mercoledì, gennaio 31, 2024

Gennaio 2024. Il meglio

Primo mese dell'anno e abbiamo già qualcosa da segnalare.
Dall'estero Tibbs, Mo Troper e Popincourt Tra gli italiani Rudy Bolo, Enri Zavalloni, Any Other e Paolo Benvegnù.


RUDY BOLO - Mezzanotte al soul bar / Mollo tutto
Spettacolare singolo in prezioso vinile in cui Rudy Bolo, veterano della scena streetpunk italiana (con i grandi Ghetto 84), riprende due brani della tradizione punk nostrana in chiave soul/northern soul. "Mezzanotte al soul bar" era dei Ghetto 84, "Mollo tutto" dei Bomber 80. I brani sono energici, splendidamente arrangiati, voce abrasiva, conservano lo spirito originario ma si ammantano di sapori Sessanta, riportano alla mente in particolare i mai dimenticati e sempre rimpianti Redskins e i nostri Statuto. Eccellente e indispensabile per ogni Young (o anche old) soul rebel!
Per averlo: https://www.facebook.com/roberto.gagliardi.9828

THE TIBBS - Keep it yourself
Al terzo album la band olandese si conferma una solida realtà della scena vintage soul con dodici brani frizzanti, allegri, solari, pieni di 60's groove, ballabilissimi. Stampa la nostra Record Kicks e l'album è davvero di grande livello.

SHED SEVEN - A matter of time
Il nuovo album li ha portati per la prima volta al numero uno delle classifiche inglesi.
Non è mai stata una band indimenticabile, nemmeno nell'era Britpop.
"A matter of time" è un lavoro dignitoso, con ottimi spunti e tante buone cose ma difficilmente rimarrà negli annali.
Per gli appassionati sarà comunque un piacere ascoltarlo.

SPRINTS - Letter to self
Ottimo debutto per la band dublinese che si muove nell'ormai consueto ambito "post-rock" di ispirazione Fontaines DC e dintorni ma inserisce una buona dose di personalità, carica punk, melodie accattivanti, potenta e urgenza. Non male.

SLEATER KINNEY - Little Rope
Un album incentrato sul dolore e la perdita, il secondo senza più la batterista dimissionaria Janet Weiss. Un disco un po' maltrattato dalla critica ma che invece conferma l'innata personalità e riconoscibilità del duo, in costante bilico tra un sound nervoso e ostile e linee melodiche ammalianti. Non un capolavoro ma un'ennesima conferma del marchio di fabbrica tanto amato negli anni.

MO TROPER - Troper sings Brion
Troper arriva da Portland, suona un gustosissimo mix di power pop e psichedelia (talvolta non lontano dagli XTC) per coverizzare una serie di brani inediti di Jon Brion (valente compositore di colonne sonore e produttore di Of Montreal, Eels, Fiona Apple, Elliott Smith, Robyn Hitchcock, Rhett Miller, Kanye West. Gli amanti di queste atmosfere retrò apprezzeranno tantissimo.

BORY - WHo's a good boy
BORY è Brenden Ramirez, che fine a quando ha incontrato Mo Troper (vedi recesione sopra) poco sapeva di atmosfere 60's/power pop. Con la sua produzione ha abbracciato il mondo jingle jangle/Byrds/ Buffalo Springfield/Wilco e affini e in "Who’s a Good Boy" tira fuori undici brani irresistibili che arrivano dalle succitate atmosfere di cui ben sappiamo.
Date un ascolto, oh voi amanti di cotal delizia:
https://bory.bandcamp.com/album/whos-a-good-boy

THE SMILE - Wall of eyes
La band di Thom Yorke e Jonny Greenwood dei Radiohead, accompagnati dal batterista dei Sons of Kemet, Tom Skinner, firma il secondo album, avvolgente, atmosfere sospese, tocchi di moderna psichedelia ("Read the room"), avanguardia. Il passo è talvolta pesante ma il lavoro interessante con momenti di grande ispirazione.

POPINCOURT - We were bound to meet
Il nuovo album del cantautore francese ci (ri)porta nel magico mondo semiacustico dei Prefab Sprout, Aztec Camera, Smiths, Style Council, Everything But The Girl tra melodie e atmosfere Beatlesiane e 80's.
Belle canzoni, atmosfere fascinose e avvolgenti, un piccolo gioiello godibilissimo.

ENRI ZAVALLONI - Organ express
Le parole magiche sono Meters (in particolare), Booker T & the Mg's, Jimmy Smith, Jimmy McGriff. Quella scuola di musicisti straordinari che ha mischiato jazz, funk, blues, suoni latini, soul, creando un genere unico (ben ripreso poi dal James Taylor Quartet,), pulsante, immediatamente riconoscibile.
E' da lì che attinge il settimo album del grande Hammondista romagnolo. Otto brani autografi, un groove pazzesco, suoni di pura eccellenza, un disco bellissimo e potentissimo (suonato da musicisti eccellenti). A cui si aggiunge una particolarità rara, ormai: per ascoltarlo è necessario acquistarlo in vinile, qui: info@atomicstudio.it

RETARDED - Same As The First
La devozione al sound dei Ramones è diventato negli anni un vero e proprio "genere" all'interno del punk rock. I Retarded ne furono tra i migliori esponenti, prima di spostarsi verso sonorità più glam hard punk. Con il quarto album ritornano alle origini con tredici brani brevi, diretti, rock 'n' roll punk, pennellate pop, Ramones fino al midollo, mai troppo veloci, mai lenti, il classico tempo medio di Joey e soci. Ben fatto e irresistibile.

SUBSONICA - Realtà aumentata
Torna la band piemontese dopo un lungo periodo di silenzio e sbandamento creativo. Il nuovo lavoro è convincente, attuale, ispirato, mantenendo inalterato il loro classico marchio di fabbrica, con aggiunte di house, hip hop, funk, dub. Il risultato è ottimo, le canzoni sempre ad alto livello, soprattutto a livello di suono e produzione. Risalgono nei posti alti della musica italiana con la personalità che li ha sempre caratterizzati e che sembrava aver perso vigore.

PAOLO BENVEGNU’ – E’ inutile parlare d’amore
Il nono album di uno dei più raffinati e interessanti cantautori italiani ne conferma tutti i pregi di una scrittura da sempre di altissimo livello. Benvegnù muove lo sguardo verso atmosfere più fruibili ma non scende a nessun compromesso lirico (con numerosi riferimenti socio politici) e sonoro e spiazza con un gioiello come “Marlene Dietrich”, dolente ballata romanticamente malinconica. “Canzoni brutte” è un brano che guarda con disincanto al mondo della musica, con note palesemente autobiografiche e dalla ritmica arrembante. “Tecnica e simbolica” apre il lavoro con cambi di ritmo e di atmosfere dal sapore quasi prog. Sono le tre vette di un album maturo, personale, convincente, intenso, realizzato tecnicamente alla perfezione (con arrangiamenti sempre eleganti e azzeccati).

ANY OTHER – Stillness, stop: you have a right to remember
Any Other è una delle cantautrici (oltre che produttrice e polistrumentista) più talentuose della scena italiana. Lo conferma il nuovo album, un delicato lavoro di cesello tra atmosfere folk, un retrogusto jazzy, canzoni di maturità eccelsa, una voce suadente, ferma, capace di librarsi sicura tra le note mai banali delle composizioni. Eleganza e raffinatezza, ammantate da una vena malinconica e romantica. Si candida a uno dei migliori album nostrani dell’anno, già da ora.

MALCRIA - Fantasías Histéricas
Violenza sonora isterica inconsulta. Otto brani tra hardcore tiratissimo e death metal in 15 minuti. Arrivano da Città del Messico e le caratteristiche artistiche fotografano alla perfezione la situazione del paese. Notevoli!

GIUDI e QUANI – Out of my way
Secondo album per il duo (southern) rock/blues/soul/funk, formato da Giuditta Cestari e Francesco Quanilli. Un disco aspro, duro, intensamente elettrico che evoca Black Keys, Jack White, Bellrays. Otto brani immediati, urgenti, potenti, sfacciati e pulsanti, pieni di groove e di approccio punk. Ritmo sempre alto, suoni sempre ben calibrati, grande voce, tante idee.

PURPLE HEARTS - Extraordinary Sensations Studio And Live 1979-1986
Triplo CD che raccoglie l'opera omnia dei PURPLE HEARTS una delle migliori (e più ruvide) Mod Band della scena del 1979.
Nel box i due album incisi, lo spettacolare ‘Beat That!’ del 1980 il meno riuscito, più pop, ‘Pop-Ish Frenzy’ del 1986, tutti i singoli, tredici brani live e diversi demo tra cui i sei prodotti da Jimmy Pursey degli Sham 69 nel 1979 e i due curati da Paul Weller nel 1981, destinati a un'uscita per la sua Respond records, mai avvenuta, in cui si avverte una predilezione per il soul a scapito della consueta carica elettrica per cui erano conosciuti.
In totale 76 brani che ci mostrano una band che partiva da basi essenzialie minimali, figlie del punk meno rude (avevano esordito in quel giro con il nome di Sockets, con cui suonarono solo 7 concerti, tra cui un supporto ai Buzzcocks nella natìa Romford e un'audizione al mitico "Roxy" londinese).
Ebbero scarso successo commerciale: i singoli "Millions Like Us" e "Jimmy" si affacciarono a stento nei primi 60 delle charts inglesi, l'album "Beat that!" passò abbastanza inosservato. Dopo un periodo di stop, tornarono in circolazione con il live "Head on a collision time" del 1984 e l'album "Pop-ish" frenzy" due anni dopo, anche in questo non coronato da particolare successo.
Si sono successivamente riuniti per qualche tour e apparizioni in festival mod.

ASCOLTATO ANCHE:
GREEN DAY (sono bravi ad accontentare il proprio pubblico ma alla fine è un album insapore), JOHN ELLISON (buon album pur se molto accademico di rhythm and blues, rock blues, funk, perfino reggae), SY SMITH (smooth soul molto gradevole), DOJO CUTS (ep strumentale di quattro brani a base di un funk soul molto mellow), DANIELLE NICOLE (buon rock blues)

LETTO

Colson Whitehead - Il ritmo di Harlem
Ho adorato Colson Whitehead con il capolavoro "La ferrovia sotterranea", confermato dall' ottimo "I ragazzi della Nickel".
"Il ritmo di Harlem" / "Harlem Shuffle" è il primo capitolo (datato 2021) di una trilogia (poi proseguita con "Manifesto criminale") dedicata alle vicende di Ray Carney, negoziante di mobili in costante bilico tra legalità e malavita.
E' un libro SOUL FUNK, ambientato nella Harlem tra i Cinquanta e Sessanta, tra gangster, corruzione, razzismo, rivolte per i diritti dei neri, rivendicazioni sociali, politica e bassifondi.
Whitehead è sempre superbo nella scrittura, pur se su uno scalino più basso rispetto a "La ferrovia sotteranea", il groove della narrazione ha il ritmo perfetto della "Harlem Shuffle" di Bob & Earl (splendidamente ripresa dagli Stones).
Alla fine ti ritrovi immerso nel mondo che descrive, tra pork pie hat, oscuri bar, sottofondi jazz, qualche classico rhythm and blues.
Uno degli scrittori contemporanei più dotati e pulsanti.

Marilena Umuhoza Delli - Pizza Mussolini
Un romanzo acre e spietato che viaggia su due binari tanto lontani quanto affini, raccontando le storie (con abbondanza di aspetti autobiografici) di due ragazze, l'una, afrodiscendente con la pelle scura, che vive a Bergamo, l'altra, con la pelle molto chiara per i canoni locali, in Malawi.
Entrambe vittime di razzismo, pregiudizi, soprusi, violenze.
Le vicende si intersecano, abbondano di momenti drammatici e crudeli, arrivano a una conclusione sorprendente, in cui ritrovano entrambe radici e identità.
Tematiche non facili da affrontare ma grazie a una scrittura schietta e diretta, la lettura è più che consigliata.
Marilena Umuhoza Delli, madre dal Rwanda, padre di Bergamo, ha firmato tre libri sul razzismo in Italia e conduce un programma radiofonico nazionale dedicato alle eccellenze "Afrodiscendenti" su Radio Radicale.
Fotografa e regista, ha lavorato col produttore Ian Brennan a oltre 40 album di artisti da tutto il mondo, ottenendo riconoscimenti internazionali tra cui un Grammy e risvegliando l’attenzione dei mass media sul tema del razzismo e dell’inclusione nel mondo della musica e della letteratura.
I suoi lavori sono stati pubblicati su testate e emittenti internazionali come il New York Times, The Guardian, Al Jazeera, CNN e BBC.

Umberto Negri - Io e i CCCP – Storia fotografica e orale
Umberto Negri è stato il bassista dei CCCP nella prima fase della loro storia, lasciando la band poco prima della pubblicazione dell'album d'esordio “Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi”.
Esce ora, in concomitanza con le varie celebrazioni del 40ennale della band (mostra, ristampe, docufilm, concerti), la ristampa aggiornata della sua testimonianza di quel periodo, in particolare attraverso una lunga serie di foto, tra Emilia e Berlino, che ritrae l'embrione di quella che poi è stata l'avventura della band reggiana.
Il tutto corredato da una serie di aneddoti, storie, documenti, talvolta con considerazioni piuttosto amare e aspre sulla fine del rapporto con la band (con tanto di problematiche legate a diritti d'autore e rivendicazioni artistiche su brani concepiti insieme e mai attribuiti a lui, peraltro rigorosamente escluso dalle suddette celebrazioni).
Il libro documenta bene quegli anni furibondi e "affamati", rievoca tante cose da testimone sul campo e le foto sono la perfetta integrazione, urgente e diretta, di un periodo, senza alcun afflato nostalgico, irripetibile.

Riccardo Pedrini - Ordigni
Pubblicato originariamente nel 1998 esce ora un'edizione aggiornata con nuova copertina a cura di Hellnation Libri.
Un testo essenziale per la comprensione del primo punk (bolognese in questo caso ma dalla storia affine a tutto quello che accadde in Italia a cavallo tra i 70 e gli 80). Non la classica cronologia di nomi, eventi, date (che ovviamente non mancano) ma un'analisi approfondita di ciò che pulsò, in maniera caotica e approssimativa, in quei giorni.
" Si tentava un'altra forma di vita, a suo modo irriducibile, o non riconducibile, se avessimo letto Bataille avremmo detto che quella passione sorgeva dalla negatività senza utilizzo a cui ci sentivamo predestinati...i Ramones ti facevano sentire felice mentre calpestavi i sobborghi in cerca di una piccola gioia subito. I Pistols erano rabbia lucida e insegnavano l'attitudine al confronto. I Clash erano la voce della metropoli globale, comprensibili da Brixton alla Bolognina".
Pedrini (ex bassista dei Nabat e tra i primi skinhead bolognesi e italiani, successivamente membro del collettivo Wu Ming) entra nell'anima e nel cuore della vicenda, ne ricuce attitudini, vicende e situazioni, con lucidità, talvolta spietata, altre volte amara o affettuosa.
"L'importanza di quella fase, per la storia del nostro paese è largamente sottovalutata.
TUTTA la storia recente del nostro paese è largamente sottovalutata, inesplorata, resa estranea a quegli stessi che l'hanno vissuta.
Perché in realtà si crede di ricordare e non si è in grado, generalmente, di tenere un discorso coerente né sugli anni Settanta, né, forse in maniera ancora maggiore, sugli anni Ottanta...è difficile oggi rendersi conto della portata rivoluzionaria all'epoca, insita nel semplice fatto di radersi i capelli, mettersi un paio di pantaloni a tubo, andarsene in giro con i vestiti trafitti da un bel po' di spille da balia.
Significava rifiutare in blocco, incosapevolmente o meno, anni e anni di controcultura, rifiutare la liberazione del corpo come mille altre utopie, significava invertire scientemente un'immagine giovanile allora dominante.
Tutti avevano i capelli lunghi. Tutti portavano i jeans a campana. Tutti si occupavano di politica."
Pedrini parte dai primi passi del punk bolognese (da cui esclude tutto il giro Skiantos etc), facendolo iniziare da quando Raf Punk e vari accoliti (tra cui anche i primi Nabat) incominciarono a farsi vedere e sentire, molto rumorosamente, analizza il passaggio di molti allo stile skinhead, per chiudere nel 1983, quando proprio questa scena collassa con il "famoso" raduno Oi! di Certaldo che distrugge definitivamente anni di convivenza con la divisione tra neofascisti, apolitici, "rossi", punk etc etc.
Per chi vuole aggiungere un tassello in più alla conoscenza di questo (ancora) contorto ambito, questo libro servirà a dare un aiuto determinante.

Federico Traversa - One love. Bob Marley
Scrittore, giornalista, cofondatore della casa editrice Chinaski, conduttore radiofonico per Radio Popolare Network, Federico Traversa tributa omaggio a un suo riferimento umano e musicale: BOB MARLEY.
Lo fa attraverso una biografia romanzata ma precisa ed efficace, scorrevole e coinvolgente, intersecandola con (tragiche) vicende personali, in una sorta di doppio racconto commovente e intenso.
La storia del piccolo Bob che lentamente, molto lentamente, esce, grazie alla musica, alla sua intraprendenza e talento, dal ghetto di TrenchTown, quartiere di Kingston, Giamaica e diventa un idolo, un profeta, tra vizi (tanti) e virtù (di più), figli sparsi, marijuana (senza limiti), Rastafarianesimo, impegno sociale e politico, vicende incredibili e la prematura scomparsa nel 1981, a 36 anni, per un male incurabile (e trascurato).
Anche per chi poco apprezza o conosce il grande Bob, il libro è piacevolissimo e veloce da leggere e inevitabilmente vi porterà a (ri)dare un ascolto a "Exodus", "Uprising", "Soul rebels".

Guido Michelone - Il dizionario del jazz
Il mondo JAZZ è un universo ormai ampio e inestricabile tante sono le tendenze e contaminazioni, tanti sono i generi, dischi, gruppi, solisti etc.
Guido Michelone, esperto e conoscitore della materia, propone una guida in cui, attraverso brevi prefazioni, ci introduce a liste di brani che rappresentano al meglio il contesto. Dall'hard bop al soul jazz, dal latin al free.
Ma ci sono anche una breve storia culturale/artistica/sociale, una filmografia jazz, i 100 album "che bisogna avere", i libri, i negozi, il look e tanto altro.
Un "Bignami" per mettere un piede nel mondo jazz e non scivolare ma andare spediti verso la sua essenza.

VISTO
Io, noi e Gaber di Riccardo Milani
Un doveroso e riuscito omaggio a uno dei migliori rappresentanti della canzone d'autore italiana di sempre, di cui si rivive tutta la carriera, dagli esordi jazz/rock 'n'roll, al pop (mai banale) degli anni Sessanta e il successivo passaggio alla formula teatro/canzone e all'impegno politico ideologico che lo accompagnò fino alla scomparsa.
GIORGIO GABER era un fine intellettuale, precursore e premonitore di una società che intuiva già avviarsi verso l'attuale sfacelo.
La formula è il classico alternarsi di immagini originali e testimonianze di amici, collaboratori (magnifico Sandro Luporini), figli e "colleghi" di varia estrazione, la cui scelta è talvolta parecchio discutibile e la presenza francamente inutile, forzata se non irritante.
Il tono è agiografico e celebrativo ma il doc è riuscito e intenso, anche se tagliando un po' di commenti e aggiungendo altre immagini originali ne avremmo avuto maggiore giovamento.

COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".


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