sabato, giugno 09, 2012

Il West Ham, David, la sua Lambretta e Rudeness



Riprendo, per gentile concessione, l'articolo dell'amico David Bardelli che, da anni, a Grosseto, gestisce il negozio Rudeness portando una forma di CULTURA profonda, sincera e spontanea. L'articolo è tratto dal sito www.station936.it dedicato ai tifosi italiani del West ham !
Forever Blowing Bubbles !

Mi chiamo David Bardelli, sono nato a Livorno nel 1974, da genitori abbastanza poveri e del basso proletariato (babbo contadino e poi cameriere, mamma casalinga).
Dopo un po’ mi sposto a Grosseto dove passo un’infanzia più o meno uguale a quella dei miei coetanei, tra scuola e partite a pallone.
E’ con l’adolescenza che comincio a vedere le cose in un modo un po' diverso da quello degli altri, dovuto sicuramente al fatto che già a 13 anni ascoltavo punk rock al contrario di molti che non andavano oltre Jovanotti. Continuando su questa strada, il punk (quello reale) mi dà l’opportunita di conoscere gente di altre città ed è così che vengo in contatto con degli skinheads un po’ più grandi di me che mi avviano all’Oi! e alla conoscenza del movimento skin in terra d’Albione.
Ascoltando gruppi come Cockney Rejects, Business e Cock Sparrer mi rendo conto ben presto che la cosa che univa i componenti di queste bands era una squadra di calcio di Londra chiamata West Ham United.
Io al tempo (parlo del ’91 credo) erano già diversi anni che tifavo la squadra della mia città e quindi ero interessato al mondo delle curve, ma mai mi ero interessato a quelle di oltremanica.
Eppure nelle foto dei concerti e dei dischi vedevo gli skins sotto il palco indossare le sciarpe di questa squadra, anche se magari non erano di Londra e di quel quartiere.
Notai delle sciarpe simili anche in Italia, ad un concerto dei Klasse Kriminale, sciarpe a bande bordeaux e celesti, claret & blue.
Colori belli, con un logo altrettanto bello, dal sapore proletario, come se fosse una cosa universale, che appartenesse a tutti i lavoratori, non solo quelli di Upton Park.

Così cominciai a volerne sapere di più e iniziai la mia ricerca su questa squadra: da dove veniva, qual’era il quartiere, il perchè di quel logo etc.
Preciso che a quel tempo non c’era internet e a Grosseto nessuno ancora aveva sentito parlare del West Ham o della cultura casual per dirne una. Ero come una specie di iniziatore diciamo.
Mi decisi allora che dovevo per forza fare un viaggio oltremanica in un modo o nell’altro.
Nel frattempo ero uno skinhead a tempo pieno: compravo dischi, mi informavo, ero alla ricerca spasmodica dei migliori vestiti (e non era facile trovarli in Italia, ci si arrangiava come si poteva), mi appassioani alla musica nera, ska, reggae e soul principalmente, entrando così in contatto anche con certi mods Italiani e ragazzi scooteristi. Uno in particolare mi fece innamorare della Lambretta, lo scooter più stiloso al mondo, in assoluto!
Era ora: dovevo andare a Londra!
Erano gli anni ’90!
Misi da parte un bel gruzzoletto (a quel tempo lavoravo nel bar di mio padre) e con la ragazza di allora feci armi e bagagli e prenotai una settimana nella città patria di tutti i movimenti sottoculturali del mondo!


Primo giorno: dopo il classico giro a Carnaby Street non potevo indugiare oltre, dovevo andare allo stadio del West Ham.
Come tutti i novelli presi la metro e dove scesi? Non ad Upton Park, ma a West Ham!
Domandai ad un tipo dove si trovasse lo stadio, mi guardò un po’ male all’inizio, poi gli dissi che cercavo quello degli Hammers e lui con un sorriso a 36 denti mi disse che la fermata giusta era Upton Park!
Ok, prima figura di mer*a! Ripresi la metro e scesi alla fermata giusta, dopo 5 minuti ero davanti allo stadio del West Ham United: era la cosa più incredibile che avessi visto prima d’ora!
Lo sponsor, manco a dirlo era Dr. Martens, e il logo di questi famosi anfibi capeggiava su tutti gli angoli dello stadio!
Mi sentivo a casa e respiravo un’atmosfera particolare. Poco distante c’era una scolaresca, mi ricordo, credo facesse attività sportiva adiacente allo stadio.
La cosa incredibile era che tutti indossavano una maglia, tipo con lo scollo a V e nel petto c’era il logo della squadra!
Non mi pareva vero, pensai subito che in Italia queste cose non le avrei mai viste: bambini di tutte le razze uniti dai colori di questa squadra che evidentemente significava molto più di una semplice partita alla domenica!
Questi colori, claret & blue, cominciavano ad entrarmi nella testa e influenzavano anche il mio modo di vestire e nell’accostare i colori. Mi recai al botteghino, due biglietti per favore. La partita che vidi fu West Ham United vs. Tottenham. Pareggio se non ricordo male.

Dopo 7 giorni ero di nuovo a Grosseto, felice della vacanza a Londra (direi più che una vacanza!) ma allo stesso tempo sentivo che mi mancava qualcosa.
Dovevo per forza creare qualcosa che mi ricordasse per sempre quel viaggio che in un modo o nell’altro mi ha dato qualcosa in più, una conoscenza maggiore per il mio essere skinhead.
Giù da tempo pensavo di farmi una Lambretta e decisi di mettermi all’opera. Una volta trovata decisi dopo 9 mesi di restaurarla.
Smontata in 1000 pezzi arrivò il momento di scegliere il colore, che non doveva essere quello originale appunto.
Portai al carrozziere la sciarpa del West Ham che comprai allo store dello stadio e mi ricordo di essere stato almeno un’ora a scegliere i colori che più si avvicinassero a quelli della sciarpa: era chiaro, la mia Lambretta doveva essere un’omaggio a quella squadra, a quel quartiere, a quella gente, a quelle bands che amavo e che in un modo o nell’altro mi avevano accompaganto nell’adolescenza e mi avevano fatto crescere “diverso” dai miei coetanei.

Dopo quasi un anno (i soldi per il restauro non erano uno scherzo) la Lambretta era pronta: anno di grazia 1999!
Da li in poi raduni, serate, semplici uscite, la mia Lambretta era sempre con me e quei colori mi ricordavano semrpe che ero uno skinhead, che amavo certa musica, che la mia squadra del cuore oltre al Grosseto era il West Ham!
Ovunque andassi chi mi vedeva capiva subito, solo a Grosseto molti ci misero tanto a capire, fino a quando la cultura Casual e il vestire british cominciò a diventare una moda.
Da li in poi tutto divenne un po’ diverso, come questa cosa non appartenesse solo a me e in giro vedevo spesso ragazzetti con la maglia del West Ham, troppo commerciale per i miei gusti.

Dopo il viaggio a Londra oltre che la voglia di farmi una Lambretta con i colori sociali del West Ham, un’altra idea mi balenava nel cervello, ed era più o meno una cosa che riguardava il vestirsi, ma non la moda, direi più uno stile di vita, “A WAY OF LIFE!”.
A Grosseto reperire un’abbigliamento consono per chi come me andava allo stadio e per di più era skinhead e amava lo stile british era pressocchè impossibile.
A Londra notai diversi negozi molto belli di abbigliamento, ma uno in particolare mi colpì, era Sherry’s a Carnaby Street.
Un posto di appena 20 massimo 30 mq, dove dentro potevi trovare di tutto, dai vestiti agli accessori fino ai dischi (cosa di primaria importanza per me).

Da qui la voglia di creare anche nella mia città un posto dove poter reperire i vestiti giusti, la musica giusta e offrire un punto di riferimento per chi come me era ed è appassioanto di British Culture.
Nel 2004 nasce ufficialmente RUDENESS STREETWEAR & RECORD SHOP e il logo, manco a dirlo, sono i due martelli incrociati dentro un alloro. Premetto che non è stato facile aprire un negozio del genere in una città dalla mentalità ristretta come la mia, eppure col tempo sono riuscito a creare un giro di persone che con gli anni dalla semplice curiosità sono finiti come me nel vortice di questa sottocultura che trova le radici nei sixties, ma che è sempre in movimento e si rinnova continuamente!
E questi ragazzi adesso fanno serate con me, sono stati allo stadio con me, facciamo raduni insieme e supportano Rudeness nonostante tutto.
Anche se le mode passano e la crisi politica cerca di annientare i ribelli come noi, ho visto che chi ha una passione come la nostra difficilmente torna indietro sui suoi passi, difficilmente si smette di vestirsi in un certo modo, ascoltare certa musica, seguire una determinata squadra.

La mia Lambretta LI IV serie 1968 claret & blue continuerà a viaggiare colorata così portandosi dietro anni di onorata carriera ai raduni, convinto (e sperando) che chi l’ha vista sfrecciare anche solo di sfuggita abbia pensato almeno due cose: che sono uno skinhead e che tifo West Ham United!

By David Bardelli

47 commenti:

  1. Ma la fermata dello stadio non era Green Street?

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  2. Cioè, stasera dovrebbero suonare Eddie & The Hot Rods in piazza qui a Trieste. E diluvia, dio scatenato.
    Marco MODS Trieste

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  3. Bella David, complimenti per la tua Li (III serie) non esiste la IV...ho una Lambra come la tua, senza le due selle che ho sostituito con un sellone "Ancillotti"

    W King Kenny (Dalglish)

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  4. Hmm... un mio conoscente va pazzo per la Juventus, le Audi e i vestiti di Armani.
    Cambiano le marche, per il resto non colgo differenze.

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  5. hmmm...
    ma se la differenza tra upper class e working class è data solo dalla mraca dei vestiti, non c'è differenza.

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  6. Eh, mi sa tanto che il più delle volte è proprio così...

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  7. Tutto dipende anche da cosa troviamo nell'autoradio dell'audi del tuo amico. Se troviamo il very best of della pausania, quello di giggi e the legend di marley il caso è chiuso: David fa parte di una subculture, il tuo amico è un tamarro gobbo vestito d'armani in giro su un audi.

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  8. Interessante: diciamo allora che il tipo con l'Audi e i vestiti di Armani ascolta Clash, Jam e Madness?

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  9. Bisogna vedere il taglio dell'abito innanzitutto. Giacca a quanti bottoni? pantaloni? lunghezza e vita? oddio avrà mica le pinces eh? Poi per l'auto occorre sapere anno e modello. E' la sua o della morosa/moglie? sarà mica un'auto di cortesia intanto che ha portato la Mini Morris dal carrozziere?
    Nell'autoradio poi abbiamo trovato valori discriminanti solo in parte: Clash, Jam e Madness sono (anche) delle star. Certo, presi tutti insieme è un punto a favore.
    Ma la gamma di ipotesi è ancora molto ampia: potrebbe trattarsi anche di Silvio (che infatti va in giro vestito d'armani su un Audi)con qualcuno dei suoi figli/nipoti/Pato che gli hanno lasciato quei dischi in macchina, come di chiunque altro, mentre David rimane sempre uno che vive la sua subculture preferita.

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  10. Però le mie competenze finiscono qui, purtroopo.
    ho sempre simpatizzato per le varie subculture, ma resto un ragazzo di campagna, non conosco tutte le sfumature.
    Fossi in te scriverei una mail di pretesta a station936.it, specificandogli che i loro colori, la loro fantasia e la loro visione delle cose è sovrapponibile a quello di uno vestito d'armani che gira su un audi e tifa Juve.
    Anzi, vai di persona che ti spiegano meglio.

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  11. E' proprio la "visione delle cose" che mi sembra mancare nel post.
    Ci sono i vestiti, la lambretta, le squadre di calcio. Dov'è la visione differente?
    Colori, nomi delle squadre e marche dei veicoli e dei vestiti, seriamente, ma a chi cazzo gliene frega?

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    1. D accordissimo con te!
      Tra l altro figlio di un contadino e poi dice che lavorava nel bar del padre.
      Era tanto povero che si è aperto un negozio ..

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    2. Il bar mio padre l'ha aperto dopo anni, molti anni...Per aprire un negozio non devi avere soldi, ma lavorare tanto e mettere da parte quello che ti serve. E aprire un negozio come il mio non lo fai per i soldi, credimi, ma per la passione. Fate dei commenti che non sono critici, ma che sembrano solo giudicare. Non sono un paninaro, ma chi come me è skin oppure mod, l'aspetto e l'abbigliamento sono importanti, tantio quanto la musica.

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  12. hahaha grande pibio.
    ho qui un amico mod che stava leggendo com me i commenti ed in slang dell'east end milanese ha detto: "chi non capisce le enormi differenze siceramente non è neanche il caso di spiegarglielo".

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  13. Se la "ribellione" si limita ad ascoltare un cantante piuttosto che un altro, mettere un vestito piuttosto che un altro, etc, non è ribellione, è sotto-cultura (cioè scimmiottamento della cultura dominante)
    Quello che conta sono idee e azioni, qualunque sia la squadra per cui fai il tifo o la marca dei vestiti che ti metti. Tutto il resto è apparenza, mica sostanza.
    E quindi ha ragione l'amico di Cpt.Stax: "chi non capisce le enormi differenze sinceramente non è neanche il caso di spiegarglielo".

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  14. Ma Alle :-)
    Tony, che è uno dei prime mover della scena mod italiana, ha preso l'articolo di un altro mod che ha messo in comune le sue esperienze su un sito di tifosi e l'ha riportato qui, per i tantissimi altri mod che leggono.

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  15. Sostanza sostanza sostanza!!!!

    LA PRO VERCELLI E' PROMOSSA IN SERIE B per la prima volta dal 1948 (quando però era un campionato a tre gironi).Bentornata nel calcio che conta coi tuoi 7 scudetti, il tuo carico di gloria e l'inimitabile collezione di ricordi di di grandi campioni coperti di polvere.

    Grandi leoni!!!

    Bentornate bianche casacche, la leggenda vive e le favole a volte si avverano.

    FORZA PRO!

    Incornicerò il biglietto della partita di domenica scorsa!

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  16. alle il mio amico l'ha detto per l'esatto opposto di quel che credi tu. ma tanto non capisci quindi non...

    ti dico soltanto che ci siamo commossi guardando la foto della lambretta.

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  17. In sociologia e in antropologia, il termine subcultura (o sottocultura) si riferisce a un gruppo di persone o ad un determinato segmento sociale che si differenzia da una più larga cultura di cui fa parte per stili di vita, credenze e/o visione del mondo. Una subcultura può accomunare un insieme di persone con caratteristiche simili come per esempio l'età, l'etnia, la classe sociale o il credo religioso o politico, l' abbigliamento. Ogni subcultura è espressione di particolari conoscenze, pratiche o preferenze (estetiche, religiose, politiche, sessuali, ecc.) e a volte è definita nell'ambito di una classe sociale, di una minoranza (linguistica, etnica, politica, religiosa) o di un'organizzazione. Le subculture sono spesso definite in contrapposizione ai valori delle culture più grandi in cui sono come immerse, sebbene su ciò non tutti i sociologi siano d'accordo.

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  18. Al di là delle spiegazioni da Wikipedia di cui sopra, APPARTENERE ad una sotto cultura significa riconoscersi in simboli, abbigliamento, way of life etc che non sempre è il caso di spiegare.
    Se poi è un (illusorio?) atto di ribellione o solo un altra forma di omologazione a me poco importa definirlo.
    Appartengo da decenni ad una certa simbologia, mi piace, mi diverto, mi sento bene in quegli abiti, segni etc..
    Non chiedo altro

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  19. Cpt.Stax, guarda che si capiva benissimo che secondo il tuo amico sono io quello che non capisce, proprio per quello ho usato le sue stesse parole per dire il contrario :)

    Poi ecco, a volte scappano anche dei discorsi seri: leggo una cosa, non capisco e domando spiegazioni, se qualcuno me le da a me fa piacere, perchè il post così com'è sembra monco: c'è solo l'apparenza, e mi pare un po' poco.

    Per quanto riguarda le subculture, io distinguerei tra sotto-culture (riproduzioni dei valori dominanti, ad es. i paninari o gli yuppie degli anni '80) e contro-culture (in opposizione ai valori dominanti, ad es. hippie o punk).
    Mi piacerebbe capire dove si situa secondo voi l'esperienza raccontata dal post.

    Se invece dobbiamo limitarci a parlare di calcio e figa, invece che su blog è meglio andare al bar sotto casa (che almeno c'è la birra)

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    1. È tutta moda. Questo ragazzo ha come idoli gente che ha vissuto la strada e che proviene da famiglie proletarie, ma lui non ha nulla a che vedere con queste cose.

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    2. È tutta moda. Questo ragazzo ha come idoli gente che ha vissuto la strada e che proviene da famiglie proletarie, ma lui non ha nulla a che vedere con queste cose.

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  20. Nel caso dei mods parlerei di un' ALTRA cultura nel senso che non sono mai stati (se non individualmente e per scelta personale, come il sottoscritto , ad esempio) CONTRO il sistema. Semplicemente hanno scelto e scelgono di ignorarlo: della serie, non mi piace, non m'interessa, mi ascolto i miei dischi, faccio le mie cose e si fottano.
    Escapismo, elitarismo ? forse ma è , molto genericamente e superficialmente l'essenza del mod.
    Il punk, al contrario, si è sempre esplicitamente messo CONTRO per essere di volta in volta preso, omologato, liofilizzato e reso inoffensivo.
    Forse ha più forza l'attitudine MOD (ma non sono qui a fare nessuna gara :)) ovviamente) anche se più volte è stato commercializzato (vedi la linea "Pretty Green" di Liam Gallagher per fare un esempio).

    Il racconto di DAVID e del post era solo una bella storia in cui in molti credo si siano identificati per certi aspetti ma senza alcuna pretesa di completezza sull'argomento "sottoculture"

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  21. "Il racconto di DAVID e del post era solo una bella storia in cui in molti credo si siano identificati per certi aspetti ma senza alcuna pretesa di completezza sull'argomento "sottoculture"

    esatto.
    la provocazione/proporzione surreale e per certi versi giustificabile "West Ham Lambretta Fred Perry" sta a ""Juventus Audi Armani" come "David" sta a "X" ....mi fa cosi' vomitare a leggerla

    Ma poi David è uno skin!

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  22. Ma se possono fa tutte ste seghe mentali per un post???? Ora che sono stato casulamente barbaro volevo dire all'amico maremmano che quando passo di la per andare al mare andrò a trovarlo. Il negozio pare ganzo e pieno di cose interessanti. Colgo l'occasione per solidazzare con tutti i veri tifosi hammers (tipo lui e quelli di Station 936) che suppongo ne abbiano le palle piene dei tifosi per moda che conoscono solo Zola e Di Canio ma non sanno chi è Julian Dicks (per dire) e che si sono avvicinati agli hammers perchè fa ultra-figo e perchè hanno visto padron Frodo che fa l'uligano in un film. Gli hammers, il loro stadio ed il quartiere che ci sta intorno sono affascinanti....inutile dire però che i sacri colori stanno meglio addosso a noi che li portavamo a spasso già da tempo....vero Gallo? :-)

    Charlie

    Ps: indirizzo dello shop?

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    1. Scusa il ritardo, Grosseto via paglialunga 2. Se cerchi su google trovi tutto. Un abbraccio

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  23. http://www.rudenesswear.com/
    Via Paglialunga, 20 - 58100 Grosseto (Centro Storico)
    Tel./Fax 0564.418869
    info@rudenesswear.com

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  24. Tony, grazie per la spiegazione, adesso mi è più chiaro il senso del post.
    D'accordo sul punk, eh: tutte le contro-culture vengono prima o poi assorbite dal "sistema", ne avevo già scritto tempo fa sul mio blog.
    Ma almeno nascono "contro", invece di nascere direttamente all'interno. Come si dice a Milano, piutost che nient, mej piutost...

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  25. Anche se è piuttosto triste vedere tutta 'sta gente contro qui e contro là che te la mena per ogni cosa (sai le seghe che mi sono beccato nei centri sociali quando andavo vestito da mod suonando con un gruppo che cantava in inglese e che non era contro il sistema...) qualche anno dopo tutta bella ripulita e che "eh quante ne ho fatte quando ero giovane, bei tempi"...
    Allora meglio lasciar perdere i "contro adolescenziali" e dedicarsi subito a calcio e figa che si perde meno tempo

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  26. Calcio e figa....fa tanto Casula

    UTV

    Charlie

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  27. Diciamo che avendo vissuto da dentro anni ed anni di contro cultura, contro di qui, contro di là, sbattuto la testa ovunque in nome di grandi battaglie contro (ovviamente) a 50 anni ne sento un po' l'inutilità.
    Forse è servito a qualcosa o a qualcuno (a me sicuramente) ma alla fine identificarsi nei colori di una squadra, in una "colonna sonora", in un "sottocultura" va bene lo stesso e porta agli stessi risultati sul campo.

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  28. Il sito web del Martello Maremmano è veramente fatto bene.

    Charlie

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  29. Ci fu un tentativo simila a Pavia da parte del gommista Taglietti (vecchia conoscenza) che aprì un negozio in Corso Manzoni (o maglio la sua ragazza), ma che ebbe un riscontro deludente credo in quanto è chiuso già da un po. Una decina di anni fa organizzò anche qualche evento in città ai quali partecipò spesso (se no sbaglio il dj Henri) e anche io come pubblico bevente es era piuttosto popolare nei giri un po fichi in città. Credo che una volta lo portò anche nella mia fu-birreria. Lui era uno skin proveniente dalla destra cittadina e tipico esempio di un bravo ragazzo (in fondo) completamente confuso dalle simbologie giovanili, ma anche a corto di cultura sulla sottocultura.

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  30. Calcio (non proprio attualità, è per cominciare...)
    Figa (con calcio incorporato, vale doppio?)

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  31. Tony, in un rigurgito di semi-serietà (calcio e figa riprenderanno le trasmissioni il più presto possibile) mi viene da dire che a volte ho anch'io il dubbio se sia servito a qualcosa "farsi salvare la vita dal r'n'r"...

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  32. E' uno spunto per un post che volevo fare da un po' di tempo.
    A 50 anni in effetti fai dei bilanci e se non avesi avuto tra le palle Who, Clash, batterie, mods e fanzines varie probabilmente starei gestendo una farmacia e trascorrerei i fine settimana invernali a sciare e quelli estivi al mare con vacanze in belle località.
    Invece sono qua a racimolare i soldi per il prossimo gig di Weller e a impacchettare locandine per i lprossimo di Lilith.
    In due parole: ne è valsa la pena ?
    SI
    Ma lo riaffronteremo presto in esteso.

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  33. Aspetto il tuo post, ma la risposta è inevitabilmente "sì". Però a volte mi vengono dei dubbi lo stesso...

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  34. Piccolo OT (Allelimo mi perdonerà): Tony ho finito di leggere il libro e penso che star a bancone con Strummer, Little Steven, gente dei Damned, Vibrators e Sham 69 direi che è roba da urlo.....se facevi il farmacista co sta gente mica ci bevevi una birra, tutt'al più gli vendevi il Serenase :-)

    CHARLIE

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  35. Grandissimo! COYI, UP THE HAMMERS!

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  36. Ciao David! Ci siamo incrociati e scritti aperecchio anni fa su SurferJoe e il blog di Paolo Noserider..ottimo ritrovarti e prima o poi a Grosseto ci vengo!!
    Cristiano (torino)

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