A quasi metà dell'anno l'elenco di ottime uscite da segnalare si allunga ancora di più.
Dall'estero Libertines, Prisoners, Bella Brown and the Jealous Lovers, Judith Hill, Les Amazones d'Afrique, Mdou Moctar, Paul Weller, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes,, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Big Boss Man, The Wreckery, Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Kamasi Washington, Real Estate, Lemon Twigs, Bad Nerves, Tibbs, Idles, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7 e Popincourt.
Tra gli italiani A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Rudy Bolo, Cesare Basile, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce e Paolo Benvegnù, Zolle.
PAUL WELLER - 66
Paul Weller festeggia il 66° compleanno con il titolo omonimo per il 17° album solista.
La consueta, doverosa, premessa è che non ha nulla da dimostrare, la sua carriera quasi cinquantennale, solista inclusa, parla chiaramente.
Può dare sfogo alle sue esigenze creative senza dover compiacere critici, fan o chiunque altro.
L'album parte fortissimo con l'intensa ballata quasi jazzata "Ship of fools" in coppia con Suggs, molto "british" e Kinks e prosegue con il brano forse più complesso (e tra i migliori), "Flying fish", che mischia ritmiche quasi disco con una progressione che ci tuffa in un groove più rock, il tutto corredato da ampio uso di effetti elettronici.
"Jumble Queen", già proposto dal vivo, è composto con Noel Gallagher (presente anche nel brano), un poderoso soul rock con tanto di fiati e potente riff chitarristico.
Ballata nel consueto stile Welleriano, "Nothing" è abbastanza anonima.
Più definito il bluesaggiante e malinconico "My best friend's coat".
"Rise up singing" è puro Style Council, con un'orchestrazione sontuosa e toni gospel, non male.
Archi a profusione e impostazione acustica anche nelle successive "I woke up" e "Gimpse of you", sontuosa e quasi da colonna sonora cinematografica di un film anni Cinquanta.
Un po' jazzy e sbarazzina "Sleepy Hollow" con solo di vibrafono ad addolcire il tutto. Carina.
"In full flight" è un'altra ballata, molto lenta, che ci lascia in un clima molto rilassato e un tantino sonnolento.
"Soul wandering" torna, per fortuna, ad alzare i ritmi con l'apporto di Bobbie Gillespie, un buon soul funk dalla chitarra energica e atmosfere gospel con sezione fiati.
Uno degli episodi più interessanti.
La conclusione dall'incedere epico e solenne di "Burn out" ci consegna quasi ai Pink Floyd anni 70.
In definitiva Weller confeziona un altro buon album ma, a parere personale, senza lode né infamia, a tratti particolarmente anonimo e poco ispirato, soprattutto al confronto con i momenti più riusciti.
La qualità compositiva del Nostro è conosciuta e non è certo in discussione ma, a malincuore, "66" non rientrerà nelle sue migliori opere soliste.
THE PRISONERS - Morning star
A trent'anni dall'ultimo album torna una band seminale, per quanto oscura e immeritatamente trascurata, autrice di quattro fenomenali album e di una carriera fulminea quanto lucente ed esplosiva. Furono precursori del Britpop con un sound che mischiava Small Faces, garage, beat, psichedelia, con l'energia del pub rock e del punk. La carriera successiva allo scioglimento ci ha dato grandi soddisfazioni con James Taylor Quartet, Solarflares, Prime Movers, Gaolers, Galileo 7. L'inaspettata reunion ci riconferma, con gli stessi favolosi ingredienti, una band ancora fresca, pulsante, creativa, con quattordici brani nuovi, semplicemente eccezionali.
JUDITH HILL - Letters From A Black Widow
Una storia tremenda quella a cui fa riferimento il titolo. Judith Hill è stata a lungo definita "Black widow" a causa delle sue collaborazioni con Michael Jackson e Prince poco prima che morissero, facendo partire una campagna diffamatoria e infamante, rinfocolate dagli hater da social. Il suo curriculum è ricchissimo di backing vocals per varie star della musica, da Rod Stewart a Robbie Williams, John Legend, Dave Stewart. Il nuovo, quinto, album è un capolavoro in cui troviamo soul, funk, blues, gospel, jazz, sperimentazione, rock, elettronica, hip hop, con la sua voce spettacolare a tenere le fila. A tratti ricorda Macy Gray o Erikah Badu, a volte Prince e altre Sly and the Family Stone o perfino Aretha Franklin ma la personalità e l'ecletticità che sprigionano l'album sono uniche e originalissime.
THE LEMON TWIGS - A dream is all we know
Nei precedenti quattro album i fratelli new yorkesi D'Addario ci hanno abituati (più che bene) alla loro personale rilettura degli anni Sessanta e Settanta (questi ultimi intesi come glam, power pop, bubblegum music ma anche XTC, Elvis Costello e Squeeze) meno scontati e prevedibili, attraverso canzoni semplicemente deliziose. Nel nuovo lavoro in In the eyes of the girl (romantica ballata tra Beach Boys e Paul McCartney, entrambi riferimenti spesso ricorrenti nell'album) hanno anche un briciolo di Beatles con Sean Ono Lennon al basso e alla produzione. A questo proposito ci sono momenti in cui, vedi la title track, è difficile non pensare a un'outtake di un album degli Wings mentre nella conclusiva Rock on (over and over) ci ritroviamo in mezzo a un'impossibile jam session tra Marc Bolan, Brian Wilson e i primi Beatles. Ancora una volta un lavoro di pregevole fattura, divertente, per un progetto sempre più personale e convincente.
BAD NERVES - Still Nervous
Chitarre distorte, ritmi infuocati, Ramones, punk rock, powerpop, beat, rock 'n' roll. La band inglese, al secondo album, ha un approccio urgente, spontaneo, teen. Ricordano spesso i Supergrass e gli Strokes, brani sui due minuti, anche meno. Freschi, giovani, travolgenti. Un gran bel disco.
THE WRECKERY - Fake is forever
Eccellente band della scena australiana degli anni 80, dal talento purtroppo inespresso, sciolti troppo presto. Guidati da Hugo Race (ex Bad Seeds e tanto altro) tornano dopo 35 anni con un bellissimo album di blues dalle tinte oscure, con una buona miscela di soul, rock 'n' roll e funk, tanto groove e canzoni di grande spessore. Album con i fiocchi, moderno e godibilissimo.
MDOU MOCTAR - Funeral for justice
La musica di Mdou Moctar, contaminata da tradizione Nigerina e da un rock psichedelico di gusto Hendrixiano, ha da tempo fatto il giro del mondo. Il nuovo album è un inno alla giustizia per il suo martoriato paese, vittima di un recente colpo di stato, e per il suo popolo, i Tuareg. Anche per questo l'approccio è più aggressivo, urgente (il disco è stato registrato in soli cinque giorni a New York) duro, quasi violento. Il sound, sempre potentissimo, è a tratti quasi isterico e abrasivo. Come sempre a livelli di eccellenza.
KAMASI WASHINGTON - Fearless Movement
Dopo alcune prove incerte e alternanti torna con un album all'altezza della sua fama.
"Fearless Movement" è magniloquente e prolisso (un'ora e mezza di musica) ma godibilissimo nell'esplorazione di mille anime della musica, sapientemente mischiate al jazz più tradizionale.
Ci sono blues, funk, spiritual jazz, hip hop, latin, gospel e tanto altro.
Al suo fianco George Clinton, Thundercat (che fa faville al basso nel funk fusion jazz "Asha the first"), André 3000 e altri collaboratori di livello eccelso.
L'ascolto richiede predisposizione, attenzione e pazienza ma il risultato lascerà sicuramente soddisfatti.
SHELLAC - To the trains
E' un ascolto amaro, dopo la recente scomparsa di Steve Albini. Gli Shellac confermano, in questo triste commiato, la loro caratura, come sempre all'insegna di uno scarno, aggressivo, scheletrico, minimale, postrock punk dalle trame ancora sorprendenti, rabbiose, sfacciate. L'ultimo capitolo di una storia importante.
THE SHENANYGANS - On Monte Verita
Arrivano da Soletta nel nord della Svizzera e suonano un delizioso ed elegante folk beat di chiara derivazione 60's, con un po' di Lovin Spoonful, primi Jefferson Airplane, Buffalo Springfield, un tocco garage qua e là, melodie Beatles/Beach Boys, un osguardo a cose più receneti come Real Estate e GospelBeach. Bravisismi.
THE BASEMENTS - Sounds of yesterday
L'album è uscito a dicembre scorso ma me ne sono accorto ora del loro splendido nuovo album.
Arrivano da Salonicco, firmano il terzo disco e ci riportano dritti nel 1966, tra jingle jangle sound e folk rock, con un piglio garage punk e tanta energia.
Suoni e riferimenti oscuri, scovati (e scavati) con estrema competenza.
Ammalianti.
SAIGON SOUL REVIVAL - Moi Lu'ong Duyen
Affascinante band arriva dal Vietnam. Melodie autoctone in lingua locale avvolte da un groove soul funk, suonato con la giusta attitudine e occasionali, gustosissime escursioni in ritmi in levare di estrazione ska. Non è solo una curiosità esotica ma una band con i fiocchi e una grande voce femminile.
TY SEGALL - Three bells
Quindicesimo album e la consueta inafferrabile creatività e l'indefinito spostarsi da un mood all'altro, tra Captain Beefheart, ruvida psichedelia, folk "storto", Jack White, tentazioni prog, rock beat, blues e tanto altro. Non sempre il tutto è a fuoco, con tanti alti e bassi ma la qualità è più dignitosa.
SLASH - Orgy of the damned
Difficilmente avrei pensato di accostarmi a un album di Slash. La sorpresa è stata invece molto piacevole. Il nostro si diverte con blues, funk (molto bella la versione di "Papa was a rolling stone" con Demi Lovato), soul, rhythm and blues, tirandone fuori momenti di assoluta eccellenza e godibilità. Anche i temuti soli non indulgono mai troppo nei cliché hard rock e il disco si ascolta con molto piacere. In particolare anche con "The pusher" (con Chris Robinson dei Black Crowes magistrale alla voce), "Living in the city" di Stevie Wonder, una super funk "Killing floor" con Brian Johnston a voce e Steve Tyler all'armonica. Provare per credere.
CESARE BASILE – Saracena
Non scopriamo ora che Cesare Basile è senza alcun dubbio tra i migliori interpreti di una canzone d’autore personale e originale, in cui è ricorrente la miscela tra tradizione e sperimentazione. Il nuovo album, come da tempo cantato in siciliano, attinge dalle sue radici e da umori “africani” ma mischia il tutto con elettronica e avanguardia, osando, senza porsi limiti, spesso immerso in raga ipnotici, dai suoni ancestrali, in cui subentrano “disturbi” elettronici, parole, suoni, rumori. I testi nascono dall’urgenza di una contingenza, non più emergenza, ormai acclarata, come l’esodo in corso in buona parte del mondo, verso la speranza di una vita migliore (o se non altro non peggiore). Come sempre uno dei rari casi in cui ci troviamo di fronte a un disco punk senza che di quel suono ci sia nulla. Un pregio unico.
DINING ROOMS – Songs To Make Love To
Decimo album per il duo composto da Stefano Ghittoni e Cesare Malfatti che prosegue la sua esplorazione sonora e nell’animo umano. Qui si parla dell’amore, dalla sua costruzione, alle dinamiche delle relazioni, senza vincoli e fuori dal concetto di possesso. Lo stile è ormai acclarato e da lungo tempo riconoscibile, con groove ritmici mid tempo, ondeggianti, insinuanti, un uso sapiente di elettronica e suoni ambientali (in questo caso con registrazioni dai Carruggi genovesi, della Darsena milanese, dei quartieri spagnoli di Napoli e di città come Istanbul e San Paolo). Ospiti vocali valorizzano una serie di brani (in particolare Chiara Castello in “Stone (My heart)” rende la canzone una sorta di versione modernizzata dei Velvet Underground feat. Nico), mentre la perfetta padronanza della materia e una creatività sempre di alto livello, portano anche questo album ai consueti livelli di eccellenza.
BLACK SNAKE MOAN - Lost in time
Marco Contestabile torna con il suo affascinante progetto dal nome intrigante e misterioso, Black Snake Moan. Nove brani in cui abbraccia folk psichedelico di sapore anni Sessanta, trame care alla California musicale più oscura di quel periodo (con rimandi espliciti ai Doors ma con un approccio "malato" non distante dai primi Velvet Underground), blues, umori "desertici", raga-rock. Un viaggio personale, raro da ascoltare ai giorni nostri, arrangiato, prodotto e composto con totale competenza della materia trattata. Un vero e proprio gioiello.
THREE SECOND KISS - From fire I save the flame
Torna dopo dodici anni di silenzio discografico una delle band più interessanti e influenti dell'alternative rock italiano. Il trio (dapprima) bolognese, ora di stanza a Catania, firma il settimo album della carriera, affidando la produzione a Don Zientara (già alle spalle di Fugazi, Minor Threat, Shudder To Think e altre ruvide delizie targate Dischord Records). Gli undici brani guardano a Fugazi e Shellac del compianto Steve Albini che di loro curò due album, con trame complesse, scarne, acide e ostiche che incrociano costantemente un'attitudine punk e uno sguardo compositivo progressivo, aperto, senza confini o reticolati artistici. Come sempre materiale di alta qualità.
CLAUDIO CORONA - Imagination Unlimited
Si viaggia di Hammond a tutt ospiano nel debutto del tastierista di casa a Londra. Funk, jazz, soul, rock, atmosfere cinematografiche di isprazione 70's. Il tutto suonato in maniera eccellente, con grande classe e stile. Ottimo!!
ZOLLE - Rosa
Stefano (batteria) e Marcello (chitarra e voce) provengono da MoRkObOt, Viscera/// e Klown e suonano insieme da ormai trent'anni. La nuova esperienza è semplicemente geniale nel mettere insieme un sound granitico, rigorosamente strumentale (a parte occasionali cori con melodie paradossalmente spesso "celestiali" che infondono ironia e sarcasmo al tutto) che guarda ai riff e ai suoni di Metallica, Van Halen e Ac/Dc, flirta con i Motorspycho, travolge per potenza ed efficacia. Originali e irresistibili.
SHARP CLASS - Ordinary people / Catch my breath
Torna la mod band inglese con un singolo che ne conferma le grandi qualità stilistiche e compositive. Beat rock chitarristico che riporta ai The Moment e ai Jam 1978/79. Giovanissimi, talento, urgenza, attitudine. Da seguire!!!
ASCOLTATO ANCHE
LENNY KRAVITZ (ormai navigata superstar sfodera un ottimo album con soul, funk, pop, lasciando da parte i lrock tamarro), BETH GIBBONS (un lkavoro molto oscuro, riflessivo, introverso. Troppo), ALEX HARRIS (soul e R&B ballads di buona qualità cover di Otis e Solomon, buono), RICK ESTRIN & the NIGHTCATS (buon rhythma and blues, rock 'n' roll e blues), SUN ATLAS (funk psichedelico, jazz, ethiojazz strumentale. Ascolto interessante), JAZZ DEFENDERS (funk e jazz, un'incursione nell'hip hop, buono), OLUMA (la band tedesca ci delizia con un ottimo mix di atmosfere brasiliane e afrobeat), CRUMB (dream pop di gusto psichedelico, accattivante), JESSICA PRATT (atmosfere semi acustiche ammalianti, soffici, di sapore 60's, bossa nova. Relax).
LETTO
Stefano Scrima - Filosofia del walkman
Un breve (quanto colto, approfondito e illuminante) saggio su come l'introduzione (rivoluzionaria) del walkman negli anni Ottanta sia stato il simbolo del passaggio da un concetto di fruizione musicale (culturale e sociale) condivisa e collettiva a una modalità individualistica e consumistica.
"La "non disponibilità verso l'altro testimonia una mancanza di interesse per la collettività, per le sorti della società, per la politica, per la musica come qualcosa che no nsia solo moda-piacere-divertimento-consumo a favore di quella che abbiamo chiamato "fuga nel privato" in cui a contare di più è la nostra libertà, tuttavia non libera di scegliere, di competere e consumare nel mercato globale in cui la responsabilità delle nostre esiste è interamente demandata a noi, nonostante tutto."
Scrima fa un'analisi socio politica più che efficace di un momento epocale di cui viviamo le nefaste conseguenze e di cui il walkman diventa inconsapevole e incolpevole simbolo e simulacro.
"La società neoliberista che Regno Unito e Usa stavano preparando era la società degli individui e della libertà come ideologia, quella in cui è necessario primeggiare, distinguersi, vincere e farlo attraverso la propria unicità."
Il walkman arriva nel momento in cui il Rock viene musealizzato, depotenziato, normalizzato e perde tutta la sua capacità "eversiva" (ultimi scampoli arrivati, in tal senso, dal punk).
"Il rock istituzionalizzato degli anni Ottanta, consapevole di non avere più nessuna possibilità di cambiare il mondo e avendo dalla sua parte il solo potere dell'intrattenimento, si unì per vendere la sua performance in cambio di atti di beneficenza, cosa che funzionò molto bene.
Il controllo che mettiamo in atto estraniandoci dal mondo uditivo "naturale" non permette solo di reinterprtare a nostro piacere l'ambiente, ma anche e soprattutto di avere più potere su di noi, sui nostri pensieri e sul nostro umore."
Testo più che consigliato, incisivo, minimale, tanto quanto preciso, informato e informativo.
Donato Zoppo - CSI. E' stato un tempo il mondo
Donato Zoppo racconta una delle vicende più intriganti della musica rock italiana, in una modalità , come sottolinea Federico Guglielmi nella prefazione, di "romanzo quasi epico".
L'esordio del Consorzio Suonatori Indipendenti - CSI, l'album "Ko de Mondo" del 1994, sviscerato in tutte le sue particolarità, dalla formazione del gruppo alla realizzazione durate un mese e mezzo in Bretagna.
Il tutto corroborato da interviste esclusive e inedite ai protagonisti Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Ginevra Di Marco, Alessandro Gerbi, Pino Gulli ma anche il discografico Stefano Senardi, Finaz della Bandabardò, Enrico De Angelis, Guido Harari e tanti altri.
Sono gli anni Novanta in cui il "nuovo rock italiano" da carbonaro diventa adulto e maturo, si prende le classifiche (Litfiba e CSI conquisteranno i primi posti), nel momento in cui menti illuminate, Stefano Senardi su tutti, tra i principali protagonisti della vicenda raccontata, ne intuiscono la potenzialità, lasciando libertà artistica, senza intrusioni, a nomi come CSI, Ritmo Tribale, Casino Royale, Mau Mau, Subsonica, Statuto, Negrita, tra i tanti.
Sarà una stagione breve, densa di perle e piccoli capolavori.
In questo libro si respira tutta l'atmosfera di quei momenti e di quegli anni, con abbondanza di dettagli, aneddoti, particolari inediti.
Jason Quinn / Lalit Kumar Sharma - The Beatles: All Our Yesterdays
Uscita nel 2017, in India, è una gradevolissima graphic novel dalla nascita dei BEATLES fino all'esordio discografico di "Love me do".
Date precise, particolari curati e circostanziati, storia ben sviluppata, un libro molto carino che non dovrebbe mancare nella biblioteca dei Beatles fan più accaniti.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
Venerdì 28 giugno.
"Quadrophenia" al Festival Beat, Salsomaggiore (Parma). Ore 18.30.
Domenica 30 giugno.
"Quadrophenia" a PASSAGGI FESTIVAL alle ore 18.30, nella rassegna Fuori Passaggi a Bagni Elsa, lungomare di Fano (Pesaro e Urbino) , a Fosso Sejore.
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