mercoledì, febbraio 01, 2023
Musica e mente
Riprendo l'articolo che ho scritto domenica per il quotidiano "Libertà".
La musica ha un potere enorme nella nostra vita.
Può essere una ragione della nostra esistenza, sia per passione che per lavoro o un semplice sottofondo che ci accompagna durante le faccende di casa o nei viaggi un automobile.
A volte invece un’intrusione fastidiosa che lede i timpani e il nostro gusto.
Non di rado mi capita quando sono immerso nella lettura e arriva mio figlio con un brano trap sparato dal telefonino a volume assurdo.
Mi immedesimo allora in quello che provava mia mamma quando la costringevo a sottofondi che arrivavano dalla mia camera a base di Sex Pistols, Clash, Who e sopporto stoicamente.
La musica, anche se non ce ne rendiamo direttamente conto, ha un ruolo molto importante nella nostra vita, in quanto fattore che interviene direttamente sulle nostre capacità neurologiche.
E’ stato scientificamente dimostrato che la musica è fra le ultime funzioni ricettive del nostro corpo a subire una totale compromissione in persone le cui capacità cognitive si stanno spegnendo (vedi i malati di Alzhaimer).
Le aree cerebrali associate alla memoria musicale subiscono un danno minore rispetto ad altre zone.
Anche persone gravemente compromesse cerebralmente riescono a godere e a trarre giovamento dalla musica, spesso riconoscendola, sia melodicamente, che ricordare le parole delle canzoni.
Si riattivano ricordi, emozioni, sensazioni che sembravano impossibili da riportare alla luce. Un aspetto singolare è che i pazienti conservano anche la capacità di riprodurre armonicamente, mantenendo la giusta intonazione, le canzoni che tornano alla memoria. Pur essendo rari si verificano saltuariamente casi di persone in coma che si risvegliano grazie alla loro canzone preferita o alla voce del cantante prediletto.
E’ altrettanto nota l’usanza di molti sportivi di caricarsi o rilassarsi prima delle gare con una musica adeguata al proprio stato d’animo.
Ad esempio il nuotatore Michael Phelps (ventitrè medaglie d’oro in quattro Olimpiadi) prima di ogni competizione era solito ascoltare musica aggressiva, potente, dal rock all’hip hop.
Cristiano Ronaldo si dedica invece ai ritmi più rilassanti della musica brasiliana, il suo “rivale” Lionel Messi invece è un grande fan del brit pop degli Oasis. Il famoso cestista Le Bron James si affida al rap di Drake, il pilota di Formula Uno, Daniel Ricciardo, invece a punk, metal e hard rock.
Il suo collega Lewis Hamilton va di hip hop. Quando vediamo calciatori o atleti passeggiare con enormi cuffie prima delle gare a volte siamo indotti a considerarli superficiali o addirittura sciocchi
. La realtà pare essere completamente diversa.
Il professor Karageorghis, docente di psicologia dello sport alla Brunel University di Londra, è uno dei maggiori studiosi mondiali degli effetti che la musica può avere sulle prestazioni sportive.
Attraverso i suoi studi ha dimostrato che l’utilizzo della musica, durante gli allenamenti o le gare, produce effetti simili a quelli delle sostanze chimiche legali. Negli ultimi anni, le Federazioni internazionali di discipline sportive di sforzo sulla lunga durata, come la maratona o il ciclismo, hanno vietato gli auricolari durante le competizioni, considerando gli effetti indotti dalla musica nelle orecchie simili a quelli di alcuni agenti dopanti.
Il nostro sistema nervoso è costituito da cellule, i neuroni, comunicanti fra loro attraverso dei neurotrasmettitori, che rimangono inattivi fino a quando non sopraggiunge un impulso emotivo che li mette sostanzialmente in moto.
Nel momento in cui ascoltiamo una musica nel nostro organismo si produce un effetto simile a quello dell’assunzione di una droga psicoattiva che causa il rilascio di dopamina nel cervello.
La dopamina è appunto uno di questi neurotrasmettitori. Compito della dopamina è di esercitare il controllo sul movimento, sulla capacità di attenzione e di apprendimento, su alcuni aspetti delle funzioni cognitive, sulla sensazione di piacere e sul meccanismo del sonno. In breve, questi neurotrasmettitori sono messaggeri chimici che rilasciano gli impulsi nervosi per indurre un certo meccanismo cerebrale.
La musica, con il suo ritmo regolare, influenza anche il battito cardiaco, il sistema cardiovascolare, la pressione sanguigna.
Da batterista di lunga data, seppur di modesta caratura tecnica, è interessante notare come la multi funzionalità degli arti richiesta dallo strumento (che si suona utilizzando contemporaneamente gambe e braccia che eseguono movimenti autonomi l’uno dall’altro, nello stesso momento), si rispecchi poi nella quotidianità. Ad esempio acquisendo, pur non essendo mancino, un uso della mano e del braccio sinistro quasi pari a quello della parte destra.
Molto genericamente si può arguire che la musica più dura e ritmata, dal rock al metal all’hip hop sia fonte di energia e di maggiore concentrazione verso l’obiettivo mentre la musica classica, acustica, ambient e new age siano l’ideale per rilassarsi, in quanto riduce i livelli del cortisolo, l’ormone dello stress.
Anche se il concetto di musica classica è abbastanza fuorviante se pensiamo che certi crescendo orchestrali o le sinfonie di Wagner possano indurre alla calma. Uno stato di serenità non significa necessariamente una riduzione di competitività agonistica ma è anzi una condizione che permette al nostro cervello di essere sfruttato al massimo e che induce all’ottimismo, premessa ideale per affrontare una sfida.
La musica, è ormai fatto accertato, anche empiricamente, agisce sull’umore e le prestazioni degli animali che, a seconda di quanto proposto, ne sono attratti o infastiditi.
Magari il vostro cane potrebbe avere un sussulto ascoltando “A day in the life” dei Beatles.
Pare che, su suggerimento di John Lennon, nel brano sia stato inserito il suono di un fischietto che solo i cani possono percepire. Lo ha confermato Paul McCartney in un’intervista:
“Stavamo parlando delle frequenze di suoni che gli esseri umani non possono sentire; in particolare, di quei suoni dalla frequenza così alta che solo i nostri cani li sentono. Così, ne abbiamo messo uno nella canzone”.
In molti allevamenti di bovini viene utilizzata la musica per incentivare l’aumento della produzione del latte che, pare, arrivi fino al 3% in più se viene trasmessa musica classica e country.
Anche nel caso delle bufale domestiche, una musica suadente le induce a smettere di ruminare, immobilizzarsi, puntando le orecchie alla fonte del suono, rilassandole e permettendo una mungitura più agevole.
Tornando a noi umani, assume una certa importanza la cultura musicale di ognuno. Più profonda e dettagliata è, maggiori sono le possibilità che l’ascolto di un certo tipo di brani ci stimoli, perché alla semplice melodia e ritmo si aggiunge il bagaglio culturale che portano con sé il brano e l’esecutore.
La parte sinistra del cervello si concentra sul linguaggio e quindi analizza “tecnicamente” la struttura del brano (se è veloce, lento, duro o rilassato) mentre quello destro attiva l’immaginazione, stimolando le emozioni.
I musicisti o coloro che vivono la musica in una dimensione lavorativa o caratterizzata da grande passione, riescono a scindere la modalità di ascolto: tra quella artistica e quindi emozionale con tutti i riferimenti e le influenze che caratterizzano la canzone e quella tecnica ovvero la struttura compositiva, l’arrangiamento, la riproduzione esecutiva.
Personalmente quando ascolto un brano dei Beatles, degli Who o dei Clash, la mia mente, la mia, anima, il mio cuore vanno a momenti precisi della mia vita, dell’adolescenza, rimandano a luoghi, persone, anni, giorni, viaggi. Quando invece ascolto dischi in funzione di una recensione o di un articolo, la fruizione elabora diversamente quello che arriva dalle casse dello stereo o del computer, cercando di analizzare la bontà della composizione, dell’esecuzione, dell’ispirazione artistica.
La musica è stata da sempre la mia ragione di vita e il mio lavoro, in mille vesti e collocazioni diverse.
Il modesto consiglio che mi sento di dare è di godersela senza pregiudizi, classificazioni, con rispetto per gli artisti che la propongono, dietro ai quali ci sono sempre anni di sacrifici, investimenti (economici ed emozionali), speranze, soprattutto passione.
La passione, quell’unica certezza che nessuno ci potrà mai portare via, ultimo salvifico baluardo in un mondo ingiusto e difficile.
Bellissimo articolo! Il più delle volte dopo una giornata storta in cui tutto sembra remare contro, un po' di buona musica risolleva l'umore....
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