giovedì, agosto 31, 2017

Agosto 2017. Il meglio



Un elenco già lungo di nomi si affaccia già tra i candidati al top del 2016.
Gospelbeach, Paul Weller, Stone Foundation, Charlatans, The Ride, Little Barrie, Rat Boy, Strypes, Don Bryant, Godfathers, Sleaford Mods, Como Mamas, Songhoy Blues, Sinkane, Juliana Hatfield, Gemma & the Travellers, Ani Di Franco, Kevin Morby, Alan Vega, Neville Staple, Will Sessions tra gli stranieri, Edda, Cut, Julie's Haircut, Senzabenza, Cesare Basile, Diplomatics, Don Antonio, Gang, Strato's, Four By Art, Five Faces, Todo Modo, Love Thieves tra gli italiani.

RAT BOY - SCUM
E' giovanissimo (21 anni), incrocia lo spirito di The Streets, Jamie T e Sleaford Mods con Beck e Beastie Boys e con quel gusto brit che riporta perfino a Big Audio Dynamite e Happy Mondays.
C'è un gusto "punk" e nichilista alla base che rende il tutto molto interessante. Una delle sorprese dell'anno.

ALAN VEGA - IT
L'album postumo di ALAN VEGA è, come sempre un passo avanti.
Violentissimo, durissimo, elettropunk caotico e devastante, a tratti insopportabile, asfissiante.
Pura violenza psichica.

FOUR BY ART - Inner Sounds
Torna la leggendaria sigla FOUR BY ART, una delle primissime mod bands italiane, due album all'attivo, il mitico singolo d'esordio "My mind in four sights", lo scioglimento, la tragica scomparsa di due membri originari, Demetrio e Elvis (a cui il nuovo album è dedicato).
Di quella formazione rimane il solo bassista Filippo Boniello che si circonda ora di eccellenti collaboratori (tra cui il sempreverde Roberto Stortoni alle chitarre e Franco Caforio - già con Litfiba, Pelù e Violet Eves - alla batteria).
Il risultato è un album di eccellente musica che spazia nell'universo 60's, tra garage, tocchi psichedelici (la conclusiva, beatlesiana, "say something"), soul, riuscite cover (splendida la ripresa di "Allora mi ricordo" dei New Trolls e altrettanto riuscita "Sorry" dei Three O Clock, da sempre nel repertorio live della band milanese).

DOWNTOWN BOYS - Cost of living
Terzo album per la band Providence, Rhode Island.
E ancora una bastonata che arriva diretta, violenta, potente, durissima.
PUNK ROCK che accenna a X Ray Spex (grazie all'uso del sax) e al punk californiano dei primi 80's.
Testi impegnati, attitudine MC5.

SOUL GRENADES - Pullin the pin
Sono in dieci, vengono da Londra (ma in realtà i componenti hanno la carta d'identità dei cinque continenti) e nell'esordio suonano un poderoso FUNK SOUL a cui la voce di Sabina Challenger dona una forza e una potenza di qualità eccelsa.
Notevole !

OH SEES - Orc
Al 19° album la band californiana stupisce ancora per concretezza e freschezza. Psichedelia ruvida e urticante ben fatta e molto interessante.

DAVE DAVIES & RUSS DAVIES - Open Road
La carriera solista del fratello di Ray non ha mai particolarmente brillato.
Neanche nel nuovo album condiviso con il figlio Russ. Disco molto malinconico, rock mid tempo, bene arrangiato, qualche buon brano ma destinato, pur con tutto l'affetto, ad un veloce oblìo.

PAUL WELLER - Mother Ethiopia
Singolo in tre parti con Stone Foundation, Bongo Bob e il collettivo etiope Krar Collective e la voce di Genet Assefa.
Non facile e magari ostico ma, come sempre, interessante incentrato su un sound ethio jazz moderno e accattivante.

ACCORDO DEI CONTRARI - Violato contrario
Quarto album per la prog band bolognese che spazia tra Area, King Crimson, primi Soft Machine, il tutto prevalentemente strumentale e con un approccio piuttosto duro e intransigente. Ottimo e molto interessante.

LETTO

DAVID NOWELL - The Story of Northern Soul: A Definitive History of the Dance Scene That Refuses to Die
Interessante, a tratti appassionante, ricco di aneddoti, esaustivo nel raccontare la nascita e la vita della scena NORTHERN SOUL dagli 70 ad oggi (2010...).
Molto accattivanti le numerose playlist dei vari club e DJ's che inducono ad andare a cercare un bel po' di titoli sconosciuti e ammiccanti.
Ci sono le rivalità tra club e DJ, le descrizioni dettagliatamente romantiche delle preparazioni alle serate (un po' stucchevoli le varie testimonianze tutte abbastanza simili), l'ammissione di quanta droga circolasse negli allnighters, l'ossessione per le rarità (c'è una descrizione mozzafiato di un capannone con 250.000 dischi tra cui rovistare...), il cambio della scena "infiltrata" da jazz funk e disco, la fine del Northern Soul originale che secondo alcuni coincide con la chiusura del Wigan Casino, i "soul fascists" (coloro che prendevano in considerazione solo i dischi prima del 31/12/1969...), la rinascita con le 6t's night di Ady Croasdell al 100 Club e tanto tanto altro .
Alla fine la storia diventa un po' ripetitiva e prolissa ma rimane interessante e basilare.
Un libro comunque consigliato per chi vuole avere un quadro abbastanza dettagliato della storia della scena e si vuole divertire con qualche racconto di chi c'era al Wigan Casino, al Torch, al Mecca etc etc.

VITTORIO BONGIORNO - Il Duka in Sicilia
Vittorio Bongiorno scrive benissimo, in modo diretto, pulito, solare.
E la storia che ci racconta è coinvolgente, divertente, gradevolissima, ironica, talvolta amara.
Protagonista la Sicilia del 1970 quando al Festival Pop di Palermo (a cui parteciparono nomi come Aretha Franklin, Arthur Brown, Brian Auger, Georgie Fame, Blossom Toes e tanti altri - saltarono i previsti Rolling Stones, Led Zeppelin e Pink Floyd !!!! -) arriva anche DUKE ELLINGTON.
E da qui parte la complicata storia del piccolo paese di Jato che per salvare la chiesa locale briga di portarlo come ospite alla locale festa patronale.
Il tutto assume toni a metà tra il drammatico, il surreale, il comico con personaggi tipicamente siciliani, storie jazz (e blues), un'esplicita evocazione della trama di "Blues Brothers".
Il libro scorre veloce e frizzante, tocca, in modo mai pesante, temi come mafia e degrado sociale, riuscendo ad uscirne, con una piroetta, in modo sempre elegante.
Banale e abusato dirlo ma....:
UN LIBRO JAZZ (e BLUES).

LEVI HENRIKSEN - Norwegian Blues
Un romanzo delizioso quanto amaro, malinconico ma allo stesso tempo molto divertente, frizzante e intriso di una dolcezza spiazzante.
Vi si narra di un discografico che scopre in un remoto paesino norvegese tre ottantenni che furono piccole star del folk. Refrattari ad ogni contatto con l'industria discografica (e anche con il mondo) vengono conquistati dalla passione e del protagonista che diventa una sorta di membro della famiglia e li riporta a suonare e incidere. Ma...la vita riserva sorprese (dolci e amare).
Lettura estiva e non solo, consigliatissima.

IGNAZIO SILONE - Vino e pane
Un libro FEROCE che non lascia nè scampo nè speranze.
L'Italia oppressa dal fascismo, inebriata dall'imminente guerra all'Etiopia e dai sogni di gloria, i poveri sempre più poveri, la disperata e sparuta Resistenza all'orrore che si spegne sui monti abruzzesi o nelle prigioni del regime.
Finale atroce, cupo e durissimo.

VISTO
Molto gradevole il concerto di FABRIZIO BOSSO (Fabrizio Bosso con lo SPIRITUAL TRIO ieri sera in piazza ad Agazzano (PC) nell'ambito del Val Tidone Festival. Cool jazz, swing, l'Hammond di Alberto Marsico in gran spolvero, eccellente la voce di Walter Ricci come il drumming di Alessandro Minetto) e gran finale con "How sweet it is (to be loved by you" di Marvin Gaye.

COSE VARIE

Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.

IN CANTIERE

** Il 28 settembre al Melville di San Nicolò (Piacenza) presentazione "Soul Books" con Eddy Cilìa e Carlo Bordone.
** Il 03 ottobre alla Libreria Irnerio di Bologna presentazione "Soul Books"
** Paul Weller arriva il 10, 11 e 12 settembre a Bologna, Genova, Milano.
** I Madness il 28 ottobre a Bergamo e il 29 a Padova.
** Michael Kiwanuka il 17 novembre a Parma.

E ancora Il Senato che potrebbe tornare live entro la fine dell'anno, la riedizione della biografia su GIL SCOTT HERON a marzo con relativo tour di presentazione, due o tre libri su cui lavorare, il doc film "SENZA ETA'"etc etc...stay in touch.

mercoledì, agosto 30, 2017

Get Back. Dischi da riscoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

SANDRA WRIGHT - Wounded Woman Che disco affascinante. Realizzato nel 1974 su Stax Records (nella sotto etichetta Truth), registrato ai Muscle Shoals con la house band dello studio è un superbo esempio di Southern Soul, cantato divinamente, tra sofferte love ballads e imperiosi mid tempo che riempirebbero qualsiasi dancefloor ("Wounded Woman" o il sofisticatissimo funk soul "Midnight affair").

THE TWO THINGS IN ONE - Together forever
Giovanissimo quintetto di Oakland, incise un solo album nei primi 70's a base di un ruvido funk soul jazz debitore alla lezione di Sly and the Family Stone e con uno sguardo frequente alla vocalità e al sound caro a Stevie Wonder di cui riprendono una sporchissima versione di "I was made to love her".
I ragazzini suonavano benissimo, convinti, diretti e tirati.
C'è anche una dura "Ohio" di CSN & Y e una riuscita "Cantaloupe Island" in chiave funk. Un album molto particolare, recentemente ristampato dalla Ace Records con vari bonus. Pur se derivativo ancora fresco e pulsante.

DEVADIP CARLOS SANTANA/ ALICE COLTRANE - Illuminations
Sperimentazione, spiritual jazz, deviazioni orientaleggianti, atmosfere sospese oniriche, free jazz. Un album non facile ma che conserva uno spessore artistico e compositivo notevolissimi. L'impronta chitarristica di Santana è pesante ed evidente ma libera dal formalismo a cui ci ha abituati negli ultimi decenni. Alice Coltrane svolge un ruolo più defilato ma essenziale.
A love supreme.

AYNSLEY DUNBAR - The Aynsley Dunbar Retaliation
L'esordio solista del 1969 per il grande batterista inglese (ai tempi già con John Mayall e con il Jeff Beck Group e poi alla corte, tra gli altri, di Frank Zappa, David Bowie (in "Pin Ups" e "Diamond Dogs"), Lou Reed (in "Berlin"), Journey, Whitesnake, Jefferson Starship, UFO e tanti altri.
Un buon album di rock blues tradizionale che suona particolarmente datato e che rimane molto ancorato alle tradizioni dei primi 60's.
Ascolto gradevole.

martedì, agosto 29, 2017

Verner Panton



Verner Panton (1926 – 1998) è stato un designer danese innovativo e rivoluzionario. Fu affascinato dalle moderne tecnologie dei 50 e 60, la plastica in particolare, con cui realizzò la Panton Chair, prima sedia stampata in un unico pezzo.

Nel 1955 apre il proprio studio di design e crea i suoi primi articoli di arredamento come le sedie Tivoli e Bachelor o la sedia Cone disegnata nel 1958 per il ristorante Komigen.
Nel 1960 progetta la serie di sedie Stacking prodotta in plastica tramite stampaggio ad iniezione fino alla Panton Chair, prodotta da Vitra nel 1967.
Progetta gli interni dell’hotel Astoria a Trondheim in Norvegia, le installazioni Visiona 0 e Visiona 2 a Colonia, il ristorante Varna Palace ad Arhus, e la sede dell’editore tedesco Spiegel di Amburgo con la mensa, la Spiegelkantine.

Si dedica poi a collezioni di tessuti e moquettes per Mira-X, le lampade Shell Lamps, Ball Lamps e Spiral Lamps e la Living Tower del 1969.
E ancoral’Hasenrain Apartment di Basilea (Svizzera) del 1964 gli interni degli uffici della casa editrice Grüner & Jahr ad Amburgo (Germania) la Panton House di Binningen (Svizzera) del 1972 e la Living Sculpture esposta ora al Centre George Pompidou di Parigi.

lunedì, agosto 28, 2017

David Nowell - The Story of Northern Soul: A Definitive History of the Dance Scene That Refuses to Die



Interessante, a tratti appassionante, ricco di aneddoti, esaustivo nel raccontare la nascita e la vita della scena NORTHERN SOUL dagli 70 ad oggi (2010...).

Molto accattivanti le numerose playlist dei vari club e DJ's che inducono ad andare a cercare un bel po' di titoli sconosciuti e ammiccanti.
Ci sono le rivalità tra club e DJ, le descrizioni dettagliatamente romantiche delle preparazioni alle serate (un po' stucchevoli le varie testimonianze tutte abbastanza simili), l'ammissione di quanta droga circolasse negli allnighters, l'ossessione per le rarità (c'è una descrizione mozzafiato di un capannone con 250.000 dischi tra cui rovistare...), il cambio della scena "infiltrata" da jazz funk e disco, la fine del Northern Soul originale che secondo alcuni coincide con la chiusura del Wigan Casino, i "soul fascists" (coloro che prendevano in considerazione solo i dischi prima del 31/12/1969...), la rinascita con le 6t's night di Ady Croasdell al 100 Club e tanto tanto altro .

Alla fine la storia diventa un po' ripetitiva e prolissa ma rimane interessante e basilare.
Un libro comunque consigliato per chi vuole avere un quadro abbastanza dettagliato della storia della scena e si vuole divertire con qualche racconto di chi c'era al Wigan Casino, al Torch, al Mecca etc etc.

sabato, agosto 26, 2017

Four By Art - Inner sounds



Torna la leggendaria sigla FOUR BY ART, una delle primissime mod bands italiane, due album all'attivo, il mitico singolo d'esordio "My mind in four sights", lo scioglimento, la tragica scomparsa di due membri originari, Demetrio e Elvis (a cui il nuovo album è dedicato).
Di quella formazione rimane il solo bassista Filippo Boniello che si circonda ora di eccellenti collaboratori (tra cui il sempreverde Roberto Stortoni alle chitarre e Stefano Cecchi alla batteria).
Il risultato è un album di eccellente musica che spazia nell'universo 60's, tra garage, tocchi psichedelici (la conclusiva, beatlesiana, "say something"), soul, riuscite cover (splendida la ripresa di "Allora mi ricordo" dei New Trolls e altrettanto riuscita "Sorry" dei Three O Clock, da sempre nel repertorio live della band milanese).
Un ritorno con i fiocchi !

venerdì, agosto 25, 2017

Vino e pane di Ignazio Silone



Il secondo romanzo di IGNAZIO SILONE, pubblicato nel 1937 con il titolo di "Pane e vino", rivisto e corretto vent'anni dopo e riproposto come "Vino e pane".

Un lavoro feroce che non lascia nè scampo nè speranze.
Le rare concessioni umoristiche o di minor tensione scemano immediatamente nella drammaticità della povertà e della rassegnazione più cupa (sullo stesso filone di "Fontamara").
L'Italia oppressa dal fascismo, inebriata dall'imminente guerra all'Etiopia e dai sogni di gloria, i poveri sempre più poveri, la disperata e sparuta resistenza all'orrore che si spegne sui monti abruzzesi o nelle prigioni del regime.
Finale atroce, cupo e durissimo.

«Il pane è fatto di molti chicchi di grano.
Perciò significa unità.
Il vino è fatto di molti acini d’uva e anch’esso significa unità».

giovedì, agosto 24, 2017

Hurling



Alla scoperta dell'HURLING, grazie ad ALBERTO GALLETTI.


Gioco di antichissime origini, polarizza l’attenzione delle masse nelle stagioni estive sull’isola d’Irlanda.
Pare sia praticato (ovviamente non nella forma attuale) dai tempi preistorici e le sue origini si fanno infatti risalire a circa 3000 anni fa, si crede infatti che sia arrivato in Irlanda con i Celti in epoca pre-cristiana. Lo storico Seamus King nel suo ‘A History of Hurling’ dice di aver trovato traccia di una partita giocata nell’insediamento di Tara (oggi sito archeologico), risalente al 1200 A.C.

Le prime testimonianze scritte del Hurling risalgono alla Brehon law nel V secolo DC.
Questa raccolta di leggi, conosciuta anche come Early Irish law, regolò la vita in Irlanda nel basso medio evo, grosso modo fino all’invasione normanna del 1169. Si trattava di un codice civile non di impronta punitiva, in cui erano contemplati ad esempio risarcimenti per danni ricevuti, regolamentazioni su proprietà, contratti ed eredità. Tra il XII e il XVII secolo, questa legge rimase in uso in parallelo alle leggi inglesi, imposte dagli occupanti.
Vi si diceva tra l’altro che la mazza, chiamata hurley, era un bene personale e non poteva essere per nessun motivo confiscata.

Potrebbe non essere un caso che il gioco abbia incontrato il favore della popolazione proprio in contrapposizione all’occupazione e agli occupanti inglesi, come segno di resistenza e di affermazione dell’identità irlandese in barba a questi ultimi.
Può darsi, non è certo, ma in qualche modo mi piace pensarlo.
In tempi molto lontani l’hurling veniva giocato tra opposte squadre di villaggi che coinvolgevano decine e decine di giocatori, potevano durare ore, o alcuni giorni. Dati i tempi, gli infortuni erano molto frequenti e abbastanza cruenti.
Nel XII secolo infatti, lo statuto della contea di Kilkenny ne vietò la pratica.
Era in buona compagnia, più o meno in quel periodo anche il monarca inglese vietò il gioco del foot-ball per gli stessi motivi con l’aggravante che distraeva i giovani dalle occupazioni militari.
Tutto ciò cambiò in maniera drastica quando a metà ‘800 venne introdotta la palla, così come la conosciamo oggi, e che sostituì tutti gli attrezzi usati fino ad allora in materiali che andavano dal legno alla corda, dal crine di cavallo alla pelle e persino al bronzo tutti ovviamente di misure diverse e di uso anche contemporaneo (dipendeva da cosa aveva a disposizione la squadra di casa), e l’hurley fu appiattito nella parte terminale con rimozione dei pericolosissimi spikes.
Questo periodo è riconosciuto come il periodo d’oro del hurley, periodo nel quale i proprietari terrieri anglo-irlandesi solevano allestire squadre composte da abitanti dei loro possedimenti, sfidandosi in partite nelle quali venivano scommesse somme o addirittura proprietà ingenti sulla vittoria di questa o quella squadra.
Un po'la stessa cosa che accadeva in contemporanea col cricket in Inghilterra.
Il progressivo disinteresse delle classi dominanti per il gioco portò ad una fase di lento declino ma la stesura del primo regolamento ufficiale a Dublino, da parte degli studenti e insegnanti del Trinity College nel 1897 e la fondazione della federazione, la Gaelic Athletic Association nel 1884, riuscirono ad invertire la tendenza e ad organizzare il campionato, che vide il via nel 1891 e fu vinto dal Kerry GAA.

Il gioco si svolge su un campo simile a quello da rugby ma più largo.
Le squadre sono composte da 15 giocatori ciascuna e scopo del gioco è segnare un gol in più degli avversari.
La palla detta sliòtar deve essere spedita in porta (una porta come quella da rugby larga 6,40m e alta 2,12), la cui parte inferiore alla traversa è dotata di rete e difesa da un portiere.
Se la palla va in rete la squadra che ha marcato si aggiudica 3 punti, se passa sopra la traversa un punto.


Le partite si disputano su due tempi da 30 minuti l’uno, tranne quelli del campionato irlandese (Senior Inter-County Championship) che durano 35 minuti per tempo.
Grossolanamente le squadre si schierano con un portiere, sei difensori disposti su due linee da tre giocatori ciascuna in posizioni di destro, centro e sinistro, due centrocampisti in linea e sei attaccanti disposti in modo uguale ai difensori.
Vale un po tutto, con alcune restrizioni:
I giocatori possono essere contrastati, a patto che abbiano almeno un piede poggiato per terra, ma non colpiti con la mazza, le irregolarità sui contrasti sono simili a quelle del calcio.
La palla deve essere manovrata con la mazza, sul prato, ma può anche essere portata in mano per non più di quattro passi, dopodiché va lanciata al volo sull’estremità piatta della mazza e si può ripartire per altri quattro passi. Quando la palla è per terra può anche essere calciata avanti.
Non esiste fuori gioco e quindi il portatore di palla può essere attaccato da qualsiasi posizione, una situazione di svantaggio che rende il gioco, insieme a tutte le altre regole, assai veloce e (a chi piace), spettacolare. Viene comunemente riconosciuto come il più veloce gioco su prato esistente.
La popolarità di questo gioco nel paese di origine è testimoniata dallo stadio nazionale, Croke Park, un bellissimo e moderno impianto capace di contenere 82.000 spettatori che va regolarmente esaurito per gli incontri di cartello e viene usato anche per il Calcio Gaelico.

Proprio lo statuto che regola l’uso dello stadio ci da un’idea di quanto sia forte l’attaccamento, e l’intransigenza degli irlandesi per gli sport gaelici in contrapposizione con gli altri giochi di squadra, identificati come imposizioni inglesi non molto gradite.
Quando nel 2005 il vecchio stadio dublinese di Lansdowne Road, che ospitava (e ospita ancora sotto il nome meno romantico e commercializzato di Aviva Stadium) le partite delle nazionali di calcio e rugby, fu oggetto di totale ristrutturazione, i capi delle due federazione chiesero alla GAA di poter utilizzare Croke Park. Ne scaturì una disputa ferocissima, membri più tradizionalisti della GAA si appellarono alla regola 42 dello statuto che proibiva l’uso del Croke Park per giochi non celtici. Nonostante fossero in minoranza la loro fiera opposizione costrinse la GAA a mettere al voto tale mozione. L’esito fu favorevole ai possibilisti e l’impianto venne concesso in uso alle due federazioni fino al 2009 anno in cui riaprì l’Aviva Stadium. Inoltre il rinnovato impianto per calcio e rugby può contenere oggi 51.700 spettatori, ben 30.000 in meno del Croke Park.

Per quanto riguarda le competizioni, la massima espressione del hurling è il campionato irlandese (All-Ireland Senior Hurling Championship), si disputa dal 1887 e vi partecipano 14 squadre rappresentanti le contee irlandesi.
Queste sono le partecipanti dell’edizione 2016:
Leinster: Kerry, Carlow, Dublin, Galway, Kilkenny, Laois, Offaly, Westmeath, Wexford, Munster: Clare, Cork, Limerick, Tipperary e Waterford , vinta da Tipperary in finale sul Kilkenny.

Le più titolate sono
36 titoli - Kilkenny
30 titoli – Cork
27 titoli – Tipperary
7 titoli – Limerick
6 titoli – Dublin
6 titoli – Wexford

Nonstante la GAA abbia oltre mezzo milione di affiliati in giro per il mondo, proprietà per 2.6 miliardi di euro e introiti annui (nel 2010 ad esempio) pari a 94,8 milioni di euro che generarono quell’anno profitti per 78,5 milioni di euro, lo status ufficiale dei giocatori rimane rigorosamente dilettantistico, pena l’espulsione del giocatore dalla federazione e pesanti sanzioni per i club.

La situazione si è fatta sempre più difficile in questi ultimi anni ed ha visto giocatori e federazione arrivare ai ferri corti in un’aspra disputa per il riconoscimento (ai giocatori) di uno status professionistico pieno con stipendi adeguati, in quanto gli impegni crescenti, conseguenza di esigenze sempre maggiori del pubblico (anche televisivo assai cresciuto), ha costretto gli stessi ad avere impieghi sempre più precari, quali ad esempio assistenti in palestre o altri centri sportivi, allenatori saltuari (per chi ha un diploma adeguato) mal remunerati e notevole frustrazione dei giocatori stessi.
La federazione fa muro, corrisponde comunque rimborsi quasi irrisori, sostenendo che il professionismo ucciderebbe il gioco, vero.
In parte.
Ma cosa succede se la ‘fame’ uccide prima i giocatori?
Non tutti sono stati abbastanza fortunati da avere e poter mantenere un impiego da dirigente bancario come Henry Sheffin ad esempio,che come centravanti del Kilkenny detiene il record assoluto di punti realizzato in campionato ben 565, nei suoi 71 incontri disputati tra il 1999 e il 2014, con una media di 7,95 punti a partita.
A detta di parecchi giocatori il punto di rottura è vicino.

L’ hurling è diffuso anche in altri paesi dove forte fu l’immigrazione irlandese, in particolare Stati Uniti, Sud Africa, Australia, persino Argentina oltre naturalmente al Regno Unito.

mercoledì, agosto 23, 2017

Bruno Canfora



Doveroso ricordo e omaggio al Maestro BRUNO CANFORA scomparso in questi giorni all'età di 92 anni.
Direttore d'orchestra e personaggio di molti spettacoli tv degli anni Sessanta, spesso a fianco del regista Antonello Falqui.

Fu autore di piccoli classici della musica italiana come Stasera mi butto (Rocky Roberts), La notte è piccola (Gemelle Kessler), Fortissimo, Il ballo del mattone, Il geghegè (Rita Pavone).
Collaborò a lungo con Mina, per cui compose e arrangiò Mi sei scoppiato dentro il cuore, Due note, Sono come tu mi vuoi, Vorrei che fosse amore, Zum zum zum e soprattutto la celeberrima Brava, di cui scrisse anche le parole.
Sue anche Se c'è una cosa che mi fa impazzire e Cartoline (cantate sempre da Mina), stupendi esempi di limpido rhythm and soul e soul jazz.
La vita venne ripresa con il titolo di This is my life da Shirley Bassey.

Diresse l'orchestra di programmi televisivi come Studio Uno, Senza Rete, Sabato Sera e varie edizioni di Canzonissima oltre che direttore artistico del Festival di Sanremo negli anni 90.
Ha collaborato con Pietro Garinei e Sandro Giovannini, scrivendo le musiche per molte loro commedie musicali.

MINA - Se c'è una cosa che mi fa impazzire
https://www.youtube.com/watch?v=M8kQtSj9DkM

MINA - Cartoline
https://www.youtube.com/watch?v=ulTnzumRam4

MINA - Brava
https://www.youtube.com/watch?v=EDN-RWdR-vk

SHIRLEY BASSEY - This is my life
https://www.youtube.com/watch?v=98a5a6W7z1Y

RITA PAVONE - Ge ghe ge
https://www.youtube.com/watch?v=kGrgquI8OVg

martedì, agosto 22, 2017

Il Duka in Sicilia di Vittorio Bongiorno



Vittorio Bongiorno scrive benissimo, in modo diretto, pulito, solare.
E la storia che ci racconta è coinvolgente, divertente, gradevolissima, ironica, talvolta amara.

Protagonista la Sicilia del 1970 quando al Festival Pop di Palermo (a cui parteciparono nomi come Aretha Franklin, Arthur Brown, Brian Auger, Georgie Fame, Blossom Toes e tanti altri - saltarono i previsti Rolling Stones, Led Zeppelin e Pink Floyd !!!! -) arriva anche DUKE ELLINGTON.
E da qui parte la complicata storia del piccolo paese di Jato che per salvare la chiesa locale briga di portarlo come ospite alla locale festa patronale.

Il tutto assume toni a metà tra il drammatico, il surreale, il comico con personaggi tipicamente siciliani, storie jazz (e blues), un'esplicita evocazione della trama di "Blues Brothers".
Il libro scorre veloce e frizzante, tocca, in modo mai pesante, temi come mafia e degrado sociale, riuscendo ad uscirne, con una piroetta, in modo sempre elegante.
Banale e abusato dirlo ma....:
UN LIBRO JAZZ (e BLUES).

lunedì, agosto 21, 2017

Campionato di serie A 2017-2018



Affidiamo quest'anno alla competente penna di ALBERTO GALLETTI le consuete previsioni e pronostici sul nuovo campionato di calcio di Serie A (con uno sguardo anche all'estero).

Serie A 2017/18
Una rapida occhiata

Prenderà il via domenica 20 agosto, ma in realtà già sabato 19 alle 18,30 con l’anticipo Juventus – Cagliari, il campionato italiano di calcio di Serie A.
Sarà il 116° della storia, ottantaseiesimo a girone unico.
La formula è invariata rispetto alle ultime stagioni, 20 partecipanti che si sfideranno in incontri di andata e ritorno su un totale di 38 giornate. Retrocederanno in serie B le ultime tre classificate.

Partiamo subito dalle facce nuove, abbiamo il Benevento all’esordio assoluto e la S.P.A.L. di ritorno nella massima serie dopo ben 49 anni.
Entrambe protagoniste del cosiddetto salto triplo, promosse dalle Serie C alla Serie A in due stagioni.
E’ stata un’estate caotica, caratterizzata da alcuni grossi colpi di mercato tra i quali spicca, su tutti, il trasferimento di Bonucci dalla Juventus al Milan.
Non sottovaluterei, in chiave bianconera neppure l’addio di Dani Alves passato alla corte degli sceicchi parigini.

Favorita d’obbligo, ma questa volta un po meno del solito, la Juventus campione in carica. La squadra resta solida e collaudata anche se, come accennato di sopra, ci sono stati un paio di addii pesanti, entrambi in difesa, il loro punto forte.
La mediana ha rivelato qualche pecca inaspettata nell’ultimo finale di stagione che è costato brutti rovesci, incluso quello definitivo di Cardiff. Inutile nascondersi manca un centrale di centrocampo capace di giocare sotto pressione e in velocità quando i ritmi si alzano.
Nomi ne escono a decine ogni giorno, quello giusto non l’ho ancora letto, dovesse arrivare potrebbe passare ad un 4-3-3 assai temibile (ammesso che corrano un po di più) ma per il campionato potrebbe bastare anche così.
Dietro si passerà a quattro, con Lichsteiner (quasi venduto a gennaio) e lo scolaretto De Sciglio in alternativa.
Al centro dovrebbe trovare sempre più spazio Rugani con Chiellini o Barzagli (ma sempre meno) e Alex Sandro a sinistra. Interessante Douglas Costa.Il potenziale offensivo resta invariato e di prim’ordine, tutto dipenderà da come Allegri imposterà il gioco, troppo sparagnino e al risparmio l’anno scorso, gli è costato caro. Vediamo se avrà realizzato che forse non andava bene, non credo. I singoli alla fine lo salveranno.

La Roma ha chiuso seconda l’anno scorso ed è quella che ha operato i maggiori stravolgimenti.
Cambio in panchina, cambio dietro la scrivania dove Monchi ha stravolto il modo di operare rispetto al suo predecessore Sabatini, passato all’Inter insieme all’allenatore. Pensionato Totti e ceduto Salah al Liverpool, l’intero peso dell’attacco finirà sulle spalle di Dzeko con Perotti in supporto, cui verrà affiancato Defrel. Basterà? Non credo, magari per arrivare secondi. Da seguire Pellegrini, giovane del vivaio di rientro da Sassuolo dov’è stato protagonista di una grande stagione.

Il Napoli ha chiuso al terzo posto la scorsa stagione ma rimane per me l’unica alternativa seria alla Juventus. Ha cambiato poco, niente per quanto riguarda l’ossatura vera e propria, integrando la rosa con l’ala algerina Ounais, non male, e il centrocampista Mario Rui dalla Roma, che non so come giochi.
Il primo dovrebbe essere importante per consentire di togliere Mertens dalla fascia e fargli fare solo la punta.
A garanzia di tutto rimane Sarri, il migliore , col Gasp, tra i nostri allenatori. Positiva anche la conferma di Reina,almeno per quest’anno.

Veniamo alle milanesi.
Venti di rivoluzione rossa sotto la Madonnina, con entrambe le squadre finite in mano proprietà cinesi.
L’Inter che sembrava essere messa meglio dal punto di vista societario ha fin qui condotto una campagna acquisti deludente. L’organo di partito (il foglio rosa) ha sbandierato qua e la l’arrivo di Spalletti e Sabatini dalla Roma dimenticando, forse, che più di un secondo posto non hanno mai ottenuto, per giunta con una squadra migliore di questa Inter, facendo passare gli acquisti di Borja Valero e Vecino come fossero Kroos e Modric.
Meglio il Milan, dopo le titubanze iniziali legate alle incertezze societarie, la società rossonera si è resa protagonista di una settimana di fuoco nella quale ha tesserato Chalanoglu, buona mezzala, i due fenomeni dell’Atalanta, Conti e Kessie e soprattutto il colpo dell’estate:Bonucci dalla Juventus, oltre a Biglia dalla Lazio forse un po sopravvalutato. Dovesse arrivare un grande attaccante lotteranno per lo scudetto . Direi quindi una squadra nettamente migliorata, resta l’incognita dell’allenatore, che mi ha spesso lasciato assai perplesso in passato. DA tenere d’occhio, se riuscirà ad avere spazio, il bomber Cutrone (classe 98) che vedo giocare da quando ha 14 anni e che già è andato forte in precampionato ed Europa League.

La Lazio ha in sostanza cambiato Biglia con Lucas Leiva, forse perderà Keita Balde ma nel complesso mi sembra in grado di ripetersi.

Dietro a queste c’è il gruppone di quelle che non dovrebbero retrocedere, una palude nella quale è difficile distinguere i valori, tenendo conto anche che tra adesso e gennaio cambieranno di continuo fisionomia causa continue operazioni di mercato avulse dalle esigenze del campo, ma imposte da quelle contabili. Torino e Fiorentina dovrebbero essere in grado di spiccare sulle altre. Mi incuriosice Eysseric forte mezzapunta arrivata in viola dal Nizza. Non credo che l’Atalanta riuscirà a ripetersi sui livelli della passata stagione, troppe partenze e magari ancora qualcuna prima della fine di agosto, va detto in ogni caso che Gasperini ci ha abituato a grandi imprese in condizioni analoghe, spesso verificatesi a stagione in corso.
Il Benevento, nonostante la simpatia per la matricola non mi pare in grado di reggere, non conosco la squadra, a parte l’allenatore che è bravo ma non ha mai allenato in A.
Le speranze di salvezza sarebbero attaccate ad una punta da 20 gol che però non anno.
Un po meglio la SPAL ma avrà vita durissima.
Il Verona sulla carta ha i mezzi per farcela.
Il Genoa potrebbe finire in grossi guai se le incertezze societarie non saranno risolte a settembre, come promesso,e continueranno.
Per il titolo di cannoniere vedo i soliti Immobile, Higuain, Belotti più uno dei due napoletani finti centravanti, forse Icardi se la squadra lo sosterrà.

In conclusione, io la vedo così:

1 Juventus
2 Napoli
3 Milan
4 Roma
5 Inter/Lazio

PS. Nel frattempo si son giocati i due anticipi.
Scontati i risultati ma, a Torino è stato assegnato un rigore con la VAR (Video Assistant Referee).
Brutto, veramente brutto da vedere.
Non ho ben capito la dinamica e chi ha chiesto di rivedere l’episodio (neanche mi interessa), ma interrompere lo svolgimento di una partita per assegnare un rigore per un pestone neanche esagerato ed ininfluente, per valutarlo alla moviola, mi è sembrato davvero brutto. Ma così è, e gli italiani ora hanno il loro nuovo strumento per accapigliarsi ancor di più di quanto già non facciano, con la benedizione della tecnologia, credono, dimenticando che davanti al video c’è una altro arbitro e cioè un’altra persona.
Ma almeno l’istinto della cavillosità tricolore ha adesso un’autostrada a quattro corsie aperta verso infinite diatribe, con tanti saluti alla tanto invocata regolarità del campionato che ora si, è per sempre persa.


Buon divertimento per chi ne ha ancora voglia, io passo. All’estero sono i cominciati alcuni campionati.
In breve:

In Spagna vedo un Real Madrid superiore alla storica rivale.
In Francia PSG favorito, ma l’ OM secondo me ha più chances di quanto non si creda, a meno che l’ambiente non diventi, come a volte è capitato in passato, destabilizzante.
In Bundesliga il Bayern mi sembra inattaccabile. Dietro di lui un’ampio livellamento parecchia distanza, dal quale dovrebbe emergere l’altalenante Borussia Dortmund.
Spero in una buona stagione dello Schalke 04 e in una salvezza senza sofferenze per l’Amburgo.
Per quanto riguarda l’Inghilterra le mie favorite sono nell’ordine Manchester United, Tottenham e Manchester City.
Spero vivamente che sia l’anno degli speroni.

lunedì, agosto 14, 2017

Canzoni per Ferragosto



Una lista di brani, usciti nel 2017, che potrebbero fungere da buona colonna sonora per il pranzo di Ferragosto.

THE RIDE - Charm Assault
https://www.youtube.com/watch?v=nW_lRP2RqX8

PAUL WELLER - Wo see mama
https://www.youtube.com/watch?v=5x1aE8AFd_0

STONE FOUNDATION + PAUL WELLER
https://www.youtube.com/watch?v=_YH41fghDdE

CHILDHOOD - California light
https://www.youtube.com/watch?v=EJcB5QsMI_g

GOSPELBEACH - Strange days
https://www.youtube.com/watch?v=ORbQ7RNBJxc

CHARLATANS - Palstic Machinery
https://www.youtube.com/watch?v=2xiwZEeP1LU

SONGHOY BLUES - Bamako
https://www.youtube.com/watch?v=xUPVVLxVX9w

JULIANA HATFIELD - Short fingered man
https://www.youtube.com/watch?v=CgLgtcuxeAY

LITTLE BARRIE - Love or love
https://www.youtube.com/watch?v=bX6XC_6TDzw

SLEAFORD MODS - B.H.S.
https://www.youtube.com/watch?v=GQZN01Cqzek

ERA SERENASE - Letargo
https://www.youtube.com/watch?v=7Uhvx7bWL7w

venerdì, agosto 11, 2017

Augusto Manzo



A CURA DI ALBERTO GALLETTI

Rileggendo alcune pagine del grande Beppe Fenoglio sono riandato ad alcuni viaggi, quasi tutti in vespa alla volta della Riviera, attraverso quelle ‘sue’ colline così presenti nella sua opera.

Ma la comparsa nel racconto del campione di balon, il famoso pallone elastico, Augusto Manzo, mi ha rimandato ben più indietro, a vacanze estive di trent’anni e passa fa, sempre al mare, sempre a Ponente. In particolare a lunghe pedalate pomeridiane da Andora lungo la strada di Testico, niente ombra, una bici, quasi sempre una graziella scassata che in caso di furto non avrebbe lasciato troppi rimpianti, perché ne fregavano parecchie e qualcuna ce la fregarono davvero.
Gambe mulinanti e al massimo duecento lire in tasca. Insieme ad altri due/tre coetanei, amici fissi di villeggiatura, in marcia verso lo Sferisterio di Stellanello per assistere ad una partita di pallone elastico.
Sole canicolare, strada in leggera salita, ombra neanche a parlarne e il riverbero della calura che sale dall’asfalto e ‘muove’ la strada e sembra scioglierla, niente acqua, sete e 4/5 chilometri di pedalata faticosissima.
Ma poi eccoci qua arrivati davanti allo sferisterio, appoggiamo le bici al muro, le incateniamo tra loro ed entriamo, prima cosa un ghiacciolo.
Ricordo che fu una bella rivelazione. Rimasi affascinato da quel gioco sconosciuto e che pure pareva così popolare in quel posto a me così familiare e del quale non sapevo niente. Mi piacque questo lo ricordo. Ci tornai qualche altra volta negli anni a seguire poi, dagli anni 90, più. Le regole le ho dimenticate.

Ma che il gioco fosse grosso, da quelle parti, quello si lo ricordo. E l’ho collegato a ritroso proprio ieri, mentre rileggevo quelle belle pagine in cui Fenoglio descrive l’arrivo in paese del grande Augusto Manzo, il più grande campione di pallone elastico mai esistito, per visionare un giocatore locale da inserire nella sua squadra. Lo riporto non essendo in grado di riassumerlo senza diminuirne l’efficacia e rovinarlo: «La notizia si sparse in un baleno. Gente che stava a lavorare sulla mezzacosta di Mombarcaro fischiò verso casa perché venissero a ritirare le bestie e scese come si trovava, nelle flanelle fradice di sudore e nei calzoni impastati di letame. Quelli del paese già si stringevano intorno al campione. Augusto Manzo, campione italiano di pallone elastico, era arrivato da Alba su un’auto di piazza per visionare Sergio».

Augusto Manzo nacque a Santo Stefano Belbo (CN), il 20 agosto del 1911, primo di quattro fratelli, tutti sportivi, tutti pallonisti. La famiglia aveva però per lui un disegno diverso, Augusto sarebbe stato un veterinario. Fu iscritto al Ginnasio di Alba e poi al liceo classico di Torino, dove continuò gli studi appassionandosi al greco e al latino.

Augusto però si era già appassionato a qualcos’altro.
A quel gioco così caratteristico ed unico dei suoi luoghi natii, il pallone elastico. Cominciò a giocare da bambino e già a dodici anni vinse il suo primo trofeo nella categoria ragazzi. La passione si mantenne, anche se negli anni della scuola superiore intraprese, con buoni risultati, altre discipline sportive quali l’atletica leggera. Il lancio manco a dirlo, vista la sua abiltà di pallonista, era il suo forte.
Arrivò ad eccellere nei campionati studenteschi al disco, peso e giavellotto.
Ma intanto continuava col balon, e già nel 1928 vinse il campionato italiano giovanile. Augusto Manzo era un battitore, il giocatore più importante della squadra, quello dal cui servizio e dalla prima ribattuta possono dipendere i risultati.
Le squadre, o quadrette, si compongono di quattro giocatori: battitore, spalla e due terzini. Ma il battitore è l’uomo squadra, il capitano, quello intorno al quale si coagulano le passioni delle folle di tifosi e sportivi, gli interessi degli impresari che sostenevano finanziariamente le squadre e degli allibratori che di fatto sostennero il gioco in quel fazzoletto di Nord-Ovest dai primi del novecento agli anni ‘50 quando la Federazione Italiana, dopo grandi grandi sforzi, riuscì ad affrancare il Campionato Italiano dalla morsa finanziaria delle scommesse.

Alto, fisico asciutto e ben proporzionato, Augusto non disdegnava nessuna disciplina e fu, in età giovanile anche buon calciatore, ruolo centromediano, con l’Albese, allora militante in Seconda Divisione (la Terza Serie dell’epoca). Le sue prodezze non passarono inosservate e nell’estate del 1929 la magna Juventus scomodò osservatori e dirigenti, scatenando su di lui una corte serrata nel tentativo di farlo ricredere e abbandonare l’amata disciplina a favore del più popolare e remunerativo calcio.
Tanti, probabilmente tutti, avrebbero ceduto alle lusinghe di ‘Madama’ che vantava una formazione da leggenda, i primi tre solo per dire, Combi, Rosetta, Caligaris….e poi Orsi ‘il violinista’ e il grande Renato Cesarini, che praticava il balon a sua volta, che parlò ad Augusto di persona. Ma non ci fu nulla da fare, il giovane Augusto rimase sulle proprie convinzioni, di giocare a calcio a Torino, per grandi folle sconosciute, non gli andava.
Meglio il pallone elastico che preferiva profondamente e nel quale probabilmente eccelleva in modo ben più assoluto, e costituiva un legame forte con la sua terra, le sue colline e quella sua gente presso le quali il pallone era così fortemente radicato.
La famiglia pure non se la diede per inteso e appoggiò la decisione di Augusto con l’obbiettivo ancora non riposto di condurlo alla laurea in veterinaria.

Una scelta coraggiosa si, forse ….. ma anche una scelta dettata dall’attaccamento alle proprie origini, ai propri luoghi, a quelle colline e alla sua gente, un tutt’uno col balon, di gran lunga il gioco più popolare a livello locale, la disciplina che ti assurge al ruolo di protagonista assoluto tra i tuoi conterranei.
Qualcosa di più di un semplice sport, ma l’espressione di una parte di quotidianità importante, profondamente radicata nei luoghi e in quella società contadina magari povera, forse arcaica, ma incredibilmente sanguigna nel manifestare le proprie passioni.
Il pallone elastico non faceva (e forse ancora non fa) eccezione, con quei suoi campi lunghi e stretti, solitamente in fregio a un lungo muro, sempre incastrati nei centri cittadini, come lo Sferisterio Mermet il leggendario Maracanà del balon di Alba, o di paese e dove tutti gli abitanti si riversavano per celebrare questo autentico rito da consumare con una passione accesissima, per un gioco in se semplice, ma praticato con ferocia e coraggio, e naturalmente destrezza. Un mondo lontano.
Ed è in questo mondo che Augusto cresce, forma la sua prima quadretta insieme ai fratelli, tutti pallonisti, comincia a vincere tornei e ad attirare su di se l’attenzione delle folle.

Il volere della famiglia lo porta a Torino per compiere gli studi al liceo classico, ma nei fine settimana si precipita nelle natie Langhe per giocare a balon, e come abbiamo visto anche a calcio.
Nel 1930, dopo il clamoroso no alla Juventus, il ragazzo ottiene il suo primo ingaggio da professionista, l’ Eda Torino si assicura le sue prestazioni, in cambio di due mucche rivelerà poi il grande scrittore piemontardo Giovanni Arpino, grande appassionato di balon.
Uno scambio simile a quello incluso nel contratto che portò in bianconero un giovanissimo Giampiero Boniperti che invece a Torino andò di corsa. Il suo primo campionato va alla grande e l’Eda perde la finale contro il forte Neive, ma Augusto dovette rinunciare alla partita causa strappo alla schiena.
Il campionato del 1931 non viene disputato, ma Augusto si laurea campione italiano l’anno dopo, sempre per l’ Eda Torino, e poi ancora nel 1933 e nel 1935, nel 1934 ad ogni modo finisce secondo.
La sua classe e statura di giocatore si è ormai imposta a livello assoluto, concentrazione massima, grande reattività e poi i suoi colpi, autentiche bordate sparate da quell’avambraccio d’acciaio a oltre 100km/h, unitamente ad uno stile e ad una condotta di gara impeccabile, sempre nel rispetto di regolamenti, avversari e ufficiali di gara gli valsero l’ammirazione e acclamazione incondizionate delle folle.

Nel 1936 la chiamata alle armi vede Augusto prima a Roma, tra i Granatieri di Sardegna, e poi a Livorno.
Qui si avvicinò al bracciale, variante del pallone elastico dell’Italia centrale. Non gli ci vuole molto per impratichirsi ed eccellere nella nuova disciplina e con i labronici si aggiudica i titoli nazionali del 1937 e 1942.
Nelle natie Langhe nel frattempo l’imminenza della guerra, che di li a poco travolgerà tutto e tutti, ha portato alla sospensione delle attività ufficiali e per Augusto nei rientri dalle licenze ci sarà spazio solo per disputare qualche amichevole con vecchi amici e compagni.

La guerra termina lasciandosi dietro di se sofferenze inenarrabili, paesi svuotati, bombardamenti,rastrellamenti, lutti, e miseria . Anche l’attività del pallone elastico ne soffre.
Il gioco riprende con grande fatica, a Torino e Genova parecchi impianti distrutti nei bombardamenti non vengono ricostruiti e l’attività nei grandi centri quasi scompare.
Resiste, frammentata in una miriade di tornei organizzati dagli impresari degli sferisteri rimasti in piedi, concentrandosi perlopiù tra Langhe e Ponente Ligure.
Nel ’47 riparte zoppicando anche il campionato, ma deve sgomitare per mettersi in luce come competizione principe tra tutti quei tornei che, grazie al vorticoso giro di scommesse che sta loro intorno, sono in grado di far stare in piedi la baracca.

Il professionismo d’anteguerra è solo un ricordo.
La sua classe è rimasta intatta nonostante l’inattività del periodo bellico e l’Alba gli offre un ingaggio che Augusto accetta.
Con la compagine albese si laurea campione d’Italia per cinque anni consecutivi, dal 1947 al 1951.

Al termine di questo trionfale quinquennio, una nuova stella comincia a farsi largo nel firmamento del balon, Franco Balestra, imperiese, di 13 anni più giovane. I due daranno luogo ad un dualismo, frutto di una grande rivalità sportiva e localista che segnerà il campionato italiano nei dieci anni successivi dando luogo ad epiche ed accesissime sfide che segneranno l’affermazione di Balestra e l’inesorabile declino di Manzo.
La successione al trono avviene nella mitica finale del 1955 allo sferisterio di via Napione a Torino dove, nonostante la concomitanza con il derby Torino-Juventus, oltre 6.000 spettatori assisterono alla vittoria della SAPET Torino, che aveva ingaggiato Balestra per ben mezzo milione di lire, e alla fine dell’epoca di Augusto Manzo.
La passione non abbandona comunque il vecchio campione che, nonostante non riesca più ad aggiudicarsi il campionato, continua a giocare e a riempire sferisteri acclamato da tutti, pubblico e avversari, regalando ancora prestazioni di gran classe. Chiuderà definitivamente nel 1963, a 52 anni suonati, una carriera che lo ha reso leggendario dopo aver disputato qualcosa come 3.500 partite di pallone elastico e circa 1.500 di bracciale e colto rispettivamente 8 e 2 titoli nazionali.

Nel settembre 1982 rimase gravemente ferito in un incidente stradale , morirà pochi giorni dopo all’ospedale di Alba.
Aveva 71 anni.

A mio modestissimo parere un gigante dello sport italiano.

Chiudo facendomi ancora una volta aiutare, questa volta da Arpino, che disse di lui

«Talmente forte da non aver bisogno di intrallazzare.
Talmente umano e nobile da diventare subito amico di tutti.
Atleticamente dotato come pochi […], è stato uno di quei rari esempi di campioni-simbolo che riassumono in se stessi, in ogni gesto e ogni atteggiamento, il succo più segreto dello sport praticato».


Probabilmente se ne avessi vissuto l’epopea e ammirato le gesta sarei d’accordo con lui.

mercoledì, agosto 09, 2017

Give My Regards To broad Street



Give My Regards to Broad Street è il diciassettesimo album da solista di Paul McCartney ma soprattutto colonna sonora dell'omonimo FILM da lui prodotto e interpretato.
Uscito nel 1984 il film si rivelò un disastro finanziario, compensato da buone vendite dell'album.

Le riprese del film e la registrazione dell'album iniziarono nel novembre 1982 e continuarono fino al luglio dell'anno seguente.
Il film, in cui compaiono anche RINGO STARR, sua moglie Barbara Bach, Linda Eastman, (pure George Martin in alcune scene in sala di registrazione) è una sconclusionata storia, di rara bruttezza e di infimo spessore, male interpretata, spesso in modo evidentemente svogliato.

Paul inserisce una serie di re interpretazioni di brani dei Beatles molto simili agli originali (che Ringo si rifiutò di suonare) aiutato da David Gilmour, Dave Edmunds, John Paul Jones, Jeff Porcaro, George Martin), Wings e solisti più la nuova "No more lonely nights".
Film fortunatamente dimenticato....