Speciale HOLLIES.
Spesso sottovalutati, rimasti sopraffatti da una concorrenza spietata dei grandi dei 60's ma in grado di produrre una serie di ottimi album da (ri)scoprire.
For Certain Because (1966)
Il primo album interamente composto da Nash, Clarke, Hicks, offuscato dalla creatività che esplodeva al loro fianco (da "Revolver" a "Pet sounds", "Aftermath" per citarne alcuni) ma di grande qualità.
Un cristallino pop beat che attinge da Beatles, Beach Boys, Monkees ma anche Kinks e Byrds, con tinte bluesy e folk rock. Un lavoro che cerca di guardare avanti e osare più del consueto.
Evolution (1967)
Butterfly (1967)
La band si spsota verso le classiche sonorità psichedeliche del tempo. I due album escono a distanza di cinque mesi (giugno e novembre), sono decisamente più "colorati" del consueto, con una predilezione per atmosfere vaudeville, qualche effetto psych ma il tono è sempre in direzione di un pop caratterizzato da intrecci vocali sapienti e "celestiali". Non si tratta di capolavori ma entrambi gli album sono di ottima fattura, eleganti, raffinati.
Distant Light (1971)
Dopo la dipartita di Graham Nash, approdato ai CSN&Y, la band fatica a ritrovare la strada tra mediocri e imprevisti omaggi a Dylan (l'album tributo "Hollies sing Dylan") e lavori sempre gradevoli ma poco ispirati. Fa eccezione uno dei loro album più ambiziosi (con tanto di sontuosa copertina della Hipgnosis) in cui sperimentano in varie direzioni, i testi si fanno più seri e impegnati, la musica spazia tra rock ("Long cool woman in a black dress" è un incredibile plagio dello stile dei Creedence Clearwater Revival), folk, tentazioni quasi prog, il consueto gioco di melodie vocali.
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