lunedì, giugno 21, 2021
Gregory Fusaro - Se il cielo é tradito / Claudio Galuzzi
Riprendo l'articolo scritto ieri per "Libertà".
Claudio Galuzzi é stato uno dei personaggi più importanti in ambito culturale degli anni 90.
Era un intellettuale, un pensatore, un visionario, una figura ormai così desueta ai nostri giorni.
Una persona che conosceva in maniera approfondita musica, cinema, letteratura, arte. Ne conosceva gli aspetti più particolari, “alternativi” (quando ancora questa definizione aveva un senso e significava appartenenza, personalità, distinzione da quella massa che segue le mode, che non approfondisce, non ricerca, non ama la curiosità).
E metteva a frutto questo aspetto scrivendo, organizzando, parlando.
Per il sottoscritto é stato anche un caro amico, fino alla sua tragica scomparsa, nel 1998.
Un'amicizia tutta “padana”, riservata, senza tanti baci e abbracci.
Poche parole, tanta comunanza di intenti, di prospettive, speranze, progetti. E tanta ironia, perché era, come ogni intellettuale, persona molto divertente, che sapeva prendere e prendersi in giro.
Negli anni 90 ero spesso a Milano per lavoro e quando tornavo dalla caotica metropoli percorrevo la statale per potermi fermare nel suo negozio di dischi (e centro culturale, di fatto), “Muzak”, a Casalpusterlengo.
Non solo per comprare qualcosa ma per parlare.
Sapendo di poter spaziare su ogni argomento, di imparare un sacco di cose nuove, di potermi confrontare, di restare spesso stupito davanti alla sua capacità di collegare e mettere insieme mille riferimenti che attingevano in ogni ambito artistico di “un certo tipo”.
Aprì un locale, diventato mitico, il “Lenz”, a Terranova, in una ex chiesetta, dove non si sentiva granché bene ma in cui trovavi un'atmosfera unica (sempre che, in certe serate nebbiose, come ancora c'erano ai tempi, si riuscisse ad arrivare al club), fuori dal tempo.
Suonammo spessissimo con Lilith e altrettanto frequentemente andammo a vedere concerti della scena milanese che stava nascendo (Afterhours, La Crus, Cristina Donà).
Ma c'erano anche eventi letterari, culturali e cinematografici.
Claudio non era nuovo a questo tipo di esperienze perché già negli anni 70 era stato uno dei principali agitatori culturali della zona, aprendo la prima radio privata di Casale, Radio Scimmia e partecipando a tante altre iniziative che contribuirono a smuovere le acque. Scrisse per “Pulp” (rivista letteraria che fondò, allegandola al mensile “Rumore”) e “Rendiconti” (curata da Roberto Roversi, poeta, artista, scrittore, a lungo collaboratore di Lucio Dalla) ma anche per “Il Mucchio”, “Rockerilla” e tanto altro. E fu proprio grazie a Claudio che Roberto Roversi scrisse le note di copertina dell'ultimo album di Lilith, “Stracci”, nel 1997.
Disco nel quale é anche autore di una serie di testi (come fece anche per i La Crus).
Testi affilati, crudi, pregni di significati, unici. Come quelli che ritroviamo nel suo libro di poesie dal titolo iconico, “La pianura dentro”.
Il regista Gregory Fusaro ha pazientemente ripercorso le tracce della sua vita artistica.
Faticosamente perché non erano tempi in cui ci si preoccupava troppo di lasciare tracce evidenti. L'importante era scavare cicatrici nell'anima degli astanti, lasciando un segno.
Fusaro ha riassunto il tutto in un'ora di documentario, “Se il cielo é tradito” (presentato alcuni giorni fa al Cinema Mexico di Milano e che sarà in autunno in tour in varie città e stampato in DVD).
Vari collaboratori di Claudio testimoniano i giorni trascorsi con lui (dai musicisti Cristina Donà, Lilith, Mauro Ermanno Giovanardi, allo scrittore Davide Sapienza, il giornalista Massimo Pirotta e tanti altri).
Lo stesso Fusaro testimonia, senza averlo mai incontrato, la sua ammirazione artistica e umana per Claudio:
“Una cosa che mi ha sorpreso é, a distanza di così tanti anni, il ricordo molto nitido che hanno le persone che lo hanno conosciuto. Le persone che ho incontrato facevano parte di un collettivo immaginario, che faceva tante cose insieme, seppure a distanza, pur non incontrandosi tutti i giorni, con delle dinamiche che oggi ci risultano estranee.
La condivisione di allora é decisamente diversa dal concetto di condivisione che abbiamo noi oggi.
E questo rende quel mondo molto più solido e con radici molto più profonde delle nostre, dal punto di vista artistico.
Scoprire Claudio é stato un po' come identificare l'epicentro di quel terremoto culturale che ha dato vita al movimento artistico degli anni 90.”
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