domenica, dicembre 08, 2013
Noi siamo i Mods ! - parte 2
Nel 1980 “Rolling Stone” pubblicò, a firma di Mick Brown un lungo articolo sul nascente movimento mod. “Rolling Stone” italiano lo tradusse in maggio un po’ approssimativamente ma in modo esaustivo su ciò che stava accadendo in Inghilterra.
E’ interessante rileggerlo con il senno di poi.
Nelle foto le pagine di "Rolling Stone" qui trascritte e una foto di Mick Brown del 1979.
Il movimento Mod consiste in un gruppo esiguo di band che si esibiscono nel solito circuito rock e nelle discoteche R&B quali il 6t’s Rhythm and Blues &Soul Club che si tiene una volta al mese in una stanza situata al piano superiore di un pub a nord di Londra.
La musica è a base di una non stop di Stax e Motown e i nuovi mods ballano spalla a spalla con quelli che ballavano al Dog nel 1964.
“E’ la miglior musica ballabile di tutti i tempi” spiega un giovane mod mentre i Contours suonano “First I look at the purse” aggiungendo che aveva solo 2 anni quando il disco uscì per la prima volta.
A dispetto delle similitudini con i loro predecessori dei 60’s i nuovi Mods insistono nel precisare che qiello che sta succedendo oggi è qualcosa di più di una semplice nostalgia: “Nessuno dei mods di oggi è abbastanza vecchio per ricordare ciò che avvenne allora” afferma Goffa coeditore della fanzine “Maximum Speed”.
"Vero, osservando le foto del 1964 dei Mods in riva al mare - due o tre mila in tutto - una dice “Accidenti era veramente cosa da ridere” e se lei oggi ha sedici anni la cosa ha pco ovalore. Le cose sono diverse “I Mods di allora avevano abbastanza soldi per permettersi il loro stile”. Oggi occorre il successo: un vero Mod è un oche riesce ad essere elegante sena spendere una fortuna per sembrarlo”
La scomparsa del movimento punk e la facilità con la quale esso è stato cooptato dalle industrie della moda e della musica è stato uno dei fattori che più hanno contribuito all’avvento dei nuovi Mods. La banalità sul caos e l’anarchia a proposito della scena Rock inglese del 76 e 77 sono state minimizzate dal loro uso eccessivo.
“Agli inizi del punk i Sex Pistols privarono le case discografiche di un introito di migliaia di sterline alla settimana e ciò fu fantastico “ afferma Goffa.
“Ma per ogni band che restò fedele agli ideali punk guarda quanti hanno tradito.
I Clash per esempio: certo quello che hanno fatto è stato grande ma anche con la migliore delle intenzioni non si può dire che abbiamo mutato il campo degli affari discografici”.
Ma mentre i Mods rimproverano alle punk bands di essere venuti a compromessi, il movimento Mod mostra pochissima voglia di diventare così dilagante o influenete musicalmente come dimostrò di essere il Punk rock.
nonostante la notevole copertura data dai media ai Mods non si è verificato finora nessun accaparramento indecoroso tra le principali case discografiche per la scruttura di gruppi come avvenne al tempo del punk.
Questa riluttanza è in parte dovuta al declino dell’industria discografica inglese e in parte al fatto che tranne una forte identificazione con Who e Small Faces prima maniera, non esiste al momento nessuna distinta entità Mod.
L’industria preferisce rischiare i propri interessi sul cosìddetto 2-Tone, un amalgama di ska dei 60’s e di rock new wave suonato da bands come Specials, Madness, Selecter che hanno al lor oattivo tre dischi nei Top Twenty. Questi gruppi hanno un largo seguito di di giovani skinheads e rude boys.
I rude boys, una versione aggiornata degli skinheads sfoggiano cappelli a falde rialzate di feltro e indossano mohair come i Mods ma rifiutano il parka e gli scooters.
”Lo stile Mod non costituisce un fenomeno dal punto di vista discografico” afferma Charlie Briggs uno dei direttori artistici della EMI, l’etichetta che ingaggiando e poi licenziando i Sex Pistols tre anni fa diede vita ad una delle sceneggiate più drammatiche dell’era punk.
”Abbiamo lanciato dischi di bands power pop l’anno scorso, di punk bands l’anno precedente e di giovani gruppi che suonavano “My generation”. E’ pressochè impossibile convincere una società ad investire grosse somme di danaro.
Se un complesso non va, non va indipendentemente dal potenziale commerciale a breve termine del gusto del momento.
Il gusto sfortunatamente passa, lasciandoti in mano un complesso che non incontra più i favori del pubblico”.
A tutt’oggi l’unico complesso ortodosso Mod che ha ottenuto un largo successo commerciale è quello dei Secret Affair che ha al suo attivo due singoli e un album nei Top Thirty.
Ian Page è il leader della band ed è emerso come il più importante teorico del movimento Mod.
Page, diciannovenne ha l’aspetto pulito e curato di un impiegato di banca e la sconcertante abitudine di interpolare nella conversazione insegnamenti di Platone e Budda.
Le sue canzoni si dividono in attacchi violenti contro l’industria discografica e in inni demagogici come “Glory boys”, una canzone scritta un paio di anni fa in previsione della ricomparsa de Mods.
“I mods originali cercavano solo di divertirsi e godersi la vita - afferma Page - I giovani di oggi invece aspirano a qualcosa di più profondo: cercano gloria per loro stessi, una gloria interiore”.
“La stampa si è sbagliata sul nostro conto, continua ad insistere sugli cooters, sui parka e sulle risse, invece di chiedersi il motivo che spinge un giovane disoccupato e senza alcuna prospettiva a comprare un vestito costoso che gl iconcsenta di stare accanto ai richhi e magari di sembrare meglio di loro.
E’ un’aspirazione che scaturisce dal profondo del cuore. Essere un Mod non vuol dire sentire il bisogno di essere distinti tanto per il piacere di esserlo: sono le motivazioni che contano. E’ un modo come un altro per dire: “Senti bello, nonostante la tua posizione e soldi non puoi sentirti superiore a me”
“Punk - afferma Page - era una rivoluzione rubata.
Punk era una domanda e Mod è la risposta.
Cos’erano i punk se non una massa dio giovani che si lamentavano e borbottavano sul pessimo stato delle cose senza però far nulla per porvi rimedio?”
Nonostante l’affermazione di Page che il “punk rock non ha conseguito assolutamente niente” il movimento mod sembra svilupparsi lungo linee parallele.
I Secret Affair hanno seguito le orme tracciate da alcuni dei primi complessi punk creando la propria etichetta discografica, la I-Spy, distribuita dall’Arista, riservandosi però il pieno controllo sulle registrazioni e sulla promozione.
Riviste Mod sono fiorite sulla scia di “Maximum Speed”.
Lo sfruttamento imprenditoriale del movimento avanza di pari passo.
Sulla scia di “Quadrophenia”, il prezzo dei parka è raddoppiato a Carnaby Street, per anni specchietto per le allodole per turisti che viveva sulla reputazione dei 60’s e oggi affollata da giovani di periferia che acquistano accessori Mod mentre vestiti di mohair fanno bella mostra sugli scaffali ad un prezzo che si aggira sulle 200 sterline ciascuno.
“Sta andando allo stesso modo dell’era punk" - si lamenta Goffa.
“L’idea era che uno potesse scegliersi un vestito in un paio di negozi dell’usato e uscirne fuori con l’aspetto più elegante di colui che dispone del doppio di lui.
Oggi si fa tutto su misura”.
Perfino gli Who si sono interessati alla promozione Mod.
Hanno dato il loro nome ad una linea di abiti di lusso creati sull ostile Mod per agganciarsi alla distribuzione del film “Quadrophenia”
“Gli Who ci stanno togliendo l’entusiasmo - si lamenta un giovane Mod.
Roger Daltrey ha accolto il nuovo movimento con cauto entusiasmo.
“ Se i giovani usano il Mod allo stesso modo in cui usarono il Punk, cioè come una piattaforma per lanciare un nuovo tipo di musica pertinente ai tempi, allora va benissimo.
Se invece cercano solo di rispolverare abiti e scooters per richiamarsi ai 60’s allora non può proprio durare.
A parte qualsiasi altra considerazione gli scooters proprio non si addicono al clima inglese”
Bell'articolo. Grazie modfather
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