martedì, gennaio 31, 2023
Gennaio 2023. Il meglio
Si parte bene nel 2023 con gli album di Iggy Pop, John Cale, Joel Sarakula.
Tra gli italiani Senzabenza, Forty Winks, Pitchtorch
IGGY POP - Every loser
Iggy ha sempre vissuto di una sorta di rendita del glorioso passato, grazie anche a dei live act esplosivi e unici.
Della lunga carriera solista si segnalano i classici "The idiot" e "Lust for life" (farina del sacco di David Bowie) e lo splendido "Post Pop Depression" (con Josh Homme a fianco).
Il resto è sempre stato dignitoso e godibile ma mai indimenticabile.
Torna ora con "Every loser" in cui si destreggia molto bene tra brani duri e violenti, ballate decadenti, qualche inutile bizzarria, realizzando però un ottimo album, molto godibile, energico e potente.
Stuolo di ospiti: Taylor Hawkins, il bassista dei Guns N' Roses Duff McKagan, il batterista dei Red Hot Chili Peppers Chad Smith, Travis Barker dei Blink 182, Stone Gossard, Josh Klinghoffer e Dave Navarro ed Eric Avery dei Jane's Addiction.
JOHN CALE - Mercy
Torna l'ormai 80enne polistrumentista gallese con un album solenne, oscuro, ipnotico, glaciale, severo, in cui si avvale della collaborazione di vari esponenti della scena più avantgarde dagli Animal Collective ai Fat White Family a Weyes Blood, tra i tanti. L'impostazione è quasi esclusivamente elettronica, sorta di ambient music filtrata in chiave post wave e sperimentale. Omaggi a Nico e Bowie e a un mondo interiore pieno di cicatrici, incubi, fantasmi.
Importante.
GAZ COOMBES - Turn the car around
Ferma la reunion dei Supergrass, Gaz Coombes torna, dopo cinque anni, con il quarto album solista, ancora una volta eccellente dimostrazione delle sue capacità compositive ed espressive, tra malinconiche ballate, ottimi sguardi alla band madre, sapori 60's e Brit pop, una maturità solida e consolidata. Sempre una garanzia.
DAVE ROWNTREE - Radio songs
Esordio solista per il batterista dei Blur. Sonorità elettroniche, atmosfere intimiste e sospese che riportano alla mente le prove solitarie del compare Damon Albarn. Il tutto ben fatto anche se eccessivamente letargico.
THE REYTONS - What's rock 'n' roll
Sono balzati subito in testa agli album più venduti in Inghilterra.
I nostalgici dei primi Arctic Monkeys troveranno consolazione perché talvolta siamo ai limiti del plagio ma alla fine la formula funziona, tra la nuova ondata post punk (Fontaines DC e compagnia varia), Blur, Brit Pop e un po' di altri saporiti ingredienti.
AA.VV- Jem Records Celebrates Pete Townshend
Le compilation tributo sono ormai quasi sempre scontate e prevedibili. Fa eccezione questo omaggio a Pete Townshend (in realtà tutti ibrani, eccetto "Let my love open the door" sono degli Who), riuscitissimo e più che interessante con versioni sempre molto belle, originali (vedi lo swing vocalese di "Can't explain" di Lisa Mychols & Super8 o il folk rock di "Let's see action"), potenti (stupendi i Grip Weeds alle prese con "I'm free" e "A quick one"). Consigliatissimo.
BILLY NOMATES - Cacti
Avevo riposto molte aspettative su Billy Nomates dopo il primo album e la collaborazione con gli Sleaford Mods.
Il nuovo "Cacti" è un buon lavoro ma che perde parte di quella personalità che aveva caratterizzato le precedenti esperienze. Più levigato e pop, meno aggressivo, più "normalizzato". Sufficiente ma non di più.
ANTI-FLAG - Lies they tell our children
Tredicesimo album per la band americana, come sempre caratterizzato da una forte impronta politica con tematiche contro guerra, capitalismo, disinformazione. A cui affiancano un potentissimo e ruvido punk rock dalle marcate linee melodiche, in cui la violenza sonora è temperata da una produzione che ne alleggerisce l'impatto.
JOEL SARAKULA - Island time
Delizioso album di soft rock anni 70/80 dalle movenze soul funk tra Steely Dan, Hall & Oates, Jamiroquai, Earth Wind and Fire, con influenze caraibiche e reggae. Piacevolissimo, super raffinato.
CHRIS BANGS - Firebird
Pubblicato dalla Acid Jazz torna Chris bangs con un album di latin soul, intriso di ritmo caraibici e salsa ma che non disdegna episodi disco funk. Con lui uno stuolo di collaboratori di altissimo livello per un album godibilissimo.
ERNIE VINCENT - Original dap King
Da New Orleans l'83enne chitarrista e vocalist impartisce ancora lezioni di torrido funk, blues e rhythm and blues.
Roba cruda e scarna, piena di sincero, antico e genuino groove.
SENZABENZA - Pop punk dilemma
La storica punk band di Latina raggiunge il traguardo del decimo album in una carriera ormai trentennale, con un lavoro che ne conferma lo spessore di ampio respiro internazionale acquisito da tempo. Punk rock, ai confini con l’hardcore ma che assimila, come tradizione, melodie di sapore 60’s, brani psych rock (“St.George”) alla XTC ma anche ritmi ska in levare (“Money, drugs and girls”) e una ballata finale vaudeville di gusto Kinks (“Never ending sunday”). Un altro grandissimo album.
FORTY WINKS - Kids
Dopo dieci anni di silenzio torna la band bolognese con un formidabile ep di cinque brani, super energico, mirabile miscela di punk rock e power pop, di Buzzcocks e Dandy Warhols, Radio Days e i primi Elvis Costello e Joe Jackson. Unico difetto: troppo breve!
PITCHTORCH - I Can See The Light From Here
Trio formato da elementi di The Gutbuckets, Guano Padano e The Vickers, con un album di grande e semplice bellezza, percorrendo i sentieri americani di Dream Syndicate e R.E.M. Registrato in presa diretta, riproduce il mood perfetto per queste sonorità genuine e spontanee, puro folk rock, intenso e diretto. Un album al limite dell'eccellenza.
CAMILLA GEORGE - Ibio-Ibio
Dalla scena brit jazz un album di classe, sperimentazione, contaminazione. Il modern jazz alla base ma con insert hip hop, funk, free. Molto interessante e stimolante.
MANESKIN - Rush
Non che ci aspettasse qualcosa di diverso ma il nuovo dei Maneskin è il vero prototipo del "disco rock dei 2000", costruito alla perfezione, con tutti gli ingredienti necessari in parti eguali, i suoni calibrati per gli ascolti radiofonici e da smartphone, la "trasgressione" a un tanto l'etto, canzoni impalpabili ma immediate e indolori. Il loro lavoro (e chi per loro) lo sanno fare bene.
DYSMORFIC - Movements
La band lombarda massacra orecchie e cervello con un devastante ep di cinque brani, diviso in altrettanti movimenti strumentali, a base di una dose di grindcore, pause jazz che guardano ai Primus e John Zorn, ritmiche impazzite, noise assordante, i Bologna Violenta nel cuore. Tecnica di primissima qualità, idee a profusione per un lavoro che sarà sicuramente apprezzato dai cultori del genere.
DUCK BALENO - Popa's nightmare
L'esordio del quartetto veronese (che si avvale della presenza di Ambro, componente del collaudato e prestigioso collettivo folk-rock C+C=Maxigross) è un eccellente condensato di influenze che attingono da moderna psichedelia, funk, elettronica, frullati con inventiva e personalità. L'album scorre all'insegna della creatività, arricchito da una notevole cura per suoni e arrangiamenti e si arrampica alle soglie dell'eccellenza.
CRISTIANO PUCCI - Madness in heaven
L’artista toscano, residente a Londra, si immerge in un calderone psichedelico che guarda ai Beatles e al Lennon solista ma anche alle atmosfere care ai Verdena di "Wow". I cinque brani dell'ep sono crudi e selvaggi, con uno spirito di fondo lo-fi, eseguiti con la giusta attitudine e con grande creatività.
ASCOLTATO ANCHE:
VIGRO DEEP (house, funk, elettronica, soul dal Sud Africa. Interessante), SPECIAL INTEREST (funk punk da New Orleans, non particolarmente a fuoco), FOR TRACY HIDE (shoegaze al femminile dal Giappone con buoni tratti psichedelici), BELLE AND SEBASTIAN (non male anche se rimane nel limbo della mediocrità), THE ARCS (side project di Dan Auerbach dei Black Keys tra pop e influenze soul, carino)
LETTO
GUIDO VIALE - Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta continua
"Che cosa è stata Lotta continua? Uno stato d'animo".
Guido Viale, uno dei dirigenti del movimento extraparlamentare nato nel 1969 e scioltosi nel 1976, ripercorre le origini di Lotta Continua e le ragioni che portarono alla sua formazione, spontanea e anti autoritaria, derubricata poi frettolosamente e speciosamente nel calderone degli "anni di piombo".
Anni in cui operai e studenti si unirono in funzione anti capitalista, per diritti ed equità sociale.
"La verità è che l'assemblea operai-studenti di Torino, come Lotta continua, come alcuni gruppi della sinistra radicale di quegli anni, sono state, nonostante le molte contraddizioni, grandi scuole di libertà di pensiero, morale, sessuale e no, di educazione al rispetto reciproco, di valorizzazione dei rapporti paritari.
Nasceva una figura sociale che non lottava per vivere ma che viveva per lottare.
Viale si addentra nella strategia della tensione, i preparativi accurati e l'esecuzione di attentati e omicidi, che fecero precipitare l'Italia in uno dei periodi più bui dal dopoguerra.
Parla dell'omicidio di Rostagno, palesemente mafioso ma che venne infiltrato da false motivazioni, che avrebbero rimandato a una presunta vendetta degli stessi componenti di Lotta Continua e soprattutto smonta il processo farsa per l'omicido Calabresi per cui furono condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani.
Un libro amaro ma preciso, circostanziato, dettagliato e importante per chi vuole aggiungere un ulteriore tassello a un'epoca mai chiusa, tutt'ora nebulosa, irrisolta, misteriosa.
Interessante il lapidario giudizio sugli ultimi anni, da "Mani pulite" in poi:
La delega concessa al giustizialismo, per fare piazza pulita di quello che la lotta politica non era riuscita ad affondare, non sarebbe più stata ritirata, né avrebbe più potuto esserla.
Avrebbe sancito un passaggio epocale: dal protagonismo della lotta collettiva di un tempo alla passività della politica-spettacolo dei nostri giorni....
Quel disprezzo per le regole del diritto stava trasformando non solo l'amministrazione della giustizia ma anche gran parte della società, in qualcosa che assomiglia a una guerra in cui diventa giusto e legittimo schierarsi sempre dalla parte del più forte.
STEVE JONES - Lonely boy
L'autobiografia di Steve Jones, da cui è stata tratta la sceneggiatura della deludente serie "Pistol" di Danny Boyle, ben tradotta in italiano da Alessandro Apreda.
Infanzia e adolescenza disastrate da cui esce un teppista con l'ossessione del furto e del sesso, che si ritrova nella band più famosa del mondo e che dopo lo scioglimento si proietterà nell'alcolismo e nella tossicodipendenza pesante, da cui si è salvato a stento.
Le avventure soliste, le collaborazioni, da Iggy a Bob Dylan, le disastrose (sia umanamente che economicamente) reunion dei Sex Pistols, aneddoti gustosi e altri drammatici.
Il tutto scritto con una grande ironia, il libro è spesso graffiante, impietoso e urticante.
Tanta umanità (vedi il "ritrovamento" del padre che lo aveva abbandonato alla nascita) e nessun particolare rimpianto (a parte la tragica fine di Sid Vicious - "se lo avessimo chiamato "Sid il gentile o "Sid il buono" magari avrebbe provato a comportarsi in quel modo" - e "la sensazione di essere una vera band venne spazzata via da un'ondata di stronzate da tabloid").
Divertente e frizzante.
JOEL SELVIN - Sly & the Family Stone: An Oral History
E' di nuovo disponibile la biografia "orale" di SLY AND THE FAMILY STONE, una delle più innovative, geniali, futuriste band di sempre, frutto delle visioni del leader Sly Stone che riuscì a creare una miscela unica di soul, funk, rock, psichedelia, unendola a un rivoluzionario act che, in tempi di ancora feroce segregazione razziale, metteva insieme in una band, bianchi, neri, uomini, donne.
Album e concerti epocali, suoni di anni in anticipo sui tempi.
Il libro raccoglie le testimonianze, fino al 1998, di buona parte di coloro che furono partecipi di quell'esperienza: musicisti, manager, fonici, roadie, crew, la moglie di Sly, Kathleen Silvia, con la partecipazione straordinaria di Gun, il feroce pittbull di Sly, partner malvagio della corte di spacciatori e consumatori che lo portarono alla fine e al delirio.
Un talento sconfinato, distrutto e annientato dalla cocaina, trascinato nel degrado più totale tra concerti annullati, follia, devastazione umana e morale.
Un libro drammatico e spietato.
Ancora più perché manca la voce del protagonista, ormai 80enne, tutt'ora perso nella sua palude mentale.
LUCA FRAZZI - 50 + 50 Radio Libere… Ma Libere Veramente. Emittenti Rock Italiane in FM
Nella nuova guida allegata a "Rumore" LUCA FRAZZI si fa carico di un consueto oneroso compito: scegliere cento radio libere (successivamente in tante diventate "private", cosa piuttosto diversa) rappresentative di un'epoca (da metà degli anni Settanta in poi).
"Voci di paese, talvolta di quartiere, che per la prima volta raccontavano di un mondo che conoscevi, di fatti che ti riguardavano da vicino.
Un mondo più piccolo ma libero e soprattutto nuovo, svincolato dalle convenzioni e dalle strutture rigide dell'informazione di stato, alla metà degli anni 70 ancora modellato su una logica arcaica della comunicazione...per la prima volta la comunicazione usciva dai recinti istituzionali".
Un'epoca in cui non tutto era asservito al diodenaro/profitto.
Di quegli anni resistono ancora parecchie emittenti, chi a fatica, chi con maggiore tranquillità, con il web che ha fagocitato buona parte di quello spirito pionieristico.
I 100 nomi elencati nel libro (che si avvale anche di interventi di Eugenio Finardi, Arturo Compagnoni, Ernesto De Pascale), sono frutto di un criterio di fondo: "non spudoratamente commerciali".
"La voce delle radio libere ha salvato parecchie vite".
Contento di avere avuto un piccolo spazio in questa epopea con i dieci anni a Quarta Radio a trasmettere nei primi 80 mod, ska, punk, hardcore, precedentemente a Studio Delta, poi a Radio Inn e Radio Live.
A cura di FABRIZIO BARILE - Nabat - Sopra e sotto i palchi
Immagini, flash, testimonianze di un'epoca.
Tante facce conosciute (spesso dall'"altra parte" e non sempre amichevoli, anzi...).
"Una storia di incontri e scontri, perché di questo è fatta la vita...un'energia che non può fermarsi, un'energia che deve rigenerarsi" (Marco Balestrino).
Decine e decine di foto che documentano non solo la gloriosa storia dei NABAT (a cura di Fabrizio Barile, del compianto Tiziano Ansaldi, Enrico Zanza, Elisa Piatti con due omaggi disegnati di Mattia Dossi e ZeroCalcare) ma che immortalano un momento storico, centri sociali fatiscenti, impianti discutibili, sudore, violenza, esasperazione, energia, facce giovani, sorridenti, sfacciate, dure.
Appartenenza e identità.
"Penso che la migliore lettura di un libro fotografico sia quella di osservare le foto, coglierne i particolari, studiare le inquadrature e leggere la storia che raccontano.
Per questo motivo lascerò alle immagini il compito narrativo".
(Fabrizio Barile).
Per chi c'era.
Per chi ne vuole sapere di più.
Lo trovate qui:
hellnation64@gmail.com
Una parte del ricavato verrà destinata al progetto VECCHIO SON https://www.facebook.com/vecchioson
MICHELE NERI- Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario
Michele Neri, giornalista, autore e consulente RAI, storico della musica italiana, saggista, si è fatto carico di un compito arduo e (apparentemente) impossibile. Ovvero raccogliere un dizionario con trent’anni di storia della nostra musica attraverso 1966 biografie e altrettante dettagliate discografie con circa 10.000 dischi citati, relativi al cantautorato italiano del nuovo millennio.
Un'opera mastodontica, coadiuvato da vari collaboratori, durata anni, base portante ed essenziale da cui partire per implementare progressivamente il lavoro di catalogazione (supplendo a mancanze, dimenticanze, omissioni).
Le schede sono ovviamente brevi ed essenziali ma sempre esaustive.
Il libro è stato accolto da un'inaspettata ondata di polemiche (da social), ingiustificate e talvolta incredibilmente feroci che non tolgono però minimamente valore allo sforzo e al contenuto.
VISTO
Storia di un uomo d'azione di Javier Ruiz Caldera
Film (per Netflix) ispirato alla vita dell'anarchico spagnolo Lucio Urtubia (recentemente scomparso all'età di 90 anni), rapinatore di banca e falsario per la causa ideologica, passato attraverso mille avventure sempre sorretto dalla sua fede politica. Coinvolgente, divertente, diretto ed esplicito. Un bel vedere.
La scuola cattolica di Stefano Mordini
Le vicende del delitto del Circeo potevano essere il pretesto per descrivere la realtà socio politica romana dell'epoca (metà anni 70) da cui nacque il drammatico episodio.
Purtroppo rimane tutto in un contesto assolutamente superficiale e in cui si indulge sullo splatter finale delle sevizie.
Irrilevante.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
E' uscito per Agenzia X "Northern Soul. Il culto dei giovani ribelli soul" un viaggio di stampo storico sociologico nel difficile e non sempre agilmente esplorabile mondo del Northern Soul.
PRESENTAZIONI:
sabato 4 febbraio
Fucecchio (FI) "La Limonaia" Parco Corsini ore 21
sabato 11 febbraio
Imperia "Tuttomusica" Piazza Unità Nazionale 1 ore 17
https://www.facebook.com/events/738050037587507
sabato 18 febbraio:
Milano "Reverend" via Zuretti 9 ore 19
venerdì 24 febbraio
Bologna "Hellnation Store" ore 18, via dell'Artigiano 17b presentazione di "Soul"
Bologna "Buccia via Fratelli Rosselli 10 presentazione di "Northern Soul"
sabato 4 marzo
Faenza "Clandestino" via Baccarini 21 ore 21
domenica 12 marzo
Torino "Jazz Club" via Valdo Fusi ore 18
sabato 18 marzo
Viareggio "Vegas" Viale Europa ore 21
venerdì 24 marzo
Lido di Romagna (RA): "Cisim" ore 21
Sabato 1 aprile
Parma "The Clebbino" Borgo Cocconi 3/B ore 21
lunedì, gennaio 30, 2023
Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick & Tich
Sempre scarsamente considerati nelle cronache dei Sixties, Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick & Tich, realizzarono alcuni ottimi brani, piazzando una serie di singoli di successo in Inghilterra ma con buoni riscontri anche in Europa e altri paesi anglofoni.
Il nome era volutamente antitetico alla convenzione che voleva, seguendo i Beatles, un gruppo identificabile sotto una sigla unitaria.
La band è ancora attiva con un solo membro originario (il chitarrista Beaky).
Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick & Tich (1966)
Attivi sotto altre forme e nomi già dal 1961 arrivano al primo album solo cinque anni dopo. Molto Beatlesiano ma con elementi proto psichedelici e freakbeat in particolare in "Hold me tight", singolo che li porterà al 4° posto delle charts inglesi e "No more love".
Nell'iniziale "DDD MMT" una divertente introduzione (alla Monkees) per ognuno dei componenti della band.
If Music Be the Food of Love ... Then Prepare for Indigestion (1966)
Cinque mesi dopo l'esordio tornano con una maggiore dose di pop psichedelico, un po' di baroque pop, tanto gusto beat tipicamente mid 60's, canzoni piuttosto dure come "Hands off", crudo rhythm and blues in stile Animals ("Help me", il fuzz di "Make it move", il tema della Carmen a fare da base alla bizzarra "Hair on My Chinny-Chin-Chin (Huff 'N' Puff)" e il successo "Bend it!" (arrivato al secondo posto delle charts inglesi) impostato sulla Zorba dance di "Zorba il Greco".
Il singolo "Save me" venne ripreso in italiano con il titolo "Follemente vivo" da Tony Mark e i Markmen.
If No-One Sang (1968)
Lavoro molto eclettico in cui la band espande i confini sonori, guardando a ritmi e atmosfere africane ("Zabadak", proposta anche in italiano per il nostro mercato) e latine ("The legend of Xanadu"), entrambi arrivati in alto in classifica in Inghilterra (rispettivamente terzo e primo posto.
Together (1969)
L'ultimo album prima dell'addio (annunciato nelle note di copertina che tributa omaggio in chiave "Sgt. Peppers" ai vari collaboratori) di Dave Dee indirizzato alla carriera solista. La band proseguirà fino al 1973 con l'acronimo di D,B,M & T prima di sciogliersi e tornare successivamente in varie altre confuse incarnazioni. Un album molto Beach Boys style, grandi armonie vocali, canzoni easy, pulite, allegre e di ispirazione "americana". Molto gradevole.
domenica, gennaio 29, 2023
Classic Rock
Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK partecipo alle classifiche di fine anno e recensisco gli album di Algiers, Dungen, The Diplomatics, Bradipos IV, Rogoredo Fs, Angeli, Anti-Flag.
sabato, gennaio 28, 2023
Northern Soul - presentazioni
Ricominciano a breve le presentazioni del libro "NORTHERN SOUL" edito da Agenzia X.
Prossimi appuntamenti fino a marzo:
sabato 28 gennaio
Ferrara "Blackstar" via Ravenna 104 ore 21
https://www.facebook.com/events/549588433342147
sabato 4 febbraio
Fucecchio (FI) "La Limonaia" Parco Corsini ore 21
https://www.facebook.com/HangOnNight
sabato 11 febbraio
Imperia "Tuttomusica" Piazza Unità Nazionale 1 ore 17
https://www.facebook.com/events/738050037587507
sabato 18 febbraio:
Milano "Reverend" via Zuretti 9 ore 19
venerdì 24 febbraio
Bologna "Hellnation Store" ore 18, via dell'Artigiano 17b presentazione di "Soul"
Bologna "Buccia via Fratelli Rosselli 10 presentazione di "Northern Soul"
sabato 4 marzo
Faenza "Clandestino" via Baccarini 21 ore 21
domenica 12 marzo
Torino "Jazz Club" via Valdo Fusi ore 18
sabato 18 marzo
Viareggio "Vegas" Viale Europa ore 21
venerdì 24 marzo
Lido Adriano (RA) "Cisim" viale Parini 48 ore 21
sabato 1 aprile
Parma "The Clebbino" Borgo Cocconi 3/B ore 21
venerdì, gennaio 27, 2023
Giornata della memoria: Francesco Lotoro
Come ogni anno in questo blog si celebra LA GIORNATA DELLA MEMORIA.
Nato nel 1964 a Barletta (Italia), Francesco Lotoro è pianista, compositore e direttore d'orchestra oltre ad essere docente di pianoforte presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni" di Bari.
Negli ultimi 30 anni si è prodigato nello studio, revisione, archiviazione, esecuzione, registrazione e promozione di migliaia di opere di musica concentrazionaria, recuperando oltre 8.000 partiture nei campi di concentramento, sterminio e prigionia civili e militari di tutto il mondo tra il 1933 (apertura della KZ Dachau) al 1953 (morte di Joseph Stalin e amnistia per i prigionieri dei Gulag), cioè dall'ascesa del nazionalsocialismo alla fine dello stalinismo sovietico.
Un archivio unico al mondo creato viaggiando e incontrando ovunque autori e custodi di queste preziose testimonianze d'arte intrise di umanità.
È autore - come pianista, organista, direttore - dell'Enciclopedia in 24 volumi CD KZ Musik (Musikstrasse - ICML), che raccoglie 407 opere scritte in cattività civile e militare durante la seconda guerra mondiale, e dell'Antologia della musica concentrazionaria.
«Perdere anche una sola di queste melodie sarebbe un danno irreversibile, perché la musica non torna più.
Noi dobbiamo recuperarla dalle pieghe della Storia e farla circolare, come sangue nelle vene»
Al lavoro di Lotoro è stato dedicato il docu film "Maestro" di Alexandre Valenti.
Il trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=G6karg-lTxY
giovedì, gennaio 26, 2023
L'aggressione a Johnny Ramone
Prosegue la rubrica TALES FROM NEW YORK.
L'amico WHITE SEED è da tempo residente nella Big Apple e ci delizierà con una serie di brevi reportage su quanto accade in ambito sociale, musicale, "underground", da quelle parti, allegando sue foto.
Le precedenti puntate sono qui:
https://tonyface.blogspot.com/search/label/Tales%20from%20New%20York
Continua la rubrica dei Ramones nella Grande Mela.
Il 13 agosto 1983 dopo un concerto nel Queens il chitarrista Johnny Ramone arrivato davanti la sua abitazione al 85 East 10th Street, Manhattan viene aggredito da Seth Macklin della band Sub-Zero Construction.
Johnny trasportato al St. Vincent Hospital si è sottoposto a un'intervento chirurgico d'urgenza per fermare l'emorragia cerebrale e non parlò mai molto pubblicamente dell'incidente.
Macklin gli ha dato un calcio in testa dopo averlo aggredito, provocandogli la frattura e facendogli perdere i sensi.
mercoledì, gennaio 25, 2023
Guido Viale - Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta continua
"Che cosa è stata Lotta continua? Uno stato d'animo".
Guido Viale, uno dei dirigenti del movimento extraparlamentare nato nel 1969 e scioltosi nel 1976, ripercorre le origini di Lotta Continua e le ragioni che portarono alla sua formazione, spontanea e anti autoritaria, derubricata poi frettolosamente e speciosamente nel calderone degli "anni di piombo".
Anni in cui operai e studenti si unirono in funzione anti capitalista, per diritti ed equità sociale.
"La verità è che l'assemblea operai-studenti di Torino, come Lotta continua, come alcuni gruppi della sinistra radicale di quegli anni, sono state, nonostante le molte contraddizioni, grandi scuole di libertà di pensiero, morale, sessuale e no, di educazione al rispetto reciproco, di valorizzazione dei rapporti paritari.
Nasceva una figura sociale che non lottava per vivere ma che viveva per lottare.
Viale si addentra nella strategia della tensione, i preparativi accurati e l'esecuzione di attentati e omicidi, che fecero precipitare l'Italia in uno dei periodi più bui dal dopoguerra.
Parla dell'omicidio di Rostagno, palesemente mafioso ma che venne infiltrato da false motivazioni, che avrebbero rimandato a una presunta vendetta degli stessi componenti di Lotta Continua e soprattutto smonta il processo farsa per l'omicido Calabresi per cui furono condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani.
Un libro amaro ma preciso, circostanziato, dettagliato e importante per chi vuole aggiungere un ulteriore tassello a un'epoca mai chiusa, tutt'ora nebulosa, irrisolta, misteriosa.
Interessante il lapidario giudizio sugli ultimi anni, da "Mani pulite" in poi:
La delega concessa al giustizialismo, per fare piazza pulita di quello che la lotta politica non era riuscita ad affondare, non sarebbe più stata ritirata, né avrebbe più potuto esserla.
Avrebbe sancito un passaggio epocale: dal protagonismo della lotta collettiva di un tempo alla passività della politica-spettacolo dei nostri giorni....
Quel disprezzo per le regole del diritto stava trasformando non solo l'amministrazione della giustizia ma anche gran parte della società, in qualcosa che assomiglia a una guerra in cui diventa giusto e legittimo schierarsi sempre dalla parte del più forte.
Guido Viale
Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta continua
15 euro
163 pagine
Interno4 Edizioni
martedì, gennaio 24, 2023
Steve Jones - Lonely boy. Storia di un Sex Pistol
L'autobiografia di Steve Jones, da cui è stata tratta la sceneggiatura della deludente serie "Pistol" di Danny Boyle: https://tonyface.blogspot.com/2022/09/pistol.html, ben tradotta in italiano da Alessandro Apreda.
Infanzia e adolescenza disastrate da cui esce un teppista con l'ossessione del furto e del sesso, che si ritrova nella band più famosa del mondo e che dopo lo scioglimento si proietterà nell'alcolismo e nella tossicodipendenza pesante, da cui si è salvato a stento.
Le avventure soliste, le collaborazioni, da Iggy a Bob Dylan, le disastrose (sia umanamente che economicamente) reunion dei Sex Pistols, aneddoti gustosi e altri drammatici.
Il tutto scritto con una grande ironia, il libro è spesso graffiante, impietoso e urticante.
Tanta umanità (vedi il "ritrovamento" del padre che lo aveva abbandonato alla nascita) e nessun particolare rimpianto (a parte la tragica fine di Sid Vicious - "se lo avessimo chiamato "Sid il gentile o "Sid il buono" magari avrebbe provato a comportarsi in quel modo" - e "la sensazione di essere una vera band venne spazzata via da un'ondata di stronzate da tabloid").
Divertente e frizzante.
Steve Jones
Lonely boy. Storia di un Sex Pistol
Magazzini Salani
16.90 euro
270 pagine
lunedì, gennaio 23, 2023
Jeff Beck
L’inevitabile e fisiologica senescenza del rock rende ogni anno sempre più intasato di necrologi dei principali protagonisti di un’era che, andando avanti, ci rendiamo sempre più conto essere irripetibile.
Per quanto ci si possa sforzare è evidente che la musica rock ha dato il suo meglio in quei poco più di vent’anni che vanno dalla metà degli anni Sessanta ai primi Novanta.
Indubbiamente il meglio è accaduto in quel periodo, il “dramma” è che dopo, pur essendo usciti dischi ed artisti eccellenti, è difficile trovarne in grado di rivaleggiare alla pari con chi li ha preceduti.
Lentamente ma progressivamente contiamo i “caduti” di quelle gloriose epoche.
E’ ovvio, trattandosi di persone che sono ormai prossime agli ottanta e che, non di rado, non hanno trascorso una vita sempre all’insegna del salutismo. Purtroppo ci abbandonano anche artisti meno attempati ma è un fattore, si perdoni il cinismo, meramente statistico, in considerazione delle migliaia di musicisti nel frattempo diventati parte della scena pop rock. I social sono la cartina al tornasole di questa triste contabilità.
Che annota ora anche un nome poco conosciuto a livello popolare ma che gli appassionati non hanno difficoltà a considerare unanimemente come tra i migliori chitarristi rock di sempre, in grado di insidiare la poltrona dell’irraggiungibile Jimi Hendrix.
Eppure Jeff Beck ha sempre fatto di tutto per rimanere in secondo piano, lasciando parlare il suo strumento, la sua arte, creatività, gusto, stile. L’artista londinese ha suonato con i più grandi, lasciando un’impronta ovunque, inciso album di grande pregio ma che non troverete mai tra quelli seminali della storia del rock. Stile unico, genialità, costante voglia di sperimentare e sfidarsi.
Poteva essere uno dei Rolling Stones ma la trattativa non andò in porto quando morì Brian Jones e rifiutò nel 1976 dopo la dipartita di Mick Taylor lasciando il posto all’amico di lunga data Ron Wood.
“Sarei diventato ricco, ma non felice. In quegli anni, gli Stones vivevano a Rotterdam per motivi di tasse. Sono andato lì per tre giorni, sovraincidendo alcuni brani da solo. Gli Stones non c’erano. In studio ho visto centinaia di chitarre con i nomi di tutti i musicisti selezionati. Il giorno della partenza il pianista Ian Stewart mi ha detto che io ero il prescelto, ma ho rifiutato perché non ero molto affascinato dalla loro musica e avevo già prenotato gli studi per registrare Blow By Blow con George Martin”.
Poteva essere uno dei Pink Floyd ma anche in questo caso le cose andarono diversamente dal previsto. Quando Syd Barrett lasciò la band pensarono subito a Jeff ma pare che nessuno abbia osato chiamarlo perché ritenuto troppo bravo per loro.
In effetti come sottolinea David Gilmour che entrò poi nella band:
“Era bravissimo ma non credo sarebbe stato adatto per quella musica. Sarebbe dovuto scendere a certi compromessi e non credo che Jeff sia mai stato interessato a compromessi di alcun tipo”.
E la storia di Jeff Beck è proprio all’insegna del non volere mai adattarsi e a trovare compromessi artistici di sorta.
A partire dagli esordi, dopo la consueta trafila di piccoli gruppi blues e rhythm and blues nei primi anni Sessanta, con cui incide qualche disco e incomincia a fare esperienza sui palchi londinesi.
Nel 1965 Eric Clapton lascia gli Yardbirds che ritiene troppo commerciali per dedicarsi al blues più puro con John Mayall e, su consiglio di Jimmy Page, futuro Led Zeppelin, la band accetta l’arrivo del giovane e promettente Jeff.
Che si scatena sperimentando a tutto spiano, usando talvolta la chitarra come se fosse un sitar e lavorando su scale armoniche orientaleggianti, rendendo il classico beat rock del gruppo originale e personale. Lavora molto anche sulla distorsione e il feedback (il singolo “Shapes of things” può essere annoverato tra i precursori del suono hard rock, soprattutto nell’assolo finale che anticipa allo stesso tempo anche l’imminente ondata psichedelica).
Nel 1966 arrivano anche al Festival di Sanremo, a fianco di Lucio Dalla e Bobby Solo.
Con il primo eseguirono “Paff...Bum”, con il secondo “Questa volta” ma con scarsa fortuna, eliminati la prima serata.
Rimane storica la presentazione di Mike Bongiorno che li introdusse come “I gallinacci”.
Maggiore eco ebbe la partecipazione al film “Blow Up” di Michelangelo Antonioni in cui la band appare sul palco del mitico locale londinese “Marquee” e dove, emulando Pete Townshend degli Who, Jeff Beck distrugge la chitarra.
La vita degli Yardbirds diventa piuttosto turbolenta. Cambiano i musicisti, entra per breve tempo Jimmy Page al basso e alla chitarra ma la convivenza non sarà facile.
Jeff Beck abbandona a fine 1966 e forma un suo gruppo, il prodigioso Jeff Beck Group, con Rod Stewart alla voce e Ron Wood al basso, realizzando due album di eccellente rock blues come “Truth” (in cui è contenuto uno dei suoi brani iconici, “Beck’s Bolero” con Keith Moon degli Who e i futuri Led Zeppelin Jimmy Page e John Paul Jones) e “Beck Ola”.
Allo scioglimento di questa formazione Jeff Beck è unanimemente riconosciuto come uno dei migliori chitarristi rock in circolazione e tra quelli più all’avanguardia. Significativa la sua considerazione sui pur gloriosi anni Sessanta:
“Pensano tutti che sia stato un periodo meraviglioso ma per me è stato invece altamente frustrante perché le apparecchiature tecnologiche dei tempi non riuscivano a riprodurre quello che avevo nella mia testa”.
Viene fermato da un incidente stradale che lo tiene lontano per un po’ dal palco ma incomincia poi una lunga serie di collaborazioni, particolarità che caratterizzerà l’intera carriera.
Registra alcuni brani (rimasti inediti) negli studi della Motown Records con la band della prestigiosa etichetta, i Funk Brothers, riportandone un aneddoto gustoso:
“Che periodo! Dieci giorni di razzismo e abusi! A loro non piacevo io e Cozy (Powell, il batterista di Beck all'epoca) fino a quando non abbiamo iniziato a suonare. Mi dicevano “Ehi Whitey! (corrispettivo del dispregiativo “nigger” rivolto ai neri). Cosa vuoi qui?”. Ma dopo pochi giorni ci hanno rispettato”.
Gli anni Settanta lo colgono in varie vesti, tra un rock blues sempre più hard e ricco di sperimentazione e una svolta, quando incomincia a firmare gli album solo a suo nome, verso la fusion e il jazz rock tinto di funk e altre influenze.
“Blow by blow” e “Wired” sono due gioielli in tal senso, suonati divinamente. Al suo fianco si succedono eccellenze della musica come il bassista Stanley Clarke o il batterista Simon Philips rendendo i suoi concerti dei veri e propri eventi in cui la tecnica sopraffina diventa arte e magìa.
Dirada le uscite discografiche e incomincia a lavorare con musicisti sempre più prestigiosi, da Bon Jovi a Roger Waters, Kate Bush fino al nostro Zucchero in “Spirito divino”.
Si cimenta anche con l’elettronica con una serie di album a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, uscendone vincitore con un approccio anomalo ma convincente, in cui rimane intatto il suo tocco blues.
Negli ultimi anni stringe amicizia con Johnny Depp, noto cultore di musica rock che sarà al capezzale negli ultimi momenti di vita del chitarrista e con cui realizza il recente dignitoso album “18”. Jeff Beck è sempre stata una persona particolare, taciturna, volutamente lontana dal successo.
“Se hai un enorme successo, dove andrai? Farai il peggior passo della tua vita e alla fine cadrai giù. Non avere grandi successi - e intendo successi giganti - rende molto più facile passare a un altro genere perché non stai privando qualcuno di qualcosa che gli piace. Io sono uno sperimentatore, ogni album che ho fatto è diverso dall’altro”.
E’ stata una delle prime star del rock a diventare vegetariano, già nel 1969, e un grande sostenitore di enti a favore dei diritti degli animali:
“Mi sono reso conto quanto fossi folle e stupido a mangiare carne perché non ha senso fare a pezzi gli animali. Non è necessario."
E’ stato anche un appassionato e collezionista di auto vintage americane e un valente meccanico che si dedicava alla cura e alla riparazione dei suoi gioielli. La musica perde uno dei migliori chitarristi di sempre, ucciso da una meningite a 78 anni, omaggiato dal ricordo commosso degli amici di sempre che ne amavano la discrezione, il pragmatismo, l’umorismo, la voglia di vivere.
Per scoprirne il talento consigliata una raccolta degli Yardbirds, “Truth” e “Beck Ola” del Jeff Beck Group, “Blow by Blow” e “Wired” solisti, l’elettronico “Who else!”.
domenica, gennaio 22, 2023
Northern Soul - Presentazioni
Ricominciano a breve le presentazioni del libro "NORTHERN SOUL" edito da Agenzia X.
Prossimi appuntamenti fino a marzo:
sabato 28 gennaio
Ferrara "Blackstar" via Ravenna 104 ore 21
https://www.facebook.com/events/549588433342147
sabato 4 febbraio
Fucecchio (FI) "La Limonaia" Parco Corsini ore 21
sabato 11 febbraio
Imperia "Tuttomusica" Piazza Unità Nazionale 1 ore 17
sabato 18 febbraio:
Milano "Reverend" via Zuretti 9 ore 19
venerdì 24 febbraio
Bologna "Hellnation Store" ore 18, via dell'Artigiano 17b presentazione di "Soul"
Bologna "Buccia via Fratelli Rosselli 10 presentazione di "Northern Soul"
sabato 4 marzo
Faenza "Clandestino" via Baccarini 21 ore 21
domenica 12 marzo
Torino "Jazz Club" via Valdo Fusi ore 18
sabato 18 marzo
Viareggio "Vegas" Viale Europa ore 21
venerdì 24 marzo
Parma "The Clebbino" Borgo Cocconi 3/B ore 21
venerdì, gennaio 20, 2023
Madonna - Beautiful stranger
Pubblicato nel maggio 1999, il singolo di Madonna potrebbe essere tranquillamente un'outtake di un album delle Bangles o Go Go's, in pieno mood power pop psichedelico.
Non a caso inserito, con le modalità artistiche affini, nel film di ironica ispirazione musicale 60's, "Austin Power: la spia che ci provava".
Scritto e prodotto da Madonna con William Orbit (già al lavoro con Prince, U2, Queen, Kraftwerk, Britney Spears e che nel brano suona chitarra e tastiere).
Il video la ritrae con Austin Powers (l'attore Mike Myers che insistette invano per tagliare le scene "sessuali" di lui e Madonna sull'auto perchè ritenute troppo esplicite).
https://www.youtube.com/watch?v=Dsh0TfIKhoE
giovedì, gennaio 19, 2023
I 54 strumenti suonati da Paul McCartney
Il sito reddit.com si è preso la briga di contare gli strumenti suonati da PAUL MCCARTNEY:
CINQUANTAQUATTRO (con qualche forzatura).
Basso
Chitarra (Acoustic, Electric, 12-String, Flamenco, Classical, Spanish, Lap Steel, Cigar Box)
Mandolino
Ukulele (RAM [1971])
Banjo
Autoharp (Chaos & Creation In The Backyard [2005])
Violino (Flowers In The Dirt [1989]
Violoncello "Blue Jay Way" e in "Chaos & Creation In The Backyard" [2005]
Contrabbasso
Sitar (Off The Ground [1993]
Bouzouki (New [2013]
Ngoni (New [2013] Track 14: Get Me Out Of Here)
Piano (Acoustic & Electric)
Synthesizer
Mellotron
Electric Organ
Clavichord
Harpsichord (Acoustic & Electric) New [2013] e Give My Regards To Broad Street [1984]
Spinetta
Celeste (New [2013] in Alligator e Road in Flowers In The Dirt [1989]
Batteria
Tambourine, Claves, Cowbell, Maracas)
Timpani
Triangle (Chaos & Creation In The Backyard [2005])
Chimes
Congas
Bongos
Bells (Tubular & Handshake) in Chaos & Creation In The Backyard [2005] and The Beatles [1968]
Handclaps, finger-snaps, foot-taps, knee-slaps, vocal bassline - "I will")
Gong
Vibrafono (Flaming Pie [1997])
Vibrachimes (Chaos & Creation In The Backyard [2005])
Glockenspiel
Xylofono
Woodblock
Güiro
Washboard
Recorder Flauto (Magical Mystery Tour [1967] Track 2: The Fool On The Hill), (Chaos & Creation In The Backyard [2005])
Harmonica
Kazoo
Concertina
Flageolet (flauto)
Ocarina
Harmonium
Melodica
Voce
Fischio
Vocoder
Wine Glass
Flugelhorn
Tromba
Woodsaw
Play-Me-A-Song Book
Tape Loops
mercoledì, gennaio 18, 2023
The Viscaynes
Gruppo doo wop dei primi anni 60 con Coasters e Platters come riferimento.
Qualche 45 giri e la scomparsa.
Ma con una particolarità. Due uomini, due donne, un uomo di colore, un filippino.
Sconvolgente per i tempi (1961) negli States.
Tra i componenti un tale Sylvester Stewart che qualche anno dopo diede vita a quella macchina funk soul psych dei Sly and the Family Stone.
I VISCAYNES (nome mutuato da una serie di cambiamenti che porta dai Viscounts al modello di Chevrolet, Biscayne alla V al posto della B in omaggio a Vallejo, luogo californiano da cui provenivano.
Una manciata di 45 (in "Yellow moon" il sax lo suona Jerry Martini che poi sarà colonna portante della Family Stone) di moderato successo e lo scioglimento.
Solo Sly proseguirà nella musica (riproducendo il concept "misto" della line up nella nuova incarnazione artistica), gli/le altri/e si disperderanno cin alterne fortune.
Per ascoltarli qui:
https://orgmusiclabel.bandcamp.com/album/the-viscaynes-friends
martedì, gennaio 17, 2023
Andare allo stadio
Alberto Galletti ci porta allinterno di una serie di numeri e considerazioni molto interessanti.
Difficile rimanere interessati al calcio ridotto ormai al livello di un reality show popolato da coglioni e mezze calzette.
Unico conforto, i numeri, come sempre fini a se stessi, permeabili alla coglionaggine imperante e illusori di una normalità ormai finita, nonchè mio vecchio pallino.
Ecco una carrellata di classifiche sulle medie spettatori a partita in Europa.
Campionati di I divisione (i primi dieci)
1 Germania 42.229
2 Inghilterra 39.894
3 Spagna 29.456
4 Italia 28.901
5 Francia 23.949
6 Olanda 18.046
7 Scozia 16.781
8 Svizzera 13.109
9 Turchia 12.844
10 Portogallo 11.619
Squadre (ho considerato le medie superiori a 60.000)
1 Barcelona CF 83.807
2 Borussia Dortmund 81.032
3 FC Bayern 75.000
4 Manchester United 73.712
5 Milan 72.656
6 Internazionale 72.080
7 West Ham United 62.452
8 Olympique de Marseille 62.136
9 Roma 61.790
10 Tottenham Hotspur 61.665
11 Schalke 04 61.046
12 Arsenal 60.133
Singoli Campionati (le prime 5 dei 5 campionati con le medie più alte)
Germania
1 Borussia Dortmund 81.032
2 FC Bayern 75.000
3 Schalke 04 61.046
4 Hertha BSC 53.197
5 Borussia Monchengladbach 51.718
Inghilterra
1 Manchester United 73.712
2 West Ham United 62.452
3 Tottenham Hotspur 61.665
4 Arsenal 60.133
5 Liverpool 53.279
Spagna
1 Barcelona CF 83.807
2 Real Madrid 57.552
3 Atletico Madrid 52.166
4 Real Betis 51.575
5 Athletic Club 43.099
Italia
1 Milan 72.656
2 Internazionale 72.080
3 Roma 61.790
4 Lazio 42.063
5 Napoli 40.616
Francia
1 Olympique de Marseille 62.136
2 Olympique Lyon 47.914
3 Paris SG 47.217
4 Lille OSC 37.437
5 RC de Lens 37.296
Forse la classifica che conta di più: percentuale di riempimento degli stadi.
Le prime 20 visto che le differenze sono al secondo decimale.
Nomi interessanti e grande divertimento tra Germania e Inghilterra.
1 FC Bayern 100,00%
2 Newcastle United 99,76%
3 Arsenal 99,66%
4 Borussia Dortmund 99,60%
5 St. Pauli 99,34%
6 Schalke 04 99,29%
7 1. FC Union Berlin 99,12%
8 Everton 99,10%
9 Brentford 98,99%
10 Tottenham Hotspur 98,98 %
11 Brighton & Hove Albion 98,91%
12 Liverpool 98,53%
13 SV Werder Bremen 98,52%
14 Paris SG 98,51%
15 Manchester United 98,29%
16 Leicester City 98,26%
17 RC de Lens 98,00%
18 Aston Villa 97,87%
19 Freiburg SC 97,78%
20 Wolverhampton W. 97,63%
Campionati di II Divisione
1 Germania 21.285
2 Inghilterra 18.357
3 Italia 9.573
4 Spagna 9.375
5 Francia 7.814 6 Olanda 5.280
7 Polonia 3.448
8 Russia 2.777
Squadre (considero notevoli le medie oltre i 20.000 a partita)
1 Hamburger SV 50.627
2 1FC Kaiserslautern 37.508
3 Sunderland 37.435
4 Hannover 96 31.313
5 1 FC Nurnberg 30.432
6 FC St. Pauli 29.263
7 Sheffield United 28.643
8 Fortuna Dusseldorf 27.907
9 Bari 27.723
10 Norwich City 26.009
11 Middlesbrough 25.013
12 Hansa Rostock 24.778
13 West Bromwich Albion 22.532
14 Genoa 22.496
15 Arminia Bielefeld 21.503
16 Stoke City 20.496
Da segnalare anche i numeri parecchio notevoli di:
Derby County 26.919
Ipswich Town 25.745
Sheffield Wednesday 24.052
nella III Divisione inglese.
Dynamo Dresden 21.966 nella III Divisione tedesca e Bradford City 17.354 nella IV divisione inglese.
In serie A sarebbe al 16° posto.
La partita con più spettatori è stata: Barcellona 2-0 Almeria del 5novembre con 92.605 paganti.
lunedì, gennaio 16, 2023
Terry Hall
Riprendo un articolo per "Libertà" dedicato alla scomparsa di TERRY HALL e alla scena ska che con gli Specials ha contribuito a creare.
Il commento più esaustivo in merito alla recente tragica scomparsa (dopo una breve malattia) di Terry Hall, cantante della band inglese degli Specials, è stato quello del cantautore Billy Bragg: “Gli Specials erano la celebrazione di come la cultura britannica sia stata rinvigorita dall'immigrazione caraibica ma il comportamento sul palco del loro cantante ci ha ricordato che erano seriamente impegnati a sfidare la nostra percezione di chi eravamo alla fine degli anni Settanta”.
Terry Hall ha avuto una vita drammatica, seppure artisticamente fortunata, segnata da un trauma infantile irreparabile quando, a 12 anni, fu sequestrato e abusato da un gruppo di pedofili e da cui non si è mai ripreso.
La sua espressione sempre triste e lo sguardo perso nel vuoto, anche suonando brani allegri e frizzanti, divenne un suo marchio di fabbrica estetico, sorta di Buster Keaton del pop ma nascondeva le conseguenze di quell’apocalisse emotiva subita.
Anni di Valium, perdita di un anno scolastico, lunghi periodi di alcolismo, per scacciare una forte e opprimente depressione. Ne ha parlato pubblicamente solo poco tempo fa, svelando l’abisso in cui ha sempre vissuto.
"Non provo nessun piacere a suonare.
Ho solo un sollievo nell'essere su un palco, guardarmi intorno e vedere i miei compagni del gruppo, che sono persone che conosco da buona parte della mia vita e con cui condivido qualcosa. Ho ancora questa malattia e l'avrò anche fra dieci anni ma per me è importante parlarne”.
Per poi concludere, con agghiacciante ironia, permeata da un inquietante humor nero:
“La cosa bella nel prendere anti psicotici è che il desiderio di uccidere una famiglia di quattro persone scompare. E questa è una gran cosa."
Gli Specials hanno una lunga e difficile gestazione prima di esplodere nelle classifiche, partendo come Coventry Automatics, da radici punk ma con già varie contaminazioni ska e reggae, dovute alla presenza di musicisti di origine giamaicana, aspetto piuttosto inconsueto nella pur già multirazziale Gran Bretagna dei tempi.
Pochissimi i gruppi “misti”, nonostante il punk avesse finalmente contribuito a unire le forze e discussioni serrate se i musicisti bianchi
potessero suonare reggae o ska (come avevano incominciato a fare gruppi come Clash, Police, Ruts, Slits). Ricorda uno dei componenti della band, Neville Staples: “Dopo anni di spille da balia e capelli tirati su, riportammo questi ragazzi bianchi nelle giacche, roba cool, vestiti eleganti. Gli insegnammo come si ballava e ad apprezzare uno dei migliori sound mai usciti dalla Giamaica. La band amava le radici giamaicane che entravano nel suo sound e l’eredità che stava prendendo in mano. Insieme agli altri ragazzi diventammo una grande famiglia felice”.
La formula degli Specials era innovativa, divertente, accattivante: ska e reggae mischiati all’energia e all’irruenza del punk, bianchi e neri insieme sul palco, messaggi politico/sociali nei testi, un’estetica raffinata ma allo stesso tempo proletaria, working class.
Nonostante ciò i discografici erano riluttanti e sospettosi ad investire su una band così poco disponibile ad essere controllata artisticamente.
Ci pensò allora il tastierista del gruppo, Jerry Dammers. Fondò una sua etichetta la 2Tone Records (due toni, bianco e nero, insieme) per produrre gli Specials e altri gruppi, vedi le Bodysnatchers (solo ragazze, particolarità altrettanto rara ai tempi), i The Beat, i Selecter, tutti caratterizzati da presenze femminili e dall’unione di bianchi e neri. Affiancati da Madness e Bad Manners, riportarono i ritmi ska in classifica aprendo la strada a un nuovo filone sonoro che trovò proseliti in tutto il mondo, evolvendosi e contaminandosi successivamente con mille altre influenze.
La 2Tone rappresentò una visione identitaria, un senso di appartenenza a una dimensione non del tutto definita e “regolata” ma, al contrario, il più possibile aperta, dove le influenze culturali artistiche si fondevano, si arricchivano l'una con l'altra, acquisivano una connotazione politica ben precisa (dall'anti razzismo, al femminismo, ad una coscienza socialista e socializzante dove i testi, che raccontavano la cruda realtà inglese dei tempi, venivano cantati su brani da ballare nei club).
Sempre Neville Staples nella sua autobiografia “The original rude boy” sintetizza bene la situazione dei tempi:
“Noi eravamo diversi.
In quel periodo le facce nere non si vedevano ancora tanto in giro in gran parte dell’Inghilterra. L’attitudine punk fu qualcosa che contagiò anche noi ragazzi neri perché sapevamo bene da dove arrivasse quella rabbia. Dopotutto se le vite dei ragazzi bianchi erano una merda, le nostre erano una doppia merda. La disoccupazione cresceva, chiudevano le fabbriche e non c’erano davvero speranze, lavoro e futuro.
I Sex Pistols aprirono una scatola musicale di vermi che rese possibile ad ogni teenager di formare un gruppo. Non avevi più bisogno di una laurea in musica per salire su un palco.
I gruppi prog, con i loro concept album e brani masturbatori di mezz’ora, furono buttati nella spazzatura. Il rock n roll era tornato, grazie al punk.
E intanto gruppi reggae come Steel Pulse, Misty in Roots e Aswad espressero le nostre frustrazioni e speranze. Ma qualcuno dei miei amici neri non era del tutto d'accordo: “Brutti stronzi, come potete saltare su e giù su un palco con un gruppo di punk bianchi?”.
Io non ero una persona particolarmente politica, ma quello che i cantanti ska avevano sempre fatto era di cantare di avvenimenti quotidiani in modo schietto e reale.
In Giamaica era quasi come un quotidiano in musica. C’erano brani che ti raccontavano i fatti del giorno, come uno sciopero locale o il prezzo del pane. Abbracciare lo ska per gli Specials o gli Automatics, quali ancora erano, significò una svolta verso lo stile rude boy, anche se per realizzarlo avevamo dovuto rubare in qualcosa come cinquanta case nelle Midlands”.
Come tutte le ondate ben presto anche quella ska britannica si esaurisce mediaticamente, molti gruppi si sciolgono o dividono in nuove incarnazioni.
Terry Hall con altri due componenti abbandona la band, fonda i Fun Boy Three (successivamente i Colourfield) più orientati verso pop e new wave, il tastierista Jerry Dammers prosegue brevemente con il nome di Special AKA lasciando un brano iconico e storico come “Free Nelson Mandela”.
Mandela, ai tempi imprigionato in SudAfrica dal regime razzista, grazie al successo che ottenne la canzone, arrivando ai vertici delle classifiche inglesi, venne conosciuto (insieme alle legittime rivendicazioni) ancora più dal grande pubblico e dalla società britannica.
Negli anni successivi i componenti degli Specials si dividono in vari progetti fino a una serie di reunion negli anni 2000 che culminano con qualche buon album e l’inaspettato capolavoro “Encore” del 2019 che arriva diretto al primo posto delle classifiche britanniche, grazie a un sound moderno che incorpora reggae, funk, pop, rock, soul, istanze politiche attuali.
La band torna in tour in tutto il mondo inanellando sold out ovunque, incide un altro ottimo lavoro, “Protest songs” nel 2021, in cui riprende canzoni di protesta dal 1924 in poi, reinterpretate con gusto e passione.
Pochi mesi fa Terry Hall si sente male durante le registrazioni di un nuovo album. La diagnosi è impietosa, un tumore.
Che se lo porta via in pochi mesi, mettendo di fatto fine a una stupenda esperienza artistica e umana.
Lo scettro di re dello ska rimane ora ad appannaggio dei mai domi Madness che hanno saputo rinnovarsi, mantenendo le radici nella musica giamaicana ma reinventandosi con un repertorio a base di quello che potremmo definire un sound unicamente britannico, che assorbe tutto lo scibile di musica inventata e passata da quelle parti dagli anni Sessanta in poi, testimoniando in tempo reale ciò che accade nelle strade e nella società del loro paese.
Niente male per gruppi inizialmente considerati solo come fautori di canzoni facili da ballare e dall’aspetto divertente e spensierato.
domenica, gennaio 15, 2023
Northern Soul - Presentazioni
Ricominciano a breve le presentazioni del libro "NORTHERN SOUL" edito da Agenzia X.
Prossimi appuntamenti fino a marzo:
sabato 28 gennaio
Ferrara "Blackstar" via Ravenna 104 ore 21
https://www.facebook.com/events/549588433342147
sabato 4 febbraio
Fucecchio (FI) "La Limonaia" Parco Corsini ore 21
sabato 11 febbraio
Imperia "Tuttomusica" Piazza Unità Nazionale 1 ore 17
venerdì 24 febbraio
Bologna "Hellnation Store" ore 18, via dell'Artigiano 17b presentazione di "Soul"
Bologna "Buccia via Fratelli Rosselli 10 presentazione di "Northern Soul"
sabato 4 marzo
Faenza "Clandestino" via Baccarini 21 ore 21
domenica 12 marzo
Torino "Jazz Club" via Valdo Fusi ore 18
sabato 18 marzo
Viareggio "Vegas" Viale Europa ore 21