lunedì, giugno 26, 2023

Musica e Intelligenza Artificiale


Riprendo l'articolo che ho scritto ieri per "Libertà".

La storia dei Beatles è sempre andata, fin dagli esordi, a braccetto con la sperimentazione e l'innovazione, attraverso progressivi cambiamenti che hanno finito per incidere in modo sostanziale nella storia del rock e della musica pop.
L'elenco è infinito ma dalla modalità con cui si presentavano dal vivo, vestiti uguali, con, per la prima volta, il batterista posizionato su un palco a parte per renderlo visibile quanto gli altri tre, fino a quanto hanno osato in studio di registrazione, le loro idee sono state sempre propulsive per il rinnovamento della musica.

Non si sottrassero al brivido dell'azzardo nemmeno quando i tre superstiti Paul, George e Ringo, compilarono i brani da inserire nei tre volumi delle “Anthology”, negli anni Novanta, in cui raccolsero inediti, rarità e curiosità varie.
In quell'occasione, suscitando perplessità e critiche, riesumarono due nastri con voce e pianoforte di John Lennon e incisero le rispettive parti creando due nuove canzoni, “Free as a bird” e “Real love”, come se il loro compagno fosse al loro fianco.
Un'operazione ricorrente quella di usare parti già registrate e riutilizzarle per nuove composizioni.
Abbiamo visto Natalie Cole duettare in video con il padre Nat King Cole, deceduto da anni, o concerti con gli ologrammi di musicisti scomparsi.
Lo stesso Paul McCartney ha inserito nei suoi show un frammento del video del brano “I've got a feeling”, tratto dal film “Let it be”, attraverso il quale duetta con l'amico John.
Lo stesso fanno gli Who dal vivo, “riportando in vita” gli ex membri della band, Keith Moon e John Entwistle, deceduti rispettivamente nel 1978 e nel 2002, che cantano o suonano un solo di basso insieme alla band.

Giunge in questi giorni la notizia che a breve verrà pubblicato un brano dei Beatles, utilizzando l'Intelligenza Artificiale, in grado di “recuperare” la voce di John, estrapolandola da un vecchio nastro, ripulirla e metterla a disposizione per un nuovo utilizzo come se fosse stata incisa al giorno d'oggi.
Con l'aiuto del regista Peter Jackson (che ha pubblicato il documentario di otto ore “Get back” sulle ultime session di registrazione dei Beatles) e Emile de la Rey, ingegnere del suono, Paul ha lavorato sull'inedito di John “Now and then”:
“Jackson è stato in grado di estrarre la voce di John da un pezzettino di cassetta di scarsa qualità. Nella cassetta avevamo la voce di John e un pianoforte. Lui poteva separarli con l’intelligenza artificiale. In pratica dice alla macchina: 'Questa è la voce. Questa è una chitarra. Togli la chitarra e isola solo la voce. Da qui abbiamo iniziato a fare quello che sarà l'ultimo brano dei Beatles”.

Un esperimento ancora più ardito lo hanno fatto gli Aisis una cover band degli Oasis che ha ricreato attraverso l'intelligenza artificiale la voce di Liam Gallagher, cantante della band, ha composto brani in perfetto stile della band di Manchester e li ha fatti “cantare” dal finto Liam.
L'effetto è quello di un credibile nuovo album degli Oasis.

A questo punto riprendere le voci di grandi personaggi della musica e utilizzarle per loro “nuovi dischi” è un gioco, relativamente, piuttosto semplice.
Ci sono diversi software che possono produrre opere nello stile di diversi compositori, come ad esempio Mozart o Beethoven.
Inoltre, alcuni algoritmi di apprendimento automatico possono generare canzoni e suoni completamente nuovi.
L'industria discografica si è già mossa per tutelarsi ed essendo, ovviamente, questi artisti coperti da copyright, eventuali nuove realizzazioni non potranno essere commercializzate, previa improbabile concessione da chi ne detiene i diritti. Si tratterebbe eventualmente di una curiosità per fan incalliti.
Che però probabilmente non si priverebbero del brivido di ascoltare qualcosa di “nuovo” dell'artista preferito. Basti pensare alle band tributo di artisti famosi che reinterpretano in maniera calligrafica i brani di riferimento, spesso travestendosi come gli interpreti originali. Diverso il discorso sulla produzione ex novo di brani e musica attraverso il mero utilizzo della nuova tecnologia.

In ambito fotografico escono a valanga immagini di artisti famosi o di scene, luoghi, eventi, ricreati dalla IA, ancora in via di perfezionamento ma che possono essere ampiamente credibili.

Ad esempio un recente video con (apparentemente) protagonista l'attore Morgan Freeman, interamente realizzato con l'intelligenza artificiale e in cui l'immagine dell'artista si rivolge al pubblico dicendo:
“Non sono Morgan Freeman e quello che vedi non è reale. E se ti dicessi che non sono nemmeno un essere umano? Mi crederesti? Qual è la tua percezione della realtà?".

In ambito musicale l'utilizzo di tecnologie similari non è una novità.
Già negli anni Novanta David Bowie, insieme all'informatico Ty Roberts, lavorò a un software per creare canzoni chiamato Verbasizer che riproduceva su computer uno dei metodi di composizione di Bowie, il 'cut-up' ovvero prendere parole sparse dai giornali, tagliarle e ricomporle a caso in un nuovo testo.
Ora le cose si stanno muovendo velocemente e indirizzando verso sentieri sempre meglio definiti al fine di sfruttare le nuove potenzialità.

La grande etichetta Universal (che detiene più di un terzo del mercato musicale globale) ha da pochi giorni stipulato un contratto con una casa di produzione berlinese, la Endel, che realizza musica attraverso l'intelligenza artificiale.
Ma, attenzione, il fulcro dell'accordo esula dalla produzione di hit da classifica ma entra in uno specifico abitualmente poco considerato dalla grande massa che invece ne usufruisce inconsapevolmente ogni giorno.

Stiamo parlando di quella musica creata appositamente per accompagnare le attese in aeroporti, ospedali, luoghi pubblici, supermercati e che viene concepita in funzione degli stati d'animo delle persone, al fine di generare senso di relax, pazienza, in certi casi conciliare il sonno o stimolare la concentrazione.

Come rimarca il giornalista Bruno Ruffilli in un articolo per Repubblica:
“Endel utilizza suoni forniti dall'artista per creare paesaggi musicali guidati da intuizioni scientifiche su come la musica influenza il nostro stato mentale.
Quando si creano album statici, gli artisti e i loro team hanno l'approvazione finale sui risultati che preferiscono.”


Ovvero, per fugare i timori di chi immagina un computer che pensa, crea, incide nuova musica, alla base c'è sempre un artista che umanamente manda gli impulsi necessari e creativi alla gestione delle informazioni che poi verranno elaborate e sarà sempre l'elemento umano a giudicare alla fine la bontà del prodotto da immettere sul mercato. Un mercato affamato di nuove musiche e stimoli, molto ampio, per quanto sotterraneo e i cui autori mai vedremo in televisione o al Festival di Sanremo, tantomeno veleggiare nelle parti alte di una classifica.

Ancora Ruffilli: “La musica funzionale nasce, come dice il nome, per arricchire e ottimizzare attività quotidiane, come leggere, correre o dormire.
Ricerche approfondite hanno dimostrato l'impatto della musica sulla salute mentale e sul benessere, compresa la concentrazione, le prestazioni atletiche e l'igiene e la qualità del sonno. E così rappresenta una delle più grandi sottocategorie di ascolto musicale in tutto il mondo, con circa 15 miliardi di stream al mese su tutte le piattaforme musicali.”


Fino ad ora la qualità musicale proposta è stata piuttosto bassa e di scarso valore creativo ma le nuove funzionalità e, soprattutto, le potenzialità economiche che, come abbiamo visto, non sono trascurabili, induce musicisti sempre più validi e creativi a dare un'occhiata a questo nuovo ambito.

Sottolinea Oliver Schabenberger, vice presidente di SAS, una delle più importanti società specializzate in intelligenza artificiale: I nostri sistemi di A.I. apprendono dai dati e dai dati soltanto. Non sono realmente intelligenti, almeno sulla base della concezione umana di intelligenza. Non hanno creatività, innovazione, consapevolezza di sé. Se afferriamo questo concetto, allora potremo capire anche che questi algoritmi non si ribelleranno e non conquisteranno il mondo. Non stiamo costruendo macchine che pensano come gli esseri umani. Stiamo costruendo software che ci aiutino a svolgere compiti specifici e ben definiti».

In definitiva l'Intelligenza Artificiale, si evince da questi primi passi ancora incerti e non sufficientemente normati da regole e leggi, è un ulteriore strumento in mano all'Uomo per produrre arte, creatività, opere.
Usiamolo come tale.

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