalismo tecnico non è più ben accetto e che di fatto ha cancellato gl ieffetti della “rivoluzione” punk.
Concordi ?
R: Dici?
A questa domanda non so bene che rispondere, sono troppo isolata per dirti che accade al di fuori del mio buco.
Può darsi. Sì, la grandezza del punk, quella originaria, consisteva anche nello schiaffo al tecnicismo dei dinosauri, ma questo era il precipitato, secondo me, di qualcosa di ancora più potente. Essere soggetti unici e uguali a nessun altro con poco o niente, e come diceva Steve Jones, rendersi conto che le star dei dischi non piovevano dal cielo, ma che chiunque poteva fare qualcosa, rubando la strumentazione a David Bowie.
Ma occhio. Steve Jones è un chitarrista meraviglioso e tutt’altro che incapace. Era un ragazzino tanto difficile quanto dotato che aveva trovato la sua “formula” E una formula semplice e perfetta … Ma era molto tempo fa … Delle performance su base, che dire, non è il mio ambiente.
Del deejaismo che dire. Schiaccia il play e la gente muove il culo e in realtà non sente nulla. E’ pure una cosa strana, a guardarla dal di fuori e in modo disincantato.
Fa un po’ romanzo anti-utopico del ‘900.
Della Restaurazione di cui parli, io posso dirti questo, anche se non soddisferà la tua domanda in modo preciso. Io sono chitarrista, e da lì non mi schiodo. E per ottenere certi risultati, in un modo o nell’altro, i calli vanno alimentati, anche se per la poetica da bar questo equivarrebbe al farsi una sega. Ho bazzicato per un po’ negli ultimi due/tre anni l’ambiente di chi faceva computer music, rumoristi, e quelli dell’industrial, e quelli che fanno musica concreta, e poi l’immancabile visual … e non so, ogni volta che mi trovavo lì, mi chiedevo Ma se ti staccano la corrente col cazzo che puoi “cantare la tua canzone”.
Dov’è che stai andando? Sembrava che nessuno sapesse più suonare uno strumento, semplicemente venendoti dietro. Naaah, gli strumenti sono fighi se sono “preparati”, rovesciati, auto costruiti, e tutti a spendere fiumi di parole e ad auto incensarsi e giustificare il proprio lavoro.
Non so se sia scattata la Restaurazione, ma quello che ho visto io è tanta ossessione sul suono, e sempre meno verità nel suonare uno strumento e cantarsela, qualunque sia la tua formula. Sempre meno verità nello scrivere un brano, il che equivale a dire: Non abbiamo più nessuna canzone dal ritornello spaccaculo da cantare sotto la doccia.
6)
La solita domanda sui dischi da portare sulla solita isola deserta
R: Ti dico i tre che mi hanno aiutato in ascolto heavy rotation per assemblare Viva Terror!... che sinchè non esce il nuovo, è ancora la mia isola deserta: “Metal Box” dei Public Image Ltd, “The Boll Weevil” di Leadbelly, e “Grosses Wasser” dei Cluster. Fantastica tripletta, come un bell’acido con il botta-risposta di uno speedball sulla finire del viaggio. 
giovedì, giugno 19, 2014
L'accendino BIC
Uno degli oggetti più ricorrenti nella vita quotidiana di ognuno (fumatore o meno).
Uno degli oggetti con meno valore e di cui si ha meno cura, reperibile, ovunque, a prezzo irrisorio, passa di mano in mano senza particolari problemi, spesso regalato o gentilmente lasciato ad altri. L'ACCENDINO BIC può vantare sei milioni di esemplari venduti OGNI GIORNO in tutto il mondo, un numero incalcolabile di imitazioni e un posto d’onore nelle collezioni permanenti del MoMA di New York e del Centre Pompidou di Parigi.
Umberto Eco lo ha definito «il capolavoro del design moderno, nato volutamente brutto e diventato bello perché pratico, economico, indistruttibile e unico esempio di socialismo realizzato, capace di annullare ogni diritto di proprietà e di distinzione di stato».
Nel 1973 il barone Marcel Bich, imprenditore torinese di origine valdostana che divenne successivamente francese), già protagonista della costruzione dell’impero della penna a sfera, dop aver acquisito due anni prima la Flaminaire, una fabbrica di accendini francese, lanciò un accendino a fiamma regolabile, resistente, economico e assicurato per tremila accensioni ottenendo un immediato, nuovo, successo.
Il primo accendisigari moderno nacque in Germania agli inizi del 1800, quattro anni prima dell’invenzione del fiammifero ma le prime versioni tascabili iniziarono a comparire agli inizi del Novecento, ma si trattava di oggetti di lusso, pensati per durare una vita che in pochi si potevano permettere. Negli anni successivi iniziarono a diffondersi i primi modelli automatici e nel 1935 arrivò il primo accendino a gas butano.
Oggi Bic è la terza marca francese conosciuta nel mondo dopo Dior e Chanel, la prima negli Stati Uniti.
Non è mai cambiata la tecnologia né la forma dell’accendino concedendosi solo le più fantasiose personalizzazioni e variazioni a livello grafico.
mercoledì, giugno 18, 2014
I prezzi di una rockstar a casa vostra
Il New Musical Express ha recentemente pubblicato un elenco di cachet di alcuni dei principali nomi della scena musicale mondiale per EVENTI PRIVATI
In poche parole se volete qualcuno di costoro per il vostro compleanno sapete quanto dovete tirare fuori oltre alle bibite, alla torta, i salatini, le tartine.
PRINCE 1.150.000 sterline
ARCADE FIRE 800.000 sterline
ROLLING STONES 880.000 sterline (il cachet abituale è di 1.500.000 di dollari)
BLACK KEYS 590.000 sterline
ADELE 440.000 sterline
BLINK 182 400.000 sterline
GREEN DAY 400.000 sterline
COLDPLAY 290.000 sterline
DAVE GROHL 140.00 sterline per un concerto in acustico solo lui chitarra e voce con i FOO FIGHTERS 175.000 sterline
KINGS OF LEON 250.000 sterline
LANA DEL REY 175.000 sterline QUEENS OF THE STONE AGE 175.000 sterline
ARCTIC MONKEYS 115.00 sterline
NOEL GALLAGHER in acustico 115.000 sterline
OZZY OSBOURNE 115.000 sterline
IGGY POP 75.000 sterline
THE HIVES 75.000 sterline
COURTNEY LOVE 15.000 sterline
PJ HARVEY 15.000 sterline
VILLAGE PEOPLE 15.000 sterline
martedì, giugno 17, 2014
La Messa Beat
Un degli esempi più bizzarri in ambito BEAT fu il tentativo di accostare Sacre scritture e musica laica e profana.
I primi a portare avanti il connubio furono a metà dei 60‘s Gli Amici di Ascoli Piceno e i sardi Barritas, senza dubbio i più famosi con la loro Messa beat, con le musiche di Marcello Giombini.
La composizione si divide in 8 brani, canzoni che accompagnano le fasi della messa e sostituiscono alcune invocazioni dell'assemblea.
Ci sono quindi il canto d'inizio, il Gloria, il Credo, l'Offertorio, il Sanctus, la canzone del Padre Nostro, l'Agnello di Dio e la Communio.
Oggi nelle parrocchie i canti con chitarra e altra strumentazione molto comuni ma allora, in una Chiesa che stava passando dal latino al linguaggio comune, era una assoluta novità.
Marcello Giombini, già autore di colonne sonore di western all'italiana, in collaborazione con il paroliere Giuseppe Scoponi, intuì che era il momento adatto per introdurre una veste più moderna in chiesa per attirare una gioventù in pieno cambiamento sociale, epocale, etico.
Nel 1965 appare sul mercato discografico il 45 giri Non uccidere, de I Barritas. Sempre nel 1965, il complesso Gli Amici pubblica, su etichetta Edizioni Paoline, l'EP Chinati ai tuoi piedi/Osanna nell'alto dei cieli/Ave Maria no morro .
Giombini compone poi La Messa dei Giovani, divenuta la "messa beat" per antonomasia, eseguita per la prima volta presso l'Aula Borrominiana dell'Oratorio di San Filippo Neri alla Vallicella, il 27 aprile del 1966, alla presenza di un foltissimo pubblico, vari mass media, RAI inclusa.
A suonare I Barritas, Angel and the Brains e The Bumpers.
È del 1966 la prima incisione della MESSA BEAT su LP in vinile (etichetta Ariel), nell'originaria interpretazione de I Barritas, Angel and the Brains e The Bumpers.
I Barritas realizzano in seguito un proprio LP, con l'originario titolo di La Messa dei Giovani e successivamente con il nome The Berets, incidono la messa in inglese, con il titolo The Mass for peace, pubblicato negli Stati Uniti dalla Avant Garde, con produzione Clay Pitts.
Il fenomeno si diffonde anche oltreoceano, e nello stesso anno gli Electric Prunes incidono Mass in F Minor, traendo sicuramente spunto anche dall'esperienza italiana.
Numerosi altri compositori e gruppi portarono avanti questo nuovo modo di interpretare il canto liturgico con strumenti e sonorità innovative, tra cui Domenico Machetta, Giovanni Maria Rossi, Michele Bonfitto, il Gen Rosso, il Gen Verde, Pierangelo Sequeri , Pierangelo Comi, gli Alleluia, il Clan Alleluia e molti altri.
Lo stesso Giombini continua a comporre nuovi canti, che si diffondono in tutte le parrocchie italiane: i più noti sono Quando busserò (molto cantata nelle celebrazioni funebri), Dio si è fatto come noi, Quando cammino per il mondo, Il Signore è la luce, Io ti offro, Siamo arrivati.
Nel 1967 viene pubblicato, su testi di Giuseppe Scoponi l'LP Cantata dei giovani per la Vergine Maria de Gli Alleluia.
Il gruppo, partito come beat diverrà in seguito il Clan Alleluia e si evolverà negli anni allontanandosi da questo stile (ma rimanendo comunque legato alla musica religiosa).
Tra i gruppi che hanno partecipato alla prima messa beat, gli Angel and the Brains incidono un altro 45 giri su tematiche religiose dedicato a San Francesco d'Assisi.
Dopo il successo della prima messa beat, altri gruppi si dedicano alle messe beat, ad esempio I Corvi (che ne rappresentano una, incidendo però su disco soltanto una canzone, Quando quell'uomo ritornerà) o Franco IV e Franco I (con Oggi è nato il Redentor), o i bergamaschi Squali 66 (con Venne un uomo).
Altro importanti interpreti della musica leggera prestano attenzione verso le tematiche religiose, dando origine a canzoni come Chi era lui di Paolo Conte (incisa da Adriano Celentano), Dio è morto di Francesco Guccini (portata al successo dai Nomadi nel 1967), Spiritual di Fabrizio De André.
Anche l'album La buona novella di De André del 1970 risente palesemente di questo spirito.
Nel 2008 Gli Illuminati hanno riproposto nel suo album Prendi la chitarra e prega, numerosi brani di messa beat, tratti dalla Messa dei Giovani.
e più recentemente con Lumen Gentium, con brani quasi tutti del maestro Giombini.
lunedì, giugno 16, 2014
Fenomenologia della band di supporto
Uno dei ruoli spesso più ambiti dai gruppi poco conosciuti è quello di supporter del nome (più o meno) famoso nella speranza che il potersi rivolgere ad un pubblico più ampio di quello abituale, costituisca un trampolino di lancio per la propria attività (per citare esempi famosi funzionò per gli Iron Maiden che cancellarono i Kiss, un po' meno per Hendrix che si trovò ad aprire per i Monkees, mentre a Milano la Rollins Band affossò letteralmente un concerto bolso dei Red Hot Chili Peppers).
Se funziona in ambito di un festival in cui abitualmente il ruolo di tutti i partecipanti è più o meno paritario, sul concerto singolo la cosa comporta qualche inconveniente.
1
In genere, con rare eccezioni, il gruppo di supporto è mal tollerato se non proprio detestato da chi va a vedere i propri beniamini e si deve sopportare mezzora e più di qualcuno di cui poco o nulla ti frega.
Con il risultato opposto da quello prefissato, cioè di accaparrarsi nuovo pubblico.
2
Ovviamente il gruppo principale si avvale dei propri suoni e del proprio act e il supporter si deve adattare, spesso in maniera precaria, alle esigenze dell'headliner, con la conseguenza che spesso la resa sonora è insufficiente se non proprio scarsa.
Capita anche, esperienza personale, che certi fonici tengano volutamente i volumi bassi del supporter o deliberatamente li boicottino per far risaltare di più l'headliner.
3
Abitualmente il gruppo di supporto non è retributo e non di rado non si può avvalere di cena, catering e abituali, normali, agevolazioni.
4
E' uso da parte dei gruppi fare lunghi elenchi nelle proprie biografie di chi si è supportato.
Premesso che praticamente OGNI gruppo italiano ha suonato prima di Afterhours, Marlene Kuntz o MCR, può attirare qualche vago interesse se si tratta di nomi altisonanti, altrimenti, supportare questo o quell'altro NON E'necessariamente UN MERITO ARTISTICO ma più spesso una casualità, un caso fortuito etc.
5
Un noto gruppo indie italiano fu chiamato da un notissimo nome del pop nostrano ad aprire il suo tour negli stadi.
Il tutto senza alcun compenso.
Il gruppo indie investì parecchie decine di migliaia di euro per l'operazione, recuperandoli anni dopo solo grazie agli introiti SIAE ma non cambiando una virgola o quasi della sua popolarità.
6
Esistono prezziari ben definiti per poter partecipare a certi festival. Più paghi e più tardi suoni, davanti a più gente.
Stessa cosa per il supporting a certe bands.
domenica, giugno 15, 2014
Mondiali: Italia-Inghilterra 2-1
Buona la prima.
Un'Italia giovane, ordinata, concreta castiga ancora una volta gli inglesi, apparsi un po' troppo acerbi anche se con alcuni grandi talenti (l'imprendibile Sturridge, l'ottimo Sterling).
Due ottimi gol di Marchisio e Balotelli (che ne sfiora un altro da urlo), un palo di Candreva e un capolavoro di Pirlo che sarebbe entrato negli annali del calcio se non si fosse fermato sulla traversa.
Bene tutti, bravo Sirigu, eccellente Darmian, sempre grande Chiellini, da rivedere Paletta e la difesa sul gol inglese.
Sicuro il centrocampo e Balotelli tornato a fare la mina vagante là davanti.
Presto per esaltarsi ma giocando così qualche soddisfazione ce la possiamoo prendere.
Intanto la fresca e veloce Costa Rica strapazza un Uruguay presuntuoso e bolso e alla prossima Uruguay-Inghilterra è già praticamente da dentro o fuori.
Finora si è visto giocare bene, partite divertenti e appassionanti con l'Olanda impressionante contro una Spagna in caduta libera, una Colombia fortissima (anche se la Grecia è poca cosa), Brasile sempre candidato numero uno (ma buona la Croazia), solito Camerun, ottimo il Cile (possibile sorpresa) e delusione Giappone.
sabato, giugno 14, 2014
Rock N Goal ai Mondiali
GLI AUTORI di "ROCK N GOAL" ANTONIO BACCIOCCHI & ALBERTO GALLETTI
hanno scritto un nuovo capitolo del libro dedicato al mondiale Brasile 2014 ed a tutte le relazioni storiche tra la kermesse calcistica e la musica (non sempre e solo rock).
L’aggiornamento è stato direttamente incorporato negli ebook e si scarica in automatico acquistando il libro sullo store on line di Vololibero Edizioni. E' inoltre scaricabile gratuitamente qui:
https://dl.dropboxusercontent.com/u/3181952/Appendice%20a%20Rock%27n%27Goal.pdf
Scaricalo e buona lettura.
http://www.vololiberoedizioni.it
Rock‘n’goal analizza tutte le possibili connessioni, anche quelle più improbabili e insospettabili, tra musica rock e calcio. Calciatori cantanti, canzoni dedicate al calcio, tifosi eccellenti, il rock e le sottoculture nelle curve.
Con stralci di interviste sulle passioni calcistiche di Mick Jagger, Paul McCartney, Roger Daltrey, Clash e decine di musicisti e cantautori italiani.
Il tutto corredato da un ampio e curioso contributo fotografico.
Prefazione di Jacopo Casoni, Postfazione di Claudio Agostoni, Intervento di oSKAr (Statuto)
E STASERA TUTTI A PAVIA !!!!!
Al BIRRATOIO di via dei Mille 160 Alberto Galletti e Stefano Borghi a dilettarvi di calcio prima di Italia-Inghilterra
venerdì, giugno 13, 2014
Leonero - Monitor
GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, oggi vi invito ad una (RI)SCOPERTA con il secondo album solista di Gianni Leone in arte Leonero.
Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili
Gianni Leone è uno dei personaggi più particolari e interessanti della scena musicale italiana, nonostante la scarsa notorietà, se non nei circuiti prog.
Tastierista prima nei Città Frontale (futuri Osanna) e poi nel Balletto di Bronzo (con cui nel 1972 registra “Ys”) nel 1974 lascia band e un anno dopo l’Italia, assume il nome LeoNero per la carriera solista che inizia a Londra e New York, dove si addentra nella nascente scena punk e new wave, diventando amico delle New York Dolls e vedendo tutte le principali bands del tempo.
Il primo album solista del 1977 “Vero” risente ancora di influenze prog e rock cantautorali ma è con il successivo “Monitor” del 1980 che il discorso si fa particolarmente interessante e assolutamente unico ed originale.
Leonero si è spostato a Los Angeles e collabora con gli Screamers e il loro leader Tomata Du Plenty.
L’album si divide in due parti.
Sulla side A si fa accompagnare dalla Optical Band (gruppo formato da membri dei Plugz (band di Tito Larriva, poi in Tito e Tarantula di Tarantiniana memoria) come Chalo Quintana e Steve Hufsteter, da Scott Lipsker al basso, poi con Donna Summer e Steve Sykes, turnista particolarmente apprezzato in seguito) e spazia in sonorità elettroniche e sperimentali che abbracciano ancora tematiche di derivazione prog (oltre ad una versione di “Piangi con me” dei Rokes) come nel singolo “Strada” (che deve qualcosa anche al primo Renato Zero) ma è soprattutto la B side che produce 6 brani che si avvicinano a Devo (vedi “Volpe robot” che ruba quasi il riff a “Jocko Homo”), XTC, primi Ultravox! con tocchi cabarettistici.
Di Gianni Leone una testimonianza relativa al suo periodo new yorkese e alla sua amicizia con l’artista Leon Neon
(tratta da http://athosenrile.blogspot.it/2009_11_01_archive.html)
Conobbi Neon Leon la sera del 17 maggio 1975.
Era la mia prima volta a New York. Mentre recuperavo i bagagli dal taxi che dall'aeroporto mi aveva portato davanti all'ingresso del Chelsea Hotel al 222 della 23esima fra la settima e l'ottava, mi si presentò lui, vestito in pelle e con un'enorme parrucca stile afro a strisce di colori arcobaleno fluorescenti: "Welcome to Chelsea Hotel! Come to see me later", e mi diede il numero della sua stanza. Una volta sistemati i bagagli, andai a bussare alla sua porta.
Così cominciò la nostra amicizia.
Dopo poche sere mi ritrovai al Matrix, dove, intorno al nucleo fisso composto da me al piano elettrico e all’organo, da Syl Sylvain dei New York Dolls e Neon Leon alle chitarre, ruotavano tanti altri musicisti di questa o quella band e insieme davamo vita ad infuocate, travolgenti, torrenziali jam sessions.
Tutti avevano parole di grande elogio per quel giovanissimo artista italiano, piombato nella bolgia del Chelsea e subito diventato “uno del gruppo”.
Poi ci trasferivamo all' Ashley's o a Le Jardin, dove incontravamo Johnny Thunders e altri.
Per me era molto liberatorio tuffarmi in quell’atmosfera di selvaggio e scarno rock and roll, dopo un giorno chiuso in studio a lavorare su un tipo di musica più complessa e rigorosa (stavo registrando il mio primo album da solista, "LeoNero - Vero").
Oppure andavamo al Max's Kansas City o al CBGB, templi del rock/punk/new wave newyorkesi. Praticamente "TUTTI" hanno suonato o sono nati lì: da Patti Smith ai Talking Heads, da Alice Cooper ai Blondie (Debbie Harry era stata cameriera al Max's), da Lou Reed e i Velvet Underground ai Ramones, da Iggy Pop agli Aerosmith, da Bruce Springsteen ai Dead Boys, da Wayne County (poi diventato Jayne County dopo il cambiamento di sesso) agli stessi New York Dolls e Neon Leon.
Dopo una notte passata girando di locale in locale, quando ormai di “lucido” non era rimasto altro che i tessuti dei nostri abiti, ci ritrovavamo all’alba, esausti, in Central Park, tutti stretti a bordo di una Limousine con autista presa a nolo, a riascoltare in un irreale silenzio la cassetta della nostra jam session della sera precedente. Talvolta si univa a noi anche David Le Sage, già fonico di Todd Rundgren, che in quei giorni stava registrando “Vero” con me.
Apro una triste parentesi.
Ormai sia il Max's che il CBGB non esitono più. L'ultima volta che sono stato al CBGB risale al 30 giugno del 2000.
Dal 2008 al suo posto c'è una boutique. Un'epoca gloriosa e irripetibile è stata cancellata per sempre.
Tornai al Chelsea nel '78 e Leon era ancora lì, in quanto aveva scelto di abitarci stabilmente. Riprendemmo a uscire e a suonare insieme.
In quei giorni i Rolling Stones erano a N.Y. per una serie di concerti al Madison Square Garden... Leon era loro amico, per cui talvolta incontravamo Billy Preston ed altri, ubriachi fradici, nei vari locali che frequentavamo anche noi. Poi io lasciai N.Y. e ci perdemmo di vista per alcuni anni.
giovedì, giugno 12, 2014
Mondiali 2014: i pronostici
Iniziano i MONDIALI di CALCIO e chiudiamo oggi la rubrica ASPETTANDO i MONDIALI con una serie di pronostici raccolti qua e là IN ESCLUSIVA da amici e conoscenti.
La prima parola a STEFANO BORGHI (super esperto che ci farà l'onore di nuovi articoli durante i Mondiali, telecronista di SportItalia pira, di Fox Sports ora, autore del libro “San Lorenzo de Almagro”, sulla squadra argentina di papale gloria)
Mi aspetto un Mondiale strano, quantomeno per quelli che sono i canoni del calcio di oggi: siamo in un'epoca in cui il gap fra il calcio sudamericano e quello europeo è al massimo della sua estensione e mai come ora il gioco aveva incoronato l'atletismo a dispetto della tecnica, però ho la sensazione che a Brasile 2014 questo divario verrà anestetizzato, e che non sarà questa l'occasione per vedere – per la prima volta – un'europea conquistare il Nuovo Mondo. Tutti indicano l'aspetto climatico come la grande insidia per le corazzate del Vecchio Continente: è vero, ma il nemico principale è probabilmente rappresentato non tanto dal caldo e dall'umidità di certe regioni brasiliane, quanto dal logorio figlio di una stagione che ha portato grande spettacolo e di conseguenza tanta fatica.
Per questo mi sento di dire che la “plurimedagliata” Spagna può essere vicina al capolinea: Del Bosque ha puntato nuovamente sul blocco del Barcellona (non aveva grandi alternative) e proprio l'ultima Liga ci ha fatto vedere come la condizione e gli stimoli di colonne blaugrana quali Busquets, Xavi, Iniesta e il partente Fabregas siano particolarmente difficili da ritrovare.
La principale candidata alla successione sul trono degli spagnoli è il Brasile, perchè gioca in casa (l'ipotesi di un nuovo “Maracanazo” non è nemmeno contemplata) ma soprattutto perchè riesce ad abbinare la miglior tecnica sudamericana ad una solidità notevole: ho la sensazione che Neymar, ragazzo ancora un po' troppo capriccioso ma anche dai mezzi strabilianti, sarà la stella del Mondiale, mentre non è solo una sensazione – piuttosto una certezza – il fatto che Scolari possa contare sulla miglior difesa della competizione.
Sarà un Brasile granitico, tutti sono avvisati. Tabellone alla mano, per la Seleçao l'ostacolo principale dovrebbe materializzarsi in semifinale, quando probabilmente incrocerà un'Argentina forse un po' sottovalutata: è vero che è sbilanciata, è vero che alcune scelte di Sabella possono essere discutibili (non l'esclusione di Tevez, almeno per quanto mi riguarda), ma è altrettanto vero che il quartetto Messi-Higuain-Aguero-Di Maria è un potenziale al momento ineguagliato e che con un Mascherano finalmente riportato a centrocampo si ha l'impalcatura per sostenere un simile capolavoro architettonico.
Fra le europee, detto della Spagna, si deve per forza puntare sulla Germania, che però si presenta in Brasile con una conformazione un po' troppo “guardioleggiante”: l'avere come centravanti puro il solo Miro Klose (gloria eterna a lui, ma gli anni si sentono...) obbliga il CT a puntare su di una batteria di mezzepunte estremamente illuminate ma molto poco “panzer-style”.
Il mix può essere esplosivo, però permettetemi di sperare nella non consacrazione di una Germania che gioca alla spagnola: sarebbe un controsenso storico troppo forte da digerire, va bene la modernità, però questo no dai, per favore.
Mi intriga invece la Francia del condottiero Deschamps, uno che continua a fare dei fatti a dispetto di una critica che tende ad ignorarlo: la sua squadra è elastica e talentuosa, forse un po' troppo giovane per imporsi subito (ve lo dico già, ai prossimi Europei saranno quelli da battere) ma con i numeri e le alternative per poter far male a chiunque. E con una spavalderia di gioco veramente benedetta dopo il grigiore tecnico visto sotto la guida di Blanc.
Attenzione anche all'Inghilterra: stavolta ha meno pressione rispetto al passato e un po' di linfa nuova e arrembante, chissà che non riservi delle sorprese, il che sarebbe un problema in primis per Prandelli.
Attendo conferme dal Belgio: se ci crede può davvero essere la grande rivelazione. Attendo invece, sperando ardentemente di sbagliarmi, il solito flop di una Colombia che ha una squadra straordinaria ma che – come da tradizione – potrebbe sciogliersi sotto le luci più intense, anche perchè l'assenza di Falcao è un colpo micidiale e ho l'impressione che molte stelle dei “cafeteros” stiano pensando al mercato, di conseguenza al portafoglio. Comunque sono forti, tanto.
Ma se volete divertirvi guardando una sudamericana, date un'occhiata al Cile di Sampaoli: è una meraviglia. Spero vada bene – per quanto possibile – all'amico Capello e a Zaccheroni-san, mentre tremo al pensiero di cosa possa succedere all'Italia: è vero che si comincia sempre così e si finisce sempre diversamente, però questa nazionale mi appare decisamente in deficit, non tanto per le vituperate scelte del CT (alcune comunque sbagliate...dov'è Florenzi??) quanto perchè ho la forte paura che i giocatori azzurri tenderanno a confermare l'enorme difficoltà (possiamo dire impossibilità?) di competere con le superpotenze straniere sul piano dell'intensità di gioco.
Questa situazione si è vista chiaramente nelle espressioni internazionali di chi domina il calcio patrio da tre anni ma negli ultimi due è stato in grado di vincere solo 6 delle 16 partite disputate in Champions League, peraltro spesso contro avversari considerati abbordabili: credetemi, non è un problema della Juventus in sé, quanto la diretta conseguenza di un campionato che si gioca a ritmi troppo lenti, con pause troppo lunghe e con troppo poco ardore agonistico.
Per questo, ben venga un caldo asfissiante: se si gioca su ritmi alti l'Italia ha poche chanches di passare il girone, se invece si dovrà andare piano, allora c'è qualche speranza in più. Chiudo parlando (superficialmente) di Africa: non guardate la Nigeria, che davanti all'ottimo portiere Enyeama presenta una squadra raffazzonata e goffa, seguite piuttosto il Camerun con l'interessantissimo Aboubakar, poderoso centravanti del Lorient.
E magari date un'occhiatina all'Algeria: non andranno da nessuna parte, però a me divertono parecchio.
E hanno un centrocampo di tutto rispetto.
Ah, un'ultima cosa.
Dopo aver letto queste pagine non pensate di avere in mano la mappa di Brasile 2014: soprattutto se siete degli scommettitori, mi sento in dovere di avvisarvi che i pronostici non li azzecco mai....<BR>
E poi il Nostro esperto ALBERTO GALLETTI.
I pronostici sono sempre un bel divertimento, come le classifiche.
Ho rivisto lo schema ieri sera, mi ci son divertito un po' con mio figlio, siamo giunti alla stessa finale, ma per strada ci sono state diversità di vedute, insomma ci siam divertiti appunto.
Pronostici dell'Albe:
Classifica Finale:
1. Brasile
2. Spagna
3. Belgio
4. Francia
Capocannoniere: Fred (Brasile) in alternativa (Neymar)
Sorpresa: Belgio
Delusione: Olanda (fuori al primo turno), Uruguay (fuori al primo turno) e parzialmente Argentina (fuori ai quarti col Belgio)
Mina vagante: Portogallo e Inghilterra
Italia fuori ai quarti con la Spagna.
Miglior giocatore: Hazard, Pogba, Neymar
Peggior squadra: Nigeria (vista la settimana scorsa, imbarazzanti), probabilmente l'Honduras.
Inghilterra fuori ai quarti contro il Brasile dopo epica partita (non importa il punteggio).
Considerazioni a margine: non credo al tabellone designato, l'Argentina ha oggettivi problemi strutturali a fronte di un attacco da delirio, ma con i caldoni brasiliani sarà importante anche saper giocare un po coperti. Delle squadre africane vedo bene la Costa d'Avorio, è quella che ha i giocatori migliori , vince il girone poi si becca l'Inghilterra, se capita sarà un'altra partita da epica del calcio.
Non male anche il Camerun visto all'opera contro la Germania, trascurabili le altre.
Il caldo sarà protagonista.
vamos começar
OSKAR degli STATUTO
allora io pronostico, purtroppo, un Italia che non passa neanche il turno eliminatorio.. e le prime quattro temo saranno Brasile,Germania, Spagna e Argentina.
La nostra rappresentativa è di qualità inferiore almeno a altre 5 o 6, il calcio è lo specchio del mondo attuale e i soldi girano altrove, non in Italia, il campionato di serie A ne è la prova provata di quanto basso sia il nostro livello.
Comunque spero di sbagliarmi con tutto il cuore, di vedere una Nazionale che va il più avanti possibile e con ottime prestazioni di Cerci, Darmian e Immobile.
Poi quello divertentissimo di LUCA RE, voce dei SICK ROSE
Premesso che di calcio non ne capisco nulla e non conosco nemmeno la lista completa delle squadre che partecipano al prossimo mondiale, stimolato dal nostro boss, mi accingo a fornire un mio pronostico riguardo all’ imminente competizione calcistica che monopolizzerà le nostre televisioni nelle prossime settimane. Procedo per esclusione.
L’ Italia non mi piace per un semplice motivo estetico, odio da sempre le barbe e questa nazionale dal look “hipster” proprio non la reggo. Magari giocano pure bene ma, non me la sento proprio di indicarla come una delle favorite. Nel Portogallo ci gioca Ronaldo, già non lo sopportavo prima, adesso lo spot antiforfora ha accresciuto la mia antipatia nei suoi confronti a livelli galattici. Una squadra dove gioca lui non può vincere il mondiale.
L’ Inghilterra ha Rooney che mi stava simpatico, poi però anziché accettare dignitosamente una calvizie precoce ha optato per un trapianto che manco Conte…. Fuori pure loro.
Dell’ Argentina non so niente, mi pare che Kempes non ci giochi più, a lui saranno rimasti in testa i capelli? Boh, chissà.
Nel dubbio non pronostico neppure loro! Abitando a 40 Km dal confine francese spero di tutto cuore che non vincano loro, ricordo con terrore la vittoria dell’ Europeo 2000, gli schiamazzi in strada non ci fecero dormire per una settimana.
Tutta un’ altra storia ai mondiali 2006. E poi saremmo noi i terroni! I brasiliani si stanno incazzando sul serio e forse una vittoria farebbe più male che bene al futuro di una nazione che sta cercando uno sviluppo più democratico. Resto a favore dello sciopero dei dipendenti della metropolitana e affanculo il mondiale. La Germania resta la mia seconda patria, mio figlio e mia moglie tiferanno Germania ed io per quieto vivere spero non si arrivi ad uno scontro diretto con l’ Italia (non mi hanno ancora perdonato il gesto dell’ ombrello al goal di Del Piero nella semifinale del 2006 che affondava per sempre le loro speranze di vittoria finale).
Spero proprio non vincano loro!
Dopo tutte queste mie bocciature resta soltanto la Spagna, detentrice del titolo e di due campionati Europei vinti in totale superiorità.
Gli spagnoli mi piacciono, li reputo culturalmente molto superiori a noi e tutte le volte che ho suonato in Spagna ho vissuto esperienze di altissima professionalità coniugata ad una passione e competenza che difficilmente si trovano in altri paesi europei. La Spagna è una nazione R’n’R che merita di vincere il mondiale!
LILITH (la sciura Face)
Non me ne frega nulla del calcio (infatti è juventina , n.d.r…), non mi piace l'Italia ma mi piacciono le cose che dice Prandelli, mi sembra una brava persona. Niente crucchi o francesi, mi piacerebbe facesse bene qualche nazionale un po' sfigata e povera, dove non ci sono tutti questi milioni che girano.
LUCA GIOVANARDI dei JULIE'S HAIRCUT
io dico favorite:
Brasile e Argentina
la Spagna è in declino ma potrebbe a livello di nazionale offrire ancora sorprese
la Germania ha un'ottima nazionale, ma sappiamo che a livello mondiale hanno sempre faticato
possibile sorpresa: Uruguay
L'Italia io la vedo onestamente malino
ma al contrario della Germania la nostra nazionale è sempre riuscita a raccogliere anche oltre i proprio meriti per cui non si può mai dire
Minimalista STEFANO GIACCONE
ne so davvero un cazzo...non seguo abbastanza. ho sempre tifato Brazil. Quindi verde oro, dai!
E infine gli autorevoli pareri di:
STEVE CRADOCK (chitarrista di Paul Weller e Ocean Colour Scene): ENGLAND ( I WISH )
DAMON MINCHELLA (bassista di Paul Weller, OCS, Who, R.Ashcroft, Trio Valore etc): Questo Mondiale ? Che l’Inghilterra fallisca completamente e l’Italia vinca il quinto titolo.
Ancora i campioni del MONNNNDDDDDOOOOOO...….
STEVE WHITE (ex batterista di Style Coucnil e Paul Weller, ora con il Trio Valore):
Non l'Inghilterra, sono una merda !!
Mi piacerebbe vedere fare bene una squadra africana, il Brasile può contare sul pubblico amico, Italia, Spagna e Germania faranno bene ma ho buone speranze per il Belgio.
Ci manca il mio….
Personalmente credo ci siano pochi dubbi che la finale sarà Brasile-Argentina con vittoria dei padroni di casa.
Il mondiale è stato costruito appositamente in funzione di questo epilogo.
Terzo incomodo la Germania.
La delusione sarà la Spagna, fuori presto, possibili sorprese la Francia (squadra giovane e con Platini in squadra), Cile, Belgio, Svizzera.
Le africane hanno già incominciato le "rivolte" per i premi partita, al massimo qualcuna agli ottavi.
Anche Giappone e Russia possono fare qualche scherzo. Neymar probabile bomber del Mondiale.
Italia: la vorrei vedere pentacampeon ma è invece un'incognita totale.
Può uscire subito con 2 punti e ignominia o con 4 e per differenza reti e tanta sfortuna come possiamo ritrovarci nelle prime quattro.
FANTACALCIO: immaginiamo una JUGOSLAVIA unita in questo Mondiale schierare gente come Handanovič, Srna, Ivanović, Lulić, Modrić, Pjanić, Jovetić, Mandžukić, Džeko…….