lunedì, marzo 31, 2014
Il meglio del mese. Marzo 2014
Tra i nomi che potrebbero già finire nella top 10 di fine anno: Sharon Jones and the Dap Kings, St. Paul & the Broken Bones, Hypnotic Eye, Quilt, Nick Pride and the Pimptones, Temples, Real Estate.
Tra gli italiani Eugenio Finardi, Bologna Violenta, Link Quartet, Nada, No Strange, Monkey Weather, Elli De Mon, The Bastard Sons of Dioniso Plastic man
ASCOLTATO
JANE J’s CLAN - Enough is enough / If I could only be sure
Geno De Angelis il basso più SOUL della penisola con la sua nuova creatura, guidata dalla voce black di Jane J con uno splendido singolo che riluce di black music in ogni anfratto e si colloca felicemente a fianco della nuova stirpe di soulers da Sharon Jones a Nicole Willis con anche una splendida cover del classico di Nolan Porter.
In attesa dell’album su Ammonia Records.
ROGER DALTREY+WILKO JOHNSON - Going back home
Inutile dire che l’accostamento dei due nomi è quantomeno promettente, tanto più se affiancati dall’ex bassista dei Blockheads Norman Watt Roy e dal batterista Dylan Howe (figlio di Steve Howe degli Yes, anche lui con Blockheads e già con Wilko) e da Mick Talbot (Style Council, Dexy’s etc) alle tastiere.
Il tutto riprendendo una serie di brani del repertorio di Johnson riproposti in un torrido album di ruvidissimo e minimale rock blues/pub rock/rhythm and blues dove la ruvida voce di Roger si trova benissimo con la sferragliante chitarra di Wilko.
Roba semplicissima, basica, elementare, poco altro. A me basta.
REAL ESTATE - Atlas
Bellissimo il terzo album del trio americano.
Sound sognante, jingle jangle byrdsiano, esplicite secchiate di Paisley Underground (i Rain Parade e gli Opal di David Roback in particolare), gli arpeggi cari a Johnny Marr. Canzoni delicate, solari, talvolta piacevolmente narcolettiche. Una pennellata di buon gusto estetico.
BASTARD SONS OF DIONISO - s/t
Si proprio loro, i ragazzi(ni) di X-Factor.
I brani sono 10, tutti suonati in modo impressionante, con grande inventiva, gusto, pulizia, suoni eccellenti, melodie e arrangiamenti vocali che è raro ascoltare in Italia. Un album tutto da scoprire, un gruppo da apprezzare.
THE MONKEY WEATHER - The hodja’s hook
Al secondo album il trio della Val d’Ossola si conferma tra i migliori produttori di deliziose canzoni power pop con una buona dose di punk rock, melodie contagiose, perizia tecnica, registrazione efficace con tanto di riuscitissima cover di “Firestarter “ dei Prodigy. Grande tiro, suoni duri ma puliti, vena pop alla Presidents of Usa, album superbo.
NADA - Occupo poco spazio
E’ da anni che Nada si è addentrata nei meandri della ricerca sonora, abbracciando sonorità spesso aspre che poco concedono al facile ascolto, affiancata di volta in volta da alcuni dei nomi più creativi della scena “alt” italiana.
“Occupo poco spazio” prosegue in questa direzione con brani duri, con chitarre acide in evidenza, puntellate da sapienti arrangiamenti d’archi su cui si adagiano testi altrettanto ruvidi e l’inconfondibile voce di Nada a tessere le fila dell’album.
Un album, ancora una volta coraggioso, diretto, privo di compromessi, personale e dallo stile immediatamente riconoscibile.
Una particolarità comune a pochi.
LINK QUARTET + MISS MODUS - Hotel constellation
Poderosa dimostrazione di forza compositiva che fa compiere al Link Quartet un prodigioso passo avanti rispetto al “solito” soul funk strumentale Synth 70‘s funk, soul, space funk, lounge beat, hammond beat hendrixiano di “Stop calling” e“Barbarella”, un album in grado di far compiere al Link Quartet il salto decisivo al di fuori del consueto ambito 60's oriented verso orizzonti ben più ampi.
NO STRANGE - Armonia vivente tra analogie e contrasti
I NO STRANGE, dopo trent’anni di attività, in "Armonia vivente tra analogie e contrasti" abbracciano nel modo migliore, soprattutto unico, tutto l’immenso bagaglio della tradizione musicale italiana e mediterranea, assorbendo la lezione cosmica che arriva dagli anni 70 tedeschi e dai tardo 60’s americani e inglesi ma inserendo anche lontani echi medievali, barocchi, orientali, canti gregoriani, tradizione popolare Il suono dei NO STRANGE è unico e il formato doppio del nuovo album non è solo un coraggioso schiaffo ad una assurda modernità che brucia e consuma tutto in un attimo ma un’esigenza di espressione creativa per contenere tutto lo scibile sonoro del gruppo torinese. Venti i brani che alternano momenti onirici, lunghi brani di una dozzina di minuti, raga rock, ballate psichedeliche di chiaro stampo tardo 60‘s, echi dei Pink Floyd.
Ad “Armonia vivente” è allegato un secondo CD con quattro brani tratti da un demo del 1983 e due live recenti.
Un album complesso, particolarmente difficile e ostico per un ascolto convenzionale, cosa che i No Strange non sono e non sono mai stati. Un album unico e inimitabile.
VALLANZASKA - Thegenerazione
Tornano i paladini dello ska milanese anche se è da tempo che i loro sound spazia in genere affini e non solo mischiando, sovrapponendo, contaminando a più non posso. Come in queste nuove 13 canzoni in cui ska, rocksteady e reggae la fanno sempre da padroni ma in cui non si disdegnano sferzate rock a base di imperiose schitarrate.
Su tutto i consueti testi, come sempre divertenti, agrodolci, sferzanti oltre al commovente omaggio alla tragedia dell’Olocausto in “Lettera”.
RIFLES - None the wiser
Ottimo album, forse scontato ma efficace viaggio nel più classico brit pop con echi Jam, riferimenti a Franz Ferdinand e Arctic Monkeys, molti brani che potrebbero essere tranquillamente patrimonio del mod revival 1979, citazioni 60's e un ritmo sempre fresco, energico e sostenuto.
THE JPEGS - Mister Sunshine
Ep con 5 brani dall’alto contenuto psichedelico/freakbeat (che a tratti ricordano il recente album dei Temples) che scava tra i soliti Beatles/Stones/Tomorrow/Pink Floyd fine 60’s ma che non disdegna Kinks, Monkees e perfino il Dylan mid 60’s. Da Londra si preannuncia una nuova summer of love ?
www.thejpegs per l’ascolto dell’EP.
EUROCINEMA - Funkstamatic
Olandesi, mischiano con grande tecnica, gusto e capacità funk, soul, jazz soul, blues, impostando il tutto in chiave cinematografica. In particolare il brano "Going up" (http://www.youtube.com/watch?v=THUISUtPXrc ) è uno STUPENDO brano SOUL con la bellissima vive di Sanne Monster. Da scoprire
NEW MASTERSOUNDS - Therapy
Un buon album, tra funk, soul, jazz e disco forse troppo eterogeneo nello spaziare in ambiti piuttosto differenti. Comunque un ascolto corroborante e consigliato.
THE MEN - Tomorrow’s hits
Mille influenze che spaziano dagli ultimi Meat Puppets ai Creedence Clearwater Revival, il Neil Young elettrico, gli Stones 71/74, Dream Syndicate, il primo Bruce Springsteen e tanto altro.
KAROVAS MILKSHAKE - "Freak Out"/"Factory"
Arrivano dalla Russia e sono innamorati della psichedelia freakbeat tardo 60's (un mix di Beatles Pepperiani, Pink Floyd made in Barrett, Tomorrow, Stones di "Their..", Small Faces di “Ogden..”e florilegi vari.
http://karovas.bandcamp.com
AFTERHOURS - “Hai paura del buio? Reloaded”
Gli Afterhours ripubblicano il loro capolavoro “Hai paura del buio?” rivisitandolo completamente con l’aiuto di un lungo parterre di amici (e che amici !! Mark Lanegan, Damo Suzuki, Finardi, Bennato, Afghan Wigs, Pelù, Sangiorgi dei Negramaro, Samuel dei Subsonica, Cristina Donà, Nic Cester ex Jet, tra i tanti).
Lavoro molto interessante, ben fatto, con i prevedibili e logici alti e bassi (spesso dipendenti da gusti, simpatie e antipatie). A partire dal fatto che credo siano pochi i nomi in Italia (e non solo) che si possano permettere di coagulare intorno a sè tanti personaggi di valore artistico inconfutabile, rivedendo un proprio album.
Operazione pericolosa che può essere, giustificatamente, tacciata di autocelebrazione e vanità, ma che personalmente trovo invece coraggiosa, quasi sfrontata e dalla quale Manuel e soci escono clamorosamente vincitori riuscendo ad equilibrare l’impronta compositiva personale con i caratteri dei vari ospiti e confezionando un album del tutto nuovo, stimolante, interessante, confermandosi tra i nomi leader della musica italiana, piacciano o meno.
THE SOUL SAILOR & THE FUCKERS - "Multicolour brain!"
Si viaggia in territori multicolore tra i primi Primal Scream, un po' del Weller solista mid 90's, gli ultimi Supergrass, i tutto con una abbondante spolverata beatlesiana tardo 60's.
Notevole e 100% made in Italy.
DRIFTING MINES - Comeback
Il secondo album del trio romano, attivo da una decina di anni, continua a scavare nella tradizione punk roots americana più oscura tra Cramps, Gun Club, Screamin Jay Hawkins, voodoo rock di sapore New Orleans, misconosciute atmosfere frat rock n roll, garage, Fuzztones.
Il tutto in maniera diretta, dura, scarna, minimale come il dio degli inferi comanda.
GIULIANO PALMA - Old Boy
Abbandonati i ritmi in levare (qui appaiono vagamente solo in un brano) ora si va di soul e rhythm and blues, Motown e Burt Bacharach, twist, pop dalle tinte black.
Si astengano i puristi. Per gli altri ascolto gradevole.
DIEGO DEADMAN POTRON - Electro voodoo
One man band alle prese con il blues più sporco e furioso, quello che da John Lee Hooker arriva fino a Junior Kimbrough e RL Burnside con vaghi accenni a White Stripes, il Nick cave dei Grindermen e Black Keys per chi non fosse avvezzo ai nomi appena citati.
ELLI DE MON -s/t
Viene da Vicenza e ha inciso un ottimo album a base di BLUES minimale, voce/chitarra/cassa della batteria, con piglio punk, un pizzico di anima rock n roll, tanta slide, dobro, e un raga blues con tanto di sitar.
PHARELL WILLIAMS - Girl
“Happy” E’ LA CANZONE del 2014. Brano travolgente, coinvolgente, super.
L’attesissimo album conferma le capacità di confezionatore di buona musica di Williams con abbondanti dosi di Michael Jackson, Prince, Chic, funk, disco.
Tutto ben fatto ovviamente (ci mancherebbe) ma dal sapore plastico un po troppo accentuato. In ogni caso alta classe e livelli super.
ASCOLTATO ANCHE SUZANNE VEGA ( Nuovo album molto affascinante, bene arrangiato, armonicamente molto strutturato, di gradevolissimo ascolto), WOLFMOTHER (siamo sempre dalle parte dei Led Zep, hard rock e affini ma il risultato non è più esaltante come agli esordi . Si ascolta qua: http://wolfmother.bandcamp.com/album/new-crown )JOAN AS POLICE WOMAN (Un album soul spesso vicino alle atmosfere che furono di Amy Winehouse. Interessante e piacevole), COBALTO( attivi conservano il gusto per sonorità new wave elettroniche, ben evidenti nel nuovo singolo che occhieggia a Depeche Mode e Cabaret Voltaire ma con un approccio “apocalittico“ che riporta ai Nine Inch Nails) TACOCAT (bubblegum pop, garage, beat, surf, Ramones e Gogo’s per la band di Seattle. Divertente e frizzante), BOBBY MESSANO (rock blues abbastanza scontato ma ben suonato), THE WAR ON DRUGS (molto rinomati e spinti in ambito alt rock a me dicono poco e annoiano). LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (mi spiace ma non ce la faccio ad apprezzarli. Sono sicuro che sia(no) interessante ma sono vecchio e non lo/li capisco e non mi piace) IL RE TARANTOLA (sarcastico pop in chiave lo-fi, prevalentemente acustico), I MATTI DELLE GIUNCAIE (patchanka tra folk, musica popolare, un pizzico di attitudine punk, ritmiche caraibiche e tanto altro tra Manu Chao, Negresses Vertes, Gogol Bordello), LEGITTIMO BRIGANTAGGIO folk rock con sferzate ai limiti del punk, occhiate ai Tre Allegri Ragazzi, pop), VANDEMARS (dalla Toscana un album gravido di influenze dark, ritmiche possenti, vocalità molto lirica qualche pennellata elettronica e suggestioni di estrema intensità), MENTIVO (da Perugia un esordio aspro e ruvido, elettrico e nervoso in cui confluiscono oltre ad una buona dose di personalità riferimenti ad Afterhours, Verdena e a vaghi riferimenti grunge e new wave), ROBERT CRAY BAND (sempre più simili a Eric Clapton ma l’album è di un piacevole blues soul raffinato e convincente). THIEVERY CORPORATION (lounge in chiave brasiliana, alla Astrud Gilberto, ma anche italiana e francese dalle parti Gainsbourg . Piacevolissimo sottofondo), NATURE CHILD (da Nashville un buon album di 70’s rock con tinte soul e Stones), GONZALO (da Pordenone un mix semiacustico di Rem, National e Everything but the girl. Non male)
LETTO
Milton Fernandez - Sua maestà il calcio
Un libro bellissimo.
Si parla di calcio visto dal Sud America, brevi storie, aneddoti incredibili sparsi nelle serie minori di Uruguay o Brasile o Argentina, disseppelite dall’oblìo e che restituiscono, ognuna, la vera anima che possiede il CALCIO.
Si parla di El Loco Martinez, del Gordo Urrutìa ma anche di Yashin o di Bielsa che affronta i tifosi inferociti davanti a casa con una bomba a mano, di Moacir Barbosa l’incolpevole portiere brasiliano che prese due gol nella finale del 1950 con l’Uruguay e che morì triste e povero con la gente che lo indicava come“l’uomo che aveva fatto piangere il suo paese”.
Ma ci sono anche la Dinamo Kiev che nell’Ucraina occupata del 1942 spazzò via le migliori squadre naziste prima di venire tutti mandati in campo di concentramento e l’ipotetica Nazionale Zingara ovvero i giocatori di origine zingara: Cristiano Ronaldo Che l'autore attribuisce al gruppo dei Kalè ma di cui non ho trovato alcun riscontro), Pirlo, Ibrahimovic, Cantona, Stoichkov, Mihalovic, Cantona, Baros, Van der Vaart, Quaresma e un’infinità di campioni rumeni...mica male...
Il libro si legge in un baleno tanto è bello, lieve e godibile.
Consigliatissimo anche per chi non mastica sempre di calcio.
Io sono Geronimo
L’autobiografia del capo Apache che con la sua tribù dei Chiricahua seminò morte e saccheggio tra Arizona e Messico, combattè gli odiatisismi messicani prima, i “bianchi” dopo, fu sconfitto, più volte tradito e ingannato, uccise spesso “per il gusto di uccidere”, finì la vita prigioniero.
Un autoritratto in chiaro scuro lasciato nei primi del ‘900 a S.M.Barnett che restituisce un’immagine al di fuori di ogni (stupida) mitizzazione.
Marco Bagozzi - Vincere con Gengis Khan, Lo sport in Mongolia fra tradizione, cultura e politica
Curioso leggere delle imprese sportive della storia della Mongolia (tiro, lotta, judo, pugilato in particolare) e delle disfatte in calcio, basket etc. Per chi ama l’oscuro oriente una lettura molto particolare e istruttiva.
Marco Bagozzi - Patria, Popolo e Medaglie
In questo caso si analizzano invece le imprese sportive nord coreane e il rapporto tra sport locale e regime. Interessante.
VISTO
“Terraferma” di Emanuele Crialese
Il dramma dei clandestini che muoiono sulle spiagge di un’Italia decadente e allo stremo (sociale e morale) ben rappresentato in un drammatico e impietoso ritratto della nostra triste epoca.
“Quasi amici” di Nakachè e Toledano
Divertente e leggero, buoni sentimenti e storia vera
“The terminal” di S.Spielberg
Materia leggera e divertente, storia intrigante, Tom Hanks come sempre superlativo. Un bel film.
COSE & SUONI
Lilith and the Sinnersaints in studio di registrazione
Nuove date in giro per la penisola qui:
Sabato 5 aprile : La Spezia “Skaletta”
Sabato 12 aprile : Firenze “Tender”
Domenica 13 aprile : Roma “Le Mura”
Sabato 10 maggio : Vignola (MO) “Circolo Ribalta”
Sabato 24 maggio : Varese "Sur le Sofa"
www.lilithandthesinnersaints.com
https://www.facebook.com/LilithandtheSinnersaints
Mie recensioni su www.radiocoop.it
IN CANTIERE
Lilith and the Sinnersaints nell a colonna sonora della serie TV "Nero".
Finalmente vedrà la luce anche quello su Paul Weller, i nautunno, per VoloLibero scritto SOLO dal sottoscritto.
domenica, marzo 30, 2014
Get back. Dischi da (ri)scoprire : tributo ai JAM
La rubrica mensile GET BACK che consiglia il recupero di dischi spesso dimenticati ma meritevoli si occupa oggi delle compilation TRIBUTO ai JAM.
Fire and Skill: The Songs of the Jam
Uscito nel 1999 è un riuscito omaggio alle canzoni di Jam reinterpretate, tra gli altri da alcuni personaggi insospettabili. Bella e molto sentita la “Carnation” dei Welelriani doc Liam Gallagher e Steve Cradock, geniale la “Start!” semi strumentale di Beastie Boys com Miho Hatori delle Cibo Matto e Gorillaz alla voce.
Meno riuscite le versioni punkeggianti di “That’s entertainment” degli scozzesi Reef e di “The gift” degli Heavy stereo, piacevole il beat punk dei Silversun alle prese con “Art School”. Prevedibile ma godibile l’approccio acustico soft a “English rose” degli Everything but the girl, sorprendente la “Going underground” dei Buffalo Tom che diventa una ruvida ballata roots.
Discutibile ma molto personale la “Butterfly collector” dei Garbage, solo discutibili, anzi davvero scarse la “Modern world” di Ben Harper e la “Town called malice” dei Gene.
Bella la versione di “To be someone” di Noel Gallagher e gran finale con la hidden track firmata e cantata da Weller in persona con l’inedita “No one in the world”.
A tribute to the Jam
E’ del 2001 un altro tributo con vari nomi della scena mod e affini inglese.
I 22 brani sono caratterizzati da grande volontà, buona resa, impegno, sincero trasporto ma scarsissima capacità di reinterprentazione e arrangiamento.
I vari Persuaders, Chosen, Acrylic Tones, Lost Minds, The end of the beginning, Shambles, Itch, Setting Sons, Vox Pop, Shreds, Strange, Sharpe Kiddie si dedicano a brani più o meno conosciuti riprendendoli pari pari, spesso imitando la voce di Paul e le sonorità dei Jam.
Ci sono anche i pordenonesi Kickstart con una tiratissima “To be someone” che con “Ghosts” dei Most, la garagista “Tonight at noon” dei Cybermen, la versione psichedelica di “In the crowd” degli Aardvarks e la “Precious” funk jazz dei Groove Tunnel si distinguono dalla pletora di imitatori.
Si segnalano anche “When you’re young - Songs originally recorded by The Jam”, uscita nel 1998 in USA con 19 band locali a me totalmente sconosciute e “English Rose - Tribute to the Jam” con 17 bands in prevalenza giapponesi e qualche anglosassone, tra cui gli Young Fresh Fellows (già collaboratori dei REM), uscito nel 1997, ancora più oscure.
sabato, marzo 29, 2014
ELVIS IS DEAD ovvero i LIVING COLOUR e the BLACK ROCK COALITION
Oggi ospitiamo uno scritto di CRISTIANO C uscito su una punkzine "TurinMotorFuckers" #1 (edita da piccola label locale la S.Martin records- rip):
"In quei giorni era morta ROSA PARKS e avevo preso il Live al CBGB dei LIVING COLOUR appena uscito"
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"When the king died he was all alone
I heard that when he died he was sitting on his throne.."
("Elvis is dead" Living Colour)
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La BLACK ROCK COALITION è stata fondata nel 1985 da Vernon Reid,chitarrista dei Living Colour,Greg Tate,musicista e giornalista e dal produttore Kunda Mason in risposta alle costrizioni che l'industria della musica commerciale pone sugli Artisti Neri.
Un collettivo di artisti,scrittori,produttori,attivisti e semplici fan aggregatisi allo scopo di alzare al massimo grado la loro diffusione ed esposizione e procurarne le necessarie risorse sui vari fronti.
Fino ad oggi la BRC è l'unica organizzazione no profit americana dedicata alla totale libertà degli Artisti Neri.
La BRC abbraccia tutta la gamma della musica nera rifiutando l'arcana concezione secondo cui essa vada limitata rigidamente ad alcuni generi più caratterizzanti la razza ed opponendosi a ciò che lo showbiz è disposto di volta in volta a confezionare per essi a seconda della domanda.
"Noi siamo individui e non accetteremo altro che il pieno rispetto per il nostro diritto ad essere concettualmente indipendenti" (BRC)
"Il concetto era innanzitutto creare una situazione di opinione attraverso un organismo che permettesse a tutti di supportarsi l'un l'altro.
Da come ottenere e gestire un contratto a come comportarsi rispetto ad una casa discografica"
(Vernon Reid)
Già...Vernon Reid.
Nato in Inghilterra da genitori caraibici,cresce a Calypso,Tamla Motown,Beatles,James Brown..
Indicato da qualcuno come una delle teste pensanti della Brooklyn Black Mafia, a dispetto del nome, un gruppo di intellettuali ed artisti tra cui la cantante jazz Cassandra Wilson ed il regista simbolo Spike Lee.
Vernon fonda e cresce i LIVING COLOUR in NYC a metà anni 80.
Chitarrista creativo ed eclettico (venghino,metalkidz,venghino..) egli fa risalire la sua illuminazione crossover all'ascolto ancora teenager di due album fondamentali: "Houses of the Holy" dei Led Zeppelin e "Fresh" di Sly&the Family Stone. E qui sta il punto. E qui stanno i Living Colour.
"Rock&Roll metallizzato ad innesto nero" secondo G.Carboni,ispirato columnist del Mucchio Selvaggio in tempo reale.
In altre parole una affascinante fusione tra Hard Rock (Metal?) musica storicamente suonata da bianchi e le varie forme espressive della moderna musica nera,sampling ed incursioni scratch incluse.
Per anni infatti la Black Music aveva significato solo ed esclusivamente Soul,Funk,Reggae e Rap e si deve a personaggi del calibro di S.Wonder,R.Charles,J.Brown,lo stesso Prince e nel jazz Ornette Coleman e Miles Davis, la capacità,nelle tre decadi di R&R precedenti, di innovare il dizionario BLACK creando combinazioni rivoluzionarie o per lo meno inusuali.
Ma questa di fine 80 è solo l'ultima miscela,figlia riconosciuta e riconoscibile non soltanto di vari stili musicali ma anche di un'entità astratta ed allo stesso tempo concreta: la Metropoli.
Prima di loro in tempi non sospetti ed in pieno boom punk (76/77) ad agitare le acque,le cantine ed i locali di NYC ci pensarono i BAD BRAINS ovvero dreadlocks elettrificati di brutto.
Originari di Washington DC,quattro anime rasta che suonavano Hardcore e Reggae velocissimo,epidermico,emozionale. Riff potenti e secchi per scandire il buon nome di Jah.
Ispirazione e furia sul palco,botte vere molto meno mistiche tra di loro nel backstage. Potenza dell'erba.
I AGAINST I.
Talmente riconosciuti come capiscuola da attirarsi l'umorismo riconoscente dello stesso Reid.
Si racconta difatti che dopo la proiezione di un loro video introduttivo ad un meeting della Coalition,Reid alzandosi in piede dichiarò sommessamente "Ok...il meeting è finito".
Molto meno accomodante una sua risposta in pubblico all'isterico e in odore di nazi Axl Rose dopo alcune ignobili dichiarazioni di quest'ultimo sui rapporti interraziali nelle metropoli statunitensi.
"Non sappiamo chi ha ucciso i dinosauri ma abbiamo una buona idea di chi potrebbe uccidere noi.."
(Vernon Reid)
"Nessuno è innocente.Combatto gli sbagli della mia razza con la stessa rabbia con cui mi oppongo alla supremazia dei bianchi.."
(Chuck D Public Enemy)
Della stessa genia infine i 24-7 SPYZ,espressione mutuata dallo slang di strada che sta a significare spie ipercinetiche in continuo movimento 24 ore al giorno 7 giorni su 7.
Hardcore con infissi Metal,Reggae e Funk,richiami addirittura Gospel e clamori Rap per raccontare a velocità doppia o rallentata un quotidiano urbano a dir poco alienante.
"..non so perchè piacciamo alla gente e questo mistero rende la cosa davvero speciale. Questo è il potere della musica. E' una cosa meravigliosa,può venire da ogni parte e non è mai fasulla.."
(Vernon Reid)
Sempre e comunque nel segno del Rock.
(in loving memory of Rosa Parks-1913/2005)
Cristiano Tibaldeschi (TurinMotorFuckers #01 feb2006)
venerdì, marzo 28, 2014
Lilith and the Sinnersaints a Vittorio Veneto
Foto di Flavio Bricchi
Stasera torna sul palco l'allegra (?) orchestra di LILITH AND THE SINNERSAINTS in quel di Vittorio Veneto allo Spazio Mavv in via Gelsolino 43
https://www.facebook.com/events/675083449222876/
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www.lilithandthesinnersaints.com
The Bastard sons of Dioniso
GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's oggi spazio ai BASTARD SONS OF DIONISO e il loro nuovo album in uscita a giorni...
Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili
Si proprio loro, i ragazzi(ni) di X-Factor.
Attivi dal 2003, due album autoprodotti, poi nel 2009 l'avventura televisiva, l'EP L'Amor Carnale con 40.000 copie vendute, altri due album e una valanga di concerti.
Quando mi è arrivato il nuovo CD mi sono preparato all’ascolto pregustando una bella stroncatura/mitragliata sulla Croce Rossa.
E invece...
L’apertura “Bestia tra il bestiame” è un potentissimo rock, pieno di stacchi, controtempi, cambi di ritmo, eseguiti con una perizia tecnica invidiabile e accompagnato da melodie vocali curatissime e perfette. Sembrano i Living Colour !
Power pop energizzato tra Presidents of the Usa, Jet e Knack nel successivo “Denti” dal riff travolgente.
Strana la commistione di canti alpini (sono trentini) nella bella “Precipito” dall’incidere 60’s oriented, molto Negrita del primo album “Iodio a Milano”, acida invettiva contro la capitale lombarda, di grande presa il pop rock punkeggiante tra Weezer e Green Day “Ti sei fatto un’idea di me” composta da Bugo.
I brani sono 10, tutti suonati in modo impressionante, con grande inventiva, gusto, pulizia, suoni eccellenti, melodie e arrangiamenti vocali che è raro ascoltare in Italia.
Un album tutto da scoprire, un gruppo da apprezzare.
Qui il video di uno dei brani:
https://www.youtube.com/watch?v=1M4dA1A9AE4
giovedì, marzo 27, 2014
Allenatori Azzurri
Prosegue la rubrica ASPETTANDO IL MONDIALE che ogni settimana proporrà un racconto o una storia relativa all'appuntamento quadriennale che si svolgerà quest'anno in Brasile.
Oggi con ALBERTO GALLETTI ci siamo divertiti a dare i voti agli ALLENATORI AZZURRI in ogni mondiale.
Qui le altre puntate:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Aspettando%20il%20Mondiale
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1934
Vittorio Pozzo:
ALBERTO
7-1 agli USA senza fastidi e due vittorie per 1-0 su Spagna e Austria e un mare di polemiche. Gli spagnoli si lamentarono per la durezza del gioco azzurro (!) nel primo incontro finito 1-1 e per il gol di Ferrari nella ripetizione con velo di Meazza.
Gli austriaci si lamentarono per i falli continui e ripetuti, il loro allenatore la definì una rissa. 2-1 ai Cechi in finale d.t.s e un’altra lotta aspra. Torneo vinto con una squadra tecnicamente inferiore a cechi e austriaci, gioco anche brutto, ma pubblico di casa sufficientemente ignorante da non far differenza e celebrare il trionfo dell’Italia fascista. Bravo Pozzo a non subire condizionamenti esterni.
Voto 9
TONY
Assenti nel 1930, esordio vincente ma troppe ombre su vari “aiutini” dati agli azzurri per intercessione mussoliniana (vedi la “misteriosa” assenza del portiere paratutto spagnolo Zamora nella ripetizione).
Voto: 8
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1938
Vittorio Pozzo:
ALBERTO
L’Italia si conferma campione del mondo stavolta con un torneo magistrale, a parte la prima vittoria sulla Norvegia nel clima fortemente ostile di Marsiglia con il pubblico aizzato dal saluto romano degli azzurri a inizio gara, in cui ci vollero i supplementari per strappare un 2-1, il cammino fu poi un trionfo, 3-1 ai francesi a Parigi davanti a 59.000 spettatori, e un incredibile 2-1 al favoritissimo e spocchiosissimo Brasile (che aveva già comprato i biglietti aerei per Parigi e dovette poi rivenderli alla comitiva azzurra) in semifinale con Meazza che segna il rigore della vittoria tenendosi i pantaloncini con la mano perché aveva rotto l’elastico, mitologia del calcio!
Addirittura 4-2 ai favolosi ungheresi in finale, protagonisti Piola e Colaussi che fecero sfracelli davanti, bravissimo il CT a rinnovare la squadra dopo aver giubilato gli anziani vincitori di quattro anni prima.
Voto 10 e lode
TONY
Probabilmente la vittoria più prestigiosa, ottenuta senza favori e facendo fuori padroni di casa e maestri vari.
Voto: 10 e lode
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1950
Commissione Tecnica con Ferruccio Novo (Presidente del Torino) CT, Aldo Bardelli, Roberto Copernico e Vincenzo Biancone
ALBERTO
A seguito della tragedia di Superga, in Italia perdono la testa, nominata la commissione dopo l’esonero di Pozzo all’indomani della disfatta di Torino contro gli inglesi (0-4), ma quelli del grande Torino c’erano.
Bardelli è quello che ideò il viaggio in nave da Napoli a San Paolo per evitare l’aereo, col risultato che dopo 3 giorni tutti i palloni eran finiti in mare,quindi nessun esercizio e nessun allenamento per 12 giorni (eccezion fatta per l’allenamento di un pomeriggio allo scalo di Tenerife).
Sbarco con caschetti coloniali in testa e facchini di colore che si rifiutano di portare i bagagli, improponibili! Non considero neppure le partite che eliminano gli azzurri al primo giro di partite.
Voto 0 meno meno!
TONY: Uno dei Mondiali più strani della storia con defezioni varie: la Scozia si ritirò dopo aver partecipato al tradizionale British home championship che serviva da girone di qualificazione vinto dall'Inghilterra (arrivati secondi, avevano dichiarato che avrebbero preso parte al mondiale solo se avessero vinto e tennero fede alla parola, dando forfait), l’India che, una volta tanto aveva una buona squadra, fu esclusa perchè si rifiutò di andare in campo con le scarpe da calcio, visto che erano abituati a giocare a piedi nudi !! Da annotare la storica sconfitta dei maestri dell’Inghilterra per 1-0 dai dilettanti Usa e l’altrettanto storica disfatta brasiliana che perse il mondiale dall’Uruguay.
L’Italia perse subito 3-2 dalla Svezia rendendo poi inutile il 2-1 al Paraguay
Voto: 4
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1954
Lajos Czeizler:
ALBERTO
Ungherese creatore del famoso trio Gre-No-Li che diede al Milan lo scudetto del 1951 dopo ben 44 anni di attesa venne nominato DT nella miglior tradizione italiana di votarsi al Santo di turno senza la benché minima idea e/o preparazione.
Completamente avulso alle divisioni interne che dilaniavano lo spogliatoio porto a casa un’ eliminazione al primo turno dopo spareggio con i padroni di casa coi quali rimediò una pari e una sconfitta, decisamente troppo poco.
Fuori subito
Voto 5
TONY
Partecipazione incolore e anonima, a casa.
Voto: 5
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1958
Italia non qualificata
Eliminata dall’Irlanda del Nord con un 1-2 a Belfast (dopo aver perso 3-0 e rivinto con lo stesso risultato con il Portogallo e vinto 1-0 con l’Irlanda)
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1962
Giovanni Ferrari
ALBERTO
In tandem con Paulòn Mazza presidentissimo della SPAL.
Fedelissimo del WM inglese,già in crisi da un decennio dopo le infilate ungheresi a Wembley. Allenamenti blandi e fase difensiva mal curata, sbatte contro il catenaccione a doppia M della Germania Ovest 0-0, prima di soccombere nella corrida contro i cileni dove succede di tutto e se è vero che l’arbitro inglese fu probabilmente disonesto, è altrettanto vero che gli azzurri mancarono in tutto, e soprattutto in disciplina nella condotta di gara, delittuoso con una rosa potenzialmente da semifinale.
A casa al 1° turno!
Voto 4
TONY
Un girone duro con Svizzera, Germania Ovest e i padroni di casa del Cile ma una rosa di primissimo ordine (con pensieri gloriosi) con Sivori, Altafini, Trapattoni, Cesare Maldini, Lorenzo Buffon, Bulgarelli, Rivera, Sormani, Maschio. Subito fuori, pur se con molte recriminazioni per le ingiustizie patite contro il Cile.
Voto: 5
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1966
Edmondo Fabbri
ALBERTO
Ci vorrebbe un libro ma sintetizzo all’estremo, forte di una convinzione abbinata ad una boria senza pari, Mondino che soffre il dualismo con HH ne sconfessa tattica e parzialmente anche le scelte non puntando interamente sul blocco dell’Inter euro-mondiale, dominatrice del mondo, specialmente in difesa. 4 anni di polemiche e divisioni dilanianti giungono a compimento e al giusto epilogo con la sconfitta ignominiosa di Middlesbrough, fuori al primo turno con vergogna.
Voto 2
TONY
Due sconfitte tra cui la famosa “coreana” (pur se sfortunata, l’Italia sfiorò più volte il gol e un pareggio l’avrebbe qualificata, anche se saremmo inciampati nel Portogallo di Eusebio ai quarti), grazie anche alla follia di Fabbri, non inducono a buoni propositi di voto.
Voto: 3
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1970
Ferruccio Valcareggi
ALBERTO
Allenatore mediocre e di miopi vedute aveva bollato i nord-coreani come ‘Ridolini’ quattro anni prima quando era vice di Fabbri. Unico sussulto di un mondiale anomalo il 4-1 ai padroni di casa peraltro modesti.
La partita con la Germania è un trascinare l’1-0 fino alla fine, punito al 90’, nei supplementari succede di tutto ma non ne ha parte, decide Rivera che viene poi escluso dalla finale.
Nessun progetto di squadra, mazzolati impietosamente in finale dagli inarrivabili brasiliani.
Voto 5
TONY
Avanti a colpi di...fortuna nel girone di qualificazione (passiamo con una ciabattata fortuita di Domenghini alla Svezia e due 0-0 incolori di cui uno con Israele...), poi facile con i messicani e il mitico 4-3 con la Germania è più una partita a chi è meno stanco e sbaglia di meno.
Ci pensano i brasiliani a ristabilire le proporzioni.
Comunque in finale ci arriviamo.
Voto: 6.5
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1974
Ferruccio Valcareggi
ALBERTO
Confermato, si tratta sempre dell’allenatore vice-campione del mondo, no?
Dimostra tutte le sue qualità, si fa mettere i piedi in testa dai dirigenti con le loro scelte geopolitiche e viene eliminato al 1° turno dopo un patetico tentativo fallito di combine coi polacchi, vaffanculeggiato da Giorgione, ennesimo mondiale da dimenticare.
Voto 3
TONY
L’Italia è poca cosa ed è nel caos.
Vince a fatica con Haiti, pareggia degnamente con l’Argentina ma la Polonia di Boniek, Lato, Zmuda è cosa seria (chiuderà terza battendo il Brasile nella finalina) e non ce n’è.
Poteva andar meglio..
Voto 4.5
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1978
Enzo Bearzot
ALBERTO
Subentra allo zio Uccio del quale era stato secondo a Stoccarda.
Impone le sue scelte, mettendo in un angolo giornalisti e dirigenti che pretendono sempre di ingerire negli affari della squadra, verrà perciò da essi perseguitato fino alle ore 20 del 11 luglio ’82. Sceglie i giocatori migliori e li fa giocare, punta sul blocco Juve che domina in campionato con le giuste aggiunte nei ruoli scoperti.
Partenza a razzo con tre vittorie e seconda fase in calo, secondo me ancora qualche limite di personalità nell’affrontare i giganti del calcio mondiale anche se lo erano solo di nome, esempio la Germania Ovest, ma anche un po l’Olanda. Chide ottimamente al 4° posto.
Voto 8
TONY
Una delle migliori Nazionali di sempre che batte in serie Francia, Argentina, Ungheria e l’allora forte Austria perdendo solo dall’immensa Olanda la possibilità di giocare la finale. Perdiamo anche il 3° posto dal Brasile ma è un mondiale da incorniciare.
Voto: 8
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1982
Enzo Bearzot
ALBERTO
Storia nota, insiste sul blocco del 78 e ridà fiducia a Paolo Rossi rientrante dalla squalifica.
Crocefisso dalla stampa milanese e da quella romana per favoritismi pro Juve, smentisce e smerda tutti questi incompetenti vincendo il campionato del Mondo, giocando il miglior calcio mai visto fino a li da una squadra italiana che ribatte colpo su colpo contro chiunque e batte tutte le squadre favorite.
Irripetibile.
Voto 10 e lode
TONY
Poco da dire, capolavoro assoluto nonostante il faticosissimo girone di qualificazione con tre pareggi (Polonia, Perù e il discusso e “sospetto” con il Camerun) e due gol.
Poi il capolavoro vincendo con Brasile e Argentina, Polonia e Germania Ovest.
VOTO: 10
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1986
Enzo Bearzot
ALBERTO
Fedele ai suoi giocatori fino in fondo, naufraga in Messico al 2° turno per opera della Francia di Platini, oggettivamente superiore. Mi par di ricordare che non rinnovò la squadra come avrebbe dovuto.
Voto 5
TONY
La Francia, che si piazza poi terza, incomincia ad essere una potenza calcistica (Platini, Papin, Stopyra, Tigana, Giresse), l’Italia è piena di reduci mondiali (classica storia che si ripete costante nella storia azzurra il voler “premiare” i medagliati di quattro anni prima) e ci butta fuori facilmente dopo un buon girone eliminatorio (1-1 con Argentina poi campione del Mondo e Bulgaria e 3-2 alla Corea del Sud)
Voto: 6
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1990
Azeglio Vicini
ALBERTO
Subentrato a furor di popolo a Bearzot in virtù degli exploit dall’Under 21,della quale trasferisce il blocco in nazionale. Riedizione di Valcareggi non sa leggere la partite ne tantomeno considerare i giocatori.
Se Boniperti non gli avesse imposto Schillaci sarebbe uscito al primo turno.
Chiude terzo tra la delusione generale.
Voto 4
TONY
Ci si aspettava il botto soprattutto perchè battiamo in sequenza Austria, Usa, Cecoslovacchia, Uruguay e Irlanda senza subire un gol e in semifinale usciamo solo ai rigori contro l’Argentina, vincendo poi il terzo posto con gli inglesi.
Insomma senza mai perdere sul campo (anche se la qualità del mondiale è bassina).
Voto: 7
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1994
Arrigo Sacchi
ALBERTO
Stesso discorso di Vicini al contrario.
Scelte discutibili e troppo stress, troppa carica emotiva, Baggio lo trascina comunque in finale a dispetto dei suoi schemi e delle sue teorie collettivistiche (gioco assai stupido il calcio ), ma poi sbaglia il rigore decisivo, destino crudele.
Voto 5
TONY
Si va avanti ogni volta per spinta divina: nel modestissimo girone riusciamo a perdere con l’Eire a vincere per u nsoffio con la Norvegia e a pareggiare con il Messico, poi si passa per un soffio e per un tiro fortunatissimo di Baggio con la Nigeria, bene con la Spagna e la Bulgaria e sfortunatissima la finale persa ai rigori con il Brasile...
Voto: 6,5
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1998
Cesare Maldini
ALBERTO
Da qui in avanti avevo perso interesse nei mondiali, comunque allenatore vecchia scuola in un calcio che era già cambiato parecchio, riesce comunque ad arrivare ai quarti dove si arrende ai rigori alla Francia futuri campioni.
Voto 5
TONY
Facile il girone (2 vittorie con Camerun e Austria un pareggio con il Cile) e l’ottavo con la Norvegia ma inciampiamo ancora nei rigori con la Francia ai quarti.
L’Italia ha buoni nomi (Del Piero, Baggio, Vieri, Maldini, Cannavaro, Inzaghi etc) e poteva andare molto, molto avanti..peccato...
Voto: 6
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2002
Giovanni Trapattoni
ALBERTO
Secondo posto nel girone, sconfitto dalla Croazia, e fuori al 2° turno contro i coreani, nonostante le (presunte nefandezze) dell’arbitro, Vieri si divora due/tre palle gol incredibili.
Voto 4
TONY
4 partite, 2 sconfitte (Corea del Sud e Croazia) un pareggio (Messico), una vittoria (Ecuador). L’arbitro Moreno ne fece di cotte e di crude ma potevamo tranquillamente chiuderla senza problemi.
Voto: 4
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2006
Marcello Lippi
ALBERTO
Vince il campionato del mondo, non vidi quasi nulla di quel torneo a parte il rigore rubato sull’Australia, grande partita contro la Germania, in finale contro i Francesi va di culo fino alla fine.
Voto 10 (perché vinse, in realtà non so neanche come giocassero)
TONY
E chi se lo sarebbe mai aspettato ?
Uscivamo da uno dei soliti pastrocchi di campionati falsati, scommesse etc.
Diciamo che infiliamo una serie di fortunatissime coincidenze, dal girone facile facile con Ghana, Usa e Rep.Ceca, all’ottavo facilissimo con l’Australia (a cui rubiamo un rigore inesistente), altrettanto semplice il quarto con l’Ucraina (arrivata lì dopo aver trovato, oltre la Spagna, Tunisia e Arabia nel girone e Svizzera agli ottavi, battuta ai rigori...).
Praticamente giochiamo due partite “serie” vincendo alla grande con i tedeschi un po’ scoppiati e ai rigori con la Francia spompata e orfana alla fine di un Zidane impazzito.
Voto: 9
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2010
Marcello Lippi
ALBERTO
Dalle stelle alle stalle , anche qui non so niente ma pari contro la Nuova Zelanda ad un mondiale, quando bastava vincere per andare avanti….
Fuori al primo turno
Voto 0
TONY
Con la solita storia di DOVER premiare i vecchi gladiatori si va in campo imbottiti di ultratrentenni spesso bolsi e demotivati (Gattuso, Camoranesi, Cannavaro, Zambrotta, Iaquinta) e con nomi inspiegabili (Pepe, Palombo etc) a scrivere la pagina PIU’ NERA del calcio mondiale azzurro (altro che Corea...).
Ricordiamo i sorrisini tronfi e scazzati al sorteggio e a fare i conti su chi avremmo trovato negli ottavi o nei quarti.
Pareggiamo a stento con Paraguay e gli idraulici e assicuratori della Nuova Zelanda e ne prendiamo TRE dalla Slovacchia
Voto: - 10
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2014
Cesare Prandelli
ALBERTO
Aldilà del parlar male per forza e tenendo conto delle tradizionali tematiche calcistiche, mi aspetto un edizione affascinante.
Si giocherà in un paese enorme con grandi differenze climatiche, dal caldo tropicale di Manaus all'inverno/autunno di Porto Alegre.
Gli appassionati della nostra generazione hanno solo sentito parlare del mondiale in Brasile, per la prima volta eccone uno giocato in quella che piaccia o no rimane la casa della potenza numero uno del calcio mondiale, e se è vero che il sistema professionistico brasiliano in perenne crisi di soldi non può competere con quello europeo, ecco che invece il pubblico che sostiene questo movimento sarà presente.
Lo trovo un aspetto molto interessante, la pressione sui padroni di casa sarà enorme, il Brasile ha vinto tutti e cinque i suoi titoli mondiali lontano da casa.
Nessuna squadra europea ha mai vinto un mondiale fuori dal vecchio continente.
Gironi e tabelloni alla mano ho provato a giocare con il pronostico, si tratta naturalmente della mia visione personale delle cose un misto tra il cercare di essere realista e quello che mi piacerebbe succedesse davvero.
La cosa che mi auguro di più da questo mondiale non l'ho neanche presa in considerazione tant'è che ho messo l'Inghilterra fuori al primo turno, ad ogni modo ecco il mio pronostico per le prime quattro:
1. Argentina
2. Brasile
3. Francia
4. Spagna
Italia fuori ai quarti contro la Spagna, capocannoniere Aguero (Argentina) se giocherà.
TONY
Andiamo con una squadra discreta, che può fare bene.
Girone difficile da cui rischiamo di uscire subito, ma, se passiamo, i quarti o le semifinali si possono anche raggiungere.
mercoledì, marzo 26, 2014
Il potere del cazzo
Per promuovere il nuovo ep “Stereo Blues vol.1: Punk collection” di Lilith and the Sinnersaints abbiamo deciso di stampare un po’ di magliette riportando una frase che Rita/Lilith dice da sempre spesso “Ma a te il punk non ha insegnato un cazzo” (e di cui parlai in questo post di qualche anno fa http://tonyface.blogspot.it/2010/12/ma-te-il-punk-non-ti-ha-insegnato-un.html) come “una feroce esortazione ad alzare la testa quando la stiamo per chinare, ad osare, a non sottrarsi alla sfida, a buttarsi nella mischia quando tutto sembra perduto, a non rinunciare mai alla lotta, costi quel che costi”.
Abbiamo dibattuto sull’opportunità di stampare la parola CAZZO sulla maglietta, prevedendo anche una versione “censored” ma alla fine constatando che la parola è ornai di uso comune (traghettata nella radio nazionale addirittura alla fine degli anni 50 da Cesare Zavattini) in ogni media, normale intercalare, per quanto volgare, in qualsivoglia conversazione, abbiamo optato per la versione esplicita.
Mai ci saremmo aspettati nel 2014 di trovare, sorprendentemente, molte resistenze sia tra possibili acquirenti che hanno esplicitamente rinunciato all’acquisto perché il termine era troppo "offensivo", che tra chi ha dovuto eliminare la parola da volantini perchè i negozi non li accettavano o da jpg per il web di concerti per motivi affini.
Il potere del cazzo.
martedì, marzo 25, 2014
Giacomo Agostini
Iniziata domenica la nuova stagione di Moto GP un doveroso omaggio al rappresentante assoluto in quest’ambito, uno di quei campioni assoluti di cui solo poche nazioni possono fregiarsi, GIACOMO AGOSTINI, che dominò tra la fine dei 60‘s e la metà dei 70’s in ambito motociclistico.
Ha vinto 123 Gran Premi, andando a podio in 163 sulle 190 gare alle quali ha partecipato.
Nella classe 500 ha ottenuto 8 titoli mondiali con 68 vittorie nei GP e nella 350 7 mondiali e 54 vittorie nei GP.
Tra i grandi campioni nella storia del motociclismo, è l'unico ad aver conseguito un numero di titoli iridati (15) superiore al numero delle stagioni interamente disputate (13): nel 1968, 1969 e 1979 si aggiudicò entrambi i titoli della 350 e 500 vincendo tutte le gare disputate !
Ha all’attivo anche 20 titoli nazionali e un totale di 311 vittorie in gare ufficiali.
Chiusa la carriera motociclistica approdò alla Formula 2 automobilistica alla fine dei 70’s ma senza particolare fortuna per poi proseguire, tornando alle moto, come team manager negli 80’s della Yamaha racimolando 11 titoli mondiali.
Fu il primo sportivo italiano a gestire la propria immagine in termini manageriali e sfruttarla economicamente attraverso la sua fotogenìa e il suo fascino che lo portarono all’attività cinematografica, ai fotoromanzi, ad essere testimonial di varie campagne pubblicitarie, riempiendo la tuta di etichette degli sponsor.
Ha, come detto, partecipato anche ad alcuni film: Continental Circus, di Jérôme Laperrousaz (1969), nella cui colonna sonora è contenuto nel brano “Blues for Findlay” dei GONG nel cui testo compare il nome di Giacomo Agostini, Amore Formula 2, di Mario Amendola (1970) con Mal (durate le riprese divennero particolarmente amici uscendo tutte le sere e immergendosi nella vita notturna romana. Nella notte del 29 ottobre 1970 ingaggiarono una gara in auto per le vie di Roma. La De Tomaso Mangusta di Mal nel tentativo di tenere dietro alla Porsche 911 di Ago si schiantò rovisonamente ma senza conseguenze per il guidatore) , Bolidi sull'asfalto a tutta birra!, di Bruno Corbucci (1970) Formula 1 - Nell'Inferno del Grand Prix, di Guido Malatesta (1970).
Il gruppo punk degli Zeke ha inciso il brano Viva Agostini nell'album Flat tracker del 1996
lunedì, marzo 24, 2014
Cachet delle bands italiane - parte 2
Il post di lunedì scorso
http://tonyface.blogspot.it/2014/03/i-cachet-delle-bands-italiane.html
in cui si spiattellavano alcuni cachet di più o meno note indie (e affini) bands italiane ha fatto il pieno di accessi al blog (un migliaio almeno) , è stato ripreso da numerosissimi profili Facebook nei quali sono fioccati commenti di ogni tipo, spesso polemici.
Alcuni operatori del settore hanno stigmatizzato il post e le cifre, ritenute non consone, esagerate, ritenendo altresì non corretta la modalità con cui sono state pubblicate.
In questo post qualche ulteriore approfondimento per capire meglio cifre e dinamiche, riprendendo alcune considerazioni e suggerimenti trovati sul web al proposito.
Giusto per cercare di entrare meglio in dinamiche spesso sconosciute o trattate superficialmente (come sono stato ”accusato” di aver fatto nel post precedente).
1)
Innanzitutto (cosa già specificata comunque nel post originario), molte di queste cifre sono comprensive della produzione (ovvero impianti, fonici, crew, organizzazione etc).
Alla fine della cifra X il musicista si mette in tasca una percentuale decisamente MOLTO inferiore (tenendo conto che, nel caso dei solisti, sono da aggiungere anche le retribuzioni per i turnisti, pagati per ogni data, indipendentemente dal cachet.
Riporto una frase di un operatore “Ad esempio un artista potrebbe chiedere 15.000 euro ma arrivare con il proprio service e produrre uno spettacolo pirotecnico che da solo costa la metà del cachet. Oppure un altro artista potrebbe chiedere 1.000 euro di cachet garantito ma esigere il 90% dei biglietti venduti ...
E' difficile sapere quanto sia costato lo spettacolo di uno o dell'altro senza essere a conoscenza dei dettagli”.
2)
C’è una componente di differenziazione geografica: (pare che) in certe province e certi locali si chieda la metà rispetto ad altre in base al tipo di affluenza che si presume e si tenga conto anche della distanza da coprire per raggiungere il luogo del concerto
3)
Le cifre cambiano spesso anche in base alla collocazione temporale tra date estive e invernali
4) I BREAK EVEN
(riporto sempre una precisazione ricevuta su FB) “ovvero quella pratica FONDAMENTALE per cui un gruppo chiede 4000 di fisso (o 3 o 5 o 6) e se ne va con molto di più grazie ad una percentuale sui biglietti Quindi magari uno rischia di suo 4000 e poi il gruppo se ne va con 6000 e sono tutti contenti".
domenica, marzo 23, 2014
Milton Fernandez - Sua maestà il calcio
Un libro bellissimo (grazie a Carlo Botteri per il gentile omaggio).
Si parla di calcio visto dal Sud America, brevi storie, aneddoti incredibili sparsi nelle serie minori di Uruguay o Brasile o Argentina, disseppelite dall’oblìo e che restituiscono, ognuna, la vera anima che possiede il CALCIO.
Si parla di El Loco Martinez, del Gordo Urrutìa ma anche di Yashin o di Bielsa che affronta i tifosi inferociti davanti a casa con una bomba a mano, di Garrincha, Andrade, Re Cecconi, di El Chato Velasquuez, il primo arbitro a permettersi di espellere Pelè e di Moacir Barbosa l’incolpevole portiere brasiliano che prese due gol nella finale del 1950 con l’Uruguay e che morì triste e povero con la gente che lo indicava come “l’uomo che aveva fatto piangere il suo paese”.
Ma ci sono anche la Dinamo Kiev che nell’Ucraina occupata del 1942 spazzò via le migliori squadre naziste prima di venire tutti mandati in campo di concentramento e l’ipotetica Nazionale Zingara ovvero i giocatori di origine zingara: Cristiano Ronaldo (che l'autore attribuisce al gruppo dei Kalè ma di cui non ho trovato alcun riscontro), Pirlo, Ibrahimovic, Cantona, Stoichkov, Mihalovic, Cantona, Baros, Van der Vaart, Quaresma e un’infinità di campioni rumeni...mica male...
E infine un importante capitolo dedicato alla tratta dei giovani calciatori africani portati in Europa con la promessa di carriere calcistiche fulminanti e finiti in mano alla mafia o sotto i ponti.
Il libro si legge in un baleno tanto è bello, lieve e godibile.
Consigliatissimo anche per chi non mastica sempre di calcio.
sabato, marzo 22, 2014
No Strange - Armonia vivente tra analogie e contrasti
Ogni uscita dei NO STRANGE è un momento importante per la discografia, per la musica, per l’arte sotterranea italiana. Perchè non è mai un momento banale, non è mai SOLO un nuovo disco di uno dei gruppi più rilevanti degli anni 80 che ha ritrovato da poco l’energia e la voglia di ricominciare ad esprimere la propria creatività.
I NO STRANGE in "Armonia vivente tra analogie e contrasti" abbracciano nel modo migliore, soprattutto unico, tutto l’immenso bagaglio della tradizione musicale italiana e mediterranea, assorbendo la lezione cosmica che arriva dagli anni 70 tedeschi e dai tardo 60’s americani e inglesi ma inserendo anche lontani echi medievali, barocchi, orientali, canti gregoriani, tradizione popolare.
Il suono dei NO STRANGE è unico e il formato doppio del nuovo album non è solo un coraggioso schiaffo ad una assurda modernità che brucia e consuma tutto in un attimo ma un’esigenza di espressione creativa per contenere tutto lo scibile sonoro del gruppo torinese. Venti i brani che alternano momenti onirici, lunghi brani di una dozzina di minuti a momenti come ”Il burattino di un’altra commedia” che in meno di tre minuti sembra un Battiato psycho prog con tinte garage rock, il raga rock di “Tu non lo sai” e “Armonia vivente”, ballate psichedeliche di chiaro stampo tardo 60’s. Echi dei Pink Floyd Barrettiani di ”Interstellar overdrive” e di Tangerine Dream e Neu! in “Fori elastici” e la conclusiva cavalcata di psichedelia totale di “Bangalore”.
Ad “Armonia vivente” è allegato un secondo CD con quattro brani tratti da un demo del 1983 e due live recenti.
Un album complesso, particolarmente difficile e ostico per un ascolto convenzionale, cosa che i No Strange non sono e non sono mai stati.
Un album unico e inimitabile.
venerdì, marzo 21, 2014
Rosa Balistreri
Personaggio UNICO della canzone italiana, una vita violentissima di abusi e soprusi subìti a cui rispose cantando, con voce alta, ferma e parole dirette, altrettanto violente e senza metafore.
I brani sono sempre in siciliano, chitarra e voce, imperiosi, apparentemente minimali, spesso invece armonicamente complessi con un approccio vocale rabbioso, raramente dolce e malinconico.I testi denunciano i mali della società siciliana dell’epoca. Rosa parla di mafia, povertà, politica senza peli sulla lingua, la base musicale è spesso esplicitamente blues (“Vurria fari n palazzu” ad esempio è un boogie blues ossessivo da Delta del Mississippi).
ROSA BALISTRIERI nacque a Licata nel 1927 da famiglia poverissima con padre violento, amante del gioco e del vino e un fratello invalido.
Si sposò con Iachinuzzu e dopo che il marito si giocò il corredo della figlia tentò di ucciderlo e finì in prigione per sei mesi.
Uscita dal carcere fece i lavori più umili per mantenere la figlia, lavorò presso una famiglia ricca, fu messa incinta dal figlio di costoro, illusa prese alcuni oggetti da casa per fuggire con lui ma fu denunciata e di nuovo arrestata. Il figlio nacque morto.
Nel talking blues (potrebbe essere un pezzo di John Lee Hooker!) “Buttana di to ma” canta:
Puttana di tua Madre, sono in galera.
Senza aver fatto nemmeno un millesimo di danno.
Tutti gli amici miei, sono stati contenti quando mi hanno portata in carcere
Tutti gli amici miei, traditori e carogne e quello che ha mangiato la castagna
Quando mi hanno arrestata ero innocente
era il giorno di "Ognissanti" e non sono morta, no,
sono ancora viva c'è olio nella lampada, e ancora arde
Se Dio vuole ed esco da questa tana
la risposta gli darò ai traditori.
Devono pur passare questi ventinove anni
undici mesi e ventinove giorni
https://www.youtube.com/watch?v=uEpf5LrjDeg
Uscita dal carcere, visse per strada, trovò lavoro come custode in una chiesa dove visse nel sottoscala con il fratello ma fu molestata dal prete, rubò le elemosine e fuggì a Firenze, una delle sorelle lasciò la casa per raggiungerla ma il marito la inseguì e la uccise.
Fu a Firenze che entrò nel giro artistico e conobbe Dario Fo (con cui partecipa nel 1966 allo spettacolo di canzoni popolari titolo Ci ragiono e canto), Ignazio Buttitta, Mario De Micheli e il pittore Manfredi Lombardi con cui vivrà per dodici anni.
Torna a Palermo nel 1971 dove frequenta il pittore Guttuso.
Viene esclusa dal festival di Sanremo del 1973 con il brano Terra che non senti.
Nel 1974 partecipò, assieme ad altri esponenti del folk, ad un'edizione di Canzonissima.
https://www.youtube.com/watch?v=Z3BAnhtAH1Q
Morì nell'ospedale palermitano Villa Sofia per ictus cerebrale durante una tournée in Calabria nel 1990.
https://www.youtube.com/watch?v=85FtZrbcp7k
Le mie storie di miseria provocheranno guai a molti pezzi grossi il giorno in cui l'opinione pubblica sarà più sensibile ad argomenti come la fame, la disoccupazione, le donne madri, l'emigrazione, il razzismo dei ceti borghesi…
Finora ho cantato nelle piazze, nei teatri, nelle università, ma sempre per poche migliaia di persone.
Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l'abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie.....
https://www.youtube.com/watch?v=b693OYHcwGc
«Ho imparato a leggere a 32 anni.
Dall'età di sedici anni vivo da sola.
Ho fatto molti mestieri faticosi per dare da mangiare a mia figlia.
Conosco il mondo e le sue ingiustizie meglio di qualunque laureato.
E sono certa che prima o poi anche i poveri, gli indifesi, gli onesti avranno un po' di pace terrena».(“Qui Giovani” marzo 1973)
La mafia e li parrini (La mafia e i preti)
La mafia e li parrini
Si déttiru la manu
Poviru cittadinu
Poviru paisanu
La mafia e li parrini
Eternu sancisuca
Poviru cittadinu
Poviru paisanu
Unu isa la cruci
Lautru punta e spara
Unu minaccia 'nfernu
L'autru la lupara
Chi semu surdi o muti
Rumpemu sti catini
Sicilia voli gloria
Né mafia e né parrini
https://www.youtube.com/watch?v=JR1hBFufXsc
giovedì, marzo 20, 2014
Lilith and the Sinnersaints a Rock n Roll radio
Questa sera alle 20 su http://www.rocknrollradio.it/ la registrazione del concerto+intervista di LILITH AND THE SINNERSAINTS al "Rock n Roll" di Milano dello scorso martedì (da cui è tratta questa foto di Luca Trambusti che conduce l'intervista)
I palloni dei Mondiali di calcio
Prosegue la rubrica ASPETTANDO IL MONDIALE che ogni settimana proporrà un racconto o una storia relativa all'appuntamento quadriennale che si svolgerà quest'anno in Brasile.
Oggi ALBERTO GALLETTI ci parla dei PALLONI dei MONDIALI.
Qui le altre puntate:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Aspettando%20il%20Mondiale
INTRO
Da sempre al centro dell’attenzione suo malgrado, l’attrezzo usato per il gioco del calcio gode di grande notorietà, ma passa praticamente inosservato durante lo svolgimento delle partite.
Ce ne occupiamo oggi, passando in rassegna i palloni che hanno caratterizzato i tornei mondiali.
Charles Goodyear brevetta la gomma vulcanizzata nel 1836 e nel 1855 fabbrica il primo pallone in gomma (foto sotto), prima di allora la sfera (iniziale) di cuoio andava a ricoprire una vescica di maiale che dopo poco tempo assumeva le forme più disparate tendenti all’ovaloide.

Nel 1862 l’inglese HJ Lindon fabbricò la prima camera d’aria per palloni di cuoio, ma solo nel 1872 la Football Association stabilì le dimensioni dei palloni: circonferenza da 27 a 28 pollici e peso di peso da 13 a 15 once , portato da 14 a 16 nel 1937.
La produzione di palloni su scala industriale cominciò dal 1888 in corrispondenza con la fondazione della lega professionistica inglese, tra i primi produttori Mitre, la più antica ditta produttrice di palloni al mondo (fondata nel 1817) con sede a Huddersfield e Thomlinsons il cui modello ‘T’ uscito dagli stabilimenti di Glasgow è stato tra i più usati e qualitativamente migliori palloni del periodo ante-guerra.
MONDIALI
Non si conosce molto dei palloni usati durante la prima edizione della Coppa Rimet nel 1930, ma quello che si sa per certo è che per la finale argentini e uruguayani non si trovarono d’accordo su quale pallone usare, venne deciso così di usarne due diversi, uno fornito dagli argentini per il primo tempo, che chiusero in vantaggio per 2-1, e l’altro fornito dagli uruguayani per il 2° tempo e risultato finale di 4-2 in loro favore. Entrambi marca Tiento, qui sotto uno dei due usati nella partita
 Per l’edizione della Coppa Rimet del 1934 vennero usati palloni modello ‘Federale 102’ prodotto dalla ECAS (Ente Centrale Approvvigionamento Sportivi) di Roma, ancora in cuoio colore naturale.
Allen, modello ‘Allen Parigi’ fabbricato in Francia fu invece il pallone della III Coppa del Mondo in Francia nel 1938.
 Alla ripresa delle attività mondiali dopo la II guerra mondiale troviamo l’Allen‘Super Duplo T’pallone ufficiale della Coppa Rimet del 1950 giocata in Brasile, prodotto dalla brasiliana Superball per conto della FIFA, sarà l’ultimo pallone tinta naturale sebbene più chiaro usato in un mondiale, l’introduzione dei palloni bianchi nel 1951 cambierà per sempre l’aspetto del tanto ammirato attrezzo dopo circa.
Per il Mondiale ospitato in Svizzera nel 54 infatti la casa produttrice Kost Sport di Basilea produce il Swiss World Champion, giallo sempre a righe, nella foto saldamente tra le mani del portiere campione del mondo.
 Fedele alla tradizione del paese ospitante, la Svezia produce il pallone del mondiale 58, quello della consacrazione di Pelè, il modello Top Star della S.L.R. anche questo giallo.
Modello Industriale n°607 Crack per il Mondiale cileno del 62, sempre in cuoio, ancora giallo, la forma dei pannelli cuciti, cambia, stavolta sono esagoni e quadrilateri arrotondati, vince ancora il Brasile che non sembra preoccuparsi più di tanto della forma dei palloni.
E’ fabbricato dal produttore cileno Custodio Zamora in Santiago.
Il pallone del mondiale del ’66 in Inghilterra è l’ultimo in era pre-Adidas,l’inglese Slazenger produce il ‘Challenge’ pallone di cuoio a strisce fu usato in diverse colorazioni, arancione nella finale.

ERA ADIDAS
Il pallone Adidas Telstar fu creato per la Coppa del Mondo del 1970 in Messico, vinta dal Brasile sull’Italia in finale, fu il primo a pentagoni bianco-neri, il pallone ‘classico’ come lo definiamo noi bambini-ragazzini degli anni 70. Il nome Television Star gli venne attribuito proprio in omaggio alle riprese televisive, allora principalmente in bianco e nero, che ci si proponeva di migliorare con un opportuno modello di pallone, la struttura formata da 12 pentagoni neri e 20 esagoni bianchi permise anche un miglior raggiungimento della forma sferica rispetto ai modelli precedenti a strisce.
 Fu riproposto nella versione Duralast per il mondiale successivo di Monaco 74, nel quale cambiò invece il trofeo, vistA l’aggiudicazione della Coppa Rimet al Brasile dopo la terza vittoria e la creazione del nuovo trofeo FIFA World Cup.
Nel 1978 Adidas ormai leader indiscusso nella produzione mondiale di palloni British Isles escluse, rivoluziona il look del pallone a pentagoni sovrapponendo una suggestiva cornice a 12 cerchi per il modello Tango, da usare al Mundial 1978, probabilmente il miglior pallone mai prodotto, in ogni caso il migliore fino a quel momento.
 Il successo anche commerciale fu clamoroso, verrà riproposto quattro anni dopo come Tango Espana 82 e sarà per sempre legato nei ricordi dei tifosi italiani all’indimenticabile impresa degli azzurri di Bearzot, incredibili quanto meritieri vincitori di quel mondiale.
Per le edizioni successive Adidas presenta variazioni sul tema di Tango con Azteca (Mexico 86), Etrusco (Italia 90), Questra (USA 94), Tricolore (Francia 98), fino al controverso Fevernova per il mondiale nippo-coreano del 2002 che mandò definitivamente in pensione tra un mare di polemiche il pallone di cuoio.
Era costituito da 11 diversi strati, uno dei quali di schiuma poliuretanica e da una ricopertura sottile in materiale poliuretanico atto a rendere più stabile le traiettorie aeree della sfera, che risultarono però imprevedibili rispetto alla sfera di cuoio, Buffon lo bocciò come pallone ridicolo con rimbalzi da pallone per bambini (Super-Tele), i brasiliani lo stroncarono: troppo grosso, troppo leggero e che saltava troppo, Rivaldo fece commenti tremendi,sembrava non fossero più in grado di calciare, e vennero eliminati anzitempo.
Il fatto rivoluzionario fu che la struttura della sfera aveva ora più massa dei palloni precedenti per cui se calciato opportunamente al punto in cui gli altri cominciavano a perdere potenza nelle traiettorie, questo aumentava la velocità, ma il controllo era impossibile rispetto a prima, il calcio ad effetto dovette essere rivisto.
 Mantenne la struttura a pentagoni e ruppe il design Tango-derivato a favore di una stella ninjia stilizzata .
La tradizione è andata ripetendosi e per ogni torneo mondiale viene presentato un pallone nuovo, chiaramente l’impatto è molto meno efficace sul pubblico rispetto a 30 anni fa, oggi in tempi in cui ogni competizione ha un pallone suo proprio, dalla Champions League alla Serie D, l’aspetto del pallone da gara è stato banalizzato dalla commercializzazione, con annessa caduta di stile nel design che oggi fa appeal su masse sterminate di bambini under 11 e incompetenti afro-asiatici, confesso di aver perso interesse ormai da parecchi anni.
Ci sono stati ad ogni modo Teamgeist (Germania 06) decente, Jabulani (Sud Africa 10) totalmente inaffidabile posso tranquillamente affermare che ha falsato il risultato di alcune partite,e, buon ultimo, l’inguardabile Brazuca per quest’estate.
mercoledì, marzo 19, 2014
Due chiacchiere a proposito di Charles Baudelaire
"Due chiacchiere a proposito di Charles Baudelaire"a cura di ANDREA AndBot FORNASARI e Fabrizio Byron Rampotti (nella foto i due ritratti in un raro e difficile scatto, a causa dell'effetto SPLEEN, durante la chiacchierata)
Per intenderci: Baudelaire non lo si capisce, lo si è.
Qualcuno lo disse e aveva ragione.
Tuttavia, per quelli come me che non possono esserlo, può risultare interessante cercare di capirlo in parte, almeno provarci. Così ho rivolto qualche domanda ad un amico che da tempo si cimenta in questo non facile compito.
Ve lo presento: si chiama Fabrizio Byron Rampotti e l'eteronimo posto là in mezzo dovrebbe suggerirci una certa affinità con il mondo della poesia. Fabrizio si occupa - fra le altre di cose - di musica: con i Dirtyfake da parecchi anni e con i Folaga in un progetto più recente. Oggi però si parla di Baudelaire.
A: Senti, raccontami un po' qual'è il tuo pensiero su monsieur Baudelaire e magari anche quando e come vi siete incrociati.
F: Scrivere il mio Baudelaire-pensiero, qui, su due piedi è complicato, dovrò fare affidamento alla memoria, è da molto tempo che non sfodero l'argomento; l'uomo che fu per me epifanico.
Posso intanto dire che il Charles Pierre Baudelaire persona non è semplice da sviscerare e che furono in pochi a coglierne la vera essenza, la giusta direzione per comprendere meglio il suo operato. Ciò che mi sento di raccontare è solo una mera intuizione (ma proprio di questo potere si dovrebbe indagare quando si parla di lui). Del poeta si conosce moltissimo, si studia persino nei licei italiani (o almeno un tempo si faceva), del critico siamo ammaliati, ammirati. Direi che ci siamo trovati appena riposi i miei Lego nella scatola.
Baudelaire è uno che si deve scovare in adolescenza, quando i sensi che tocca sono ricettivi.
A: Baudelaire era anche un grande scopritore di talenti artistici del suo tempo ignorati dai più: vuoi ricordarcene qualcuno?
F: Fu lui il primo a sdoganare Poe e di certo fu grazie al nostro che l'americano raggiunse la notorietà europea con i dovuti tributi; comprese Wagner quando tutti ancora lo ritenevano prolisso ed eccessivo.
Fu inoltre Baudelaire a scrivere di Manet aprendo gli occhi chiusi di una Francia distratta mentre sorgeva una nuova pittura, quella che poi sarebbe divenuta a tutti gli effetti l'impressionismo. Insomma, è accertato che Charles Baudelaire stava molti anni avanti i suoi contemporanei in molti campi.
A: Perchè Baudelaire era così in anticipo sui tempi?
F: Non era solo una questione di cultura (a Wagner scrisse che non capiva nulla di musica). La maggior parte del merito va attribuito alle celebri "corrispondenze" Baudeleriane.
"E' un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore...etc"
Ogni cosa possiede un richiamo ed una eco poetica, sono le "foreste di simboli" che l'uomo attraversa a conferire un senso unico alla sua esperienza. Infatti, al di là del contrasto tra i termini usati da Charles nel poema, tutto sommato naturalistico, le corrispondenze resteranno la chiave per comprenderne le mosse, la carriera, la caduta. Il mio discorso appare nebbioso, lo so...e ti assicuro che potremmo parlarne per mesi, è un personaggio unico.
A: Esiste un saggio critico che possa rendere giustizia alla sua figura? O che comunque valga la pena di essere letto?
F: Citerei Sartre ma il limite delle pagine critiche a lui dedicate è forse proprio il suo mito. Persino sul misterioso Rimbaud riuscirono ad essere più esaurienti.
Baudelarie va letto proprio al contrario poichè non è un personaggio mitico. Nella vita fu un "looser" che (come molti geni) non riuscì a godere dei benefici della sua grandezza. Solo dopo la morte, la celebrazione giunse facendolo accomodare tra i suoi amati "fari", una lista di grandi della storia dell'arte, al cospetto del signore.
La sua prosa nel finale ha il respiro di un tifone, ha davvero il movimento di un Wagner:
"queste maledizioni e bestemmie, questi lamenti, queste estasi, e gridi e pianti, questi Te Deum sono un'eco ripetuta da mille labirinti: per un cuore mortale sono un oppio divino. È un grido ripetuto da mille sentinelle, un ordine ritrasmesso da mille portavoci, un faro acceso su mille fortezze, un suono di cacciatori perduti in grandi boschi! Perché, veramente, o Signore, è la migliore testimonianza che noi si possa dare della nostra dignità questo singhiozzo ardente che passa di secolo in secolo per morire ai piedi della tua eternità..."
Tre strofe, tutta l'arte (non si poteva dire di più) mentre in vita lo attendeva una schiavitù mediocre amorosa nei confronti di una ballerina creola: Jeanne Duval ed una persistente, cattiva condizione economica.
Pensa solo al contrasto tra il suo continuo proclamarsi dandy e il non possedere più un soldo o lasciarsi andare all'abbrutimento dell'acquavite.
A: Il concetto di vivere la vita secondo criteri estetici anzichè morali perchè è così rivoluzionario? Non rischia di essere banalizzato nella figura del dandy?
F: La differenza tra ciò che credeva di proiettare e ciò che si vedeva davvero doveva essere forte.
La condizione del dandy Des Esseintes di Huysmans così distaccato, deluso dalla Parigi mondana che cerca il bello in solitudine sarebbe l'esatto opposto di Baudelarie, pieno di impeto, che muore di noia dinanzi alla natura, che sente (e canta) la città oscura muoversi attorno, con i suoi mille stimoli: la musica, le donne, le droghe.
E il distacco?
Quando Baudelarie scrisse a sua madre di Poe era in estasi, fece intendere che l'americano fosse suo gemello in spirito. Neppure una groupie avrebbe fatto di meglio.
Parlando del gemello poi, possiamo dire che era uno che più incasinato non si poteva (biograficamente Poe è degno di divenire uno dei suoi mostri poetici!).
A: Correggimi se sbaglio.
Non è tanto il dualismo di Baudelaire a interessarmi: quello lo trovo anche in Dostoevskij e molti altri. E' importante che non ci siano sensi di colpa cristiani, questo si.
Ma ciò che mi sorprende e mi intriga è il suo capire l'arte come pochi: non solo arriva prima - perchè in fondo è già davanti - ma intuisce anche l'importanza fondamentale del contnuo migliorarsi come "artigiano". L'arte è artigianato e va trattata come tale: il fatto che poi sia, nella sua essenza, qualcosa di incomprensibile, è altro. I nostri mezzi sono mezzi razionali e insufficienti, ma tuttavia con quelli lavoriamo: l'Idea se ne sta là irraggiungibile, a lei bisogna tendere pur sapendo che nemmeno la sfioreremo.
E' un concetto ben oltre il neoplatonismo di un Michelangelo: è moderno, è nichilista prima del nichilismo, c'è l'assenza di un mondo ideale camuffato. C'è solo il bisogno.
F: Il suo dualismo non può essere eluso. In lui v'era umiltà e boria.
Secondo me il lato poco esplorato dell'uomo è la sua potente intuizione circa le corrispondenze.
Le corrispondenze vanno aperte e trascinate oltre la poetica del francese. Sono un vero e proprio linguaggio poetico che porterà di lì a poco diretti a Rimbaud e le sue "vocali" colorate. Ma la curiosità di personi simili attratte da eventi (gusti, oggetti, opere) similari e corrispettivi, a mio parere, è già di per sè una corrispondenza. Questo richiamo è una realtà verificabile, basta leggere le biografie di questi personaggi, molto spesso le abbiamo provate noi tutti in prima persona.Ogni volta che hai percepito una parte di te nell'opera di un altro siamo giunti ad una di queste somiglianze.
Tutto questo porta a farci molte più domande sulla foresta di simboli da lui identificata che sembra una semplice figura metaforica ma successivamente diventa una serie di codici ancestrali capaci di rinnovarsi. In sostanza c'è un filo invisibile che lega noi ai nostri miti personali (musicali, cinematografici, letterari) e, addirittura, nella loro biografia c'è sempre qualcosa che sembrerebbe appartenerci.
Qualcosa che sapevamo già. La famosa veggenza è solo un lasciarsi andare all'istinto nella direzione suggerita da queste correlazioni.
Le corrispondenze spingevano dunque uno specchio davanti al francese (già veggente prima di Rimbaud) e gli mostravano il Baudelaire/Wagner:
La prima volta che mi son recato al Théátre des Italiens, per ascoltare le vostre opere, ero abbastanza maldisposto, e persino, lo confesso, pieno di pregiudizi. Ma son da scusare, sono stato tanto spesso ingannato: m'è capitato troppe volte d'ascoltare musica composta da ciarlatani. Da voi sono stato immediatamente conquistato. Non si può descrivere quel che ho sentito, e se vi trattenete dal sorridere, proverò a tradurvelo in parole. In un primo momento m'è parso di conoscere quella musica, ma più tardi, riflettendovi, ho capito da che nasceva tale miraggio: mi pareva che quella musica fosse mia, e la riconoscevo così come ognuno riconosce le cose che è destinato ad amare. Per chiunque non abbia finezza di spirito una frase di questo tipo risulterebbe estremamente ridicola, soprattutto se scritta da uno come me, che non sa di musica...
il Baudelarie/Poe: Perchè ho così pazientemente tradotto Poe? Perchè mi assomigliava
Il Baudelaire/Manet:
L'affinità.
Il pittore, il vero pittore, sarà colui che riuscirà a carpire alla vita attuale il suo lato epico, colui che ci farà vedere e comprendere con i colori o con i disegni, come siamo grandi e poetici con le nostre cravatte e stivali di vernice.
Insomma, saltando nel futuro, è un caso vedere uscire dalla "Factory" (si, la fabbrica) numerosi Warhol? Tutti coloro che gli ruotavano attorno divenivano lui o lui sui circondava da coloro che gli corrispondevano?
Ecco cosa aveva scoperto il francese prima di tutto. Una rete fitta di intuizioni, sensazioni, istinto-guida. Le stesse sensazioni che sommariamente mi permettono di scriverti che Baudelaire ebbe di certo una vita d'inferno ma che in fondo fu soddisfatto di sè (non riuscì mai a terminare un vero romanzo!).
Cade in contraddizione spesso perchè è pigro, si descrive eroico ma la sua storia ha sprazzi d'inettitudine. E' tanto vicino a Satana, quanto in ginocchio davanti al signore. Eppure la sua testa è lucida, spietata. Non era un piccolo uomo, questo è certo, ma forse voleva divenire gigante in vita. I tempi l'immobilizzarono, lui aveva mostrato il futuro (quella prosa che finalmente parlava poetica e non adorava per amore).
A: Per concludere, parliamo della prosa di Baudelaire: cosa leggere?
F: Di Baudelaire bisogna leggere tutto, parlare dello Spleen di parigi è ovvietà.