martedì, maggio 27, 2014

Intervista a Stefano Giaccone



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, oggi è la volta di STEFANO GIACCONE di cui già abbiamo parlato in sede di recensione lo scorso sabato: http://tonyface.blogspot.it/2014/05/altri-cantautori-stefano-giaccone.html

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

Stefano ha preferito rispondere cumulativamente alle varie domande ovvero queste:

1
Hai alle spalle una lunga carriera. Cosa e quanto è cambiato in tutti questi anni nella scena italiana (musicisti, etichette, locali, promoters) ?

2
Ce la si fa a vivere di musica in Italia ?
Che differenze noti con le varie situazioni estere che hai avuto modo di sperimentare ?

3
Cosa pensi del fatto che in una situazione sociale così precaria come la nostra siano così pochi i gruppi e artisti nuovi a parlarne, in un paese in un cui la canzone “politica” ha sempre avuto terreno fertile (da Guccini a Lolli, da Area e Stormy Six all’HC e hip hop a MCR, Statuto, Assalti Frontali etc)
?

Risposta cumulativa per domanda 1) 2) e 3):

La musica POPular, in Italia, non ha avuto che uno sviluppo molto limitato. La grande centrifuga del mondo capitalistico americano ha prodotto il rhythm ‘ n’blues, il rock n roll, e altri “mondi” sonori/di immagine e di comportamento. Da noi questi “mondi” sono derivati da realtà sociali e sonore molto diverse.
Per capire il Rock proveniente dalla realtà che lo ha sputato fuori, ovvero il mondo anglosassone, bisogna secondo me guardare i filmati in b/n dei concerti di Elvis, del 56, 57, quelli all’aperto. Ma senza il sonoro. Guardare i volti delle ragazze, dei poliziotti ai lati del palco, dei ragazzi con le camicie a righe che non sanno bene cosa fare.
E poi guardare Elvis, un ragazzone che spinge la chitarra con il bacino, non la suona (non ha mai veramente imparato), la spinge, la punge, la batte.
Non è erotico, che è solo la versione piccolo borghese della pornografia: al contrario Elvis è il Sesso, il vero motore, il centro dell’esistenza umana.

Come per i nostri contadini fin dentro il ‘700 (schiavizzati da Chiesa e Rivoluzione Industriale) e gli Africani schiavizzati dalla Chiesa e dal Nuovo Impero Elettr(on)ico, L’Amerika, il Sesso si fa tutti insieme e in pubblico. Ascoltando John Lee Hooker o in piazza della Bastiglia. Le ragazzine urlanti o i giovani (neri e bianchi) non vogliono scopare con Elvis o con Keith Richards o con Billie Holiday; nella Chiesa Battista del Mississippi o al concerto Soul, nessuno vuole scopare Aretha Franklin (figlia di un Reverendo) o fratello Marvin o Sam o James: è una azione sonora/visiva/emozionale che riporta al centro dell’Essere Qui e Adesso, il Sesso.
Il movimento del bacino e il sudore, la bocca e le mani. Quel “pubblico” sta scopando con Elvis e con tutti gli Elvis che ha attorno, incluso l’Elvis e la Billie che abbiamo dentro.
O, meglio, che avevamo dentro.
Elvis è Il suo strumento ovvero l’asta del microfono, è il microfono. Elvis balla il rock n roll.
Elvis è il rock n roll come Jello e Joe sono il Punk. Oltre la dimensione del suono e della tecnica. T Bone Walker forse porta l’elettricità nel Blues ma la gente ricorda Chuck Berry, perché è quello il gesto/suono/mondo che scaturisce lì davanti ai loro occhi. Michael Jackson è circo, Iggy Pop è circo. Madonna è circo. Non c’è niente che mi piaccia di più che andare al Circo, sia chiaro. Ma non è Rock n Roll.
Il Rock sta nelle copertine di Electric Ladyland e di Blind Faith. Ambedue censurate. La borghesia sa cosa “ci fa pensare male”.

La POPular Music dà una forma al business della Musica, dalla sala concerti, alla strumentazione, ai contratti discografici e le esibizioni live. La grafica, la promozione: l’immaginario. Crea un modo di stare per il pubblico, sempre meno “pubblico” e sempre più Idrogeno, componente necessario quanto l’Ossigeno (l’Artista), per formare H2O, l’acqua. Da noi questo non succede e l’intero “mondo” della POPular music (di cui il ROCK è stato un momento, ora superato, di materializzazione) è rimasto una sovrastruttura, una navicella aliena che ci è arrivata addosso insieme ai Liberatori Yankee della 5a Armata. Non me ne dispiace. Del resto che senso avrebbe?
Bisogna fare con quello che si ha e qui in Italia, di musica e di cultura POPOLARE ce n’era una MONTAGNA.
Che è franata da qualche decennio. Woody Guthrie balla con Elvis e con Joe Strummer.
Da noi Modugno e Totò (non a caso sodali di Pasolini), Luigi Tenco e Ivan Della Mea, Demetrio e Lalli sono Elvis.
Ma generazione dopo generazione, critici musicali, musicisti, organizzatori, sono cresciuti nell’illusione di Happy Days e di Woodstock. Il luogo vero dell’incontro/scontro della POPular Music, ovvero il famoso caso Newport: Bob Dylan/Pete Seeger da noi non è avvenuto perché non è mai esistito quel “mondo”. Che piaccia o meno, noi siamo ancora e sempre Sanremo. Sappiamo tutto di tossicodipendenti dal talento rimasto irrisolto (sono morti ventenni) tipo Kurt Cobain o Ami Winehouse ma chiedi in giro a giornalisti, musicisti e organizzatori chi sono Giovanna Marini, Caterina Bueno, Rosa Balistreri o anche Luigi Nono e Ignazio Buttitta, Sergio Endrigo e Piero Ciampi, Luciano Berio, Giacomo Puccini, Daniele Sepe o GiacomoSferlazzo.
Un mondo che non “agisce” più nella nostra pancia. La cultura popolare è viva in luoghi lontani dall’Italietta-perif ia-di-New York: in Irlanda, Sud America e in Sardegna. Noi “suoniamo” i Rolling Stones: in qualsiasi pub sfigato in UK invece sono i Rolling Stone (chiunque li interpreti in quel momento) che ”suonano” il Mondo.
Ma tutto questo è già superato, consoliamoci. Il Rock è finito nelle Academy Televisive dove ex giovani con i tatoo in bella mostra abbracciano ex mogli di suicidi, su cui hanno riversato veleno per due decenni. La Televisione ha ucciso il Sesso. Quindi bye bye rock’n’roll. Ultime grida dalla Savana della Musica? Il Punk, non ho alcun dubbio. Disperatamente abbracciati o schiacciati nel mosh sottopalco. Guardate Ian Curtis, senza sonoro, cantare con Joy Division. Poi guardate di nuovo Elvis. L’alfa e l’omega, ma sono certo che ovunque quei due siano andati a finire, si capiscono. E’ lo stesso mondo.
Franti viene da un mondo Popolare (Hard Core Folk), non per una questione di “Italianità” (patriota per me fa sempre rima con idiota) ma perché è il latte (buono, a volte squisito) che abbiamo bevuto. Non esiste, qui da noi, nulla che ricordi il “mondo” del Rock come componente storica, organizzativa, di business, come in UK oppure, of course, in USA. Franti era fuori dal coro nell’epoca del “Rock Italiano cantato in Italiano” (che mi ha sempre ricordato quegli enti inutili come la “Cassa del Mezzogiorno”) ed è fuori oggi, nello scomparire della Musica come momento centrale della Vita Individuale.
Da ragazzo la sera che a Sanremo cantava Claudio Villa, io mi picchiavo (quasi letteralmente) con mio padre, alzando il volume al massimo per ascoltarmi “Some velvet morning” dei Vanilla Fudge o fantasticare sulla minigonna di Mary Hopkins. Oggi ci si raduna per ascoltare micro-star del Rock Italiano fare il verso ai Coldplay.
Che cosa pretendiamo da ARCI, Assessorati, Riviste, Impresari, Case Discografiche (più che Case, la camera da letto di un pazzo che butta via soldi e sonno)? Cosa possiamo intravedere se la Musica per circolare deve andare in TV, quindi diventare, d’amblè, Merda?
Esistono oggi forse 20 situazioni di locali, piccoli gruppi di compagni/appassionati, fanzine digitali, piccole etichette, singoli musicisti, 20 fortini che ancora “vivono” la loro vita dentro la “Musica”.
Bisognerebbe farci un monumento, anche se poi vale sempre ricordare “butta la tua statua giù”, per dirla con gli Area!
Elvis scaraventava nel Mondo del capitalismo post bellico il Rock n Roll, come suono di Milioni e milioni di giovani annoiati, sfiduciati, scansafatiche (giustamente) creando un enorme mercato economico, dove la Musica era al centro, era il volano. Oggi il mercato dei giovani c’è sempre ma al centro non c’è più la Musica. E con la merda che circola come dargli torto….

Ernesto Assante mi pare, qualche anno fa, notava come il “popolo di Seattle” (quindi tutto il movimento verde, no global, no tav, ecc ecc) non abbia prodotto un Bob Dylan o anche, come qui da noi, una Locomotiva. La musica non è più centrale per un movimento che, a sua volta, non è centrale nel mondo giovanile.
Il solo “fenomeno” sonoro socialmente orizzontale come penetrazione e attenzione è stato l’Hip Hop, il Rap.
Che infatti nasce da un fiume di parole e dove la Musica, il creare un nuovo Sound, è quasi assente (c’è il buon vecchio Sesso del Funk, get-appa-im-a-sexmachina… e il ri-utilizzo di loops e samples dal Jazz, o drum beats, ma la musica non è più al centro, lo sono le parole e le catenine d’oro).
Niente avviene da un giorno all’altro, nemmeno la Creazione. Ci sono stati infatti uomini di musica geniali e (disperatamente) innovatori, anello di congiunzione con il Blues, il Jazz e il Funky: Gil Scott-Heron, Taj Mahal, Albert Ayler e qualcun altro. Senza socialità non si crea cultura, né tanto meno contro-cultura. Quindi cantare “di politica” oggi è un esercizio di stile, mentre una volta era (illusorio o meno che fosse) il suono della Rivoluzione in arrivo. “Musica Ribelle” di Finardi per me vale Phil Ochs o Ivan Della Mea, mentre Modena City Ramblers o CCCP valgono il loro tempo, ovvero, come rottura rivoluzionaria SONORA, zero spaccato.

I classici album da isola deserta e quelli che consiglieresti per conoscere meglio l’opera di Stefano Giaccone.

5) (risposta che contempla unicamente Musica ROCK o POP e prescinde da amici e compagni che ovviamente, oltre ai loro CD e dischetti, porterei con me armi e bagagli!) I dischi che ho comprato per i miei figli, quando ancora succhiavano alla tetta e che spero un giorno ascolteranno con attenzione e con gioia (stessa cosa):

a) Axis: bold as love di Jimi Hendrix
b) Blonde on Blonde di Bob Dylan
c) Sgt Pepper dei Beatles
d) la Banana dei Velvet Underground
e) London calling dei Clash

I dischi che mi porterei io sull’isola (la più bella di tutte, la Sardegna):
a) John Wesley Harding di Bob Dylan
b) Islands dei King Crimson
c) For the beauty of Wynona di Daniel Lanois
d) al volo degli Stormy Six
e) Rock Bottom di Robert Wyatt (e poi nascondo nel cappotto, “Hard rain” di Muddy Waters, “Oar” di Skip Spence e un LP qualunque di Robbie Basho)(e poi “10 new songs” di Leonard Cohen, “Disperanza” di Edo Cerea e Marco Peroni, tutto Airportman e Gatto Ciliegia ….)

Ho letto in questi giorni della tua “sofferenza” per le sorti del Toro. Trovo spesso stupore quando un artista “schierato” palesa la sua passione per il calcio, come se fosse una colpa o lo sminuire lo spessore intellettuale il fatto di appassionarsi per “22 milionari in mutande che corrono dietro ad un pallone”.

calcio. Bello giocarlo. Anche bello guardarlo, a volte, quando hai bisogno di staccare un po’. Ma il calcio e “il Toro” sono cose diverse. Non tanto per i risultati, che non mi interessano, ma perché “il Toro” è un sentimento d’amore e anche molto Blues. Straziante e insostituibile.
Conosco persone/amici/compagni/ che sentono le stesse cose per altre squadre. Li capisco. A patto che non si parli di calcio, di sport, nemmeno di passione. Chi cerca di fare dei discorsi seri sulla Serie A, ad esempio, mi deprime, offende l’intelligenza mia e sua.
Ma, discorsi a parte, se si parla di cuore allora le cose cambiano. Devo però chiudere con un commento anti-juventino, che appartiene al DNA di qualunque Granata. Da parte di un Gobbo non mi aspetto nulla di diverso, sarcasmo e simpatica perfidia.
E' il nostro destino. Here we go: dei risultati calcistici me ne sbatto, nemmeno battere la Juve per me vale la pena.
La Juve, dal mio punto di vista, si batte da sola, proprio perché è la Juve.
Come picchiare uno che sta cagando: troppo facile.

In memoria di Tore Tadasuni. Mai soli. Stefano Giaccone

8 commenti:

  1. Intervista ricca ricchissima.
    Appena letta me la devo rileggere.
    Respect
    A presto,a Torino,Stefano

    Cristiano
    (gobbo,troppo facile:-)

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  2. La miglior intervista fino ad ora. Da leggere e rileggere, grande Giaccone !

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  3. A proposito di Torino :
    3 festival programmati nelle giornate di 20 - 21 - 22 giugno
    allo SPAZIO 211 (via Francesco Cigna 211)

    la line up del 21 GIUGNO è: BOBSLIGHT BABY, MIKE COOPER, DUSE, JOOKLO DUO, LAY LLAMAS, LA PIRAMIDE DI SANGUE, MAI MAI MAI, MORKOBOT, NO STRANGE, PSALM N LOCKER, SONIC JESUS, S.O.A.B.

    Ursus

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  4. le interviste sono interessanti tanto quanto è interessante l'intervistato.
    questa è una delle poche interessanti tra quelle lette negli ultimi anni.

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  5. grande intervista e grande Mary Hopkins,..,,mio padre era Granata anche lui, so respect

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