domenica, marzo 03, 2013
La storia dei NOT MOVING: 1982 (secondo semestre)
La terza puntata della SToria dei Not Moving analizza il secondo semestre del 1982
Nelle foto: il singolo d'esordio "Strange dolls", il manifesto per i concerti, alcuni scatti promozionali con la formazione a sei, un volantino promo.
Gli scossoni al gruppo dei mesi precedenti erano stati tappati anche dal temporaneo ingresso nel gruppo di una seconda chitarra, quel Marco “Jeff”, amico di lunga data che si aggiunge alle prove e in studio ma che non comparirà mai dal vivo (se ne trovano tracce nelle foto promo e in un paio di brani del singolo d’esordio.
Tornerà a suonare nel primo 12” di Lilith).
Ai primi di giugno proviamo una registrazione di un nuovo demo o addirittura del disco in sala prove ma gli scarsi risultati tecnici e sonori ci portano ad accantonare l’idea.
Con Claudio Sorge e la sua neo nata Electric Eye si era infatti giunti all’accordo di realizzare il singolo d’esordio entro l’anno ma nel 1982 trovare uno studio di registrazione non era tra le cose più semplici e soprattutto economiche (esistevano pochi e grandi studi particolarmente costosi).
Tornammo dunque al CRS di Pavia, che ci aveva faticosamente ospitato per il demo, esattamente il 15 agosto.
In tre pomeriggi registrammo e mixammo i quattro brani prescelti: il nostro piccolo “classico” “Baron Samedi” , il brano tra Cars e Lou Reed (così amavamo definirlo), “Dolls”, cantato da Paolo, la nostra tiratissima versione dello strumentale surf (quando nessuno, almeno da noi, sapeva che il surf non erano solo i Beach Boys) “Wipe out” e il primo brano in assoluto composto dai Not Moving (addirittura ancora con il nome No Eyes), “Make up”, uno pychobilly hardcore di due accordi con un solo di synth orientaleggiante.
Il 5 ottobre vado personalmente alla fabbrica milanese di vinile a ritirare le 1.000 copie del nostro primo disco, “Strange dolls”.
Lo ricordo come uno dei momenti più emozionanti della mia “carriera” musicale.
Avevo davanti qualcosa di inimmaginabile: un disco mio, nostro.
Disco che gira nelle riviste e nelle fanzines italiane ed estere e che fa fioccare recensioni positive e incoraggianti.
Se è prevedibile l’appoggio entusiasta di Federico Guglielmi sul “ Mucchio” (“un ep da non perdere che va sicuramente considerato come una delle migliori realizzazioni del nuovo rock italiano”) che a luglio ci aveva dedicato una pagina di intervista e di “Rockerilla” per voce di Alberto Campo (“quattro brani tutti esposti con la stessa profonda perversione dei Cramps…con un tenebroso futuro davanti a loro i Not Moving possono iniziare fin da ora a interferire nei vostri incubi”), sorprende il positivo giudizio di “Ciao 2001” (Manuel Insolera parla di “un rock cupo e apocalittico interessante che potrebbe portare a ulteriori sviluppi”) recensendoci a fianco di Supertramp, Devo e Shakin Strevens… e ci entusiasmano quelli delle riviste americane “Maximum Rock n Roll” , “Flipside”, “Trouser Press” oltre ad una positiva citazione su “New Musical Express” che ci accosta ai Gun Club.
A definitivo suggello la classifica dei lettori di “Rockerilla” ci pone al secondo posto, dietro ai Vanadium, tra i migliori gruppi italiani (davanti a Gaznevada, Death SS, Pankow, Wax Heroes, Neon, Krisma, ai neonati Litfiba, Nabat, Indigesti, Frigidaire Tango, Diaframma, Raf Punk).
Arrivano anche un bel po’ di concerti e addirittura qualche soldo (poche migliaia di lire ma portare a casa due soldi suonando punk rock o qualcosa di affine era qualcosa di spaziale….).
Suoniamo due volte a Piacenza, a Gabicce Mare nello storico “Aleph Club”, a Torino al “Ranxerox” , a Modena, Pavia e in uno dei templi della musica rock di allora, l’”Odissea 2001” di Milano con DeathSS, Wax Heroes, Die Form.
Tutti corredati da tanto pubblico e riscontri sempre più positivi e con un repertorio che mischia psychobilly, rock n roll e assimila una serie di sempre maggiori influenze garage 60’s (Standelles, Blues Magoos, 13th Floor Elevator incominciano sempre più ad infiltrasi nei brani più nuovi).
Il gruppo sembra finalmente aver ritrovato coesione, forza e convinzione.
Erano momenti in cui il “nuovo rock” italiano ESPLODEVA. Anni trascorsi al cospetto dei “grandi” (Area, PFM, Banco etc) e dei cantautori, anni di cassette/demo tapes e concerti “clandestini” davanti a quattro gatti, isolati e ignorati. Ed ora tutto intorno fiorivano decine di gruppi, dalle più svariate influenze, si aprivano locali, piccoli festival, giravano i primi dischi (veri dischi), i giornali di cui avevamo accumulato tutti i numeri ora parlavano di noi, di tutti noi. Ci si incontrava, confrontava, talvolta scambiava, collaborava. Una tempesta !
Il RANXEROX era un locale che si chiamava così solo nelle serate dedicate al punk ed al rock in generale,normalmente organizzava serate gay con la denominazione di "Triangolo Rosa"...quella volta suonarono anche i No-Strani subito dopo i Not Moving : ricordo che io avrei voluto aprire come supporter,mentre la tastierista ci chiese di esibirci come secondi,per esigenze di viaggio. Non cambiò molto la storia,in verità,perchè l'accoppiamento era decisamente azzardato,fu proprio l'ultima volta che riportammo la denominazione,mutata nel giro di pochi giorni in No Strange. Solo nel primissimo demo "Rainbow" usammo ancora la doppia dicitura (in pochissime copie) poi ci fu la svolta definitiva.
RispondiEliminae poi cè ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che non è cambiato nulla!!!!!!
RispondiEliminavery very eighties colours!!
RispondiEliminaConfermo, non è cambiato nulla. Fra trent'anni ci sarà qualcuno che avrà cari ricordi per aver realizzato un album con un formato/supporto diverso di un genere musicale diverso per un pubblico totalmente diverso composto da una generazione diversa, che si muove rispetto alla musica (oggi) in tutt'altra maniera da quella di 30 anni fa.
RispondiEliminaMi sa che voi continuate a confondere i sentimenti con i NUMERI ... se prima 1000 copie si vendevano in un mese,adesso per la metà ci vuole perlomeno un anno. Senza contare gli incassi serali di qualsiasi locale sul genere,con affluenze record nel 90% dei casi.
RispondiEliminaIo ho citato solo il Ranxerox,che era una discoteca,ma c'erano almeno altri 10 locali importanti nella sola Torino : di questi non se n'è salvato NESSUNO,tranne il BIG che oggi tira a campare con la house e l'Hiroshima che non ha più neanche un decimo degli iscritti che aveva all'epoca (che si è integrato con Radio Flash,le altre radio sono fallite da anni).
Non sarà cambiato nulla per chi continua a considerare la musica un hobby casalingo (nulla di male) ma professionalmente siamo calati a picco...ma non voglio ritornare su questo,perchè siamo su modi di ragionare troppo distanti e non servirebbe a nulla.
Detto ciò qualche spiraglio di aria fresca lo abbiamo ancora (lo United,ad esempio) ma dobbiamo difenderlo con le unghie e con i denti.
Mi arrendo
EliminaAvere come influenze Standelles, Blues Magoos, 13th Floor Elevator in quegli anni di rottura con il passato, in Italia poi, non era da tutti.
RispondiEliminaNon mi ricordavo che aveste suonato con i No Strani dopo di noi
RispondiEliminaC'è tanto di poster,anche sul tuo libro "Uscito vivo dagli anni 80"...sicuramente non lo ricordi perchè siete scappati via prima,infatti suonammo dopo su richiesta esplicita vostra (in particolare Severine,che ci disse che dovevate rientrare al più presto a PC). In effetti avrebbe avuto più senso fare il contrario,ma ai tempi non ci si faceva caso : c'erano festival in cui ti ritrovavi dentro di tutto,dal metal fino al minimalismo elettronico...e forse era divertente proprio per questo.
RispondiEliminaSi infatti ricordo il poster ma non ricordavo di avervi visto.
RispondiEliminaAi tempi mi trovai a suonare i Dead Boys e i Ramones dopo un grupp oche faceva brani di Pooh e Electric Light Orchestra e prima di uno che faceva Bennato e DE Gregori. A chiudere una specie di cover band dei Genesis.....
appuntamento fisso!
RispondiEliminaC
Anonimo, è cambiato poco o nulla, nella sostanza, se ci riferiamo al post dell'altro giorno: rete e tecnologie hanno moltiplicato la quantità dell'offerta musicale, ma la qualità delle proposte discografiche? ...E' cambiato che grazie alla tecnologia, realizzare e pubblicare un album è alla portata di tutti, mentre fino a vent'anni fa, era un'impresa e un momento epocale per una band (vedi vicende quì narrate). D'altra parte, oggi navighiamo su internet e tren'anni fa telefonavamo dalle cabine (per dire che la tecnologia cambia le nostre possibilità, per forza). La tecnologia è a disposizione di tutti, partiamo tutti ad armi pari, poi chi ha veramente qualcosa da dire, quasi sempre, in qualche modo, poco o tanto, emerge. As usual.
RispondiEliminaGruppi validi, se ne ascoltano a bizzeffe, oggi come allora, e gruppi che meriterebbero di più, putroppo, ce ne sono oggi come negli anni 60...Poi, quanto una band meriterebbe di raccogliere è sempre soggettivo...La differenza è che siamo bombardati di musica - per assurdo - anche troppa, quando una volta reperire dischi e notizie era una faticaccia...
Se parliamo di locali, musica dal vivo e introiti, certo che è cambiato in peggio... io non li ho vissuti, ma comunque non penso che gli anni 80 siano stati un'età dell'oro per i gruppi, o no (le 1.000 copie in un mese, immagino si vendessero anche perchè c'erano meno uscite e on esiteva il download, ma poi alla fine le copie vendute quante erano? E le spese?)? Il problema è che oggi non raccogliamo nemmeno le briciole, anzi, ci rimetti tu. Questo sì e non è poco, d'accordo...
W
Beh,io posso parlare per quanto riguarda il MIO gruppo,le altre tirature non le conosco (anche se da commerciante capivo benissimo chi era in testa alle preferenze,anche in ambito underground)...
RispondiEliminadei 3 album NS pubblicati tra l'85 e il 91 si parla di circa 10mila copie,divise in tirature diverse e con qualche differenza tra i vari titoli...cosa documentabile dai timbri siae,poi ci sono il singolo (meno fortunato,perchè secondo me non siamo un gruppo da singoli).
Va anche considerato il mercato estero,che è partito pianissimo e poi ha avuto una buona impennata negli anni successivi (tuttora,infatti è la nostra ancora di salvezza).
Per quanto riguarda i NM potrebbe parlarne Tony......
PS Non è che mi piaccia fare i conti della serva,tutt'altro,bisognerebbe capire invece i motivi del perchè questo non accade da tempo (ma non per i nonnetti qui presenti,ma in generale per tutto il panorama nostrano ATTUALE ) :-)))))
Sai che non ho MAI SAPUTO quante copie abbiamo venduto i Not Moving ??
RispondiEliminaSo che i due primi singoli furono stampati in 1.000 copie ed esauriti (ma non so se furono mai ristampati).
Che del 12" "Black n wild" si parlò di 5.000 copie (ma non credo proprio).
Mistero sugli altri dischi....
In ogni caso non abbiamo mai visto un soldo di quelle vendite (se non quelle poche copie che vendemmo noi ai concerti)
Ah, non volevo farvi da commercialista, eh;-)... chiedevo, proprio perchè non ho idea di come funzionasse all'epoca...ma, così, in generale, senza fare nomi;-)...
RispondiEliminaSul panorama attuale, sinceramente, ci capisco sempre meno: troppo complicato, troppi cambiamenti, troppa velocità... sicuramente, la rete è uno strumento che bisogna saper utilizzare per promuoversi e quì, chi primo arriva meglio alloggia, come sempre...
E' colpa della rete? Della crisi economica? Della crisi culturale? Della globalizzazione? Del mercato ingolfato? Della Madonna? Fermate il giradischi (virtuale), voglio scendere...
W
Tony,per quello che so io (da osservatore esterno) Not Moving,No Strange,Sick Rose e più o meno tutto il giro riconducibile al garage-psych o new-rock (etichette a parte) rappresentavano la fascia media delle vendite : sopra di noi arrivavano sempre Litfiba,CCCP,Diaframma e pochi altri...
RispondiEliminama anche nella fascia bassa (quella dei nomi che apparivano e scomparivano in breve) quasi nessuno era sotto la media delle mille copie : era la quota più comune per le stamperie,mentre solo in epoca recente hanno ridotto a metà le tirature (ma aumentato i costi).
Per fortuna la Toast non ci ha mai chiesto un soldo di spese,anzi...se debbo dire il vero qualcosa ci abbiamo pure intascato (non cifre folli OK,ma utili per continuare dignitosamente).
La differenza per i Not Moving,l'ho sempre detto,la facevano i LIVE concert...sicuramente voi ne avete fatti molti di più della media,perchè era proprio il vostro habitat ideale...non lo era per noi,invece,dove contava molto la scelta del posto,l'atmosfera giusta,la predisposizione del pubblico ecc... (in quel senso mi trovo meglio adesso,sinceramente).
Sicuramente i numeri hanno subito una decisa flessione,ma non so se si possa parlare di "colpe" o di responsabilità precise...l'importante,credo,sia discuterne liberamente
evitando quella retorica tipica dei ritardatari,che spesso notiamo in varie sedi,personalmente di gente che discute soltanto di rarità viniliche o di tirature limitate ne ho le balle piene,anche se non è mai un bene generalizzare...le nuove tecnologie e sistemi di diffusione nascondono diversi vantaggi,comunque vada.
Forse è vero. So che alla "fine" (87/88) i Not Moving suonavano per cifre da 1.500.000 a 2.500.000 di lire (lo stipendio medio era di 1.000.000) e riempivamo locali e piazze. In teoria doveva corrispondere un'adeguata vendita di dischi
RispondiEliminaInfatti, sono d'accordo, non è "colpa" di qualcosa o di qualcuno in particolare, ci sono tanti fattori e faccio fatica a farmi un'idea dello scenario...cioè, non basta dire siamo in Italia, viviamo tempi del cazzo, ecc...
RispondiEliminaW
L'Italia ha sempre avunto carenze strutturali notevoli (tranne che negli anni 60 e 70,ma quello fu un periodo irripetibile per TUTTO il mondo occidentale),per cui si è dovuta adeguare a viaggiare su livelli subalterni ad altre nazioni.
RispondiEliminaLa differenza,per conto mio,è che oggi dobbiamo veramente tirar fuori le palle e proporre dei modelli diversi,sia culturali che materiali,perchè nella globalizzazione la musica è soltanto una goccia in un mare di interessi colossali. Chi vuole sopravvivere,anche per poco tempo,non può limitarsi a rifare il verso ai colossi (le cosidette multinazionali) ma deve comunque operare in settori specializzati,professionali...anche da minoranza si possono ottenere grandi risultati,secondo me.
In generale l'Italia è un paese MORTO.
RispondiEliminaDa molto, molto tempo.
Stiamo all'Europa e al mondo come la Macedonia sta all'Italia (con tutto il rispetto...) . Conosciamo eccellenze artistiche macedoni recenti ?
Mancano le strutture, i supporti e di conseguenza le persone che seguono un certo tipo di cose. E' una questioni di cultura e di strutture.
Speriamo nel Collettivo Soul;-)
RispondiEliminaW