Grazie al provvidenziale accredito arrivato in extremis da CLASSIC ROCK, la rivista a cui mi pregio di collaborare fin dal primo numero (ora siamo alle soglie dei 150...), posso rivedere gli amati WHO, in quel di Milano (a cui avevo rinunciato per questioni di caro biglietto, dai 103 ai 126 euro i più accessibili e per la decisione di evitare come la peste i "grandi concerti").
La recensione del concerto la leggerete nel numero di settembre.
Qui riporto una cronaca meno "tecnica" e più emozionale.
Il Parco della Musica a Novegro è facilmente raggiungibile, parcheggio a fianco del palco (5 minuti a piedi, anche meno) a 10 euro, parco alberato, atrmosfera easy, struttura buona per concerti di questo livello (nonostante ogni due minuti ti passi sopra un aereo decollato dall'aeroporto di Linate).
I prezzi del ristoro sono al solito indecenti ma ogni dubbio se morire assetato (ieri faceva quell'adorabile caldo padano di fine luglio) o cedere ai 7.60 euro di una media e ai 12 di un panino striminzito viene fugato dalla impossibilità di pagare in contanti ma solo con una carta di credito (che per scelta non uso).
Rimedio attraversando la strada e dissetandoni con una Moretti ghiacciata presa da un paki a 4.50.
Mi aspettavo la Fiera della Terza Età (che ovviamente non manca) e invece tanti giovani, da adolescenti fino ai 40 anni.
Un bel numero di stranieri (da svizzeri e francesi, molti inglesi e giapponesi).
Le shirts, a parte, ovviamente, quelle degli Who, di ogni foggia e provenienza, sono di matrice "hard" e classic Rock: Led Zeppelin, Stones, Guns n Roses, Black Sabbath, Pink Floyd.
Avvistate anche due Jethro Tull, un Van Der Graaf Generator, un Glenn Hughes (bassista di Deep Purple e Black Sabbath) e un Pino Scotto.
Il merchandising è orrendo (una maglietta degli Who con vari simboli dell'Italia, inguardabile, poster e manifesti a 30/40 euro).
All'imbrunire nugoli di zanzare fanno strage del plasma del discretamente folto pubblico e solo un provvidenziale venticello ci risparmia dal dissanguamento.
Si incontrano varie facce e amicizie, il clima è tranquillo e piacevole.
Alle 22 partono gli WHO.
Doveroso omaggio a Ozzy all'inizio.
Li ascolto letteralmente da 50 anni.
Sono stati i primi ad aprire il mio cuore rock, insieme ai Beatles.
Poi i Fab Four sono decollati in un'altra galassia e gli Who sono diventati il mio gruppo preferito di sempre (i Beatles non sono un gruppo musicale ma un'entità artistica tra le più importanti, dal Novecento in poi).
Per cui ogni brano, qualunque sia, è un pezzo di anima, di carne, di sangue, di cuore.
A ogni loro canzone associo un momento della mia vita, dall'adolescenza all'età matura.
Non mi sembra nemmeno una band, ma vecchi amici o padri che mi dicono le stesse cose da 50 anni.
Non riesco davvero a vederli come una rock band.
Tanto più quando incespicano in qualche brano, sbagliano un'entrata o un cambio di accordi.
E' tutto così reale e "nostro".
Ancora in rodaggio (le date italiane sono il preludio al tour Usa) suonano sporchi e duri, il nuovo batterista Scott Devours, sostituto dell'appena licenziato Zak Starkey è eccellente, perfetto per la band.
Roger ha ancora una voce spaventosa, sempre più blues, Pete usa la chitarra sia in modo irruente e devastante che, quando occorre, in chiave jazzata.
I venti brani scorrono velocemente, lungo due ore, passando dai 60's di "Can't explain" e "Substitute" alla triade "Tommy", "Who's Next", "Quadrophenia" che si prende oltre la metà del repertorio e qualche hit come "Who Are You" e "You Better You Bet" o brano "dimenticato" come "Love Ain't For Keeping" e "Eminence Front".
Niente dagli ultimi "Endless Wire" e "Who", neanche da "By Numbers", "Sell Out", "A Quick One".
In conclusione: semplicemente stupendi.
La prossima volta (perché, checché ne dicano, sono sicuro che ci sarà una prossima volta) torno a vederli.
mercoledì, luglio 23, 2025
The Who a Milano - Parco della Musica 22 luglio 2025
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