sabato, dicembre 07, 2013

Noi siamo i Mods ! Parte 1



Nel 1980 “Rolling Stone” pubblicò, a firma di Mick Brown un lungo articolo sul nascente movimento mod. “Rolling Stone” italiano lo tradusse in maggio un po’ approssimativamente ma in modo esaustivo su ciò che stava accadendo in Inghilterra.
E’ interessante rileggerlo con il senno di poi.


Nelle foto le pagine di "Rolling Stone" qui trascritte e una foto di Mick Brown del 1979 (sulla destra un giovanissimo Mick Talbot).

Hanno percorso 60 km da Londra per venire a sentire i Secret Affair il complesso mod più in voga in Inghilterra.
Accalcata davanti al palco una folla scalmanata in abiti scuri, giacche a vento militari verdi e cappelli di feltro a falde rialzate, batte i piedi cantando la cantilena di “Quadrophenia” “We are mods, we are mods”.
Tutto ad un tratto la massa ondulante si apre a ventaglio rivelando un trambusto di pugni agitati e stivaletti.
Sul pavimento in posizione fetale c’è un ragazzo magro sui sedici anni.
Il ragazzo si alza in piedi e si allontana barcollando stringendosi il naso sanguinante con le mani mentre la folla rinchiude i ranghi.
Chip emette un sospiro di disgusto
“Che gioventù fottuta. A che pro ? Non dico di porgere l’altra guancia a chi vuol colpirti tanto finiresti colpito da una rasoiata anche su quella. Dico invece che uno deve rimanere calmo, elegante e felice...”
Dopo tutto niente vale la pena di farsi rovinare il vestito.
Il vestito Chip l’ha acquistato per 25 sterline in un negozio dell’usato. Ga fatto rimodellare i risvolti della giacca restringendola al punto vita e ha fatto affusolare i pantaloni.
Adesso non lo distingueresti da quelli acquistati a Carnaby Street ad un prezzo dieci volte superiore.
Chip lo aveva indossato al concerto dei Clash al Rainbow diciotto mesi fa prima della programmazione di “Quadrophenia” e prima ancora che i giornali cominciassero a parlare di un revival MOD, quando tutti indossavano ancora calzoni stile punk e pelle nera.
Tutti quegli accessori da guerriglia urbana disoccupata allora considerati ma che oggi quelli che se ne intendono non porterebbero neanche da morti.
Chip spiega tutto questo schioccando le dita e masticando gomma con l’impulsività nervosa di uno che stia tagliando i panni addosso ad uno più importante di lui.
“Prima che il punk diventasse una realtà io non facevo niente. Ero solo uno tra la folla.
Allora mi sono detto: Devi smettere di essere un semplice numero e così sono diventato un punk.
Poi tutto ad un tratto scopro che ci sono molti punks in giro così ho pensato “Voglio essere esattamente come mi pare apparire diverso quanto mi piace”
. I Punks rano gente che diceva “Guardatemi “I’m the Face” e nessuno se li filava. Se invece sei un Mod puoi dire a tutti i giovani che incontri per strada. “Guardatemi “I’m the Face” e loro ti risponderanno “E’ vero, lo sei”
Però puoi andare anche dove più ti aggrada, all’Hotel Savoy ad esempio, senza paura di essere buttato fuori dato che il vestito che porti è più elegnate di quello indossato da quelli scicchettoni di impiegati.
Puoi entrare ed ordinare la tua vodka al succo ‘arancio come chiunque altro.
E questa è una grande sensazione.


All’insistente richiesta di definire cosa vuol dire essere Mod, Chip, accarezzando con le dita il risvolto della giacca prorompe in un monologo per spiegare come si è tinto la giacca a vento di nero per intonarla allo scooter e come l’ha bordata di volpe argentata per intonarla alle parti cromate per rendere l’insieme perfettamente uniforme e la gente non può fare a meno di voltarsi.
“E’ un successo: sapere ciò che è giusto. Per quanto riguarda l’essenza dei Mods è indefinibile è in continuo mutamento : o ci sei dentro o ne sei fuori...Mod è....” Chip si fruga la mente per ripetere una frase che ha sentito prima, forse dall LP “Quadrophenia” “ Mod è un aforisma per vivere elegantemente in circostanze difficili”

I primi mods uscirono fuori dalle case e dagli agglomerati della vecchia Londra dei 60’s.
Rappresentavano la classe lavoratrice adolescente della città.
Avevano le tasche piene di spiccioli dell’opulenza postbellica ed erano smaniosi di trovare il modo di spenderli.
Erano dei narcisisti puristi, rozzamente dedicati alla nozione di stile, sia in fatto di abbigliamento che di musica.
I loro predecessori, i Teddy Boys - un culto deei 50’s che ostentavano giacche da dandy, basette e pugni di ferro - fu il primo gruppo ad opporsi all’innato conservatorismo dell’uomo inglese e a rendere accettabile l’idea di vestirsi per esibizionismo.
I Mods trasformarono questo culto in una religione.
I gusti cambiarono lentamente dalla sera alla mattina - le punte delle scarpe da tonde divennero a punta: gli spacchi delle giacche passarono da 5 a 7 pollici, il taglio di capelli da quello collegiale a quello francese - incoraggiati in questo rituale “topping up” (vere cioè qualcosa in più dell’altro Mod) e riforniti da un esiguo gruppo di artisti rivenditori di stracci che aprirono le loro botteghe in una stradina fuori mano chiamata Carnaby Street nel rione Soho di Londra.
Ignorando i gruppi emergenti come i Beatles (la cui popolarità tra le masse li rese istantaneamente inaccettabili), i Mods si misero subito alla ricerca dei più vecchi e dimenticati dischi R&B americani, che non venivano mai trasmessi alla radio e che perciò erano praticamente introvabili.
Imbottiti di anfetamine, i Mods dedicarono i loro week end all’acquisto di vestiti e di dischi e a ballare in locali notturni che restavano aperti fino a notte come lo “Scene” e il “Flamingo”.

“Diventando alla moda, eleganti e padroni di sè stessi, dei neri/bianchi della Soho notturna” come li definì Peter Meaden, un leggendario Mod dell’epoca. Meaden fu quello che scoprì gli Who plasmandoli ad immagine dei Mods e fu proprio la canzone “My generation” degli Who - un’affermazione di rabbia repressa e di autodifesa - che divenne la sintesi dell’esperienza Mod, mentre il movimento si diffondeva in periferia e loro si motorizzavano con scooters leggeri e muniti di fanali cromati e di paracolpi.
I Mods avevano ormai acquisito notorietà nazionale e un nemico: i Rockers.

Nella primavera del 1964 i Mods , rispettando il rituale inglese di passare il fine settimana al mare si recarono nella sonnolenta cittadina balneare di Clacton e sii scontrarono coni Rockers, motociclisti dai giubbotti di pelle nel vero stile di Gene Vincent e Eddie Cochran.
Ciò che accadde può essere definito come una violenta scazzottata, ciò nonostante furono effettuati 97 arresti e la stampa nazionale definì lo scontro: UN GIORNO DI TERRORE.
Era iniziata la guerra.
L’incidente dette l’avvio a successivi scontri-vacanza in cittadine balneari.
La stampa, calcando la mano definì Mods e Rockers come forze dell’oscurantismo dei tempi moderni e paragonò gli incidenti ad una fosca allegoria medioevale.
Il magistrato che li definì “piccoli delinquenti da tre soldi, mentalmente instabili, Cesrai di cartone che trovano il coraggio di battersi solo a livello dei ratti che attaccano in gruppo” fu acclamato come un eroe nazionale.
Al Parlamento furono discusse misure di emergenza per stroncare la violenza e il Clero ammonì contro l’imminente collasso della civilizzazione.

Tutto finì durante l’estate 1966.

I Rockers tornarono ai loro bar lungo le autostrade e i giornali persero ogni interesse.
I Mods svanirono nel nulla, eclissati dall’avvento della cultura della droga e dall’insorgere di un nuovo demone popolare, gli Skinheads, bande di forzuti proletari in scarponi e bretelle la cui musica era lo ska giamaicano e i lcui sport preferito quello di tormentare hippies e immigrati pakistani.
Le vestigia dell’estetica Mod durarono fino ai primi 70’s nel nord dellInghilterra (lontano da Londra, l’epicentro del mutamento dei gusti) sotto forma di club per scooteristi e maratone di ballo in locali che restavano aperti tutta la notte e dove i dischi soul di dieci anni prima cambiavano di mano a prezzi astronomici.
Gli Who furono di gran lunga il principale strumento che tenne viva la mitologia Mod sia per mezzo di “Quadrophenia” del 1973 e , non meno significativamente, tramite la loro influenza sui Jam.
Sebbene fossero una progenie del punk rock i Jam coi loro eleganti abiti di scena, i poderosi accordi alla Who e il fascino esercitato sul pubblico del loro leader Paul Weller sfruttando l’immagine Mod, riuscirono a stimolare un interesse per quell’epoca tra i giovani che ai tempi no eran oche bambini.
Nel 1979 si cominciò a notare per le vie di Londra una quantità di persone abbigliate in abiti eleganti e parka, abbastanza perchè la stampa cominciasse a parlare di un revival Mod avente la sua sede un club dell’East End, il Bridge House. E’ da qui che usciromno le prime New Mod Bands, dai Chords, ai Purple Hearts, ai Secret Affair.
L’uscita del film “Quadrophenia” sembrò avvalorare il revival.
Gruppi di scooteristi fecero la loro apparizione davanti ai cinema dove si proiettava il film.

L’attuale proliferazione dei Mods, Punks, Rockabilly, Teddy Boys e Skinheads nonchè gruppi di ragazzi ordinari, con tagli odi capelli alla moda di una corrente e pantaloni di un’altra, rendono le distinzioni meno nette e i relativi conflitti e lealtà più difficili da stabilire.
Questo è il clima in cui vivono oggi i molti eccentrici londinesi con la conseguenza che, oggi, chiunque può essere assalito indipendentemente dall’aspetto esteriore.

Fine PARTE 1 - DOMANI la seconda parte (tutti i diritti riservati a "Rolling Stone" bla bla bla )

7 commenti:

  1. Grande Tony! Bellissime queste cose.

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  2. POW!
    Avevo quel Rolling Stone! Formato quotidiano carta ruvida..Dico "avevo" perche' con i miei,cioe' nostri (sorelle too) numeri di Ciao2001,Popster,Rolling Sone,Rockstar,Guerin Sportivo ecc e' sicuramente ancora dai miei (genitori) in 5 scatoloni..Non persi quindi,ma distanti fisicamente da quelli qui presenti che contengono Rockerillas,Mucchioes,Buscaderoes,Velvets,Dynamoes,BassaFedeltas,Rumores..e fanzines di ogni sorta.
    Un piacere quindi rivederlo tale e quale..
    Questo di RS, l'articolo di Ciao2001 (il mod in scooter e prima intervista a Paul Weller), il Popster dedicato allo Ska e al Revival79 (e collage dei padri del R&B,Soul e Northern) sono state tre le prime cose che ho letto sui MODS in assoluto.
    Quadrophenia album e la sua storia nel booklet arrivarono in casa nostra un attimo prima ma non definivano nell'immaginazione un Mondo cosi completo,definito, e "autosufficiente".E affascinante.
    Ma prima di Quadrophenia film per me c'era stato
    The Kids Are Alright. Ho comprato il disco (Ursus,da Gualtiero Discoccasione cso vittorio/piazza rivoli) praticamente nuovo, appena scambiato da un ragazzo da interdire che evidentemente non sapeva quel che faceva..mors tua..
    Da ragazzino il disco definitivo per conoscere gli Who e i dieci anni che mi mancavano..Da Soho e Brighhton 64, il concetto "non erano proprio Mods ma piacevano ai Mods" ..

    C







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    1. Sono stati i nostri "testi scolastici" per capire e realizzare che c'era una scena mod che viveva e cresceva.

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    2. Sono stati i nostri "testi scolastici" per capire e realizzare che c'era una scena mod che viveva e cresceva.

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  3. Gualtiero lo ricordo,ma vagamente...negli anni 70 ero un frequentatore di Maschio e Ricordi,ma soprattutto del DISCOLO' che aveva delle cose particolari (a me interessavano molto le etichette tedesche tipo OHR e PILZ,nettamente superiori alle edizioni italiane della PDU),poi verso metà 70 passai a My Music ed infine a Rock'n'Folk (la prima piccola sede in via S.Secondo,con Alberto Campo in negozio),però i colpi migliori li ho sempre fatti nei mercatini dell'usato...come C sa bene : dove passavamo io e Lele non cresceva più vinile,peggio di Attila e gli unni !!! URSUS

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  4. Yes Ursus infatti io arrivavo sempre dopo di voi...!!! mannaggia..soprattutto dal Rosso..."E' appena passato Ursus!!!"
    C

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