lunedì, dicembre 07, 2020

Maradona e la musica



Ho scritto due articoli sulla scomparsa di MARADONA, legandoli alla musica ma non solo.
Uno per "Libertà", l'altro per "Il Manifesto".
Ho scelto il primo da proporre nel blog.


Triste, solitario y final (Osvaldo Soriano).
Sanno bene gli scrittori sudamericani come rappresentare in poche parole un mondo, una vita, una sensazione.
E mai parabola è più, tristemente, adatta alla caduta costante e irrefrenabile del genio del pallone per antonomasia, Diego Armando Maradona.

Vizi, eccessi, abusi, un lento, patetico, inconsapevole, declino psicofisico, che lo ha accumunato a quello di tante rockstar che dopo lo splendore giovanile continuano a cercare appigli alla antica fama per stare a galla.
E' morto nello stesso giorno dell'amico Fidel Castro, due che hanno dato l'assalto al cielo, a mani nude, e lo hanno raggiunto in vita.
E piaccia o meno, li abbiamo visti splendere là in alto.

Con la scomparsa di Maradona si chiude una delle ultime porte aperte sul 900.
Su quello ribelle, che credeva nelle utopie, che esigeva un mondo diverso, giusto, equo.
Speranze da tempo spazzate via da una sordida realtà in cui l'unico valore imperante e condiviso è quello del profitto.

Si dice fosse una persona sgradevole, arrogante, prepotente e sicuramente le abitudini autodistruttive non gli hanno giovato.
Ma come è prerogativa della musica, dell'arte e della cultura, Maradona ha saputo dare conforto, sorrisi e speranza.
Indistintamente a tutti, di qualsiasi sesso, razza, religione, classe sociale.
Vederlo giocare era un piacere che per 90 minuti portava via i tuoi problemi (potere salvifico che il poeta e musicista Gil Scott Heron attribuiva all'ascolto di Billie Holiday e John Coltrane).

C'erano la spontaneità, l'urgenza, l'impatto sfacciato del rock 'n' roll, il genio, l'improvvisazione, lo stupore, la bellezza.

Lui stesso in una delle sue classiche provocazioni ha riassunto al meglio il concetto:
“Pelè si è definito il Beethoven del calcio. Che noia. Io sono il Keith Richards, il Ron Wood, il Bono del calcio messi insieme. Su un campo di calcio non si è mai ascoltato Beethoven”.

Maradona è sempre stato un ribelle a tutto tondo, insofferente alle regole, vicino al concetto di calcio come espressione della volontà popolare.
Per questo è sempre stato amato da chi ha un'anima rock, perchè lo ha sempre sentito vicino.
Lui ha ricambiato.

L'episodio più famoso e iconico è probabilmente relativo all'incontro con i Queen, in tour in Argentina nel 1981, quando Diego, giovanissimo ma già idolo per il pubblico, salì sul palco durante il bis, davanti a una folla in delirio.
Dopo il concerto entrò nei camerini a salutare la band. Freddie Mercury e Maradona si scambiarono, come rituale, le magliette.
Per il Pibe quella con la bandiera inglese, per il cantante quella della nazionale argentina.
Un biografo di Mercury sottolinea come il leader della band non fosse molto ferrato e appassionato di calcio e quindi non sapesse bene cosa rappresentasse Maradona in Argentina.
La foto scattata in quell'occasione ha assunto anche una valenza iconica in quanto solo un anno dopo scoppiò la guerra tra Gran Bretagna e Argentina per il possesso delle isole Falklands, causando migliaia di morti e i rapporti tra i due paesi furono ovviamente a lungo interrotti.

Anche gli Oasis ebbero la fortunata occasione di incrociare Maradona, questa volta in un locale in cui il giocatore stava festeggiando in buona compagnia.
I due fratelli Gallagher riuscirono ad avere accesso alle stanze in cui era in corso il party, trovando Maradona intento a palleggiare con un tappo di bottiglia di champagne che, assieme ad altre sostanze, allietava la serata del suo entourage e di un largo stuolo di donne.
Finiti i convenevoli, i buttafuori li invitarono ad uscire con una raccomandazione gentile:
“Se uscite con una di queste ragazze vi facciamo fuori”.

Passando ad aspetti più ragionevoli, sono incalcolabili i brani che gli sono stati dedicati, soprattutto in Argentina.
Da noi quello più struggente e sincero è sicuramente “Tango della buena suerte” del tifoso del Napoli e amico Pino Daniele.
Lui è un mago con il pallone / Io l’ho visto alzarsi da terra e tirare in porta / soffia il vento d’Argentina davanti agli occhi spalancati e pieni di grande speranza / e al momento giusto suona il tango per magia / Lui è l’uomo giusto che ci può far vincere / tango della buena suerte. Ma sottolinea amaramente che: Ma la partita più importante è da giocare con la vita.

Genoano sfegatato, Francesco Baccini ha intitolato un suo brano “Diego Armando Maradona”, inserito nell'album “Nomi e cognomi” in cui bacchettò una serie di personaggi, Giulio Andreotti in particolare.
Nel brano specifico usa un doppio senso non molto elegante, anzi, piuttosto discutibile con quel Tira Diego, tira che fa da chiaro riferimento alle sue note pessime abitudini, concludendo con un semi assolutorio Non è peccato / Per te non lo sarà mai / Tutti tirano lo sai...Politici portieri cantautori finanzieri casalinghe (quelle bevono...).

Enrico Ruggeri nel 1997 incide “Il fantasista”, un brano dedicato agli sregolati del calcio, a quelli che trattano il pallone come fosse un'opera d'arte e tale fanno diventare ogni loro tocco. Tra i destinatari l'amato Evaristo Beccalossi (che tradisce la fede interista del cantautore), Gigi Meroni, George Best ma soprattutto Maradona a cui certe strofe ben si addicono.
Io sono quello da guardare /Quando ho voglia di giocare / Sono schiavo dell'artista che c'è in me / Datemi il pallone, non parlate, poi correte ad abbracciarmi / Io sono l'ultimo egoista / Perché sono un fantasista; Faccio quello che vorreste fare voi.

Anche gli Stadio si ricordano di Diego e in “Donne e colori” del 2000 lo omaggiano in “Doma il mare doma”, con testo di Roberto Roversi, poeta e scrittore, a lungo sodale di Lucio Dalla. La qualità della scrittura é superba e di altissimo livello:
Era mezz'ala tornante nel campionato argentino col dieci sopra la schiena / tre anni interi di Spagna poi toro dentro l'arena / con una storia un po' strana per l'avventura italiana...E' cominciata nel sole poi è finita nel vino.

Manu Chao é sempre stato un grande fan di Maradona tanto da dedicargli, simbolo del calcio e del mondo ultras, il brano “Santa Maradona” con i suoi Mano Negra e apparire in una strada di Buenos Aires al cospetto di un Maradona quasi commosso con la stupenda “La vida es una tombola” mente canta “Se io fossi Maradona, vivrei come lui perchè il mondo è come un pallone che vive in superficie”.

La lista di omaggi è lunga, quasi infinita.
Da Omar Pedrini a Salmo, alla trap dei Dark Polo Gang, alla divertente “Maradona no” di Luca Sepe, fino al nuovo pop dei The Giornalisti o dei Canova, brani con riferimenti diretti al campione ne troviamo a iosa.

Ma la degna conclusione è in una versione molto personale che lo stesso Maradona fece di un classico della canzone tradizionale argentina, un tango composto nel 1943 da Juan Puey che parla di grande stelle del calcio nazionale dell'epoca.
Maradona canta “El sueno del pibe”, peraltro benissimo, dal vivo, intonato e con grande pathos, in una trasmissione televisiva, inserendo però, in modo malandrino, tra i giocatori citati, anche il suo nome.

E infine “Maradona” film documentario del regista Emir Kusturica, uscito nel 2007, in cui Diego si racconta in modo spontaneao, sincero, a tal punto da apparire talvolta disarmante (“Pensa a che calciatore sarei potuto essere se non avessi mai usato la cocaina”).

Un ritratto spietato e fin troppo autentico.
Maradona non ha remore né pudore nel mostrarsi quello che é: già minato dai vizi, talvolta poco lucido.
Fisicamente all'inizio della decadenza conclusiva e fatale.
Il finale con Maradona che canta un brano a lui dedicato “La mano de Dios”, agiografico, dal ritmo pulsante, rock, con un coro perfetto in uno stadio, composto da Rodrigo De Bueno, è per certi versi straziante.
Maradó, Maradó Il suo sogno aveva una stella / Pieno di obiettivi e grandezza / E tutta la città cantava Maradó, Maradó / La mano di Dio è nata Maradó, Maradó È stata la gioia della gente / Ha innaffiato questa terra di gloria.

Maradona ha gli occhi chiusi, si compiace di sé stesso e del contesto (amici, moglie e figlia che cantano con lui) ma è una sorta di maschera di sofferenza. Che non esiterà ad annegare ulteriormente in chissà quali anestetizzanti.

Maradona ha preso d'assalto il cielo, abbracciato l'utopia, si è inebriato della vita e di ciò che gli ha regalato.
Non è stato un buon esempio.
Ma di buoni esempi, finti e ipocriti, ne abbiamo le sporte piene.
E allora beviamo in abbondanza alla sua salute, alla sua memoria, alla sua arte, restando, ancora un attimo, finché si può, nella parte selvaggia.

9 commenti:

  1. Bellissimo articolo. Bravo Tony. Forza Cagliari

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  2. Bel post.

    Recentemente ho rivisto il video di Manu Chao La vida es una tombola
    molto bello, soprattutto nelle immagini di Maradona ragazzino.

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  3. anonimo delle 12:43:
    eh pero da sportivo praticante e amante dello sport non riesco pensarlo come al piu grande.
    Per me sport e' sportività, i gol di mano che ha segnato all'inghilterra e il fallo di mano al colonia in finale non li riesco giustificare. Uno sportivo e' altra cosa.
    E poi il doping ai mondiali del 94, e quello fu doping vero!!! Poi Sul fallo di mano come simbolo di rivalsa verso l'inghilterra per le falkland e la fascista thatcher, beh per quante miniere ha chiuso sicuramente l'avrei preferita al generale videla...Anche perche' la guerra la iniziarono gli argentini.

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    1. Il calcio è un gioco. Per Maradona quello era, ed è stato dall'inizio alla fine. Ha attraversato il calcio mondiale a razzo, rimanendo sempre quello che era, uno che veniva da uno dei peggio posti di Baires. Da lì è emerso, con immenso talento, incrollabile volontà e fede che un giorno sarebbe arrivato e con turri i mezzi che gli permisero di di evitare ch'egli avversari di turno lo facessero a pezzi. Incluso qualche trucchetto, a volte sporco. Per giocare in quel campionato allora, a 16/17 anni ci volevano i coglioni, e lui li aveva. Ma a volte non bastavano. Un gol identico a quello che fece agli inglesi lo fece anche al River quando era al Boca. Ma considerando l'enormità del suo contributo alla causa del Boca, quel gol di mano si diluisce, si perde in un mare più vasto. Stessa cosa dicasi in nazionale. Giorgio Martino, che commentó la partita contro gli inglesi in diretta disse, sul secondo gol: Questo vale per questo, e anche per quello di prima. Telecronista rai, e anche uno dei migliori, ma il calcio era un gioco appunto. E poi che dire del gol alla Juve con la barriera a 5 metri? Dopo che l'arbitro non riusciva a farli andare indietro e fischió per la battuta? - Tiro lo stesso, tanto gli faccio gol comunque - disse al compagno. La barriera restava comunque a distanza irregolare, ma li niente, la mano invece torna sempre fuori. Che poi se l' avesse fatto alla Bulgaria invece che alll Inghilterra, oggi non fregerebbe più un cazzo a nessuno.
      Il vero Maradona comunque è è stato quello di prima del trasferimento in Spagna.E quello che tornava ad essere quando metteva la maglia della nazionale : uno del Barrio, il migliore di tutti. Uno del Barrio che insieme ad altri dieci, bravi certo, alcuni parecchio, ma quasi da solo vince un mondiale e quasi anche quello dopo.
      Mai stato a S. Siro o al Comunale di Torino quando usciva a scaldarsi e sfida a l'intero stadio?
      Inarrivabile

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  4. L'uomo Maradona è sicuramente deprecabile e la cosa va a braccetto con la sua scarsa sportività, i suoi vizi etc etc. Ma rimane un'icona. Personalmente anche il suo schierarsi a sinistra l'ho sempre visto un po' ambiguo seppure sincero. Detto questo, secondo me, rimane il miglior calciatore di sempre.

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  5. ..Anonimo delle 12:42

    Come uomo non dico nulla. Mica era un filosofo o uno scienziato...alla fine era un calciatore.e i campionissimo di ogni sport sono sempre persone fuori dagli schemi

    Il piu grande? Non credo sia possibile stabilirlo. Degli ultimi 40 anni sicuro. Poi fare classifiche di epoche differenti non ha senso...Come nel tennis con racchetta in legno o fibra? solo per quello che ho letto (non ho visto giocare nessuno escluso maradona) rimanendo nel calcio delle maglie da 1 a 11, quello romanticoi per carisma e risultati è nel gruppo di Mazzola. di Stefano . Puskas, Pelé, Crujif ..

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  6. https://youtu.be/gBmBO1g-tsw

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