Una serie di segnalazioni di album, 45 giri, libri MOD e affini del 2023.
EDGAR JONES - Reflections of a soul dimension
Edgar Jones era membro dei fenomenali Stairs negli anni 90. Da allora la sua carriera si è diramata in mille altre incarnazioni e collaborazione (da Ian Mc Culloch a Paul Weller tra i tanti). Nel primo album a suo nome ci regala un favoloso viaggio in atmosfere Northern Soul, con sapienza, cura dei particolari e brani strepitosi. Un piccolo capolavoro!!!
GRAHAM DAY AND THE GAOLERS - Reflections in the glass
Da oltre 40 anni sappiamo bene cosa aspettarci da Graham Day: un mix di Kinks, Pretty Things, garage punk, mod sound, psichedelia, semplici riff di chitarra, ruvidi, minimali, su cui si innestano splendide melodie vocali di gusto inequivocabilmente Sixties. Con questa formula prevedibile e scontata Graham ha saputo invece creare uno stile immediatamente distinguibile, personale, irresistibile, quanto le sue canzoni che ha continuato a regalarci nelle più svariate incarnazioni. Questa volta tocca al terzo album con i Gaolers (dopo l'esordio solista).
Mancavano da 14 anni, sono al terzo album ed è la consueta cascata elettrica, travolgente, entusiasmante. Super!!!
STATUTO - Bella storia
La band torinese festeggia i quaranta anni di carriera con un album dal vivo e l’aggiunta di alcuni inediti in studio, paradossalmente in contemporanea con la tragica scomparsa dello storico bassista Rudy Ruzza. Il concerto ripercorre i successi e i cambiamenti stilistici della loro storia, dallo ska al pop, al beat, soul, northern soul, rhythm and blues, brit pop. I quattro validi nuovi brani sono in linea con la vena più soul beat e ne confermano la classe e lo spessore.
AA.VV. - Eddie Piller Presents British Mod Sounds of The 1960s Volume 2
Dopo il riuscito primo volume in chiave mod/rhythm and blues, Eddie Piller replica con una nuova compilation che sposta l'obiettivo verso i tardo 60's, più psichedelici, fuzz e freakbeat attraverso 91 brani. Ci sono nomi noti, dagli Yardbirds ai Move, David Bowie, Who, Fleetwood Mac, Troggs, Small Faces, Humble Pie, Status Quo, i Sam Gopal di Lemmy e una lunga schiera di band più oscure tra file delle quali si nascondono future star del rock, ai tempi agli esordi. Poco o nulla di non già sentito per i cultori e appassionati ma è ugualmente una raccolta interessante.
CORDUROY - Men of the cloth
Tornano dopo 5 anni di silenzio i Corduroy con un mini Lp su Acid Jazz di sei brani e un quarto d'ora di musica per festeggiare i 30 anni dallo splendido esordio "Dad man Cat" (uscito in realtà nel 1992).
Cinque strumentali e un cantato che conservano tutta la freschezza del loro mod jazz groove, stiloso, senza eccessi, vellutato ma energico e dal timbro inconfondibile.
Cool sound for cool people.
MADNESS - Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie
Da tempo i MADNESS non sono più solo sinonimo di ska e divertimento.
Il capolavoro "The Liberty of Norton Folgate" del 2009 sancì il passaggio a una dimensione street soul/pop di chiaro marchio London/Brit con uno sguardo esplicito al tradizionale Music Hall britannico di sapore teatrale.
Nel nuovo "Theatre Of the Absurd Presents C’Est La Vie" riprendono da quelle matrici, in una sorta di opera/concept (l'attore, mod dichiarato, Martin Freeman, provvede al parlato del prologo ed epilogo e all'introduzione dei tre Atti del racconto in musica) che spazia tra soul, pop, brani di sapore teatrale/cabarettistico (talvolta in stile Kinks), funk, richiami e ritmi reggae, altri alla Bo Diddley, suoni Sixties.
Il tono è malinconico, serioso, amaramente ironico e romantico, vi confluiscono molte delle anime della band.
Un album molto variegato, che cresce ad ogni ascolto e ne consacra una maturità compositiva immediatamente riconoscibile.
IL SENATO - Kings of the world
Il supergruppo anglo/italiano con membri di Sick Rose, l’ex bassista e produttore di Paul Weller, Andy Lewis, e Fay Hallam già Makin Time e Prime Movers, arriva al secondo album, che conferma la bontà di un progetto partito come estemporaneo e diventato nel tempo solido e continuativo. La band si muove agevolmente tra beat, Brit Pop, Kinks, Beatles, Who, freakbeat, soul, con un'anima più power pop rispetto al precedente album, agevolata da una produzione eccellente, una ricerca certosina dei giusti suoni e una qualità compositiva di alto livello.
BILLY SULLIVAN - Paper dreams
Esordio solista dell'ex anima degli Spitfires che prosegue il percorso della band, elaborandolo e arricchendolo di nuovi elementi.
Alla base la tradizione 60's di Beatles, Kinks e Small Faces, quella successiva dei Jam, con abbondanti riferimenti alla carriera solista di Paul Weller (non a caso produce spesso Simon Dine dietro al mixer del Modfather), il Brit Pop (dai Blur a Miles Kane), fino a un frequente rimando agli Smiths. Le canzoni sono sempre di alto livello, arrangiamenti essenziali ma ricercati. Ottimo e oltre.
FRENCH BOUTIK - Ce Je ne sais quoi
Un altro ottimo album (il terzo) per la band francese, maturo, estremamente vario, sempre fedele allo smisurato amore per i Sixties, per il mod sound, il beat, con un'efficace versione di "Mama weer all crazy now" degli Slade e una serie di riuscitissimi brani autografi, perfettamente strutturati a livello compositivo.
RHODA DAKAR - Version girl
L'ex voce delle Bodysnatchers si cimenta in dodici cover in chiave ska, rock steady e reggae, con scelte particolari e azzeccate (molto belle "The man who sold the world" di Bowie e "As tears go by" degli Stones), tanto gusto e gradevolezza.
Ottimo e divertente.
FRANK POPP ENSEMBLE - Shifting
Molto gradevole, come sempre, il nuovo album della band tedesca, che confeziona un perfetto cocktail di umori soul, northern soul, pop, sixties, funk.
Ci sanno fare, soprattutto nella scelta degli arrangiamenti, al servizio di composizioni molto ben studiate, fresche e immediate.
THE ARROGANTS - Brainwashed
Secondo album per laband francese, supporter degli Who nel recente concerto parigino, con tanto di endorsement di Pete Townshend sul disco.
Lavoro di ottimo pregio per chi ama il garage punk e il più crudo 60's sound, aggressivo e pulsante.
THE LIQUORICE EXPERIMENT - How Many Lies
Il quintetto ispano londinese all'esordio su album con un salto deciso e fedele nei suoni della prima metà dei 60's tra Beatles, Stones, Yardbirds, Mersey Beat corroborati da un piglio garage e da canzoni sempre energiche, tirate e veloci.
Una ventata di freschezza.
DEXY'S - The Feminine Divine
Difficile districarsi nel nuovo album dei DEXY'S (ex Midnight Runners) che parte con tre brani di puro (Northern) Soul per poi dedicarsi ad altrenti episodi disco funk (talvolta in odore di Style Council) per finire con un electro funk e due intense ballate.
Conosciamo la versatilità e l'eccentricità artistica (e non solo) di Kevin Rowland, l'album è buono ma (forse) poco centrato e a fuoco.
Abbiamo ascoltato di meglio in passato ma il nuovo disco merita comunque attenzione.
THE WHO - With Orchestra Live At Wembley
Molto dubbioso e prevenuto nei confronti di questo live registrato il 6 luglio 2019.
INVECE è un signor disco, venti brani e un'ora e 45 minuti di eccellenza.
L'orchestra non è mai invasiva ma, al contrario, aggiunge tanto.
La band è perfetta, Pete e Roger in formissima, Zak Starkey da paura.
"Won't get fooled again" chitarra e voce, "Pinball wizard" stupenda, sette brani da "Quadrophenia" da brividi e una scaletta raffinatissima con "oscurità" come "Ball and chain", "Hero ground zero", "Imagine a man" e la conclusiva "Tea & theatre".
Grazie PETE & ROG, mi avete sorpreso un'altra volta.
AA.VV- Jem Records Celebrates Pete Townshend
Le compilation tributo sono ormai quasi sempre scontate e prevedibili. Fa eccezione questo omaggio a Pete Townshend (in realtà tutti ibrani, eccetto "Let my love open the door" sono degli Who), riuscitissimo e più che interessante con versioni sempre molto belle, originali (vedi lo swing vocalese di "Can't explain" di Lisa Mychols & Super8 o il folk rock di "Let's see action"), potenti (stupendi i Grip Weeds alle prese con "I'm free" e "A quick one"). Consigliatissimo.
VV.AA. - Into Tomorrow – The Spirit of Mod 1983-2000
Il cosiddetto “revival Mod” sviluppatosi alla fine dei Settanta in Inghilterra sulla spinta dei Jam e del film “Quadrophenia” produsse una serie di ottimi gruppi e dischi ma si esaurì in breve tempo, più o meno, non casualmente, quando la band di Paul Weller si sciolse, alla fine del 1982. Ma il seme era stato piantato e, pur senza più l'appoggio mediatico, decine di band continuarono a suonare beat, rock, soul, Who, Small Faces, mischiandoli insieme. In questi 92 brani in 4 CD troviamo un abbondante sunto di quei suoni con grandi nomi come Prisoners, Redskins, Style Council, Stone Roses, Primal Scream, Supergrass e decine di gioielli sconosciuti e dimenticati. I più accorti collezionisti non troveranno grandi novità, per chi ha perso il dettaglio di quel periodo invece c'è di che divertirsi.
VV.AA. You Can Walk Across It On The Grass – The Boutique Sounds Of Swinging London
La pesca nell'infinito pozzo degli anni Sessanta inglesi funziona, a giudicare dalla continua uscita di compilation che raccolgono ormai gli ultimi scampoli poco conosciuti, li rimescolano con qualcosina di un po' più noto, sfruttano la presenza di esordienti poi diventati grandi star (immancabile il David Bowie mod dei primi 45 giri), corredando il tutto con nomi più altisonanti (Who, Tom Jones, Kinks, John Mayall, Small Faces, Animals, i Bluesology di Elton John). L'ascolto è sempre molto piacevole, il packaging affascinante, ricco e stimolante. Purtroppo il materiale è ormai ampiamente sfruttato e riciclato e per i cultori dell'ambito le sorprese sono davvero poche, pur se queste compilation continuino a conservare un certo fascino.
MIKE PAINTER – UFO Theme /Star Trek Theme
La carriera del tastierista milanese è lunga e articolata, dai Four By Art agli Investigators, Il Santo, al Quintetto con Viola Road e tanto altro. Il nuovo 45 giri in puro e raro vinile, rende omaggio alla tradizione delle sigle delle colonne sonore di film e telefilm a tema “spaziale”. “Ufo theme” e “Star Trek theme” sono due travolgenti reinterpretazioni, piene di groove, ritmo, valenza tecnica e giusta attitudine.
LIBRI
PAUL WELLER - Magic. A journal of song
Paul Weller si racconta tramite un dettagliato ripasso della sua disocgrafia, da "In the city" a "Fat Pop (vol.1)", scegliendo vari brani, affrontando schiettamente temi scottanti come l'alcolismo (abbandonato il 1° luglio 2010 insieme all'abuso della cocaina), la morte dell'adorato padre, criticando senza problemi i suoi album meno riusciti (da "This is modern world" a "Modernism: a new decade, "Heliocentric", "Illumination"), ponendosi in modo molto confidenziale nei confronti del lettore (guidato dal giornalista Dylan Jones).
Con ennesima conferma della curiosa (ma efficace) usanza di cancellare, a fine registrazione di ogni album, ogni traccia inedita, demo, provino, per impedire un eventuale futuro riutilizzo per ristampe o confezioni deluxe.
Graficamente elegante e raffinato, ricolmo di memorabilia, 450 foto più o meno rare e i testi di un centinaio di canzoni, il libro è di pressoché esclusiva pertinenza per gli hardcore fan di Paul Weller che troveranno però un tassello importante per completare la conoscenza dell'arte, della vita, dell'ispirazione del Nostro.
EDDIE PILLER - Clean Living Under Difficult Circumstances: A Life In Mod – From the Revival to Acid Jazz
Prime mover della scena mod inglese di fine anni 70, autore della seminale modzine "Extraordinary Sensations" (che arrivò a vendere anche 10.000 copie), produttore discografico (dai Fast Eddie ai Makin Time e Prisoners) fino alla fondazione di una delle più importanti etichette inglesi, la Acid Jazz.
Eddie Piller è "figlio d'arte": madre che gestiva il fan club degli Small Faces nei 60's e padre original mod.
Che liquida così una compilation del giovane aspirante mod Eddie con Who, Kinks, Jam:
"Cos'é questa spazzatura?"
"E' musica mod, Dad, mi piace!".
"Questa non è musica mod, è una schifezza. Suppongo che quindi tu sia un mod".
"Certo, assoluamente"
"Bene, figlio, se vuoi essere un mod dovresti chiedere alla mamma di chi erano gli Small Faces.
Ma lascia che ti dica: la musica mod è il modern jazz. Tubby Hayes, Art Blakey, Gene Krupa e Cozy Cole.
E' da dove hanno preso il nome: MOD-ern Jazz.
Quella era musica mod, non questa roba qua.
Frase che alla fine sarà profetica quando Eddie diventerà l'artefice della scena acid jazz che da quelle radici prese vita per rinnovare l'anima jazz.
Eddie Piller ripercorre la fase embrionale della scena londinese, dalla scoperta del punk, con "I'm stranded" dei Saints, un breve periodo come soulboy (in cui coindivideva punk rock, jazz fusion e George Benson) a un concerto dei JAM che segnò la svolta definitiva.
"No Jam, No Mod revival.
Paul Weller e compagni erano diversi da ogni loro contemporaneo.
Ci diedero un nuovo inizio, erano unici".
L'ingenuità iniziale, l'esplosione mediatica con decine di band ("in un certo periodo c'erano anche trenta concerti mod ogni settimana"), l'arrivo di soul e psichedelia, il declino dei gruppi live a favore delle serate DJ, la tragedia inaspettata di una violenza inaudita che i mod subirono da skinhead e scooter boys (con tanto di morti e feriti), l'inizio dell'attività con la Countdown Records e lo sfortunato rapporto con i Prisoners che si sciolsero dopo l'insoddisfazione per l'album "In from the cold".
Il libro ci regala decine di aneddoti molto gustosi e divertenti ma è riservato pressoché esclusivamente ai cultori della scena MOD che troveranno abbondanza di spunti (a volte fin troppo dettagliati) e informazioni, dall'evoluzione estetica (le famose calze bianche che portavano tutti agli inizi, le tremende Jam Shoes, le prime camicie Paisley, il Trilby mutuato da "Quadrophenia", l'importanza del film e tanto altro) a quella "filosofica".
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