lunedì, marzo 11, 2024
Casino Royale
Riprendo l'articolo scritto ieri per "Libertà" e dedicato ai CASINO ROYALE e alla recente ristampa del loro "Dainamaita".
I Casino Royale sono stati e sono uno dei progetti più originali e interessanti della scena musicale italiana in assoluto.
Tra le poche realtà nostrane che hanno saputo evolversi costantemente, passando dallo ska e reggae degli esordi, a rock, elettronica, hip hop, dub, assorbendo di volta in volta tendenze e influenze che arrivavano da Inghilterra e Stati Uniti, sapendole dosare nel migliore dei modi in un contesto, come quello nazionale, dove l’abitudine diffusa è quella di importare i modelli stranieri (quasi esclusivamente anglosassoni), senza alcuna personalizzazione.
Hanno collaborato con prestigiosi personaggi come Howie B, Tim Holmes, Mikey Dread (ex sodale dei Clash) tra i tanti, aprendo il tour italiano degli U2 nel 1997, viaggiando con la creatività e anche fisicamente tra Milano e Londra, spostandosi in atmosfere metropolitane, multiculturali e multietniche, ben prima che questa fosse una realtà quotidiana anche in Italia.
La loro attività è stata altalenante, tra momenti di sosta, ripensamenti, sperimentazioni, che non hanno però mai fatto perdere loro un ruolo di primaria importanza nella nostra scena artistica.
Lo conferma la recente ristampa (vinile in tiratura limitata con nuovi remix di due brani), nel trentennale della pubblicazione, di “Dainamaita”, loro quarto album, un'esplosione di ritmi, di funk, dub, rock, tempi (ancora) in levare, hip hop, vero gioiello da rivalutare e valorizzare come merita.
Sono stati tra i primi a intercettare l’esigenza di mischiare musiche e culture, pur partendo da radici inequivocabilmente debitrici al mondo ska, rocksteady, original reggae, soul, che accompagnarono i primi tre album “Soul of ska”, “Jungle Jubilee” e “Ten golden guns” (tra il 1988 e il 1990).
Alioscia Bisceglia, voce della band, unico membro originario della formazione attuale, ricorda quegli esordi.
“Siamo figli della New Wave intesa come moltitudine di nuovi stili o nuove sintesi. Il nostro amore per i Clash ci ha sempre portato a seguire quel filo rosso che legava la nostra passione per quel tipo di contro cultura, schierata, meticcia e antirazzista.
E quel filo ci portato dritti nel mondo del reggae e quindi, andando a ritroso, in quello dello ska, prima e poi quello del reggae giamaicano anni Sessanta. Lo ska agli inizi degli anni Ottanta era arrivato con l’ondata new wave insieme a mille altre cose, dal Rockabilly, al New Romantic, all’elettronica di Sheffield, a quella di Berlino, la No Wave di NYC.
C’era molta curiosità, entusiasmo e fame di novità, non molta consapevolezza delle radici di certi fenomeni, a pochi interessava storicizzare questi fenomeni, che erano anche molto recenti, venivano nella maggior parte dei casi vissuti come tendenze o mode. Io vivevo dei racconti di quelli più grandi, delle storie che mi raccontavano, del loro sapere che “tramandavano” se ti vedevano interessato e appassionato.
Ci ritrovavamo in quel suono così meticcio e trasversale e con entusiasmo ci siamo buttati lì dentro, suonando anche roba italiana classica tipo “Caravan Petrol” di Renato Carosone. Poi abbiamo iniziato ad andare a suonare a Londra e a conoscere la scena europea nei vari Ska Festival.”
La band parte da queste radici ma a un certo punto non si accontenta più di fare riferimento a suoni datati, per quanto stimolanti. Quando arrivano gli anni Novanta il mondo musicale e culturale pulsa di nuove idee, stimoli, tendenze.
Le chitarre inizialmente lasciano il posto a elettronica, rap e musica dal mondo (prima di riprendersi la scena con le distorsioni del grunge). Con “Dainamaita” (1993), “Sempre più vicini” (1995) e “CRX” (1997) la strada dei Casino Royale prende ritmi sempre più complessi, in cui funk, reggae, soul, hip hop, soul si mischiano, le parole continuano a graffiare con una visione ideologico e sociale che va oltre lo slogan o l'invettiva.
Ancora Alioscia:
”Se noi non avessimo cercato di “crescere” ci saremmo accasciati su noi stessi e saremmo diventati un gruppo di cover delle cover delle cover. Non che questa cosa non avrebbe funzionato, perché un pubblico di nostalgici che rimane legato a quello e basta chiaramente c’è stato. Anni dopo il progetto BlueBeaters (in cui membri della band hanno rpseguito a suonare ska) l’ha dimostrato. Ma la fame, l’interesse per il resto era forte, non abbiamo mai rinnegato nulla, nulla di ciò che abbiamo amato. Ma nel nostro mondo si intrecciavano storie di persone a suoni, i nostri gruppi preferiti già mescolavano stili e più che suonare un genere, noi avevamo un’attitudine e non volevamo annoiarci ed essere ripetitivi e secondo noi, almeno per me tornava tutto. E negli anni la storia ci ha dato ragione.
Chi parlava di incoerenza voleva solo romperci il cazzo e forse manco ci capiva tanto, visto che poi abbiamo lasciato campo a dei nuovi gruppi ska il cui prodotto era veramente di dubbio gusto.
Ma per quelli grandi applausi, forse abbiamo creato dei mezzi mostri. Siamo cresciuti con quello e come tanti altri artisti siamo arrivati ad altro partendo da li.
“Dainamaita” è pieno di campionamenti di vinili ska anni Sessanta”.
Nel 1997 lo storico cantante Giuliano Palma, che divideva e alternava il microfono con Alioscia, se ne va per seguire altre strade, rimanendo fedele alle origini ska e intraprendendo poi una carriera più “commerciale” e fruibile.
La band si ferma in un momento di stasi, con la necessità di ripensamenti e di ricostruzione di un progetto così ambizioso e in movimento.
Sarà un percorso lungo e ci vorranno nove anni per il nuovo album “Reale” (2006), prodotto da Howie B e altri cinque per “Io e la mia ombra” (2011) che spostano le coordinate ancora verso nuove direzioni, in cui lo spirito e il suono cambiano di nuovo, cercano strade meno ostiche, guardano a onde più pop ma sempre personali, originali e soprattutto ben riconoscibili.
Nel 2020 l’album/progetto multimediale “Quarantine Scenario” entra in tempo reale nella narrazione dei giorni del lockdown, da cui nasce un cortometraggio diretto da Pepsy Romanoff.
Nel 2021 nuovo cambio di formazione e nuova uscita con l'ep "Polaris", trainato dal singolo "Fermi alla velocità della luce": altro cambio di passo, nuova esplorazione sonora densissima e molto interessante (per avere un'idea dei Casino Royale di oggi basta cercare su Youtube il loro concerto all'OGR di Torino dell'anno scorso: non resterete delusi). "Musica dei tuoi simili" come dice Alioscia durante i concerti per richiamare l'idea della comunità di supporter e fedelissimi che resiste al tempo e anzi aumenta.
La visione del mondo attuale è come sempre lucida..
I Casino Royale guardano con attenzione la loro Milano e quanto ci accade intorno.
Quelle contaminazioni da altre culture che paventavamo e desideravamo, guardando a quanto accadeva a Londra o New York, ora sono una realtà quotidiana in ognuna delle nostre città. Decine, centinaia di uomini e donne portano le loro lingue, usanze, musiche, arte. Come ci confrontiamo e soprattutto, come si rapportano le nuove generazioni?
Alioscia dice:
“ I cambiamenti ci sono e sono positivi. I ragazzi si esprimono più liberamente, hanno meno pregiudizi sull’identità di genere e razza, questa cosa è innegabile. Certo sono spesso nichilisti in un altro modo, sono allineati al mercato, lo condizionano e si fanno circonvenire. Sono molto meno “ideologici” ma hanno spesso un forte senso di “giustizia”. Mi spiace che in questa fruizione della cultura/snack attuale, legata molto al mercato, ai social e al consenso misurato dai like ci sia meno spazio e tempo per il racconto. Io come raccontavo sopra stavo a bocca e orecchie aperte ad ascoltare quelli più grandi me raccontare “la storia” , ora percepisco una rivalsa che non comprendo, una voglia di riscatto che non capisco, una voracità nell’affermarsi che a volte mi spaventa o meglio mi allarma.
Per molti giovani il percorso è individuale e la mira è quello di arrivare in alto quasi ad ogni costo. Questo crea un attitudine individualiste e predatoria che purtroppo è figlia di questi tempi e dei modelli di “progresso” che vengono promossi. Se non arrivi in cima sei un perdente.”
I Casino Royale proseguono e come sempre si mischiano con ciò che accade intorno, si alimentano di nuove cose pur nella precarietà come sottolinea ancora Alioscia:
“Siamo un gruppo “nebulizzato” viviamo tutti vite diverse, in luoghi diversi e ci troviamo tra noi nella nostra moltitudine purtroppo molto di rado. Alcuni suonano per professione, altri hanno progetti paralleli e lavori. Negli ultimi anni con immenso sforzo abbiamo prodotto cose interessanti, con il supporto e la collaborazione di quella che definisco una comunità che si sente legata alla storia ed al percorso di Casino Royale.
Ora è in lavorazione un altro Ep che potrebbe essere finito a breve, ma noi siamo qui a fare a cazzotti con il nostro quotidiano e trovare il tempo per immergersi nella musica è sempre un accadimento raro che ci fa capire quanto siamo stati privilegiati in passato. C’è da dire che quando ci troviamo siamo abbastanza prolifici e che il prossimo lavoro ha già una forma abbastanza definita, sarà secondo me l’ennesima sorpresa.”
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