Uno dei migliori attori ancora in circolazione (un Oscar e nove candidature, premi a profusione).
"Il padrino", "Scarface", "Carlito's Way", "Donnie Brasco", "The Irishman", "Serpico", "Quel pomeriggio di un giorno da cani", "L'avvocato del diavolo", "Ogni maledetta domenica" bastano a comprenderne la grandezza.
Ma ci sono decine di altre interpretazioni, tanto teatro, regia, televisione.
Ovvero, milioni di cose da dire e ricordare.
Purtroppo l'autobiografia definitiva di AL PACINO è piuttosto carente in tal senso.
Gli aneddoti sono ovviamente tantissimi ma spesso un po' banali e scontati, le battute ironiche non fanno granché ridere, talvolta si passa di palo in frasca senza capire bene il senso di certe scelte.
La trama è "semplice" e tipicamente americana:
gli inizi difficili nel South Bronx, la caparbietà e un po' di colpi di fortuna, portano, attraverso un cammino difficoltoso, al successo.
In cui si perde spesso, tra abusi, errori, mancanze.
"Ho preso atto della mia anarchia di fondo. Un conformista selvaggio."
Finisce maluccio, tra alcol e droghe, sperpera qualcosa come 50 milioni di dollari in poco tempo, si trova più o meno in bolletta e ciò spiega il perché di molti film decisamente imbarazzanti in cui lo abbiamo trovato negli ultimi anni.
Le aspettative erano forse un po' alte ma un po' di amaro in bocca rimane per un'occasione perduta.
"La mia vita è sempre stata il mio lavoro: una cosa che spalanca le porte e lascia libero lo spirito. Libero di andare in un mondo dove regna l'immaginazione e dove tutto è scoperta, piacere, estasi".
Al Pacino
Sonny Boy. Un'autobiografia
La nave di Teseo
322 pagine
22 euro
Traduzione di Alberto Pezzotta
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