mercoledì, agosto 31, 2005

Occhio agli americani ! La fine di Nicola Calipari

Come passò le sue ultime ore Nicola Calipari?
«In realtà negli ultimi giorni della trattativa la notizia più preoccupante arrivava da Baghdad e riguardava il contingente dell’esercito Usa, definito molto pericoloso: pare avessero causato sette morti in quattro giorni, gente dal grilletto facile.
La parola d’ordine è: occhio agli americani!».
Lo scrivono i componenti della «squadra di Nicola», cioè i funzionari e gli agenti del Sismi che lo affiancarono sino alla tragica conclusione della «trattativa» per liberare Giuliana Sgrena.
Il testo redatto dei colleghi di Nicola è contenuto nel libro "Nicola Calipari, ucciso dal fuoco amico" che sarà in edicola assieme a l'Unità sabato prossimo 3 settembre.
Si tratta di un documento importante, scritto da un gruppo di funzionari il cui legame con il loro «capo» sacrificato dal «fuoco amico» ha fruttato negli ambienti dell'intelligence militare un soprannome collettivo: i Calipariani.

giovedì, agosto 25, 2005

La musica che gira intorno


In liquefazione il Link Quartet (di cui uscirà però in autunno un CD live + DVD con tutta la storia dal 1993 ad oggi) , sabato sono iniziate le registrazioni di un nuovo lavoro (album , ep ? , 45 ? cassetta ?) di Lilith dopo nove anni di stop.
Per adesso due brani , l'uno donatoci da Tav Falco , "Secret Rendez Vous" , (www.limbos.org/tavfalco/) , un tango n roll come solo lui poteva fare e a cui hanno reso omaggio in un'emozionante versione le sottoscritt/moi alle percussioni (maracas e un altro bagaglio che si dovrebbe chiamare guiro che fa gnicco trr , gnicco trr , presente ?) , Luigi Betty Blue Milani alla chitarra acustica e Apollo Negri al piano anni 20 dello Studio Elfo (www.elfostudio.com). Risultato: i Los Lobos incontrano Willy De Ville con Marianne Faithfull che guarda e i White Stripes dell'ultimo album che ascoltano.
Poi io e Apollo abbiamo registrato una versione di "I need somebody" di Iggy and the Stooges , versione piano e batteria (con tre timpani) direttamente ispirati (e microfonati) dai White Stripes.
Il tutto con l'idea di "buona alla prima" .
E in effetti abbiamo registrato una volta sola/una versione sola per ottenere un blues sufficientemente storto e sgangherato che Tom Waits ci andrebbe a nozze (se non fosse già sposato , che Manitù abbia in gloria Kathleen Brennan).
Molta soddisfazione , c'è un mood , c'è un feeling , c'è un suono che si cattura solo una volta nella vita e quella volta è stato proprio verso le 16 di quel 20 agosto 2005. Never again. E oltretutto abbiamno risparmiato un casino sulle spese di studio di registrazione.

Intanto ho spedito alla GoDown Records (www.godownrecords.com) il master definitivo del live dei Not Moving (www.not-moving.blogspot.com) che vedrà la luce a novembre con relativo DVD con fatti e misfatti del passato che fu .
E a novembre se esiste un dio dei miserabili , la mummia della band uscirà dal loculo per un breve e irripetibile reunion (www.blitzstudio.it) tour lungo lo stivale (shiny shiny shiny boots of leather...)

da : La musica che gira intorno (Ivano Fossati)

Sarà la musica che gira intorno
quella che non ha futuro
Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro.
Ma uno che tiene i suoi anni al guinzaglio

e che si ferma ancora ad ogni lampione
o fa una musica senza futuro o
non ha capito mai nessuna lezione

martedì, agosto 23, 2005

La vita secondo Woody Allen

"... La cosa più ingiusta della vita è come finisce.
Voglio dire: la vita è dura e impiega la maggior parte del nostro tempo...
Cosa ottieni alla fine? La morte.
Che significa???!!!
Che cos'è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto?
Credo che il ciclo vitale dovrebbe essere del tutto rovesciato.
Bisognerebbe iniziare morendo, così ci si leva il pensiero.
Poi, in un ospizio dal quale si viene buttati fuori quando si diventa troppo giovani.
Ti danno una gratifica e quindi cominci a lavorare per quarant'anni, fino a che sarai sufficientemente giovane per goderti la pensione.
Seguono: feste, alcool, erba e il liceo.
Finalmente cominciano le elementari, diventi bambino, giochi e non hai responsabilità, diventi un neonato, ritorni nel ventre di tua madre, passi i tuoi ultimi nove mesi galleggiando e finisci il tutto con un bell'orgasmo..."
WOODY ALLEN

lunedì, agosto 22, 2005

Scorie e sommergibili: il pasticcio italo-russo

da Corriere.it del 22 agosto 2005

Putin sarà pure amico di Berlusconi ma anche un vecchio navigatore internazionale come Giulio Andreotti, che certo non è un oppositore trinariciuto, non capisce: «Perché lo smantellamento dei sottomarini nucleari russi dovremmo pagarlo noi e non i miliardari moscoviti che si comprano le squadre di calcio?».
Totale della somma da scucire: 360 milioni di euro.
Cinque volte i soldi dati ai Paesi colpiti dallo tsunami che fece 288 mila morti.
Dettaglio curioso: il governo fa bella figura con Mosca tirando fuori 8 milioni di euro, parte dei quali già usati per un party astronomico, gli altri 352 sono sul gobbo dei governi futuri. Li trovino loro, i denari.
Sia chiaro: la rimozione delle armi di distruzione di massa degli anni della guerra fredda va fatta nell’interesse di tutti. Ed è giusto che tutti se ne facciano carico.
Italia compresa, nonostante siano anni di vacche così magre che Palazzo Chigi ha deciso tagli traumatici perfino alla cooperazione o alle organizzazioni no-profit contro la fame o le malattie nei Paesi più poveri. Ma proprio per questo ogni euro deve essere speso nella massima trasparenza. Cosa che in questa faccenda non accade affatto.
Per capirci qualcosa, bisogna tornare indietro di un paio di anni. Siamo ai primi di novembre 2003.
A Roma è in corso il vertice Ue-Russia.

Quello in cui il Cavaliere, interrompendo Putin nella conferenza stampa («Scusa Vladimir, adesso parlo io») prende le difese della repressione russa in Cecenia, sotto accusa in Europa, parlando di «leggende ».
Una sortita che gli procurerà la prima censura votata dal Parlamento europeo a un presidente di turno: «Si deplorano le dichiarazioni...».
In questo contesto, il premier firma un accordo che perfeziona un impegno preso nel G8, in base al quale l’Italia smantellerà, appunto, un certo numero di sommergibili nucleari russi.
Chi se ne occuperà? La Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari), un’azienda che, nata da una costola dell’Enel, incorpora dal ’99 le competenze sulle centrali nucleari italiane.
Un gesto di generosità utile nei rapporti internazionali e pure conveniente. Lo sterminato territorio russo, ha infatti spiegato mesi prima il generale Carlo Jean (l’ex consigliere militare di Cossiga messo alla presidenza della Sogin con la benedizione di Antonio Martino, suo collega alla Luiss) potrebbe raccogliere «in cambio» le scorie nucleari italiane che non sappiamo dove mettere. Macché: manco il tempo di firmare e la contropartita cade: «La possibilità di esportare i materiali radioattivi in Russia non è più praticabile», spiega il generale, perché Mosca «si è allineata alla normativa internazionale e rifiuta qualunque ipotesi di stoccaggio permanente». Non bastasse, il progetto, che ha bisogno del via libera parlamentare, va a sbattere in una serie di difficoltà.
Anche dentro la destra, dove ad esempio Bruno Tabacci (Udc) o Stefano Saglia e Tommaso Foti (An) scalciano perché l’accordo va solo a beneficio dei russi. Per non dire della sinistra che, sia pure con qualche ambiguità lobbistica, è contraria.

Coi verdi, contrarissimi, in prima fila. Non bastasse ancora, emergono difficoltà pratiche: non ci sono i soldi.
E tutti i tentativi di rastrellarli (compreso quello del ministro Antonio Marzano di infilare nel 2004 nel decreto sulla competitività, alla chetichella, un comma per istituire un commissario ad acta) vanno a vuoto. Colpa del nuovo ministro Siniscalco, che avendo la competenza in materia visto che la Sogin appartiene al 100% al Tesoro ed è finanziata con lo 0,7% delle bollette elettriche, avoca a sé la pratica: «Fatemi capire». Rimasto al palo, Jean non si perde d’animo.
E dopo avere evidentemente avuto un via libera dall’alto, decide di giocare d’anticipo e, nonostante l’accordo non sia stato ancora ratificato, apre un ufficio a Mosca. E qui cominciano i guai. Sede di alto rango. Affitto da capogiro.
Dipendenti in quantità (una ventina, pare, tra i quali la sorella del direttore del personale Maurilio Fraboni) non solo lautamente pagati ma lautamente premiati da una ulteriore diaria di 300 euro al giorno, voce che da sola genera un costo di oltre 2 milioni l’anno. Insomma: un debutto alla grande. Come alla grande, stando alle contestazioni fatte in consiglio di amministrazione da Carlo Togni, capo di gabinetto di Altero Matteoli e vice-presidente della Sogin, è la festa (alla quale lui non va, come il rappresentante del Tesoro Fernando Carpentieri) data per brindare al progetto alla presenza di un sacco di gente come il sottosegretario azzurro Giovanni Dell’Elce e il responsabile dell’energia leghista Massimo Polledri. Uno strabiliante galà che, rivaleggiando con quello voluto a suo tempo dallo Scià per i 2.500 anni dell’impero persiano con l’ingaggio di centinaia di camerieri del parigino Chez Maxim, del Palace di Saint Moritz e dell’Hotel de Paris di Montecarlo, sarebbe costato 400 mila euro. Fatto sta che a marzo di quest’anno l’Autorità per l’Energia e la Corte dei Conti iniziano a chiedere chiarimenti su come la Sogin spenda i soldi.Ametà aprile, l’Autority contesta con una delibera alla Sogin 4,8 milioni di euro di spese, pare tutte relative alla sede di Mosca, perché per coprirle sarebbero stati utilizzati i soldi delle bollette Enel.
La società fa ricorso al Tar contestando all’Autorità il potere di censura mentre Jean sostiene che le attività di Mosca sarebbero state finanziate col fondo di 400 milioni di euro che la Sogin aveva in cassa già nel 1999, avendo ceduto i propri impianti all’Enel. Ma il Tesoro blocca il bilancio. E nel Cda Togni e Carpentieri piantano una grana tale che l’assemblea viene rimandata all’inizio di settembre. Anche perché il Cda è in scadenza: chi gestirà i soldi in arrivo?

Perché, stavolta, i soldi arrivano davvero. E non solo per il caviale. Con una improvvisa accelerazione, infatti, la Camera ratifica l’accordo e lo passa al Senato dove, il 28 luglio, ha addirittura la precedenza (nonostante la battaglia frontale del verde Stefano Boco, i dubbi della Margherita e le perplessità dell’Udc che si astiene) sul decreto anti-terrorismo dopo le bombe di Londra. Altri sei giorni (sei!) e il ministro Claudio Scajola firma la convenzione che affida alla stessa Sogin, senza gara, la gestione di tutta l’operazione.
Ma non è tutto.
L’accordo, oltre a stabilire che 8 milioni saranno tirati fuori adesso e 352 negli anni successivi, «riconosce alla Sogin annualmente un importo aggiuntivo pari al 25% del totale dei costi. Tale importo comprende un’aliquota del 20% destinata alla copertura dei costi per le attività di promozione, di controllo e ispezione svolte dallo stesso ministero».
Cosa vuol dire? Boh... Perché il Tesoro deve pagare quella quota in più a una società che è sua? Boh... E il restante 5%? Boh...
Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella
22 agosto 2005

Nascono e muoiono

Il 21 agosto del 1964, a Yalta, muore Palmiro Togliatti.
Lascia uno scritto incompiuto, che si chiamerà memoriale di Yalta, e che contiene - seppure con molte prudenze - i presupposti della rottura tra il partito comunista italiano e l'Urss.
Togliatti è stato per 37 anni (dal 1927 fino alla morte) il capo indiscusso del Pci.
Ha raccolto l'eredità di Gramsci, dopo il suo arresto, e ha guidato il partito per vie impervie, prima durante il fascismo, quando era un partito clandestino, e poi nella grande esperienza della democrazia. A Togliatti si imputano una colpa e diversi meriti.
La colpa è quella di non avere denunciato lo stalinismo nei bui anni' 30 e '40.
I meriti principali sono quattro:
avere costruito il più grande partito comunista di massa dell'occidente;
avere traghettato milioni di lavoratori italiani alla democrazia;
avere contribuito in modo decisivo alla stesura di una delle Costituzioni più avanzate della storia dell'uomo;
avere guidato una politica di lotte e rivendicazioni che è stata fondamentale per la costruzione, in Italia, dello stato sociale e di un significativo impianto di diritti

Il 22 agosto del 1917 nasce John Lee Hooker (morirà il 21 giugno del 2001).
Uno dei più grandi bluesman della storia assieme a Robert Johnson , Muddy Waters , Junior Kimborough , Willie Dixon e pochi altri.
Album come "Fried chicken and beer" , "The cream" , "Live at the Café au Go-Go" , "Hooker n Heat" brani come "Boom boom" , "Boogie chillen" , "One Bourbon, One Scotch, One Beer" , "Dimples" rimangono nella storia della musica.

giovedì, agosto 18, 2005

Belle le vacanze !

Belle le vacanze !
Tra Spagna (Gijon ,Asturie , bellissima città , con vento , sidro , bel mangiare e buon suonare con il Link Quartet e buon vedere i redivivi Yardbirds) e l' Appennino piacentino , su , in alto , dopo Ferriere dove girano i cinghiali nell'orto.

Per un bentornato non c'è di meglio che rubare una pagina al sito di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) del 13 agosto e vedere quello che ci aspetta nell'economia italiana prossimamente (vi risparmio Riotta sul Corriere che prevede foschi orizzonti con milioni di morti e catastrofi varie a causa dell'influenza dei polli)
Come non si fa ad essere ottimisti ??

" In una tabella semplice-semplice il Sole 24 Ore ha riportato i debiti finanziari delle più importanti società italiane al 31 marzo del 2005.
Vediamo cosa dice la tabellina partendo dai debiti finanziari, una piccola classifica delle società più indebitate:
1a Telecom Italia, 50.756 milioni di euro (non dubitavo),

2a Fiat, 32.121 milioni di euro (lo sapevo),
3a Enel, 25.666 milioni di euro (ho capito perché è andata in Borsa!),
4a Autostrade, 10.049 milioni di euro (tutti debiti dei Benetton?)
Telecom, Enel e Autostrade si reggono (con le stampelle) su tre fattori:

- monopolio di fatto,
- incassi continui,
- tariffe superiori alla media europea.
Ma, lo capisce chiunque, non possono durare con questi debiti e con questi manager.
Infatti, se l’indebitamento viene confrontato con il
capitale netto delle società (in altri termini quanto valgono) si ha la seguente classifica:
1a Fiat con un mostruoso 594,4%,

2a Autostrade con un altrettanto mostruoso 538,5%,
3a Telecom Italia con 239,5%,
4a Enel con il 128,1%.
Forse questo è l’ordine in cui nel tempo queste società falliranno.

Ma in realtà sono già tutte fallite."