lunedì, febbraio 27, 2023

Roberto Farina - Sarà perché ti amo


Riprendo l'articolo scritto ieri per "Libertà".

Difficilmente e raramente quando ascoltiamo una canzone pensiamo a quello che c’è dietro. Ci concentriamo sulla fruibilità della stessa, in base al nostro gusto, sull’interprete e poco altro.
In realtà una canzone ha bisogno di un produttore, un arrangiatore, uno o più esecutori, una confezione, un’immagine, una promozione.
Soprattutto un compositore. In molti casi abbiamo nel cuore, nell’anima, nelle orecchie, canzoni che hanno segnato la nostra vita senza avere la minima idea di chi le abbia composte, scritte, pensate.
Nella musica pop e rock, non di rado chi canta e suona il successo del momento non coincide con chi ha scritto il brano. Gli esempi sono incalcolabili.

Basti pensare a Elvis Presley o a Mina che non hanno praticamente mai composto nulla in vita loro ma sono unanimemente considerati nel mondo e in Italia tra gli artisti più rappresentativi di sempre.
Comporre una canzone che diventi popolare (e venduta) è un’arte, significa riuscire a intercettare i gusti del momento o, ancora più difficile, anticiparli, sapere cogliere il respiro del mondo, appena prima che tutto accada.

Ci vuole talento.
Tanto.


I compositori di questo tipo sono persone diventate nel tempo ricche ma quasi mai famose. Perché i loro brani, arrivati al primo posto delle classifiche per poi assurgere al ruolo di classici, continuano a rendere profitti, grazie ai diritti d’autore, per anni, a volte per sempre.
Per dare un’idea delle proporzioni economiche una canzone come “Yesterday” dei Beatles ha reso fino ad oggi 30 milioni di dollari in diritti d’autore a John Lennon e Paul McCartney, più o meno 1.500 euro al giorno.
E i due di canzoni famose ne hanno firmate un bel po’.

Roberto Farina ha da poco scritto un libro sulla carriera di suo zio Dario Farina, “Sarà perché ti amo”, edito da Milieu Edizioni.

Chi è questo sconosciuto signor Dario Farina?

Difficile che, a parte gli addetti ai lavori, qualcuno ne ricordi nome e gesta.
E’ un signore che ha scritto brani per il gotha della musica leggera italiana:
Ricchi e Poveri, Gianni Morandi, Albano e Romina, Nada, Little Tony, Patty Pravo, Andrea Bocelli e una lunga serie di altri importanti personaggi che per anni hanno stazionato nelle parti più alte delle classifiche di vendita e che ancora oggi ripropongono abitualmente i suoi brani.
E che brani!

“Felicità” e “Ci sarà” per Albano e Romina, “Sarà perché ti amo”, “Mamma Maria” e “Se mi innamoro” per i Ricchi e Poveri, “La donna di picche” per Little Tony, coautore di “Odisssea Veneziana” dei Rondò Veneziano, idea di un altro esimio autore, Gian Piero Reverberi, inizialmente dileggiato poi acclamato dopo la quantità di dischi venduti con questo bizzarro progetto. Titoli da milioni di copie, tuttora, piacciano o meno, suonate ovunque nel mondo.
Sicuramente non saranno pochi a storcere il naso di fronte a una simile produzione, leggera, dagli scarsi contenuti culturali e intellettuali, artisticamente impalpabili. Riprendo allora le parole, riportate nell’avvincente libro, di un amico di Farina, Ieppe, titolare di un negozio di dischi:

“Solo gli odori hanno una forza evocativa pari a quella di una canzone. Le canzoni non sono gelide operazioni mercantili. Una canzone può accedere alle parti più intime, dove i ricordi si rannicchiano per non scomparire. Il fine della canzone è divertire, commuovere gli animi, la canzone punta alla popolarità, non all’applauso di una scarsissima parte di persone, cioè degli intenditori. Questi ascoltano un brano secondo tante regole complicate che capiscono solo loro, il popolo invece ha una sola regola: il suo orecchio. E se il popolo loda un brano sofisticato, lo fa per assecondare gli intenditori dei quali ha soggezione, o per la meraviglia che nasce davanti a qualcosa di astruso. Dario Farina è uno che ha moltiplicato le melodie popolari, lui non ha cercato la novità, ma la semplicità, cioè l’universalità. Il primo fine della canzone è smuovere i sentimenti, commuovere gli animi, non quelli di pochi, ma di tutti. Avvicinarsi al popolo è il compito della canzone”.

Dario Farina incomincia la carriera di autore con le consuete difficoltà, deve farsi strada sgomitando per trovare un posto in un ambiente in cui i muri sono molto alti e pieni di filo spinato ma alla fine ce la fa. Adotta un metodo infallibile, così lontano dall’immaginario del musicista. Glielo aveva consigliato Bruno Zambrini, altro grande autore poco conosciuto, da “In ginocchio da te” per Gianni Morandi a “La bambola” per Patty Pravo:
“Non aspettare la cosiddetta ispirazione. Mettiti tutti i giorni al piano. Paul McCartney non aspetta l’ispirazione. Ti risulta che Paul aspetti l’ispirazione? No, non l’aspetta, Paul McCartney lavora come un matto. Le idee non vengono davanti al tramonto o guadando le nuvole. Le idee vengono al pianoforte. Siamo dei professionisti. La mattina ci svegliamo e ci mettiamo al lavoro. Così nascono le canzoni. Un’idea sebbene sembri improvvisa, non viene dal cielo, ma dal lavoro”.

Interessante la gestazione di un brano come “Mamma Maria” dei Ricchi e Poveri che venne in qualche modo concepita per essere apprezzata e immediatamente intellegibile anche all’estero. Mettendo insieme due delle parole italiane più conosciute da chi non parla la nostra lingua, “Mamma” e “Maria” ma aggiungendo volutamente una modalità di cantato in qualche modo subliminale, utilizzando la prima sillaba, “ma”, che viene pronunciata da un bambino piccolo, riprodotta poi con alla maniera della lallazione (i primi tentativi di parlato dei neonati, dal settimo mese in poi): “Ma-ma-ma-mam-ma-ria-ma”).
Un piccolo capolavoro di comunicazione.
Il brano ha venduto milioni di copie in Italia e all’estero, diventando tra i brani più popolari in Russia. Come è più volte capitato, paradossalmente, i grandi compositori, perennemente dietro le quinte, quando provano a mettersi in gioco falliscono clamorosamente. Anche Farina tenta questa strada nel 1979 con quello che rimarrà il suo solo album, “Destinazione tu”.
Un lavoro leggero che risente dei suoni dell’epoca, non lontani dalle suggestioni discomusic ma di stampo cantautorale e con brani di indubbia qualità creativa. Il disco è un insuccesso clamoroso e non raggiunge le mille copie vendute.
Farina non ci riproverà più e tornerà a dedicarsi al suo abituale lavoro compositivo che, tra alti e bassi, tonfi (un pur pregevole album per Mal, reduce dal successo di “Furia cavallo del West” che segnò, paradossalmente, la fine della sua carriera, ormai derubricata a interprete di canzoni di telefilm per bambini), però ben equilibrati da una nuova serie di canzoni che arrivano puntualmente alle vette delle classifiche.
C’è un passaggio significativo nelle pagine del libro di Roberto Farina che rimarca la frustrazione di quando i suoi coetanei venivano a sapere dell’attività dello zio e lo prendessero in giro perle sue composizioni, tanto da spingerlo a nascondere la parentela, per timore di ulteriori dileggi.
“Era dunque questa la cultura alta che ti spingeva a nasconderti? Dov’era quel mondo di libertà di cui parlavamo sempre, gli accigliati studenti e io? Dov’era la potenza liberatrice dell’arte? L’equazione era semplice: cantautori uguale a popolo, canzonette uguale a piccola borghesia. E così, secondo quest’algebra, la musica di De André, figlio dell’alta borghesia genovese, diveniva una bandiera popolare e il pop dei Ricchi e Poveri, figli del proletariato, diventava uno dei tanti trucchi dei padroni per asservire le masse”.

Dario Farina rimarrà per sempre un “uomo tra parentesi” ovvero coloro il cui nome si legge solo tra le parentesi sulle copertine dei dischi ma che raramente hanno una faccia o che vengono citati tra i grandi della musica.
Ma è la testimonianza vivente dell’importanza di un ingranaggio determinante e di primaria importanza nella costruzione e nell’economia artistica di una canzone. Che è sempre frutto di studio, esperienza, colpo di genio, lavoro, applicazione, perseveranza.
In totale antitesi all’approccio moderno di molti giovani musicisti che pensano di potere arrivare al successo senza alcuna gavetta o sforzo ma solo con un paio di mesi in un talent show che li proietti in testa alle classifiche.
Piaccia o meno, non è così.



Roberto Farina
Sarà perché ti amo
Milieu Edizioni
Pagine 240
19 euro

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