Oscar Giammarinaro, voce degli Statuto scrive un'appassionata recensione (con foto sue) del MODS MAYDAY 2024.
Nelle foto, dall'alto in basso: il poster, i Chords Uk, Purple Hearts, Secret Affair, Sharp Class, Squire, Oscar.
Ero stato alla celebrazione dei 20 anni dal primo Mods Mayday nel 1999 a Kentish Town.
Tanti Mods, ottime band, massimo divertimento.
La celebrazione del 45nnale però ha avuto dimensioni, numeri e qualità addirittura superiori.
Le band che si erano esibite già 25 anni fa' hanno reso ancora meglio, con un approccio da musicisti maturi, capaci e professionisti che, in alcuni casi, allora non avevano avuto.
Più di 1000 Mods hanno invaso le tre sale 229 e in ogni momento e situazione delle "room" c'era pienone di gente e qualcosa di bello e interessante da sentire.
Ho dovuto scegliere quali gruppi ascoltare e ho optato in gran parte per la sala uno, dove c'erano i gruppi storici che accompagnano la mia vita fin all'adolescenza.
C'era una "sfasatura" di circa un quarto d'ora tra gli inizi dei gruppi tra una sala e l'altra, così sono riuscito ad avere un assaggio di tutte le band.
Andando per ordine, l'inizio solenne nella room 1 dei Chords UK con "British way of life" con voce e chitarra ha subito coinvolto i tantissimi presenti, per un set pulsante e preciso, saggia idea di far cantare il chitarrista storico, affidando a Chris Pope il ruolo di primo chitarrista e non più cantante (già nel '99 aveva delle difficoltà).
Così come avrebbero poi fatto un po' tutte le band, i Chords hanno eseguito tutte le loro hit più famose, con la conclusiva "Maybe Tomorrow" abbassata di un paio di toni.
Ottimi.
Intanto in sala due potevo sentire qualche nota dei validi Mark Three e The Specials Guest, questi ultimi dal sound '60 molto curato e col cantante italiano (Esposito...).
Di là iniziavano i Circles, con un cantante dalla voce pazzesca, bravissimo!
Oltre ai loro primissimi singoli, eseguiti egregiamente, hanno suonato canzoni composte dopo la reunion (dopo il 99,credo) , dal carattere molto pop e avvincente.
Era la volta dei Rage, band che ascoltai in Italia due volte negli anni '80 grazie a Tony Face e ancora una volta, mi hanno convinto, specie nelle composizioni, molto soul nonostante l'adrenalina del powerpop che li caratterizza.
Alla voce sempre Derwent Jaconelli, batterista storico di vari gruppi ma eccellente cantante.
Riuscivo ad ascoltare qualche brano degli ottimi Chelsea Curve, band americana di forte impatto power pop/soul e rinunciavo all’esibizione dei Nine Below Zero, che ho sentito tante volte, per seguire gli Sharp Class, trio di Mods appena ventenni, con totale attitudine sia estetica che sonora, fedeli al suono ‘79, con i Jam come primo riferimento ma con canzoni dai riff molto originali e capacità tecniche di altissimo livello.
E’ il momento in cui la sala 2 risulta più affollata, ci sono i Mods più giovani ma è entusiasmante vedere come tutti i presenti dal capello bianco, cantino in coro tutte le loro canzoni, che noto con stupore e piacere, sono già veri anthem per la scena. Bravi, coinvolgenti e di sicuro motivo di speranza per il futuro del mod sound più puro.
Tornavo in sala 1 dove i Jam’ d avevano già iniziato.
Cover band dei Jam, molto preparati e vincono facile facendo cantare in coro il folto pubblico da inizio a fine concerto…
tutti i presenti conoscono a memoria i testi dei Jam, una band che all’Inghilterra sta un po’ come Lucio Battisti sta all’Italia, non mi viene in mente nessun gruppo italiano così popolare nel nostro paese quanto lo sono loro in UK, neanche i Pooh.
Proprio in contemporanea,nella sala 3, il batterista dei Jam Rick Buckler raccontava la loro storia e tra i tanti aneddoti, ribadiva che Paul Weller non rivelò mai chiaramente agli altri due componenti il motivo del loro scioglimento.
Un veloce passaggio per capire il genere dei Len Price 3, molto pop ma graffiante e poi mi precipitavo sotto il palco principale perché suonava il gruppo della mia vita:i Secret Affair.
E’ evidente, tante band sono importanti e musicalmente valide, ma sono pochissime le band “di culto” e quella di Ian Page e Dave Cairns lo è come poche altre al mondo.
Perché vive realmente mod ogni attimo della propria esistenza, fin da ragazzino, l’incontro con il live dei Secret Affair e’ come la celebrazione di una messa di Pasqua per un cattolico, un atto di fede,riconoscenza e dedizione a chi, attraverso la musica, ha saputo trasmettere le caratteristiche del Modernismo, non solo con i testi,ma con una magia sonora che produce linfa mod allo stato puro.
La scaletta comprende tutti i loro brani più conosciuti, due cover di Soul ( “Do I love you” e “I don’t need no doctor”), suonati e cantati con maestria ed enfasi, uno spasso per tutti i presenti che hanno stipato la sala 1 oltre alla capienza…
Non riuscivo ad ascoltare i Block 33 ma mi fermavo in sala 1 per ascoltare i Purple Hearts, trascinanti, precisi e divertenti come non li avevo mai sentiti.
La loro Line-up è quella storica, ma alla batteria c’è Andy Orr degli Small World e il loro suono ci guadagna.
Anche loro suonano tutte le canzoni più conosciute, con un finale trionfale…”Millions like us”.
Riesco ancora a sentire la chiusura degli Squire in sala 2, belli carichi e coinvolgenti e poi mi ri-incontro con i miei compagni di avventura Andrea Napoli e Paolo Barbiere Barrasso…
Uscivamo dal 229 felici e consapevoli di aver vissuto uno dei momenti più importanti della storia musicale mod, che dopo 45 anni risulta più che mai dirompente, originale e vincente.
oSKAr piazza Statuto Mod
ottimo reportage, grande OsKar. alberto
RispondiEliminaGrazie Oskar. Vimo.
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