lunedì, giugno 30, 2025

Giugno 2025. Il meglio

Ridendo e scherzando eccoci esattamente a metà del 2025: tra i migliori album quelli di Little Simz, Bob Mould, Sam Akpro, Freedom Affair, Southern Avenue, Little Barrie & Malcolm Catto, Ty Segall, Suzanne Vega, The Loft, Sunny War, The War and Treaty, Ringo Starr, Iggy Pop, Cymande, Lambrini Girls, De Wolff, PP Arnold, Altons, Delines, Gyasi, M Ross Perkins.
Ottime cose dall'Italia con Casino Royale, Simona Norato, Neoprimitivi, Calibro 35, Cesare Basile, The Lings, Putan Club, Cristiano Godano, I Cani, Billy Boy e la sua Band, Megain Is Missing, Laura Agnusdei, Elisa Zoot, Roberta Gulisano, Angela Baraldi, Flavia Ferretti, Rosalba Guastella.


LITTLE SIMZ - Lotus
Il valore della rapper inglese è fin dagli esordi indiscutibile.
"Lotus" è il sesto album e ne conferma la costante evoluzione/contaminazione, tra funk, elettronica, hip hop, la stupenda, epica, drum and bass funk orchestrale della title track , jazz, spoken word.
Ogni brano è una scoperta, pieno di sorprese, suggestioni, riferimenti ma soprattutto denota una personalità unica e difficilmente eguagliabile.
Grande album.

TY SEGALL - Possession
Non mi aveva mai appassionato più di tanto. Il nuovo album è invece sorprendente con tutte quelle volute psichedeliche, proto prog, garage, Beatles, freakbeat, Marc Bolan, blues, senza mai risultare accademicamente revivalista. Una sorta di Beck più immerso in quelle radici, meno propenso (solo apparentemente) all'innovazione. Il risultato è eccellente, il disco passa tranquillamente in decine di riascolto senza mai stancare, anzi, dando ogni volta il senso di scoperta di cose nuove.

KING GIZZARD AND THE LIZARD WIZARD - Phantom Island
Questo è il 27° album in 15 anni (è sempre la prima cosa che si scrive della band australiana). Hanno esplorato un po' tutto lo scibile sonoro e sempre in modo creativo, stimolante, divertente, innovativo. Talvolta hanno fallito l'intento, altre volte (la maggior parte) hanno colpito nel segno. Anche in questo lavoro in cui si cimentano con un rock psichedelico dalle tinte country tra 60's e 70's, con tanto di fiati e orchestra. Come sempre molto bello da ascoltare e ben fatto.

OMAR - Brighter The Days
Un ottimo lavoro per il vocalist inglese, in costante crescita e maturazione. Il nuovo album si avvale di numerosi ospiti (tra cui Paul Weller nel brano più old soul del lotto). Un'ora e dieci di musica è forse eccessiva ma il contenuto è a base del migliore nu soul in circolazione con sguardi alla old school dei Sessanta/Settanta. Il tutto a base di ottime songs mid tempo, curatissime, eleganti, raffinate.

AA.VV. - Totally Wired – A New Collection From Acid Jazz
Torna la fortunata serie di compilation della Acid Jazz Records che nel 1988 pubblicò un album con un titolo molto simile. Qualche nome noto come i Brand New Heavies con un funk strumentale irresistibile, Chris bangs o Matt Perry ma anche tanti nuovi, in particolare quello del fantomatico one man band Earth-o-Naut, con Steve White alla batteria e con una voce così simile a quella di paul Weller (...) in un soul funk travolgente con una sezione fiati. Poi la BDQ band con "Beggin'", una serie di brani latin e gran finale con i Quiet Fire in chiave slow funk. Pregevole tutto.

RODINA - Good Company
La vocalist Aoife Hearty e il tastierista Joe Tatton dei New Mastersounds insieme per un ottimo album di funk, jazz, fusion, soul e puro groove Acid Jazz. Suonato bene, molto divertente e solare.

SIMONA NORATO - Enigmistica
Personalmente apprezzo molto quando (evento sempre più raro) l'ascolto di un nuovo disco mi spiazza, non mi lascia trovare riferimenti solidi, perché si sposta velocemente, ti abbaglia, per poi scomparire nel buio. Simona Norato ci ha abituati a questo modus operandi ma in Enigmistica giunge al suo apice creativo. Ora ci senti stralci di Billie Eilish, subito dopo di Little Simz, prima che appaia un voluto e chiaro debito con Bertold Brecht e Kurz Weill, per poi abbracciare la solennità di una Diamanda Galas. Il tutto giocato su severe note di pianoforte, un uso stridente dell'elettronica, per arrivare al capolavoro di From The air (nessun pilota), con un feroce, inquietante, ipnotico, teatrale, ironico e drammatico recitato mentre in sottofondo sembra ci siano i Morphine a suonare. Album eccellente, innovativo, avanguardistico nel suo provocatorio classicismo, tutto da scoprire e con cui costantemente stupirsi.

CALIBRO 35 - Discomania
Undici brani con tre originali e una serie di cover che spaziano da Lucio Dalla agli Azymuth a Herbie Hancock, registrati in presa diretta in studio con rare sovraincisioni. Raffinatezza jazz affiancata a un groove funk rock sempre potente e spontaneo. Il talento del quartetto milanese è da tempo noto e ammirato, il nuovo album ne è un'ennesima conferma.

BUDOS BAND - VII
Lasciano la Daptone per approdare alla loro etichetta appena costituita, portando avanti la loro collaudata formula strumentale che unisce funk, soul, jazz, ethio jazz, afrobeat. Non servono tante parole per ricordare la qualità del groove, del loro sound immediatamente distinguibile. Un marchio di fabbrica unico.

THE MIGHTY MOCAMBOS - A Higher Frequency
Registrato live in studio, il nuovo album dei nove soulmen di Amburgo è una conferma della loro classe, attraverso 10 brani funk soul, quasi tutti strumentali, arricchiti da pennellate psichedeliche o disco. I brani filano veloci, arrembanti, danzerecci, pieni di ritmo e buone vibrazioni.

GINA SADMAN - 1972
Gina Sadman compone, canta, arrangia, suona il basso e si fa aiutare da una band di primissima qualità. Si muove in un contesto abbastanza conosciuto e prevedibile, tra soul, funk e rhythm and blues, guardando spesso e volentier al passato degli anni Settanta. Album molto gradevole anche se un po' impersonale.

DURAND JONES and the INDICATORS - Flower Moon
Raffinatezza, eleganza, Marvin Gaye, Isley Brothers e, non di rado, tanto gusto alla Style Council nel loro lato più sweet soul. L'album è molto leggero e mellifluo ma altrettanto godibile e di piacevole ascolto. Arrangiamenti perfetti, canzoni perfettamente costruite. Al quarto album, anche stavolta non hanno sbagliato il colpo.

WITCH - Sogolo
Vecchie glorie dello ZamRock, scena rock psichedelica nata tra i 60 e i 70 in Zambia, tornano con un album sorprendentemente attuale e fresco, in cui guardano ai suoni originari ma aggiungono una buona dose di afrobeat di primissima qualità. Produzione eccellente, groove e classe da vendere.

THEE WOPS - s/t
In una delle sue tante incarnazioni, Luca Re (Sick Rose, 99th Floor, Il Senato etc), approda ora al nuovo progetto con i Thee Wops, alla ricerca delle radici più pure del garage rock. Un pulsante ep con quattro brani è il primo atto di un'avventura che si preannuncia fin da subito travolgente e convincente (ma non avevamo dubbi). Due originali e due oscure cover (di Humans e It's All Meat) giocate tra garage beat di gusto Sixties, con un organo Farfisa a donare una peculiarità sonora ancora più distintiva. In 200 copie su vinile per Onde Italiane (info@ondeitaliane.it).

BACKDOOR SOCIETY - Backdoor City Blues b/w I Won't Love You
Non perde un colpo la band piacentina, costantemente alle prese con un feroce rhythm and blues, tinto di garage punk, veloce, torrido, potentissimo. Il nuovo singolo è un perfetto esempio di come approcciare un certo tipo di musica, buttandosi a capofitto nelle note selvagge, in ritmi forsennati, chitarre lancinanti, un'armonica penetrante, una voce perfetta per l'ambito. Per chi ama questi suoni e contesti, la perfezione.

BLOCK 33 - Promised land
La band inglese, dichiaratamente mod, spazia nell'ambito del "sound of 79", con chitarre distorte, energia a profusione, grande impatto ritmico, con numerosi riferimenti anche al Britpop e qualche aggancio al pub rock. Le dodici canzoni filano via veloci, la qualità compositiva è di alto livello, un buon lavoro.

VAN MORRISION - Remembering now
Van Morrison non ha bisogno di conferme né altro che già non sia stato detto.
Alle soglie degli 80 anni con "Remembering Now" ci regala un album di intenso soul blues, gradevolissimo all'ascolto, intenso, puro, diretto e sincero.
Come già sottolineato, poco altro da dire...(se non un cenno alla copertina. Non c'era proprio un altro grafico?).

ROSALBA GUASTELLA - Dharma
Prosegue il magico e lisergico cammino artistico della cantautrice torinese che, al terzo album, ci regala un nuovo esempio di maestria compositiva ed espressiva. Le atmosfere acustiche e psichedeliche di questo nuovo lavoro ci portano sui sentieri di Grace Slick, Sandy Denny, del folk ammantato di colori e umori cerebrali a cavallo tra i Sessanta e i Settanta. Ancora una volta un disco di pregio, personalità, a livelli di assoluta eccellenza.

‘O ROM – Radio Rom
Il terzo album del trio partenopeo prosegue il cammino nella sapiente fusione di ritmi e sapori balcanici, tzigani, mediterranei, napoletani, tempi in levare. Un’ alchimia più volte sperimentata (dai Negresses Vertes a Goran Bregovic o Gogol Bordello, tra i tanti) ma che in questa veste ha una marcia in più e non c’è nulla di scontato o prevedibile. Le canzoni viaggiano spedite (inclusa la riuscita versione in 9/8 di “Azzurro”), splendidamente arrangiate e prodotte, ricche di spunti, energia , soprattutto anima (una componente che se manca non si acquista da nessuna parte) e sincerità. L’irresistibile “Rumelaj” e “Zingari” (con l’elenco di personalità “zingare”), con la partecipazione di Daniele Sepe, sono la vetta di un album di altissimo livello.

TONY BORLOTTI E I SUOI FLAUERS – Killing Shake!
Festeggia il trentesimo compleanno la storica beat band di Salerno e ci/si regala un album nuovo di zecca che viaggia spedito nei meandri sonori da sempre amati. C’è il classico beat italiano (“Nel tuo giardino”), il rhythm and blues di “Amalia”, lo psychogarage in “Dove vai”, le atmosfere da colonna sonora di divertenti commedie all’italiana targate anni Sessanta (lo strumentale “Piccolo ma beat”), la riuscita versione in italiano (“Pazzo”) di “Psycho” dei Sonics, l’introduzione con la title track tra garage, beat e freakbeat. Come sempre una conferma di qualità, divertimento, freschezza, energia.

DEAD JACK AND HIS DRY BONES - Dead jack In The Box
Torna la demoniaca e temibile one-man-band di Jack Cortese, alle prese con il consueto calderone fumigante di primitivo rock 'n' roll, garage punk alla Sonics, abbondanti dosi di Cramps, Link Wray, blues malatissimo, country sgangherato, frat rock, swing traballante. Poco da dire, sono rari i dischi che suonano così genuini e urgenti. Gli amanti di questi anfratti sonori, pericolosi e sconsigliabili ci si tufferanno con grande soddisfazione.

THE DIRTIEST – Sooka
Dischi come questi non andrebbero nemmeno recensiti ma solo ascoltati, facendosi poi spalmare da un loro live sul pavimento di un sordido locale in un posto dimenticato da tutti. La band fiorentina suona velocissima, talvolta ai confini con l’hardcore (in questo senso ricordano certe band americane come i Dils, che precorsero il genere). E’ puro e semplice punk rock, con le chitarre mai distorte ma suonate con un impeto tale che le rende lame taglienti negli apparati uditivi di chi ascolta. Siamo in pieno 1977 ma con più rabbia, energia e voglia di travolgere. Super!

SINGOLI

SHARP CLASS - Ballad of nobody real
Nuovo singolo per il trio inglese, nuova stella del mod rock (in concerto il 5 luglio al Festival Beat). Un brano nel loro classico Jam style/mod rock '79. Sempre convincenti, freschi e potenti.

https://www.youtube.com/watch?v=Zwey0_TRyjE

THE MOLOTOVS - Today's Gonna Be Our Day B/W No Time To Talk
In attesa del primo album, previsto per gennaio 2026, il duo inglese torna con un arrembante singolo che guarda alla lezione dei primissimi Jam, con un tiro punk. Ottimo.

https://www.youtube.com/watch?v=rvAvoNYh34M

THE LEN PRICE 3 - Emily's Shop / I'm a Fake
Sanno incrociare alla perfezione Who, Kinks, freakbeat, fuzz e melodie 60's che riportano agli Action. Un singolo strepitoso!

CHESTERFIELD KINGS - Your Strange Love / It's only love
I C.K. di Andy Babiuk tornano con un singolo con una versione rimixata (ma sempre efficace e convincente) di un brano dal recente album e una calligrafica ripresa di "It's Only Love" dei Beatles.

SINOUJ - Hak Dellali
Da Madrid il colletivo afrospagnolo ci porta tra le montagne del Maghreb, in chiave modernissima e travolgente mentre nella versione remixata della Bside si va in un mondo incantato tra trance e psichedelia. Interessantissimo.

AFRODREAM - Afrotrip
Colletivo multiculturale italiano con un brano che prelude a un album in uscita a settembre. Afrofunk puro, dalle contaminazioni desert rock e psichedeliche, ritmi infuocati, melodie avvolgenti. Promettono benissimo.

SOUL SUGAR meets DUB SHEPERDS - Give Me Your Love (Love Song)
Il brano di Curtis Mayfield sottoposto a un trattamento reggae e dub che ne esalta la grazia e il groove. Versione riuscitissima.

RETI - Party People (Going Home) / My Home
In Estonia ci sanno fare con la black music, sono numerosi gli artistyi che si cimentano con l'ambito, sempre in maniera inattaccabile. Reti si divide tra un ballabilissimo soul disco e una struggente ballata soul.

JEB LOY NICHOLS - Step In
BRENDA - Take a Hint
Due brani avvolgenti e suadenti di vintage soul, gustosamente estivi.

ASCOLTATO ANCHE:
TURNSTILE (pop (pseudo) punk di bassa lega), ALDORANDE (grazioso album di soul funk fusion da sottofondo, suonato benissimo),

LETTO

Francesca Buscaglia - Etnografie Trap
Un illuminante saggio sul "fenomeno" TRAP, la marginalità dei suoi protagonisti, il costantemente voluto e cercato "folk devil" da demonizzare per la sua alterità rispetto alla normalità.
L'analisi prescinde dai contenuti musicali/artistici ma si concentra sulle "periferie urbane, spazi pieni di sconosciuti, spazi multiculturali dove l'appartenenza rappresenta una risorsa fondamentale."
"La musica trap oltre a prodotto musicale è la voce di una comunità immaginata, che offre alle comunità diasporiche dei giovani subalterni la possibilità di rispecchiarsi in un "noi" più moderno".
Interessante e perfettamente azzeccata la visione di come prima rap e poi trap siano diventati fenomeni globali e opportunità espressiva soprattutto di gruppi socialmente marginalizzati (per i quali il benessere esiste solo nelle pubblicità) che cercano (e talvolta trovano) nella musica un modo per uscire dall'anonimato e trovare fama, soldi e una modalità di scalata sociale. O imitandone movenze ed estetiche per sentirsi in qualche modo parte di "qualcosa".
In un mondo in cui "la geniale idea della governance neoliberale è stata riuscire a trasformare i diritti in qualcosa che si deve meritare" i giovani immigrati o di origine straniera si dibattono alla ricerca di un ruolo e di un'identità, sempre più pervicacemente negata e respinta.
La conclusione è propositiva, per quanto appaia utopica, alla luce del reale: "In questo momento è più che mai necessario...smettere i panni di meri osservatori e narratori di processi che riguardano "altri". Riprendere la voce: parlando, cantando, urlando se necessario. Proprio come stanno facendo, in modi e forme differenti, i giovani cosiddetti di prima e seconda generazione".
Il libro ha il profilo autorevole dell'autrice, educatrice di professione e antropologa, che lavora da anni nel sistema di accoglienza.
Ha intervistato i ragazzi, approfondendone con loro le problematiche quotidiane.
Ne esce una fotografia molto fedele, quanto drammatica dell'epoca attuale, convulsa, talvolta "illeggibile" e incomprensibile.
Un lavoro più che pregevole.

Giangiacomo Schiavi - Il Piccolo Maracanà
Dal 1962 ai primi anni 70 a Gragnano Trebbiense, provincia di Piacenza, si svolse un appassionante, mitico, pionieristico (peraltro uno dei primi in assoluto) torneo notturno di calcio.
Nell'afoso luglio padano si giocavano due partite a sera (che spesso finivano con risultati "rotondi"), sei contro sei, senza il fuorigioco, 16 squadre divise in quattro gironi, quarti, semifinali e finale.
Il tutto davanti a 2/3.000 persone a sera, fino a 5.000 (calcolate 200.000 in sei anni), assiepate in un campo dietro al Comune del paese, ribattezzato “Il Piccolo Maracanà”.
Si affrontavano abitualmente squadre di Gragnano, i “Ramarri” (il simbolo era una versione gragnanese del coccodrillo della Lacoste...), squadra per cui tenevo e che non vinse mai (come al solito!), il “Bar Veneroni”, il “Gatto Nero”, il “Baby Brazil” di Gragnanino, l’”Olubra” di Castelsangiovanni”, i “Papaveri” di Piacenza (con i giocatori del Piacenza allora in serie C) e varie altre dalla provincia e dintorni.
In particolare è da ricordare la "Rassa Grama" (La cattiva razza), nucleo anarchico che si affiliava di volta in volta a un nuovo sponsor, ricco di talento, genio e sregolatezza. Non vinsero mai m entrarono nel mito e nella leggenda.
Abitavo a 2 km di distanza a Casaliggio (dove sono tornato a vivere 20 anni dopo) e ne vidi a decine.
Ancora senza troppi vincoli contrattuali, giocarono Pierino Prati, Pietro Anastasi, Osvaldo Bagnoli, Marchioro, Magistrelli, Ferrario, Poletti (nazionale nel 1970 nella semifinale con la Germania 4 a 3) e nomi ormai dimenticati come Bicicli dell’Inter, Ambrogio Pelagalli (campione d’Italia con il Milan), Da Pozzo (portiere di Inter e Genoa), Magistrelli.
Dopo qualche anno le società proibirono ai giocatori di fare partite al di fuori dai doveri contrattuali e allora, in cambio di soldi sottobanco sempre più consistenti (e in nero), giocavano in molti sotto falso nome.
Il calcio divenne sempre più affare professionale, i vincoli della federazione sempre più stretti e il torneo finì.
"Il piccolo Maracanà. Un campo, un paese, una leggenda", di Giangiacomo Schiavi, documenta al meglio il tutto ed è la ristampa di una precedente edizione introvabile, ora edita da La Valle Dei Libri (https://www.facebook.com/profile.php?id=61572005579050).
Leggere la sua stupenda prosa mi ha riportato incredibilmente a quei tempi, quei colori, quegli odori, quella "magia irripetibile", in un tuffo nostalgico, immensamente nostalgico, per tempi che, alla fine, rimpiango tanto, soprattutto leggendo una serie di nomi che facevano parte della mia quotidianità.
Le foto, stupende (e numerose), sono di Prospero Cravedi, l'introduzione di Simone Inzaghi (che con Pippo viveva e giocava a una manciata di kilomentri di distanza a San Nicolò).

Vincenzo Greco - Il tempo moderno e i suoi inganni. Riflessioni critiche nella musica Ferretti, De André, Battiato, Waters
Un lavoro molto affine a un saggio, in cui l'autore ci conduce, attraverso una serie di profonde riflessioni personalei, condotte come un dialogo immaginario con quattro artisti, tanto diversi, quanto legati da un filo conduttore comune le cui canzoni aprono a uno sguardo alle storture del tempo moderno.
Ne risulta un libro ai limiti del "filosofico", ricco di spunti molto interessanti e stimolanti.
Non occorre essere fan o seguaci di Ferretti, De André, Battiato, Waters.
Il testo, interessante e scritto molto bene, offre tanto altro, partendo dalle loro liriche, per spaziare in una visione universale dello stato attuale delle cose.
Gli strumenti informatici si sono fatti carico del compito di ricordare per noi e con capacità infinitamente superiori a quelle umane.
Il fatto di avere affidato la memoria a uno strumento e agli algoritmi che lo gestiscono, ci ha privati del governo della memoria stessa, e soprattutto della selezione gerarchica delle cose da ricordare.
Lo fa l'algoritmo per noi.
Ma con il rischio che vengano eliminati, per mano di chi gestisce tali programmi di selezione, eventi e moniti importanti per l'uomo. Abbiamo in definitiva rinunciato al dovere della memoria.


COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Ogni lunedì la mia rubrica "La musica che gira intorno" nelle pagine di www.piacenzasera.it
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".

NOT MOVING, unica data estiva.
FESTIVAL BEAT a Salsomaggiore Terme (Parma)

https://www.facebook.com/events/996698245971556


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