lunedì, maggio 17, 2021
Niccolò Paganini
Riprendo l'articolo che ho pubblicato su "Libertà" ieri.
Se pensiamo a Niccolò Paganini la prima cosa che ci viene in mente é il suo rinomato e leggendario virtuosismo da eccellente e superlativo violinista (abitualmente considerato il migliore di sempre) o, nella vulgata comune, la famosa frase “Paganini non ripete” (pronunciata niente meno che al cospetto di Re Carlo Felice, a Torino, nel 1.818, dopo una richiesta di bis dello stesso re), diventata un vero e proprio modo di dire.
Che gli costò però l'espulsione per due anni dal Regno di Savoia. Non se ne curò e pronunciò un'altra delle sue massime, destinata a diventare una modalità della sua esistenza:
“I grandi non temo, gli umili non sdegno”.
Difficilmente accosteremmo una figura legata alla musica classica al concetto di rockstar.
Eppure, pur con duecento anni circa di anticipo, é stato una sorta di archetipo della star musicale adorata, innalzata a simbolo, simulacro, rincorsa e desiderata (in particolare anche da un largo numero di donne, a dispetto di un aspetto esetico non propriamente affascinante), a cui rispondeva con un carattere e un atteggiamento spesso bizzoso e supponente.
Fu ricco, famoso, vizioso, misterioso, addirittura accostato a pratiche demoniache e “accusato” di avere stretto un patto con il diavolo (curiosamente, ma forse non troppo, anche il più grande bluesman della storia, Robert Johnson, a causa della sua incredibile maestria tecnica venne sospettato di avere concesso l'anima a Satana in cambio di tanta capacità).
Ma anche generoso con musicisti meno fortunati e in difficoltà e con poveri e ammalati delle città in cui si esibiva, a cui elargiva sempre aiuti economici.
Non é insomma difficile accostarlo a tante star del rock e del pop (a cui non era lontano nemmeno nella scelta dell'abbigliamento, sempre rigorosamente in nero, con lunghi capelli ribelli e accessori originali).
Probabilmente lo spirito rivoltoso gli arriva dal un padre autoritario e oppressivo che fin da piccolo (Niccolò nasce a Genova nel 1.782) lo costringe fino a dodici ore di esercizi al giorno, prima al mandolino, poi al violino.
Un'infanzia devastante, minata anche da uno stato di salute sempre precario, che si ripercuoterà sul suo carattere tutta la vita.
Già a nove anni riesce a dare il primo concerto e a diciotto é talmente bravo che può tranquillamente evitare il Conservatorio e insegnare alla corte di Lucca, dove, giusto per non farsi mancare niente, diventa virtuoso anche di chitarra.
Si divide tra le corti di Lucca e Firenze ma nel frattempo fa su e giù per la Penisola, incantando platee, sovrani, personaggi altolocati, nobili, stracciando famosi musicisti in sfide virtuosistiche e in poco tempo viene unanimemente definito il “miglior violinista al mondo”.
Tutti se lo contendono ma la salute sempre più precaria lo rallenta e lo costringe a soste più o meno lunghe.
Si cura in malo modo affidandosi spesso a ritrovati discutibili e a medici improbabili che si susseguono al suo capezzale, cercando di alleviarne le sofferenze.
Purtroppo i rimedi sono peggio del male, tra mercurio, salassi, oppio e ogni sorta di esperimento.
In realtà soffre di quella che a posteriori verrà riconosciuta come una malattia rara, la Sindrome di Marfan (di cui furono vittime anche Charles De Gaulle e Abramo Lincoln) che colpisce i tessuti connettivi, provocando una magrezza eccessiva, dita allungate, un pallore esagerato e creando problemi di deambulazione.
L'aspetto “diabolico” che caratterizzava Paganini fu, volutamente, alimentato con esibizioni in cui si servì della malattia che lo costringeva ad assumere posizioni inusuali, muovendosi come una marionetta, a scatti ma anche battendo furiosamente il tacco sui palchi in legno per mantenere il tempo.
A volte é tale l'impeto che rompe le corde ma continua imperterrito a suonare con quelle che rimangono, perfino una sola, altre volte le dita sanguinano ma non si preoccupa di smettere.
Pare che la rottura delle corde fosse programmata con un taglio del coltello in modo che cedessero verso la fine del concerto, creando un effetto imprevisto ed esaltando la sua capacità improvvisativa. Un effetto speciale da palco ante litteram. La malattia é la concausa della conformazione allungata delle dita ma un esame medico testimonia di una capacità inusuale di piegarle in modo normalmente impossibile.
Frutto di anni spesi ad allenarsi per ore al violino.
Nonostante smentisse sprezzantemente la circostanza ha continuato ad esercitarsi costantemente ogni giorno.
“Se non studio per un giorno me ne accorgo solo io, se non studio per due giorni se ne accorgono tutti”.
La sua bravura e velocità lasciavano stupiti gli spettatori che talvolta avevano l'impressione che a suonare fossero più strumenti.
Paganini pare usasse anche un' accordatura particolare e personale che rendevano il suo suono unico e che era inutilizzabile dagli altri strumentisti.
Ai problemi fisici unì una vita del tutto dissoluta, frequentando le peggiori bettole delle città in cui si esibiva, accompagnandosi a prostitute, giocatori d'azzardo (lui stesso amava sperperare i suoi ingenti guadagni a carte), fumando oppio, finendo spesso e volentieri in risse, tra debiti di gioco non pagati e scontri fisici (che talvolta gli faranno passare anche qualche giorno in galera).
In mezzo oscure e tragiche storie con donne, anche minorenni e l'accusa di aver addirittura strangolato una fidanzata.
Si narra di una sua predilezione per i cimiteri e di strani concerti in ospedali per i degenti in agonia, per carpire e tradurre in musica l'effetto della sofferenza estrema.
Paganini é in realtà un abile gestore di se stesso e della sua immagine e ama lasciare trapelare le notizie più ad effetto (anche se solo presunte o semplicemente false ed esagerate) che ne alimentino la fama.
Il successo aumenta smisuratamente e si crea addirittura un mercato di gadget che si richiamano a lui, dai ritratti, alle caricature, alle scarpe e sciarpe “alla Paganini”.
L'aura talentuosa pubblica che lo circondava riusciva a nascondere l'abisso di eccessi a cui era dedito in privato.
E faceva sopportare a organizzatori e critici musicali un carattere impossibile, esose richieste economiche, il rifiuto di lasciare agli orchestrali che lo accompagnavano le sue parti scritte e un atteggiamento spesso spocchioso e altero.
A Londra si esibisce in una lunga serie di concerti, guadagnando in poco tempo 6.000 sterline, quantificato al cambio odierno in qualcosa come 700.000 euro.
Giusto per renderci conto di quanto il paragone alle star nostrane non sia così improprio.
L'unico a rendegli la vita più serena é il figlio Achille, al quale é affezionatissimo e che porta spesso con sé.
E da cui sarà accudito negli ultimi anni di vita, ormai malato e impossibilitato sia a suonare che perfino a parlare.
Tanto che poco prima della morte ormai prossima, avvenuta a Nizza, cercando di confessarsi ma non riuscendo più a parlare, provò a scrivere i suoi peccati su una lavagnetta.
Il prete chiamato al capezzale interpreta il gesto come uno sgarbo alla Chiesa e se ne va infuriato. Paganini muore pochi minuti dopo.
Il vescovo di Nizza si rifiuta di dargli sepoltura, il corpo viene imbalsamato e lasciato nella stanza del decesso per mesi.
In Italia viene proibito qualsiasi necrologio e riferimento al grande musicista e vietata la tumulazione La salma vagherà per anni in Francia e tornerà in Italia solo nel 1844, non trovando, ancora per molto la giusta pace, fino a quando, sempre grazie alla perseveranza del figlio Achille, non potrà definitivamente riposare nella tomba di famiglia a Parma.
La sua opera é complessa e più che vasta:
ventiquattro capricci per violino, dodici sonate per violino e chitarra, quindici quartetti per chitarra, violino, viola e violoncello, tre per archi, sei concerti, venti sonate per violino e orchestra.
Il suo violino, che lo accompagnò in tutti i suoi successi, il “Guarneri del Gesù”, che Paganini soprannominò “il mio cannone” é stato donato, per disposizione testamentaria, alla città di Genova ed é esposto a Palazzo Tursi, dove ha sede il Municipio. Il capolouogo ligure ha istituito dagli anni 50 il Concorso Internazionale Paganini, di estrema difficoltà, tanto che talvolta non é stato assegnato.
Al vincitore viene concessa la possibilità di suonare il violino del Maestro.
Poco prima della sua morte Paganini scrisse al figlio una lettera in cui diceva:
"Voglio che la mia musica sia suonata nelle generazioni future così da vivere per sempre".
E' stato, per nostra fortuna, accontentato.
https://youtu.be/RdV9GvUjTxo
RispondiEliminaQuesto per me è favoloso.
Allegro Spiritoso N.4
lo stesso R. Johnson era probabilmente affetto dalla sindrome di Marfan - dita lunghissime e morte precoce e improvvisa...
RispondiEliminaCosì come Joey Ramone.
Beh, se non altro sono in buona compagnia..