giovedì, dicembre 14, 2023

Libri 2023

Una serie di libri non a carattere musicale che ho avuto il piacere di leggere nel 2023

TOP 5

Guido Viale - Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua
"Che cosa è stata Lotta continua? Uno stato d'animo".
Guido Viale, uno dei dirigenti del movimento extraparlamentare nato nel 1969 e scioltosi nel 1976, ripercorre le origini di Lotta Continua e le ragioni che portarono alla sua formazione, spontanea e anti autoritaria, derubricata poi frettolosamente e speciosamente nel calderone degli "anni di piombo".
Anni in cui operai e studenti si unirono in funzione anti capitalista, per diritti ed equità sociale.
"La verità è che l'assemblea operai-studenti di Torino, come Lotta continua, come alcuni gruppi della sinistra radicale di quegli anni, sono state, nonostante le molte contraddizioni, grandi scuole di libertà di pensiero, morale, sessuale e no, di educazione al rispetto reciproco, di valorizzazione dei rapporti paritari. Nasceva una figura sociale che non lottava per vivere ma che viveva per lottare.
Viale si addentra nella strategia della tensione, i preparativi accurati e l'esecuzione di attentati e omicidi, che fecero precipitare l'Italia in uno dei periodi più bui dal dopoguerra.
Parla dell'omicidio di Rostagno, palesemente mafioso ma che venne infiltrato da false motivazioni, che avrebbero rimandato a una presunta vendetta degli stessi componenti di Lotta Continua e soprattutto smonta il processo farsa per l'omicido Calabresi per cui furono condannati Sofri, Bompressi e Pietrostefani.
Un libro amaro ma preciso, circostanziato, dettagliato e importante per chi vuole aggiungere un ulteriore tassello a un'epoca mai chiusa, tutt'ora nebulosa, irrisolta, misteriosa.
Interessante il lapidario giudizio sugli ultimi anni, da "Mani pulite" in poi:
La delega concessa al giustizialismo, per fare piazza pulita di quello che la lotta politica non era riuscita ad affondare, non sarebbe più stata ritirata, né avrebbe più potuto esserla.
Avrebbe sancito un passaggio epocale: dal protagonismo della lotta collettiva di un tempo alla passività della politica-spettacolo dei nostri giorni.... Quel disprezzo per le regole del diritto stava trasformando non solo l'amministrazione della giustizia ma anche gran parte della società, in qualcosa che assomiglia a una guerra in cui diventa giusto e legittimo schierarsi sempre dalla parte del più forte.

Bret Easton Ellis - Le schegge
Una geniale messinscena "autobiografica" (che documenta/documenterebbe il periodo che precede il suo esordio/capolavoro "Meno di zero" del 1985) smentita con il classico finale "questa è un’opera di finzione, i personaggi sono il frutto dell’immaginazione dell’autore".
In realtà di autobiografico si intuiscono molti particolari che si mischiano alla perfezione con il romanzo, la finzione, l'immaginazione dell'autore.
Ambientato nel 1981 in un giro di giovani ricchi rampolli della Los Angeles dell'alta società, decadente, drogatissima, alcolizzata, lussuriosa, la vicenda si muove tra misteriosi omicidi di sapore rituale, a base ultra violenza morbosa e un senso di incertezza che accompagna tutta la lettura.
Ellis non ci risparmia accurate descrizioni splatter degli efferati delitti (che spesso diventano immagini forzate da horror movie di serie B ) e minuziosi, ripetuti, costanti resoconti di prestazioni sessuali, etero e omo.
In mezzo intricati (spesso leziosi e stancanti) incroci sentimentali e relazionali di una lunga serie di personaggi che si intreccianoi nella vicenda.
Bret Easton Ellis scrive benissimo, è uno dei miei autori preferiti ("Meno di zero" , American psycho" e "Glamorama" sono veri e propri capolavori, la restante produzione è di alto livello), "Le schegge" si inserisce alla perfezione nella sua bibliografia, ne conserva il tratto che i suoi cultori hanno sempre amato, pur non assurgendo alle vette più alte.
Come sempre la "colonna sonora" che scorre tra le righe è di altissima qualità, da Ultravox a XTC, Go Go's, Devo e Split Enz, tra i tanti.

Byung-Chul Han - Le non cose
Molto intrigante e interessante, allo stesso tempo piuttosto ostico in alcuni passaggi, il saggio del filosofo sudcoreano che analizza la società odierna, sempre più prona alla "dittatura" dell'immagine/apparire, dell'infodemia, che padrona del "reale".
Il teorico dei media Vilém Flusser:
"Le non-cose stanno penetrando il nostro ambiente da tutte le direzioni e scacciamno le cose. Queste non-cose si chiamano informazioni".
Non sono più gli oggetti, bensì le informazioni a predisporre il mondo in cui viviamo.
Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il Cloud.
Siamo schiavi dell'infomania, il concetto di possesso degli oggetti è un aspetto del passato, quello che ci interessa è diventare padroni di informazioni e dati. Comunichiamo sempre di più, interangendo con le informazioni, a scapito della manualità.
Interessante l'analisi che fa del ruolo della fotografia passata da analogica e "unica" a quella che l'autore definisce "natura morta" del digitale, che ripete in migliaia di esemplari la riproduzione, senza più "mistero" di ogni attimo quotidiano:
"Il selfie annuncia la scomparsa dell'essere umano munito di un destino e di una storia".
Non sempre l'approccio è condivisibile nel suo esagerato manicheismo analogico contro digitale ma è fonte di riflessioni e approfondimenti.
"Oggi corriamo dietro alle informnazioni senza approdare ad alcun sapere.
Prendiamo nota del tutto senza imparare a conoscere. Viaggiamo ovunque senza fare vera esperienza.
Comunichiamo ininterrottamente senza prendere parte a una comunità.
Salviamo quantità immani di dati senza far risuonare i ricordi.
Accumuliamo amici e follower senza mai incontrare l'Altro.
Così le informazioni generano un modo di vivere privo di tenuta e durata.
La comunicazione digitale danneggia considerevolmente le relazioni umane.
Oggi siamo ovunque collegati senza tuttavia essere legati gli uni agli altri.
La comunicazione digitale è estensiva. Le manca qualsiasi intensità.

Sergio Giuntini - Lo sport imbroglione
Un accurato e approfondito viaggio nella storia del doping sportivo, con nomi e cognomi (da Dorando Pietri aal caso Alex Schwazer, come recita il sottotitolo), non tralasciando l'"intoccabile" calcio, passando per Olimpiadi, ciclismo (il Fausto Coppi che confessa pubblicamente l'uso di sostanze), il "doping di Stato" dell'est europeo pre 1989 (DDR e Urss in particolare) e abbondanza di storie ben circostanziate sulla situazione nostrana, che evidenziano l'esistenza di un "sistema" basato sulla connivenza di atleti, allenatori, dirigenti, federazioni sportive nazionali.
Il libro si sofferma sui casi Pantani, sulla Juventus di Agricola (che aveva una farmacia interna con ben 281 medicinali che venivano somministrati ai calciatori), Schwazer e la constatazione che i danni prodotti alla salute e all'etica non hanno mai fermato il doping.
"A partire dalla caduta del Muro di Berlino l'Occidente si liberò dei suoi tabù verso i limiti dello sport e diede vita a un sistema simile a quello dei vecchi paesi dell'est."
Non mancano gli interventi, talvolta provocatori ma neppure tanto, di chi propone la legalizzazione del doping.
Il libro offre un quadro desolante, più semplicemente aderente alla realtà, sorta di resoconto di ciò che accade ogni giorno.
"Lo sport è stato trasformato, da tempo, in spettacolo, show business, grazie a sponsorizzazione e audience Tv.
Il denaro che circola pretende, in cambio, grandi imprese.
Si è accettato che lo sport sia spettacolo ma nessuno si sogna di chiedersi se il grande attore che va in scena abbia assunto o meno cocaina. Ma l'atleta no, giammai: lo si vuole mondato da ogni tentazione" (Gigi Riva)
"Il doping procede per ere geologiche: della cocaina e stricnina (tra Otto e Novecento), delle anfetamine (dai Giochi Olimpici di berlino del 1936), degli stimolanti (anni Cinquanta), degli steroidi, anabolizzanti (anni 60/70), dell'emoautotrasfusione (anni 80), dell'eritropietina e dell'ormone della crescita (anni 90), genetico (vietato dal 2003), proiettandosi ogni volta con più slancio e furbizia nel futuro prossimo."
La borghesia trionfante introdusse un elemento qualificante dello sport moderno: la misura verificata.
Ogni discrezionalità fu annullata e le regole, il cronometro, il metro, misure del progresso quantificto e oggettivato, assunsero la funzione di stabilire razionalmente le capacità i talenti, decretando sul piano ideologico il passaggio a una cultura fortemente centrata sull'efficienza e la produttività. Velocità, continuo miglioramento di sé, aspirazione al successo, perfezionismo, spirito di concorrenza divennero le categorie di questo nuovo credo sportivo. Le medesime che connotavano i primi stadi del processo capitalistico.
Il sistema capitalistico non è altro che un'immensa competizione mondiale, una concorrenza sociale generalizzata.
Il motore di questo processo è la ricerca sistematica del rendimento, che deve essere precisamente misurato e continuamente migliorato allo scopo di appropriarsi di nuovi mercati. Lo sport si presenta come il modello più perfetto della competizione umana impegnata in tutto il globo e in tutti i settori. (Pierre Lauguillaume)
Riccardo Riccò, il "Cobra", squalificato ripetutamente per doping, recidivo. "Pensate si poassano fare 200 kilometri al giorno per tre settimane tra sole, gelo, pioggia, vento e neve solo a pane e acqua?
Pensate che si possa davvero vincere così o che ci sarebbe magari una tv disposta ad aspettarti in diretta per 7,8 o 10 ore cioè il tempo fisiologico per un tappone di mmontagna con 4.500 metri di dislivello e arrivo in salita dopo avere scollinato per altre quattro vette? E magari, una volta arrivati al traguardo pronti già al mattino dopo a rifare la stessa cosa con la stessa Tv a imporre agli abbonati lo stesso strazio? Vi siete mai chiesti perché ogni tappa di un Grande Giro arriva d'abitudine sempre tra le 17 e le 17.30 anche quando potremmo tutti, in gruppo, andare più piano o anche più veloce o comunque al nostro passo?
Non è possibile perché "la tappa deve arrivare entro le 17.30 sennò non ci stiamo con il palinsesto e allora addio pubblicità e sport e magari addio a premi e ingaggi", ci fanno sapere cortesemente dall'organizzazione.
E allora, come polli d'allevamento, ci alleniamo e "curiamo", qualcuno per vincere, i più semplicemenet anche solo per tenere il passo, stare a ruota, essere uno del gruppo.
Solo col doping vinci.
Senza doping non vinci.
Questa è la regola aurea del gruppo, del mio gruppo".

Sergej Dovlatov - La valigia
Scrittore e giornalista russo particolarissimo, di spirito anarchico, poco incline alle regole e al rigore sovietico, Sergej Dovlatov fu costretto a lasciare l'URSS dopo essere stato espulso dall'Ordine dei giornalisti, pagando la sua vena dissacrante.
"La valigia" è considerato il suo libro più rappresentativo (del 1986, pubblicato in Italia da Sellerio nel 1999) in cui in otto racconti ci mostra un'URSS in sfacelo, degradata e degradante, alcolizzata e in preda ad approfittatori di ogni grammo di potere.
Il tutto con un umorismo acre e sferzante, uno sguardo disincantato sulla rovina circostante, irrisorio e sprezzante.
Divertente e malinconico, profondo e leggero.
Consigliatissimo.
“Osservai la valigia vuota. Sul fondo Marx. In cima Brodskij. E tra loro la mia unica, inestimabile, irripetibile esistenza. La chiusi. All’interno rimbalzarono sonore le palline di naftalina. Il mucchio variopinto del suo contenuto giaceva sul tavolo della cucina. Era tutto ciò che avevo messo insieme in trentasei anni, durante tutta la mia vita in Russia. Pensai: ma davvero è tutto qui? E risposi: sì, è tutto qui.” (pag.14)
"Mille volte ho messo insieme compagnie di persone per bene, ma tutto invano.
Solo in compagnia di selvaggi, schifofremici e carogne mi sono sentito a mio agio". (pag. 95)

IL RESTO

Gianni Miraglia - Vedo la gente vincere
Scrittore, attore, conduttore, performer, Gianni Miraglia scrive un libro acre, sorta di urlo compostamente disperato sulla condizione dell'artista in un'epoca grama.
C'è la speranza, l'opportunità di grandi cose imminenti che sfumano all'ultimo momento, la precarietà di una condizione sociale che in Italia ti pone in costante bilico tra la vetta e l'abisso.
Il racconto è vivo, spesso ironico e comico, ma con un sorriso amaro che la riga dopo gli si spegne sulla faccia.
Ci vuole talento per essere così espressivo ed equilibrato nel trasmettere certe emozioni (che "chi pratica il palco" conosce bene).
Consigliatissimo.

Francesco Floris, Carlo Pallavicini - La muraglia umana. Le lotte dei facchini nella logistica
«È il 19 luglio 2022 quando otto sindacalisti di base dei facchini vengono arrestati e finiscono ai domiciliari per associazione a delinquere e decine di altri reati. Per la Procura di Piacenza avrebbero usato la “maggior rappresentatività sindacale” delle proprie sigle sul territorio per ricattare, estorcere e condizionare le aziende della logistica nella provincia della “rossa” Emilia».
Una vicenda tanto incredibile quanto ripugnante per come è stata portata avanti "la vicenda dell'associazione a delinquere più strampalata del mondo", a danno di esponenti sindacali di S.I.Cobas (uno dei quali l'autore Carlo Pallavicini).
Accuse infondate e pretestuose per affondare i diritti dei lavoratori della logistica e punire chi li aveva difesi e ne aveva preso le parti.
Nelle pagine de La muraglia umana, il dettaglio della vicenda, le accuse, gli arresti, l'assoluzione.
"Democrazia è prima di tutto diritto al dissenso e all'organizzazione dello stesso, senza dover temere che all cinque di mattino qualche agente in divisa venga ad arrestarti.
E' riconoscere nel conflitto un valore, che per il nostro paese ha significato storicamente espansione del campo delle tutele e dei diritti, quelle stesse tutele e diritti che trent'anni di neoliberismo hanno sensibilmente intaccato fino a riducrci ad essere il fanalino di coda in Europa per potere d'acquisto dei salari".
Il libro restituisce anche un quadro inquietante del disastro ambientale e umano che ha subito la città di Piacenza per fare posto a milioni di metri quadrati di cemento per la logistica (magazzini di Ikea, OVS, Leroy Merlin, Amazon - i principali - dislocati intorno alla città e nella vicina Castel San Giovanni).
"Piacenza ha subito tra la fine degli anni Novanta e l'inizio del nuovo secolo una vera trasformazione urbana. La deformazione (vedi Google maps) che si sviluppa a nord est della città "storica" è il polo logistico: tre milioni di metri quadrati di capannoni cresciuti in mdo disorganico e senza alcuna reale progettazione urbana, senza servizi, senza collegamenti sicuri co il resto della città.
La stessa sorte ha subito il vicino comune di castel San Giovanni: parliamo in quel caso di due milioni e cinquecentomila metri quadrati di capannoni."
"Eppure di logistica si muore. Si muore, tutti, a causa dei gas di scarico riversati sulla città da milioni e milioni di camion ogni anno.
Piacenza vanta il triste primato nel nostroi paese di tumori agli organi filtro e la correlazione è chiara: per la collettività e per i lavoratori del trasporto merci che operano a pochi metri dai gas di scarico dei Tir....in poco più di 20 anni la logistica a Piacenza si è espansa a vista d'occhio diventando una città nella città costruita su piattaforme, hub, magazzini, vie di trasporto."

Lorenzo Gatta - Living on a thin line
Lorenzo Gatta ha da tempo abbracciato la filosofia ed etica Mod che traspone in un divertente e appassionato romanzo di palese e voluto sapore "Quadrophenico", ambientato nella Londra a cavallo tra i Cinquanta e Sessanta nella prima scena Modernista.
Gli ingredienti ci sono tutti: la Soho dei tempi, gli scontri con i Rockers, un fugace e fortuito incontro con i Quarrymen in procinto di diventare Beatles, il travestito Lola (cit. i Kinks) e tanto altro.
Il racconto è spedito e vivace, urgente e (virtuosamente) naif.
Gli amanti della cultura mod non mancheranno di apprezzare e goderne.

Gennaro Shamano Cozzolino - Neapolis 2125
Gennaro Shamano Cozzolino è l'autore di un'eccellente testimonianza sulla sua vita di strada in contesti punk e affini, "L'asfalto sulla pelle".
In questo caso si cimenta invece con un romanzo distopico, ambientato nel 2125 nella sua Napoli, in cui la maggioranza degli abitanti è costretta da un'epidemia, sfruttata a dovere dal potere, a vivere reclusa negli "alveari", controllati a vista e costantemente davanti a uno schermo di un computer.
Due giovani si ribelleranno alle imposizioni, raggiungeranno un gruppo di rivoltosi nei sotterranei partenopei e proveranno a cambiare le carte in tavola.
Gennaro scrive in modo efficace e coinvolgente ma quello che sorprende e impressiona è che il romanzo fu concepito e scritto nel 2018 (pubblicato poi nel 2020) e riproduce fedelmente quello che accadrà due anni dopo, tra Covid e lockdown.
Corredato da tavole a fumetti che seguono il racconto, piacerà tantissimo a chi ama l'ambito "futurista" (perché di fantascienza qua, purtroppo, non si può più parlare).

Silvio Bernelli - Dopo il lampo bianco
In questa inquietante testimonianza degli accadimenti autobiografici a seguito di un gravissimo incidente occorsogli in Thailandia, Silvio Bernelli, scrittore, ex bassista di Declino e Indigesti, affronta il difficile rapporto con la sopravvivenza, una possibile morte imminente, giocata sul filo dei minuti.
Il cervello agisce in funzione "sopravvivente", ci difende dal baratro della disperazione, dal lasciarsi definitivamente andare.
Bernelli cita libri di sopravvissuti a tragedie in montagna o naufragi a supporto della sua esperienza.
"Desideravo soltanto che il sonno arrivasse. Sonno senza sogni. La realtà era un incubo, vieni, diceva. Era un buco nero, pozzo senza sofferenza, pozzo senza tempo. Come la morte. "
(Joe Simpson - alpinista inglese coinvolto in un incidente sulle Ande peruviane a 6.500 di altezza in una bufera - da "La morte sospesa").
Quando l'autore si rende conto che potrebbe non esserci più una via di salvezza cade nello sconforto e nell'auto abbandono.
"Avevo fatto quello che potevo. La consapevolezza della morte mi tranquillizzò. Il cervello fu finalmente sgombro dai pensieri contingenti...il processo di invecchiamento precoce era giunto allo stadio limite, oltre il quale si spalancava il nulla.
Ogni prospettiva si restrinse nel cubicolo scuro che si era impadronito del cervello.
Un luogo in cui la paranoia produceva pensieri di morte che avevano la consistenza dell'allucinazione e che la mia mente mostrava perfino di apprezzare".
Bernelli si salverà.
Anche la sua gamba ridotta in condizioni disperate non subirà una probabile amputazione.
Il racconto è una narrazione psicologica avvincente, dai tratti quasi thriller, scritto molto bene, appassionante e coinvolgente.

Sentieri della Libertà
Segnalo l'interessantissimo libro SENTIERI DELLA LIBERTA' che raccoglie 14 percorsi escursionistici legati alla Lotta Partigiana nel Piacentino, grazie al prezioso team di lavoro composto dalla storica Iara Meloni, il geografo Giuseppe Noroni, il grafico Graziano Bocchi, il fotografo Qamil Paja e Alessandro Pigazzini del Museo della Resistenza Piacentina.
Scorrono i nomi di storici partigiani locali, dal Valoroso al Ballonaio al Montenegrino al comandante anarchico Emilio Canzi, che per le sue posizioni politiche venne emarginato dalle fazioni comuniste e di altro credo ideologico.
Il libro funge anche da riferimento storico molto preciso e circostanziato sugli anni della Resistenza piacentina con date, ricordi strazianti (l'orrenda strage di Strà, commessa dai nazisti con la partecipazione attiva delle milizie fasciste) con un ricco corredo di fotografie e documenti (oltre delle precise mappe per ripercorrere quei luoghi).

Fabio Meini - Vattro (gocce di paura)
Quattro poemetti dell'orrore in vernacolo pisano, un libretto davvero godibilissimo, divertente, sarcastico e dissacrante come può essere un toscano (e comprensibile anche per chi non mastica la "lingua" locale).

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