A metà dell'anno l'elenco di ottime uscite da segnalare si allunga ancora di più.
Dall'estero Judith Hill, Libertines, Prisoners, Bella Brown and the Jealous Lovers, Dexy's, Les Amazones d'Afrique, Mdou Moctar, Paul Weller, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Big Boss Man, The Wreckery, Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Kamasi Washington, Real Estate, Lemon Twigs, Bad Nerves, Tibbs, Idles, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7 e Popincourt.
Tra gli italiani Ossa di Cane, A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Manupuma, Rudy Bolo, Cesare Basile, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce e Paolo Benvegnù, Zolle, I Fenomeni, Lovesick.
DEXY'S - The Feminine Divine + Dexys Classics: Live!
Formidabile live con 19 brani in cui la band raccoglie l'intero, recente e ottimo, "Feminine divine" e poi ci delizia con versioni stupende, elaborate, piene di soul, groove e raffinatezza di alcuni classici, da "Geno" a "Come on Eileen", passando attraverso "Jackie Wilson said", "Plan B", "Tell me when my light turns green". Si chiude con la struggente canzone popolare irlandese "Carrickfergus". Registrazione impeccabile, band spaziale, kevin Rowland vocalmente superbo. Un gioiello.
KNEECAPP - Fine art
Il trio di Belfast firma il secondo album , un assalto sonoro hip hop / funk, che guarda soprattutto ai Beastie Boys, cantato in inglese e gaelico, ma con influenze anche da The Streets, Slowthai e gli immancabili Sleaford Mods.
Giovani, incazzati, sfacciati.
Ci sono anche Grian Chatten dei Fontaines D.C. e altri ospiti, rumori, suoni, interludi.
Sound of the suburbs.
KING HANNAH - Big swimmer
Secondo album per il duo inglese e ulteriore conferma della qualità compositiva che ondeggia, con personalità, tra Pj Harvey, Velvet Underground, il folk più oscuro, alt rock. Ottimo lavoro pur se non merita gli unanimi osanna e peana appena usciti.
WONDER45 - Wonderland
Per chi ama il cosiddetto "retro soul" o "vintage soul" ecco una nuova band londinese, i WONDER 45 (Wonder 45) con l'album di debutto "Wonderland".
Qui c'è la storia della soul music, dal rhythm and blues, a intriganti soul ballads, blues, funk, echi gospel, blaxploitation, Temptations, sezione fiati che spinge, grandi voci, Sly e tanto altro.
Get the groove!
PAUL MCCARTNEY & THE WINGS - One Hand Clapping
Colonna sonora dell'omonimo documentario registrato ad Abbey Road nel 1974, rimasto nel cassetto fino al 2010, quando è stato inserito nel deluxe di "Band on the run".
26 brani (parte dei quali sono improvvisazioni in studio o cenni a qualche classico dei Beatles) da cui emerge una band in formissima, molto rockeggiante, verso il glam, e la classe di Paul, spaventosamente eccelsa.
DANA GILLESPIE - First love
Molto elegante e raffinato il nuovo lavoro dell'interprete inglese (già a fianco di Bowie, Dylan, ELton John e una settantina di album all'attivo). Il tono è vicino alla classe decadente di Marianne Faithfull e il disco si ascolta con grande piacere tra cover molto suggestive e ben scelte.
ALAN VEGA - Insurrection
Nell'inferno sociale politico che stiamo vivendo intorno a noi, una colonna sonora come quella che esce da questo album di inediti di Alan Vega sarebbe perfetta. Raramente si può ascoltare qualcosa di così opprimente, devastante, claustrofobico come questi undici bran, registrati a fine anni 90. L'apocalisse. Pauroso da togliere il fiato.
JOHN CALE - Poptical illusion
L'ex Velvet Underground non demorde e a 82 anni continua a sfidarsi con nuove produzioni, questa volta più incline al "pop" (inteso come musica maggiormente fruibile ma di poco). Gioca con l'elettronica e atmosfere cupe e opprimenti, inquietanti e minacciose. Un lavoro sempre di alta qualità, che ne conferma la lucidità artistica e compositiva.
BIG SPECIAL - Post Industrial Hometown Blues
Caustici, abrasivi, duri. Nella loro visione sonora confluiscono Sleaford Mods, Idles, Algiers, postpunk ma anche blues e soul. Una miscela intrigante e particolare fose non ancopra del tutto a fuoco ma funziona e potrebbe esplodere alla grande.
JIMI TENOR - Is there love in outer space?
La navicella spaziale di Jimi Tenor torna nella sua Finlandia per un disco strumentale, ipnotico, tra psichedelia, jazz, funk e richiami cinematografici con atmosfere avvolgenti e narcolettiche oltre al possente afrofunk conclusivo "What are you doing?" dal groove irresistibile.
LOVESICK - Remember my name
Torna lo stupendo duo (Paolo Roberto Pianezza, voce e chitarra e Francesca Alinovi contrabbasso e perussioni a cui si è aggiunto Alessandro Cosentino al fiddle e batteria), che ha conquistato Europa e America con lunghi e infuocati tour e cinque album. Il sesto ne conferma la perfetta abilità nel coniugare rockabilly, swing, country & western, hillbilly in canzoni originali, curate e incisive. Un lavoro perfetto!
AA. VV. – Operazione Sole – Italian Pop Reggae, Dub & Summer Love Affairs
Ska, reggae, ritmi caraibici/giamaicani sono stati spesso usati dagli artisti italiani fin dalla fine degli anni Cinquanta e Sessanta (da Mina a Peppino Di Capri, fino a ai celebri ed espliciti omaggi di Loredana Berté, Rino Gaetano, Ivano Fossati etc). Questa stupenda compilation scava invece tra nomi e dischi oscuri, mai assurti a notorietà e classifiche, in cui il reggae è protagonista. Brani qualitativamente ottimi, portano alla luce una realtà sconosciuta, sviluppatasi agli inizi degli anni Ottanta. Nove brani solari, luminosi, illuminanti.
I FENOMENI - Signore e Signori, cantano... I Fenomeni!
Si chiude con una raccolta (in vinile e 200 copie numerate) la saga de I Fenomeni, autori di tre pregevoli album, in cui hanno rispolverato i meandri più oscuri della scena Beat italiana, dal "Bitt" alle evoluzioni psichedeliche. I dodici brani sono un perfetto riassunto di una brillante vicenda, in cui la competenza dei protagonisti ci ha regalato piccole gemme perdute (valga su tutte la ripresa, in italiano, di "Glow Girl" degli Who, brano pressoché sconosciuto di Townshend e soci, che conteneva i semi dell'imminente "Tommy" o le versioni fulminanti de "L'uomo in cenere" dei Motowns o della stupenda "Prima c'era la luce" dei primi New Trolls). Album prezioso e imperdibile per i cultori ma non solo.
PROJECT V - There’s No Sorrow
Supergruppo, che raduna vari esponenti storici della scena garage beat punk italiana, in un 45 giri con quattro brani che si muovono alla perfezione nell’ambito. Ci sono folk rock, garage, blues, punk, beat e tanto altro. Il tutto composto, suonato e proposto con la consueta enorme passione e giusta attitudine. Gli appassionati del genere sono avvertiti.
OSSA DI CANE - La morte del re
Spettacolare esordio per il sestetto senese che riesce nel complesso e arduo compito di creare una miscela innovativa, sperimentale, originalissima, che mette insieme nu jazz (attingendo in particolare dalla scena British Jazz, da Ezra Collective a Sons Of Kemet e Comet is Coming), hip hop, drum and bass, elementi fusion, elettronica, un groove funk. Il tutto condito da un'attitudine "punk", iconoclasta ma allo stesso tempo intimista. Siamo di fronte a uno dei migliori album nostrani dell'anno. Eccellente.
MANUPUMA - Cuore leggero
Torna con il secondo album Emanuela Bosone, in arte Manupuma, già vincitrice di Musicultura 2019, attrice e compositrice. Prodotto da Taketo Gohara, è un lavoro dalle numerose sfaccettature sonore, tra intense ballate pianistiche, un'anima soul che si affianca a quella jazz, un inaspettato "ska balcanico" nella stupenda "Vorrei", un mood che riporta alla Mina meno canzonettara degli anni Sessanta e a Joan As Police Woman a cui, non a caso, ha aperto un tour italiano. Album di grande valore e spessore sia a livello compositivo che interpretativo.
ASCOLTATO ANCHE:
RESOLUTION 88 (ottimo jazz funk strumentale, dalle tinte soul), THE DECEMBERISTS (letargico ma con qualcosa di discreto), MYSTERINES (alt rock, cupo e "introverso", un po' grunge), DAVE ALVIN (blues, country, "Americana", "Dylanesque", rhythm and blues. Tutto fatto molto, molto bene), CITRUS SUN (Bluey degli Incognito alle prese con il classico soul funk fusion raffinato e pulito).
LIBRI
Steve Turner - King Mod: The story of Peter Meaden, The Who and the birth of a British sub-culture
Peter Meaden è stato lo scopritore e manager dei primi WHO (e High Numbers, per i quali scrisse i testi del primo - e unico con quel nome - singlo "I'm the face" / "Zoot Suit") e tra i protagonisti della scena MOD degli anni Sessanta.
Il libro ne narra la storia, ricchissima di dettagli inediti o poco conosciuti (oltre a tante foto rare) e include un'intervista del 1975 sulla sua vita, gli Who, i mods etc.
Durante la quale formulò la famosa e definitiva frase sul MOD:
"Modism, Mod living, is an aphorism for clean living under difficult circumstances."
Purtroppo le sue condizioni psico fisiche erano piuttosto compromesse (l'incontro tra l'autore e Meaden avviene in una clinica psichiatrica) e non tutte le sue considerazioni sono affidabili e condivisibili (soprattutto le contestualizzazioni temporali) ma per chi ama l'ambito subculturale è un documento preziosissimo.
Ci sono appunti importanti, come l'articolo del settembre 1962 sulla filosofia di Mark Feld (futuro Marc Bolan) considerato il primo documento ufficiale sulla scena modernista, in cui non parla mai di mod, né di musica, nè di droghe, scooter o altro ma fa esclusivo riferimento alla sola ossessione per l'estetica.
Anche se già nel 1958 il "Daily Mirror" pubblicava l'articolo dal titolo "Are you a Trad or a Mod?", ripreso poi nel marzo 1963 dal "Mirror": "Trad or Mod?".
Le descrizioni dell'epoca sono accuratissime, a partire dal luogo in cui partì la scena Mod, il club londinese "The Scene" in cui Sandra Blackstone (compagna di un soldato americano di stanza a Londra) suonava 45 giri rarissimi con la regola del club "nessun disco della Top 20".
Quando incontra gli Who, dediti a blues e rythm and blues, per soddisfare il loro pubblico trova un gruppo di ragazzi "malleabili e da plasmare".
"Li portai allo "Scene", videro i mods e incominciarono a identificarsi con loro e a entrare nel mio mondo speciale".
Grazie a Guy Stevens, Dj e prime mover della scena mod londinese (poi produttore di "London calling" dei Clash) porta a Townshend e soci una lunga serie di rari brani "black" da cui prendere ispirazione.
La fine mediatica e numerica della scena mod avviene per un fattore particolare:
"LSD. Le pillole Drynamil incoraggiavano il movimento e la parlata veloce, LSD, mescalina e peyote portavano alla riflessione e introversione. La vita interiore diventò più importante delle altre attività."
Peter Meaden venne lasciato presto dagli Who, si dedicò alla Steve Gibbons Band ma finì malamente la sua vita tra depressione, esaurimenti nervosi, problemi psichiatrici e dipendenze pesanti.
Morì nel 1978, a 37 anni, poco prima di Keith Moon.
Gli Who si premurarono di coprire le spese funerarie.
Il libro è INDISPENSABILE per chi vuole approfondire certe tematiche e periodi (affiancherei l'eccellente "Stoned" dell'amico Andrew Loog Oldham, manager dei primi Stones).
"Al raduno di Hastings nel 1966 c'erano solo mods. 15.000 mods e TRE rockers in un bar!"
"Quanti ambasciatori del rock inglese sono stati direttamente influenzati dal Mod: Who, Rod Stewart, David Bowie, Stones, Small Faces, Animals, Georgie Fame, Julie Driscoll, Brian Auger, Zoot Money, Steve Winwood, Eric Clapton, Kinks, Marc Bolan, Jeff Beck, Robert Plant, Jimmy Page, Elton John, Anddy Summers, Bryan Ferry".
"Essere un mod non era solo essere al massimo della moda ed estetica ma anche conoscere le migliori canzoni, i club, i bar, le boutique, i trend e le feste. Perdere le attività di un weekend significava essere tagliato fuori, il peggiore peccato che potesse commettere un mod. Non c'era nostalgia, i mod vivevano esclusivamente nel presente con uno sguardo attento al futuro."
Carlo Babando - Miss Black America
Il lungo e intricato percorso di Carlo Babando (già autore dello splendido "Blackness" qui: https://tonyface.blogspot.com/2020/09/carlo-babando-blackness.html) all'interno della "black music" e della cultura afroamericana ci porta in un nuovo viaggio che passa da Robert Johnson a Sun Ra, ai Public Enemy, Gil Scott Heron, Travis Scott, Beyoncè, Angela Davis.
Una riflessione sui collegamenti, le evoluzioni, i passaggi attraverso i secoli, i dischi, la cultura.
Come specifica alla fine: "I capitoli che avete letto hanno l'unica pretesa di complicare le idee, non di metterle in ordine...incamminarsi lungo i percorsi dell'identità afroamericana contemporanea significa buttarsi alle spalle molti steccati e provare per un attimo a guardare con occhi nuovi quello che talvolta diamo per assodato. Non azzerando la storia, al contrario: riportandola alla luce e imparando a dialogarci".
Molto interessante la considerazione su come l'impegno socio/politico di molti artisti sia in qualche modo imposto dalla necessità di "ottenere attenzione e non venire contemporaneamente accusato di disinteresse da parte della comunità di appartenenza".
E pure quella di come lo sguardo all'Africa sia talvolta solo di facciata, una suggestione verso una realtà immaginata ma non corrispondente alla quotidianità del luogo.
Ovvero: gli afroamericani non sono africani.
Neppure gli immigrati dalle West Indies in Inghilterra sono più giamaicani (come si evince dai capitoli dedicati alla Black Culture britannica).
Come sosteneva Sun Ra in una conferenza, già nel 1971:
"Afroamericani e africani non possono ritenersi parte di una realtà interconnessa.
L'uomo nero a stelle e strisce si sta solo raccontando una bugia, proitettando oltre il Sahara qualcosa che ormai i secoli hanno inevitabilmente mutato".
La cultura afroamericana è in costante movimento, assimilando progressivamente nuove influenze, mantenendo il rapporto con le radici ma rielaborandole, sorpassando gli schemi classici che le vogliamo attribuire, per comodità e pigrizia mentale.
Il libro è colmo di riferimenti a brani, dischi, artisti e richiede un minimo di preparazione e conoscenza della materia ma è anche fonte di infiniti stimoli e indicazioni per il lettore meno competente della materia.
Come sempre, un saggio competente e completo.
Nando Mainardi - La ragazza occitana
Presumo saranno in pochi/e a ricordare il nome e la figura di DOMINIQUE BOSCHERO, attrice e personaggio particolare e anomalo nella cultura popolare tra gli anni Sessanta e Settanta.
Bellezza prorompente che le permise di imporsi all'attenzione di manager, giornalisti e registi, trova progressivamente popolarità, prima nella Parigi, in cui era immigrata con i genitori dal profondo Piemonte, degli anni 50, lavorando a fianco dei giovanissimi Alain Delon e Brigitte Bardot, per poi approdare a Cinecittà e alla ribalta dei paparazzi nei Sessanta.
Incontra personaggi come Frank Sinatra, Luigi Tenco, ha una relazione con Gianni Agnelli, diventa la compagna di Carlo Volonté, fratello di Gian Maria, con cui instaura un rapporto di collaborazione politico.
La sua carriera sarà ricca di film ma povera di soddisfazioni artistiche (la sua filmografia è relegata a prodotti di qualità piuttosto bassa), sfiorerà la parte di Gradisca in "Amarcord" di Fellini e quella di Maria Schneider in "Ultimo tango a Parigi" ma il suo ruolo rimarrà relegato a quello della "bellona" in lavori scadenti e poco visti.
La sua vita privata la vede impegnata politicamente nell'estremismo di sinistra dei Settanta in "Servire il popolo" prima, e nella rivendicazione autonomista dell'Occitania, poi.
Una vita spericolata e ai limiti che si risolve con l'auto esilio nelle amate montagne cuneensi dove era cresciuta e dove tutt'ora vive.
Il libro è scorrevole, la vicenda fresca e stimolante.
Mainardi la racconta grazie alla testimonianza diretta della protagonista e nel libro si intrecciano curiosità e aspetti inediti di una grande epoca dell'Italia di 40/50 anni fa.
Marco De Paolis con Annalisa Strada - L’uomo che dava la caccia ai nazisti
Marco De Paolis è Procuratore Generale Militare presso la Corte d'Appello di Roma.
Ha dedicato la vita a indagare sugli eccidi nazifascisti, istruendo 17 processi e portando alla condanna di decine di criminali di guerra.
Partendo dalla scoperta dell'Armadio della Vergogna, nel 1994 (tenuto in un luogo chiuso con un lucchetto e le ante rivolte verso il muro), contenente 695 dossier e un Registro Generale riportante 2.274 notizie di reato, raccolte dalla Procura generale del Tribunale supremo militare, relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante la campagna d'Italia (1943-1945) dalle truppe nazifasciste.
De Paolis si circonda di fidati collaboratori e nel 2002 costituisce il Gruppo Investigativo Speciale per i Crimini di Guerra.
Un lavoro certosino per rintracciare i responsabili delle stragi in Emilia e Toscana (oltre a Cefalonia), in cui morirono migliaia di civili, trucidati dalle truppe naziste (spesso con efferatezza indescrivibile), non di rado aiutati dai fascisti repubblichini italiani (non perseguibili a seguito dell'"Amnistia Togliatti" del 1946, al fine di archiviare il passato e aprire una nuova epoca).
De Paolis si trova così di fronte a vecchi nazisti.
"Non erano vecchi criminali, ma solo criminali invecchiati, fossilizzati nella loro ideologia di morte.
Alcuni erano rimasti convintamente nazisti e non lo nascondevano".
Gerhard Sommer che comandò l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema "era la personificazione del male e tutta la sua pericolosità era ancora intatta".
I processi e relative condanne resero (parziale e tardiva) giustizia.
Buona parte dei responsabili morirono di morte naturale prima delle condanne.
"Nessuno doveva fare quella fine".
Emiliano Raffo - Abbiamo sempre avuto una canzone nelle orecchie
Benedetta/maledetta PROVINCIA, matrigna, cella di consuetudini ma anche guscio protettivo a cui tornare da avventure stimolanti e/o devastanti in qualche "altrove" (nello specifico la patria della "nostra" musica, Londra, quella ancora non gentrificata, turisticizzata, psot Brexit).
Un libro che attrversa anni, epoche, eventi tragici e questioni personali (ampiamente autobiografiche), con una colonna sonora da urlo che scandisce le vicende.
Un'evoluzione artistica che parte da Judas Priest, Metallica e Dokken, per passare a Beastie Boys ed Eminem arrivare a Britpop e Aphex Twin, The Streets e Burial.
Raffo scrive molto bene, evocativo, ironico ma anche glaciale e spietato quando serve.
Come ogni storia di provincia si rimane sul filo del rasoio, tra abbandono, tragedia, disperazione e una visione genuina e sincera, disincantata, sempre permeata da una sorta di innocenza adolescenziale che permette di andare avanti con un'attitudine positiva.
Stefano Scrima - Sto solo dormendo
Stefano Scrima ci ha abituati a ottimi e interessanti saggi sulla musica, vista da varie angolazioni, con approfondimenti sempre centrati e stimolanti.
In questo caso l'analisi va all'opera di JOHN LENNON, attraverso le sue varie fasi compositive.
Il proletario ribelle che, per primo nei Beatles, esce dalla narrazione easy/cuore/amore del primo periodo con brani drammatici ed esistenziali come "I'm a loser", "Help!", "Nowhere man".
Verranno l'impegno politico già accennato in "Revolution", il pacifismo e l'inasprimento delle posizioni con "Power to the people" e il militante "Sometime in New York City", costantemente in una situazione contraddittoria (la star ricca sfondata che inneggia alla "rivoluzione").
"Negli anni Sessanta e Settanta mi ero un po' improvvisato nella cosiddetta politica, più che altro per un senso di colpa.
Il senso di colpa di essere ricco e anche pensando che pace e amore non fossero abbastanza, che bisognasse farsi sparare o qualcosa del genere epr essere uno del popolo".
"L'errore più grave che io e Yoko commettemmo in quel periodo fu di lasciarci influenzare da quei macho "veri rivoluzionari" con le loro folli idee sulla necessità di ammazzare la gente per liberarla dal capitalismo e/o comunismo (dipende da come la pensate)."
Alla fine il ritiro per dedicarsi alla famiglia e a sé stesso, coltivando la sua innata pigrizia ("I'm only sleeping", appunto).
"Yoko mi ha fatto capire che un'alternativa era possibile. Non sei obbligato a farlo...se non produrrò nient'altro da offrire al consumo del pubblico se non il silenzio, così sia. Amen".
L'epilogo lo conosciamo, purtroppo.
Il libro è un ulteriore tassello, frutto di una visione personale e originale dell'autore, che non mancherà di essere apprezzatissima dai Beatlesiani e dai cultori di "certa musica".
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
Giovedì 4 luglio
Travo (Piacenza)
Serate Letterarie
Mauro Franco presenta "Esilio in Costa Azzura" (https://tonyface.blogspot.com/2023/03/mauro-franco-esilio-in-costa-azzurra.html
Modera: Antonio Bacciocchi
Mercoledì 10 luglio
Pistoia
Circolo ARCI San Felice
"Black Music e sottoculture"
ore 18
Venerdì 19 luglio
Monte San Vito (Ancona)
My Generation. Stili e rituali delle sottoculture giovanili con Michele Savini.
Ore 21
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