martedì, giugno 21, 2022
Arthur Alexander
Tra gli autori più influenti nella storia del rock, spesso colpevolmente dimenticato, raramente citato.
Pur se le sue canzoni (unico caso) sono state incise da Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Elvis Presley.
Ma non solo: anche Humble Pie, Willy De Ville, Pearl Jam, Roger McGuinn, Ike & Tina Turner, Jerry Lee Lewis, Bee Gees, Robert Plant, Otis Redding.
ARTHUR ALEXANDER ha esordito nel 1960, inciso tre album, una ventina di singoli, qualche ep e si è ritirato dalle scene e dalla musica nella seconda metà degli anni 70, dedicandosi al lavoro di autista.
Tornò dopo 21 anni con il terzo album, poco prima di morire nel 1993.
Nato (nel 1940) e cresciuto in Alabama, lavorò come raccoglitore di cotone e fattorino prima di dedicarsi alla musica, dal 1960, e trovare un discreto successo con "You better move on" nel 1961.
Influenzato da blues, rhythm and blues, latin sound e country, con Nat King Cole come principale riferimento, venne scoperto nel 1962 dai Beatles che inserirono in repertorio le sue "Soldier of Love", "A Shot of Rhythm and Blues", "Where Have You Been" (di cui esistono registrazioni live ad Amburgo) e "Anna (go to him)" nel primo album "Please please me".
Il brano è anche nell'album "Thunderbox" degli Humble Pie.
“We wanted to sound like Arthur Alexander". (Paul McCartney).
Nel 1964 furono i Rolling Stones a coverizzare la sua "You better move on" (poi ripresa anche da Hollies e Willy De Ville, tra i tanti).
Rifecero anche "Go home girl" ma non fu mai pubblicata.
"Burning love", uscita agli inizi del 1972 venne ripresa da Elvis Presley qualche mese dopo e portata al secondo posto delle charts americane.
Scrisse "Every day I havve to cry" nel 1962 per Steve Alaimo che venne poi registrata anche da Ike & Tina Turner e Bee Gees e che lui incise solo nel 1975.
Nel 1988, Bob Dylan incide "Sally Sue Brown", suo singolo d'esordio del 1960, nell'album "Down in the groove".
"If It's Really Got To Be This Way", dal suo ultimo album del 1992, "Lonely Just Like Me", è stata coverizzata successivamente da Robert Plant e contiene anche "Johnny's heartbreak" che fu composta con Otis Redding che ne registrò una versione, uscita nel 1970.
I due avevano previsto un tour insieme ma la morte di Otis fece svanire il progetto.
Un infarto lo porta via nel 1993 a 53 anni.
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