"Ne detesto il qualunquismo, il razzismo, il classismo,,l'egoismo, l'opportunismo, il trasformismo, la mezza cultura peggiore dell'ignoranza, il rancore, il coacervo di mali nazionali che lei incarna in blocco, nessuno escluso, al punto di essermi convinto che se c'é una figura simbolo degi orrori dell'Italia, una creatura di carne ed ossa che tutti li racchiude, questa è Angela, mia madre".
Un racconto spietato, tragico, talmente feroce che a tratti assume i contorni di commedia, si apre al sorriso (per quanto amaro).
Una madre impossibile, di cui ricorda con affetto i lati positivi, affossati immediatamente da quel "fuoco che si porta dentro" che incenerisce ogni potenziale apertura positiva.
E' anche un cattivo e acre scontro, costante, duro e senza pietà tra Nord e Sud, immaginati e pregiudiziali (visti dall'ottica meridionale).
"Angela odia sia per differenza sia per affinità, e per affinità odia ancora più intensamente.
Non concede mai al vento della sua avversione un rifugio in cui placarsi, ma gli lascia davanti una prateria dove soffiare senza requie: ha bisogno di odiare come di respirare, sente di non esistere se non si contrappone."
Tale è l'estremismo verbale, l'accanimento di Angela contro ogni persona e ogni cosa, da suscitare paura, sgomento, rassegnazione, di fronte a tanto sfoggio di odio.
Franchini lo rappresenta alla perfezione, rimanendo in costante bilico tra esagerazione e verosimiglianza.
In mezzo perfette fotografie di un mondo passato ma che testimoniano ancora di più la "banalità del male"
"Si vive nella cucina con tinello, un'unità immobiliare oggi abolita; i salotti stanno quasi sempre con le serrande abbassate, sospirano nell'odore di chiuso, aspettano ospiti che non arriveranno mai, i divani sono rivestiti di tessuti damascati e qualche volta anche da una membrana di cellofan, come appena usciti dalla fabbrica, perché la qualità suprema della padrona di casa è sapere preservare gli oggetti, farli durare, impedire l'attacco della polvere, dell'usura."
Una rappresentazione (volontaria? metaforica?) apparentemente estrema dell'Italia di oggi, non un caso isolato o enfatizzato ma terribilmente reale, di cui possiamo trovare spesso traccia intorno e vicino a noi.
"E' pronipote del "libertè, fraternité, tu futt a' me, io fott' a te...è l'ennesima figlia, frustrata e invelenita, della reazione".
Uno dei libri più potenti e feroci degli ultimi anni (estremanente cinematografico, attendiamo in tal senso la versione sul grande schermo).
Antonio Franchini
Il fuoco che ti porti dentro
Marsilio Editori
224 pagine
18 euro
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