mercoledì, aprile 01, 2015

Giorgio Gomelsky Il mio amico georgiano-francese-ticinese-inglese



Grazie ad Andrea Luciano per avermi passato e concesso lo scritto.

di Till Neuburg
Till Neuburg è un ex grafico, ex critico cinematografico, ex copywriter, ex giornalista di motociclismo, ex disegnatore di caratteri, ex produttore e regista di spot. Un autentico ex symbol. Ha scritto articoli sul traffico, i creativi romani, la musica classica, la storia della Olivetti, gli effetti speciali nel cinema, il Sudafrica, i caratteri da stampa, le attrici americane, i cellulari… nonché biografie, presentazioni e laudatio su Altan, Roberto Baggio, Enzo Baldoni, Bill Bernbach, Marlon Brando, Gaetano Bresci, Henri Cartier-Bresson, Tullio De Mauro, Elio e le Storie Tese, Federico Faggin, Gesualdo da Venosa, Enrico Ghezzi, Giorgio Gomelsky, Spike Jonze, Helmut Krone, Roberto Giancarlo Mario Monicelli, Bruno Munari, Tullio Pericoli, Fernanda Pivano, Erich Maria Remarque, Renzo Rosso, Spinoza, Massimo Tamburini e Jan Vermeer.

Giorgio Gomelsky è tra quelli che hanno fatto la storia del rock.
Oggi, uno come lui lo chiamerebbero imprenditore, guru, manager, promoter, profeta…
In realtà, Gomelsky era molto di più: provocatore, viandante, analista, giudice di pace, tecnico, inventore, contabile - per una variegatissima ciurma musicale che non conosceva ancora le malizie del marketing, della visibilità, degli avvocati, dei talk show.
Fare il manager musicale in quegli anni, significava prima di tutto saper combinare due opposti estremi: amare la musica come un musicista (cioè in modo assoluto) e avere il dono della mediazione tra sogni e realtà.
La sua passione era talmente insana che in alcune song da lui prodotti nei credit trovate il suo nome anche come cantante, come percussionista, come performer. Nel 1969 aveva persino scritto la musica per un film di Eric Rohmer, prodotto da Barbet Schroeder e fotografato dal futuro premio Oscar Nestor Almendros.

Negli States aveva poi inventato festival, concorsi, programmi.
Anni fa, negli anni ’90, Giorgio tenne a Milano una conferenza per alcuni colleghi e studenti che avevo radunato in una casa di produzione di spot.
Dopo aver raccontato mille episodi mitici (mitici veramente, perché incredibili ma tutti veri), concluse la sua ininterrotta chiacchierata di quattro ore con questa frase: "Questi qua (alludeva ai 'suoi' Rolling Stones, agli Yardbirds con Jimmy Page, Jeff Beck e Eric Clapton, a Vanghelis, ai Moody Blues, Spencer Davies Group, ai Blossom Toes, ai Procol Harum, a Rod Stewart, Julie Driscoll, Brian Auger, John McLaughlin, ai Magma di Christian Vander... tutti da lui in qualche modo generati, amplificati, spronati) non parlavano mai di contratti, interviste, passaggi tv, chart - avevano in mente solo la musica. Volevano suonare, sempre e ovunque, con una necessità e una spinta quasi fisica... poi, of course, per pagarsi il macchinone, le pinte, i joint, le nottate con le groupie, i vestiti, la casa, chiedevano sempre soldi. Per loro, io ero l’imbuto naturale per i loro casini e invece per me, questi matti erano semplicemente la luce dell'impossibile, del futuro, della fantasia".

Per chi non sapesse ancora chi era ed è quest'uomo straordinario o non avesse l’età per ricordare quegli anni, su Google ci sono più di dodicimila riferimenti.
Eccone, scelti a caso, due:
http://www.eurock.com/features/giorgio.aspx
http://www.scaruffi.com/vol1/yardbird.html

Quando l’autore di queste righe aveva quattordici anni, questo ciclone che allora di anni ne aveva 17, era piombato nella sua casa di allora, ad Ascona nel Canton Ticino dove frequentavamo lo stesso collegio Papio condotto da benedettini svizzeri-tedeschi. Nel teatro costruttivista San Materno della danzatrice Charlotte Bara, Gomelsky aveva curato la regia e recitato in alcuni testi di Tennessee Williams. Sotto i platani, in riva al Lago Maggiore, quel matto mi leggeva le sfuriate di Schopenhauer sulla morte e sulle donne.
Quando scoprì che mi piacevano Rosemary Clooney e Frankie Laine, deluso e indignato, mi portò all'istante da Soldini nella vicina Locarno, un negozio di dischi (che esiste ancora!) dove mi faceva comprare i miei primi 78giri - con le registrazioni di un giovanissimo Miles Davis, di Fats Navarro, Bud Powell, Max Roach, Charlie Parker.
Oggi questo grandissimo innovatore vive a New York e si dedica da anni all'informazione - e alla disinformazione - sulla rete e sui media moderni. Immaginatevi un curioso mix tra Brian Epstein e Noam Chomsky, però con la faccia diabolica di Fassbinder e il sorriso da eterno cucciolone di Nelson Mandela.
Giorgio è un uomo spiritoso e solare, ne ho avuto mille prove. Come quella sera che allo "Speakeasy" a Londra mi presentò a Eric Burden e John Lennon spacciandomi come giovane protagonista della pubblicità italiana. O quell'altra volta che mi portò in casa a Milano André Weinfeld, un giovane regista della tv francese che in fatto di donne aveva dei giusti un tantino strani: preferiva rimanere sempre rintanato in casa perché, a suo dire, se non erano straordinariamente belle, le ragazze non lo interessavano (infatti: pochi anni dopo, avrebbe sposato Raquel Welch).
Un'altra volta ancora l'avevo invitato in una giuria del primo Art Directors Club milanese: spiazzava gli altri giurati inglesi e americani, tutti piuttosto accigliati e seriosi, perché giudicava le campagne secondo criteri del tutto personali che smantellavano totalmente il bon ton professionale del loro giro. Una volta, senza avvertirmi della sua presenza a Milano, mi svegliò al telefono dopo mezzanotte chiedendomi una bottiglia di bourbon… e una prostituta: servivano alla sua star del momento, il blues singer Sonny Boy Williamson II, il quale, a settantaquattro anni suonati (suonati per davvero - con la sua mitica armonica a bocca), ogni sera, dopo aver trascinato un pubblico sempre incredulo e totalmente spiazzato dalla sua energia, chiedeva la sua abituale razione di ore liete in dolce ma pepata compagnia di una giovane donna. La bottiglia ce l’avevo in casa, il digestivo carnale, purtroppo no.

Su YouTube trovate un sacco di interviste, concerti, dediche e persino un suo speech improvvisato quando il 28 febbraio 2009 a N.Y. gli amici l‘avevano festeggiato per i suoi 75 anni:

http://www.youtube.com/watch?v=uqRgzK1nFUs

Till Neuburg

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