Si sono chiuse le Olimpiadi di Parigi 2024.
Come sempre uno spettacolo stupendo, con gare appassionanti e travolgenti (personalmente il top è Italia-Giappone di pallavolo maschile, con emozioni irripetibili e il cammino vincente di quella femminile).
Molto deficitaria l'organizzazione, soprattutto la testardaggine a volere confermare le gare natatorie nella Senna, contro ogni logica.
Parecchi problemi anche tra arbitri e giurie (non solo a scapito dell'Italia).
Azzurri e azzurre ne escono alla grande con vittorie strepitose, un ottimo medagliere (peccato per la ventina di quarti posti che per un centimetro o un centesimo potevano darci soddisfazioni anche maggiori).
L'aspetto più confortante è stato vedere la soddisfazione di tutti e tutte ad essere lì a gareggiare, anche quando avevano sfiorato le medaglie per un soffio, in pieno spirito olimpico e quanto fossero fresche, genuine, sincere, accompagnate da un sorriso e da un linguaggio maturo e forbito, le dichiarazioni di fine gara.
Ragazzi e ragazze giovani, felici di fare i sacrifici che hanno affrontato e di essere stati/e partecipi di un evento unico.
Tutte meno una che con una sceneggiata invereconda ha scatenato tutta la sessuofobia e "banalità del male", nel male per eccellenza, i social, sobillata da una "cultura" mentecatta e vannaccia.
Alle prossime Olimpiadi!.
Peccato ci siano ogni quattro anni e che, anagraficamente parlando - se tutto va bene - me ne restano solo una manciata da vedere.
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