mercoledì, marzo 31, 2021
Il meglio del mese. Marzo 2021
Dopo tre mesi si affacciano i primi ottimi album del 2021: Sleaford Mods, Jon Batiste, Adrian Younge, Myles Sanko, Billy Nomates, Django Django, Aaron Frazer, Arlo Parks, Shame.
In Italia: Nicola Conte/Gianluca Petrella, A/lpaca, Gang, SLWJM, Joe Perrino, Amerigo Verardi, Les Flaneurs, The Smoke Orchestra.
ADRIAN YOUNGE - The American negro
Spettacolare, importante, monumentale lavoro, politicamente esplicito, in cui si approfondisce il ruolo del razzismo nella società americana (a partire dalla sconvolgente copertina) su basi soul, funk, blues, con intermezzi parlati.
Enorme.
"It's not about Black people being better than white people or white people being better than black people.
It is just the fact that we are people, we are all the same.
Nobody is better here, but don’t subjugate us."
JON BATISTE - We are
Dopo aver prevalentemente agito in ambito jazz, più o meno contaminato, aver vinto un Grammy Award per la colonna sonora di "Soul" e continuando ad essere il band leader del Late Show di Stephen Colbert, Jon Batiste si dedica a un favoloso album in cui convergono funk, gospel, jazz, hip hop, nu jazz, tra Prince, Fantastic Negrito, Childish Gambino, con testi a sfondo sociale e di particolare spessore politico.
Diritto tra i migliori album dell'anno.
BILLY NOMATES - Emergency telephone
La fenomenale riot rapper inglese torna con un ep di cinque brani. Duro, diretto, immediato, un retrogusto melodico e compositivo che guarda alla canzone di matrice soul pur se declinato alla mionimalità elettronica. Il risultato é esplosivo.
MYLES SANKO - Memories of love
Torna la voce più vellutata del Regno Unito, con un nuovo gioiello di soul jazz dalle venature gospel e funk, raffinato, elegante, super cool.
Arrangiamenti spettacolari, un groove incredibile, canzoni splendide.
NICK CAVE / WARREN ELLIS - Carnage
Nick Cave e Warren Ellis crivono un album, come prevedibile, scuro, cupo, straziante "pesante" ma altrettanto poetico e solenne.
E anche cattivo.
Che riflette il senso di straniamento nella "carneficina" che stiamo vivendo in ogni angolo del mondo.
E' un album difficile e che necessita ascolti e approfondimenti ma di alto livello, sia come scrittura lirica che compositiva.
Welcome to the carnage.
KING GIZZARD AND THE LIZARD WIZARD - L.W.
Diciasettesimo album in studio in 8 anni (senza contare un numero incalcolabile tra 45, Ep, compilation, bootleg ufficiali) per la band australiana che riesce ad ogni lavoro a cambiare, migiorare, sterzare, arricchire il loro sound, rimandendo fedeli a una stralunata psichedelia, tinta di prog, hard, garage, fusion e mille altre influenze.
L'effetto é sempre sorprendente, il contenuto efficace, la qualità di primo livello.
RINGO STARR - In Zoom
Ringo non perde il vizio di incidere nuovi dischi, che purtroppo quasi mai arrivano alla sufficienza. Fa eccezione questo nuovo ep con solo cinque brani, in cui ritrova una buona verve, discreti momenti (tra cui anche un'escursione nel reggae), i soliti super ospiti (che nulla portano al risultato finale)), da Paul a Dave Grohl.
Niente di che ma almeno un 6 lo strappa.
PAUL STANLEY'S SOUL STATION - Now and then
Se chiudete gli occhi e non leggete il nome dell'autore scoprirete un sontuoso album di soft soul con ripresa di classici di Temptations, Stylistics, Spinners, Al Green, Smokey Robinson e alcuni ottimi inediti, suonati e arrangiati con abbondanza di archi, fiati e una voce eccellente. Lui é il Paul Stanley, voce, chitarrista e co/leader dei KISS e l'album gradevole ed efficace.
ELVIS COSTELLO - La Face de Pendule à Coucou
Bizzarro ep di Costello che riprende in francese alcuni brani dell'ultimo, ottimo album, "Hey Clockface", con l'aiuto di Iggy Pop, Isabelle Adjani e altri. Curioso.
A/LPACA - Make it better
Sorprendente esordio per la band mantovana che mette insieme il pulsare kraut dei primi Neu! con le nuove istanze neopsichedeliche prog dei favolosi King Gizzard and the Wizard Lizard, la rabbia iconoclasta e disperata dei Suicide e un'attitudine elettro punk (Screamers, Flipper, Tubeaway Army, Krisma, Devo). Spaccano.
NICOLA CONTE / GIANLUCA PETRELLA - People need people
Nicola Conte infila un altro gioiello nella sua preziosa collana dischi sempre ad altissimo livello. In "People need people" ritrova Gianluca Petrella con cui compone e scambia suoni, suggestioni, ritmi, samples.
Ne esce un grande lavoro in cui afro, jazz, lounge, disco, modern grooves, spiritual jazz, nu soul si intrecciano in continuazione creando un sound futurista, modernissimo, avvolgente e travolgente. A collaborare un lungo stuolo di ospiti da ogni angolo del mondo in un disco che rappresenta in musica il concetto di multietnicità che permea il nostro nuovo mondo.
DO NOTHING - Glueland
Dall'Inghilterra invasa da torme di post punk eccone una nuova testimonianza tra i consueti riferimenti (Pop Group, Wire etc) e uno sguardo alle ritmiche e alle sferzate chitarristiche in stile Franz Ferdinand. DIscreti.
MT.MOUNTAIN - Centre
Ottimo nuovo album per la band australiana di Perth. Moderna psichedelia, pulsante e ipnotica, con elementi kraut e 60s pop. Brani di grande pregio e un suono perfetto. Da scoprire.
THE SMOKE ORCHESTRA - Hot funky and sweaty
C'è già tutto nel titolo del terzo album della band, nata nel 2004. Una massiccia dose di funk prevalentemente strumentale, bordate soul, orchestrazioni cinematiche, ma anche concessioni a dub e reggae. Album con un costante tiro arrembante e un groove di rara potenza. Grandi!
VALERIE JUNE - The Moon and stars
Non male la commistione di pop, soul, blues, folk della cantautrice americana. Forse un po' troppo di maniera e "pulito" ma piuttosto gradevole all'ascolto.
VV.AA. - Brighter days ahead
Ventidue nuovi nomi della scena new soul e funk di gusto retro/vintage raccolto dalla prestigiosa Colemine Records. Il Delvon Lamarr Organ Trio trasforma "Inner city blues" in un brano alla Booker T, i Wingston Brothers ci propongono un crudissimo deep funk, mentre band collaudate comne Dojo Cuts, Monophonics o Ben Pirani confermano la loro statura. I Soul Chance e JR and the Volcanos vanno di soul reggae, M Ross Perkins ci porta a cavallo tra i 50 e i 60, GA 20 riprende "I ain't got you" di Clarence Carter, più conosciuta nella verrsione degli Yardbirds. Ma ci sono anche mellow soul, northern, latin e tanto altro. Compilation godibilissima.
MENAHAN STREET BAND - The Exciting Sounds of Menahan Street Band
Torna dopo lunga assenza la band New Yorkese con il classico funk strumentale dal gusto cinematografico. Sempre una grandissima classe e brani gustosissimi.
ALICE COOPER - Detroit stories
Il vecchio rocker tributa omaggio alle sue radici di Detroit.
Con l'aiuto di Wayne Kramer(MC5), Bob Ezrin e altri ospiti, coverizzando "Sister Anne" degli MC5, Bob Seger e "Rock 'n' roll" dei Velvet (versione accettabile, appena appena), tira fuori un disco prevedibile ma abbastanza gradevole, grintoso e roccioso.
MARIO BIONDI - Dare
E' nota la versatilità di Biondi, pur se strettamente legata a soul e jazz. Quando rimane in questo alveo, il disco vola alto (aiutato anche in due brani dagli Incognito che si affiancano alla sua band, al Fabrizio Bosso Spiritual Trio, agli Highfive Quintet). Peccato le concessioni finali all'"Italietta canora" con Dodi Battaglia e Il Volo.
NEW REAL DISASTER - Tomorrow will come
Secondo album (a cui si aggiunge un precedente ep) per il quartetto toscano. Dieci brani per meno di mezzora di musica, punk rock serrato, eseguito e prodotto alla perfezione.
Taglio old school californiana (vedi Avengers o Social Distortion) ma anche uno sguardo all'attualità (Downtown Boys), un intermezzo Hardcore e tanta potenza sonora. Eccellenti.
CRUMMY STUFF - Punk's not sad
Ristampa rimasterizzata in vinile di un album fondamentale per il punk italiano, esordio della band milanese del 1996. Hardcore melodico con piglio Ramones e abbondanti dosi di Bad Religion, pietra miliare degli anni 90. Per chi se lo fosse perso all’epoca, indispensabile occasione per recuperare il tempo perduto.
BF PROJECT - Smoothly
Il progetto del sassofonista-clarinettista Alberto Fichera e del batterista Luca Barbato ci regala un gradevolissimo e super groovy album di dieci brani. Cool jazz, funk, lounge, latin soul, boogaloo e tanto altro. Divertente, suonato con grandissima competenza, arrangiamenti deliziosi e sempre azzeccati, un disco con i fiocchi.
ASCOLTATO ANCHE:
STR4TA (Bluey degli Incognito con il consueto funk jazz disco in stile 70. Buono), COMMON (rap soul, ospiti prestigiosi, buono), JOSE' JAMES (soft soul rock blues dal vivo. Piacevole), LANOTE (nusoul elettronico, carino), NUBIYAN TWIST (da Leeds, un buon lavoro di afro funk, ethio jazz e new jazz), THE ANCHORESS (alt pop interessante), BLACK HONEY (inglesi, un po' Garbage, un po' 60 rock, discreti), LANA DE REY (LaGna continua il suo percorsi di dischi soporiferi e ansiolitici).
LETTO
VALERIO LAZZARETTI - I ribelli della collina
Gli anni 80 di un gruppo di punk romani, una delle tante bande della capitale non di rado in duro conflitto tra di loro.
I Los girano l'Urbe tra risse, ubriacature solenni, concerti epici, frequente uso di droghe di varie tipologie.
Si scontrano con i fascisti, i coatti, sono perseguitati anche violentemente dalle forze dell'ordine, le prendono, le danno.v Sono anni di fortissime tensioni politico sociali, il terrorismo spesso uccide e ferisce, gli estremisti vanno di spranghe e mazzate.
Il gruppo protagonista del libro, raccontato dall'Iguana, uno dei principali e costanti esponenti, é composto da giovani violenti, molesti, aggressivi, provocatori, che non si tirano mai indietro, anzi, cercano volentieri lo scontro.
L'odio della nostra generazione...la ribellione che ci univa contro tutto e tutti.
Ci sono momenti drammatici e pesanti ma quello che aleggia é un'incredibile leggerezza, innocenza, genuinità adolescenziale.
Noi che abbiamo camminato in quegli anni così spesso sul filo del rasoio, sull'orlo del baratro, consapevoli della nostra incoscienza, perché era tutto declinato all'oggi/adesso/subito e mai al domani ("no future" forse?), non facciamo fatica a riconoscerci in queste pagine.
Sempre divertenti come se ci fossero state delle ali per volare sopra questo (s)porco mondo.
FEDERICO GUGLIELMI - Iggy Pop
La prima (forse l'unica) immagine di IGGY POP che ci viene in mente é quella di un sevaggio cantante a torso nudo che si dimena su un palco tra chitarre distorte e ritmi pulsanti e ipnotici.
Vero che dal vivo in effetti non se ne é mai discostato più di tanto.
Ma i suoi dischi ci raccontano una storia molto diversa tra sperimentazioni, sguardi ai più impensabili orizzonti (dal punk all'elettronica, dalla canzone francese a quella d'autore, a divagazioni afro, funk pop, new wave).
Ce lo ricorda questo essenale ed esaustico libro di FEDERICO GUGLIELMI, il più accreditato in Italia a parlarne, in virtù di quattro interviste dirette con il Nostro, una lunga serie di concerti e una conoscenza didascalica di ogni mossa dell'Iguana (valgano le venti pagine finali di discografia).
Scarse le soddisfazioni commerciali per Iggy.
Solo "China girl",grazie alla ripresa che ne fece David Bowie in "Let's dance" e "Lust for life", inserito nel prologo del celeberrimo "Trainspotting" gli diedero notorietà e un cospicuo gruzzolo in diritti d'autore.
C'è tutto, dagli Stooges a Bowie, dal crooner a Josh Homme, senza indulgere in racconti morbosi e da gossip sui numerosi periodi "storti di Iggy.
Il libro, allegato a "Blow Up" di fine 2020 é reperibile qui:
https://www.blowupmagazine.com/prod/iggy-pop.asp
STEFANO GILARDINO - Antistatico shock
Stefano Gilardino, come sempre, compie un certosino lavoro di ricerca, sulle tracce dell'ampio concetto di "post punk" nell'Italia del 1979/1985.
Band, esperienze, testimonianze, dischi, progetti come il celebre "Great Complotto" di Pordenone o le scene centrali bolognese e fiorentina.
Esaustivo, ben fatto, ennesimo tassello a completare il quadro su quegli anni importanti (soprattutto per chi li ha vissuti).
Si parla di Gaznevada, Rats, Diaframma, Detonazione, Pankow, Krisma, Denovo, Dirty Actions, Great Complotto, Underground Life etc.
Dice Fred Ventura degli State of Art:
"C'era un buon fermento in quel periodo, anche se spesso ognuno di noi suonava in due o tre gruppi differenti dando l'impressione che ci fosse molta più gente attiva di quanta ce n'era effettivamente".
Un aspetto, a parer mio, molto importante che si affianca alla visione di un mondo apparentemente molto attivo, intenso e prolifico ma che, personalmente, ricordo molto limitato e circoscritto a un numero esiguo di appassionati.
KLAUS MAECK - Einstürzende Neubauten. Ascolta con dolore
La storia convulsa del primo periodo (a cura di Klaus Maeck, produttore, tra le altre cose, del film culto "Decoder" e di "Soul Kitchen" e prime mover della scena punk berlinese) di una band che iniziò devastando (letteralmente) tutto ciò che le se parava nei paraggi, dagli oggetti sui palchi, ai palchi stessi, agli edifici in cui suonavano, per approdare alla fine in teatri, auditorium, accolti dalle strutture istituzionali.
Un progetto unico, inimitabile, seminale.
Partirono dall'underground più oscuro e reietto, per approdare in tutto il mondo.
Libro di eccellente livello grafico con foto, illustrazioni, testi, interventi dei protagonisti, giornalisti, Nick Cave, Theo Teardo.
UBER TUGNOLI - The Judas
Uber Tugnoli ci regala un prezioso tassello della storia del BEAT ITALIANO dei 60, ripercorrendo con dovizia di particolari e dettagli la storia dei JUDAS, band bolognese, seguace del sound di Stones e Animals, che sfiorò più volte successo e notorietà, senza riuscirci mai.
Il leader Martò provò brevemente la carriera solista, partecipando anche al Cantagiro con Massimo Ranieri nel 1966 con una versione in italiano (testo di Francesco Guccini) di "Hey Joe" di Hendrix.
Tornò nella band, tentando di cogliere i primi scampoli del punk (in realtà una sorta di rock duro dai contorni demenziali), con l'album "Punk", pubblicato nel 1978 per la Spaghetti Records.
Purtroppo un incidente d'auto lo portò via per sempre, poco tempo dopo.
Il libro é ricchissimo di foto uniche e inedite e articoli di giornale d'epoca (tra cui la battaglia tra seguaci dei Judas e quelli dei Jaguars - futuri Pooh - nelle strade bolognesi).
Per trovarlo:
Piazzetta Carlo Musi 11 presso mercatino Sant'Anna, Bologna o scrivendo a:
ubertugnoli@libero.it
FEDERICO PIVA - Prima persona singolare
Divertente e frizzante, godibile e leggero, un libro che corre veloce attraverso dodici episodi singolari nella vita di alcuni musicisti e sportivi, di fronte alle loro personali "sliding doors" che ne hanno cambiato improvvisamente la vita, raccontate in "prima persona singolare".
Dalla breve e nefasta avventura di Jimmy Nicol con i Beatles all'esordio in A di Buffon, alla Danimarca campione d'Eropa nel 1992 a Sixto Rodriguez.
Aria fresca, lettura piacevolissima.
ANTONIO G. D’ERRICO – Il virus delle verità
Si é parlato e si parla ovunque (spesso a vanvera e a sproposito) del Covid e di tutto ciò che ha significato in termini sanitari, economici e sociali.
Mai quanto ora sono necessarie chiarezza e veridicità delle informazioni.
Questo libro contribuisce parecchio in tal senso, affidandosi a una serie di autorevoli rappresentanti della medicina, dai professori Luciano Gattinoni (direttore del Dipartimento di terapia intensiva al Policlinico di Milano) e Fabrizio Ernesto Pregliasco (infettivologo e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano), il dottor Gianluigi Spata (presidente dell’Ordine dei Medici di Como e della Federazione Regionale degli Ordini della Lombardia), il professor Paolo Antonio Ascierto. Un viaggio asciutto e preciso, visto in un’ottica di prima linea, ricchissimo di spunti e “verità”.
COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Ogni venerdì un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
A metà aprile il secondo volume edito da COMETA ROSSA EDIZIONI (http://tonyface.blogspot.com/2020/12/cometa-rossa-edizioni.html).
In autunno altre due uscite letterarie.
Intanto con i Not Moving LTD si preparano nuovi brani per chissà quando.
Sarà ristampato a breve in vinile "Live in the 80's" dei NOT MOVING.
martedì, marzo 30, 2021
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Speciale EQUIPE 84
STEREOEQUIPE (1968)
Il loro capolavoro e un vero e proprio gioiello pop psichedelico di gusto Beatlesiano, eccellenti orchestrazioni registrate dall'Orchestra Sinfonica della Scala di Milano oltre a classici come "29 settembre", "Il ristorante di Alice", "Nel cuore, nell'anima" (di Mogol/Battisti che firmano anche "Ladro" e "Hey ragazzo").
Tra i compositori anche Francesco Guccini, Ricky Gianco, Gian Pieretti.
Ci sono anche riuscite cover di "No Face, No Name, No Number" dei Traffic ("Un anno"), "Every little bit hurts" ("Tutto é solo colore", in chiave super psych con effetti e sitar), un brano degli Honeybus e "Land of Make Believe" degli Easybeats.
Copertina di Mario Schifano, il primo album italiano registrato solo in stereo.
Eccellente.
ID (1970)
Album particolare (più noto per la rarità del vinile che per la qualità del contenuto) con i soli Vandelli e Sogliani, Alfio Cantarella fuori gioco momentaneo dopo l'arresto per stupefacenti e Franco Ceccarelli che aveva lasciato la band.
Ad aiutarli Franz Di Ciocco de I Quelli, Mario Totaro dei Dik Dik e Donatello alla chitarra.
Un lavoro a metà tra il pop sinfonico alla Moody Blues, qualche sperimentazione, brani evidente frutto di improvvisazioni di studio.
Un'occasione persa, un album poco convincente ma che rimane un'interessante testimonianza di un'epoca di passaggio anche per la musica italiana.
MAURIZIO VANDELLI - L'altra faccia di Maurizio Vandelli (1969)
Vandelli pubblica un album solista, pur restando solidamente all'interno della band, in cui non si discosta minimamente dal percorso sonoro dell'Equipe 84, tra ballate malinconiche, orchestrazioni pomposamente sinfoniche, palesi omaggi ai Beatles ("Un giorno in più" ruba/plagia la strofa a "Golden slumbers", l'album si chiude con una versione rock blues, piuttosto originale e riuscita, di "Let it be"), una cover di Elton John ("It's me that you need" - "Era lei").
Un lavoro interessante e riuscito.
Copertina di Bonvi, suonano nell'album Dik Dik, Donatello, Detto Mariano, Natale Massara, Mario Totaro, Franz Di Cioccio, Giorgio "Fico" Piazza, Franco Mussida, Victor Sogliani, Gianni S., Barry Ryan, Walter Patergnani, Carlo Martenet.
SACRIFICIO (1974)
Reduci da due album piuttosto anonimi come "Casa mia" e "Dr. Jeckill e Mr.Hyde", all'insegna di un pop non prticolarmente significativo e sostanzialmente anonimo, chiudono la carriera con un album di particolare pregio, purtroppo molto spesso sottovalutato e ignorato.
Con Vandelli, Sogliani, Cantarella e Gagliardone alle tastiere, suonano anche Siani dei Nuova Idea alla batteria, Alberto Camerini e Ricky Belloni dei New Trolls alle chitarre, Hugo Heredia al sax (Mina, Gaber, Cocciante, Astor Piazzolla).
I brani spaziano da canzone d'autore al pop, dal folk rock al prog (splendido "La montagna sacra" con un groove space psichedelico), a tratti jazz rock, fino a un incalzante rock blues come "L'attore".
Da rivalutare, un lavoro di primissima qualità.
STEREOEQUIPE (1968)
Il loro capolavoro e un vero e proprio gioiello pop psichedelico di gusto Beatlesiano, eccellenti orchestrazioni registrate dall'Orchestra Sinfonica della Scala di Milano oltre a classici come "29 settembre", "Il ristorante di Alice", "Nel cuore, nell'anima" (di Mogol/Battisti che firmano anche "Ladro" e "Hey ragazzo").
Tra i compositori anche Francesco Guccini, Ricky Gianco, Gian Pieretti.
Ci sono anche riuscite cover di "No Face, No Name, No Number" dei Traffic ("Un anno"), "Every little bit hurts" ("Tutto é solo colore", in chiave super psych con effetti e sitar), un brano degli Honeybus e "Land of Make Believe" degli Easybeats.
Copertina di Mario Schifano, il primo album italiano registrato solo in stereo.
Eccellente.
ID (1970)
Album particolare (più noto per la rarità del vinile che per la qualità del contenuto) con i soli Vandelli e Sogliani, Alfio Cantarella fuori gioco momentaneo dopo l'arresto per stupefacenti e Franco Ceccarelli che aveva lasciato la band.
Ad aiutarli Franz Di Ciocco de I Quelli, Mario Totaro dei Dik Dik e Donatello alla chitarra.
Un lavoro a metà tra il pop sinfonico alla Moody Blues, qualche sperimentazione, brani evidente frutto di improvvisazioni di studio.
Un'occasione persa, un album poco convincente ma che rimane un'interessante testimonianza di un'epoca di passaggio anche per la musica italiana.
MAURIZIO VANDELLI - L'altra faccia di Maurizio Vandelli (1969)
Vandelli pubblica un album solista, pur restando solidamente all'interno della band, in cui non si discosta minimamente dal percorso sonoro dell'Equipe 84, tra ballate malinconiche, orchestrazioni pomposamente sinfoniche, palesi omaggi ai Beatles ("Un giorno in più" ruba/plagia la strofa a "Golden slumbers", l'album si chiude con una versione rock blues, piuttosto originale e riuscita, di "Let it be"), una cover di Elton John ("It's me that you need" - "Era lei").
Un lavoro interessante e riuscito.
Copertina di Bonvi, suonano nell'album Dik Dik, Donatello, Detto Mariano, Natale Massara, Mario Totaro, Franz Di Cioccio, Giorgio "Fico" Piazza, Franco Mussida, Victor Sogliani, Gianni S., Barry Ryan, Walter Patergnani, Carlo Martenet.
SACRIFICIO (1974)
Reduci da due album piuttosto anonimi come "Casa mia" e "Dr. Jeckill e Mr.Hyde", all'insegna di un pop non prticolarmente significativo e sostanzialmente anonimo, chiudono la carriera con un album di particolare pregio, purtroppo molto spesso sottovalutato e ignorato.
Con Vandelli, Sogliani, Cantarella e Gagliardone alle tastiere, suonano anche Siani dei Nuova Idea alla batteria, Alberto Camerini e Ricky Belloni dei New Trolls alle chitarre, Hugo Heredia al sax (Mina, Gaber, Cocciante, Astor Piazzolla).
I brani spaziano da canzone d'autore al pop, dal folk rock al prog (splendido "La montagna sacra" con un groove space psichedelico), a tratti jazz rock, fino a un incalzante rock blues come "L'attore".
Da rivalutare, un lavoro di primissima qualità.
lunedì, marzo 29, 2021
Valerio Lazzaretti - I ribelli della collina
Gli anni 80 di un gruppo di punk romani, una delle tante bande della capitale non di rado in duro conflitto tra di loro.
I Los girano l'Urbe tra risse, ubriacature solenni, concerti epici, frequente uso di droghe di varie tipologie.
Si scontrano con i fascisti, i coatti, sono perseguitati anche violentemente dalle forze dell'ordine, le prendono, le danno.
Sono anni di fortissime tensioni politico sociali, il terrorismo spesso uccide e ferisce, gli estremisti vanno di spranghe e mazzate.
Il gruppo protagonista del libro, raccontato dall'Iguana, uno dei principali e costanti esponenti, é composto da giovani violenti, molesti, aggressivi, provocatori, che non si tirano mai indietro, anzi, cercano volentieri lo scontro.
L'odio della nostra generazione...la ribellione che ci univa contro tutto e tutti.
Ci sono momenti drammatici e pesanti ma quello che aleggia é un'incredibile leggerezza, innocenza, genuinità adolescenziale.
Noi che abbiamo camminato in quegli anni così spesso sul filo del rasoio, sull'orlo del baratro, consapevoli della nostra incoscienza, perché era tutto declinato all'oggi/adesso/subito e mai al domani ("no future" forse?), non facciamo fatica a riconoscerci in queste pagine.
Sempre divertenti come se ci fossero state delle ali per volare sopra questo (s)porco mondo.
Come disse Alberto Gigo Gigante degli Impact (che compare velocemente nel libro), recentemente scomparso:
"Ogni volta che sbatto contro la miseria intellettuale che dilaga ovunque e grazie alla quale il potere di oggi può compiere indisturbato ogni sorta di abominio, riconosco la sconcertante lucidità con cui i punk adolescenti del 1980 avevano visto la merda che li aspettava al varco.
Oggi si potrebbe dire che eravamo quasi ottimisti".
Valerio Lazzaretti
I ribelli della collina
Hellnation Libri
euro 28
domenica, marzo 28, 2021
Mojo - Uncut
Il nuovo numero di MOJO (329 aprile 2021) propone un lungo articolo su STEVE MARRIOTT (relativo a una sua biografia di prossima pubblicazione) in cui si presume (un po' artificiosamente) di sue relazioni con la mafia italo/americana, i gemelli Kray, insistendo compulsivamente sull'ultimo periodo di droghe e alcol.
Più interessante il CD allegato con 15 brani rari e inediti di Small Faces (una "All or nothing" live nel 1968 e un'alternate take di "Jenny's song"), Humble Pie, vari estratti dalla carriera solista, la B side dell'unico 45 dei Moments, suo gruppo pre Small Faces.
Niente di eclatante ma ottimo per i completisti.
Nel nuovo numero di UNCUT oltre a interessanti pezzi su Fugazi e Marvin Gaye una lunga intervista a PETE TOWNSHEND in occasione del box deluxe dedicato a SELL OUT.
Pete parla di un non improbabile nuovo album degli Who, di una prosecuzione di "Lifehouse" e tanto altro.
sabato, marzo 27, 2021
°° If You're Not Part Of The Solution – Soul, Politics, & Spirituality In Jazz 1967 to 1975
°° Directions in music
°° Hustle – Reggae Disco – Kingston London New York
°° Studio One – Rocksteady Got Soul
If You're Not Part Of The Solution – Soul, Politics, & Spirituality In Jazz 1967 to 1975
Eldridge Cleaver dei Black Panther é colui che disse una frase diventata famosa nel movimento: "If You're Not Part Of The Solution You're Part Of The Problem" da cui attinge il titolo di questo SPETTACOLARE album.
Una raccolta di soul jazz dalle tinte funk con protagonisti artisti, fino a poco tempo prima dediti a brani molto più anonimi e ballabili, avvicinatisi, con l'aumento della consapevolezza ideologica, alle istanze politiche e sociali dell'epoca e che si allinearono con la loro musica all'impegno (sia in chiave sonora che nei titoli e contenuti).
L'album di apre con Joe Henderson con il brano che d° il titolo alla raccolta ma ci sono anche i Funk Inc con lo stupendo jazz funk di "Let's Make Peace And Stop The War", "Africans Unite" di Gary Bartz NTU Troop, Clifford Jordan con "John Coltrane" e tanto altro.
Bellissimo.
Directions in music
Miles Davis pubblica nel 1970 "Bitches Brew", capolavoro e pietra miliare.
Molto interessante questa compilation che raccoglie brani, registrati a ridosso dell'uscita del suo album, dai musicisti che lavorarono con lui, Keith Jarrett, Herbie Hancock, Joe Zawinul, Wayne Shorter, Chick Corea e da chi lo influenzò pesantemente, la moglie Betty Davis, qui con "Politician" dei Cream.
Il concept é forse un po' forzato ma la musica splendida.
Hustle – Reggae Disco – Kingston London New York
L'idea é stata abbondantemente sfruttata, il risultato é però più che divertente e gradevole.
Riprendere in chiave reggae un'altra tipologia artistico/sonora, in questo caso la discomusic anni 70.
E così troviamo una serie di classici come "Ring my bell", "Love to love you baby", "Don't stop until you get enough" etc in levare, con un effetto piacevolissimo e perfetto per un sottofondo.
Studio One – Rocksteady Got Soul
Lee Scratch Perry, The Heptones, Jackie Mittoo, The Ethiopians, John Holt sono tra i protagonisti di una deliziosa raccolta di reggae dalle tinte soul, direttanente dai Sixties, realizzata dall'epica Studio One.
Bella musica e grandissima versione rocksteady di "Monkey Man" dei Freedom Singers con Larry Marshall.
giovedì, marzo 25, 2021
Rugby. Italia. Sei Nazioni 2021.
L'Italia del Rugby ha subito un'ennesima umiliazione al Sei Nazioni 2021. Ancora peggiore del solito con il record passivo di punti in una singola edizione: -184 con 34 mete subite (-134 l’anno scorso, -151 nel 2017).
In 22 edizioni del Sei Nazioni ha disputato 110 partite, vinte 12 (l'ultima del 2015), un pareggio, 97 sconfitte.
Perché continua a rimanere al Sei Nazioni?
Lo riassume alla perfezione in un articolo del Corriere (https://www.corriere.it/sport/21_marzo_21/rugby-l-italia-resta-sei-nazioni-supplizio-che-vale-40-milioni-9b829aae-8a85-11eb-82d5-215578033673.shtml) Domenico Calcagno.
Semplicemente perché rimane un lucroso business.
Che all'Italia frutta 40 milioni di euro ogni anno (prima del Sei Nazioni il nostro rugby ne valeva 4), alle altre squadre consente una gara (vincente) in più, in cui fare giocare i giovani e sperimentare e perché ogni partita del Sei Nazioni, pur se con l'Italia, vale 12 milioni di sterline.
L'Italia é la peggiore delle migliori in Europa ma la migliore delle peggiori.
Dal 1999 la Coppa Europa (in cui giocano le escluse dal Sei Nazioni) è stata vinta 13 volte dalla Georgia, 5 volte dalla Romania, una dal Portogallo.
Georgia che é più avanti nel Ranking mondiale rispetto all'Italia (dodicesimi loro, quattordicesimi noi) ma che abbiamo sempre battuto.
E che non può competere da un punto di vista di business, pubblico e visibilità con l'Italia.
Continueremo a prenderne e a vincere il "cucchiaio di legno", perchè conviene a tutti.
martedì, marzo 23, 2021
Stefano Guindani
Ho avuto il piacere e il privilegio di partecipare al progetto di STEFANO GUINDANI "Freedom", dedicato alle sottoculture, di futura realizzazione.
Fotografo di fama e respiro internazionale affermatosi nella moda ma attivo nel reportage.
Nel 1998 fonda la sua agenzia, SGP Stefano Guindani Photo.
Ha lavorato sulla realtà di Haiti mettendo a disposizione i risultati per la raccolta di fondi destinati alle attività della Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus tramite la pubblicazione del libro Haiti through the eye of Stefano Guindani edito da Electa, e la realizzazione di diverse mostre fotografiche a Milano, New York e Firenze.
Oltre ad Haiti, ha lavorato in Repubblica Dominicana, Honduras, Guatemala, Nicaragua, Messico, El Salvador, Perù e Bolivia. Nel 2015, in occasione dei 60 anni dell’organizzazione internazionale N.P.H. - Nuestros Pequeños Hermanos, esce da Skira il volume Do You Know? La prima copia del libro viene consegnata a Papa Francesco da Stefano durante l’udienza del 2 dicembre 2015.
Libro di cui mi ha fatto dono, semplicemente spettacolare.
E' anche autore di Frames of Milan, Frames of Iceland, Ricette e ritratti d’attore, Sguardi d’attore, Frames of Seoul.
https://www.stefanoguindani.com/
http://www.sgpitalia.com/
lunedì, marzo 22, 2021
GG Allin
Riprendo l'articolo che ho firmato ieri per LIBERTA'
Questa é una storia triste, drammatica, che trasuda violenza, autodistruzione, disperazione.
E' una storia formativa che parte da un'infanzia violata, da un'adolescenza abusata e si conclude tragicamente, conseguenza di quanto vissuto negli anni in cui i bambini e i ragazzi vanno tutelati, protetti, amati, educati, indirizzati.
E anche la prosecuzione é triste.
La reazione violenta, incontrollata, estrema, a quanto subito anni prima, diventa un marchio di fabbrica, uno spettacolo di cui godere, spaventarsi, fuggire ma che diventa una grottesca rappresentazione, sublimazione del dolore intimo, il cui protagonista é un uomo disperato, travolto da una vita violenta e ingiusta.
Leggiamo spesso di termini come “provocatorio”, “rivoluzionario” o “oltraggioso”, affibiati a personaggi dai comportamenti o vestiario appena appena sopra le righe o, ancora, a nomi come Iggy Pop o Mick Jagger, abbondantemente sopra i 70 anni e un attimino fuori tempo massimo per scandalizzare qualcuno.
Perfino qualche mossetta di troppo o parolaccia (ormai sdoganate da decenni) fanno inarcare le scandalizzate sopracciglia di qualche critico, redattore o bigotto che dir si voglia.
Il rock é nato all'insegna dell'oltraggio, dell'eversione sociale, morale, di costume, del cambio di linguaggio e di filosofia di vita.
Basti pensare a cosa cantavano i predecessori del rock 'n' roll, i bluesman, che infarcivano i loro testi di riferimenti sessuali “nascosti” da far arrossire anche il più consumato frequentatore delle peggiori bettole.
Come in ogni rivoluzione arriva poi l'omologazione e i famosi incendiari si ritrovano nella maggior parte dei casi (salutiamo con piacere le rare eccezioni) zelanti pompieri o addirittura nuovi garanti del buon costume e delle buone maniere.
Ma c'é stato un uomo, un cantante, un personaggio, che, più di ogni altro, ha incarnato le vesti (un paradosso nel suo caso, come vedremo) dell'oltraggio più estremo, senza condizioni, senza limiti, freni, regole.
Ha pagato, consapevolmente, con la vita ma per chi ha sempre guardato a certe forme artistiche come a qualcosa di ben più che una semplice canzone ma a una ragione di vita, pur non essendo certo un esempio da seguire o ammirare, é sempre rimasto un personaggio da ricordare.
Uno che ha osato spingersi oltre ogni limite immaginabile.
Il suo nome era GG Allin.
In realtà nasce come Gesù Cristo (mai nome fu più inappropriato).
Il padre é un fondamentalista ultra cattolico che costringe la famiglia a vivere in una sorta di capanna di legno, senza elettricità e acqua corrente, con l'imposizione del silenzio assoluto dopo il calar del sole.
Inoltre esterna in continuazione alla famiglia la volontà di espiare i loro peccati con un omicido/suicidio, in preparazione del quale scava periodicamente delle tombe vicino a casa.
Siamo nell'America rurale più profonda, isolata, retrograda, dove nascono e crescono situazioni difficilmente immaginabili.
Da Carver a Roth, a un'abbondante filmografia (ricordate “Un tranquillo weekend di paura”?) ne abbiamo avute frequenti descrizioni.
Conturbanti e inquietanti ma mai quanto viverle direttamente e pagarle quotidianamente sulla propria pelle.
Il padre battezza il figlio con il nome del Messia perché convinto che lui possa incarnarlo in una veste moderna.
Il fratello piccolo non riesce a pronunciare bene Gesù Cristo storpiandolo in GG, che rimarrà il suo nome, anche quando la madre, ottenuto il divorzio, glielo cambierà in Kevin Michael per iscriverlo a scuola senza troppi problemi.
Lasciare il marito folle e violento non sarà facile e GG subirà anche un rapimento da parte del padre, nel tentativo di dissuadere la moglie dal proposito. Alla fine riescono a fuggire e a ricostruirsi una vita lontano da abusi e pazzia.
Anche se i danni di un'infanzia disastrosa non tarderanno a farsi sentire. GG é trasgressivo, a sua volta violento, asociale, si lega ai delinquenti del luogo.
“Spacciavamo, rubavamo nelle case e le macchine. Facevamo ciò che volevamo, odiavamo e la gente ricambiava il nostro odio.”
Scopre Beatles, Rolling Stones e rock 'n' roll, fonda, adolescente, una lunga serie di gruppi musicali con scarsa fortuna, approdando, negli anni Settanta, all'hard rock.
Si veste come i New York Dolls, con abiti femminili e rossetto, subendo il prevedibile bullismo, spesso violento, di buona parte dei suoi coetanei.
Approda infine al punk che esplode nella seconda mettà degli anni 70.
Forma varie band, viene gestito per un breve periodo dal manager dei Dead Boys, ai tempi tra le punk band più autorevoli della scena ma il suo carattere e la sua attitudine diventano sempre più estreme e ingestibili.
Con la nuova scena sfoga ancora di più la sua innata volontà di ribellione contro tutto ciò che é “sistema” e normalità.
Entra nel vortice degli abusi, tra alcol e droghe e perde progressivamente il controllo. Basti pensare ai nomi di alcuni dei suoi gruppi, come Texas Nazis o Scumfucs.
GG Allin é ormai perso nei fumi degli eccessi ma é anche lucido e consapevole detentore della possibilità di incarnare il male assoluto, il concetto della repellenza totale, quella che in ambiente punk o della body art più estrema, si é spesso fatto solo intuire ma che lui decide di portare nella realtà, renderlo tangibile su un palco.
I concerti, in piccoli locali sperduti nelle periferie o in cittadine dimenticate dal mondo, diventano il teatro di una voluta e provocatoria efferatezza, oltre ogni limite.
GG assale il pubblico con violenza, picchia gli spettatori con ferocia, uomini o donne che siano, viene a sua volta percosso selvaggiamente, si taglia, ferisce, sfascia microfoni a testate, finisce i concerti grondante sangue e con qualche osso rotto.
Ma non basta.
Si spinge ancora più in là, spogliandosi nudo, defecando e urinando sul palco e sulla gente, rotolandosi nelle deiezioni, tirandole sul pubblico, mangiandole, aggredendo sessualmente chiunque si trovi a tiro, drogandosi davanti a tutti.
Autolesionismo, violenza gratuita, pratiche sconvolgenti anche per i più avvezzi all'estremo.
Il tutto accompagnato da un punk rock sgangherato, altrettanto violento e devastante.
I testi sono altrettanto scioccanti, all'insegna di deliberati razzismo, misoginia, violenza.
Viene ripetutamente arrestato e condannato.
Annuncia più volte l'intenzione di suicidarsi la notte di Halloween e puntualmente si ritrova in galera.
Dove qualche volta va a trovare un suo idolo, il serial killer John Wayne Gacy, con cui intrattiene una cordiale corrispondenza.
In prigione trascorre un anno a cavallo tra gli anni 80 e 90 e, se possibile, dopo quell'esperienza, di nuovo colma di brutalità e violenza, diventa ancora più estremo.
Singolare che le perizie psichiatriche lo descrivano sostanzialmente di natura quieta ma che le varie dipendenze acquiscano invece in maniera drammatica il suo disordine di personalità che si porta appresso dall'infanzia.
Vive suonando compulsivamente ovunque ci sia un posto disposto a ospitare il suo show e vendendo i suoi dischi. Diventa il riferimento per le persone più borderline, per gli eterni sconfitti, psicopatici, outsider (quelli veri, duri e crudi, non quelli che si dichiarano tali da una comoda e accogliente casa con tutti i servizi e un rassicurante stipendio), reietti della società.
Durerà poco.
Morirà ucciso da un'overdose a 37 anni, nel 1993, dopo un'ennesima notte folle.
Anche il funerale sarà un grottesco vilipendio di un uomo che voleva solo urlare una disperazione incontrollabile e irreversibile, tra amici, fan e curiosi che fanno scempio del cadavere nella bara, infilandogli tra le braccia e in bocca bottiglie di liquori e droga.
GG Allin entra nel mito, soprattutto per chi ama, senza pietà, vedere fino a che punto si può spingere il declino morale di una persona.
Un po' come quando ci si compiace a visitare luoghi poveri e decadenti, osservandoli dal finestrino di un'auto ben protetta.
Ha lasciato una cospicua discografia e un'abbondante videografia, curata dal fratello Merle Allin che non ha mancato di continuare in qualche modo a sfruttare la morbosità creatasi intorno a GG.
Si é formata perfino una cover band di Allin, i GG's Copy Cunts, che riproduce le follie dell'originale a beneficio di un pubblico che apprezza la liofilizzazione delle sue gesta attraverso una finta rappresentazione del dramma dell'originale.
E anche NetFlix ha messo in lavorazione una serie sulla sua vita con Christian Bale protagonista.
Una breve storia disperata, malinconica, triste, ancora più ora che se ne cerca a tutti i costi un ultimo scampolo di sfruttamento economico.
sabato, marzo 20, 2021
* Greg Belson's Divine Funk
* Soul Chronology LIVE! The Sixties 1962-66
* She Wants You! Pye Records' Feminine Side 64-70
* Pye Girls Colored My World
Greg Belson's Divine Funk - Rare American Gospel Soul and Funk
Greg Belson é uno dei principali collezionisti di musica gospel. In questa MERAVIGLIOSA compilation raccoglie alcuni gioielli di incredibile cruda bellezza in cui gli inni al Signore e uno sporchissimo groove funk vanno a braccetto. Nomi come The Original Christian Harmonizers, le Chariettes Gospel Singers, Pearl Farano & The High Lites Of Joy ci seppeliscono con un sound da brividi.
Soul Chronology LIVE! The Sixties 1962-66
Siamo abituati a ogni tipo di compilation soul/black/rhythm and blues ma raramente ne troviamo con testimonianze dal vivo (ai tempi registrare live non era così semplice).
Questa spettacolare raccolta ci consegna 99 brani tra il '62 al '66 in presa diretta, sempre di buona qualità. E con i nomi migliori: da James Brown a Nina Simone, Booker T,, Sly and the Family Stone, Supremes, Ray Charles etc.
Eccellente.
She Wants You! Pye Records' Feminine Side 1964-1970
25 brani tratti dalla scena beat inglese che espresse una lunga serie di eccellenti voci femminili. Fenomnale la versione di "Rain" dei Beatles di Petula Clark, ad esempio. Ma ci sono anche Dana Gillespie, Anita Harris, Glenda Collins, Margo & The Marvetts, Sandra Barry, Maxine Darren, tra le altre. Divertente, frizzante, godibilissimo.
Pye Girls Colored My World
Compilation di piccole gemme con voci femminili molto gradevole.
Classico 60's pop con alcune star come Petula Clark e Sharon Tandy e nomi meno noti (Nita Rossi ci delizia con un paio di grandissime song).
Trentadue brani spesso super cool.
venerdì, marzo 19, 2021
Uber Tugnoli - The Judas
Uber Tugnoli ci regala un prezioso tassello della storia del BEAT ITALIANO dei 60, ripercorrendo con dovizia di particolari e dettagli la storia dei JUDAS, band bolognese, seguace del sound di Stones e Animals, che sfiorò più volte successo e notorietà, senza riuscirci mai.
Il leader Martò provò brevemente la carriera solista, partecipando anche al Cantagiro con Massimo Ranieri nel 1966 con una versione in italiano (testo di Francesco Guccini) di "Hey Joe" di Hendrix.
Tornò nella band, tentando di cogliere i primi scampoli del punk (in realtà una sorta di rock duro dai contorni demenziali), con l'album "Punk", pubblicato nel 1978 per la Spaghetti Records.
Purtroppo un incidente d'auto lo portò via per sempre, poco tempo dopo.
Il libro é ricchissimo di foto uniche e inedite e articoli di giornale d'epoca (tra cui la battaglia tra seguaci dei Judas e quelli dei Jaguars - futuri Pooh - nelle strade bolognesi).
Uber Tugnoli
The Judas
Autoprodotto
15 euro
Per trovarlo:
Piazzetta Carlo Musi 11 presso mercatino Sant'Anna, Bologna o scrivendo a:
ubertugnoli@libero.it
Martò - Hey Joe
https://www.youtube.com/watch?v=K30M9VyOfBU
Judas - Punk
https://www.youtube.com/watch?v=iAmMeWftrks&t=431s
giovedì, marzo 18, 2021
Klaus Maeck - Einstürzende Neubauten. Ascolta con dolore
"Ciò che facciamo é talmente lontano dal concetto di musica che nessuno può più determinare le regole.
Domani potremo affermare di non essere più una band piutttosto che un gruppo teatrale e fare esattamente le stesse cose.
Nessuno può dire dove finisce la musica, l'arte o la performance, l'installazione o dove comincia il prossimo palco."
(Blixa Bargeld)
La storia convulsa del primo periodo (a cura di Klaus Maeck, produttore, tra le altre cose, del film culto "Decoder" e di "Soul Kitchen" e prime mover della scena punk berlinese) di una band che iniziò devastando (letteralmente) tutto ciò che le se parava nei paraggi, dagli oggetti sui palchi, ai palchi stessi, agli edifici in cui suonavano, per approdare alla fine in teatri, auditorium, accolti dalle strutture istituzionali.
Un progetto unico, inimitabile, seminale.
Partirono dall'underground più oscuro e reietto, per approdare in tutto il mondo.
Libro di eccellente livello grafico con foto, illustrazioni, testi, interventi dei protagonisti, giornalisti, Nick Cave, Theo Teardo.
"Nessun altro gruppo é in grado di farti sentire così vivo, come quando loro riescono a farti ballare pazzamente insieme alle fratture della faglia terrestre".
(Chris Bohn)
Klaus Maeck
Einstürzende Neubauten. Ascolta con dolore
Shake Edizoni
20 euro
mercoledì, marzo 17, 2021
Ten Years On. Rangers Glasgow
ALBERTO GALLETTI ci porta al cospetto del ritorno al successo nel campionato scozzese dei suoi amati RANGERS.
Ten Years On. Rangers
Quasi il nome di un gruppo rock.
Dieci anni dall’ultima affermazione dei Rangers nel campionato scozzese.
Era già successo, ma stavolta di mezzo non c’è stata solo l’altra metà dell’ Old Firm, che naturalmente ha vinto tutti i campionati disputati nel frattempo, ma la discesa nel baratro.
Per dirla ancora in musica, un ‘biglietto per l’inferno’ (e ritorno).
Il 15 maggio 2011, ultima giornata della Scottish Premeirship, i Rangers travolsero il Kilmarnock 5-1 aggiudicandosi il 54mo titolo della loro storia.
Oggi, 7 marzo 2021 i Rangers non hanno messo piede in campo, ma il pareggio del Celtic a Dundee consegna loro il 55mo titolo scozzese della serie con sei giornate d’anticipo.
In mezzo, dieci stagioni e nove affermazioni consecutive del Celtic.
Ma soprattutto il fallimento del 2012, la quasi cancellazione dalla faccia della terra, la rifondazione, l’ osteggiata ripartenza dalla quarta serie e una lunga e faticosa risalita iniziata l’ 11 agosto 2012 dalla sperduta Peterhead.
Ci vollero quattro stagioni per ritornare nella massima divisione.
Due promozioni consecutive, record di punti e di pubblico assortiti, e nuovi guai finanziari poi superati.
Con la promozione tornò anche il successo in un Old Firm game, seppure ai rigori, con la clamorosa vittoria in semifinale di Scottish Cup 2016.
Incredibilmente poi riuscirono a perdere la finale contro l’ Hibernian che non ne vinceva una dal 1902!
Poi quattro stagioni nella massima serie sempre nell’ombra degli eterni rivali, troppo forti per essere avvicinati.
La svolta il 4 maggio 2018 dopo tre allenatori licenziati in meno di tre anni: Dave King, il presidente, annuncia l’ingaggio di Steve Gerrard, che allena nelle giovanili del Liverpool.
Se il calciatore Gerrard non aveva certo bisogno di presentazioni , l’allenatore Gerrard era certamente un incognita.
King però parve convinto : “E’ l’uomo giusto per far tornare i Rangers al vertice”.
Ricordo che scrissi a quakcuno “Siamo a posto”.
Mi rimangio tutto.
La sfida che si è ritrovò davanti era enorme.
Un avversario praticamente imbattibile che vinceva il suo settimo campionato consecutivo nei giorni del suo insediamento, distacchi compresi tra i 15 e i 30 punti.
“Sapevo benissimo a cosa andavo incontro e che non saremmo riusciti a farlo in una settimana” ha detto oggi pomeriggio ai giornalisti, rimarcando poi il fatto che la dirigenza ha tenuto fede alla parola data quando alla sua richiesta di sostegno risposero si.
Nel giro di poco più di una stagione la squadra è stata trasformata e, sebbene gli arrivi di Roofe, Hagi e Itten non siano da disprezzare in una realtà come quella scozzese, il vero lavoro Gerrard lo ha fatto sull’impianto di chi al suo arrivo era già ad Ibrox e ci è rimasto.
La determinazione è sembrata essere la miglior caratteristica di questa squadra che oggi a mio avviso è superiore ai rivali anche a livello tecnico; ma in un campionato come quello scozzese, dove si fanno notoriamente pochi calcoli, la determinazione, unita ad un notevole autocontrollo e padronanza del campo, è risultata decisiva.
Ryan Jack e Morelos, per motivi opposti, sono il miglior esempio del lavoro fatto dall’allenatore sui suoi giocatori, enza dimenticare i veterani Arfield, Tavernier e McGregor e il veterano aggiunto Defoe.
Quello che mi è parso, guardando le partite delle ultime due stagioni è che Gerrard abbia trasferito ad Ibrox il patrimonio di contenuti calcistici assimilati in una vita passata a giocare ad Anfield.
C’è molto del vecchio Liverpool in questa squadra.
E’ un po di Scozia che torna alla Scozia.
Quella Scozia che con Shankly, soprattutto, e poi Dalglish ha reso grande il Liverpool.
Liverpool che restituisce oggi alla Scozia quel patrimonio calcistico sotto forma di un figlio di Anfield, formatosi alla scuola degli Shankly e dei Dalglish, che fa il percorso inverso.
Secondi la scorsa stagione, dopo la decisione della SFA di chiudere il campionato a sei giornate dal termine con il Celtic a +13, e la sola matematica a lasciare un flebile interrogativo dalla facile soluzione, l’obiettivo per questo campionato è stato chiaro da subito.
La stagione si è aperta il 1 agosto con una convincente vittoria ad Aberdeen (1-0), il campo più ostile per i Rangers escludendo Parkhead.
Vittoria di misura e dichiarazione d’intenti per tutto ciò che sarebbe poi arrivato: assetto tattico, disciplina, condizione atletica, corsa e cinismo.
La vittoria nel derby in trasferta del 18 ottobre, un 2-0 maturato al termine di una partita a senso unico in cui il Celtic non riuscì a tirare mai in porta, dissipò gli ultimi dubbi di chi, compreso chi scrive, pensava che ancora la distanza da colmare col Celtic fosse troppa.
Inoltre comincia a crearsi anche un po di distacco.
I Rangers vanno a +4.
La visita dell’ Hamilton l’8 novembre coincide con la più larga vittoria stagionale, un 8-0 devastante.
Squadra a briglia sciolta e gol come se piovesse.
La vittoria casalinga, 3-1 sul Motherwell, risultato di routine se vogliamo, assume una certa importanza nell’andamento del campionato in quanto arriva pochi giorni dopo la prima sconfitta stagionale (unica fin qui) un 3-2 a Paisley con eliminazione dalla Coppa di Lega.
La reazione della squadra è convincente così come prestazione e risultato.
Si arriva così, il 2 gennaio, al secondo derby stagionale.
L’onda emozionale è enorme: 50 anni dalla tragedia della Stairway 13.
L’onda emotiva è grande, le celebrazioni solenni e commoventi; lo stadio però è vuoto.
Arriva la vittoria: 1-0 in una partita giocata meglio, per lunghi tratti, dai rivali, decisi al tutto per tutto sull’ultima spiaggia.
Ma la solidità della squadra di Gerrard fa quello che oggi la brillantezza non riesce a fare.
Il vantaggio in classifica si fa cospicuo.
Un altro 1-0, stavolta in casa dell’ Hibernian, terza forza del campionato ma a distanze siderali, dà un’altra volta dimostrazione di autorità.
Fortunati nella scampata espulsione di Morelos, proprio il colombiano insacca il gol vittoria.
Partita condizionata da un campo infame, a tratti solo calci lunghi ma grande adattamento anche qui e doti combattive.
I punti di distacco sui secondi sono nel frattempo saliti a 23.
La vittoria che decreta il trionfo è quelle di ieri pomeriggio, 3-0 al St. Mirren, controllo totale della partita e un 3-0 che non ammette repliche nell’attesa del risultato del Celtic a Tannadyce Park.
Lo 0-0 chiude definitivamente i sogni dei biancoverdi di centrare il decimo successo consecutivo in campionato e probabilmente apre una nuova era nel campionato scozzese.
Una campionato fin qui strepitoso.
Imbattuti in 32 gare: 28 vittorie e quattro pareggi, 16 vittorie su 16 in casa; solo 9 i gol subiti a fronte dei 77 sin qui realizzati e campionato vinto il 7 marzo con sei giornate d’anticipo e i rivali di sempre staccati di 20 punti.
La Coppa di Scozia riprenderà ad aprile, rinviata per le cause di cui sappiamo, potrebbe scapparci un double.
Il cammino in Europa League è stato fin qui un romanzo.
Dall’esordio a Gibilterra fino alll’ 1-1 di Praga. Vinto il girone con due combattuti e spettacolari pareggi contro il Benfica e una rocambolesca quanto voluta vittoria contro lo Standard Liegi.
Qui il dna internazionale di Gerrard si è visto. Han sempre dovuto lottare, ma non hanno mai perso. Un’altra vittoria romanzesca e caparbia in Belgio ha aperto la strada agli ottavi di finale.
Ora, il pareggio di Praga fa ben sperare per il ritorno; un eventuale successo un po' improbabile, ma mi piace pensare che questa squadra sia un po come quelle britanniche 70/80, lo spirito c’è. Infine, dal fallimento del 2012, nessuno è riuscito a colmare il vuoto lasciato dai Rangers e portare una sfida vera al Celtic. Certo il Motherwell secondo nel 2013 col St. Johnstone terzo è un bel leggere, però i punti di distacco dalla seconda sono sempre rimasti più o meno 25.
Le due di Edimburgo, vera delusione costante del calcio scozzese, sono addirittura riuscite nel frattempo anche a retrocedere; gli Hearts addirittura due volte.
L’ Aberdeen, secondo cinque volte di fila non ha mai avuto la minima chance di vittoria.
Alla fine han fatto in tempo ad arrivare ancora i Rangers dopo essere andati in rovina, riformarsi e risalire dalla quarta divisione.
Bisogna fare meglio.
martedì, marzo 16, 2021
Giovanni Gastel
Se ne é da poco andato GIOVANNI GASTEL, fotografo milanese, uno dei più grandi italiani, protagonista di "immagini lontane dalla volgarità, di grande eleganza, la donna non è oggetto ma espressione di estrema femminilità intima, delicata, che non ammicca ma seduce". (Marco Maraviglia)
Nato nel dicembre ’55, di stirpe nobile, nipote di Luchino Visconti, ha lavorato a campagne per Missoni, Trussardi, Versace, Dior.
Scoperta la passione per i ritratti ha immortalato personaggi famosi come Monica Bellucci e Obama e una lunga serie di star della musica italiana, da Vasco a Pino Daniele, fino a Litfiba e Subsonica.
lunedì, marzo 15, 2021
Il vinile nel 2021
Riprendo l'articolo che ho firmato ieri per il quotidiano "Libertà".
Abbiamo assistito nei tempi recenti a una (sostanzialmente fantomatica) rinascita del vinile.
Certo i dati parlano chiaro.
A fine dell'anno trascorso i vinili hanno superato in termini di vendite quelle dei CD.
La stampa e i fruitori più attempati si sono prodigati in elogi al vecchio e tanto amato supporto, sono uscite fior di analisi su quanto il suono ”caldo” del vinile abbia un fascino inimitabile e sia qualitativamente superiore all'algido e digitale CD.
Negli abituali resoconti di vendita della FIMI (la federazione italiana dell'industria discografica), il vinile ha ritrovato una sua apposita classifica.
Fioccano le ristampe e sono molti gli artisti che affiancano alla nuova uscita in digitale un'edizione limitata nel buon vecchio formato.
Tutto bene dunque per noi vecchi appassionati?
O é solo un millantato credito?
Partiamo intanto da un dato abbastanza illuminante:
i supporti fisici (vinile e CD messi insieme) rappresentano solo il 7% delle vendite totali, ormai ad appannaggio esclusivo dello streaming.
Di conseguenza é evidente quanto sia limitato ed effimero l'impatto commerciale.
Ma l'aspetto rilevante riguarda un altro particolare.
Ovvero, chi acquista e fruisce dei tanto agognati vinili?
Ad esempio in Italia (ma anche in altre parti del mondo) possiamo constatare che ai vertici c'é costantemente il celeberrimo “Dark side of the moon” dei Pink Floyd.
Accompagnato da altri album della stessa band, da “Abbey Road” dei Beatles e “Nevermind” dei Nirvana.
Album vendutissimi da sempre e di conseguenza sicuramente non ad appannaggio dei fan che già da tempo hanno in casa la loro copia.
Altrettanto difficile che i più giovani, per i quali l'ascolto della musica passa quasi esclusivamente attraverso lo smartphone o il computer, si prendano la briga di andare ad acquistare un vinile.
Per ascoltarlo dove? vQuanti giovani possiedono un giradischi?
Ma soprattutto, in quanti sono capaci di usarlo?
Stiamo ovviamente generalizzando ma la considerazione non é così campata per aria, vi assicuro (esperienza personale diretta con figlio ultraventenne e sue varie compagnie di amici).
E dunque?
Il vinile é semplicemente diventato un oggetto d'arredamento, una decorazione.
Giusto per fare un nome, all'Ikea sono in vendita cornici appositamente pensate per essere appese con all'interno un vinile.
E cosa c'é di più iconico, conosciuto, raffinato, ammantato di un certo fascino a metà tra il culturale e il “rivoluzionario/vintage” di certe copertine dei Pink Floyd (il triangolo con raggio arcobaleno su sfondo nero di “Dark side of the moon”, il solenne muro bianco di “The wall”, il maiale volante sulla centrale elettrica di Battersea di “Animals”) o quella dei quattro Beatles che passeggiano in fila sulle strisce pedonali di Abbey Road, fino al bambino che, appena nato, rincorre già sotto l'acqua di una piscina azzurra un dollaro appeso a un amo di “Nevermind” dei Nirvana?
In questo senso, sempre rimanendo alle considerazioni sui più giovani di cui sopra, é abbastanza sintomatico notare il primo posto tra i vinili più venduti di nomi come i trapper Sferaebbasta e Capo Plaza.
Davvero un sedicenne ha acquistato i vinili dei suoi idoli per metterli su un piatto del giradischi?
O forse é perché quello di Sferaebbasta era in edizione speciale limitata di colore blu con tanto di mascherina antiCovid allegata con il logo del disco stampato sopra?
Anche quello di Capo Plaza é colorato ma contiene invece una lettera del cantante autografata.
E' sostanzialmente un gadget da appendere in camera o sistemare su uno scaffale come oggetto d'arredamento.
Non a caso alcune ditte specializzate vendono mobiletti (peraltro costosissismi per quanto molto eleganti e cool) porta vinili, in stile vintage anni 60/70, che ne contengono al massimo una ventina.
Davanti puoi mettere quelli iconici già citati, dietro puoi porre quello che vuoi, magari trovato per pochi spiccioli in qualsiasi mercatino dell'usato.
C'é poi il fenomeno dei vinili venduti in edicola, a prezzo morigerato (intorno, di solito, ai 10 euro) ma che hanno almeno un paio di controindicazioni.
Spesso, é la protesta più diffusa, essendo concepito, anche in questo caso, come semplice oggetto e non come reale mezzo di ascolto, la qualità del vinile non é delle migliori.
Gli edicolanti non sono negozianti di dischi e pertanto, talvolta, non hanno la stessa cura nel trattare un articolo comunque delicato.
Non é raro vederli esposti al sole (che, come é noto, scioglie il vinile, creando la classica ondulazione che, come ben sanno i possessori di album, rende l'ascolto impossibile) o alle intemperie.
L'evidenza é che il vinile é diventato semplicemente, come mille altri oggetti che hanno accompagnato l'uomo nella sua evoluzione, un mezzo obsoleto, destinato, nel giro di poco tempo, ad essere dimenticato, parallelemente alla scomparsa biologica dei suoi possessori (in quanti, ad esempio, ascoltano ancora i 78 giri che si usavano negli anni 30 e 40?).
Il patrimonio discografico é stato ormai integralmente trasferito su digitale e in qualche modo preservato per sempre. Resta ancora insoluto il dubbio, puntualmente sollevato dai detrattori del digitale e tema di aspre battaglie, se il suono del vinile sia migliore o meno degli altri supporti.
E' inevitabilmente diverso.
Innanzitutto per tutti quei dischi incisi nell'era pre digitale. La tecnologica di registrazione dei tempi era finalizzata al passaggio e all'ascolto attraverso il supporto del vinile. Quando questo materiale é stato trasferito in digitale ha subito una sorta di snaturamento.
E ovviamente suona in un altro modo.
E' vero di conseguenza anche il processo inverso. Registrare con strumentazioni digitali e poi passare tutto su vinile non avrà mai il suono di quelli incisi con le strumentazioni dei tempi passati. Non trascurando il fatto che l'ascolto del vinile deve per forza avvenire attraverso un impianto ad alta fedeltà mentre il digitale é prevalentemente fruito con apparecchi la cui qualità é lontanissima da qualsivoglia forma di bontà audio.
E che é un ascolto, ma qui entriamo in un aspetto ancora più “romantico” e decisamente in conflitto con le modalità “urgenti” del nostro attuale quotidiano, che necessita di attenzione e pazienza.
Come diceva più o meno Gil Scott Heron, bluesman, attivista, “inventore” del rap:
“Un LP in vinile é un investimento, fallo fruttare. Vai a casa, spegni ogni cosa che faccia rumore (anche se é un lui o una lei). Mettiti comodo e ascolta il tuo disco. E poi ascoltalo di nuovo. Decidi se ti va di condividere il tuo investimento con qualcuno. Divertiti”.
Un'ultima particolarità, certamente non secondaria, anzi. E che meriterebbe un capitolo a parte.
Il vinile é sempre stato un'opera “totale” che accorpa musica e grafica.
Le copertine sono spesso vere e proprie opere d'arte, inscindibili artisticamente dalla musica contenuta. Aspetto che prima il CD ha svilito, nel rimpicciolimento del formato e nella confezione di plastica anonima e fredda, se confrontata con il cartone che avvolgeva (in varie consistenze) il disco.
E che ora il formato digitale ha semplicemente annullato. Lascio la parola a un genio della musica, che (ovviamente!) meglio di me ha saputo riassumere i concetti sopra espressi in poche battute.
Brian Eno, musicista con i Roxy Music, da solo e poi a fianco di David Bowie, Robert Fripp, U2, Talking Heads, tra i tanti:
"Penso che i dischi siano stati solo una specie di bolla nel tempo e quelli che ci hanno vissuto per un certo periodo sono stati fortunati.
Non vi è alcuna ragione per cui qualcuno dovrebbe aver fatto così tanti soldi dalla vendita di dischi, tranne che tutto ciò era giusto per questo periodo di tempo.
Ho sempre saputo che sarebbe finita prima o poi. Non poteva durare, e ora è finita. Non mi interessa particolarmente di come stanno andando le cose.
L'era dei dischi è stato solo un blip. E 'stato un po' come se tu avessi una fonte di grasso di balena nel 1840 da utilizzare come combustibile.
Prima dell'avvento del gas, se eri un negoziante di grasso di balena, eri l'uomo più ricco sulla Terra.
Poi il gas è arrivato e e il grasso di balena non valeva più nulla.
Sorry mate - la storia va avantti. La musica registrata è come il grasso di balena. Alla fine, qualcosa di diverso lo sostituirà. "
sabato, marzo 13, 2021
Raoul Casadei e Ray Charles
In ricordo di Raoul Casadei scomparso oggi a causa del Covid, riprendo un episodio curioso della sua carriera.
Tra i tanti concerti italiani di Ray Charles, nel 1978 incappò addirittura nella Cà Del Liscio di Raoul Casadei che nel suo libro "Bastava un grillo (per farci sognare)" ricorda in modo come sempre simpatico e spontaneo quell'inusuale incontro:
"Ero abituato a stare in mezzo a gente importante.
Ray Charles però...Era un grande, un mito! Anche se non conoscevo l'inglese sapevo che le parole delle sue canzoni erano all'altezza della sua musica. Era colui che aveva portato al successo una canzone come "Georgia on my mind" a cui ero molto legato.
Con le dovute proporzioni mi ricordava la storia di "Romagna Mia".
Se la prima era l'inno ufficiale dello stato americano, l'altra lo era della mia terra, la Romagna.
"In qualche modo - pensai - c'é qualcosa che ci accomuna".
Poi però mi resi conto che mi stavo paragonando a Ray Charles.
Porca miseria, é la volta che ho definitivamente perso il contatto con la realtà e mi sono gonfiato a dismisura?
Che sono diventato un "pataca"?
Quando infine Ray entrò nella stanza il cuore mi saltò in gola.
Ci sedemmo, io, lui e il manager che faceva da interprete.
Chiacchierammo del più e del meno, restando in superficie. Non so per quanto tempo parlammo".
Qui invece un articolo sul LISCIO e il suo significato:
http://tonyface.blogspot.com/2020/11/il-liscio.html
venerdì, marzo 12, 2021
Federico Piva - Prima persona singolare
Divertente e frizzante, godibile e leggero, un libro che corre veloce attraverso dodici episodi singolari nella vita di alcuni musicisti e sportivi, di fronte alle loro personali "sliding doors" che ne hanno cambiato improvvisamente la vita, raccontate in "prima persona singolare".
Dalla breve e nefasta avventura di Jimmy Nicol con i Beatles all'esordio in A di Buffon, alla Danimarca campione d'Eropa nel 1992 a Sixto Rodriguez.
Aria fresca, lettura piacevolissima.
Federico Piva
Prima persona singolare
8 euro
Amazon
giovedì, marzo 11, 2021
Stefano Gilardino - Shock antistatico
Stefano Gilardino, come sempre, compie un certosino lavoro di ricerca, sulle tracce dell'ampio concetto di "post punk" nell'Italia del 1979/1985.
Band, esperienze, testimonianze, dischi, progetti come il celebre "Great Complotto" di Pordenone o le scene centrali bolognese e fiorentina.
Esaustivo, ben fatto, ennesimo tassello a completare il quadro su quegli anni importanti (soprattutto per chi li ha vissuti).
Si parla di Gaznevada, Rats, Diaframma, Detonazione, Pankow, Krisma, Denovo, Dirty Actions, Great Complotto, Underground Life etc.
Dice Fred Ventura degli State of Art:
"C'era un buon fermento in quel periodo, anche se spesso ognuno di noi suonava in due o tre gruppi differenti dando l'impressione che ci fosse molta più gente attiva di quanta ce n'era effettivamente".
Un aspetto, a parer mio, molto importante che si affianca alla visione di un mondo apparentemente molto attivo, intenso e prolifico ma che, personalmente, ricordo molto limitato e circoscritto a un numero esiguo di appassionati.
Stefano Gilardino
Shock antistatico
Goodefellas Edizioni
18 euro