A 2/3 dell'anno l'elenco di ottime uscite da segnalare si allunga ancora di più.
Dall'estero Judith Hill, Libertines, Prisoners, the X, Bella Brown and the Jealous Lovers, Dexy's, Jack White, The Heavy Heavy, Les Amazones d'Afrique, Sahra Halgan, Boulevards, Mdou Moctar, Paul Weller, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes, Mourning (A)Blkstar, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Clairo, Big Boss Man, The Wreckery, Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Kamasi Washington, Real Estate, Lemon Twigs, Bad Nerves, Tibbs, Idles, Krypton Bulb, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7, Fontaines DC e Popincourt, The Tambles, Grace Browers & the Hodege Plodge, Lady Blackbird.
Tra gli italiani Ossa di Cane, Peawees, A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Manupuma, Rudy Bolo, Klasse Kriminale, Cesare Basile, Organ Squad, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce, Paolo Benvegnù, Zolle, I Fenomeni, Lovesick, Newglads.
THE HEAVY HEAVY - One Of A Kind
Spettacolare esordio per la band di Brighton che pesca a piene mani nei fine Sixties più cool, tra melodie alla Jefferson Airplane, Turtles, Monkees, ballate West Coast (vedi CSN&Y), immancabili riferimenti Beatlesiani. Ma ci sono anche Velvet Underground, The Band, il Dylan di metà decennio, Byrds e tanto altro, incluse folate Britpop/shoegaze. Irresistibile.
THE BELLRAYS - Heavy Steady Go!
Lisa Kekaula e Rob Venom hanno superato la dozzina di album all'attivo e i trent'anni di attività ma non hanno perso un briciolo di energia e potenza sonora, attraverso la consueta formula che accosta una base hard punk alle melodie vocali e al timbro chiaramente soul della cantante. Non fanno eccezione i dodici brani del nuovo lavoro, solidi, robusti, molto hard rock oriented (inclusa una grintosissima versione di "Ball of confusion" dei Temptations) che saranno prevedibili e socntati finché si vuole ma non lasciano mai indifferenti.
KRYPTON BULB - Beards, Balls & Bravado
Esordio per la band irlandese con un sapiente mix di garage punk (a volte sembrano gli Stairs), varie dai Sixties, Creedence, quel power pop trendy alla Dandy Warhols e Hives.
Un album molto godibile, pieno di energia e personalità.
Sorprendenti.
BLUES PILLS - Birthday
Blues Pills goes pop.
Nel nuovo album c'è un ottimo mix di rock blues, qualche fuckin' da dura rocker, un po' di Janis mood sparso qua e là e brani più che accattivanti.
La title track spacca, "Bad choices" sembra le Supremes in chiave Jet, non mancano altre piacevoli sorprese.
Mica un brutto ascolto, anzi piacevole ma molto lieve e talvolta impalpabile.
Ma funziona.
GRACE BOWERS & the HODGE PODGE - Wine on Venus
La giovanissima chitarrista americana se ne esce con un album semplicemente esplosivo, tra southern rock, un torrido funk, rock blues, Janis Joplin, Sly and the Family Stone (non a caso riprende "Dance to the music", sonorità caldissime, voce superba, grande groove. Sorprendente e con prospettive future più che brillanti.
NICK CAVE & the BAD SEEDS - Wild God
Lydia Lunch ha espresso un parere piuttosto tranchant su Nick Cave: "Il miglior live che hai visto? I Birthday Party con Rowland S Howard, prima che Nick Cave diventasse un predicatore cristiano di ballate morbose." Il percorso intrapreso con "Skeleton Tree", "Ghosteen" e "Carnage" documentava il tuffo drammatico dentro il lutto. "Wild God" sembra una transizione tra quel lungo drammatico momento e una resurrezione verso altre dinamiche. Un Nick Cave contemplativo, sacerdotale, ammantato di blues e gospel. Un buon album, seducente, ipnotico, lisergico a tratti.
THURSTON MOORE - Flow Critical Lucidity
I Sonic Youth sono stati tra i gruppi più innovativi e originali dagli anni Ottanta in poi, tra i protagonisti del passaggio dell’alternative/underground rock nel mainstream. Il loro sound abrasivo, figlio dell’hardcore e della sperimentazione è rimasto tra i momenti più interessanti del post punk. Dopo lo scioglimento (nel 2011) i quattro componenti si sono sparsi tra mille progetti, più o meno riusciti, ma senza mai eguagliare la qualità della band madre. Non si contano le opere e collaborazioni del chitarrista Thurston Moore che torna ora con un ottimo album, che oscilla tra echi di Lou Reed, psichedelia, retaggi Sonic Youth, riferimenti “orientali”, ballate laconiche e malinconiche. I fan apprezzeranno ma un ascolto è consigliato a chiunque.
THE THE - Ensoulment
Torna a splendere la creatura di Matt Johnson dopo un lungo periodo in sordina artistica. Il nuovo album è ricco di brani bluesy, soffusi, spesso dalle tinte soul ma con l'impronta personalissima della scrittura di Matt che non dimentica le radici new wave e il suo modo unico di intendere la musica. Un lavoro di primissima qualità.
SOFT PLAY - Heavy Jelly
I SOFT PLAY, già ai vertici con il nome di The Slaves (lasciato nel 2022), tre album alle spalle, entrati sempre nella top 10 inglese, cambiano nome ritrovando le medesime coordinate sonore, aggressive, potenti, serrate, una miscela di punk, Beastie Boys, Prodigy, Sleaford Mods, condimenti rap, Viagra Boys e l'immancabile prezzemolo post punk. Approccio genuino, in perfetto equilibrio tra mainstream e alternative.
COLOR GREEN - Fool's parade
Vivere in California può causare assuefazione alle atmosfere West Coast. Per il secondo album il quartetto sfoggia tutti i colri del posto, tra psichedelia, Sixties, folk rock, rock classico, intense ballate Doorsiane. Bravi, non semplicemente derivativi, ma con una buopna dose di personalità.
SHEMEKIA COPELAND - Blame it on eve
Potentissimo album blues, che non esita a entrare nel rock blues alla Stones ("Broken high heels" o "Is there anybody there?") o in contesti country e gospel. La voce di Shemeika domina incontrastata, il sound è solido e possente, i testi parlano di emancipazione femminile, ambiente, questioni razziali. Classe, grinta, consapevolezza sociale. Super.
LADY BLACKBIRD - Slang Spirituals
Nuovo album, particolarmente ispirato, per la vocalist californiana, dopo l'eccellente "Black Acid Soul". La matrice è un soul spesso di stampo tradizionale, a cui si aggiunge una visione moderna e in progress, una conclusione ipnotico psichedelica e influenze varie sparse a piene mani (spiritual in primis ma anche funk e blues). Ottimo lavoro.
PM WARSON - A little more time
Con il terzo album il musicista inglese si conferma un eccellente interprete di un'affascinante e godibile miscela di soul, rhythm and blues, northern soul, blues.
Suonato, prodotto e registrato con estrema raffinatezza ed eleganza, con atmosfere soffuse, calde, "smokey", avvolgenti, misteriose, sorta di Chris Isaak soul.
NICK LOWE - Indoor Safari
Divertente album di rock 'n' roll, rhythm and blues, pub rock, nel classico stile a cui ci abituati. Anni Cinquanta e Sessanta si rincorrono spesso e volentieri. Niente di cui stupirsi ma un ottimo sottofondo fattodi passione, amore per certi suoni, sano disimpegno.
HAMBURG SPINNERS - Im Schwarzwald
La band tedesca confeziona un gradevolissimo album strumentale a base di Hammond, Jimmy Smith, Booker T and the Mg's, sonorità cinematografiche, soul e funk. I cultori del genere sono avvisati.
PEAWEES - One Ride
Kilometri spesi in concerti su e giù per l'Europa, settimo album e abbondanza di riconoscimenti a un talento compositivo che si é progressivamente raffinato e personalizzato. In “One Ride” si mastica un saporito mix di power pop, garage punk, rock 'n' roll, soul, melodie di ispirazione Sessanta, ritmi sostenuti ma mai esageratamente veloci, tanta cura per i suoni. Un lavoro di grande presa e dalle indiscusse potenzialità.
ARTISTI VARI - Lievi favole
L‟associazione Culturale “Gavinuccio Canu” ha prodotto il doppio LP dal titolo “Lievi Favole” che comprende le ultime canzoni originali inedite del cantautore sassarese Gavinuccio Canu, scomparso il 14 febbraio del 2022. Il disco, in 300 copie, sarà pubblicato e acquistabile dal sito www.gavinucciocanu.org, da settembre 2024. L‟idea nasce dalla volontà di incidere il ricordo di Gavinuccio in modo indelebile e, contestualmente, rendergli omaggio grazie alla partecipazione sentita di chi come lui ha vissuto e vive la musica in modo viscerale. Un lavoro collettivo “nazionale” che possa farne conoscere e apprezzare la figura artistica anche fuori dalla sua Sassari e dalla Sardegna.
Il doppio album include le registrazioni originali, scabre e intensissime di Gavinuccio Canu e le rivisitazioni altrettanto dense e profonde di una serie di artisti di primo piano della scena new wave e cantautorale italiana, tra cui Andrea Chimenti, Rita Lilith Oberti con Cesare Basile, Miro Sassolini, con Gianni Maroccolo, Mauro Ermanno Giovanardi, tra i tanti. Un lavoro unico, prezioso, a tratti sperimentale altre volte declinato in chiave canzone d'autore, destinato a rimanere nella storia della musica underground italiana.
LUNOPHONE - Surroundings
L'unione tra il musicista irlandese James Strain e Dario D'Alessandro degli Homunculus Res ci regala un album complesso, visionario, ricco di pregevoli spunti, con uno sguardo particolare al miglior Canterbury Sound (soprattutto dalle parti dei Caravan), jazz rock, progressive. Ci sono anche sperimentazione, abbracci ai King Gizzard & the Lizard Wizard, ritmi sincopati, elegie King Crimsoniane. Ottimo.
THE TWERKS - A Private Display of Trouble
La band di Sesto San Giovanni torna sulle scene con un nuovo album dopo una serie di incisioni sparse nel corso degli anni (un ep, il primo album, un altro solo su cassetta). Punk rock ruvido e aspro con svariate influenze, dal garage al power pop, fino agli X che fanno capolino in "Failure". Sound compatto, esecuzione carica di energia e potenza.
https://venti3.bandcamp.com/album/a-private-display-of-trouble
SPECTRE - Slow Emotional Death
I comaschi Croutons ha all'attivo una serie di incisioni dal 2013 in poi, prima di cambiare nome nell'attuale Spectre e indirizzare il sound di stampo hardcore californiano anni Ottanta verso influenze più dark. I sei brani del nuovo LP/EP guardano spesso ai TSOL di "Dance With Me" (vedi "Insects"), ai 45 Grave e ai Christian Death di Rozz Williams. Il sound è acido, le voci riverberate, i ritmi sono tribali, il basso in evidenza. Gli appassionati del genere apprezzeranno tantissimo.
https://venti3.bandcamp.com/album/slow-emotional-death
CHARMING ARSON – Another kind of vision
La band italo americana (alla chitarra Stefano Bellezza, ex Underground Arrows) al terzo lavoro con un ep di sei brani, all’insegna di un pop rock di gusto anni Sessanta che non di rado guarda a Who e al gusto compositivo di Paul Weller (dai Jam alla carriera solista). La band gira al meglio, le canzoni hanno un piglio ritmico pulsante, arrangiamenti ben calibrati, suoni azzeccati e anche quando rallenta e si dedica a una ballata melodica conclusiva (“Magic Alex knows” con ripetuti, fin dal titolo, riferimenti Beatlesiani) riesce alla perfezione a creare un brano compositivamente complesso ma di alta qualità. Partenza eccellente.
FRED-A-STERRO – Provinciali
La band toscana all’esordio con un album di undici brani potenti, crudi, arrembanti, caratterizzati da una line up quanto mai inconsueta: batteria, basso (distorto), voce. Riff minimali, ritmiche serrate, voce in primo piano. Non è facile evitare la ripetitività con una formazione così stringata ma la band riesce ad essere varia e originale. Alla fine l’album è godibile, ben fatto e pieno di energia. Un applauso.
ASCOLTATO ANCHE:
LA LOM (Hammond sound su ritmi latini e Tex Mex, molto carino), HINDS (pop rock ruvido e ben fatto per il duo spagnolo con grandi ospiti come Beck e Grian Chatten. Buono),
LETTO
Daniel Rachel - Too Much Too Young
La splendida avventura della 2TONE RECORDS, fulminante, breve, accesasi come una stella sfavillante ed esplosa come una (champagne) supernova, lasciando luminosi detriti vaganti fino ai giorni nostri, raccontata attraverso minuziosi particolari in questo eccellente libro (tradotto in italiano da Flavio Frezza per Hellnation Libri).
Un'etichetta che nasce e vive come un collettivo anarco/marxista sotto la ferrea guida di Jerry Dammers, tastierista e mente pensante degli Specials.
Non c’erano contratti formalizzati. Gli accordi venivano siglati da una stretta di mano. Senza costituzione formale né iscrizione ai registri, l’etichetta esisteva soltanto di nome. Come piaceva dire a Jerry, «più che una casa discografica, era una presa per il culo delle stesse».
Vendettero milioni di copie dal 1979 al 1986 con i dischi di Specials, Selecter, Bodysnatchers, il primo singolo dei Madness, The Beat per implodere poi tra mille divisioni, litigi, cause legali, debiti, dischi e gruppi ignorati, passando in mezzo alla violenza ai concerti, agli scioglimenti dei gruppi, alla (mala) gestione dell'etichetta, inadatta al volume di soldi incassati e alla complessità di unire realizzazioni di dischi, organizzazione di lunghi tour, economia "aziendale".
Le canzoni affrontavano argomenti che, per i giovani, rappresentavano la vita quotidiana: violenza di strada, abusi sessuali, gravidanze adolescenziali, disoccupazione, rischio di una guerra nucleare.
La 2 Tone era una nuova forma di musica di protesta, attraverso la quale riecheggiava l’eredità dei pionieri degli anni sessanta come Bob Dylan e Joan Baez, e cercava di trasmettere al pubblico l’idea di un’unità politica e sociale.
Uno degli scopi della 2 Tone era educare il pubblico e fargli capire che si trattava di musica inventata dai neri: dovete accettare il fatto che il mondo non è bianco, ma a due colori”.
La 2 Tone tentava di infondere nella testa della gente l’idea di uguaglianza e di dare un freno al razzismo.
Venivano tutti dal nulla: lavori di merda, monolocali di merda, senza un soldo in tasca. Cercavano di farcela partendo da zero. C’era un’atmosfera di avventura. L’ideale alla base della 2 Tone avrebbe preso vita sulle piste da ballo dell’intero paese.
Finì malamente.
Il libro è impietoso nel raccontare anche il lato oscuro della vicenda ma è sempre equilibrato e il più possibile fedele alla realtà.
Indispensabile per i cultori di un certo ambito.
"La 2Tone ispirò uno stile che travolse il paese. Sostenne l'antirazzismo, mise in discussione il sessismo e incoraggiò persone di idee differenti a sposare il multiculturalismo. Il suo impatto continuerà a dar vita a dibattiti sociologici e politici, sia sulla carta stampata che nei pub. Tali discussioni sono importantissime e aiutano a interpretare uno dei più grandi culti giovanili della storia britannica."
Stefano Gallone / Joyello Triolo - Easter egg e dischi
Easter Egg sono quei messaggi criptati, lasciati dagli autori nei dischi (ma non solo) che solo i fan e i cultori più appassionati riescono a cogliere.
Nella (lunga) storia della musica rock, come il libro dimostra, ce ne sono in abbondanza.
I Beatles si divertirono tantissimo a spargerne nei loro album (vedi "Glass Onion" ma soprattutto la vicenda del "Paul is dead" su cui giocarono parecchio).
Finito il sogno, Paul e John se ne mandarono di più o meno espliciti nei rispettivi dischi.
Anche i Led Zeppelin con le manie di occultismo non si sono risparmiati in tal senso e nemmeno i Pink Floyd sono stati parchi.
Il libro è molto divertente e appassionante, nel svelarci una lunga serie di particolari intriganti che abbracciano uno scibile sonoro e artistico ampissimo, da James Brown ad Aphex Twins, da Bob Dylan agli Iron Maiden, da Radiohead a Frank Zappa.
Chissà se c'é qualcosa anche nel disco che state ascoltando ora....
Martin "Sticky' Round - Scooterboys. The lost tribe
La scena "Scooterboy" fu una diretta filiazione da quella Mod, nei primi anni Ottanta, per assumere progressivamente (in Gran Bretagna) una dimensione molto personale che dalle origini si allontanava drasticamente.
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker.
Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Penny Rimbaud - Shibboleth: My Revolting Life
E' un racconto (solo in inglese) acre, pieno di dubbi, di rimpianti (non per quello che è stato fatto ma per ciò che non è accaduto) quello di Penny Rimbaud, membro dei CRASS, paladini dell'"anarco punk", fautori di una delle più interessanti forme di autoproduzione, agitatori sociali, band influente per centinaia di gruppi ed esperienze simili e tanto altro.
Nati nel 1977, scioltisi nel 1984, sono stati protagonisti di clamorose iniziative contro lo stato, il governo Tatcher oltre che di sei album, due live e vari 45 giri (la band ha venduto circa DUE MILIONI di DISCHI).
Il libro (pubblicato nel 1998) ne racconta le gesta, intorno a una vicenda che toccò profondamente l'autore, la morte dell'amico Phil Russell/Wally Hope, probabilmente ucciso dalle autorità, lasciando però il caso insoluto.
Ci sono puntualizzazioni profonde e talvolta amare sul ruolo dei Crass.
"Poco dopo avere pubblicato il nostro primo album abbiamo realizzato di essere in pericolo di diventare i "leader" di un nuovo movimento di cambiamento sociale. Un ruolo che rifiutavamo di avere. La rivoluzione che cercavamo non doveva avere leader."
Molto interessante e facilmente trasferibile ai giorni nostri e a quanto accaduto in tutti questi anni, la riflessione sullo scoppio della guerra delle Falklands, voluta dal governo inglese e sui movimenti pacifisti:
"Quando i problemi sono astratti il movimento pacifista è sempre stato felice e pronto a cantare "no war".
Ora che una guerra contro cui urlare c'era davvero, il silenzio era davvero doloroso".
Alla fine la band, la Comune in cui vivevano, lavoravano, accoglievano ospiti da tutto il mondo (inclusi 12 punk italiani che restarono lì a sbafo per dieci giorni senza sapere una parola di inglese, a parte "Crass"), componevano, progettavano azioni, esplosero.
Ognuno alla ricerca di sé stesso/a e di una vita personale e non più comunitaria.
"Per cinque anni le nostre vite sono state dominate dal vorace appetito dell' "Organizzazione Crass".
A parte la routine dei tour e dei dischi, la vita nella casa chiedeva sempre di più. Il telefono non smetteva mai di squillare, quando un gruppo di ospiti se ne andava, ne arrivava subito un altro.
Come qualcosa che sembrava di una facilità spaventosa, ognuno della band svolgeva il ruolo assegnato.
Ma a quale costo? Ai tempi nessuno lo sapeva.
Dei problemi personali e dei dubbi non si parlava mai, non c'era semplicemente tempo per quello e in ogni caso, c'era una rivoluzione da combattere".
Uno scritto molto interessante per i cultori della band ma che ripercorre il cammino di tanti "rivoluzionari" e le loro (nostre) sconfitte.
Nel giro di sei mesi il movimento punk fu venduto e acquistato.
I controrivoluzionari capitalisti lo uccisero con il denaro.
Il punk degenerò dall'essere una forza di cambiamento per diventare un altro elemento del grande circo mediatico.
Venduto, igienizzato e strangolato il punk diventò un'altra merce sociale, la memoria bruciata di ciò che poteva essere. Non volevamo diventare un' altra serie di vittime del mercato.
Questa volta volevamo che funzionasse".
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
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