mercoledì, marzo 19, 2014
Due chiacchiere a proposito di Charles Baudelaire
"Due chiacchiere a proposito di Charles Baudelaire"a cura di ANDREA AndBot FORNASARI e Fabrizio Byron Rampotti (nella foto i due ritratti in un raro e difficile scatto, a causa dell'effetto SPLEEN, durante la chiacchierata)
Per intenderci: Baudelaire non lo si capisce, lo si è.
Qualcuno lo disse e aveva ragione.
Tuttavia, per quelli come me che non possono esserlo, può risultare interessante cercare di capirlo in parte, almeno provarci. Così ho rivolto qualche domanda ad un amico che da tempo si cimenta in questo non facile compito.
Ve lo presento: si chiama Fabrizio Byron Rampotti e l'eteronimo posto là in mezzo dovrebbe suggerirci una certa affinità con il mondo della poesia. Fabrizio si occupa - fra le altre di cose - di musica: con i Dirtyfake da parecchi anni e con i Folaga in un progetto più recente. Oggi però si parla di Baudelaire.
A: Senti, raccontami un po' qual'è il tuo pensiero su monsieur Baudelaire e magari anche quando e come vi siete incrociati.
F: Scrivere il mio Baudelaire-pensiero, qui, su due piedi è complicato, dovrò fare affidamento alla memoria, è da molto tempo che non sfodero l'argomento; l'uomo che fu per me epifanico.
Posso intanto dire che il Charles Pierre Baudelaire persona non è semplice da sviscerare e che furono in pochi a coglierne la vera essenza, la giusta direzione per comprendere meglio il suo operato. Ciò che mi sento di raccontare è solo una mera intuizione (ma proprio di questo potere si dovrebbe indagare quando si parla di lui). Del poeta si conosce moltissimo, si studia persino nei licei italiani (o almeno un tempo si faceva), del critico siamo ammaliati, ammirati. Direi che ci siamo trovati appena riposi i miei Lego nella scatola.
Baudelaire è uno che si deve scovare in adolescenza, quando i sensi che tocca sono ricettivi.
A: Baudelaire era anche un grande scopritore di talenti artistici del suo tempo ignorati dai più: vuoi ricordarcene qualcuno?
F: Fu lui il primo a sdoganare Poe e di certo fu grazie al nostro che l'americano raggiunse la notorietà europea con i dovuti tributi; comprese Wagner quando tutti ancora lo ritenevano prolisso ed eccessivo.
Fu inoltre Baudelaire a scrivere di Manet aprendo gli occhi chiusi di una Francia distratta mentre sorgeva una nuova pittura, quella che poi sarebbe divenuta a tutti gli effetti l'impressionismo. Insomma, è accertato che Charles Baudelaire stava molti anni avanti i suoi contemporanei in molti campi.
A: Perchè Baudelaire era così in anticipo sui tempi?
F: Non era solo una questione di cultura (a Wagner scrisse che non capiva nulla di musica). La maggior parte del merito va attribuito alle celebri "corrispondenze" Baudeleriane.
"E' un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore...etc"
Ogni cosa possiede un richiamo ed una eco poetica, sono le "foreste di simboli" che l'uomo attraversa a conferire un senso unico alla sua esperienza. Infatti, al di là del contrasto tra i termini usati da Charles nel poema, tutto sommato naturalistico, le corrispondenze resteranno la chiave per comprenderne le mosse, la carriera, la caduta. Il mio discorso appare nebbioso, lo so...e ti assicuro che potremmo parlarne per mesi, è un personaggio unico.
A: Esiste un saggio critico che possa rendere giustizia alla sua figura? O che comunque valga la pena di essere letto?
F: Citerei Sartre ma il limite delle pagine critiche a lui dedicate è forse proprio il suo mito. Persino sul misterioso Rimbaud riuscirono ad essere più esaurienti.
Baudelarie va letto proprio al contrario poichè non è un personaggio mitico. Nella vita fu un "looser" che (come molti geni) non riuscì a godere dei benefici della sua grandezza. Solo dopo la morte, la celebrazione giunse facendolo accomodare tra i suoi amati "fari", una lista di grandi della storia dell'arte, al cospetto del signore.
La sua prosa nel finale ha il respiro di un tifone, ha davvero il movimento di un Wagner:
"queste maledizioni e bestemmie, questi lamenti, queste estasi, e gridi e pianti, questi Te Deum sono un'eco ripetuta da mille labirinti: per un cuore mortale sono un oppio divino. È un grido ripetuto da mille sentinelle, un ordine ritrasmesso da mille portavoci, un faro acceso su mille fortezze, un suono di cacciatori perduti in grandi boschi! Perché, veramente, o Signore, è la migliore testimonianza che noi si possa dare della nostra dignità questo singhiozzo ardente che passa di secolo in secolo per morire ai piedi della tua eternità..."
Tre strofe, tutta l'arte (non si poteva dire di più) mentre in vita lo attendeva una schiavitù mediocre amorosa nei confronti di una ballerina creola: Jeanne Duval ed una persistente, cattiva condizione economica.
Pensa solo al contrasto tra il suo continuo proclamarsi dandy e il non possedere più un soldo o lasciarsi andare all'abbrutimento dell'acquavite.
A: Il concetto di vivere la vita secondo criteri estetici anzichè morali perchè è così rivoluzionario? Non rischia di essere banalizzato nella figura del dandy?
F: La differenza tra ciò che credeva di proiettare e ciò che si vedeva davvero doveva essere forte.
La condizione del dandy Des Esseintes di Huysmans così distaccato, deluso dalla Parigi mondana che cerca il bello in solitudine sarebbe l'esatto opposto di Baudelarie, pieno di impeto, che muore di noia dinanzi alla natura, che sente (e canta) la città oscura muoversi attorno, con i suoi mille stimoli: la musica, le donne, le droghe.
E il distacco?
Quando Baudelarie scrisse a sua madre di Poe era in estasi, fece intendere che l'americano fosse suo gemello in spirito. Neppure una groupie avrebbe fatto di meglio.
Parlando del gemello poi, possiamo dire che era uno che più incasinato non si poteva (biograficamente Poe è degno di divenire uno dei suoi mostri poetici!).
A: Correggimi se sbaglio.
Non è tanto il dualismo di Baudelaire a interessarmi: quello lo trovo anche in Dostoevskij e molti altri. E' importante che non ci siano sensi di colpa cristiani, questo si.
Ma ciò che mi sorprende e mi intriga è il suo capire l'arte come pochi: non solo arriva prima - perchè in fondo è già davanti - ma intuisce anche l'importanza fondamentale del contnuo migliorarsi come "artigiano". L'arte è artigianato e va trattata come tale: il fatto che poi sia, nella sua essenza, qualcosa di incomprensibile, è altro. I nostri mezzi sono mezzi razionali e insufficienti, ma tuttavia con quelli lavoriamo: l'Idea se ne sta là irraggiungibile, a lei bisogna tendere pur sapendo che nemmeno la sfioreremo.
E' un concetto ben oltre il neoplatonismo di un Michelangelo: è moderno, è nichilista prima del nichilismo, c'è l'assenza di un mondo ideale camuffato. C'è solo il bisogno.
F: Il suo dualismo non può essere eluso. In lui v'era umiltà e boria.
Secondo me il lato poco esplorato dell'uomo è la sua potente intuizione circa le corrispondenze.
Le corrispondenze vanno aperte e trascinate oltre la poetica del francese. Sono un vero e proprio linguaggio poetico che porterà di lì a poco diretti a Rimbaud e le sue "vocali" colorate. Ma la curiosità di personi simili attratte da eventi (gusti, oggetti, opere) similari e corrispettivi, a mio parere, è già di per sè una corrispondenza. Questo richiamo è una realtà verificabile, basta leggere le biografie di questi personaggi, molto spesso le abbiamo provate noi tutti in prima persona.Ogni volta che hai percepito una parte di te nell'opera di un altro siamo giunti ad una di queste somiglianze.
Tutto questo porta a farci molte più domande sulla foresta di simboli da lui identificata che sembra una semplice figura metaforica ma successivamente diventa una serie di codici ancestrali capaci di rinnovarsi. In sostanza c'è un filo invisibile che lega noi ai nostri miti personali (musicali, cinematografici, letterari) e, addirittura, nella loro biografia c'è sempre qualcosa che sembrerebbe appartenerci.
Qualcosa che sapevamo già. La famosa veggenza è solo un lasciarsi andare all'istinto nella direzione suggerita da queste correlazioni.
Le corrispondenze spingevano dunque uno specchio davanti al francese (già veggente prima di Rimbaud) e gli mostravano il Baudelaire/Wagner:
La prima volta che mi son recato al Théátre des Italiens, per ascoltare le vostre opere, ero abbastanza maldisposto, e persino, lo confesso, pieno di pregiudizi. Ma son da scusare, sono stato tanto spesso ingannato: m'è capitato troppe volte d'ascoltare musica composta da ciarlatani. Da voi sono stato immediatamente conquistato. Non si può descrivere quel che ho sentito, e se vi trattenete dal sorridere, proverò a tradurvelo in parole. In un primo momento m'è parso di conoscere quella musica, ma più tardi, riflettendovi, ho capito da che nasceva tale miraggio: mi pareva che quella musica fosse mia, e la riconoscevo così come ognuno riconosce le cose che è destinato ad amare. Per chiunque non abbia finezza di spirito una frase di questo tipo risulterebbe estremamente ridicola, soprattutto se scritta da uno come me, che non sa di musica...
il Baudelarie/Poe: Perchè ho così pazientemente tradotto Poe? Perchè mi assomigliava
Il Baudelaire/Manet:
L'affinità.
Il pittore, il vero pittore, sarà colui che riuscirà a carpire alla vita attuale il suo lato epico, colui che ci farà vedere e comprendere con i colori o con i disegni, come siamo grandi e poetici con le nostre cravatte e stivali di vernice.
Insomma, saltando nel futuro, è un caso vedere uscire dalla "Factory" (si, la fabbrica) numerosi Warhol? Tutti coloro che gli ruotavano attorno divenivano lui o lui sui circondava da coloro che gli corrispondevano?
Ecco cosa aveva scoperto il francese prima di tutto. Una rete fitta di intuizioni, sensazioni, istinto-guida. Le stesse sensazioni che sommariamente mi permettono di scriverti che Baudelaire ebbe di certo una vita d'inferno ma che in fondo fu soddisfatto di sè (non riuscì mai a terminare un vero romanzo!).
Cade in contraddizione spesso perchè è pigro, si descrive eroico ma la sua storia ha sprazzi d'inettitudine. E' tanto vicino a Satana, quanto in ginocchio davanti al signore. Eppure la sua testa è lucida, spietata. Non era un piccolo uomo, questo è certo, ma forse voleva divenire gigante in vita. I tempi l'immobilizzarono, lui aveva mostrato il futuro (quella prosa che finalmente parlava poetica e non adorava per amore).
A: Per concludere, parliamo della prosa di Baudelaire: cosa leggere?
F: Di Baudelaire bisogna leggere tutto, parlare dello Spleen di parigi è ovvietà.
Occhio che adesso arriva l'Accademia della Crusca
RispondiEliminaScrivo spesso in maniera scorretta, con accenti sbagliati etc. ma m'importa 'na sega e non sopporto i correggini che ti bacchettano perché l'accento è fuori posto.
RispondiEliminabella la foto
RispondiEliminail resto "ciaciare" da bar
Che poi di refusi (ben "peggiori") se ne trovano a bizzeffe anche nei testi più professionali e rimarchevoli.
RispondiEliminaNon che il blog non sia professionale e rimarchevole, ma ci siamo capiti.
Gli scoreggini, ops, i correggini (refuso beccato appena in tempo!) possono andare a fare in qulo, e dai! ancora errore!
AndBot
occhio che AndBot mena....
RispondiEliminaCasomai me lo meno.
RispondiEliminaAndBot
Testo Io Me La Meno
RispondiEliminaHome > S > Skiantos > Monotono (1978) > Io Me La Meno
Lady Gaga si fa vomitare addosso durante il concerto
Scarica la suoneria di Io Me La Meno!
Guarda il video di "Io Me La Meno"
Io me la meno ogni notte mi dimeno domani pendo il treno vado fino a San Remo Coro : Io me la meno Io me la meno Ogni giorno di meno mi ritrovo sereno se impazzisco mi sveno non posso farne a meno Coro : Io me la meno Io me la meno Con un pieno di fieno io divento più scemo la vecchiaia non temo perché io me la meno - io me la meno Basta Non voglio più pasta Odio la posta Sei proprio una bestia ! Aaoo Ooh ! Basta ! Io me la meno ogni notte mi dimeno domani prendo il treno vado fino a San Remo Basta ! Non salto con l'asta ti spacco la testa mi scavo la fossa Sei proprio una bestia !
però dai, cagare il cazzo per gli accenti acuti o gravi è inaccettabile, chè tanto si usano solo quelli immediatamente disponibili sulla tastiera, ma vedere scritto, per dire, "un pò" con l'accento o "qual'è" con l'apostrofo non è solo brutto, è proprio sbagliato e basta.
RispondiEliminama sbagliato forte, tipo "vado ha casa" eh: non c'è refuso che tenga in questi casi: sono errori.
scrivere in un italiano corretto mi sembra una cosa bella, tipo come non steccare se canti, non sbagliare gli accordi se suoni la chitarra o non andare fuori tempo se suoni la batteria.
The Real WC
Il fatto è che sono già piuttosto maniaco: perfino quando invio gli sms cerco di salvare la forma, non uso mai il pò (mi fa orrore, sul serio), eccetera.
EliminaNaturalmente posso cappellare, come tutti.
Ad ogni modo non riprendo mai nessuno, anche se magari provo un leggero sussulto per i refusi e un vero e proprio fastidio per la grammatica sgrammaticata: alla fine cerco di capire se si può salvare il contenuto.
E' anche vero che se scrivi male, ma proprio male, malissimo, difficilmente dici qualcosa di sensato.
Ma non me la sento di bacchettare.
Mentre sono molto contento se mi correggono, questo si.
AndBot
dimenticavo: il post su baudelaire è davvero interessante, ho scoperto molte cose che non conoscevo affatto.
RispondiEliminaThe Real WC
Assenzio e oppio PER TUTTI!!!!!!!!!
RispondiEliminaper cui per tutti i BURICCHI:
RispondiEliminahttp://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_qual.html
Certo ma mi si scassava la minchia per il fatto che BANDS non si può mettere al plurale in uno scritto in italiano. Ma chissenefrega !!!
RispondiEliminaIn effetti non ha senso.
RispondiEliminaSi tratta più che altro di convenzioni: la regola generale per le recensioni è quella di scrivere band anche al plurale - in italiano.
Io cerco di aggirare il "problema" usando termini come: gruppo, formazione, il nostro/i nostri.
Anche banda non è male.
Direi di buttare in piedi una BAND e di chiamarci BANDS, tanto per incasinare un po' tutti...
AndBot
Però si scrive (e si legge) fan al singolare e fans al plurale. Allora?
RispondiEliminaTanto non avremo nè fan nè fans, il problema non si pone.
RispondiEliminaAndBot
quindi scrivo a-fan-culo?
RispondiEliminaC
Credo di si.
RispondiEliminaE quindi two fans culo? Boh...
AndBot
ahahah! ci sta..!
RispondiEliminaC
Quando scrivo un libro scrivo : le band italiane - i mod armeni - i punk ugro-finnici perché ufficialmente si fa così, quando iscrivo sul blog scrivo i mods, i punks, le bands, i fans, i Beatles.
RispondiEliminaSeguendo la regola dovremmo scrivere i Rolling Stone, gli Small Face, i Kink, i Sex Pistol ?? (scherzo eh…).
Vorrei consigliare i "Diari intimi". Spiegano parecchio. Bell'articolo!
RispondiEliminaSaluti
Marcello