sabato, dicembre 15, 2012
John Kennedy Toole - Una banda di idioti
A cura di Andrea Fornasari detto pure AndBot.
John Kennedy Toole è uno di quegli sfortunati autori di culto per il quale le parole spese non sono mai sufficienti.
Non farò quindi nessun preambolo biografico: la storia di quest' uomo potete cercarla (facilmente) da voi e trarre le relative conclusioni.
Dirò soltanto questo: se "Opinioni di un clown" di H. Boll è stato uno dei libri di maggior successo negli anni sessanta per la sua feroce critica al conformismo della società dell' epoca, forse qualche domanda dovremmo porcela.
Il clown di Boll è in realtà un piagnucoloso artista che altro non fa se non lamentarsi degli altri e, appunto, del loro (presunto) conformismo, un egocentrico personaggio orgoglioso e, a conti fatti, non meno conformista rispetto a ciò che continuamente attacca con ferocia e, va detto, anche con stile.
A me non sorprende il successo di questo libro in un periodo di sedicenti "rivoluzionari", ma devo ammettere e constatare ancora una volta come il contenuto sia realmente debole.
Detto ciò, fa rabbia comprendere come "Una banda di idioti", ignorato per lunghi anni, salvo poi correre ai ripari con un postumo premio Nobel, sia dotato di una forza dissacrante che il suddetto clown non riesce nemmeno a immaginarsi, chiuso com' è nel suo egocentrico e patetico personaggio.
Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui.
Queste parole, prese a prestito dalla quarta di copertina del libro di Toole, sintetizzano alla perfezione il contenuto del romanzo: se riuscite a pensare ad un John Belushi (più grasso) esperto in teologia e filosofia medievale, che fra rutti e flautolenze si vede costretto a vivere in una società totalmente priva di logica e buon senso, be', ancora non siete vicini all' essenza di Ignatius, il protagonista.
Immerso in una New Orleans che meglio non potrebbe rappresentare l' America di quegli anni, fra zelanti poliziotti e sarcastici negri sfruttati, una madre ansiosa portata al martirio e all' autocommiserazione, improbabili industriali e una pletora di personaggi epici e surreali, Ignatius scrive una sorta di diario dell' assurdo mentre tenta con la forza della logica di trovare un senso all' epoca ottenebrata in cui vive. Ignatius è un borderline totale, la cui unica "amica" è una hippie ninfomane sempre a caccia di nuovi ideali e forme di rivolta.
Ma mentre ci si immerge in questo mondo stralunato diventa sempre più chiaro, pagina dopo pagina, come in realtà le contraddizioni del buon Ignatius siano nulla al confronto della mediocre meschinità che lo circonda.
Si ride, si, fino alle lacrime, ma a quel punto non si capisce bene se il riso si è trasfomato in pianto, in commozione per questo grande, immenso omaccione con il berretto verde da cacciatore e la sciarpa, che vorremmo salvare e farcelo amico.
Perchè è impossibile non amare Ignatius, proprio perchè lui non fa nulla per essere amato se non, semplicemente, essere sè stesso: onanista convinto, sporco, cattivo con la madre, improduttivo.
E l' America non è poi tanto meglio: razzista, drogata di televisione e cibo spazzatura, mediocre e pronta alla venerazione di squallidi personaggi mediatici.
La differenza sostanziale sta tutta nell' approccio: Ignatius non è ipocrita e si mostra candidamente per quello che è, con la sola forza della sua cultura enciclopedica.
E i poveri esseri che si agitano, deboli e miserabili, sul palcoscenico di questa New Orleans trasfigurata, sono quelle figure universali che sempre troviamo in ogni angolo del mondo, lì a combattere per una vita migliore, per un po' di rispetto, per il pane.
Il messaggio di Toole, forte e chiaro, ci colpisce dritto in piena faccia: senza condivisione, senza diritti per tutti, senza giustizia e senza lavoro, non può esserci futuro. E senza prospettive non possono esistere nè la felicità nè la pace.
Di nuovo dalla quarta di copertina: cento pagine per immergersi, pian piano, nel mondo di questo libro, e tutte le seguenti per sperare di non uscirne più.
Immaginatevi un capolavoro, e poi leggetelo.
Questo libro è un capolavoro.
Straordinario, anch'io ho sempre "disegnato" Ignatius con il faccione di John Belushi ...Come lui, impossibile non innamorarsi di questo strano gigante che se, paradossalmente, mi trovassi di fronte in questo momento, schiferei, d'impatto (maleodorante libero produttore di ogni tipo di suono corporeo)
RispondiEliminaAssolutamente politically incorrect, fuori da tutti gli schemi e le convenzioni, Ignatius è quello che, in fondo, tutti noi vorremmo essere:l libero.
E questo libro, si si si, è un capolavoro.
grazie per la recensione. dichiaro la mia assoluta e colpevole ignoranza nei confronti dell'autore e del libro in questione e pongo immediato rimedio. esco e compro!
RispondiEliminam.
questo (Peter) O'toole non l'ho mai letto o sentito o 'coperto' prima (come direbbe lo zanardi di Paz) ...(ho gusti antiquato-ottocenteschi in letteratura),... ma veramente grande recensione,..mi fa venire voglia di leggerlo
RispondiEliminaUn buon libro senz'altro così come "bibbia al neon" anche se non arriverà mai alla grandezza di Orwell o della Wolfe....certo rispetto ai libri pubblicati oggi.
RispondiEliminal'America è spesso stata 'dileggiata'culturalmente,..in realtà ha prodotto una grande letteratura,..Bellow's 'Humboldt's gift',..Hammett, Dos passos, Chandler, Chester Himes, james M. cain ,erskine caldwell e tanti altri,...la Pivano c'aveva ragione
RispondiElimina'Fronte del porto' e 'Dove Corri Sammy?' di Budd schulberg anche erano ottimi libri,.faulkner' sanctuary',..i racconti di saroyan ..ce ne son tanti
RispondiEliminaaggiungo Jack London e anche il capostipite di tutta la letteratura americana, Mark Twain
RispondiEliminaottima recensione AndBot
e anche Steinbeck Furore (grande anche il film di John Ford) e'The Winter of our discotent,...F.S. Fitzgerald The Great Gatsby e Tender is The Night,...Heminghway Avere e Non Avere,.poi un gran libro 'recente' su Los Angeles è Mike Davis La Città di quarzo,...poi io amo Cornell Woolrich per i suoi personaggi 'perdenti' tipici del noir,..cmq concordo con Andrea,recensione molto bella
RispondiEliminaFante, Bukowski, De Lillo e i più recenti Ellis e Pahlaniuk...
RispondiEliminaSi, c' è tanta roba buona.
AndBot
poi Salinger, mentre per me Kerouac è troppo sopravvalutato, meglio Burroughs,...James Hadley Chase ha scritto ottimi polizieschi
RispondiEliminaForse ci siamo scordati Roth, Carver e Dick...
RispondiEliminaKerouac mai piaciuto, come gran parte della beat generation.
La cosa straordinaria del libro di Toole è che cita perfino Boezio e il suo testamento spirituale e filosofico, una cosa assai rara fra gli autori americani.
"La Bibbia al neon" è pure un bel romanzo (esiste anche un film), anche se ancora un po' acerbo (Toole lo scrisse in giovanissima età).
AndBot
Eh si in letteratura siamo speso euro centrici ma gli USA hanno (e tuttora danno) dato tanto
RispondiEliminaLa buona letteratura non possiede nazionalità, anche se è facilmente riconoscibile lo stile letterario a seconda del paese di provenienza dell' autore.
RispondiEliminaAmo la letteratura psicologica dei russi (Dostoevskij su tutti) quanto lo stile asciutto di papà Hem, così come i tratti esistenzialisti di Sartre e Camus, l' anarchia di Cèline, lo stile perfetto di Joyce e tanto altro.
AndBot