(in basso Kevin Rowland, aprile 1970).
Estratto dalla recente biografia di Kevin Rowland dei Dexy's Midnight Rummers, "Bless me Father" (recensione lunedì).
Nel momento in cui arrivai a Londra io facevo riferimento ai Mods locali con le loro pettinature curate, con i loro fantastic Mod Walks guidando i loro scotters (non dovevi indossare il casco ai tempi e nessun mod lo avrebbe mai fatto. Sedevano incredibilmente dritti su quelle macchine italiane.
Ma il 1969 era il NOSTRO momento proprio come per i Mod qualche anno prima e i Ted ancora prima. Noi avevamo il nostro look e la nostra musica, il reggae.
Non c’era nessun nome per questo look al tempo, ma PEANUTS era la descrizione che qualche volta davamo di noi stessi.
Skinhead era un termine scherzoso.
Se vedevi un amico che tornava dal barbiere con i capelli cortissimi magari gli dicevi “Oi, skinhead”.
Del nostro giro nessuno aveva quel taglio ma in parecchi incominciarono a farselo. Skinhead non è stato il nome di una sottocultura giovanile fino a quando non glielo hanno dato i media.
Il cool era nei sobborghi.
Fu ucciso dalla distorta visione che ne diedero i media.
Un giornale parò di Suedeheads dicendo che era la nuova moda.
Un gruppo di 11/13enni e qualcuno più vecchio incominciarono a descriversi con quel nome. A quel punto uno scrittore da “cash-in” (Richard Allen) che aveva già scritto un libro con il titolo di Skinhead ne pubblicò uno intitolato “Suedehead”.
E il mito nacque.
Al giorno d’oggi senti gente che parla dei Suedeheads come se fosse esistita una sottocultura del genere.
Ai tempi nessuno si chiamò mai così.
Nessun commento:
Posta un commento