lunedì, maggio 24, 2021

Franco Battiato

Riprendo quanto ho scritto ieri per il quotidiano "Libertà" sulla scomparsa di FRANCO BATTIATO.

Il nostro mondo fatato di musiche strane piano piano si svuota.
Biologicamente e fisiologicamente i nostri maestri, idoli, compagni, ispiratori, muse, modelli, se ne vanno per raggiunti limiti di età.
Il pop rock come lo abbiamo conosciuto si sta progressivamente spegnendo, la luce diventa sempre più fioca, gli antichi guerrieri depongono le armi e cala il sipario su un'epoca irripetibile che conserva qualche epigono irrilevante in confronto ai padri fondatori.

Perché ogni essenza artistica, come ogni componente della vita ha un inizio e una fine.
E noi abbiamo il privilegio di essere spettatori del commiato di ciò che é nato una settantina di anni fa con un clamoroso big bang, si é evoluto con una fiammata, arricchito da mille componenti che hanno attinto da ogni frangia della musica (dalla tradizione popolare fino alla classica), sperimentando il possibile e inimmaginabile. E di cui ora rimane cenere.

Questa volta salutiamo uno dei massimi maestri della musica italiana.
Malato da tempo, ci ha lasciati, a 76 anni, Franco Battiato, uno dei rari artisti che in Italia ha saputo percorrere le principali strade della musica, andando con costante curiosità (l'elemento fondante ed essenziale per chi si cimenta con l'arte) alla ricerca di nuovi sentieri, pur se fossero arditi e pericolosi.
Anche quando ha deciso di abbracciare percorsi più facili e fruibili lo ha fatto con una personalità unica, sempre fuori dagli schemi, sempre imprevedibile, mai allineato alla consuetudine.
Ha sperimentato anche in ambito letterario, cinematografico, teatrale, pittorico.

Distinguersi per non confondersi.

La sua storia é complessa e gli esordi molto curiosi e suggestivi.
Arrivato a Milano dalla Sicilia, ventenne, a metà degli anni Sessanta, frequenta i circoli più underground, dove si esibisce in canzoni, come lui stesso definiva, “finto etniche” di sapore folk siciliano. Viene notato, scoperto e poi lanciato da Giorgio Gaber, già piuttosto famoso, che gli procura un contratto discografico e nel 1967 lo porta alla trasmissione che conduce in Rai, “Diamoci del tu”.
Nella stessa puntata un altro giovane cantautore, tale Francesco Guccini.
Proprio per distinguerlo dall'altro Francesco, Gaber gli propone di cambiare il suo vero nome in Franco.
“Da allora tutti mi chiamarono per sempre Franco, perfino mia madre”.
Prosegue per qualche anno nell'ambito della musica leggera, ottendendo anche un buon successo con il brano “E' l'amore”.
Ma la sua strada é un'altra e nei primi anni 70 abbraccia la musica sperimentale, si ispira al kraut rock tedesco, all'avanguardia, utilizza i primi strumenti elettronici, fa amicizia con Karl Heinz Stockhausen.
I suoi concerti sono spesso veri e propri happening in cui musica, sperimentazione e provocazione si mischiano in un connubio originalissimo e unico. Gli album che appartengono a questa fase, come “Fetus”, “Pollution”, “Le corde di Aries” e “Clic”, sono ostici e poco fruibili ma rimangono una testimonianza della creatività e del coraggio artistico di Battiato.

I primi anni Settanta sono probabilmente il periodo più interessante mai espresso dalla musica pop rock italiana, in grado di creare opere geniali, personali, coraggiose, avanguardistiche.
La musica va a braccetto con l'arte, la letteratura, il cinema.
Il connubio é spesso stretto, i musicisti sono anche intellettuali attenti alla composizione ma anche al sociale, ai diritti ancora mancanti in Italia (i referendum e le leggi sull'aborto e il divorzio, ad esempio, sono ancora da venire), all'arte nel suo complesso.
C'è impegno e uno sguardo al futuro.

In questo contesto si inserisce un curioso episodio che vede protagonista Battiato.
Il geniale produttore, grafico, pubblicitario e autore, Gianni Sassi (che collaborò con Area, Finardi, Skiantos e tanti altri) lo fotografa seduto un divano e riempie Milano di cartelloni che pubblicizzano il mobile, con la scritta “Che c'è da guardare? Non avete mai visto un divano?”.
Non fosse che Battiato porta un paio di pantaloni ricavati dalla bandiera americana, ha il viso pesantemente truccato, una criniera di capelli riccioli e un paio di occhiali femminili trasparenti.
“Io non sapevo che la foto fosse per una pubblicità di divani, quando la vidi ci rimasi malissimo”.

Prosegue la sua attività sempre nell'ambito dell'avanguardia, si avvicina al teatro, torna a collaborare con l'amico Giorgio Gaber, é sempre molto attivo ma lontano da ogni forma di successo e riscontro commerciale.
Quando alla fine degli anni Settanta svolta verso sonorità più pop e “commestibili” arrivano i primi segnali di una nuova vita artistica.
L'album “L'era del cinghiale bianco”, pur non entrando in classifica, diventerà nel tempo, soprattutto grazie all'omonima canzone, un piccolo classico della canzone italiana.
E' la premessa che lo porta a “Patriots”, altro album che lo conduce a un profilo più definito in ambito pop e che cristallizza anche il suo modo di scrivere i testi, particolarissimi, in cui non racconta una storia ma utilizza frasi musicali, apparentemente senza un nesso con le altre ma che alla fine producono un effetto perfettamente consono e di grande efficacia. “Non voglio dire niente oppure tutto. Per capire bisogna ascoltare, serve animo sgombro: abbandonarsi, immergersi.
E chi pretende di sapere già rimane sordo.”


“La voce del padrone” del 1981 lo consacra.
Un album raffinato e di pregevole fattura ma allo stesso tempo con un marchio di irresistibile gusto pop.
Brani come “Bandiera bianca” e “Centro di gravità permanente” spingono il disco fino a oltre un milione di copie vendute, prima volta per un titolo italiano e lo fanno diventare un classico della musica popolare nostrana.
La nuova dimensione più facile, avvallata anche dalla stretta collaborazione con la cantautrice Alice con cui porta “I treni di Tozeur” addirittura all'Eurovision Festival, non gli impedisce di continuare a sperimentare e a provare nuove strade sonore, approdando anche alla musica sacra, classica e colta.

Nell'abituale carriera discografica invece si affida di volta in volta a nuove soluzioni, spingendo sull'elettronica, altre su apporti orchestrali o a soluzioni ardite e inedite.
Nel 1989 suona per Giovanni Paolo Secondo, diventando il primo esponente di musica leggera a esibirsi a Città del Vaticano.
Nel 1992 é a Baghdad con l'orchestra nazionale iraqena. Inizia una lunga e proficua collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, si dedica a una parentesi più rock che lo porta al festival di Sanremo, prosegue un'attività frenetica senza però mai concedersi alla banalità o al superfluo. Nel 2003 riceve dal presdiente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la Medaglia ai benemeriti alla cultura e all'arte.
Nel 2016 torna in un fortunato tour a fianco di Alice.

Il 17 settembre 2017 suona per l'ultima volta al Teatro Romano di Catania.

Altre quattro date previste vengono annullate per motivi di salute.
La stessa che peggiora progressivamente ma sulla quale verrà mantenuta sempre, in piena coerenza con la sua proverbiale ritrosia, il più stretto riserbo.

Uomo spiritualmente libero, al di sopra delle parti, immerso nell'arte e nella bellezza, venne spesso conteso politicamente, attribuendogli addirittura simpatie di destra che smentì sempre categoricamente, avvicinandosi invece alla sinistra, per la quale si é spesso speso pubblicamente.
Fece però scalpore un suo intervento al Parlamento Europeo quando, senza peli sulla lingua dichiarò: “Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile, sarebbe meglio che aprissero un casino”, scatenando un putiferio da ogni sponda politica.

Abbiamo perso un'anima gentile, un artista superbo, un intellettuale, una persona colta, uno degli ultimi rari esempi di chi continua a cercare, fino al giorno della morte.

Cercare se stessi, arricchendo la propria anima e restituendo la conoscenza acquisita alla gente, attraverso la propria arte e la capacità di comunicare in tante lingue espressive.
Il Novecento (secolo buio? secolo luminoso? ai posteri...) chiude un altro dei suoi battenti.
Rimangono gli insegnamenti di cui il nuovo millennio sembra voler fare carta straccia.

“A certe cose ci sono arrivato dopo tanti anni di studi e ricerche, ho avuto delle esperienze. Dopo, reintrodurmi non è stato semplice, facevo fatica a riconoscere gli esseri umani, mentre ero in strada, o sul tram; era strano: non capivo se ero pazzo o un mistico.
Ma ho capito che il viaggio su questo pianeta è determinante.
Bisogna evadere le regole dell'universo."

4 commenti:

  1. anonimo delle 12:42
    questo mi e' piaciuto

    https://www.raiplay.it/video/2021/05/Mister-Fantasy---Puntata-del-09061981-39ad6764-709f-4436-80f6-27b36294481e.html

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  2. Il primo concerto vero al quale andai. Andora, campo sportivo, agosto '82. Andai per stare con gli amici ma ne serbo un gran ricordo e mi piacque molto. Al ritorno dalle vacanze comprai il disco.

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  3. Ottimo ritratto. Ci mancherà tanto. Perché in questa italietta di figuranti spesso mediocri e vanitosi sono rari come le perle i veri ricercatori!!

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  4. il primo al Teatro Nuovo aprile 1980 tour de L'era del cinghiale bianco.

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