venerdì, maggio 27, 2016

Francesco Petrarca, Il Canzoniere



Gli interventi di ANDREA FORNASARI a base di storia e filosofia arricchiscono sempre il Nostro blog.
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Francesco Petrarca (20 luglio 1304 - 19 luglio 1374) fu, in lingua italiana e latina, poeta, storico, epistolografo, erudito, filologo, filosofo morale: il primo intellettuale 'moderno' e una delle figure più alte della letteratura italiana di ogni tempo.
La critica degli ultimi cento anni è stata concorde nel valorizzarne la statura (tangibile ad esempio nella circolazione europea delle sue opere latine) e nel sottrarlo alle strettoie e alle ambiguità del confronto con Dante.

Il Canzoniere

Poesie.
Molte poesie, alcune notissime, altre quasi dimenticate.
Un libro, il 'macrotesto' che le raccoglie ordinatamente. Questo è Il Canzoniere di Francesco Petrarca - o, secondo il titolo originale, i Rerum vulgarium fragmenta -, opera con cui si è misurata per secoli la cultura europea. Anche se lo scorrere implacabile del tempo, e il variare dei tempi, più ancora, lo stanno allontanando da noi, resta l'archetipo di un lirismo raro, assoluto, grazie al quale certi motivi e vocaboli, l'idea di una raccolta di versi ordinata secondo un disegno autobiografico e narrativo, l'autonomia della forma poetica, la voce stessa dell'Io monologante sono diventati clichés, categorie e temi universali della comunicazione letteraria.

Il fenomeno del petrarchismo, che condiziona innumeri manifestazioni dell'arte e del costume occidentale (non solo la lirica, ma anche la filosofia, la pittura, la musica, la moda), arriva a lambire il nostro nuovo Millennio.
Parodia, scherno, sberleffi rivolti a quest'opera - si pensi agli antipetrarchisti del Cinquecento - non ne hanno intaccato l'autorevolezza, sancendone nel contempo l'irripetibilità e l'imitabilità; trasformandola in canone. Il Canzoniere, depositario di una fortuna così singolare, viene grammaticalizzato - diviene cioè vocabolario dell'uso poetico - nel momento stesso in cui, ancora vivo Petrarca, le rime cominciano a circolare tra il pubblico; al Dante padre della lingua italiana si affianca Petrarca, modello di lirismo, inventore dei mitologemi dell'amore infelice e dell'inquietudine spirituale.

Nel Quattro e Cinquecento, tutte le raccolte di rime composte in Europa appresero qualcosa da Petrarca, dalla Spagna alla Francia all'Inghilterra sino alle latitudini più remote. Spesso l'imitazione del Canzoniere fu estemporanea ma non meno pervasiva, tra ripresa e plagio ed emulazione del modello.
Canonico e fedele, oppure più variegato, eslege e connotato geograficamente, il petrarchismo ha per molti secoli 'salato il sangue' della poesia europea.

Composto da 366 poesie di metro diverso, suddivise in due parti di differente ampiezza, il Canzoniere presenta un apparato formale e concettuale molto complesso, meno diretto e forse anche meno icastico di quello della Commedia dantesca.
Petrarca riuscì senza dubbio nel tentativo che più gli stava a cuore: quello di non diventare un poeta per tutti. In questo senso è sincero il suo rammarico quando afferma delle proprie rime: "quelle mie cose frammentarie e brevi, giovanili e popolari, ormai, come ho detto, non sono più mie, ma piuttosto di tutti i lettori".

Con tutto ciò, la fortuna secolare e l'influenza esercitata sui codici letterari e paraletterari europei non hanno preservato il Canzoniere da giudizi sommari: fra i più teneaci, quello di paradigma di un linguaggio accademico, inadatto a rappresentare la realtà.
Al di là della difficoltà di definire una qualsivoglia 'realtà' in letteratura, ci sembra che la fattura di questi versi sia talmente sofferta da risultare commovente; tutt'altro che il prodotto di una artificiosità senz'anima. Nè poteva essere altrimenti, considerando la miscela di cui si nutre il Canzoniere: fonti classiche, filosofia stoica, cataloghi di 'favole antiche', lirica stilnovistica, provenzale e dantesca; cultura latina e romanza, nonché alcuni specialismi coevi, in primis la scienza giuridica, nota a Petrarca grazie agli studi universitari; l'ombra onnipervasiva della Bibbia e la ruminatio (la lenta meditazione) dei Padri della Chiesa - sant'Agostino in testa - si lasciano cogliere sottotraccia senza sopraffare né intimidire.

Capolavoro di introspezione, che trascina nel gorgo della lussuria e della vanagloria; che spalanca il mistero della colpa del singolo e di un suo possibile ravvedimento, della disperazione umana e dell'attesa del perdono divino. Ed è il primo libro dell'umanesimo europeo, ogni verso del quale fa riemergere una voce antica risemantizzata in aurorali invenzioni.

Sarebbe ingiusto e pigro quindi censurare nel Canzoniere il carico delle intenzioni che l'autore vi ha riversato, come caposcuola di una poesia coltissima, e che aspira ad essere tale: ciò spiega invece il suo badiale peso specifico e altresì connota la sua indigesta, forse, e senz'altro difficile bellezza. Ma Bellezza.

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