Un libro interessantissimo, ricchissimo di informazioni, riferimenti inaspettati (talvolta imprevedibili e improbabili), elementi stimolanti per un'ulteriore ricerca in merito.
Da affrontare prescindendo i rigidi postulati che fanno da filo conduttore e ricorrono frequentemente.
Dal discutibile concetto che la musica nasca e si basi da sempre sui due pilastri di sesso e violenza (teoria peraltro facilmente smontabile) e che la sua storia sia stata in qualche modo gestita e indirizzata da "poteri forti" (dalla Chiesa ai governi) per depotenziarne il ruolo sovversivo.
"La musica è sempre stata collegata al sesso e alla violenza.
I primi strumenti grondavano sangue. Le prime canzoni promuovevano la fertilità, la caccia, la guerra e simili. Quasi tutta la storia della musica serve a oscurare questi rapporti ed eliminare gli elementi giudicati vergognosi o indegni dai posteri."
Molto interessante e condivisibile invece la tesi, che rinnova attraverso diversi esempi reiterati nel corso dei secoli, sul ruolo della canzone/canto "sovversivo", puntualmente normalizzato dal "sistema":
E' il meccanismo il base al quale queste disturbanti intrusioni musicali nell'ordine sociale entrano nel sistema e diventano mainstream. Il pericoloso ribelle viene trasformato, dopo qualche anno o decennio, in un riverito anziano della tribù".
Di nuovo l'autore sottilinea come dalle linee più arretrate della società nasca la musica nuova e il sistema dei potenti se ne impossessi (vedi il caso dei Trovatori nel Medioevo):
L'estraneo disprezzato crea un modo nuovo di cantare, poi i potenti del sistema si fiondano ad assumere il controllo di questo provocatorio stile musicale. E spesso se ne prendono il merito. Poi arriva l'inevitabile insabbiamento, con idocumenti storici ufficiali che negano che questa transazione culturale sia mai avvenuta.
E infine la sottolineatura di una costante che ricorre nei secoli
Due tipi di lavoratrice più strettamente associati al canto in Occidente erano le suore e le prostitute...le canzoni delle donne erano o seduzioni peccaminose o qualcos'altro chiuso a doppia mandata in un chiostro dove poteva essere udito solo da Dio e non da machi infoiati.
La conclusione che ci porta ai nostri giorni è una sorta di consiglio visionario:
Ogni volta che la cultura musicale diventa troppo facile e affabile, mettetevi a guardare l'orizzonte in cerca di una rivoluzione in arrivo.
In questo senso ci ricorda che "sarebbe stata la popolazione nera delle Americhe, quasi tutti discendenti di schiavi, a reinventare la musica popolare del Ventesimo Secolo...prima con ragtime e blues poi con il primo jazz e lo swing, i primi vagiti del rhythm and blues, poi ancora con soul, reggae, samba, boogie woogie,, doo wop,, bebop,, calypso, funk,, salsa, hip hop".
Da leggere, approfondire, con le dovute "cautele" sulle teorie dell'autore, perché ricchissimo di informazioni fondamentali per capire meglio l'evoluzione della musica attraverso le sue anime più sovversive e ribelli.
Ted Gioia
Musica. Una storia sovversiva
Shake Edizoni
423 pagine
23 euro
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