martedì, dicembre 20, 2022

Libri 2022


Segnalo 18 libri letti nel 2022.

TOP 6

MICHAEL PERGOLANI - Nudo
Lo ricorderanno bene quelli con più primavere alle spalle.
Un personaggio strano, bizzarro, con la bombetta, i folti baffi e i capelli lunghi.
Perfino anomalo in quella follìa che era “L'altra domenica” di Renzo Arbore, programma innovativo e rivoluzionario che cambiò le carte in tavola nella televisione (ai tempi la Rai aveva il totale monopolio e ancora non esisteva Rai3) italiana.
La trasmissione andò in onda dal 1976 al 1979, all'interno della quale Michael Pergolani si occupava di curare da Londra servizi sulle tendenze musicali e di costume.
Fu lui a fare conoscere per la prima volta al pubblico nostrano la nuova tendenza punk, mostrando filmati di Sex Pistols e Clash e dando, di fatto, il via alla (pur lenta e zoppicante) penetrazione del fenomeno in Italia. Ma Pergolani è stato uno dei giornalisti e agitatori culturali più all'avanguardia e stimolanti nella storia della comunicazione nostrana.
Non a caso.
Il suo nuovo libro, edito da Libreria L'altracittà, “Nudo” ci svela centinaia di aneddoti e particolari della sua vicenda professionale e privata.
Semplicemente incredibile.
Lo fa con un stile particolarissimo “senza l'utilizzo di lettere maiuscole, in quanto rappresentazione grafica di un personale flusso narrativo che elude ogni confine, alternando versi, prosa e musica”.
Una storia entusiasmante ma anche tragica e dolorosa, raccontata con un incedere rap, veloce, incalzante, travolgente, senza alcun finto pudore.
E se la magica triade “sesso, droga e rock 'n' roll” ricorre costantemente, c'è tanto altro nel suo racconto (romanzato ma non troppo).
Un'infanzia nella Germania post nazista in bilico tra disagio, tragedia, malinconia, che fa da trampolino a un folle salto nella Londra degli anni Sessanta.
“Quella” Swinging London dove tutto accadeva e ti potevi imbattere e fare amicizia con George Harrison, arrivare al cospetto di Francis Bacon, assistere, in prima fila, al radicale cambiamento che influenzerà generazioni e generazioni successive, che avveniva in tempo reale, giorno dopo giorno. E lui era lì, tra abitazioni precarie, droghe a profusione, lavori incerti, concerti incredibili a cui assistere.
“La mia Londra diviene tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, con una fortunata invenzione giornalistica, la Swinging London, la città simbolo del cambiamento sociale, culturale e sessuale in atto tra i giovani delle cosiddette società più evolute del pianeta, anche se non ne siamo del tutto consapevoli, specie all'inizio, siamo in mezzo a una trasformazione epocale di cui non riusciamo bene a capire dimensione e confini, è un rinnovamento che coinvolge ed unisce i pischelli e le pischelle di tutto il pianeta, un cambiamento così profondo del modo di vivere che nulla sarà più come prima, a cominciare dal rapporto con i genitori e l'altro sesso...no al capitalismo e alle multinazionali, no ai muri tra i popoli, al napalm e alle bombe atomiche, noi diciamo no, no, no...viva il sesso libero, viva il sesso senza i mille tabù che lo opprimono, viene scoperto e immesso sul mercato il grimaldello che toglierà la paura di fare sesso e renderà la donna simile all'uomo: la pillola anticoncezionale.
Il femminismo e la parità di genere partono da là.
Tutto questo grande putiferio, tutto questo grande film, oltre ad essere proiettato in ogni angolo del mondo, ha come immensa colonna sonora la musica pop e il rtimo frenetico del rock, questa è la musica che incarna la voglia di libertà dei ragazzi di allora e ne diventa la lingua universale, da quel periodo così straordinariamente fecondo, ad oggi ineguagliato, fioriscono tutta la musica successiva e un nuovo approccio di vita”.
Michael Pergolani viaggia costantemente sul filo del rasoio, arriva al cospetto dei grandi del rock, dell'arte, del teatro, del cinema, ne condivide spesso rapporti più o meno stretti, si arrangia con articoli per vari giornali e riviste, sale e scende le scale del successo professionale, talvolta adorato, altre boiocottato (esilarante il rapporto aspramente conflittuale con Sandro Paternostro, che fece di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote) arriva, alla fine, a trovare una più o meno traballante stabilità all'interno della Rai, grazie ad Arbore, collaborando a numerosi altri programmi e inventandosi l'appuntamento radiofonico “Demo”, che per dodici anni farà conoscere i nuovi talenti musicali nostrani, sorta di prodromo del poi ben più celebre X Factor. E' anche attore sia al cinema che a teatro, sceneggiatore del film “No grazie il caffè mi rende nervoso” con Troisi e valente fotografo con anche una sua agenzia con sede in Inghilterra, la Campus.
Al suo fianco, a condividerne follie ed eccessi, l'inseparabile Cleo.
“Ci sentivamo così forti, così scaltri, così potenti, così unici, Cleo. Vivevamo in una costante esaltazione che riempiva l'aria, la mente, il cuore, ma anche le nostre braccia, le mani, le cosce...era così potente questa frenesia che avevamo paura che gli altri se ne accorgessero”.
Ma in mezzo a tanto amore e frenesia, nel libro c'è anche tanta morte, tanto dolore, tante tragedie. Uno strazio talvolta insostenibile, tanto va a scavare in uno struggente privato.
Ma Pergolani è tutto questo, in una volta sola. Quello che riesce a intervistare uno degli spauracchi per ecellenza dei giornalisti, Frank Zappa o che, ad Amsterdam, dopo una fetta di torta all'hashish si trascina, in stato di semi incoscienza, in un locale, si siede in un angolo e solo grazie alla musica che sta suonando il gruppo sul palco, riesce a “ricollegarsi” con il mondo circostante in completa armonia. Quando esce dal club si volta per vedere sulla locandina chi avesse suonato.
Tali, pressochè esordienti, Pink Floyd.
Ma frequenta anche spesso, divertendosi con lui in modo legalmente “illecito”, Marc Bolan, poco prima della sua tragica scomparsa ma che deve anche fare i conti con la “signora invidia”:
“Un camerino quello della signora invidia che, a pensarci bene, nel tempo è sempre stato piuttosto affollato ma senza che me ne rendessi conto e questo per il semplice fatto che non avevo mai pensato di potere essere oggetto di invidia e di conseguenza di astio, dispetto, calunnia.
Non avevo niente che qualcuno potesse invidiare, non ero ricco, non avevo la giacchetta di Armani di Sting e non navigavo nel lusso, avevo invece un lavoro che, seppur gradevole, era saltuario e mi costringeva a pensare di continuo a come sfangarla nei mes successivi”.
Pergolani non è più giovanissimo ma conserva una lucidità di giudizio e di percezione di una realtà cambiatissima in poco tempo, che si palesa alla perfezione in un impietoso ritratto di ciò che sta accadendo proprio ora: ”...si finisce sempre a discutere di questo cazzo di paese che i suoi figli ha ridotto a fantasmi, sono almeno un paio le ghost generation che girano per strada vestite di nulla, trasparenti come il cellophane per il formaggio.
Penso che il Tribunale dell'Aia dovrebbe giudicare e condannare i responsabili di questa fantasmizzazione generazionale, un regolare processo, per carità, ma poi, se trovati i colpevoli, alla catena alla Cayenna... loro, i ragazzi-quasi-adulti a lamentare che non hanno niente, nessuna prospettiva e a considerare me, l'anziano-quasi-vecchio assai fortunato a essere nato nel dopoguerra, certo, la vita era quella che era, era povera, spesso miserabile, non c'era il servizio sanitario, gli stipendi erano bassi, si girava senza i telefonini, a casa niente computer, non si viaggiava e non si andava in vacanza a Ibiza, niente aerei di Ryanair, niente aria condizionata e niente mojito per l'aperitivo ma era una vita ricca, piena di speranza, di voglia di fare, di futuro, una vita da ottimisti e non da depressi cronici di oggi...i giovani fantasmi di oggi che i sentono sfigati tra gli sfigati, nati e cresciuti in un'epoca sfigata, dominata e condotta da politici, finanzieri, industriali sfigati o fetenti...io non sono triste ma deluso!
Perché avevo creduto di stare lì per partecipare alla creazione di un mondo migliore, lì per sconfiggere le superstizioni e l'ignoranza e invece mi rendo conto di avere toppato su tutta la linea”.
“Nudo” è un libro che fotografa un mondo sempre meno culturalmente e socialmente vivibile, alla luce di quello che è stato (e avrebbe potuto essere) fino all'altro ieri.
Pergolani è un testimone privilegiato di un doppio cambiamento epocale, quello della speranza e della rivoluzione di 50 anni fa, quello della reazione e oscurantismo che ci ritroviamo oggi.
Un libro e una testimonianza importanti.

PABLITO EL DRITO - Lo spettro della droga
"Tutte le cose sono veleno, niente è senza veleno e solo la dose fa si che una cosa non sia veleno" Paracelso
Ogni cultura o civiltà ha le sue droghe socialmente accettate: la nostra le definisce farmaci oppure le considera piaceri/vizi tutto sommato accettabili (alcol, caffé, tabacco) soprattutto perché sono compatibili con i ritmi della produzione e con la possibilità dello stato di tassarli.
Pablito El Drito scrive un libro IMPORTANTE, ESSENZIALE, in cui ci apre le porte della percezione di ciò che è l'uso e la storia delle SOSTANZE.
In modo circostanziato, con cifre, riferimenti, date, dati.
Senza giudizi personali, illazioni, direzioni ideologiche.
Qui c'è la storia con tutti i suoi perché, le connessioni politiche e sociali, le contestualizzazioni temporali, le statistiche.
Soprattutto le lucide considerazioni.
La "droga" non è un fatto che riguarda solo chi le usa o i trafficanti.
Il destino dei paesi avanzati è legato indissolubilmente a quello dei paesi produttori.
In alcuni di questi le sostanze ufficialmente vietate sono ormai un mezzo di sussistenza fondamentale...la massa di danaro immessa nel circuito dai narcos ha contribuito in maniera decisiva all'uscita dalla spirale della crisi finanziaria (in Colombia nello specifico ma in tanti altri paesi).
Il traffico di droga potrebbe essere l'unica industria in espansione con poca o zero disoccupazione.
I proventi vengono reinvestiti solo parzialmente in attività illecite.
Il resto viene immesso nell'economia legale con il riciclaggio.
Il libro mette in luce l'uso e abuso delle varie sostanze nel corso delle epoche più recenti, vedi gli stimolanti ampiamente usufruiti dalle truppe nelle due guerre mondiali ma non solo, e dalle popolazioni, dove anfetamine e tranquillanti, legalmente disponibili, erano di consumo comune), le guerre (quelle dell'oppio tra inglesi e cinesi, ad esempio), lo sfruttamento delle guerre stesse per traffici illeciti (Afghanistan, Kosovo etc), sia da parte delle parti belligeranti sul campo che dalle "forze di pace".
Il proibizionismo che consegna alle mafie il controllo dello spaccio (spesso in collusione con le autorità), la diffusione pianificata (suffragata da prove inconfuntabili) per fiaccare i movimenti antagonisti e controculturali, di droghe che provocano dipendenza, l'assenza di politiche statali che le gestissero in maniera adeguata, delegandole a strutture private (vedi, in Italia, San Patrignano).
La 'ndrangheta che passa da mafia locale, rozza e arcaica, a leader dello spaccio con un "fatturato" di 44 miliardi l'anno, radicata ovunque.
Si parla anche delle droghe nello sport, del dark web, nuova svolta nello spaccio, del realismo cocainico e del manicomoio chimico in cui ormai (spesso inconsapevolmente) viviamo ("il vero manicomio oggi sono gli psicofarmaci"), fino alla dipendenza da internet e social ("FOMO, Fear Of Missing Out, paura di restare fuori, di perdere qualcosa se resto lontano dallo schermo dieci minuti").
"Senza uno smartphone collegato 24 ore su 24 alla rete molte persone non sanno più vivere, esattamente come un tossico senza la droga da cui dipende".
Da un chilo di coca pura, a 30.000 euro, si possono ricavare almeno quattro chili di sostanza, venduta al grammo 70/80 euro, moltiplicando l'investimento del grossista di dieci volte. Non c'é altra merce al mondo che garantisca margini di profitto così alti come la cocaina.
E il consumo di sostanze non conosce crisi.
Essendo strumenti tecnologici le sostanze non conoscono qualità morali intrinseche.
Possono essere usate in maniera positiva, per migliorare la qualità della vita e aumentare il nostro potenziale o in maniera negativa, rendendoci schiavi e riducendo il nostro potenziale. Il valore etico e pratico dell'utilizzo di qualsiasi sostanza dipende dal metodo di assunzione ma soprattutto dalla frequenza con cui si assumono.
Bisogna capire se il rapporto tra noi e le sostanze porta benefici o se invece diventa solo un ennesimo fattore di alienazione e autodistruzione.

GIORGIO RIMONDI - L’invasione degli Afronauti
Un lavoro curioso ma allo stesso tempo colmo di suggestioni, stimoli, particolarità semi sconosciute che approfondisce, in modo dettagliato, colto, accademico e mai banale, il rapporto tra la cultura afroamericana, la tecnologia e la fantascienza.
Passando da Duke Ellington ("considero lo Sputnik un'opera d'arte nello stesso tempo in cui osservo un grande dipinto, leggo una grande poesia, ascolto una grande opera musicale") a Janelle Monae, da Ornette Coleman a Sun Ra, attraverso i Parliament/Funkadelic di George Clinton ma anche Toni Morrison, lo splendido e oscuro "Mumbo Jumbo" di Ishmael Reed, il pionieristico "The comet" di DuBois, si viaggia (rigorosamente in astronave) tra una visione storica lucida e concreta (dalla tratta degli schiavi ai giorni nostri), analisi filosofiche della creatività afroamericana (da sempre restia ad abbracciare il mondo science fiction) e riflessioni interessantissime.
A corredo un'ampia bibliografia e fonti dettagliatissime.
Basilare per i cultori della black music & culture.

ALBERTO ZANINI - Storia di una pantera
L'esordio letterario di Alberto Zanini è stato un botto!
Un viaggio dei Funk Investigators tra dischi, artisti, funk, soul, blues nel profondo degli States (ne ho parlato qui: https://tonyface.blogspot.com/2021/02/alberto-zanini-funk-investigators.html).
Il proseguio batte sempre strade "black" ma qui la musica è solo un sottofondo (tra citazioni dell'esoirdiente Gil Scott Heron, Nina Simone, i Dramatics al "Bogeyman", gli stessi Funk Investigators) che accompagna le pericolose avventure, alla fine degli anni Sessanta new yorkesi, tra crimine di strada, politica, polizia corrotta, mafiosi di Jalon Perry, ragazzo di strada affiliato alle Black Panthers.
Jalon sfugge a una retata della polizia e ricomincia una vita altrove.
Lo "ritroviamo" nel 2021, nella seconda parte del libro.
Un lavoro intenso che affianca alla finzione del raccontro molti elementi storici e una perfetta visione (molto sapiente e cinematografica) dell'America in fermento di fine Sixties.
La scrittura è frenetica e avvincente, la trama intrigante, i personaggi sempre stimolanti e credibili.
Alberto scrive benissimo, con grande padronanza della materia e dei tempi per permettere al racconto di fluire velocemente e in modo trascinante.

ANTONIO SCURATI - M. Gli ultimi giorni dell'Europa
Il nuovo capitolo della saga mussoliniana di Scurati ci porta all'entrata in guerra dell'Italia, preceduta dai mille tentennamenti, furbizie, piedi in due scarpe, dei due anni precedenti, finiti genuflettendosi al barbaro alleato nazista che nel frattempo invadeva mezza Europa, faceva patti immondi con i bolscevichi per spartirsi la Polonia, conquistava a destra e a manca, lasciando i nostri pavidi e incapaci ducetti alla finestra. In mezzo le beghe di palazzo, le vite dissennate di Ciano e Edda, l'infamia delle leggi razziali, rappresentati da personaggi "minori" della storia ma densi di una disperata umanità che li fanno luccicare in mezzo a tanta brutale dissennatezza, sete di potere, mancanza di prospettiva.
L'Italia entra in guerra consapevole di non averne i mezzi e le forze, che sarà un immane disastro, con la vile speranza di accodarsi al vincitore alleato e raccogliere un po' di briciole di gloria, nonostante la sequenza di fatti, scrupolosamente documentata, avessero già derubricato il nostro paese alla vergogna del mondo.

GEORGE M. YOUNG - I Cosmisti Russi. Il futurismo esoterico di Nikola Fedorov e dei suoi seguaci
Uno studio affascinante sul complesso movimento dei COSMISTI RUSSI, fondato dal filosofo Nikolaj Fëdorov e sviluppatosi a cavallo tra la fine del 1.800 e l'inizio del 1.900, ampliandosi a varie correnti e modalità di pensiero e intersecando anche personaggi come Tolstoj o Dostoevskij, molto interessati e curiosi al proposito.
E, come illustra il libro, sono idee ancora attuali, in qualche modo non così lontane da una concezione che può essere tra le motivazioni ideologiche delle ultime, tragicamente note, mosse del governo Putiniano.
Il libro non è di facile fruibilità ma rivela aspetti molto interessanti e suggestivi di una corrente filosofica che abbraccia l'esoterismo e il futurismo, viene perseguitata dal governo sovietico, si espande in altri contesti scientifici (con particolare interesse per la conquista del cosmo che diventerà successivamente prioritaria per l'URSS) e necessita di un'attenzione particolare per comprenderne fino in fondo gli obiettivi.
"Un tempo respinte e dileggiate, le idee cosmiste sono ora considerate una delle tendenze principali della cultura e del pensiero russi".
I cosmisti sono pensatori di amplissime vedute, la cui visione del mondo mira a includere tutta l'umanità, tutto il tempo, tutto lo spazio, tutta la scienza, nonché l'arte e la religione.
Tale visione è totalitaria, nel senso che deve essere applicata ad ogni cosa, senza eccezione....le mezze soluzioni non soddisfano l'"anima russa".
Per i cosmisti la cultura intellettuale dell'Occidente propende all'isolamento, all'individualismo, all'arroganza, alla divisione, allo squilibrio, all'autodistruzione.
Il cosmismo è presentato come una valida alternativa autoctona alle correnti intellettuali occidentali, alla moda ma superficiali e sopravvalutate, le quali propugnano la decostruzione, l'ecosofismo, l'egualitarismo tra le specie e altre abominazioni aliene. Il cosmismo è un antidoto continentale eurasiatico alla crescente minaccia dell'atlantismo culturale e intellettuale.
Nella tradizione russa non è sufficiente chiedersi "cosa è vero": occorre proseguire interrogandosi su "come agire in proposito"...i pensatori russi di qualsivoglia orientamento, filo occidentale o slavofilo, liberale o conservatore, tendono a porre il bene della comunità al di sopra della libertà individuale di intraprendere autonomamente il proprio percorso.
Le nozioni occidentali di libertà individuale appaiono spesso ai pensatori russi più simili a disubbedienza e ad arbitrio che a genuina libertà.
Per i Russi l'individuo si completa, diviene intero e trova la vera libertà unicamente diventando parte di una totalità superiore.
"E' possibile che l'uomo sia davvero il culmine della creazione?
E' possibile che i meravigliosi, splendidi, graduali sviluppi che hanno condotto a lui si interrompano, cessino, sfocino nel nulla?
Impossibile!
(Radiscev, precursore del pensiero cosmista)

IL RESTO

CARLA VITANTONIO - Pyongyang Blues
Carla Vitantonio ha avuto l'opportunità di vivere, in qualità di cooperante internazionale, in COREA DEL NORD per quattro anni, incontrando e scontrandosi non solo (con) il regime politico ma anche soprattutto con una modalità di vita e comportamentale per la quale, l'autrice sostanzialmente conclude, non abbiamo gli strumenti per interpretare il paese e che quello che ci arriva è una "traduzione" di una realtà ben più complessa. Grazie a questa full immersion nella quotidianità Nord Coreana rileviamo una realtà in bilico tra l'impenetrabilità e una normalità che non è così lontana dalla nostra.
"Il punto è che siamo così ideologicamente terrorizzati da questo Paese che fare un'analisi lucida è impossibile.
Rispetto a questo paese o si è pro o si è contro. Dobbiamo essere contr oal 100%, perché solo in questa maniera ci saremo guadagnati l'ammissione alla nostra comunità, la comunità del mondo libero (dicono loro) e capitalista (sussurro io).
E' tutto così spaventoso che non possiamo permetterci il rischio di accettarne una porzione, di avere un atteggiamento critico, no.
Loro sono i cattivi.
Noi siamo i buoni".
Ma c'è, appunto, una quotidianità offuscata dal pregiudizio "politico" che ci allontana da quello che potremmo vedere aprendo semplicemente gli occhi.
"Non avevo mai pensato che i posti che il signor So (ristorazione e atmosfera ricercata) potessero esistere in Corea del Nord.
Non avevo pensato ci potesse essere un gusto, un desiderio, una richiesta di posti simili.
E So mi stava dicendo che si, in Corea del Nord ci vivono degli esseri umani.
Ero quasi trasalita di fronte alla mia cecità".
Come sottolineato è una visione in bianco e nero dove le sfumature ci sono ma talvolta virano violentemente verso il colore indesiderato:
"...il grande e inspiegabile miracolo di questo paese è proprio la coltre di mistero che il sistema ha calato su se stesso e che ogni cittadino protegge come se fosse linfa vitale. Questo paese ha tra le sue missioni la protezione dei segreti.
I segreti di tutti.
E i meccanismi, i rapporti interpersonali sono tutti condizionati da questo obiettivo....noi stranieri siamo accessori, siamo in transito.
L'importante è l'integrità del sistema.
Unità monolitica.
Una misteriosa danza all'unisono".
C'è un passo molto interessante nel libro che potrebbe essere esteso facilmente anche in altri contesti:
"...ci si ritrova a pensare che tutto sia fatto apposta, che sia una deliberata strategia di chi comanda per creare un senso di confusione e di spaesamento, sia tra gli autoctoni che tra gli ospiti: se nessuno sa mai cosa succederà, se la logica e i principi della fisica non possono applicarsi agli atti dell'essere umano, allora bisogna affidarsi a qualcuno che ne sa di più.
Il leader?
Il regime?
Chi comanda di turno?
... stiamo nel sistema, marciamo a ritmo, altrimenti il sistema ci sputa fuori...il sistema, un'unità inscalfibile che si manifesta con egual forza nel collettivo e nell'individuo.
Ogni coreano è un piccolo pezzo el grande sistema e ognuno di loro contribuisce alla sopravvivenza e alla salute di questo organismo gigatesco, ognuno occupato ad assicurarne il benessere".
Il libro è molto interessante per capirne di più (non tutto) di questa anomalia persistente nell'omologazione mondiale, ma anche spunto di profonda riflessione sulle modalità di gestione politica delle nazioni, dei paesi, dei territori, delle persone.

LUIGI GUARNIERI - Il segreto di Lucia Joyce
La drammatica storia della figlia di James Joyce, uomo spendaccione, che vive al di sopra delle sue possibilità, di bassa morale, semi alcolizzato, vagabondo, in costante disastro economico, legato a Lucia da un rapporto ambiguo.
"Rimugina Joyce che ha vissuto sempre come un vampiro egocentrico, succhiando il sangue alla realtà per scrivere i suoi libri...costringendo sua figlia Lucia a rifugiarsi in una dimensione aliena per sfuggire alle sue fantasie incestuose e artistiche di suo padre e soorattutto di trovarle attraenti".
Lucia è un fragile talento della danza, a cui rinuncia forzatamente, ombra del padre famoso ed egocentrico, vittima della mente distorta dei genitori e fratello (che la farà rinchiudere per primo in ospedale psichiatrico) e finisce in varie cliniche per il recupero da malattie mentali, in cui si sperimentano improbabili e devastanti cure e dove morirà.
La scrittura è veloce e incalzante, i periodi brevi, le situazioni si alternano in un vortice di nomi altisonanti della cultura della prima metà del '900.
"Lucia è una ragazza alta, notevolmente graziosa, coi capelli ricci e scuri, lunghi fino alle spalle, gli occhi azzurri di sua madre e una pelle molto chiara: è una stakanovista che danza e studia tutto il giorno e quando non lo fa inventa coreografie e disegna costumi".
L'ingombrante figura del padre le toglierà questo sfogo e prospettive di autonomia.
Storia drammatica e inquietante, morbosa e disturbante, devastante, in cui tutti sono vittime si se stessi/e dei famigliari più stretti.

PIERGIORGIO DI CARA - L'anima in spalla
Piergiorgio Di Cara è Vice Questore della Polizia di Stato a Palermo.
Uno sbirro.
"...è come la febbre dell'oro, è un duello di intelletti: da una parte lo sbirro, dall'altra il mondo intero". Un romanzo feroce, acre, duro, che inquadra un'operazione di polizia, poco tempo dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, nel 1992, per la cattura di un pericoloso latitante.
Il libero viaggia con estrema intensità e costante suspence, tra attese, scontri di potere, ansia, pericolo. Di Cara sa bene di cosa parla e scrive e non ci risparmia niente.
Un poliziesco/reality che ci tiene incollati al libro fino all'ultima riga.
"Non basta scoprire o capire i meccanismi attraverso i quali un reato si compie, né è sufficinete individuare i responsabili.
Già perché verità investigativa e verità processuale non sempre coincidono per assurdo che possa sembrare. E non basta che l'investigatore abbia la certezza della colpevolezza, quello che conta e ciò che si riesce a dimostrare in aula. Per questo l'informativa della polizia giudiziaria è il momento della verità ed è per questa ragione che bisogna fare in modo che le carte appttino, come si dice.
Che tutti i puzzle coincidano e si trasformino in prova davanti al giudice del dibattimento".

GENNARO SHAMANO - L’ asfalto sulla pelle. Storie dal sottosuolo
Gennaro Shamano è stato una figura centrale o comunque sempre presente nella Napoli antagonista degli anni novanta.
Hardcore, centri sociali, ribellione, manifestazioni, anarchismo.
Soprattutto vita di strada, quella vera, che dallo sballo goliardico frana nell'eroina.
Una vita estrema, difficile, insopportabile, le dosi a Scampia, le overdose, la lunga lista di amici morti o distrutti.
Il libro è un viaggio all'inferno, sempre lucidissimo, mai auto indulgente o sensazionalista, politicamente, socilamente, sociologicamente, conscio della scure che ci è caduta in testa in questi ultimi decenni.
Ho conosciuto Gennaro qualche mese fa a Pomigliano d'Arco e ne sono rimasto, in quei pochi minuti, affascinato, tanto più dopo questa lettura. Cercate il libro e leggetelo.

ENRICO DEAGLIO - Qualcuno visse più a lungo
Il racconto agghiacciante di una fetta della recente storia d'Italia, quella che intrattenuto strettissimi rapporti con la mafia (con i suoi referenti politici da Andreotti a Berlusconi), tra ipotesi di golpe, indipendenza siciliana, traffici di droga miliardari, sanguinose guerre di mafia, migliaia di morti ammazzati, anche nomi eccellenti come Sindona e Calvi, l'assassinio di Don Puglisi, il potere dei fratelli Graviano ("La parrocchia era diventata un centro di resistenza culturale alla cultura mafiosa dominante nel quartiere...Don Puglisi parlava di un'altra vita possibile rispetto a quella che i Graviano imponevano") gli attentati a Falcone e Borsellino e ai monumenti italiani negli anni 90 (oltre a quello mancato allo stadio Olimpico alla fine di una partita della Roma che avrebbe dovuto causare un centinaio di morti), lo stalliere di Arcore e tanto altro.
Deaglio è rigoroso nel citare date, sentenze, processi, nomi, instillando dubbi ed evidenziando verità difficili da contrastare, raccontando dei clamorosi depistaggi che hanno affossato il corso della storia italiana, lasciandola in un'oscura e maleodorante palude di connivenze oscene.

PIERO VERNI - Il sorriso e la saggezza
Il Dalai Lama (Tenzin Gyatso) è una della figure più discusse degli ultimi decenni.
Guida spirituale e referente sempre più politico (a seguito della sanguinosa invasione e successiva oppressiva occupazione cinese nel 1959) del popolo Tibetano. Da anni combatte una battaglia all'insegna del pacifismo, alla ricerca di soluzioni condivise con la dirigenza cinese (che le ha sempre respinte), che consentano al TIBET una maggiore autonomia, avendo abbandonato da tempo ogni ipotesi indipendentista.
Troppo potente (soprattutto commercialmente ed economicamente) la Cina per potere trovare validi alleati, se non con deboli appoggi formali e pavide dichiarazioni di intenti.
"Il Tibet non faceva notizia.
Inoltre nell'agone politico non c'era simpatia per quel pugno di montanari un po' ignoranti, ancorati testardamente alle loro "superstizioni medievali" che non affascinavano di certo né l'Occidente capitalista tutto preso nel decollo accelerato dei miti della società del benessere e del consumo, né tantomeno il mondo comunista ancora schierato a difesa della Cina Popolare. Per gli uni e per gli altri, Dalai Lama e Tibetani erano un fastidioso residuo, un ingombrante peso sulla via del cambiamento.
Piero Verni (giornalista, scrittore, studioso del popolo Tibetano) evita il rischio dell'agiografia e si addentra invece in una storia precisa e accurata delle vicende storiche e politiche del Tibet durante la vita del Dalai Lama, con date, nomi, fatti, aggiungendo la storia del "Tetto del Mondo" (vittima frequente di invasioni: mongoli, cinesi, nepalesi, inglesi), gli aspetti culturali e religiosi, le dichiarazioni dello stesso Dalai Lama che ha avuto l'opportunità di seguire e intervistare più volte, la triste e tragica conta delle immolazioni di centinaia di persone che si sono date fuoco per attirare l'attenzione sulla tragedia in corso.
Un lavoro completo e onesto che riesce a dare una visione lucida sulla questione, al di fuori da posizioni ideologiche.

UMBERTO SEBASTIANO - Il mondo finirà di notte
Un romanzo di formazione, di passaggio dall'adolescenza all'età adulta, dal sapore acre e drammatico, sorta di "Quadrophenia" dalle tinte oscure.
Protagonista un giovane mod nella Pordenone pulsante del Great Complotto, nei primi anni Ottanta. Una storia d'amore giovanile si intreccia alla musica (con riferimenti precisi alla scena mod e alle band e ai personaggi pordenonesi dei tempi), alle sottoculture, a citazioni colte.
Umberto Sebastiano (già redattore de L'Unità, Duel, Nocturno, autore per Rai e Mediaset) scrive molto bene e in modo molto coinvolgente.
Il libro scorre fluido, tra colpi di scena, suspence e un finale tanto travolgente quanto inaspettato.

MARIO FORTUNATO - Autobiografia della gaffe
Un libro molto fresco, spigliato, apparentemente leggero ma in realtà non troppo, (auto) ironico sull'etica ed estetica della GAFFE, declinata nelle sue varie modalità esecutive. Fortunato aggiunge numeroe note autobiografiche, spesso spassose e gustose.
Perfetta lettura estiva.
«A vent’anni si è così poco sé stessi da non poter essere altro.
È l’età della gaffe: il momento della vita in cui la verità non ha fatto ancora in tempo a mascherarsi».
Si immagini dunque l’autore giovane, in un pomeriggio d’inizio estate, in una sala gremita di pubblico e autorità locali, esibirsi in un convegno su “La letteratura e i giovani” utilizzando come metafora la perdita di un braccio.
Si immagini poi, seduto in prima fila, accanto al Sindaco, un editore leggendario che si agita alle sue parole, voltandosi a destra e sinistra in preda a un nervosismo e un disappunto crescenti.
Nell’anima accecata del giovane autore si fa strada l’idea che nulla è meno visibile di ciò che sta molto vicino e così si accorge che, seduto in prima fila accanto all’editore, il Sindaco è privo di un braccio. Tuttavia è a quel punto che accade l’inimmaginabile: invece di concludere il suo discorso e tacere per sempre in preda all’onta, il giovane autore precipita in un gorgo ineluttabile di ignobili riflessioni sulla scrittura come arto mancante e amputazione primaria.
Tanto che, quando gli interventi cessano, l’editore leggendario gli sussurra in un orecchio: Sei così bravo in materia che dovresti scrivere un libro sulla gaffe.
Questo libro nasce per adempiere quel lontano suggerimento.

NICK HORNBY - Tutta un'altra musica
Romanzo minore ma ugualmente azzeccato per l'autore di gioielli (irripetuti) come "Alta fedeltà" e "Febbre a 90". L'ossessione per un musicista scomparso dalla circolazione è il pretsto per distruggere una relazione che durava da quindici anni.
Ma un colpo di scena gustoso e inaspettato (e geniale) spariglia le carte e indirizza il racconto in una direzione imprevedibile.
Taglio divertente e divertito ma molto amaro (quasi disperato, a tratti) e malinconico.
In mezzo le idiosincrasie di "noi" malati di musica e una dotta citazione al mondo Northern Soul.
Molto gradevole e leggero.

PIER ADDUCE - Epifania in via Campania
Pier Adduce è musicista (mente dei Guignol), agitatore culturale, attivo in svariati ambiti artistici, ora anche nella scrittura.
"Epifania in via Campania" è un romanzo di formazione (con ampie componenti autobiografiche), dall'infanzia/adolescenza nella periferia milanese degli anni 70 che si trasforma lentamente ma radicalmente in un'altra entità, passando attraverso gli "anni di piombo", quelli dell'eroina e dello spaccio, fino all'età adulta che ridefinisce brutalmente le vite di ognuno. Troviamo innocenza, dramma, ironia e poesia, con un'entità "aliena", la cosiddetta Cosa a dettare i tempi.
Ben scritto, sorta di perfetta sceneggiatura per un film neo realista, veloce e frizzante.
Da leggere.

MATTEO SEDAZZARI - Le volpi di Foxham
Matteo Sedazzari ha già all'attivo due libri con espliciti riferimenti al contesto sottoculturale (mod, skin e affini), "The magnificent six in tales of Aggro" e "A crafty cigarette. Tales of a teenager mod".
Nel nuovo lavoro (tradotto in italiano da Flavio Frezza e Letiza Lucangeli del sito Crombie Media) i richiami sono meno evidenti, soprattutto trattandosi di una contestualizzazione dedicata ai libri per bambini, ambientata alla fine degli anni 50, ma il racconto fantasy scorre gradevolissimo e divertente.

SIGMUND FREUD - Psicopatologia della vita quotidiana
Leggere Freud può apparire attività complessa e ardua.
Nel caso di questo saggio, del 1901, pubblicato all’interno di una rivista, poi stampato come volume nel 1904, il neurologo, filosofo e psicoanalista austriaco si diverte, in chiave sorprendentemente agile, fresca e leggera a portarci all'interno dell'interpretazione dei lapsus, degli errori, delle parole usate, in un modo piuttosto che in un altro, in cui incorriamo quotidianamente.
Spesso dicendo, inconsciamente, "una verità" nel momento in cui commettiamo un errore lessicale o una maldestra sostituzione di una parola.
Esempio: “È per me una vera noia (anziché gioia) enumerare le qualità del mio collega…”.
Tanti esempi (anche personali), spiegazioni semplici, argute, talvolta naif, se relativizzate al periodo (fine 1.800) a cui fa riferimento, attinte dal suo lavoro e dai suoi pazienti. Consigliato, lettura mai (troppo) impegnativa.

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